Foglio Matricolare di Carloni Mario figlio di
Costantino e di Giulia De Micheli Matricola n. 31553 del distretto di
Napoli Classe 1892
Soldato volontario nel 5° reggimento bersaglieri, allievo
ufficiale ascritto 1° Categoria classe 1892 - 31 dicembre 1912
Caporale in detto 31 marzo 1913
Sergente nell’11° Bersaglieri continuando alla ferma contratta 31 luglio
1913
Cessò dalla qualità di allievo ufficiale per continuare nella carriera di
sottufficiale (determinazione del comandante del 10° corpo di armata in
data 31-9-1913 n. 5478 17 settembre 1913
Reintegrato nella qualità di allievo ufficiale di complemento Disp. Minist.
41958 in data 28 dicembre 1914
Sottotenente di complemento effettivo al deposito bersaglieri Brescia e
assegnato al “7° Bbersaglieri” per il servizio di prima nomina R. D.
29 aprile 1915
Giunto al “7° Bersaglieri” per prestarvi il prescritto servizio di
prima nomina 15 maggio 1915
Tale in territorio dichiarato in istato di guerra presso il 7° bersaglieri
mobilitato 45° battaglione Milizia Mobile 24 maggio 1915
Continua nel servizio di prima nomina fino a ferma ultimata 11 marzo 1916
Tale in spe con anzianità assoluta 10 dicembre 1915, con riserva di
anzianità e decorrenza assegni dal 1° dicembre 1915 D. L. 9 aprile 1916
Tenente per merito di guerra in detto, con anzianità 2 dicembre 1915
Capitano in detto con anzianità 10 aprile 1917 1° aprile 1917
Tale ricoverato nell’ospedale da campo n. 237 (poi Bologna) per ferita
riportata in combattimento a quota 147 di Flondar 5 giugno 1917
Tale traslocato all’ospedale militare principale territoriale di Napoli 7
luglio 1917 - inviato in licenza di 60 g il 15 agosto 1917
Tale in territorio dichiarato in istato di guerra presso il “7°
Bersaglieri” mobilitato 15/10/1917
Tale Aiutante di campo della 2a brigata bersaglieri. 31 dicembre 1917
Tale nel deposito Cecoslovacco e assegnato al 33° Regg. mobilitato
16 /5/ 1918
Tale nel Quartier Generale del comando del Corpo Cecoslovacco 4 novembre
1918 - 10 giugno 1919
Tale nel “7° Bersaglieri” mobilitato 31 luglio 1919
Tale nel deposito di reggimento bersaglieri Roma e comandato al Ministro
della Guerra D.N. 14 dicembre 1919
Tale nel deposito “7° bersaglieri Brescia” rimanendo comandato al
Ministero della Guerra B. N. 14 marzo 1920
Tale cessa di essere comandato al Ministero della guerra dal 18-3-1921 e
rientrato organicamente al “7° Bersaglieri”
Tale nel distretto militare di Sulmona D.N. 30 agosto 1925
Conferitagli la qualifica di primo capitano dal 1° aprile 1929
Maggiore nel 2° Rgt. fanteria con anzianità 20 settembre 1930
Tale nella R. Accademia Fanteria e Cavalleria D.N. 29 novembre 1936
Tenente Colonnello in detta con anzianità 31 dicembre 1936
Colonnello in detto con anzianità assoluta 1° gennaio 1940 XVIII
Imbarcatosi a Bari per l’Albania 19 settembre 1940
Tale Comandato quale Comandante di un reggimento di formazione per la
rivista in Atene (Grecia) 20 aprile 1941
Rientrato al 31° Rgt. ftr. mobilitato 14 giugno 1941
Trasferito al Comando Armata dal 23-9-1942 al 7 novembre 1942
Trasferito al 6° Bersaglieri generale comandante dal 22 ottobre 1942
Partito per l’Italia per rimpatrio 23 marzo 1943
Giunto al Campo contumaciale di Miramare Trieste 2 aprile 1943
Inviato in licenza di avvicendamento di gg. 30 23 aprile 1943
Cessa al Comando del 6° Bersaglieri ed è destinato a disposizione del
Comando 8a Armata per speciale incarico 1 luglio 1943
Tale nel Q.G. dell’8a Armata Cessa dal predetto incarico 5 agosto 1943
Trasferito al Comando del 35° C.A. per speciale incarico dal 5 agosto 1943
quale Comandante al Centro Costituzione Battaglioni cacciatori carro in
Verona;
13-9-43 catturato dalle forze germaniche e avviato al campo transito di
Berlino;
16-9-43 avviato all’Off Lager di Przemysl
23-9-43 liberato in quanto decorato dalla Croce tedesca in oro e avviato a
Berlino;
1-10-43 Capo Reparto alla Missione Militare Italiana in Germania in
Berlino
28-11-43 destinato quale Comandante della Divisione bersaglieri” Italia”
al Campo di Heuberg;
15-6-44 promosso Generale di Brigata continuando nell’incarico
15-7-44 destinato quale Comandante della Divisione Alpina “Monterosa’ al
campo di Miinzingen
21-2-45 cessa dal comando della Div. Alpina “Monterosa” e assume quello
della Divisione bersaglieri” Italia”;
1-3-45 promosso Generale di Divisione continuando nell’incarico;
29-4-45 si arrende con le sue truppe al Comando del Corpo di spedizione
brasiliano presso Collecchio (Parma). Riceve l’onore delle armi.
