PADRE 

REGINALDO

GIULIANI

1887-1936

     

Ma chi era Padre Reginaldo Giuliani (cappellano medaglia d’oro al valor militare), nato a Torino il 28 agosto 1887, padre centurione della I Brigata “Eritrea” ?.  

Dal canto del Legionario

I morti che lasciammo a passo Uarieu 
sono i pilastri del romano Impero. 
Gronda di sangue il gagliardetto nero 
che contro l'Amba il barbaro inchiodò. 
Sui morti che lasciammo a passo Uarieu 
la Croce di Giuliani sfolgorò. Duce! 
Per il Duce e per l'Impero eja eja Alalà! Alalà! 
"Ma la mitragliatrice non la lascio!"
gridò ferito il legionario al passo.
 Reginaldo Giuliani di Carlo e Massaia Giuseppina riposa nella Chiesa di San Domenico a Torino

 

...padre Giuliani fu visto ad un tratto afferrare la salma del capomanipolo medico Chiavellati per sottrarlo al furore di alcuni abissini che tentavano di spogliarlo e mutilare il corpo dell'ufficiale. Giuliani, già ferito, si trascinava a fatica. Con la mano sinistra si appoggiava a terra, mentre con la destra teneva alto il crocifisso. Un gruppo di Amhara gli si avventò addosso, e un colpo di guradé gli asportò quasi di netto la clavicola, uccidendolo...(dal libro: "Passo Uarieu" di Pierluigi Romeo di Colloredo). Morì così lui a passo Uarieu in Etiopia il 21 Gennaio 1936. Il corpo fu ritrovato solo 3 giorni dopo dall’amico medico Alberto Lixia che disse.  “…ha ancora indosso la camicia nera bagnata dal suo sangue, la clavicola sinistra spezzata da una sciabolata ..”

Reginaldo Giuliani aveva abbracciato da giovane la vita monastica dell’ordine dei Domenicani (Saio bianco e nero). Nella Grande guerra aveva combattuto in Trincea con gli arditi (della III Armata) meritandosi l’argento e il bronzo. Sostituiva spesso gli ufficiali quando il reparto si trovava falciato dal nemico. Attraversò il Piave raggiungendo di isolotto in isolotto l’altra sponda e ritornò per fare altrettanto con un altro reparto. Prima di queste imprese “disperate”, si disse, si confessò da Don Celso Costantini nel caso fosse andata male.

Da http://www.ardito2000.it/ardito2000_000003.htm

Padre Reginaldo Giuliani, che visse dal nascere le vicende degli arditi:" La prova delle reclute era terminata: le file s'erano quotidianamente assottigliate e poi rimpolpate di nuovi elementi in modo da costituire un  battaglione organico. Perciò si poteva iniziare l'istruzione tecnica delle truppe d'assalto. Questa consiste essenzialmente nell'ammaestrare e prender contatto immediato e soverchiante coll'avversario: l'assalto della trincea opposta, del nido di mitragliatrici, l'a corpo a corpo sono compito dell'ardito: la bomba a mano sopratutto è l'arma ordinaria per offesa  e difesa, quindi con essa l'ardito deve avere la stessa  dimestichezza che ha cogli oggetti più familiari, colle sigarette e col pane. In un'ansa di terreno formato da una voluta del Sile si costruì un poligono per il lancio delle bombe. Le compagnie vi si avvicendavano quotidianamente: gli uomini in piedi , senza alcun riparo, lanciavano il petardo contro l'ostacolo segnato e lo rincorrevano immediatamente in modo che le loro persone si mescolavano al fumo prodotto dalle esplosioni. Spesso i terribili " Thevenot" ( i petardi più comunemente in uso presso di noi) con esplosioni premature o tardive fecero stragi della nostra carne: il capitano Rota, intelligente gentiluomo, i tenenti Bocaccini e Fadigati furono pure colpiti. Ad alcuni soldati le sottili schegge del petardo tolsero loro la vita."

Di padre Reginaldo non si seppe più nulla da quei giorni d'ottobre del Piave, ma ricomparve a Trieste al termine del conflitto, un mese dopo. Andò poi a Fiume con D’Annunzio e con gli squadristi cattolici (Fiamme Bianche). Nel 22 fu alla marcia su Roma, non rivestendo in seguito alcun ruolo politico se non quello di predicatore nella Chiesa di S. Domenico a Torino. Muti “mangiapreti” della prima ora aveva una deferenza unica nei suoi confronti: per scherzo durante una celebrazione gli mise una immagine di Giuseppe Mazzini nel messale per vedere la sua reazione. Mangiapreti si, Muti, ma teneva nel portafoglio il santino della Madonna di Loreto, protettrice degli aviatori, che Giuliani gli aveva regalato: ("Gim", come lo chiamavano dai tempi di Fiume di protezione ne aveva bisogno).

