ALBERT KONRAD KESSELRING |
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Albert Konrad Kesselring nasce
il 30 novembre 1885 a Markstedt am Mein, in Baviera. Non aveva in famiglia
tradizioni militari prussiane, bensì borghesi contadine (proprietari terrieri,
fabbricanti di -birra, produttori di vini). Il padre all’epoca era preside di
una scuola elementare poi di un liceo femminile a Bayreuth. Proprio in questa
coincidenza Albert conosce la futura moglie figlia del farmacista Luise Anna
Pauline. Nonostante questo quando abbraccia la vita militare, abbraccia anche
l’educazione Junker, rigido formalismo, assoluta mancanza di critica, spirito di
completa subordinazione. Entra quindi nel nel 2° reggimento bavarese di
artiglieria a piedi e nel 1907, ventiduenne, è promosso sottotenente. La prima
guerra mondiale lo vede capitano nel settore occidentale. Nel 1917 è chiamato a
far parte dello Stato Maggiore sul fronte orientale ma l’anno dopo la Germania
si arrende. Lui come molti si considerano imbattuti e traditi da tutti,
austriaci compresi, ma non solo. Lo troviamo quindi contro le milizie
spartachiste nel 1919, non nella sua veste di militare ma di quella del
volontario. La mano pesante non gli procura alcuna condanna, bensì avanzamenti
in carriera. Preciso, capace, pronto nelle decisioni, amato dalla truppa. Tanto
basta a farne un ottimo ufficiale per l’esercito dei centomila, il nucleo della
futura Wehrmacht.
Divenuto
nel 1930 colonnello e comandante di gruppo nel 4” reggimento di artiglieria a
Dresda, Kesselring si dedica a « scegliere ed educare fra la massa dei soldati i
futuri sottufficiali e ufficiali ». Esistevano ancora le limitazioni di guerra,
ma quello era già un esercito di quadri dove il caporale aveva la competenza del
tenente e così via.
Le leggi speciali che seguono l’ascesa di Hitler non spostano di una virgola la
sua percezione del pericolo, pericolo già percepito da alcuni degli Junker della
casta militare Prussiana che in Hitler non vedevano che l’ex decoratore. Hitler,
ad attentato fallito (luglio 1944), dirà di aver visto in lui da subito - un
credibile idealista politico -. Un fedelissimo esecutore, soprattutto, un
efficiente tecnico, un perfetto organizzatore. Il nazionalsocialismo è al potere
da otto mesi quando propongono a Kesselring di abbandonare l’artiglieria e
passare alla Luftwaffe come capo dei servizi amministrativi. Lui esita: odia le
scrivanie, gli piace il servizio con la truppa, la vita in caserma a Dresda
accanto alla moglie, poi all’ordine perentorio non può che accettare. A 48 anni
deve imparare a volare e ancor di più a organizzare il nuovo corpo aereo con
Goering. Un’armata aerea di appoggio diretto alla fanteria, coi suoi caccia
anticarro che tanto gli serviranno in Russia. Tutti i gradi che Kesselring sale
da questo momento (maggior generale nel 1935, capo di Stato Maggiore della
Luftwaffe nel 1936, generale d’aviazione nel 1937) sono meritati e del suo
lavoro di « tecnicista della guerra » ne faranno presto tragica esperienza i
polacchi, gli olandesi, i britannici: Varsavia spianata dagli « Ju-87 »,
Rotterdam bombardata a tappeto nel momento stesso in cui si arrende, Coventry
polverizzata in una notte di luna da 500 « Dornier 17 ». A Norimberga, ascoltato
come testimone, negò di aver ordinato la distruzione di qualsiasi obiettivo,
anche se era presente alla riunione del 29 agosto 1939 in cui Hitler diceva “ «
il nostro obiettivo è la distruzione della potenza militare della Polonia:
dobbiamo corazzarci contro qualsiasi considerazione umanitaria. Dobbiamo
indurire e chiudere il nostro cuore... Il vincitore non è mai chiamato a
giustificare le sue azioni. Nel nostro caso non si tratta di una questione di
giustizia ma soltanto di raggiungere la vittoria ». Il 19 luglio 1940, caduta la
Francia, Hitler interruppe il discorso al Reichstag, nel quale offriva la pace
alla Gran Bretagna per consegnare il bastone di feldmaresciallo a dodici
generali vittoriosi. Tre erano della Luftwaffe, Milch, Speerle e Kesselring, ma
soltanto a quest’ultimo - con grande rabbia di Goering - Hitler rivolse la
parola: « Non so chi altri avrebbe potuto impiegare con tanto successo la flotta
aerea tedesca ». In Italia e nel teatro mediterraneo (comandante in capo)
Kesselring arriva alla fine del novembre 1941 dopo la sconfitta Inglese e le
prime difficolta in Russia dove ha comandato il 7° e 8° corpo aereo. Rommel da
questo momento dipenderà da lui come l’Italia per molti versi dovrà
condizionarglisi.
