LA SECONDA GUERRA MONDIALE

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I MORITURI DEL MARETH  

TUNISIA 1943 - LA BATTAGLIA D'ARRESTO

LE BATTAGLIE DI MARZO 

MARETH GLORIA DEI BERSAGLIERI 

5° REGGIMENTO

Il Comando del Reggimento ed i Btgg. XIV° e XXII si erano trasferiti in gennaio a nord-ovest di Gabès (Tunisia), alle dipendenze della “Centauro”, mentre il XXIV° Btg. e la 5° MOTO, sbarcati l’11 dicembre, erano a disposizione della 5a Armata Tedesca.

 

Il Col. Luigi Bonfatti, che ai primi di febbraio dispone ancora del solo XIV° Btg. (Magg. Ceccotti), riceve l’ordine di portarsi al Km. 35 della rotabile Gabes-Gafsa, per partecipare all’azione controffensiva denominata “Brezza di Primavera”. Viene occupata Gafsa poi Feriana e Thelepte. Contro il passo di Kasserine, dove il nemico si è organizzato a difesa, è lanciato il Btg. di Ceccotti, appoggiato da un Gruppo da 65/17 e una Compagnia Cannoni. Nonostante l’impervio terreno e la fitta reazione di tutte le armi la Compagnia del Cap. Todaro, seguita da un’altra, riesce a superare quell’obiettivo contro cui i tedeschi s’erano fermati. Il Btg. persevera nell’azione per qualche Km., ma poi, per non rimanere isolato s’arresta. Il Col. Bonfatti, che intende verificare la situazione delle retroguardie americane e se possibile collegarsi col Menton, salta su una moto e, con l’aiutante maggiore, un sottufficiale e un porta ordini, supera i propri reparti e si spinge sulla pista Kasserine-Tebessa. Una raffica proveniente dalla retroguardia nemica in ripiegamento lo fulmina.

“La mattina del 21 febbraio 1943 – scrive il Gen. Rommel – mi recai sul posto di Kasserine…..Da Bulowius appresi che durante l’assalto lo slancio dei Bersaglieri aveva dato eccellenti risultati. Purtroppo il loro Colonnello era caduto in quell’azione”. 

 

L’operazione Brezza di Primavera, non è andata come Rommel aveva sperato e forse non poteva andare altrimenti. Al meglio avrebbe allungato la guerra di altri 6 mesi, 6 mesi inutili da mettere nel conto dei 32 già trascorsi qui in Africa. Montgomery è appostato molto oltre la vecchia linea Francese del Mareth, oltre Medenine. E’ da tempo che non si fa vivo, è sicuramente armato fino ai denti ma con gli uomini che sono a  pezzi o nuovi alla guerra perché appena arrivati. Un timido attacco a sorpresa (operazione Capri) di Rommel alle avanguardie alleate (a Medenine dal 17 febbraio), viene subito rintuzzato e rimandato al mittente. Ancora una volta Von Arnim non collabora e per giunta ha perso 15 Tigre su 19 su a Nord il 26/2. Dalla Sicilia riusciranno a rimpiazzarglieli solo in parte.  

Alle 20,30 del 6 marzo sono gli anglo-americani  a replicare. Si apre la fase che sarà detta di “El Hamma-El Guettar. 400 carri armati e 500 cannoni inglesi erano appostati a  Medenine pronti a riceverci con la relativa copertura aerea che segnalava ogni movimento nemico. Rommel disorientato lascia sul terreno circa 50 carri dei pochi che ha il Dak. 

Ordine del giorno del comando divisione GGFF. - Tutti i reparti hanno agito con ardimento, assolvendo i compiti loro affidati. Il 57° Bersaglieri superando forti difficoltà ha raggiunto gli obiettivi fissati. Al 57° battaglione dell’8° reggimento, al maggiore Bassi e a tutti i reparti vada il mio compiacimento. - Firmato gen. Nino Sozzani. Un ugual encomio venne dal Col. Gherardini. 

