LA SECONDA GUERRA MONDIALE

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OPERAZIONE MERKUR: CRETA

FRONTI MINORI DELLA 2a GUERRA MONDIALE: 

liquidata la Grecia la mossa successiva dei tedeschi è Creta

http://www.lasecondaguerramondiale.it/grecia_td.html

 

     

Lancio dei parà su Creta

 

I piani di Hitler per l’attacco alla Russia non ci erano noti e, prima dell’invasione italiana della Grecia (1940), erano sicuramente diversi da quanto poi si prospetteranno. Se Bulgaria e Romania, assieme ad altri, andavano verso l’area dei paesi satelliti del Reich, non così poteva dirsi della Grecia (che aveva comunque un governo di destra) e della Jugoslavia che aveva un Re altalenante. L'incertezza nei balcani, prima o poi, con o senza italiani, avrebbe pesato sia qui che in Medioriente. Il fianco continentale meridionale, garantito dalla neutralità turca, prevedeva anche l’assoluto controllo degli stretti, delle isole greche, possibili basi Inglesi per bombardare i pozzi petroliferi Romeni (indispensabili per attaccare la Russia) e/o colpire i tedeschi alle spalle una volta avviato il conflitto contro la Russia. Quando gli inglesi ricacciati dalle spiagge greche si ritirarono a Creta, il destino dell’isola era ormai segnato. La potenza navale Inglese non poteva per ora nulla sulla superiorità aerea e terrestre tedesca.

Come si dice e disse Churchill allora tanto valeva vender cara la pelle.

     

Il “gioiello” navale inglese  restava però Suda, una baia nella baia. Il 26 marzo 1941, quando ancora non si prospettava né una nostra Vittoria in Grecia né il successivo attacco all’Isola (due mesi dopo), 6 barchini comandati dal ten. Luigi Faggioni (gli altri: Alessio de Vito, Emilio Barberi, Angelo Cabrini, Tullio Tedeschi e Lino Beccati) furono lanciati dai Caccia Crispi e Sella. Dopo aver scavalcato le difese portuali, e dopo aver evitato alcuni riflettori, le unità raggiunsero la parte interna della baia dov'era ormeggiato l' incrociatore York e la petroliera Pericle. Lo York fu colpito e, per evitarne l'affondamento, gli inglese l'arenarono. http://udyat.bloringa.net/post-892492.html  (in spagnolo).

     

Truppe da montagna tedesche

  L’inferiorità navale Tedesca, non supportata dalla flotta italiana appena sconfitta (Capo Matapan 28 e 29 marzo 1941), d’altronde non lasciava scampo che ad una unica soluzione. Un attacco dal cielo. Con quei  50.000 uomini (quasi con l'aggiunta di 14.000 greci) il generale Freyberg (il dentista neozelandese) poteva assicurare solo il controllo degli aeroporti (Malene, Canea (Chania), Retimo e Heraklion (Candia)) e  porti (Suda) della costa settentrionale e occidentale di Creta. La flotta inglese avrebbe pensato ad evitare colpi di mano da altra direzione, peraltro improbabili e di scarso successo. L’impiego di tutta la flotta del mediterraneo, non garantiva quindi nulla e sarebbe andata incontro anche a gravi perdite per gli attacchi dal cielo dei tedeschi con aerosiluranti. Il 20 aprile il Generale Student comandante dell’XI Fligerkorps aveva pronto il piano. Da sue informazioni (sbagliate) gli inglesi dovevano essere molto meno. Diversi reggimenti parà (4 di diavoli verdi) con supporti e altrettanti di Gebirgsjaeger (alpini) per un totale di 23.000 uomini si sarebbero lanciati o sbarcati con l’impiego di oltre 500 Junkers-JU52 da trasporto (12 uomini imbarcati cadauno) e 70 alianti in più ondate. Altri 500 aerei fra caccia e bombardieri curavano la flotta inglese, la reazione terrestre e i lanci.  Il supporto navale italiano era limitato all'invio di tutte le siluranti per scortare due piccoli convogli tedeschi.
     

