SERVIZIO AUSILIARIO
FEMMINILE |
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Prima di accennare
alla costituzione del Servizio Ausiliario Femminile (SAF) delle forze
armate della Repubblica Sociale Italiana (una assoluta novità nella
penisola dal punto
di vista istituzionale), accennerò a precedenti situazioni, regolamentate
e non, e alla situazione esistente negli altri paesi. Durante il
risorgimento e fino alla Grande guerra, assistiamo a numerosi casi, ma
sempre isolati, di donne impegnate in episodi bellici o da questi
discendenti. Con la costituzione della Croce Rossa (1908) si ha il primo
caso di personale femminile in grado e autorizzato a raggiungere per
servizio le immediate retrovie. Nel periodo della Grande guerra si era distinto
anche un particolare servizio di portatrici (spalloni), che
salivano le montagne e i sentieri più impervi del fronte (erano valligiane
esperte dei
luoghi), per portare viveri e acqua ai soldati in quota. |
Generale di Brigata
Piera Gatteschi
Fondelli
Il Generale di Brigata Piera
Gatteschi Fondelli è l’unico generale di brigata donna che le forze armate
abbiano avuto in Italia. Piera Gatteschi Fondelli è rimasta nella
memoria di chi le è stata vicina soprattutto per il suo fascino, la sua
eleganza, il suo coraggio e il suo entusiasmo. Piera nasce a Pioppi in
Toscana all’inizio del Novecento, in una di quelle belle famiglie
allargate di una volta. Suo padre muore prima della sua nascita;
tuttavia la bambina ha un ottimo rapporto con la mamma con la quale si
trasferisce a Roma alla vigilia della grande guerra. Le vicende del
dopoguerra la coinvolgono a tal punto che, fin dal 1921, si iscrive al
Fascio di combattimento di Roma; il 19 ottobre 1922 prende parte al
congresso che si svolge a Napoli e il 28 ottobre la ventenne Piera è a
capo di un gruppetto di venti donne che formano la “squadra d’onore di
scorta al gagliardetto” e con loro partecipa alla Marcia su Roma. Le sue
doti organizzative la portano a diventare ispettrice della Federazione
dell’Urbe, occupandosi dell’Opera nazionale maternità e infanzia, della
Croce Rossa, delle colonie estive. Ma sulla politica prevale l’amore:
nel 1936 lascia tutto per seguire in Africa l’ingegner Mario Gatteschi
che ha sposato e che dirige i lavori della strada Assab-Addis Abeba.
Quando, tre anni dopo, rientra in Italia, Mussolini la nomina Fiduciaria
dei Fasci femminili dell’Urbe che conta 150.000 iscritte. Nel 1940
diventa ispettrice nazionale del partito. Caduto il fascismo, Piera si
rifugia dai suoceri nel Casentino, mentre il marito, tornato in Africa
come combattente, è in Kenia prigioniero dagli inglesi. Ma non è da lei
nascondersi e stare in disparte: quando viene informata che Mussolini è
stato liberato e ha fondato la Repubblica sociale italiana nel Nord,
Piera si trasferisce a Brescia e avvia una nuova collaborazione con
Alessandro Pavolini, il segretario del partito. Qui, alla fine del 1943,
la Gatteschi manifesta al Duce il desiderio delle donne fasciste di
avere un ruolo più incisivo nella difesa del paese. Il progetto è
appoggiato da Pavolini e accettato da Graziani. Servono uomini per la
guerra e le donne diventano necessarie per assisterli e per sostituirli
nei tanti ruoli non di prima linea.
Brano tratto dal sito Ministero delle
Pari Opportunità - Anna Maria Isastia
Il 18 aprile 1944 nasce il Servizio
Ausiliario Femminile (SAF) nel quale affluiscono giovani donne di tutte
le condizioni sociali. Il regolamento voluto da Piera, nominata generale
di brigata, è rigido: niente pantaloni, niente trucco, niente fumo,
nessuna concessione al cameratismo. La Gatteschi vuole che nessuno pensi
alla sue ragazze come a delle esaltate o le ritenga di facili costumi:
patriottismo e moralità sono le basi su cui intende costruire la nuova
realtà delle donne soldato che però vuole molto femminili. «Non volevo
un esercito di amazzoni» dirà molti anni dopo «ma di ausiliarie, di
sorelle dei combattenti». Le ausiliarie prestano assistenza
infermieristica negli ospedali militari, lavorano negli uffici e alla
propaganda, allestiscono posti mobili di ristoro per la truppa.