E’
tutto fuorché simpatico, non lega con nessuno e ha solo in mente una cosa, le
sue armate, il loro benessere e la loro salvezza. In questa ottica si scontrerà
quindi con gli italiani, e in maniera grave dopo l’8 settembre, ma anche con
Rommel. A differenza di questo scrive si alla moglie ma non una parola sulla
guerra. Le parla dell'Italia di quando tutto sarà finito e che vedranno da
turisti, da padroni. La moglie si mette quindi a studiare l'Italiano su un
dizionario e una grammatica che lui le ha mandato in dono il 21 novembre 1942,
per il suo cinquantaseiesimo compleanno. Gli italiani però non vanno molto a
genio a Kesselring: « Li ho amati troppo, adesso li odio ». Si riferisce
alla struttura militare prima che civile. Ambiguo e distante parla spesso dei
suoi soldati ma a differenza di von Reichenau non va a consumare il rancio in
mezzo a loro; dice che la sconfitta è un disonore al quale si può opporre
soltanto il proprio annientamento ma disprezza Model che, accerchiato nelle
Ardenne, s’è sparato alla testa. Non somiglia neppure a Keitel, nobile
proprietario terriero e amante del pianoforte, perché - confessa senza umiltà -
« la musica è un rumore che non capisco ». Della sua presenza in Italia
abbiamo già detto nei capitoli della guerra e non occorre ribadire che se sul
fronte occidentale le armate tedesche avessero fatto altrettanto, doveva
trascorrere anche il 45 per vedere vittoriosi gli alleati. A sua vantaggio,
bisogna dire, c’era il territorio. Sono però 20 mesi di terrore della
popolazione civile che lui considererà sempre ostile e sempre sulla strada delle
sue divisioni. Suoi gli ordini delle rappresaglie e delle esecuzioni
« con tutti i mezzi possibili e la maggiore asprezza. Io
difenderò qualsiasi comandante che. nella scelta e nel rigore dei mezzi
impiegati, abbia oltrepassato la misura moderata da noi considerata normale ».
Il tribunale militare alleato, riunito a Venezia da Febbraio a maggio del
'47, condannò il feldmaresciallo alla pena di morte mediante fucilazione ma il 4
luglio 1947 il generale Harding la commutò nell’ergastolo. Kesselring, in
cappotto borghese e bustina militare, fu trasferito prima a Wolfsberg. in
Carinzia, poi a Werl (Vestfalia), in un reclusorio dove per cinque anni incollò
sacchetti di carta assieme al generale Mackensen e al generale Maelzer. Il 23
ottobre 1952 il ministro inglese Eden concesse a Kesselring la grazia e il
feldmaresciallo tornò libero. Nonostante la sconfitta e la piccola lezione
ricevuta continuava a parlare. A Biagi disse: « Gli
italiani dovrebbero farmi un monumento ». Il professor Piero
Calamandrei fece allora incidere nell’atrio del Palazzo Comunale di Cuneo:
« Lo avrai, camerata Kesselring / il monumento che pretendi da noi italiani / ma con che pietra si costruirà / a deciderlo tocca a noi. / Non coi sassi affumicati dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio / non colla terra dei cimiteri / dove i nostri compagni giovinetti / riposano in serenità / non colla neve inviolata delle montagne / che per due inverni ti sfidarono / non colla primavera di queste valli / che ti vide fuggire. / Ma soltanto col silenzio dei torturati I più duro di ogni macigno / soltanto colla roccia di questo patto / giurato fra uomini liberi / che volontari si adunarono / per dignità non per odio / decisi a riscattare / la vergogna e il terrore del mondo. / Su queste strade se vorrai tornare / ai nostri posti ci ritroverai / morti e vivi collo stesso impegno / popolo serrato attorno al monumento / che si chiama / ora e sempre / Resistenza ».
