LA SECONDA GUERRA MONDIALE

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I S.A.S ITALIANI

del Folgore (F)Recce Squadron 2a parte

 OPERAZIONE ARINGA - 19 Aprile 1945

 

 

tesserino riconoscimento. Daga e ali come i Sas inglesi, ma rivolta verso l'alto

http://www.comandosupremo.com/Herring.html 

http://www.squadronef.it/

 

HS 6/792   Operation HERRING

Brief for Commander ISAS (Italian Special Air Service), 29 March 1945
“QUATTROCASE (fr. di Poggiorusco Mantova) and MAGNACAVALLO (Mn) areas. Working mainly by night, with the special object of creating traffic jams which might make favourable targets for the air forces next day.
1. You have been nominated by HQ SOMTO to command a force of Italian parachute troops being raised by HQ Eight Army for Operation HERRING.
2. Outline of scheme: The force will consist of F.(folgore) RECCE SQN and volunteers from the NEMBO Regt. of the FOLGORE Gruppo organised as a company. All operational personnel will be volunteers and have already received parachute training. The number of volunteers likely to be available is not yet known.
3. For political reasons, these two sub-units will retain their identity and be self- supporting. A small BRITISH HQ which you will command, is being formed for the equipment administration, training and planning of the force. This HQ is purely temporary and will exist for a period of not more than six weeks or two months. No establishment exists for it against which promotions or increases of pay could be authorised.
4. The force is being formed by Eighth Army, which has delegated responsibility to 13 Corps. When formed it will come under command 15 ARMY GROUP for all purposes, though a call may be made on Army for any special assistance.
5. Operational Tasks:
Outline plans for alternative tasks for this force are being submitted to Army Group by Armies. A copy of the Eighth Army outline plan will be given to you as soon as possible.
6. In general, the proposals are that the forces shall be dropped in small parties of three or four men behind the enemy lines when he is withdrawing in disorder after a major defeat at the hands of 15 ARMY GROUP. Tasks of these parties will be to harass and delay the enemy’s withdrawal by all possible means. It is accepted that, once dropped, parties must exist and operate without any further assistance living on and fighting with the equipment they take with them, and whatever they can find in the country. Parties would not be dropped unless the battle is fluid and there would be a reasonable expectation of their being over-run by our own troops within a few days.”

Pietro Ardu paracadutista “ Sapevamo di essere dei vinti e nulla poteva cambiare il destino già segnato: non una parola del duro verdetto alleato sarebbe stata cambiata: ma ci battemmo duramente perché nessuno pensasse che la sconfitta fosse dovuta a viltà: perché l’onore è necessario ai popoli per sopravvivere; e a noi italiani perchè un’Italia unita potesse riprendere fra i popoli il posto segnato da millenni di storia”

  Le azioni di pattuglia continuavano nella zona di cerniera fra americani e inglesi onde evitare infiltrazioni tedesche, ma anche per lanciare quello che si credeva l’ultimo assalto al terzo Reich in Italia. Il comandante l’VIII armata inglese chiese quindi al capitano Gay di mettere a disposizione degli uomini per una progettata incursione, stavolta aviolanciata dietro le linee nemiche. Il ciclo addestrativo questa volta prevedeva anche lanci e orientamento notturno. La dotazione in se diceva tutto: Morfina, Esplosivo, Bombe incendiarie, coltello corto e bussole. Nella notte fra il 19 e il 20 aprile 24 pattuglie (10 di parà Nembo 111 uomini) si lanciarono a piccolissimi gruppi dietro le linee nemiche nella pianura fra Mirandola (Mo) e Poggio Rusco (Mn). Nome in codice Herring, Aringa. 236 uomini si erano imbarcati su 14 Dakota C47 partiti da Rosignano (Li). Compito: distruggere tutto quello che si poteva e poteva servire al nemico per ritardare la fuga. Colpire la rete di comando per sviare l’intenzione sul vero attacco che stava prendendo forma oltre Bologna e che avrebbe portato alla fine della Guerra. Nel suo insieme l’operazione ebbe successo. Linee telefoniche distrutte, depositi saltati, automezzi distrutti con un numero di caduti contenuto (31).