Nell’arco di dodici mesi 6.000 giovani donne partecipano ai sei corsi di
addestramento, che si svolgono prima a Venezia e poi a Como; soltanto
dopo venivano assegnate ai Comandi. Dopo il 25 aprile 1945 il Saf si
dissolve e Pavolini suggerisce di distruggere tutta la documentazione
per evitare vendette. Piera cerca di mettere in salvo le sue ragazze, ma
lei stessa vive in clandestinità per circa un anno, prima in un
convento, poi in un manicomio, trasferendosi successivamente in Abruzzo
con il marito, nel frattempo tornato dalla prigionia e che morirà nel
1947. A lei resta la nipote Teresa Tirinnanzi, che aveva perso entrambi
i genitori e che considera una figlia. Negli anni Sessanta si dedica
all’organizzazione di viaggi turistici per i giovani del Movimento
sociale italiano. Legge molto, ha una vasta cultura ed è appassionata di
pittura. Tenta anche la gestione di un ristorante ma senza successo.
Quando muore, nel 1985, Mia Pavolini, che era stata la più giovane
ausiliaria della Rsi, scrive: «Se la vita è movimento, lotta, delusioni,
entusiasmo, fede, tenerezza, rabbia o dolore, interessarsi a tutto,
sapersi meravigliare, estasiare, commuovere, e saper capire ed aiutare
con amore, saper ridere e saper piangere, se tutto ciò è vita, tu eri la
vita». |
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Prima dell’Italia era stata la Gran Bretagna,
sotto la spinta di Florence Nightingale, a dare vita nel 1881 ad un
corpo militare di infermiere (la nostra CRI militare), seguita nel 1899
dal Canada. Ma per trovare donne soldato nelle fila di alcuni eserciti
bisogna attendere le due guerre mondiali. Gli Stati Uniti arruolarono le
prime infermiere militari nel 1915 mentre Londra apri le forze armate al
personale femminile nel 1917 sia per rimpiazzare nei compiti
ausiliari e di retrovia i soldati maschi, la cui falcidia sui fronti
francesi era altissima, sia per non inimicarsi il movimento femminista
che nel Regno Unito era più forte che in qualsiasi altro paese. E
veniamo al secondo conflitto.
Gli Stati Uniti arruolarono tra il 1941 ed
il 1945 oltre 350.000 ausiliarie che risposero volontariamente allo
slogan "liberare gli uomini perché possano combattere"
http://www.army.mil/cmh-pg/topics/women/Women-USA.htm
:
24.
Corpo Ausiliario Femminile (Women's Army Auxiliary Corps):
Il 14 maggio 1942 il Presidente firmò la
legge che istituiva il Corpo Ausiliario Femminile dell'Esercito (WAAC).
Lo scopo principale dell'organizzazione consisteva nell'utilizzare le
donne in tutti i casi in cui è possibile, permettendo ad un numero
corrispondente di soldati di compiere funzioni di combattimento. Sebbene
l'effettivo originariamente autorizzato dal Presidente fosse stato
limitato a 25.000, già nel novembre il Corpo Ausiliario Femminile si era
dimostrato così utile, che fu autorizzato un effettivo di 150.000
arruolate. II primo centro d'istruzione del WAAC fu aperto a Fort Des
Moines, nello Iowa il 20 luglio 1942. Terminato il corso di
addestramento preparatorio, le reclute sono pronte per prestare subito
servizio di campagna. Ad esempio Le scuole di panettieri e cuochi
insegnano alle reclute i principi fondamentali della cucina militare ed
i metodi per la buona preparazione di cibi per gruppi numerosi nonchè i
principi di dietetica e l'organizzazione di pasti ben equilibrati. Le
donne assegnate ai servizi autoveicoli, apprendono non solo i principi
fondamentali di guida per autoveicoli militari, ma anche i primi
elementi dei lavori di riparazione e manutenzione. Alcune donne, che, in
seguito ad opportuno esame rivelano attitudini speciali, possono essere
assegnate a scuole per radiotelegrafisti e addette alle riparazioni
radio, oppure a corsi speciali di tecnica e di stampa fotografica, o di
riparazione di macchine fotografiche. Le WAAC rappresentano la parte
migliore della gioventù femminile americana e si sono dimostrate pari al
loro compito sotto tutti gli aspetti. Hanno compiuto i loro doveri in
maniera seria ed efficace e si sono dimostrate utilissime all'esercito.