Sten. Acciaro del genio Guastatori. Stavamo ultimando i varchi, quando dietro le dune vedemmo spuntare i primi reparti di bersaglieri..poi le colonne si infilarono nella zona minata. Il fuoco nemico non le scompigliò e andarono oltre. Nella Notte coi miei uomini che avevo lasciato ai varchi rientrarono. Senza elmetto col Fez al vento, imponenti nella calma, mi colpirono…..

Stavamo difendendo un fronte di oltre 6oo km, dove erano più i buchi che le toppe. Rommel voleva ritirarsi su Enfidaville accorciando il fronte di 150 km. Di 140.000 tonn. mensili di rifornimenti ne arrivava 1/3. Oltre il Djebel Tebaga che faceva da sponda con  le colline di Matmata al Mareth ma di più a El Hamma  e alle depressioni (Gerid)  si muovevano gli africani di Leclerc. Noi potevamo opporre solo il nostro Lodi (Cavalleria blindata) e le sahariane di Mannerini. Inutile dire che di azioni offensive non si poteva parlare. Cosa facessero e che intenzioni avessero gli americani da 4 mesi in Africa con centinaia di migliaia di uomini non si sapeva. Era come nella grande guerra quando aspettavano che il nemico cadesse da se ?. Alla fine riuscirono a mettere in campo 4 divisioni poco più di 60.000 uomini. L’unica a muoversi era l’aviazione che arava in continuazione il fronte e le retrovie.

 Il Fuhrer mi conferì l’onorificenza della fronda di quercia con spade e brillanti, per il resto tutto rimase come prima. Gli sforzi da me compiuti per portare i miei uomini in salvo sul continente rimasero vani.

 

Rommel, furioso per le reazioni negative di Roma e Berlino lascia l’Africa (9/3). Non vi farà più ritorno, ma tutti continueranno a credere che c’era. 

El Guettar 
Intanto, il comando del 5° Bersaglieri è assunto dal Col. Ramondini il quale, con i resti del XIV° Btg. , ormai ridotto alla forza di una Compagnia, si porta il 13 marzo sul rovescio delle posizioni di El Guettar, dove è schierato, con la “Centauro” anche il XXII° Btg., già impiegato sul fronte della 5° Armata. L’altro Btg., il XXIV° (Magg. Testa), con la 5° Compagnia bers. motociclisti (Cap. Romagnoli), era dislocato nel settore di Kairouan (5° Armata Arnim). Travolta Gafsa e El Guettar si taglia fuori il Mareth fino all’Akarit. Ad El Guettar, nonostante il loro moderno ed esuberante armamento, gli americani “non riuscirono a progredire di un passo” e per dodici giornate “che valgono da sole tutta un’epopea” (Messe), furono annientati dal valore della “Centauro” che, su un fronte, di 70 Km, poté resistere anche per l’indomito valore del 5° Rgt. Bersaglieri. Solo il 31 marzo, quando la situazione è ristabilita dall’intervento di mezzi controcarro della 21° Divisione Corazzata tedesca, i superstiti della “Centauro”, riuniti in un Gruppo di combattimento affidato al valoroso Col. Ramondini, si affiancano alla 10° Divisione Corazzata Germanica. Alla fine di Marzo, il XXIV° Btg., rinsanguato da complementi, e la 5° Compagnia moto, insieme a elementi del 10° Bersaglieri vanno a costituire una riserva mobile. L’8 di aprile dopo aver contenuto l’attacco di un Battaglione di marocchini, il Btg. ripiega coi 200 bersaglieri superstiti, condotti dall’avveduto valore del Magg. Rotelli riunendosi al 5° ormai arretrato sulla linea di Enfidaville e passato anch’esso alle dipendenze della 1° Armata Italiana. 
 

