PRINCIPI GUERRIERI

  Se per il primo a sinistra il titolo di principe era naturale, anche per il "nostro" va riconosciuta una eguale nobiltà, non  foss'altro che in un virtuale Regno dell'Automobile, il titolo di Principe non glielo avrebbe levato nessuno.

da http://www.el-mundo.es/ Gianni, a sx,  mano in tasca, indossa la giacca ma ha la camicia aperta e il bavero sopra la giacca, mentre il nonno in giacca , panciotto e cravatta è impeccabile.

RANIERI DI MONACO 
Il Principato dei Grimaldi su Montecarlo  

GIANNI (Giovanni) AGNELLI nasce a Torino nel 1921

attivo dal 1297, cade sotto l'occupazione italiana dal novembre 1942 al 9 settembre 1943 (per ritorsione del voltafaccia di Vichy a Torch, lo sbarco americano in Nord Africa) e sotto quella tedesca fino ad agosto 1944 (sbarco americano in Provenza). Il paese legato a doppio filo con la Francia ne seguì le sorti anche per la posizione strategica sul Golfo del Leone. Ranieri, nato nel 1923, si ritrovò quindi a 19 anni, il paese occupato dalla 4a armata Italiana. Quando agli italiani si sostituirono i tedeschi, questi diedero anche il via alla persecuzione degli Ebrei. All’epoca il Principato non poteva sfoggiare i primati turistici e finanziari attuali,  perché 4 anni di guerra avevano indebolito un paese che non aveva risorse alternative.

orfano di Edoardo Agnelli perito in un incidente aereo nel 1935. Dall'età di 15 anni trascorre quindi la giovinezza all'ombra del nonno Giovanni il fondatore della nota casa automobilistica (sopra con lui) e senatore. Frequenta la scuola di cavalleria meccanizzata di Pinerolo, secondo tradizione, e potrebbe, vista la sua posizione, «imboscarsi» come vuole il nonno che non se la sente di perdere un altro erede. Ma Gianni dice nò. Mostrine da ufficiale, parte con uno squadrone del «Savoia» per il fronte russo, col Csir. «Una carica a spade sguainate... (Isbuschenskij) non l’ho avuta, non l’avrò mai», dice.

Il principe Luigi II -1870/1949- (aveva servito in Marocco come Comandante del 1° R.E. - legione straniera.), designa allora il nipote Ranieri ad ereditare il titolo e il paese, alla sua morte o quando i tedeschi se ne andranno. E i tedeschi se ne vanno dopo lo sbarco alleato in Provenza. Il 21enne principe si arruola allora nella 3a divisione franco-algerina (1a armata) del generale De Latte che sta risalendo la valle del Rodano per unirsi alle truppe provenienti dalla Normandia. Parigi era insorta e il 25 agosto vi erano entrate le truppe alleate. Dal 1° dicembre 44 fino alla vigilia di Natale il battaglione di Grimaldi si distingue in numerose azioni (Natale di Bastogne).

Nonno Giovanni riesce a farlo rientrare ma il tenente Gianni Agnelli parte allora per la Tunisia su un’autoblindo esplorante del Reco Lodi*. Attaccato da un nugolo di Spitfire, se la cava con qualche ferita (med. di bronzo). L’ 8 settembre 1943, su una «Topolino» varca le linee e diviene ufficiale di collegamento della divisione Legnano del Corpo di Liberazione del Regno del Sud. Risale la penisola con l'armata anglo americana e l'esercito italiano e, nel maggio 1945 (a guerra conclusa)  è a Bergamo dove organizza un mini-campionato di calcio per non smentire il vizio di famiglia. (Il campionato era fermo da 2 anni e prima e dopo vincerà sempre il grande Torino fino al '49). Di tornare a Torino, nessuna fretta.

Il 13 febbraio 1945, al termine del ciclo offensivo, il principe viene decorato con la croce di guerra e la stella di Bronzo. Segue poi la corsa vittoriosa dall’Alsazia attraverso la Baviera fino all’Austria che viene liberata il 7 maggio. Altre decorazioni, italiane belghe e americane si aggiunsero alla Legion d’Onore francese. Il 9 maggio 1949 muore lo zio Luigi II e Ranieri sale al trono col titolo di Ranieri III. Ranieri sposerà l'attrice americana Grace Kelly (sotto) riportando il paese ai vecchi fasti. Grace morirà in un incidente d'auto e Ranieri anni dopo nel 2005. 