Ogni donna arruolata nel WAAC ha differito la chiamata alle armi di un
uomo, dato che, nel calcolo complessivo del fabbisogno militare, esse
vengono considerate alla stessa stregua di un uomo. Oggi sono più di
65.000 le donne arruolate, che prestano servizio in più di 240 posti
militari, accantonamenti e campi in tutti gli Stati Uniti o oltremare ed
ora compiono importanti funzioni come autiste e come impiegate d'ordine
addette ai vari quartieri generali. I piani per ulteriore espansione
dell'esercito nell'anno solare 1943 prevedono un contingente di circa
150.000 WAAC, cioè un equivalente di circa 10 divisioni di soldati che
possono essere assegnati a servizi di prima linea. Dalla relazione di C.
C. MARSHALL Capo di S.M. Washington, D. C. 1/7/43.
Altrettanto
fece il Commonwealth Inglese, salvo le limitazioni razziali e religiose. Tra il 1939 ed il 1945 ben 640.000 donne
prestarono servizio nell'Auxiliary Territorial Army, nel Women's
Auxiliary Air Force, Women's Royal Naval Service,
come infermiere
militari, addette alla contraerea, ai comandi, agli apparati di
trasmissione, operaie ma anche come spie dello
Special Operation Executive (SOE). Gli altri due paesi che aprirono le porte
alle donne furono la Russia di Stalin e il Terzo Reich
TERZO REICH
Da Thule Italia
- 500.000 donne tedesche furono arruolate nel
Kriegshilfedienst
(Servizio Ausiliario). La maggior parte di loro, dopo Stalingrado,
vennero impiegate nell’amministrazione militare e nelle comunicazioni,
come dattilografe, telefoniste e operatrici radio, in seguito anche come
addette ai proiettori e aiutanti nelle batterie antiaeree. Con la
rovinosa china della guerra 100.000
donne ca. servirono nelle unità antiaeree della Luftwaffe. Alcuni di
questi reparti erano composti fino al 90% di donne. Si trattava comunque di reparti che
rientravano nel
Wehrmachtsgefolge, cioè il Servizio Ausiliario, non
combattente. Nel luglio del 1944 un ulteriore decreto portò
alla formazione del
Wehrmachthelferinnencorps, un vero e proprio Corpo
Militare Femminile e nel febbraio del 1945 fu autorizzata la creazione
di battaglioni femminili della Volkssturm. Nel 1945 le donne rappresentavano circa l’85%
degli impiegati, contabili, interpreti, addetti ai laboratori e
all’amministrazione nei quartier generali e nei comandi d’alto livello.
L’addestramento di base durava quattro settimane. Jutta Ruediger ricorda:
Eravamo state allevate con lo stesso spirito, avevamo gli stessi ideali
e la cosa più importante di tutte era il cameratismo, lo spirito da “uno
per tutti”. Le donne tedesche si comportarono molto bene: in una zona
della Pomerania raggiunta dai sovietici una ragazza di 22 anni distrusse
tre carri nemici a colpi di panzerfaust, guadagnandosi la Croce di Ferro.
Nel 1945 venne costituita una unità femminile, denominata Freikorps
Adolf Hitler, che fu addestrata all’uso delle granate e dei
fucili automatici. In tutto, furono 39 le donne tedesche a ricevere la
Croce di Ferro di II Classe per le loro azioni.
UNIONE SOVIETICA
La
guerra non ha un volto femminile - Svetlana Aleksievič
… Alla
seconda guerra mondiale hanno partecipato, in tutti i paesi, più di un
milione di donne: partigiane, donne soldato, artigliere, pilota da aereo
(vedi- Le streghe della Notte nella sezione Libri Free
time), sanitarie …Per scrivere il mio libro ho fatto molte
interviste, spesso in case dove entrambi i coniugi avevano combattuto,
ma era l'uomo a raccontare, mentre la donna si dava da fare per
l'ospitalità, preparava il tè e l'uomo parlava. La guerra che gli uomini
raccontavano riproponeva tutti i miti offerti dal sistema, era uno
schematismo che mi interessava poco. Una volta che un uomo era impegnato
altrove sono riuscita a parlare con la moglie, una donnina minuta, che
aveva lavorato nei reparti sanitari, quelli che percorrono i campi di
battaglia a cercare morti e feriti.....