Si cerca intanto di chiudere la porta a El. Hamma, e di resistere  ad oltranza sul Mareth. La stretta di El Hamma Gabes non è come quella di El Alamein. A differenza di quella, questa non supera i 30 Km. Tutta la viabilità era stata riprogettata con lavoratori civili, postazioni e le scarse forze della Centauro che guardavano a Ovest verso gli americani a Gafsa. Avevamo 2/3 della forza del nemico, inferiori sugli armamenti e ancor più nei mezzi corazzati 94 noi contro i loro 620 e nelle autoblindo 66 contro 192.

Alle 20,30 del 16 marzo si scatenò l’inferno sul fronte, come una replica a El Alamein. Montgomery puntava a chiudere il conflitto entro fine  mese. Per i capisaldi erano stati scelti nomi suggestivi: “Biancospino”, “Betulla” …. Il “Biancospino” e il caposaldo “P.due” era affidato al X°/8°.; “Larice” (“P.uno”) e “Tiglio” (“P.uno bis”) all’XI°/8°., mentre il LVII° Btg/8°, passato il 18 marzo in 2° Scaglione, presidiava i capisaldi di “A.uno” e “A.due”. Ma se i bersaglieri dell’8° Rgt. resistono, cedono di schianto due posizioni adiacenti, “Betulla “ e “Biancospino”, tenute da 5 Compagnie del Rgt. tedesco “Granatieri d’Africa”, ed il nemico può prendere di rovescio il caposaldo “Trifoglio” presidiato dal X°., che è sommerso dopo furibonda lotta. Gli inglesi si gettano allora sul caposaldo dell’XI° Btg., ma il tentativo è infranto. Ai primi albori, al V° Btg ex dell’8° e ora del 7° è dato il compito di attaccare il caposaldo “Betulla”. Agli ordini del Cap. Givone, i nuclei fucilieri delle Compagnie 1° e 2°, pur sottoposti a tre ore di intenso fuoco di artiglieria e mortai, si lanciano contro le trincee nemiche. Attori di episodi eroici sono pure due plotoni fucilieri della 3° Compagnia, trascinati dal Ten. Guineani. Il mattino del 22, sopraffatto il caposaldo “Timo 2”, l’attaccante prova contro il “Timo 1”. E’ respinto. Nella stessa giornata la 15° Divisione corazzata germanica contrattacca e gli inglesi sono ricacciati dai capisaldi “Betulla”, “Trifoglio”, “Tamarindo” e “Timo 2”, mentre il “Biancospino” sarà rioccupato da arditi e “Giovani Fascisti” il giorno 24. Su questo importante settore, la reazione delle armi italiane aprì vuoti spaventosi nelle schiere nemiche, distruggendo numerosi carri. Per 3 giorni – 21, 22, 23 marzo – incessante fu contro i bersaglieri dell’8° il martellamento delle artiglierie e l’urto dei mezzi corazzati. Tuttavia, ripetuti contrassalti del LVII° Btg. (Magg. Bassi) riuscirono ad infrangere ogni tentativo avversario anche ai capisaldi “A. uno” e “A. due” avvolti e isolati.

Come a El Alamein i vani sforzi iniziali vennero decuplicati dal 21 marzo, mentre i neozelandesi hanno già preso il  Passo di Tebaga e si rischia l’aggiramento. Montgomery subisce gravi perdite tanto che è costretto a rimangiarsi parzialmente la parola, coi messaggi che manda a Londra: messaggi drammatici "ferma, disperata resistenza". (soprattutto con i tedeschi della V Armata di Arnim che ha ancora mezzi efficienti e non è appiedato come Messe. Attribuisce a Rommel, che non c’è più, meriti che sono di altri). Churchill fu costretto ad ammettere la parziale  sconfitta e Montgomery chiese due settimane di tregua. La spaventosa lotta era durata sei giorni.  “Ammucchiati i cadaveri inglesi di fronte ai nostri capisaldi”; annientate Unità famose, come la “Brigata Guardie”, i Btgg. “Black Watch” e “Durham Light” della 30° e 51° Div. ; ridotti in briciole I 50 carri della 23° Brigata Corazzata.