Gianni Agnelli morirà poi a Torino il 24 gennaio 2003. Il capostipite Giovanni Agnelli (Villar Perosa 1866-Torino 1945) ha legato il suo nome alla creazione e allo sviluppo della più importante industria automobilistica Italiana. Ufficiale di cavalleria lui stesso, lasciò la carriera militare nel 1892 per fondare, qualche anno dopo (1899), l'industria torinese.  Realizzò nel 1932, con il figlio Edoardo (Verona 1892-Genova 1935), la stazione di sport invernali del Sestrière, sede dei giochi olimpici invernali, e fu il fondatore della Juventus.

Grace di Monaco ai Bersaglieri 

http://www.monte-carlo.mc/monaco/informations/princes_2.html

Tra i quadri della Pinacoteca Agnelli, appare "Lanciers Italien au galop", la carica dei lancieri italiani di Gino Severini del 1915.

*LA VICENDA BELLICA AFRICANA DI GIANNI AGNELLI

Génèral, je tiens à vous remercier vivement pour le chapeau de "Bersagliere" que vous avez aimablement remis au colonel Hoepffner, à mon intention. Cette courtoise attention m'a beaucoup touchée, et je vous assure, Général, de toute ma sympathie. le 26 mai 1979

http://cavalleriaitaliana.dns1.us/pdf/reparti/lodi/LibroLodi/Cap.pdf/C14.pdf
…..Torniamo alla testimonianza di Mangano:
“Scaricati in fretta gli automezzi, ho sistemato a scacchiera le mitragliere da 20 m/m senza smontarli dai ‘Dovunque’, non avevo nemmeno finito che è arrivato il primo attacco aereo:tre caccia ed un bombardiere. Aperto il fuoco da tutte le armi disponibili, siamo riusciti a colpire il bombardiere che era a bassa quota; incominciò a fumare e virò indietro seguito dai caccia.Sistemai la difesa, includendo due autoblindo comandate dal sottotenente Gianni Agnelli e sottotenente Clemente Ciocchino.

La leggenda vuole che la casata dei Grimaldi venisse cacciata da Genova perché guelfa (papista) mentre la città era Ghibellina (Pro Imperatore). Travestito da frate, coi suoi più stretti collaboratori, Francesco Grimaldi (detto Malizia) si presentò alla porta della Monegasca Rocca dei Genovesi, chiedendo asilo. Entrati che furono se ne impossessarono. Era l'8 gennaio 1297. Con l'aiuto di Dio, come dice lo stemma, e quello dei frati il piccolo principato ha festeggiato i 700 anni dalla sua nascita. Da Wikipedia: Dopo un periodo passato sotto il protettorato spagnolo, Monaco si mise sotto la protezione della Francia con il trattato di Peronne (1643). Dopo la fine dell'impero napoleonico e il 2° trattato di Parigi, Monaco fu messa sotto "protezione" del regno sardo-piemontese, il cui scopo recondito era di annetterlo. Il Principato confinava con il Piemonte da cui era accerchiato da Mentone

Vietai agli uomini di andare in una piccola stazioncina sulla ferrovia a scartamento ridotto. Il capitano Pradella spostò lo squadrone motociclisti sul pendio del Gebel. Verso le 13 si delinea il secondo attacco: formazione in quota con 12 caccia americani. Si dispongono all’attacco: sei restano in quota e sei si tuffano in picchiata, tre alla volta. Obiettivo centrale le mitragliere contraeree e mitragliamento a tappeto degli altri obiettivi. Il terreno ribolle sprizzando palle dappertutto. Un fuoco infernale tutt’intorno. Ci difendiamo con i denti e le unghie. Passata la prima ondata, spostiamo il tiro su quelli in quota. Sbandano e sembra che si allontanino. Nessun ferito tra gli equipaggi. Però tutt’intorno la zona un disastro.

(Ranieri)  fino a Nizza. (I piemontesi vi tenevano una guarnigione della Brigata Casale e un Generale). Nel 1848, Mentone e Roccabruna, che facevano parte del Principato, fecero secessione e si dichiararono "Città libere", adottando come propria bandiera il tricolore italiano. Nel 1860, quando Nizza e Savoia furono cedute alla Francia in base agli Accordi di Plombieres, Napoleone III di Francia ripagò con 4 milioni di franchi-oro il principe di Monaco, acquistando le due città che si trovarono, loro malgrado, sotto la sovranità francese !!! (proprio quella che non avevano scelto). La Francia da allora mantiene una serie di diritti, sulla base del trattato stipulato tra il 1917 e il 1918 come la cessazione del principato per interruzione della linea dinastica maschile.