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DECORAZIONI
Ferita d’arma da fuoco al 3° medio coscia destra nel
combattimento di q. 146 il 5-6-1917 come da Verbale del “7° Reggimento
Bersaglieri” in data 12-7-1917.
Decorato della Medaglia d’Argento al V. M. per il seguente motivo: «
Lanciava la propria truppa all’assalto, incitandola con nobili parole
all’avanzata. Caduto ferito e impossibilitato a tenere il Comando
continuava ad animare i dipendenti e al comandante del Battaglione che gli
era accorso vicino per confortarlo rivolgeva le seguenti parole: ‘Non
pensare a me, pensa al battaglione portalo avanti. Viva l’Italia, Viva
l’Italia”. Flondar 5-6-1917.
Decorato della Croce al Merito di Guerra con determinazione del Comando
del 29° C. A.
Decorato della Croce di Guerra Cecoslovacca (Autorizzazione del Ministero
della Difesa Cecoslovacco in data 5-4-1919).
Decorato della Medaglia Rivoluzionaria Cecoslovacca (Autorizzazione del C.
A. Speciale Cecoslovacco in Italia novembre 1918).
Decorato della medaglia a ricordo dell’Unità d’Italia di cui a R. R. D. D.
26-11-1883 n. 1294 e 19-1-1922 n. 1229 col motto “Unità d’Italia
1848-1918”
Decorato della medaglia d’onore Vermeil avec Gaives (Autorizzazione del
Ministero degli Esteri della Repubblica Francese luglio 1923).
Concessogli un distintivo d’onore per la ferita riportata il 11-5-1915 a
Monte Pini (La Santa) Val Giudicarle (Det. del Comandante del 7°
Reggimento Bersaglieri” del 28-1-1918).
Concessogli un secondo distintivo d’onore per la ferita riportata il
5-6-1917 a quota 146 di E. Gondar (Det. del Comandante del “7° Reggimento
Bersaglieri” in data 25-I- 1918)
Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia R.D. 18-4-1931 (E. V. 1931
disp. 23 Brev. 28922 pagg. 1088).
Decorato della Croce d’Oro per anzianità di servizio istituita con R. D.
8-11-1900 n. 358 - Det. Mm 5-10-1933 Brev. n. 28922.
Decorato della medaglia Commemorativa della Guerra 1915- 1918 istituita
con R D 29-7-1920 n. 1241 e autorizzato ad apporre sul nastro della
Medaglia le fascette delle Campagne 1915-1916- 1917-1918.
Decorato della medaglia Interalleata della Vittoria di cui al R. D. 1918
del 16-12-1920.
Decorato della Medaglia d’argento al V. M.: “Comandante di reggimento di
elevate qualità militari, già distintosi in precedenti fatti d’armi sul
fronte greco e più volte decorato al valore in successivi giorni di
operazioni belliche dava ripetute prove di slancio, capacità, dedizione al
dovere. Rimasto con qualche centinaia di bersaglieri del suo reggimento
contro preponderanti forze nemiche che Io attaccavano ripetutamente
minacciandolo di aggiramento, riusciva a impedire per due giorni ogni
progresso. Attaccato violentemente ancora una volta riusciva a contenere
sino al sopraggiungere della notte la posizione avversaria, ripiegando
solo dietro esplicito ordine superiore. Magnifica figura di comandante
valoroso capace e animatore».
