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GENERALE MARK W. CLARK
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Mark W. Clark era nato a Madison Barracks, New York, il 1° maggio 1896: figlio di un colonnello dell'esercito americano, venne ammesso all'accademia di West Point dalla quale uscì nel 1917, senza tanti meriti.
The son of a career infantry officer, Clark was born in Madison Barracks, New York, and spent much of his youth in the Chicago suburb of Highland Park, near Fort Sheridan. With the assistance of his aunt, Zettie Marshall (the mother of General George C. Marshall !!!), Clark secured, at age 17, an early appointment to the U.S. Military Academy. A tall, lean, and often sickly youth, Clark failed to distinguish himself at West Point as either an athlete or scholar, graduating 110th in a class of 139 in 1917 (110° su 139 !!!). Following graduation, he was commissioned a second lieutenant and assigned to the infantry. Severe health problems, which troubled him throughout his youth, caused him to be hospitalized and set him behind his classmates. Nevertheless, he was promoted to captain in August 1917, and saw action with the 11th Infantry in France the following year, where he was wounded in action and later decorated for
bravery.
Dal giugno 1918, col grado temporaneo di capitano nell'11° Reggimento di fanteria, combatté in Francia nel settore dei Vosgi. Promosso maggiore nell'agosto 1933, fu ammesso alla scuola di guerra di Fort Leavenworth, ma nonostante ciò divenne tenente colonnello solo nel 1940. Nell'aprile 1942 fu promosso maggior generale !!! e un mese dopo capo di stato maggiore delle forze terrestri (comando delle truppe americane in Europa). Nel novembre 1942 sbarcò sulle coste algerine con il compito di preparare l'operazione "Torch". Clark ebbe per la prima volta il comando di un'armata nel gennaio 1943; questa fu la 5ª Armata americana, con la quale sbarcò in Sicilia il 10 luglio (operazione "Husky") e a Salerno il 9 settembre (operazione "Avalanche"). Dal 40 al 43 era passato da maggiore a generale d’Armata. Firmò poi la resa dei tedeschi in Italia e Austria. Di lui in Italia non resta un ricordo pienamente pulito, anche se la sua figura compare spesso mischiata alla gente con quel suo fare semplice e dinoccolato. Non era considerato una cima e le ragioni sono già state spiegate, ma più di tutto incappò in Italia in una serie di circostanze sfavorevoli che lo danneggiarono. Sfiorò il disastro a Salerno e ancora di più ad Anzio. Fu ritenuto responsabile della distruzione di Montecassino, nella quale fu tirato per i capelli dalla impuntatura di Freyberg che era il più tartassato dal fronte della Abbazia. La cosa che è gia stata detta dei Neozelandesi, e che risulta bizzarra, è la loro potestà di ubbidire prima al governo di Auckland poi a quello di Clark. Un inutile spargimento di sangue avrebbe spinto il governo dei Kiwi a decretare il ritiro o il ridispiegamento della forza. Prendere o lasciare, e il prendere era la distruzione del Monastero. In seguito a queste circostanze negative si aggiunsero l’eccessiva lentezza del fronte (ma l’Italia doveva servire solo come valvola di sfogo di fronte minore rispetto alla Normandia) e questo non l’aveva stabilito Clark, e un perentorio invito a riporre le armi rivolto ai partigiani del Nord da parte però di Alexander a metà novembre del 1944, invito che era stato una "pugnalata alle spalle…" e che aveva amareggiato i partigiani, tutt’altro che disposti a seguirlo. Clark aveva detto in proposito - "le condizioni difficili" nelle quali operano, li incoraggia a continuare a combattere "al fine comune di scacciare l’oppressore dal suolo italiano".
Returning to the United States in 1919, Clark held various peacetime assignments, speaking on the Chautauqua circuit in 1921, and assuming posts in the Office of the Assistant Secretary of War (1929-33), where he served as an instructor. Clark graduated from the Command and General Staff School at Fort Leavenworth, Kansas, in 1935, and served as deputy chief of staff for the Civilian Conservation Corps, VII Corps area at Omaha, Nebraska, prior to entering the Army War College, from which he graduated in 1937. In 1940, as World War II approached, Clark, a lieutenant colonel assigned to Fort Lewis, Washington, was on the verge of meteoric rise, in part due to his close acquaintance with George Marshall and his longtime friendship with Dwight D. Eisenhower. In August 1941, Clark was named assistant chief of staff for operations of the general headquarters, U.S. Army, and a month after the American entry into the war, Clark was appointed deputy chief of staff of Army Ground Forces, and less than six months later, chief of staff. In October 1942, Clark became deputy commander in chief of the Allied Forces in the North African Theater and subsequently planned the invasion of North Africa. Prior to the invasion, he made a secret trip by submarine to the North African coast to meet with friendly French officers in the German-occupied
territories.