 Le spese più gravi le ha fatte una carovana araba con cammelli. Morti e feriti. Un arabo con una gamba spezzata portato a spalla. Arriva un soldato gridando, il maresciallo Tabacchetti è stato colpito ed è grave. Invio don Filippo che lo trova morto: una raffica in pieno petto. Ci sono parecchi feriti fra i soldati. Ma ecco, improvviso, il rombo dei caccia al nuovo attacco. In tre cercano di prenderci alle spalle. Sono a fior di terra. Apriamo il fuoco contemporaneamente. Tutto ribolle fra fumi, schegge, terriccio, scoppi. Passano rombando sulla nostra testa e subito un grido d’esultanza si eleva in cielo: ne abbiamo centrati due, uno perde quota, piega l’ala fumando, tocca terra schizzando pezzi da tutte le parti, si ferma bruciando.

Il cambiamento di questa regola a favore del ripristino della discendenza collaterale, ha contribuito a restituire ad Alberto la libertà di rimanere celibe e di non preoccuparsi, salendo sul trono, di chi un giorno gli subentrerà. La Francia, però, non ha ancora ratificato la modifica.  Avendo perso l'80% del proprio territorio e la parte più ricca (coltivazioni di ulivi, limoni, peschi...), Carlo III iniziò una politica "turistica" e, approfittando dell'arrivo del treno e della creazione di una strada carrozzabile, diede origine al casinò, prima sulla Rocca, poi sull'altipiano delle Spelonghe, in seguito battezzato, in onore a Carlo III, Monte-Carlo che divenne il luogo di maggior prestigio del Principato di Monaco.

sopra Alberto Parducci (Agnelli)

Luigi II, padre di Ranieri III ex comandante nella Legione Straniera

 

Il secondo fuma vistosamente, cerca di alzarsi, non ce la fa. Cade qualche chilometro più in là e brucia lontano. Il terzo si alza in quota, gira alto e si allontana. La morte ha sfiorato questo pugno di uomini, inferiori di mezzi e di armamento e ne sono usciti vittoriosi. Guardo una massa nerastra sbucare da tutte le parti, arabi e soldati dove erano rifugiati durante il mitragliamento, corrono verso i resti dell’aereo abbattuto, ancora in fiamme. Domando ai miei uomini se ci sono feriti. Qualcuno lievemente da schegge, pochi danni ai mezzi. Arrivò Gianni Agnelli che mi portò un pezzo di paracadute ed una piccola bussola, lui aveva preso la Colt del pilota. Ciocchino aveva un thermos ed un mannarese. Vado anch’io a 

Il Lingotto con la pista sopraelevata

Dal capitolo - BREZZA DI PRIMAVERA - (nel 1943)
 

vedere i resti dell’apparecchio abbattuto: fra i pezzi fumanti il corpo decapitato del pilota.

La FIAT ..: un secolo di storia sotto la dinastia Agnelli di Alberto e Giancarlo Mazzuca

Agnelli Giovanni (1866-1945). L'atto notarile della fondazione della FIAT fu firmato nella sede del Banco Sconto e Sete (1899) tra il conte Biscaretti di Ruffia, Agnelli, il conte Emanuele di Bricherasio, Scarfiotti (il Bersagliere) e pochi altri. Sei mesi dopo erano in costruzione le prime tre autovetture con 50 operai. Nel 1907 le fabbriche d'auto in Italia erano 60, di cui 20 a Torino e 15 a Milano; se ne aggiunsero altre 18 nel 1908. Agnelli portò avanti l'integrazione verticale e orizzontale; sviluppò una siderurgia autonoma, produsse buona parte delle macchine utensili, costruì l'impianto idraulico del Moncenisio per l'energia elettrica, con la Magneti Marelli creò l'industria dei magneti e degli apparecchi elettrici. L'impianto del Lingotto (foto sopra) fu inaugurato anche se non terminato nel 1922 con la pista di collaudo, costituita da due rettilinei di oltre 400 metri di lunghezza, collegati da due curve paraboliche; Si introdusse anche la produzione a catena (1925), mentre si produceva su licenza all'estero: in Germania attraverso la Nsu, in Francia con la Simca. Agnelli provvide anche alla costruzione dell'autostrada Milano-Torino (1932); decise la costruzione di Mirafiori per triplicare la capacità produttiva (1933) e fu nominato senatore nello stesso anno. I suoi due figli Tina e Edoardo, vicepresidente della FIAT, morirono prematuramente rispettivamente nel 1928 e nel 1935.  Enciclopedia Marxista

