IVANOE BONOMI 1873/1951
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Nasce a Mantova il 18 ottobre 1873 ed appartiene alla cosiddetta “seconda generazione” della classe politica italiana. Si laurea in scienze naturali nel 1896 e in giurisprudenza nel 1900. Svolse l’attività di giornalista e iniziò la sua attività politica nel Partito Socialista Italiano aderendo alla corrente moderata e riformista. La sua esperienza matura da buon mantovano nelle organizzazioni contadine. Collabora all’Avanti al Tempo e ad Azione Socialista. Durante la guerra per l’occupazione coloniale della Libia voluta dal IV gabinetto Giolitti si trovò in minoranza nel suo partito. Infatti la maggioranza dei socialisti italiani (sia riformisti, sia massimalisti) erano contrari all’impresa libica che, uno dei più insigni ed autorevoli dirigenti ed intellettuali socialisti, Gaetano Salvemini, aveva definito come il voler conquistare “uno scatolone di sabbia”. Bonomi e pochi altri socialisti, invece vedevano nella piccola esperienza coloniale il modo di ottenere nuove terre per lo sfruttamento agricolo per sfamare la popolazione italiana che, in rapida crescita, necessitava sempre di maggiori spazi e che, prima dalle regioni del nord (in primis Veneto e Liguria) e poi da quelle del sud, cominciava (aveva già cominciato da tempo) a prendere la via dell’emigrazione verso il sud e il nord America. La rottura con il gruppo dirigente socialista nel 1912 è insanabile: Bonomi, espulso, da vita ad un piccolo partito (questa è la prima delle numerose scissioni che hanno caratterizzato e travagliato la vita del Partito Socialista Italiano) denominato Partito Socialista Riformista Italiano (Psri) che appoggerà il governo Giolitti nel corso della campagna di occupazione della Libia e poi, negli anni successive, entrerà a far parte delle maggioranze liberal-riformiste di Giovanni Giolitti. Durante la Prima Guerra Mondiale fu un convinto interventista e rappresentante del cosiddetto “interventismo democratico” e andò volontario al fronte. Nel 1916 e nel 1919 fu Ministro dei Lavori Pubblici e in seguito fu responsabile del Ministero della Guerra e del Tesoro. Dal 4 luglio 1921 al 26 febbraio 1922 forma un governo che si dimostra debole verso l’attività degli squadristi di Mussolini.
Ivanoe Bonomi pur restando in carica solo sette mesi, con un atto immotivato e vendicativo, il 2 agosto 1921, decreta lo scioglimento del Corpo dei Bersaglieri, da attuarsi in tempi brevi, dopo i 32.000 morti e i 50.000 feriti della guerra. " La preoccupazione maggiore di Armando Diaz (ministro della guerra)... fu la difesa dell'unità dell'Esercito e il rinvio di ogni decisione concreta al momento della stabilizzazione della situazione .... la complessità della smobilitazione e l'ordine pubblico fecero sì che fosse mantenuta alle armi una forza di 300.000 uomini ... tale da mantenere in vita reparti teoricamente soppressi dalla riduzione rimasta sulla carta" Giorgio Rochat.
Alle elezioni del 1924 venne candidato dall’opposizione, ma non risultò eletto e si ritirò a vita privata. Nel 1942 partecipò alla rinascita del movimento antifascista tenendo rapporti diplomatici tra Badoglio e la Casa reale. Divenne presidente del Comitato di Liberazione Nazionale, organo composto dai partiti antifascisti (Dc, Psiup, Pci, Pd’A, Pli e Democrazia del Lavoro). Formò, dopo la liberazione di Roma e dopo la crisi del II governo Badoglio, due successivi governi di unità nazionale antifascista (18/6/44-26/4/45). Fu lui a ordinare di sparare sui siciliani che protestavano al grido di "Non si parte" in risposta alla chiamata alle armi di leva del Regno del Sud.
Il Governo Bonomi
II (il primo era quello ante fascismo) è stato in carica dal 18 giugno
1944 al 12 dicembre 1944 ed era sostenuto da DC, PCI, PSIUP, PLI, PDL, PdA.
Principali uomini politici che parteciparono con o senza dicasteri. De Gasperi,
Ruini, Saragat; Togliatti, Croce, Gronchi, Jervolino, Mattarella.
Il Governo Bonomi III è stato in carica dal 12 dicembre 1944 al 21 giugno 1945
ed era sostenuto da (DC), (PCI), (PLI), (PDL). Togliatti (vicepresidente), De Gasperi
(Esteri), Ruini (Pdl Lavori pubblici), Gronchi (Industria commercio lavoro),
Mattarella sottosegretario Pubblica Istruzione, Segni (sottosegretario
Agricoltura e foreste).
Nel 1947 fu tra i rappresentanti dell’Italia
nella conferenza di pace. L’anno successivo fu eletto presidente del primo
Senato della Repubblica italiana. Quando venne ricostituita l’Associazione
nazionale della stampa ne fu nominato presidente. Si spegneva a Roma il 20
aprile 1951 un testimone di due secoli di
passaggi e fatti che avevano segnato drammaticamente la storia di tutta
l’umanità.
Nella foto sopra del dopoguerra.
Dei politici primi ministri prefascisti, sopravvivevano,
Vittorio Emanuele
Orlando (a sinistra), Francesco Saverio Nitti (a destra) e Bonomi (al centro).
Luigi Facta era già morto. Nitti era stato catturato dalle SS dopo il 25 luglio 43,
ma si era salvato.