  Messe, commentando la sconfitta inglese scrive: le Divisioni combatterono con grande valore e magnifico slancio, superando in bravura i tedeschi…. Ben diverso epilogo avrebbe potuto avere l’azione (contrattacco della 15° Div. Cor. tedesca) se questa incrollabile barriera di punti di appoggio fosse caduta in mano al nemico… Tutte le truppe italiane tennero meraviglioso contegno, ma una parola di particolare elogio va all’eroico 8° Bersaglieri che superò se stesso”. E accennando al comportamento della truppa soggiunse: “Durante il furibondo attacco inglese alla posizione di resistenza della Div. “Giovani Fascisti”, episodi epici hanno perfino indotto l’Ufficiale di collegamento germanico a segnalare l’ammirazione dei reparti tedeschi che ne erano stati testimoni”  

L'encomio del suo comandante di Plotone tenente Zolfanelli per una ricompensa non ha seguito per il crollare degli eventi. Dal 20 aprile lo scontro si riaccende violento a Ovest di Biserta: affiancato dai resti del 10° costituiscono ormai solo un sottile velo con l'ausilio della compagnia controcarro. La notte del 29 aprile dante viene fatto prigioniero. Resta per un breve tempo in mano a France Libre, poi viene consegnato agli americani che hanno bisogno di braccia negli Stati Uniti.  Sbarcato a New York da qui raggiunge il Nebraska per un breve periodo. Rientrati a Nuova York i prigionieri sono impiegati in un grande campo di smistamento e passaggio dei militari che raggiungono l'Europa per lo sbarco di Normandia. Tre anni passano in fretta e nel 46  c'è il ritorno a casa sani e salvi. 

  ...Dopo alcuni mesi di convalescenza, il Sergente Dante Manzini riprende il suo incarico a Siena nel plotone a.a 20 mm Breda. Le notizie dal fronte africano, dove tanti altri bersaglieri si battono da oltre un anno, non sono buone. Si richiede di nuovo la presenza della Centauro e del suo 5° Bersaglieri. Il tempo di approntare i trasporti e le scorte e il reggimento  raggiunge via aerea la Tunisia il 7 gennaio 43. La fama di Rommel, dopo tre mesi di sganciamenti in ritirata, è rimasta intatta e conta ancora, in faccia al nemico, quanto due divisioni. Mentre la sua ultima zampata a Kasserine raccoglie anche i nostri bersaglieri del 5° (gruppo Bonfatti) all'inseguimento degli americani, al sud, al Mareth si compie il secondo miracolo dei bersaglieri dell'8°che inchiodano gli inglesi. Il battaglione di Manzini, schierato nel punto di cerniera dei due fronti, a El Guettar ha di fronte gli Americani e qui da metà marzo ai primi di aprile ha luogo un altro epico scontro " Da alcuni giorni infuriava la battaglia, i capisaldi venivano sgretolati e quasi annientati dai massicci bombardamenti. Il 22 marzo gli americani ormai convinti di non incontrare alcuna resistenza si erano mossi alla conquista dell'ultima linea. Una compagnia del battaglione viene inviata ai capisaldi 4 e 9 bis nella notte mentre il combattimento si svolge in tutta la sua intensità. Un comandante di un battaglione tedesco sulla sinistra della posizione il mattino non vede più alcuna reazione dalle posizioni italiane. Punta il binocolo e vede d'un tratto un sergente risalire una buca e far partire raffiche che si abbattono sui plotoni nemici che sorpresi e sbigottiti volgono in precipitosa fuga. Calò la sera, le artiglierie nemiche cessarono il tiro. I pochi superstiti, laceri e intontiti emersero come fantasmi dagli anfratti del terreno e per altri 3 giorni attacchi nemici condotti anche con mezzi corazzati vennero stroncati. Raccolti sul caposaldo 10 tutti i superstiti compresi alcuni del 7°, artiglieri e carabinieri si affronta il 2 aprile l'ultimo assalto. Di un intero reggimento non restano che 5oo uomini.  
Nel suo famoso discorso prima della battaglia di El Guettar, Patton disse ai suoi ufficiali "Gentlemen, tomorrow we attack. If we are not victorious, let no man come back alive” "Signori, domani attacchiamo, se non vinciamo è meglio che non ritorniate vivi"   Bollettino n.1031 del 22 marzo 1943
"In Tunisia, dopo intensa preparazione di artiglieria, il nemico ha iniziato ieri una violenta offensiva contro i settori centrale e meridionale del fronte. Aspri combattimenti sono in corso. L'aviazione dell'asse partecipa alla lotta battendo le retrovie avversarie e le colonne in movimento".