In a farewell message at the end of the campaign, General John Harding, the corps commander, wrote:
"F Recce Squadron was the first Italian unit to take up arms against our common enemy and to show by its spirit and deeds that Italy would fight alongside the Allies to regain its liberty. You have written a bright page in the liberation of your country."

 

Per dovere di informazione debbo riportare un episodio occorso ad una di queste pattuglie come riportato a firma Sergio Poletti in data marzo 2001 su rivista “Modena Più”.  In corsivo o in rosso le note del sito Titolo
Ricostruzioni: LA TRAGEDIA DELL’OPERAZIONE HERRING
il più importante lancio paracadutistico di guerra nell’aprile 45 nella Bassa emiliana nasconde qualcosa….una nuova lettura di un episodio della II guerra mondiale.. bisogna raccontare una storia più vera, al di sopra delle parti, e che sicuramente non deve tener conto delle motivazioni della Folgore e delle autorità militari dell’epoca….

Riesumazione dei 14 caduti nell'estate del 45 da Modena più

  Il giornalista chiosa dopo aver indicato una serie di 5 errori tattici (vedi sotto) da vero esperto di guerra. A Dragoncello c’è il monumento ai caduti.. Il 25 aprile vengono issate tre bandiere dietro le lapidi commemorative.... intervengono autorità civili e militari, tra cui alti ufficiali. Quelli di Mirandola e Bondeno (Fe) non si fanno mai vedere (per quelli, intende la popolazione; si tratta quindi di un boicottaggio contro la Folgore notoriamente definita di destra in una realtà che si definisce di sinistra). Una pattuglia delle tante, che il giornalista dice lanciata per errore 16 km entro le linee nemiche era incappata in un nucleo di 4 tedeschi. Se non era un lancio dietro le linee nemiche che azione di sabotaggio era ?. Un passo indietro e vediamo i 5 punti, i 5 errori che il giornalista dice scatenanti degli effetti collaterali che portarono alla morte di 2 civili e di molti paracadutisti in azioni che non erano di guerra..
1) Aver trattenuto 15 civili nel rifugio
2) Aver portato prigionieri nel solaio
3) Bagna (Parà) attaccò 4 tedeschi in casa .. e invece di sparare subito intimò la resa e fu freddato con l’inglese Job e il capofamiglia
4) Il più grave aver ucciso i prigionieri tedeschi, sgozzati e tenuti nascosti….addirittura nascosti negli scarichi della stalla
5) Perché non intervennero i membri della resistenza nascosti nelle campagne circostanti.
(qui il giornalista si risponde da solo dicendo che non avevano sentito)
Come si svolsero quindi i fatti secondo l’articolo riportato. I parà nelle ore concitate del lancio, in cerca di obiettivi sensibili incappano involontariamente in 4 tedeschi che forse la guerra la consideravano ormai chiusa. Stavano cercando, si dice, cibo. Tutta l’operazione si sta svolgendo in maniera che non venga dato un allarme generale e quindi ogni testimone scomodo va ucciso o messo in condizioni di non parlare. L’attacco principale (in questa azione) era stato mascherato da uno sul versante adriatico, ma l’obiettivo vero era la strada Bologna Verona (anche Ferroviaria che passa da Mirandola), via di fuga principale per i tedeschi verso la Germania. Fare in maniera che non saltino i ponti di barche sul Po, che non sfuggano dalla sacca tedeschi e cosa principale che questo fronte resti sguarnito sono gli altri obiettivi. I due parà “sicuramente meno esperti” dei tedeschi si fanno sorprendere. Il resto della pattuglia interviene e come detto uccide i tedeschi. Sulla maniera di uccidere i tedeschi penso non ci siano scuole di pensiero o ricette di destra e di sinistra. Erano due anni che la maggior parte dei tedeschi e non solo venivano sgozzati in montagna dai partigiani. Ad intervenire questa volta è un grosso reparto tedesco che fa prigionieri gli ingenui “parà” e li fucila sul posto. Totale della carneficina 2 civili morti (si era aggiunto un vecchio invalido della grande guerra) 14 parà e 20 tedeschi.