Decorato della medaglia d’argento al V. M.: « Comandante di un reggimento
Bersaglieri motorizzato, in una particolare critica situazione, con
ammirevole serenità, coraggio, energia, e capacità operativa, dava anima a
una tenace resistenza esponendosi ove maggiore era il pericolo. Minacciato
d’accerchiamento da elementi corazzati nemici, si apriva arditamente un
varco raggiungendo lo schieramento arretrato di truppe amiche.
Successivamente proteggeva per più giorni il ripiegamento di unità alleate
accerchiate da forze corazzate e da fanterie nemiche riuscendo a
rintuzzare sempre vittoriosamente ogni tentativo dell’avversario ».
Fronte Russo 21-12-42 - 3-1-43 (O. P. 81 del 30-4-43 del Dep. 1°
Bersaglieri).
Decorato della Croce di Ferro di 2 Classe O. P. 129 del 3 luglio 1943.
Decorato motu proprio dal Fiihrer della « Deutschekreuz in Gold » al V. M.
(O. P. 122 dal 25-6-43 del Dep. 6° Bers.).
Decorato della medaglia d’argento al V. M. perché: « Comandante di
Reggimento di rara perizia, in cento giorni di lotta aspra ed accanita,
dava luminose prove di ardimento e di valore contro un nemico, di gran
lunga superiore di forza e di mezzi ed in condizioni di terreno e di clima
oltremodo difficile, sempre primo tra i suoi fanti, si prodigava
infaticabilmente oltre ogni limite, creando del suo reggimento un
magnifico organismo di lotta e di vittoria. Fulgido esempio di alta virtù
militare, di costante sprezzo del pericolo, di profonda dedizione al
dovere. Albania 28 ottobre - 10 febbraio 1941.
Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia perché: « Comandante di
Reggimento, in tre giorni di lotta aspra e accanita, guidava i suoi
battaglioni contro un munitissimo caposaldo nemico e li lanciava
all’inseguimento attraverso una serie di audaci e duri combattimenti.
Confermava i tali circostanze le sue alte virtù guerriere, l’illuminata
capacità li comando e lo sprezzo del per colo già dimostrati in
innumerevoli prove alla testa dei suoi indomiti fanti ». Quota 731 di
Monastero - 14, 15, 16 aprile 1941 (R. D. 2-3-1942 Reg. C. C. il
21-3-1942. B. U. - disp. 33 anno 1942, 9 aprile).
Ferita d’arma da fuoco alla tempia destra in località la Santa con il “45°
battaglione Bersaglieri” il 17-6-1915 (Verbale del 7° Reggimento
Bersaglieri n. 156 del 24-11-1923).
Ammesso ai benefici concessi dalla legge n. 828 del 18-6-1922 modificata
col R. D. legge n. 1925 del 15-10-1925 per il periodo di tempo compreso
dal 10 gennaio 1919 al 28 agosto 1919 per aver fatto parte dal 1° gennaio
1919 al 3o luglio 1919 del Corpo Cecoslovacco dislocato in Cecoslovacchia
e a Padova; dal 31 luglio 1919 al 28 agosto 1919 del “7° Reggimento
Bersaglieri” mobilitato dislocato a Trieste e a Brescia.
Ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia in considerazione di
particolari benemerenze R.D 21 aprile 1940 XVIII (B. V. 19400 pag. 3157).
Ha partecipato alle operazioni di guerra sulla frontieia Greco- Albanese
dal 28 ottobre 1940 al 23 aprile 1941 a quelle del Mediterraneo (Creta)
dal 19 settembre 1941 al 1° ottobre 1942 col 31° regg. Fanteria P. M. 121
28-6-43 XXI.
Ha partecipato dal 4-10-1942 al 23-3-1943 alle operazioni di guerra contro
la Russia. |
Dal 339 PW Camp Coltano
(PI) dal 22 novembre 1946 passa sotto la giurisdizione della CsA di
Lucca e poi di quella di Chiavari, che lo scagionano. Sebbene il 4
ottobre 1946 sia stato assolto dalla Commissione Militare di Firenze del
M.T.O. U.S. Army per l’uccisione dell‘Ufficiale prigioniero Alfred Lyth
a Camporgiano (LU) e la sentenza venga confermata il 27 febbraio 1947,
il Tribunale Militare di Roma lo scarcera da Forte Boccea soltanto il 19
maggio 1951, con degradazione a Colonnello e ritiro di tutte le
decorazioni, ovviamente non quella meritata in Russia: la Deutsches
Kreuz in Gold. fonte Fond Ist St. RSI
Bruno Carloni figlio di
Mario, ufficiale dei Bersaglieri e futuro comandante del 6°, venne ammesso
alla Accademia Militare di Modena nel 1940 e dopo 2 anni ne uscì S.Ten. in
S.P.E. Assegnato al 6° Bersaglieri termina la scuola di applicazione e
nell'Estate del 42 raggiunge il reggimento in Russia sulle rive del
Don. Nei giorni successivi il 6° affronta il combattimento di Bobrowskij,
dove
Bruno comanda la 2a compagnia del VI battaglione in sostituzione del
capitano ferito.