Ma Londra insistette per riprendere l'offensiva subito. 

Gli anglo-americani a fine Marzo potevano schierare in Nord Africa. 

Sul fronte Sud L'8 armata inglese su 2 c.d.a. il X Gen. Horrocks (1a e 7a corazzata) e il XXX Gen. Leese (50a., 51a e 4a indiana) al comando d Montgomery. 

Sul fronte occidentale (Algeria) la 1a armata inglese su 2 c.d.a il V Gen. Allfrey (1a., 4a e 78a) e il IX Gen. Crocker (46a e 6a corazzata) al comando del Gen. Anderson e il II cda Usa Gen. Bradley (1a, 3a e 9a fanteria 1a corazzata) e il XIX cda francese (truppe coloniali) 

  Il 26 MARZO con le nuove forze corazzate provenienti dall'Egitto, Montgomery riesce a scardinare il sistema difensivo del Mareth.  (Messe scrive "..siamo impotenti, di fronte agli stormi alleati che "oscurano il sole". Il territorio che teniamo è come un goccia caduta su un tavolo al sole. Si restringe a vista d’occhio.
28 MARZO -
Le truppe della 1à armata italiana ripiegano sulla linea dell’ Uadi Akarit (a nord-ovest di Gabès, oltre la stretta di El Hamma) dove si sono spostate gran parte delle truppe italo-tedesche: il ripiegamento è lento e ordinato, il contatto con il nemico continuo. L’operazione, condotta dal gen. Messe, viene completata in maniera soddisfacente entro i primi giorni di aprile. Ma le perdite sono state molto pesanti per entrambe le parti. Patton con i suoi carri armati non vede ora l'ora di avanzare, di sfondare e di andarsi a prendere finalmente un po' di gloria. Eisenhower che ha fissato il proprio comando ad Algeri assume di persona le operazioni, affermando "la guerra è fatta di mezzi, mezzi e ancora mezzi". E di mezzi Eisenhower ne ha a volontà.

  Sulla battaglia del Mareth, giunse una lunga relazione di Messe a Mussolini, che il duce più tardi così commentò "...in quella relazione distribuiva più elogi agli inglesi che non alle forze italiane; eccessivi tali riconoscimenti ai nemici che si rifrangevano anche sugli italiani, in quanto dimostravano che i nostri soldati avevano combattuto contro soldati non di seconda classe ma di prima classe. 

Quando Messe venne catturato a fine conflitto e trattato da Re dagli inglesi Mussolini ebbe a dire:  “Oggi, alla luce del tradimento particolarmente obbrobrioso di Messe, ci si domanda se tutto ciò non fu calcolato e intenzionale, in vista di una cattività che Messe non poteva escludere dal novero delle possibilità. E' altresì indubbio che Messe, attraverso la sua relazione, godé di una immediata buona stampa in Inghilterra, ed è altresì documentato dalle fotografie che, giunto in volo nei pressi di Londra, il Messe fu accolto da uno stuolo di generali non come un prigioniero e italiano per giunta, ma come un ospite di riguardo" (Articolo di Mussolini, pubblicato sul Corriere della Sera del 1945, poi raccolti insieme ad altri  in "Il tempo del bastone e della carota").