 Il nucleo esplorante del sottotenente GIANNI AGNELLI, messo alle dirette dipendenze del Comando tedesco, pur vivacemente contrastato, il 14 febbraio 1943 tagliava l’importantissima arteria Gafsa - Sbeitla all’altezza del Gebel Majoura. In tale circostanza l’ufficiale si distingueva per energia e determinazione sì da guadagnarsi una Croce di Guerra, così motivata:

“Comandante di coppia autoblindo in azione di ricognizione, ripetutamente mitragliato a bassa quota da numerosi apparecchi nemici, reagiva tenacemente continuando nell’azione malgrado che il suo mezzo fosse stato colpito ed immobilizzato. Rientrato alla base, ne ripartiva per continuare la missione raggiungendo per primo ed interrompendo un’importante rotabile.

... Agnelli, insomma, fa nuovamente i soldi con la guerra. E non è il solo .. viene introdotta un imposta sulle plusvalenze e il Duce pensa anche di ricorrere alla nominatività dei titoli azionari che lui aveva abolito 20 anni prima ...e intanto manda in Russia a fianco dei tedeschi oltre a 2 corpi d'armata Gianni Agnelli, il nipote del senatore, come sottotenente di cavalleria. Ha venti anni, è universitario e a Biagi racconterà di avere approfittato, come tutti, di quella specie di amnistia che c'era per gli studenti destinati al fronte: il 18 assicurato (come in tempi recenti). Gianni da così l'esame di scienza delle finanze con il Prof. Luigi Einaudi (poi secondo Presidente della Repubblica) il quale prende i libretti, mette il voto, firma e li restituisce. Quando è il turno del giovane rampollo, il professore sbriga tutte le formalità e dice senza alzare la testa "Col suo nome si dovrebbe vergognare" (altro tipo di professore e di politico sia per il passato che per il futuro) Sul Donez nelle settimane in cui la guerra diventa veramente mondiale con Pearl Harbour (7 dic. 1941). Gianni rimedia un principio di congelamento a un dito.. Poi nell'estate del 1942 torna in Italia grazie anche ai buoni uffici del Gen. Cavallero. Il senatore ritiene che la famiglia abbia già dato "abbastanza" ma il nipote non è dello stesso avviso. Si raccomanda così a Edda Ciano per raggiungere l'Africa. Dopo il racconto predetto " Mio nonno mi portò via dal fronte e mi fece Vicepresidente a 23 anni dicendomi "Tu sei l'unica persona di cui mi fido e devi assumere questa responsabilità"

     
La svolta:
Gli impegni sulle forniture militari non erano proprio rispettati da Torino se gli obiettivi del '40 venivano raggiunti nel ?42. Le giustificazioni tirate in ballo erano delle più fantasiose, ma quando era stato fatto il piano qualcuno lo avrà pur discusso. Si parlava anche di sabotaggio e i duri del PNF parlavano anche di commissariamento. Le crescenti pretese del presidente dell’industria piemontese e di tutti gli altri industriali, che stavano profittando (da profitti) degli ingenti guadagni “di guerra”, come 25 anni prima, provocarono un irrigidimento da parte di Mussolini che in un Consiglio di ministri minacciò: “Nessuno pensi che la tessera annonaria sarà abolita alla fine della guerra. Essa durerà finché esisterò. Perché così i vari Agnelli e Donegani mangeranno come il loro ultimo operaio” (una proposta che neanche al vertice della CGIL è passata). La cuccagna però era alla fine: Trentasei bombe da 500 libbre ridussero gran parte di "Mirafiori" in macerie a fine ‘42. I due sopra, con Pirelli e Volpi, sembra avessero già saltato il fosso (diari Ciano): avevano deciso di sganciarsi dal Regime e fare i partigiani anche se forse gli operai nel marzo del ’43 non lo sapevano!!. Agnelli, vecchio e giovane, e Valletta ora erano impegnati  a rifarsi la “verginità” politica, collaborando col nascente CNL e largheggiando coi soldi di altri in finanziamenti ai partigiani.

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