 Onorificenze: M.O.V.M. - M.A.V.M.- 2 M.B.V.M. Nel gruppo del generale Diamanti, in quel gennaio del 36, trova lui solo la morte su 122 cappellani. La notizia viene riportata dai maggiori organi di stampa e fa il giro del Mondo per la notorietà del personaggio. Un uomo serio, sincero ed eroico caduto al seguito di una causa sbagliata, si dirà.

   Se Padre Giuliani fosse riuscito a tornare dall’Etiopia (definiva Padre Massaia, primo evangelizzatore dell'Etiopia, suo lontano parente, ma da civile costui si chiamava Lorenzo Antonio da Piovà d’Asti),  si riprometteva di tornare a fare il missionario come nel 1928, sicuramente con lo stesso spirito con cui usava la spada. Inutile dire quanto ormai la sua fede lo accecasse sulla reale condizione degli Italiani, portatori di civiltà e dei nativi che a questa anelavano !?. Sogna di essere come i cavalieri che liberarono la Spagna dall’islam, il soldato che “con sentimento di fede”, è partito per l’Africa Orientale per “spezzare le catene degli schiavi e preparare la via ai Missionari cattolici, che andranno a liberare milioni di anime dall’eresia monofisita e a ricondurle nell’ovile di Gesù Cristo nel seno della Chiesa cattolica”.

Padre Giuliani a sinistra

 

Fra Ginepro da Pompeiana che lo vide per ultimo “ Beato te ardito, che sei morto assolvendo i morenti e con essi sei alle porte del Paradiso”.

 

 Cardinale Fossati ordinario militare. “La morte in lui ha spezzato una fibra d’acciaio, ma non la vita. Lui che ripeteva - Non sarò mai costretto a scegliere fra chiesa e patria perché nel bene d’una ho sempre trovato il bene dell’altra.- E’ l’amore che si deve invocare in guerra non l’odio. L’odio è il figlio e padre della barbarie. L’amore, invece, sorge dalla civiltà e genera il bene e la pace. Oggi è la madre patria che si imporpora tutta con il sangue dei suoi figli, dei vostri fratelli il sangue che dice l’affetto ardente con cui si è amata e si ama la più bella di tutte le patrie".

 

Significativo il curriculum di Fra Ginepro arruolatosi volontario per la guerra d'Abissinia: nell'estate del '40, dopo la campagna francese, si recò di propria iniziativa tra i soldati per assisterli spiritualmente, predicando un robusto cattolicesimo mussoliniano. Le note diaristiche del frate ligure magnificano le vittorie della religione tra le armi.

(13 giugno 1940) -Appena ho finito di predicare la novena di S. Antonio a Finale Ligure, penso che il mio posto non è più in convento ma in mezzo ai nostri soldati che stanno per vivere giornate decisive -
(26 giugno 1940) - Celebro a Mentone italiana la prima Messa, esaltando la vittoria e il sacrificio. Il battaglione si è schierato presso il ponte dell'Unione, sopra un magnifico piazzale che guarda il micidiale Capo Martin. Mentre celebro, vedo avvicinarsi, con pietà commossa, fanti dell'89° e 90°. Quando ho finito, arriva l'automobile del film 'Luce' -
(29 giugno 1940) - Messa con 300 e più comunioni sul piazzale delle Rive Azzurre. La cerimonia lascia commossi tutti. Solo chi conosce la scarsa pietà degli uomini della nostra provincia di confine può comprendere il vero trionfo spirituale di questa comunione al campo -
(30 giugno 1940) - Messa per tre battaglioni. Da questa unione di fanti e di militi prendo lo spunto per esaltare la compattezza della vittoria dell'esercito italiano -

  Padre Giuliani dalla sua esperienza della Grande Guerra trasse anche un libro. GLI ARDITI, breve storia dei reparti d’assalto della terza armata. Milano 1926.

 

Sulla figura di padre Reginaldo Roberto Rossellini gira un Film :” L'uomo della croce ” o dalla croce con attori non professionisti, ”liberamente ispirato” alla vita e al sacrificio di don Reginaldo Giuliani. - Trama: Cappellano al seguito del corpo di spedizione italiano in Russia viene fatto prigioniero dai sovietici (altra ambientazione e altro peso politico) e continua lì il suo apostolato. Muore durante un bombardamento. "L’uomo della croce" chiude, dopo "La nave bianca" (1941) e "Un pilota ritorna" (1942) la trilogia fascio-bellica di Rossellini ( ma  a quei tempi Rossellini era allineato e capace di questo e d’altro - vedi cinema di guerra in Free Time http://digilander.libero.it/freetime1836/cinema/cinemaguerra.htm )

"GRUPPO BATTAGLIONI CC.NN. D'ERITREA- del R.C.T.C. CAMPAGNA A.O.I. 1935--1936

- Caduti Ufficiali 19 Truppa 219 -

Ricompense Individuali al Valor Militare Medaglie -ORO 9- -ARGENTO 85 - BRONZO 118 - Croce di Guerra 86 -Ricompense alle insegne: 2° e 4° Btg. Medaglie d'Argento, 1° e 3° Btg. Medaglia di Bronzo

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