Stalin, pur avendo abolito, nel 1936, il divorzio, aveva lanciato
contemporaneamente una campagna di alfabetizzazione di massa che aveva
garantito le scuole miste, la parità di lavoro e di salario, la
possibilità per le donne di fare carriera politica e di essere
maggiorenni a 18 anni. Il fenomeno dello stakanovismo coinvolse nel 1938, un quarto della forza lavoro sovietica,
in gran parte femminile, poiché le donne costituivano ben il 43% del
totale dell'industria. Alla fine della guerra, al fronte, ce n'erano più di
246.000 .
http://www.decima-mas.net/cgi-bin/autoframe.pl?snp=/impost.snp&frame1=/search
La nascita del
SAF
è legata in
gran parte allo spontaneismo e restò sempre volontario e
vissuto come dovere sociale, a differenza di altre armi e corpi della
Repubblica dove la
partecipazione nasceva da un obbligo inderogabile che era la chiamata
di leva. Subito dopo l’armistizio, nel puzzle di volontariato
e spontaneismo disorganizzato, si distinse il Principe Junio Valerio
Borghese che aveva ben chiare idee e fonti di finanziamento. La sua
Armata, Decima Mas, visse quasi staccata dal clima “patriottico”
repubblicano e non sarà qui oggetto di trattazione, se non per alcuni
reparti. Le prime volontarie, disposte ai più
svariati servizi non ebbero quindi altra alternativa che rivolgersi alla
Decima, senza formalità o istituzionalità, come era sua abitudine. I corsi
ufficiali del Servizio Ausiliario della Decima Mas, organizzati e guidati da Fede Arnaud Pocek, furono tre (Sulzano, BS - Grandola,
CO - Col di Luna, Vittorio Veneto TV), per un totale di circa 300
ragazze. Debbono passare alcuni mesi per vedere posto il problema a
livello “nazionale” (da Roma in su).- Nel gennaio 1944 il giornalista
Concetto Pettinato scrive su "La Stampa" un appassionato articolo nel
quale chiama a raccolta nell'ora difficile e disperata le donne
d'Italia. A Milano, in Piazza S. Sepolcro, circa 600
giovani donne si radunano spontaneamente e ribadiscono la loro volontà
di partecipare in modo attivo al conflitto, chiedendo di essere
arruolate. Situazioni analoghe si verificano in altri centri della
semipenisola. Cominciano a costituirsi spontaneamente
gruppi femminili in servizio presso i Comandi Militari regionali e
provinciali. A Torino l'insegnante Anna Maria Bardia raduna un gruppo di
ragazze che, dopo un corso di addestramento in una caserma di
Moncalieri, vengono impiegate nei reparti della Guardia Nazionale
Repubblicana di Frontiera (ex MVSN Confinaria), dando prova di disciplina, di
serietà e di attaccamento al dovere. |
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Dal
Memoriale della Vicecomandante Cesaria Pancheri DONNE IN GRIGIOVERDE
Marino Viganò. Edizioni Settimo Sigillo. Via P. Cavallini 27-29, 00193
Roma |
Luciano
GARIBALDI - Le soldatesse di Mussolini. Memoriale inedito di
Piera Gatteschi Fondelli - MURSIA. MILANO. 1995 – "E' l'unico
generale di brigata donna, ma è rimasta nella memoria di chi le è stata
vicina per il suo fascino, la sua eleganza, il suo coraggio e il suo
entusiasmo". |
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Il lungo articolo di Pettinato
“….un battaglione di donne ? E
perché no ? Il governo americano che alle donne il fucile non lo dà, ma
che si serve di loro per attirare a sé le reclute, popolandone le
vicinanze dei distretti ….. si è impegnato a gettare in pasto le nostre
figlie e le nostre sorelle alla sconcia foia dei suoi soldati d’ogni
pelle. Ebbene: perché non mandarle loro incontro con dei buoni
caricatori e un buon fucile (ndr ?) a tracolla ?”…
e concludeva .."Non esistono più interni
di case, non esistono più porte. Siamo tutti in piazza, a cielo
scoperto, allo sbaraglio da quando mariti, figli, amanti, fratelli hanno
buttato l’arma e sono venuti a nascondersi sotto le vostre sottane o
sotto quelle dei Preti… salite in soffitta, staccate il fucile dal
chiodo, spingete il vostro uomo là dove batte il cuore della Patria …..”
scatena una valanga di lettere di consenso che giunge in redazione.
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Fulvia Giuliani - Donne D’Italia - 1952 Arnia
“l’articolo dell’eminente scrittore suscitò una eco profondissima.
Migliaia di persone oltre che scrivere a Lui si presentarono ai
distretti, ai corpi al Partito (che aveva già una sezione femminile)
chiedendo di essere arruolate". Un secondo articolo di Pettinato del
26 gennaio 1944 mosse le alte sfere del partito, sembrava di essere
tornati all’autunno della Gil del 1940 (ma con soggetti diversi).