 

Nella foto a sinistra, ripresa a la Canea nel 1941, si vede con i paracadutisti tedeschi una insolita topolino "civile" (bicolore). nsu fiat 500 bellica Non c'erano reparti italiani in quella zona ma forse qualche civile si. La Topolino italiana, ultima nata, aveva però una sorella tedesca. La Nsu, fabbrica di automobili tedesche da lunga data, era fallita e venduta (stabilimento di Heilbronn) alla Fiat nel 1929. Qui  (sulle rive del Neckar) si iniziò la costruzione di modelli Fiat con la nuova sigla Fiat-NSU. La Fiat incominciò subito la costruzione su licenza di Topolino 500 e di Balilla ma passa anche di 1100. Gli italiani avevano requisito auto civili per tutti i fronti, i tedeschi non ho mai sentito, se non quelli di preda bellica e adatti (non certo la Topolino checchè ne dica l'immagine a dx). Di 1100 NsuFiat ne sono state invece militarizzate a josa su più fronti.  Nel dopoguerra la collaborazione continuò fino alla serie Prinz che era ritornata tedesca. Vedi capitolo l'Industria bellica tedesca http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/guerra2/schede/volkswagen.htm

     

  Il 21 maggio, secondo giorno dell'operazione due convogli composti da circa 30 caicchi e scortati dalle torpediniere italiane, Lupo e Sagittario,  http://www.marina.difesa.it/palazzo/percorso/lupo.htm vennero attaccate da un incrociatore britannico e varie cacciatorpediniere. Elevatissime le perdite tra i 2.300 uomini del 100° Rgt. Gebirgsj.. Il convoglio fu costretto ad invertire la marcia. Gli aviosbarchi e i lanci che procedevano a piccole aliquote (battaglioni), spesso fuori obiettivo o contrastati dalla contraerea che colpiva gli uomini appesi ai paracadute, andarono avanti per quasi due giorni senza riuscire ad avere alcun successo. Molti comandanti tedeschi erano morti coi loro uomini e lo stesso Comandante della 7a divisione parà col suo staff era morto nello schianto dell’aliante. Un volo di ufficiali di rimpiazzo non ebbe ugual sorte per pura fortuna. Il giorno 21, anziché coi lanci, si decise di procedere con atterraggi su campi d’aviazione ancora in mano agli inglesi da un lato. In breve oltre 80 aerei finirono ammucchiati e distrutti a fine pista dopo aver scaricato il personale più morto che vivo. I 2 giorni ininterrotti di lotta avevano messo a dura prova le scorte tedesche d’acqua e munizioni, ma anche in campo inglese non andava meglio. Il progresso tedesco, faticosamente e lentamente, andava avanti e il 26 maggio Freyberg annunciava l’impossibilità di continuare la lotta. Mentre l'esito dello scontro tra le forze britanniche e i paracadutisti (12.000) tedeschi era ancora  incerto, Mussolini decideva di intervenire dando ordine di organizzare in fretta e furia una mini invasione via mare. L'accoglienza dei tedeschi a tale progetto fu molto fredda, tuttavia, per alleviare in qualche modo lo sforzo e impegnare i resistenti dell’isola (partigiani), i tedeschi finirono per accettare.

Il sentore dell’azione tedesca su Creta pervenne all'italiano Egeomil abbastanza tardi. L'ordine d'attacco vero e proprio fu impartito il 20 di maggio. Anche Mussolini ne venne informato all'ultimo momento. Gli inglesi grazie alle intercettazioni di Ultra conoscevano già tutti i particolari.

  Il comando della flottiglia d'invasione fu affidato al capitano di vascello Aldo Cocchia, mentre il comando delle truppe fu affidato al Col. Ettore Caffaro. Il corpo di spedizione italiano era composto da 1 reggimento (9°) di formazione della Div. Regina, due compagnie di marinai, e elementi del CCCXII battaglione meccanizzato misto dell'Egeo per un totale di circa 2.500 uomini. L'armamento disponibile era piuttosto antiquato così come i mezzi (13 carri L3), nove motociclette, un autocarro e 205 muli. La flotta era altrettanto rimediaticcia, 4 gazolini, 2 piccoli piroscafi (le uniche vere navi), la nave fluviale Porto di Roma (a chiglia piatta), due navi frigorifere da pesca, il vaporetto lagunare Giampaolo !!!, una nave cisterna e due rimorchiatori.
     

