Alessandro Pirzio Biroli

(1877-1962)

           

Le notizie veramente scarse non ci permettono di tracciare un profilo biografico ordinario. Ci affidiamo pertanto a brani presi on line che si riferiscono al suo stato di servizio nella seconda guerra Mondiale.

Chef de la 9 armée (41), puis gouverneur et commandant en chef du Monténégro (41-43). Avant la guerre: corps d'Erytrée (35-36), gouverneur d'Amhara (Ethiopie) (36-37).
1918 Commanding Officer 8th Bersaglieri Regiment
1918 - Commanding Officer 7th Bersaglieri Brigade
1927 Head of the Italian Military Mission to Ecuador
1928 - Inspector of Celere Troops
General Officer Commanding Division Monte Nero
1933 General Officer Commanding Trieste Corps
General Officer Commanding V Corps
 

VII BRIGATA BERSAGLIERI
{2° E 3° reggimento) ANNO 1918.
La VII brigata bersaglieri si costituisce il 29 agosto nella zona compresa tra Carbonera e Biban alla dipendenza della 23a divisione (XI corpo d'armata).
I suoi due reggimenti, dopo le ardue prove sostenute negli anni precedenti, sostano in attesa di nuove azioni. Nei giorni 19 e 20 settembre, dovendo la ,23a divisione sostituire la 37a, la brigata si porta sul Piave nella zona di
Fagarè rilevando la Macerata. Iniziatasi la nostra offensiva dell'ottobre la VII brigata il giorno 27 si riunisce nei pressi di Breda ; nel pomeriggio il 3° bersaglieri preceduto dalla VI brigata bersaglieri muove per trasferirsi sull' argine sinistro del Piave (C. Polesi nord - ovest di Stabiuzzo) e sosta all'imbrunire sulla Grave di Papadopoli dove è raggiunto dal 2° reggimento. Il giorno 29 ottobre la VII brigata assume la fronte tenuta dalla Macerata sulle posizioni in prossimità di Tempio. Il 30, sempre con la 23a divisione passata alla 3a armata, attacca il nemico e con veloce avanzata raggiunge 1'obbiettivo assegnatole : Oderzo ferrovia Oderzo - Ponte di Piave; il 3° bersaglieri occupa Colfrancui da dove il giorno seguente la brigata muove per S. Vito al Tagliamento. Al cessare delle ostilità il giorno 4 novembre il comando di brigata è a Castion di Strada, il 3° reggimento tiene la fronte Castion di Strada - Casali Mangilli - Fornaci; il 2° reggimento è a Bisignacco e Flambruzzo.
COMANDANTE DELLA BRIGATA. Colonnello brig. Pirzio Biroli Alessandro, dal 26 settembre 1918 al termine della guerra

Ufficiali, sottufficiali, graduati, soldati e legionari della 9 Armata,
La campagna d'Albania e' finita!, Per lunghi mesi, combattenti dell'Armata dal silenzio operoso, avete sofferto e lottato mantenendo intatta la fede nella vittoria. Avete sofferto nel fango dello Shkumbini, del Devoli, del Tomorriza e sugli innevati greppi del Guri Topit e del Tomori. Avete lottato contro un nemico aggressivo, tenace, valoroso e per un lungo periodo strapotente di forze. Avete avuto fede anche quando chiunque altro avrebbe disperato. Pur essendo impegnata l'armata su due fronti voi spiccaste da entrambe il primo balzo della definitiva riscossa portando ovunque il tricolore in terra nemica. Avete ben meritato della Patria!. Ed oggi, mentre l'armistizio segna con la Vittoria la fine di un periodo di storia, Io, vostro comandante, mi inchino reverente ai nostri morti e abbraccio voi tutti con commosso affetto di padre, affermando che ciascuno di voi e' in diritto di rammentare fieramente questi giorni e dire domani orgogliosamente ai propri figli: "Io fui della 9a Armata d'Albania".
Il Generale D'Armata Comandante Alessandro Pirzio Biroli

Durante la seconda guerra mondiale, i territori jugoslavi e greci occupati dall’Italia furono teatro di altri crimini. Nel documentario di Kirby si ascoltano le testimonianze di alcuni dei sopravvissuti ai campi di concentramento italiani in Jugoslavia, che raccolsero circa 110.000 civili e nei quali la fame e le disastrose condizioni igienico-sanitarie mietevano grandi quantità di vite umane. Nel famigerato campo sull’isola di Rab vennero internate molte delle vittime delle operazioni di terra bruciata che spopolarono intere regioni della Slovenia dei propri abitanti: contadini, boscaioli, operai e artigiani. Secondo il vescovo della vicina isola di Veglia, tra luglio 1942 e aprile 1943 vi erano morte più di 4.000 persone, su una popolazione totale di 16.000 internati. Il documentario di Kirby ci propone immagini che siamo abituati a vedere riferite ai lager nazisti, con corpi scheletrici che si aggirano tra le tende del campo, mentre ascoltando le testimonianze degli ex-deportati jugoslavi, registrate alla fine degli anni ottanta, non si può fare a meno di pensare che di lì a pochi anni le stesse terre avrebbero visto la tragica ricomparsa dei campi di concentramento sul suolo europeo. Oltre alla Slovenia, anche nelle altre zone della Jugoslavia sotto controllo italiano si susseguirono deportazioni di civili, rappresaglie per le azioni della resistenza, distruzioni di villaggi. Il 12 luglio 1942, 108 abitanti del villaggio di Pothum, vicino a Fiume, vennero fucilati e altri 800 furono deportati. In Montenegro, il generale Alessandro Pirzio Biroli additava ad esempio da imitare i metodi dei tedeschi, che «si fanno rispettare e stimare sui territori da essi occupati, nei quali la fanno da padroni, seminando stragi». Conseguentemente, nel gennaio 1942 Pirzio Biroli decretava che, in caso di attentati contro gli occupanti, per ogni ufficiale italiano ucciso o ferito venissero giustiziati 50 civili montenegrini. 