L’ispettrice dei fasci, Piera Gatteschi Fondelli, sulla base delle
esperienze italiane precedenti (decima, Gnr, Partito) e straniere
preparò in breve tempo una bozza di organizzazione che divenne decreto
il 19 aprile 1944. Un Nucleo comando ristretto aveva già iniziato a
riunirsi dai primi di febbraio a Brescia e a regime sarà composto dalla
Contessa Piera Gatteschi Fondelli dalla Dott.sa Cesaria Banchieri (Vice)
e da personale amministrativo e logistico. Dai primi dell'aprile 1944 è
già in svolgimento a Noventa Vicentina il primo Corso Nazionale
"Avanguardia" dell'opera Balilia, il cui Presidente, Generale Renato
Ricci, è un convinto assertore dell'arruolamento femminile nelle Forze
Armate. Seguiranno altri due corsi nazionali sempre dell ONB:
"Ardimento" a Castiglione olona e "Siro Gaiani" a Milano. Le ausiliarie
uscite da questi tre corsi vengono scherzosamente chiamate "Balilline"
in quanto la loro età minima di arruolamento è di soli 16 anni. In
prevalenza, esse presteranno servizio alla Guardia Nazionale
Repubblicana. Distintivi e fregi naturalmente erano della GNR (La Gnr
aveva assorbito le funzioni di MVSN e Carabinieri). I corsi regolari del
SAF iniziano invece a Venezia a partire dal 1 maggio 1944 (Venezia I -
fino al 18 giugno). L’ultimo, il 6°, si terrà dal 1 marzo 1945 al 18
aprile 1945 a Como. A questa data il corpo conta quasi 5.000 aderenti
(ma si stima di più con le altre della X e delle altre formazioni) e
finora sono cadute in conflitto 25 saffine (+7 disperse). La disciplina
tipica militare era un optional per queste giovani italiane, tanto che
non poche diedero del filo da torcere ai comandanti donna e uomini.
Quando non le trovavi pensavi sempre il peggio o erano state ammazzate o
erano in prima linea. |
Trovo
dunque la florida Rita. (Spero che le daranno i galloni, perché ha
proprio l'aspetto classico del "sergentone). Con le sue avventure, mi
mette subito fuori combattimento. Proclama infatti, con la sicurezza del
trionfatore: - Io ho fatto dei viaggi coi posti mobili di ristoro, cara
mia! - Eh?! La faccenda dei posti mobili di ristoro, dovete sapere, è il
punto nevralgico delle ausiliarie. Già, perché tutte ci volevamo andare,
a questi posti mobili di ristoro, con l'idea - più o meno segreta - che
fosse l'unico modo, per noi, di andare al fronte. Ma poi, di posti
mobili di ristoro non ce ne sono stati abbastanza per tutte e quindi ... Il che è il tarlo che ci rode. Per la prima volta dopo
le tragiche giornate dell’armistizio esce lo 'Spaccio volante' da... Sono le otto. Noi ausiliarie, insieme a
due soldati - giornalista e fotografo - partiamo trepidanti e felici.
Costeggiamo il mare liscio come l'olio. L'acqua ha delle meravigliose
sfumature che vanno dall’azzurro-verde al cobalto cupo, e questa
meraviglia fino a.... Qui il panorama cambia: del ridente paese non è
rimasto che un mucchio di macerie. I bombardieri nemici vi si sono
abbattuti con sadica ferocia. Solo il campanile della chiesetta, mezzo
stroncato, dall’alto fa la guardia a questa immensa rovina. Gruppi di
alpini incontrati per strada ci fanno segno di fermarci, ci attorniano
festosi. Togliamo dallo spaccio grappa, vino, salame, formaggio,
biscotti, caramelle, aranciate.
....Ma le ausiliarie non vollero costituire una preoccupazione. Arrivarono
in quei giorni, numerose, le lettere che dicevano:
“In caso di
cattura prego il comando a non far passi per ottenere la mia liberazione
con lo scambio di ostaggi”. Così erano, materia incandescente da cui
si sprigionavano scintille di fede, bagliori di entusiasmo. Così erano
impastate di eroismo e di follia. |
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In
corsivo i brani tratti dal sito
http://www.italia-rsi.org/farsiausiliarie/ausiliarie.htm
a cura di Servizio Ausiliario Femminile nelle Forze Armate della
RSI - NovoAntico Ed. Maggio 1997. C.P. 28 10064 Pinerolo (TO)
Era un mondo femminile difficile da guidare e
capire, perché è sempre difficile sondare l'impulso del sentimento
piuttosto che quello della ragione. In epoche in cui l'equilibrio si
rallenta per il prevalere delle passioni contrastanti, i contorni delle
cose si deformano ed è difficile cogliere l'essenza della realtà. Il
clima spirituale di queste ragazze era arroventato dal riflesso delle
passioni, che avevano diviso il paese. Esse erano intransigenti, come la
giovinezza, incapaci di comprendere i compromessi di cui la vita è
intessuta. Era un mondo dove metalli diversi cercavano, nel comune
crogiuolo, un'unica tempra: la tempra che creò l'ausiliaria. Ognuna
recava un bagaglio di idee e d'illusioni, ognuna credeva nei miracoli e
disprezzava il buon senso come indice di debolezza. Nel comando vedevano
un organo burocratico, che creava difficoltà ai loro piani, che gettava
acqua sulle loro passioni. Ausiliarie strampalate inviavano piani che
avrebbero dovuto mettere in sesto qualche servizio della repubblica.