Al termine del conflitto il reparto venne sciolto e i suoi componenti passarono in parte ai nuovi reggimenti italiani della Folgore. 4 medaglie d’oro vennero assegnate. Continua le tradizioni del Recce il 3° battaglione Poggio Rusco dello Smipar Folgore.

patch portato sulla manica dagli uomnni del XIII corpo

 

Anders

Dall’ordine del giorno n. 791/op al termine delle operazioni

  Questa, a grandi linee, la “ricostruzione” definita “storica” ma un po’ confusa. Qui, dove sarebbe caduto il 50% dell’intera missione, il giornalista rimarca che non c’è nulla da vantarsi ad essere morti in quella maniera senza le armi in pugno (si contesta la medaglia d’oro al sottotenente Bagna). Purtroppo in guerra si muore e non solo così, ma anche perché ti sparano i tuoi (25% delle volte) e in tante altre maniere. Queste poi erano di quelle missioni dove se ti danno una medaglia la ritira sempre qualcun'altro. La guerra, come diceva qualcuno, è guerra e se fosse stato per la maggior parte degli italiani e dei tedeschi Hitler e Mussolini sarebbero ancora al loro posto. Che oltre a centinaia di migliaia di americani e inglesi anche qualche italiano abbia fatto la sua parte nella liberazione non mi sembra cosa da poco e disdicevole. Poche ore dopo questo fatto la guerra in Emilia ha ufficialmente termine. Le prime unità alleate entrano a Bologna all’alba di sabato 21 aprile 1945. Sono il 2° Corpo Polacco, i reparti avanzati delle divisioni USA 91° e 34°, avanguardie dei gruppi di combattimento italiano Legnano, Friuli, Folgore e parte della brigata partigiana Maiella, aggregata anche quella all'8° Armata Inglese.

 “In alto i cuori o paracadutisti del Nembo e guardate il sole con sguardi d’aquila perché voi non temete confronti e quanti sul suolo patrio tremano per un domani incerto abbiano fede in Voi. ...”

Grizzano da un disegno di Walter Molino

 

 

A un centinaio di chilometri di distanza scendono dagli Appennini sulla sinistra del Sillaro (fiume) reparti appiedati della Nembo. A destra del fiume ci sono i marò del S. Marco. Nella primavera del 1945 sulla Gotica era schierato il Gruppo di Combattimento "Folgore", che insieme ai Gruppi "Friuli", "Legnano"e "Cremona", formavano il nuovo Corpo della Liberazione, alle dipendenze dell'VIII Armata Britannica. Il Gruppo Folgore era composto dal 184° Rgt. Par. "Nembo", dal Rgt. "San Marco" della Marina, dal Rgt. di Artiglieria "Folgore", dal Btg. Genio, e da reparti minori. Sulla strada di Bologna poco sopra Castel S. Pietro Terme nel territorio di Grizzano (Cà Grizzano) c’è appunto un gruppo di case che sembra una fortezza. La posizione rivestiva estrema importanza perché doveva ritardare al massimo l'avanzata dell'VIII Armata, e l' Alto Comando tedesco vi aveva posto a difesa il fior fiore della Wehrmacht: i paracadutisti della I Divisione, i "diavoli verdi". Già la sera del 18 le pattuglie debbono constatare che il caposaldo è letteralmente affogato in un campo di 50.000 mine in terracotta assolutamente irrilevabili. La lotta va avanti per tutta la giornata fino al corpo a corpo finale. Al crepuscolo, il caposaldo di case Grizzano, ultimo ostacolo per la liberazione di Bologna, era stato eliminato. Al T.Col. Giuseppe Izzo comandante del II battaglione la medaglia d’oro. La lapide murata sulla facciata della casa colonica di Cà Grizzano, con incisi i nomi dei 33 paracadutisti che qui si sono sacrificati e degli altri 19 caduti nel lancio sul Po, ricorda il sangue versato dalla "Nembo" per accelerare la liberazione di Bologna. Nei due cicli operativi, rispettivamente negli anni 1944 e 1945, la "Nembo" ha avuto complessivamente 596 caduti e 1001 feriti.