Dal 25 al 29 luglio 1942 i
bersaglieri si portarono all’ansa del Don, controllata da una testa di
ponte russa che andava da Satonskij -Serafimovic a Bobrovski-Baskovskij,
sulla sponda occidentale, attraverso boschi digradanti al fiume. Le balke
o bolke che corrono parallele al fiume rendono invisibile dalle quote
retrostanti un eventuale movimento Nord Sud del nemico. Questa zona
assegnata al 6° a differenza dell’altra era più rocciosa ed era per il
momento controllata da uno striminzito reggimento tedesco a Baskovskij. La
riunione dei due comandanti bersaglieri (3° e 6°) giunse a questo
risultato “come al solito toccherà a noi”. Alle dodici del giorno 30 il 3°
che muoveva per l’ansa scatenò la reazione russa che fece intervenire da
sud 24 carri T34 e 16 t26 che investirono prima i tedeschi poi il 6°. La
sgradita sorpresa causò diverse perdite, ma da entrambe le parti.
Bisognava vedere ora quanto i russi fossero in grado, attraverso la testa
di ponte, di rifornire di altri carri i reparti facendoli passare il fiume
su chiatte. All’alba del 2 agosto parti l’attacco a Bobrovski e Baskovskij
che furono raggiunte. Restava il bosco, digradante al fiume, attraverso
cui arrivavano i rinforzi e che serviva anche come centrale di tiro. Gli
scontri di questi giorni si accanivano sempre più. Il VI battaglione
destinato alla quota 210 (arretrata) veniva coinvolto nel suo movimento
(verso quota 120) in scontri furibondi con le sue compagnie 3a Barnabè
(ferito bronzo) e 2a Bruno Carloni che aveva la peggio (morto insignito
dell'Oro). Cadeva anche il T. Col. Rivoire (arg.) Leoni Bernardino (oro)
ed altri a cui andava l’argento e il bronzo. I caduti venivano sepolti nel
IV cimitero di Vers (verchne) Fomichinskij. I
tedeschi, dopo lunghe discussioni, che riguardavano anche la disponibilità
fisica di reparti che da mesi non avevano ricevuto il cambio, decisero di
creare un gruppo misto per il rastrellamento del bosco. Quattro
battaglioni due tedeschi e due del 6°, (XIII e XIX), si mossero dalle due
estremità e per giorni ingaggiarono una sfibrante caccia all’uomo che solo
riandando alle vicende degli americani nelle foreste del Vietnam si riesce
a comprendere. L’8 agosto gli scontri erano ancora in atto con gravi
perdite da entrambe le parti. Il comando tedesco decise di porre fine alla
azione.
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"La campagna di Russia" di Mario Carloni
- Longanesi 1971.
CAPITOLO PRIMO
AL COMANDO
NEI primi giorni di settembre del 1942
mi trovavo a Creta, comandante del 31° fanteria e del settore
italo-tedesco di Heraclion (Candia) nella parte centrale dell’isola
(Creta), alle dirette dipendenze del comandante superiore tedesco
dell’isola. A Neapolis mi giunse dal comando superiore di Rodi un
telegramma che annunziava la morte di mio figlio Bruno, sottotenente dci
6° bersaglieri, avvenuta il 13 agosto in Russia, sul Don, in combattimento
a Baskowskij. Nello stesso telegramma mi veniva concessa una breve
licenza. Dopo due giorni ero a Napoli. Dal principe ereditario, ispettore
della fanteria, ottenni la promessa che mi sarebbe stato affidato il
comando del 6°. A Creta, infatti, mi raggiunse l’ordine che mi trasferiva
al comando del 6° bersaglieri. Potevo così continuare, nel suo stesso
reggimento, l’opera del mio caro figliuolo, che guadagnò in un solo mese
di guerra tre ricompense al valore, fra cui la medaglia d’oro. Completai a
Bologna il mio equipaggiamento per la Russia e partii in aereo da Venezia
per Bucarest-Stalino-Millerovo, sede dell’ARMIR, dove giunsi ai primi di
ottobre (1942).