Altre, nell'entusiasmo verso i soldati, chiedevano di raggiungere il
fronte e magari trascinate dal loro sogno, abbandonavano il posto per
raggiungerlo. Poi erano fermate sotto l'accusa di diserzione e il
tribunale militare applicava come punizione proprio quello che
desideravano: il fronte. E allora colloqui con i generali per spiegare
che le ausiliarie disertavano per raggiungere il fronte e che quindi
bisognava punirle diversamente per l'indisciplina.
E tra le ausiliarie
c'erano comandanti inquiete a cui non bastava la responsabilità del
comando, ma spiravano a realizzazioni più ampie. Rimproveravano al
comando un'azione senza voli di fantasia, non approvavano la selezione
degli elementi, il controllo dei requisiti, avrebbero aperto le fila a
tutte coloro che lo richiedevano perché consideravano la partecipazione
alla guerra una catarsi rigeneratrice. La “Stampa” di Torino iniziò un
attacco dicendo che il Comando generale aveva una concezione monacale
del S.A., mentre decine di migliaia di donne avrebbero potuto entrare
nei quadri del S.A.E c'erano le ausiliarie che ovunque vedevano il
tradimento, il disfattismo, la sfiducia e invocavano interventi, che non
avvenivano per l'impossibilità di agire in base a semplici intuizioni,
anche se in tutti era la convinzione che molte cose andassero a rovescio
per il tradimento annidato negli stessi comandi militari.
Questo loro frequentare le zone a rischio le metteva a repentaglio di
imboscate partigiane ed allora non c’era scampo, era più facile che si
salvasse un fascista che una del Saf. La vita delle ausiliarie
prigioniere dipese dal caso, dalle vicende e dall'umanità dei
partigiani. Non vi era legge di guerra a salvaguardare il diritto del
soldato.La comandante di Novara con due ausiliarie fu catturata con un
gruppo di soldati in una stazione sulla linea Novara-Torino. Un gruppo
di partigiani assalì il treno. Soldati e ausiliarie sotto la minaccia
dei mitra dovettero scendere e seguire i partigiani verso la montagna.
Furono tolte le scarpe ai prigionieri, che camminarono scalzi, nella
notte, dormirono di giorno nei pagliai per riprendere la tragica marcia
La notizia arrivò al comando suscitando dolore e sbalordimento. Poi un
giornale pubblicò la notizia della fucilazione. Una volta tanto la
notizia non era vera. Arrivarono invece le proposte dei partigiani per
lo scambio. Chiedevano 18 partigiani, ostaggi nelle carceri. Molti erano
in mano dei tedeschi. Pregammo il federale Porta, che ci pose a contatto
col generale Tensfeld a Monza. I tedeschi mollarono quattro partigiani,
otto i nostri, e lo scambio si effettuò sulla base di 12.Fu don Riva, il
nostro cappellano, che andò a prenderle in consegna … |
Una infuocata polemica percorse il mondo
politico italiano quando Piera Gatteschi Fondelli venne citata nel
II volume di "Italiane", donne che hanno
nobilitato la vita del Paese, curato, pagato e distribuito gratuitamente dal
dipartimento delle Pari
Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri (Ministro
Stefania Prestigiacomo, che raccoglie le biografie di 247 donne, ricche e povere, del nord e del sud, raffinate e incolte,
belle e meno belle, umili e proterve.