Nel 47 assunse il commando della 6a armata in S. Francisco e due anni dopo comandante di tutte le forze terrestri. Di lui dissero:
In 1948, his superior, General Jacob L. Devers, chief of Army Field Forces, evaluated Clark as “a cold, distinguished, conceited, selfish, clever, intellectual, resourceful officer. . . . Very ambitious.” The general also noted that Clark “secures excellent results quickly” and gave him a “superior” performance rating. Although he held some of his British wartime counterparts in contempt, Clark managed to impress Churchill and other European leaders. Charles DeGaulle, oddly, called him “simple and direct,” and Clark’s blunt appraisal of the Soviets and his well-publicized calls for greater American military preparedness in the early years of the Cold War earned him more admirers than critics during his service in Austria.
Clark nel 1951 era stato anche designato come ambasciatore americano in Vaticano, ma una serie di circostanze e di opposizioni ne frenarono poi cancellarono la designazione. In Vaticano, durante il periodo bellico, ebbe funzioni di Ambasciatore con una nomina ambigua Myron Taylor, gia visto in altro capitolo. Arthur Schlesinger Jr. scrisse in The Atlantic Monthly del 1952: «Il chiasso attorno alla nomina continua ad apparire un caso esemplare di molto rumore per nulla». E continuava: «Il Vaticano è costantemente impegnato nel prendere decisioni politiche. Queste decisioni influenzano una grande massa di persone. Un elementare buon senso ci obbliga a fare ciò che possiamo per essere sicuri che queste decisioni sostengano piuttosto che ostacolino la nostra politica estera» Le missive (inviate alla Casa Bianca), specialmente quelle della comunità battista americana (poche), descrivevano la nomina di un ambasciatore come «una minaccia alla nostra libertà» e come «dirompente per la nostra vita nazionale». Un ministro adirato recriminò che la nomina di Clark avrebbe condotto «a una possibile divisione del Paese». Nel complesso, le lettere di protesta furono eccessivamente drammatiche e apocalittiche. La povertà di contenuto degli argomenti riposava sulla credenza che nominare un ambasciatore presso la Santa Sede costituisse una violazione del primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti. Lo slogan usato dagli oppositori alla nomina era “separazione tra Stato e Chiesa”. Dietro la nomina di Clarck si adombra anche la volontà di bruciare (il nome) e affondare subito la nomina di un Ambasciatore. A molti americani non andavano giù i reiterati inviti, caduti nel vuoto,alla Santa Sede a denunciare il nazismo Hitleriano. La storia di questa vicenda è anche più torbida di quanto qui scritto e coinvolse il Presidente Truman in prima persona. Bisognerà poi far decantare le acque e aspettare il 1984 per vedere un ambasciatore Usa in Vaticano, William Wilson amico personale di Reagan. http://www.30giorni.it/it/supplemento_articolo.asp?id=159
Clark servì poi in Korea da maggio 1952 a ottobre 1953 a seguito della rimozione di MacArthur dal comando delle nazioni unite. Al suo arrivo a Tokyo nel maggio 1952 si trovo davanti una situazione esplosiva.
On his arrival in Tokyo to take command in May 1952, Clark was confronted with the military deadlock on the - a complicated and explosive prisoner of war (POW) situation. Clark advocated an offensive that would have included attacks on bases across the Yalu River, but his plan, which would have widened the war, was not approved. Following his election to the presidency, Eisenhower, as
promised during his campaign, went to Korea, December 2-5, 1952, accompanied by Bradley and Secretary of Defense-designate Charles Wilson. Clark had prepared a “broad plan” for victory, but the president-elect never gave him the opportunity to present it.
To a disappointed Clark it appeared that Eisenhower would seek an “honorable truce” once in office.
Nei primi mesi del 53 venne autorizzato a bombardare Pyong Yang egli impianti industriali ed elettrici. Questo e la morte di Stalin
contribuì nell’estate a portare al tavolo dei negoziati i Nordcoreani. Clark assicurò i sud coreani dell’assistenza futura degli States su 20 divisioni e su consistenti aiuti finanziari Alla 159a sessione negoziale del 27 luglio 53 l’armistizio venne firmato. Era il primo generale americano a firmare un armistizio senza aver vinto. "I cannot find it in me to exalt at this hour." Non ci trovo nulla di esaltante in questo momento. Ritiratosi dal servizio attivo venne incaricato da Hoover (Cia) di indagare su varie organizzazioni di sinistra nel 1954.
He spoke frequently on the threat of Communism and the need for greater U.S. military preparedness. In the 1960s, he renewed the friendship with Eisenhower that had been strained during the Korean War. Mark Clark, who published two books of memoirs, Calculated Risk (1950) and From the Danube to the Yalu (1954), died at Charleston on 17th April 1984. Michael J. Devine
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