     

Da un articolo di  ANDREA ROSSI  - Italiani contro italiani sulla Vena del Gesso.

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A sud di Imola una cresta divide i due eserciti: si tratta della Vena del Gesso, costone roccioso che scorre fra Tossignano e Riolo Terme; a sud di questa linea sul  Santerno si trovano i gruppi “Folgore” e “Friuli” e dall’altra parte la 278a divisione di fanteria tedesca, incorporata nel 1° corpo d’armata paracadutisti veterano di Montecassino. Con loro un reparto italiano (Salò), il 1° battaglione d’assalto “Forlì”, comandato dal capitano Pier Vittorio Riccardi e composto da giovanissimi fascisti toscani e romagnoli. I gruppi di combattimento italiani del regio esercito sono agli ordini del XIII e del X cda. Il "Folgore", schierato sulle alture di fronte alle vena del Gesso è composto dal 185° paracadutisti "Nembo”, dal Reggimento "San Marco", composto da fanti di marina, sempre su tre battaglioni, e dal 184° artiglieria. I parà ed i marò italiani sono al comando del generale Giorgio Morigi ed hanno alla sinistra la 10a indiana, mentre sulla destra ci sono gli altri italiani del gruppo "Friuli", i quali tengono le posizioni sul Senio. Dall’inverno scontri di pattuglia caratterizzano i due fronti. Nei pressi di Tossignano sono numerosi gli scontri fra il  "Nembo" e gli uomini di Hoppe, che dominano le alture sul paese, ormai disabitato; poche centinaia di metri più a valle c'è Borgo Tossignano, che gli inglesi della 6a divisione non hanno voluto occupare, in quanto ritenuto una "trappola per topi". A presidiarlo ci vanno allora i partigiani imolesi della 36a brigata "Bianconcini", che durante l'inverno hanno passato le linee e sono stati incorporati nel "Nembo" (sono in divisa), assumendo il nome di "1a compagnia partigiani". Il contatto fra italiani è quindi ineludibile anche se visivamente (a bocche chiuse) non si distingue il Folgorino vestito all’inglese dall’Italiano vestito alla tedesca.  Per lo scontro a campo aperto è comunque solo questione di giorni. A metà marzo, una squadra del "Forlì" compie una incursione in una casa colonica e trova prove del passaggio di italiani. Si chiede lo spostamento ad Hoppe, comandante della 278a che lo concede, questione di giorni il reparto verrà ridislocato più a ovest, oltre il Santerno. Non si fa in tempo: il 15 marzo un plotone di fascisti al comando del sergente Mario Galantini esce per individuare le postazioni dei mortai; gli arditi si assestano durante la notte nuovamente nella Cascina Pradella, che è al margine estremo delle linee tedesche. All’alba del 16 arriva una compagnia di fanti di marina del battaglione "Bafile" del “San Marco” ( “Folgore”). Gli italiani del Forli che dovevano essere rilevati sentono parlare italiano e credono che siano i loro. I marò, ormai a vista, rispondono "Folgore!", iniziando immediatamente a fare fuoco e uccidendo la malcapitata sentinella che aveva chiesto la parola d’ordine. Lo scontro è violento e si protrae per qualche ora, inutilmente per i folgorini. Nei giorni successivi avviene un altro scontro fra connazionali alle pendici di monte Battagliola, presso le trincee del "Bafile". Ne approfitta la propaganda che da entrambe le parti istiga alla diserzione. Alla fine di marzo viene inserito di fronte alla Vena del Gesso il battaglione inglese "Lovats Scouts". E’ così scongiurato un nuovo contatto fra italiani. Bologna sarà raggiunta il 21 aprile e il Panaro verso Modena  viene superato il 22 aprile presso Finale Emilia. I reparti alleati si sono divisi per inseguire i tedeschi in fuga verso il Po dove il 23 a Benedetto Po vengono intercettati dagli americani della 10a divisione da montagna.