Il ministro si era prefissata lo scopo, tutto
femminista, di catalogare le donne alle quali tutta l’Italia deve
un grazie ed ha il dovere civile di coltivarne la memoria. La Gatteschi
Fondelli, si disse da parte dei critici, era inclusa in una variegata
compagnia. In mezzo ai
nomi di artiste, scienziate, atlete, sindacaliste, partigiane troviamo
anche questo e quelli di Luisa Ferida amante di Osvaldo Valenti (Banda
Koch), Edda Ciano, figlia del Duce, l'amante di questi Claretta Petacci, Rachele Guidi in
Mussolini, moglie ufficiale, e Margherita Sarfatti, biografa del Duce. Una assortita compagnia per una
esigenza che sembrava essere tutta del ministro. |
Alida Valli
Alida
Maria Laura Von
Altenburger Baronessa di Marckenstein e Frauenberg, in arte Alida Valli
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Ma il volto che compare nei
manifesti (vedi sotto) delle ausiliarie ha gli occhi e i lineamenti di una grande attrice del tempo e
del dopoguerra, Alida Valli,
istriana di Pola dal 31 maggio 1921. Dopo aver frequentato il Centro
Sperimentale di Cinematografia esordisce adolescente nel film I due
sergenti (1936). Il successo giunge nel 1939, con due commedie dei
"telefoni bianchi" dirette da Max Neufeld: Mille lire al mese e
Assenza
ingiustificata. Famosa in seguito resterà la scena di Stasera
niente di nuovo (di Mario Mattoli, 1942) dove canta la canzone
"Ma l’amore
no"di Giovannino D’Anzi. Il personaggio che la impone definitivamente,
facendola al contempo diventare una delle "fidanzate d'Italia", è quello di Luisa in
"Piccolo mondo antico" (1941) dell'ammiratore e
spasimante, il grande Mario Soldati.
La trasferta hollywoodiana nel dopoguerra non la vedrà a proprio agio ne
"Il caso Paradine" (1948) di Hitchcock ed appena più convincente ne
"Il
terzo uomo" (1949) di Carol Reed. Ma è al suo ritorno in Italia che
l'attende il ruolo più significativo della sua lunga carriera. Nei panni
della contessa Livia Serpieri, passionale e tormentata protagonista di
"Senso" (1954) di Luchino Visconti, ella si ritaglia un posto di prim'ordine
nella storia del cinema nazionale: il torrido amore tra l'affascinante
nobildonna ed il giovane ufficiale austriaco, sullo sfondo d'un
Risorgimento finalmente non di maniera (sunto estratto da rai Italica). I suoi successi
continuano anche in teatro e al cinema fino ad anni recenti (ha girato
più di 100 film e riceve l'Oscar alla carriera nel 1982. Il suo ultimo
film è "La sconosciuta" di Giuseppe Tornatore del 2006
(anno della sua morte).
t:/ |
La situazione oggi
Dal 1999 l’accesso delle donne
alle forze armate è legge. Il loro apporto spazia in tutti i campi
compreso l’aerea operativa. Nel far questo ci si è ispirati ai più
recenti modelli di servizio femminile nell’ambito Nato. In Francia le
donne vengono reclutate da circa 50 anni ma solo da quattro sono state
tolte le quote massime fermo restando il divieto di accesso ai corpi
speciali. Nel complesso le donne rappresentano circa il 10% del
personale militare francese.
Nel Regno Unito le donne vengono impiegate in quasi tutti i ruoli ad
esclusione dei Royal Marines, Sas e sottomarini. Le donne costituiscono
solo l'8 % del personale delle forze armate inglesi. In Germania, pur
presenti da 30 anni, avevano l’accesso precluso a tutte le specialità
sanità esclusa. Nel 2001, a seguito di specifica sentenza della Corte di
Giustizia europea, la Germania ha aperto il reclutamento femminile in
tutti i ruoli delle forze armate, anche in quelli operativi. Attualmente
il personale femminile costituisce il 4% dei componenti delle forze
armate. La Spagna incorpora personale femminile dal circa 15 anni. Solo
da quattro però le donne sono ammesse anche nei ruoli combattenti.
Attualmente le donne costituiscono il 9% del personale militare
spagnolo. |
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DOPOGUERRA Il boogie-woogie, colonna sonora dell'Italia che voleva
lasciarsi alle spalle gli orrori e le ristrettezze della guerra, riempie
la sala da ballo. La voce metallica di un altoparlante interrompe la
musica. Nella palestra di corso Monte Grappa trasformata, più con la
fantasia che con i mezzi, in un locale da ballo si diffonde questo
appello: "L'ex ausiliaria fascista, Mxxxxxx, è pregata di
abbandonare la sala", un caldo giugno del 1945. Tra i ballerini cala il
gelo. Una ragazza di vent'anni lascia il suo cavaliere e in tutta fretta
si allontana, approfittando del momento di confusione. Le ferite sono
ancora aperte e per l'ex repubblichina non c'è tempo per riflettere: la
festa è finita. Almeno per lei: «E non fu la sola volta che la mia
passione per il ballo ha rischiato di tramutare un pomeriggio diverso
dal solito in una tragedia». Poche settimane dopo, infatti, la ragazza
riesce a convincere nuovamente la madre ad accompagnarla nei locali
della scuola di piazza Martinez, altra improvvisata balera.