Dal generale Gariboldi, comandante dell’armata (VIII), ricevetti un primo
orientamento sulle condizioni del 6° bersaglieri e sul suo riordinamento...… Mi fu comunicato che Il Col. Salvatores uscente aveva chiesto di restare
al comando fino al ritiro dell’Unità dallo schieramento, previsto entro
una settimana (ora il reggimento col 3° stava in un tratto del fronte che
sarebbe stato sostituito dai romeni che venivano quindi a incunearsi fra
l’Armir e la VI di Paulus sotto Stalingrado). Il giorno successivo
raggiunsi il comando della base reggimentale e quindi il comando tattico
dove, dal colonnello Salvatores, fui orientato sulla situazione.
Dei due battaglioni schierati sulla linea, uno, il XIII, era comandato da
un tenente di complemento !!! , il tenente Morra, ottimo combattente, ma
non preparato tecnicamente alle funzioni di un compito così complesso per
il suo grado. L’altro battaglione, il XIX, era comandato dal
maggiore in s.p.e. Guido Fortunato, distinto ufficiale che era stato per
tre anni mio aggiunto all’accademia di Modena nell’insegnamento di arte
militare. Il battaglione di riserva, il VI, comandato dal capitano di
complemento !!! Grotti, distinto ufficiale, era dislocato in una località
arretrata e centrale rispetto ai due antistanti, per l’azione di
contrattacco in caso di penetrazione nemica. I tre battaglioni,
specialmente il VI e il XIII, avevano molto sofferto durante la campagna
estiva ed erano assai ridotti negli effettivi, in maggior misura il XIII.
Particolarmente scarsi erano i quadri degli ufficiali, dopo le fortissime
perdite subite in vari combattimenti. Il morale tuttavia era altissimo, la
volontà di combattere ferma, per quanto il recente provvedimento di
avvicendamento, che lasciava intravedere l’imminente rimpatrio di una
larga percentuale di forze, avesse agito sulla volontà di combattimento
degli uomini. Con sorpresa rilevai che l’armamento dei reparti era
costituito soltanto da fucili mitragliatori e mitragliatrici, cioè lo
stesso armamento dei reggimenti ciclisti. A rinforzo, il reggimento aveva
una compagnia di cannoni anticarro da 47, armi assolutamente inadeguate ad
affrontare i carri armati russi 34T, i quali costituivano l’armamento
fondamentale dei reparti corazzati nemici. Agiva inoltre, nel settore
reggimentale, una compagnia del battaglione mortai da 81 divisionale.
La fortificazione del terreno consisteva di poche trincee; le truppe di
rincalzo non avevano ricoveri ed erano accampate a ridosso di pieghe del
terreno (balche) che le defilavano alla vista e al tiro delle armi a tiro
teso. Nessun riparo efficiente contro armi a tiro curvo e artiglierie.
Mancava totalmente l’ostacolo passivo. L’artiglieria incaricata
della difesa di settore, scarsa di numero e sfornita di munizioni
anticarro, era costituita da un gruppo del 3° reggimento artiCelere,
armato con cannoni da 75-27. Malgrado la stanchezza per il lungo periodo
operativo e la coscienza di una rilevante inferiorità di armamento e di
mezzi in confronto del nemico, il reggimento, sotto la guida energica e
competente del colonnello Salvatores, teneva bravamente la linea da molti
giorni, infrangendo successivi tentativi di attacco e di penetrazione
avversari. Era tuttavia evidente che, di fronte a un attacco in forze di
reparti corazzati russi, il nostro settore si sarebbe trovato in serie
difficoltà. Durante il trasferimento ebbi occasione di notare che
l'autoreparto incaricato del trasferimento del reggimento dipendeva dalla
divisione (ndr: era quindi la divisione ad essere celere ma non i
singoli reparti!!).