Al suo funerale (1960)
sfilarono Sepp Dietrich, ex generale-SS e comandante della guardia del corpo del
Fuehrer, il canuto ex Cancelliere Franz von Papen, il feldmaresciallo Ferdinand
Schòrner,
l’ex Ammiraglio Karl Doenitz, ultimo capo della Germania nazista, l’ex maggiore
Otto Remer, che aveva salvato Berlino dal « putsch» antihitleriano del 20 luglio
1944, l’ex Standartenfuehrer-SS Peiper, incendiario di Boves e l’ex ambasciatore in Italia il “vicerè Rahn”.
Attorno al tavolo da pranzo di Kesselring, la sera dopo l’attentato di Hitler,
si accende una discussione fra gli ufficiali circa il concetto di
-insubordinazione e disobbedienza -. Un giovane colonnello citò il
generale di Federico il Grande che, ad uno dei suoi subordinati che eseguiva
meccanicamente un ordine aveva detto
- Il Re di Prussia vi ha nominato ufficiale di Stato
Maggiore affinché impariate quando sia il caso di non obbedire -
Kesselring, piccato, si alzò e uscì dalla stanza.
He was born in
Marktstedt near Bayreuth, Bavaria, Germany. He joined the German Army in 1904
and became an officer cadet in the 2nd Bavarian Foot Artillery Regiment at Metz
(ora Francia). He served on various divisional and corps staffs in World War I.
After his service in the First World War, Kesselring joined the Reichswehr for
regimental service with the artillery and was promoted to Brigadier in 1932.
After the Nazi take-over in 1933, he was formally discharged from the army and
put in charge of the administration office of the incipient and still undercover
air force under the command of his old comradein-arms Hermann Göring. He was now
assigned as administrative chief to the Reich Air Ministry. Kesselring remained
in this position until June 1936 when he was assigned as Göring's chief of staff
and a one year later he commanded Air Region III (southeastern Germany). In
the Polish campaign he commanded First Air Force and later in 1940 Second Air
Force in France. Following his success in Poland and Belgium, he was made
General Field Marshal in July 1940 with the fall of France. His strategic
bombing attacks in Rotterdam and Dunkirk were considered brilliant by
strategists and his success during the Battle of Britain may have been complete
had it not been for Goering's meddling.
In December 1941 Kesselring was
appointed as Commander in Chief South with command of all German Air Force units
in the Mediterranean and North African theaters. He worked closely with Rommel
in North Africa and devised strategic retreats in Tunisia and the Italian
peninsula that delayed Allied advances by almost a year. His noteworthy military
and strategist career was marred by his involvement in the Ardeantine cave
massacre of March 1944 in which 335 Italian civilians were shot. In the fall of
1943 he was redesignated as Commander in Chief Southwest with nominal command of
the German armed forces in Italy, here he led a hugely successful twenty month
campaign of defence up the peninsular, making Churchill's claims of Italy being
a "soft underbelly" unfounded. Kesselring was transferred to Germany as
Commander in Chief West in March 1945 and later designated as Commander in Chief
South. He was taken prisoner at Saalfelden on 6 May 1945. After the war, in 1947
the British tried him for the shootings of partisans by troops under his command.
A British military court in Venice sentenced Kesselring to death in 1947 for
killing Italian hostages, but his sentence was commuted to life imprisonment. He
was released due to ill health in October of 1952 and died on July 16, 1960, in
Bad Nauheim.
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