Qui, la
giovane ex ausiliaria della Decima Mas, viene riconosciuta da un
gruppetto di partigiani che le si avvicinano con un'aria alquanto
minacciosa. La salva solo il pronto intervento di un inglese, al quale
poco prima la giovane aveva raccontato la sua storia pericolosa di
fascista intenzionata a non rinnegare la propria fede. Al gentleman che
chiede cosa stiano facendo, i partigiani replicano: «E' una fascista»
e
lui, con humor tutto inglese commenta:
«Finalmente una, in Italia
non si trovano più fascisti». Per la M. è la salvezza. Poi, col passare
delle settimane, la sete di «vendetta» si placherà e i successivi balli
avranno tutti un andamento assai più tranquillo. «Sono partita nel 1944
- racconta Nicoletta, genovese cresciuta in una famiglia di fascisti
assai tiepidi - perché credevo in quegli ideali. Anche se la sconfitta
si intravedeva ormai dietro l'angolo, mi sembrava giusto. E poi, a quell'età, la speranza esiste sempre». Alle spalle la classica trafila
di chi è nato nel Ventennio: figlia della lupa, piccola italiana,
studentessa della Gil. Da Sondrio, nella Polizia di Frontiera, il passo
successivo è al corso della X Mas, quella guidata da Junio Valerio
Borghese. «Finito il corso la comandante generale del corpo femminile,
Fede Arnaud, mi incarica della propaganda e dell'arruolamento nel nord
Italia. Per l'ausiliaria N. M. sono mesi di viaggi senza avventure. E
lei, che sogna di essere inviata in prima linea, ne soffre.
Si rifarà dopo il 28 aprile, quando la notizia dell'uccisione di Benito
Mussolini e di Claretta Petacci rischia di far degenerare una situazione
già molto difficile. |
In Italia, a circa sei anni
dall’inserimento femminile, le donne
rappresentano, circa il 3% del personale della forza armata. Le donne
attualmente presenti nell’E.I. sono ripartite tra tutte le
categorie, ovvero ufficiali, marescialli, volontari. Sin dal 2001, il
personale femminile dell’Esercito è stato impiegato nelle operazioni di
sostegno alla pace, come Nato-Sfor, Nato-Kfor, Enduring Freedom condotte
fuori dal territorio nazionale, come pure nelle operazioni di
prevenzione di atti terroristici in patria.
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I giorni dopo il 25 aprile e l'Italia liberata in
festa, sorprendono le ausiliarie e i marò della X Mas a Lonato, a pochi
chilometri dal lago di Garda, dove si consumano gli ultimi giorni del
Regime. Borghese organizza un'autocolonna e porta il suo giovanissimo
esercito a Milano. "Qui - prosegue Nicoletta per qualche giorno siamo
rimasti asserragliati in due palazzi di piazzale Fiume, oggi piazza
della Repubblica, a due passi dalla stazione centrale. Poi, il
comandante riesce a trattare la resa con i capi partigiani e, ottenuta
l'assicurazione che nessuno ci torcerà un capello, libera gli
assediati". Sono i giorni in cui, tra le vie di Milano, non è difficile
imbattersi in donne rapate a zero, con la testa cosparsa di minio e con
al collo il cartello con la scritta: fascista. Nicoletta, insieme a tre
amiche si nasconde nel Piccolo Cottolengo di don Orione. «Noi
raccontammo di essere delle studentesse, ma lì capirono immediatamente
la realtà. In una stanza vicina alla nostra c'era una vecchietta che ci
ripeteva: state attente. Scoprimmo il perché solo il giorno in cui due
uomini armati e un prete vennero a prelevarla». Era la governante di
Osvaldo Valenti e Luisa Ferida, i due attori della Repubblica Sociale,
uccisi dai partigiani. «Capimmo di essere in pericolo e allora scappammo
di nuovo». Era maggio. Il gruppo di amiche si separa. In questi giorni
si è gia in parte consumata la tragica fine di tante ausiliarie.
Spacciate quelle che sono in Istria, spacciate quelle che sono nelle
zone più calde del partigianato, il mucchio più grosso a Nichelino
Torinese. La lista cautelare delle cadute si allunga a 200, per la
maggior parte fra il 26 aprile e Giugno, ma si arriva anche al 47. |
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