Erano suoi soldati le medaglie d'oro
Francesco Rismondo (grande guerra)
Nicolò e Giuseppe De Carli         "
Alberto Riva di Villasanta            "
Riccardo Bombig Albania 1939
Giovanni Padovani Africa Settent.
Achille Formis          "
Giacinto Cova          "

Altre ricompense individuali 16 Croci di Cav. dell'O.M.S., 664 argenti, 850 bronzi.

l'8° reggimento era stato di caserma a
Palermo nel 1871/73 Milano 1873/79
Treviso 1879/82        Reggio E.1882/85
Napoli 1885/87           Asti    1887/92
Torino 1892/97        Ancona 1897/99
Napoli 1899/05       Palermo 1905/13
Verona 1913/20      Firenze 1920/26
Verona 1926/43

 

8° REGGIMENTO

Con le ultime operazioni in Tunisia si chiudeva l'epopea dell'8° dopo cento anni di vita, partiti da quel'III e V Btg. costituiti dopo la campagna del 1848. A questi si era aggiunto il XII, quello di Porta Pia, che costituiranno sempre l'organico tradizionale. Il III nel 1915 era rimasto in Colonia e il reggimento come tutti gli altri aveva costituito il battaglione Ciclisti operante sotto comandi superiori. Agli ori collettivi di questa campagna si aggiungeva l'Argento della Grande Guerra e 4 bronzi. Erano stati, fra gli altri, suoi comandanti, in questo secolo, Giovanni Maggiotto, Alessandro Pirzio Biroli, Ugo Conti, Umberto di Giorgio, Giulio Brunelli, David Borghini, Giorgio Bonansea, Ugo Montemurro, Umberto Gentile, Claudio Gherardini e

Antonio Giardina:  n. a Patti nel 1856. Nel '98 al comando di un battaglione del 157° fanteria meritò nei moti di Milano la medaglia di bronzo. Colonnello nel 1905 comandò l'8° reggimento bersaglieri e nel terremoto di Messina (1908) ebbe la medaglia di benemerenza. Maggiore Generale comandante la Brigata Aosta nell'11, in questo anno partì per la Libia e quale com.te la 2ª Brigata speciale del corpo di spedizione ebbe la croce d'ufficiale dell'O.M.S. - All'inizio della guerra contro l'Austria comandò la Brigata Aosta poi passò al Com.do della Divisione speciale bersaglieri nel '16. Nello stesso anno fu promosso tenente generale. Comandò le Divisioni territoriali di Genova e poi di Milano e nel '20 passò nella riserva. Nel '25 ebbe il grado di generale di Corpo d'Armata.

Giorgio Martinelli: n. nel 1860 - Sottotenente dei bersaglieri nel 1880. Colonnello nel '14 ebbe il comando dell'8° bersaglieri col quale iniziò la guerra contro l'Austria. Fu promosso magg. generale nel '17 e nel 1923, assunse il grado di generale di Divisione per passare poi alla riserva.

Erano affluiti dal 120° di marcia gli ultimi complementi del L e LI (1 cp). L'ultima formazone, dell'-8°bersaglieri Ter- non aveva più una fisinomia organica standard, veniva di volta in volta integrato coi resti  di altri reparti, come i suoi ex V e XII, il LVII dai complementi del 10 e il L dal 120° di marcia.   7° REGGIMENTO
A metà dicembre, il 7° Rgt. si raccoglie nella zona di Tripoli. Si tratta dei residui della battaglia di El Alamein e della logorante ritirata: Compagnia Comando, X° e XI° Btgg., ricostituito quest’ultimo coni complementi ricevuti a Tobruk. Per dar vita l’8° Rgt., pressoché annientato ad El Alamein e nella ritirata, si dispone che il “7°” gli ceda i suoi Btgg.: X° (Col. Turriti) e XI° (Ten. Col. Lonzu), i quali saranno raggiunti a Marsa el Brega dal LVII° Btg. (Magg. Bassi). Il 7° Bersaglieri, privato dei suoi Btgg. organici, dovrà ricostituirsi con superstiti di reparti disciolti e complementi raccolti per strada e nelle retrovie.