Il reggimento, in origine ciclisti, causa il difficile terreno della
steppa ucraina, aveva dovuto lasciare le biciclette nei magazzini di una
base arretrata, presso Stalino. Lo stesso aveva fatto l’altro reggimento
della divisione, il 3° bersaglieri. Alle biciclette, erano stati
sostituiti gli autocarri come mezzo di trasporto. Ma anziché provvedere
all’assegnazione fissa e organica dei mezzi, erano state destinate allo
scopo unità del corpo automobilistico, che rimanevano alle dipendenze del
corpo stesso, normalmente accentrate al comando di divisione, che le
assegnava di volta in volta ai diversi reggimenti, durante i
trasferimenti. Oltre a questi mezzi, v’erano quelli incorporati nel
reggimento ciclisti, che ammontavano a circa settanta autocarri di vario
tipo, cento motocarrelli e sessanta motociclette, per il trasporto delle
armi e delle dotazioni, per il rifornimento di munizioni e di viveri sul
campo di battaglia, i servizi di trasmissione di ordini, le pattuglie
celeri, i trasporti di mezzi di collegamento, lo sgombero di feriti e così
via. Mancava però, in questi automezzi, la specializzazione a
seconda dell’impiego -tattico, come si verificava invece per le truppe
motorizzate tedesche e russe. Ciò costituiva, insieme con l’armamento
scarso e poco moderno, una causa di inferiorità notevolissima in truppe
destinate ad agire su un vasto raggio, isolate e con compiti autonomi
contro truppe nemiche normalmente corazzate e, comunque, largamente
fornite di carri armati, di armi a tiro curvo e di modernissime armi
automatiche collettive e individuali. Contro tali armi, i moschetti dei
singoli combattenti e il modesto numero di fucili mitragliatori e
mitragliatrici in dotazione ai nostri reparti erano irrisori.
Si era cercato di riparare in parte a questa inferiorità assegnando a
rinforzo compagnie di cannoni anticarro da 47, insufficienti, come ho già
detto, ad agire contro i 34T russi e appena utili per l’azione contro
camionette e autoblindate. Occorreva approfittare dell’ultimo periodo
autunnale per non subire il gelo invernale. Dopo pochi giorni, inquadrammo
i complementi giunti dall’Italia con un reggimento di marcia che fu
ripartito fra i reggimenti bersaglieri della Celere (3° e 6°) e i battaglioni
motociclisti e carri leggeri della divisione. Dal punto di vista fisico,
il personale era idoneo al servizio; l’addestramento era soddisfacente e
sarebbero stati agevoli l’inquadramento con i veterani e l’addestramento
d’insieme; gli ufficiali, quasi tutti nuovi del reggimento, erano nel
complesso pieni di spirito combattivo e di buona volontà, ma, quasi tutti,
senza precedenti di guerra e quindi con scarso prestigio sui veterani. Il
morale della nuova truppa era impeccabile. Anzi, vi era quasi
un’ostentazione di volontà combattiva e un desiderio di gareggiare con le
vecchie truppe del CSIR, che rincuorava. Ma non tardai ad accorgermi che
dietro questa vernice brillante si nascondeva un diffuso senso di
sfiducia. Esso era (frutto) della inefficace propaganda attuata in patria
con argomentazioni troppo puerili da parte degli organi ufficiali, e della
penetrazione nociva della propaganda nemica. Questa si diffondeva sempre
più in profondità tra le nostre popolazioni appoggiandosi ai recenti
successi inglesi in Africa, al sempre più largo intervento americano, alla
dura campagna albanese e alla sconfitta in Etiopia. Molta parte della
truppa era convinta di essere stata inviata a combattere in Russia per una
questione di prestigio e di espansione imperialista, a sostegno di una
politica tedesca di dominio europeo che prendeva a scusa la necessità di
difesa contro l’espansione slava e anglosassone, mentre in sostanza mirava
a sommergere il governo popolare russo. Occorre tener presente che la gran
massa dei complementi proveniva dalla regione emiliana, nella quale i
fermenti marxisti erano sempre rimasti vivi anche nei periodi di maggior
saldezza del regime fascista. Lo spirito di corpo dei bersaglieri, forte
leva dei nostri reggimenti, operò in senso favorevole: la fierezza dei
veterani delle gloriose battaglie combattute, divenne comune anche ai
nuovi giunti; mentre, per un naturale fenomeno di livellazione, lo spirito
scettico sugli scopi e sui risultati della guerra portato da essi si
estese anche alla massa degli altri. Cosicché ben presto si determinò un
fatto che doveva più tardi, sotto l’influenza di situazioni militari
difficili, far sentire le sue conseguenze. ... |