L'ARMADIO DELLA VERGOGNA ?
http://forum.axishistory.com/viewtopic.php?t=117350
http://casarrubea.wordpress.com/2008/08/02/la-resistenza-antifascista-in-slovenia-e-lispettore-messana/
http://web.camera.it/_dati/leg14/lavori/documentiparlamentari/indiceetesti/023/018bis/pdf009.pdf
dagli atti parlamentari
Solo successivamente, però, dopo un’esplicita richiesta britannica (27 settembre 1946) e dopo essere stato informato che la Jugoslavia aveva richiesto con una nota ufficiale alla Commissione Alleata la consegna dei criminali di guerra italiani (14 ottobre 1946), il governo di Roma iniziò a rendere noti i nominativi delle persone che, su indicazione della Commissione d’inchiesta, sarebbero dovute essere deferite alla Procura militare. Un primo comunicato del 23 ottobre 1946 indicava fra gli inquisiti il generale Mario Roatta, l’ambasciatore Francesco Bastianini, i generali Mario Robotti e Gherardo Magaldi, il tenente colonnello Vincenzo Serrentino. A quell’epoca, Roatta e Robotti erano latitanti, Bastianini si era rifugiato in Svizzera, mentre Serrentino sarebbe stato poi arrestato e fucilato dagli stessi jugoslavi. Il sesto indagato, Pietro Caruso, era già stato giustiziato in Italia nel settembre 1944 per le sue attività di Questore durante la Repubblica Sociale Italiana. Un secondo comunicato del 13 dicembre 1946 comprendeva altri otto accusati, fra cui l’ex-Govematore della Dalmazia Francesco Giunta, il generale Alessadro Pirzio Biroli, Emilio Grazioli (ex Alto Commissario di Lubiana), i generali Gastone Gambara e Renato Coturri. Dal gennaio al maggio 1947 seguirono altri comunicati che portarono il numero degli indagati considerati deferibili ad un tribunale militare a un totale di ventisei.

ELENCO DEI PRESUNTI CRIMINALI DI GUERRA PROPOSTI PER IL DEFERIMENTO ALLA GIUSTIZIA
1. ROATTA Mario — Generale — ex Capo di Stato Maggiore dell ‘Esercito
2. BASTIANINI Giuseppe — Ambasciatore - ex Governatore della Dalmazia
3. ROBOITI Mario — Generale — Comandante 11° Corpo d’Armata
4. MAGALDI Gherardo — Generale di Divisione — ex Comandante del settore di Sebenico
5. SERRENTINO Vincenzo — T. Colonnello — Giudice Tribunale Straordinario di Sebenico — Condannato a morte e fucilato dagli Jugoslavi.
6. GIUNTA Francesco — ex Governatore della Dalmazia
7. ALACEVICH Giuseppe — Segretario del Fascio di Sebenico
8. ROCCHI Armando — Colonnello —
9. PIRZIO BIROLI Alessandro — Generale d ‘Armata — Comandante e Governatore del Montenegro
10. GRAZIOLI Emilio — Alto Commissario per la Provincia di Lubiana
11. GAMBARA Gastone— Generale— Comandante 11° Corpo d’Armata
12. ZANI Francesco — Generale — Comandante Divisione “Ferrara”
13. COTURRI Renato — Generale Comandante 5° Corpo d ‘Armata
14. DAL NEGRO Luigi — Colonnello di Fanteria
15. SESTILLI Gualtiero - T. Colonnello dei Carabinieri — Comandante Carabinieri Sebenico
16. BRUNELLI Roberto — Maggiore di Fanteria
17. SPITALIERI Salvatore — Maggiore di Fanteria
18. PAIS Giovanni — Maresciallo dei Carabinieri
19. VISCARDI Giuseppe — Vice Brigadiere dei Carabinieri
20. DELOGU Giuseppe — Carabiniere
21. SARTORI Giuseppe — Capo Squadra della MVSN
22. BARBERA Gaspero — Generale della Milizia e Prefetto di Zara
23. TESTA Temistocle — ex Prefetto della Provincia del Carnaro e Fiume
24. FABBRI Umberto — Generale di Brigata — Comandante 5° Raggruppamento  Guardia alla Frontiera
25. GAETANO Giuseppe — Tenente dei Carabinieri
26. RONCORONI A1fredo — Capitano — Comandante Stazione Carabinieri a Korcula (Curzola)

 

Alla fine di ottobre del 1946, pochi giorni dopo la diffusione del primo comunicato con i nomi degli italiani proposti per il deferimento alla giustizia militare, il neo Ministro degli Esteri, il socialista Pietro Nenni, si era rivolto al Ministero della guerra e al Ministero della Giustizia per sollecitarli affinché la Commissione d’inchiesta accelerasse “al massimo” i propri lavori e la magistratura militare procedesse nei processi nei confronti degli indagati. Dopo l’abolizione in Italia del Governo militare alleato, la Jugoslavia avrebbe dovuto rivolgersi direttamente alle autorità italiane per la consegna dei criminali di guerra. Ciò tuttavia era al momento impedito dalla mancanza di relazioni diplomatiche fra i due Paesi. Restava dunque secondo Nenni un “certo lasso di tempo” per condurre autonomamente le indagini e gli eventuali processi.         

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