  E’ così che, il 15 gennaio 1943, con i resti dell’VIII° Btg. Corazzato ed elementi diversi è composto XII° Btg. (Magg. Amodei), al quale si affianca il V° (Magg. Cavalieri), costituito anch’esso con i residui di varie unità ma portanti i numeri romani dell'8°. Intanto, avendo il nostro Comando Supremo deciso il ripiegamento in Tunisia, fuori della pressione nemica il movimento ha inizio il 6 dicembre e sarà ultimato il 29. Il 15 di febbraio rivediamo il glorioso 7° Reggimento già all’opera con la “Centauro”. In una missione esplorativa, affidata alla 3° Compagnia del V° battaglione ricostituito sulla strada Telepte-Tebessa, è ferito il Magg. Cavalieri. Agli ordini del Comandante di Reggimento (Col. Straziota) un’azione di forza è tentata dal XII° Btg. rinforzato verso Bu Scebca, al confine fra Tunisia ed Algeria; ma ostacoli passivi e sbarramento di artiglieria causano perdite così gravi che è giocoforza desistere. All’inizio della battaglia del Mareth, il Comando del 7° e il V° Btg., che ha rigettato a Gafsa un attacco di camionette e mezzi cingolati, sono sganciati dallo schieramento della “Centauro” e spostati nel settore dell’8° Bersaglieri.

www.france-militaria.net/.../ tunisie/

il mareth com'era com'è  sotto filamti You tube di propaganda della campagna

http://www.youtube.com/watch?v=dAWKXCkkEvI&feature=related
http://www.youtube.com/watch?v=icU_i8SszR4&feature=related

  La sera del 20, dopo un giorno di sosta, carri, fanti e fuoco di artiglieria investono i capisaldi tenuti dai Btgg. X° e XI° dell’8°. Ed è qui che entra in azione il V° Btg. del 7° Bersaglieri che ritornerà all’8° in sostituzione del X andato perso nella battaglia. Il 1° aprile, il Comandante del “7°” si porta al centro d’istruzione di Kelibia, dove è raggiunto dai superstiti del XII° Btg., caduti Gafsa contro forze americane, facendosi massacrare piuttosto che cedere. Particolarmente risoluta la 7° Compagnia, comandata dal Ten. Cecconi: una cosa sola col suo reparto e col suo mitra. Questa Compagnia non solo si scrollò più volte da dosso il nemico, ma fece anche un centinaio di prigionieri. Il 5 aprile, un Btg. di bersaglieri -L- e una compagnia del LI, ultimi giunti dall’Italia, sono dati in rinforzo. Aveva così termine, dopo 15 giorni, la seconda  memorabile battaglia del Mareth  che a Churchill fece dichiarare ai Comuni: “La testa di ponte costituita a prezzo di sangue dall’8° Armata sulle posizioni nemiche, è stata eliminata dal contrattacco germanico”. Per il ferito orgoglio inglese era necessario dire al mondo che i grandi capitani di S.M. Britannici avevano avuto scacco matto non da Generaletti e truppaglia italiana, bensì dalla “Volpe del deserto” che non c’era più da giorni e che loro continueranno a materializzare. Il ripiegamento dall’Akarit segnò per il “7°” gli ultimi sprazzi di vita e d’onore. Il 24 aprile, a Kelibia (Capo Bon), il Reggimento fu sciolto e il Magg. Greco, reduce da varie azioni valorose, passò a disposizione della Div. “Spezia” (Gen. Scattini [bersagliere]), della quale il Col. Straziota era stato nominato Vice-Comandante, mentre i resti del V° Btg. (4 subalterni e 80 bersaglieri) e del XII° Btg. (aiutante maggiore e 80 bersaglieri) si divisero far il 5°e l’8°. Così finiva il 7° Reggimento, che in soli quattro mesi di campagna in Tunisia aveva perduto in combattimento il 60% della forza.