Bernard C. Freyberg comandante in capo Inglese

   Alcune unità vennero dotate di passerelle da sbarco ma nessuna di esse (salvo la Porto di Roma e il vaporetto) era adeguata per arrivare su una battigia. I militari furono costretti a viaggiare con i salvagente indossati in coperta e senza adeguati servizi igienici. La scorta navale era costituita dal cacciat. Crispi, dalle torpediniere Lince, Libra e Lira più sei MAS. Il 25 maggio fu eseguita un'esercitazione di sbarco a Rodi che si rivelò disastrosa ma nonostante ciò si decise di procedere. Il 27 maggio alle ore 11 iniziarono le operazioni d'imbarco che andarono avanti sino alle 17. Per risparmiare benzina le navi più piccole e lente furono prese a rimorchio da quelle più grandi. Alle prime ore dell'alba del 28, quando ormai gli inglesi stavano reimbarcando i superstiti, il convoglio si trovava nei pressi dell'isola di Saria (Scarpanto) e venne raggiunto dalle unità maggiori di scorta. La velocità media del convoglio era poco più di 7 nodi ma almeno le condizioni meteo erano buone. Alle 13 la ricognizione aerea segnalava l'avvistamento di una formazione navale che nel giro di 4 ore poteva raggiungere il convoglio. Fortunatamente intorno alle 16 furono avvistate le coste di capo Sidero. Lo sbarco avvenne nella baia di Sitia, nella zona orientale dell'isola, non ci fu alcuna opposizione e le operazioni di sbarco si protrassero per tutta la notte. Alle 18 le unità navali inglesi che avevano mancato l'aggancio, furono attaccate da aerei germanici nel canale di Kassos, per sole due ore il convoglio italiano era scampato al massacro!.
     

i piccoli carri italiani L3 e le camicie nere all'imbarco per Creta

  L'invasione italiana dell'isola partì alle ore 12 del 29 maggio !!!: meglio tardi che mai. Durante la marcia vi furono scontri con formazioni armate della resistenza cretese che non causarono gravi danni. Il 30 maggio i carri italiani occupavano il bivio di Jerapetra, nostra vecchia conoscenza del 1897, incontrando alcuni reparti tedeschi motorizzati. Questa tardiva e sgangherata spedizione italiana, non conseguì alcun risultato utile dato che gli inglesi avevano già deciso di sgomberare l'isola. A differenza di molti militari italiani che riuscirono a fuggire da Rodi l’8 settembre 1943, quelli di Creta rimarranno intrappolati. Ad oggi sono ancora ignote le vicende di questi uomini catturati dai tedeschi o braccati dagli stessi partigiani. I resistenti furono fucilati mentre molti altri persero la vita nei naufragi della successiva evacuazione verso la Grecia. Solo una piccola aliquota si unirà ai tedeschi come cobelligerante (leg. Kreta vedi sotto), ma anche di questi si perderanno le tracce. Il 27 cadeva la Canea e il 31, chi si era salvato, era sulle navi verso l’Egitto che non stava certo meglio con Rommel alla frontiera. I tedeschi avevano perso il 50% dei parà. La vittoria di Pirro aveva insegnato che non erano possibili simili azioni strategiche su rilevanti obiettivi. Per i tedeschi sarà l’ultima. Per gli alleati che dovevano ancora iniziare, un insegnamento per Sicilia e Normandia dove doseranno in ben altra maniera l’equilibrio delle forze. Gli inglesi avevano perso 4 incrociatori, 6 cacciatorpediniere e 2 corazzate, 4 incrociatori e 2 cacciatorpediniere danneggiate, più naviglio minore.  http://www.dodecaneso.org/creta41.htm 
 
   

CCCXII Battaglione Misto Corazzato Rodi

Tenente Generale Kurt Student

 

PLOTONE BLINDATO BERSAGLIERI DELL'EGEO (Grecia) 

Nonostante molti testi indichino come dotazione le AB40 le uniche autoblindo presenti in Egeo sono le vecchie Lancia 1ZM. Le scarse notizie di questo reparto aggregato al 312° (CCCXII si nota la scritta, al centro in basso nella foto a sx, sul retro della torretta fissa dell'L3) Battaglione, di stanza a Rodi dal giugno '43, ci permettono di identificare le Lancia distrutte in una foto attribuita all'8 settembre 1943 e un ufficiale dei bersaglieri presente dopo nella legione volontari "Kreta" associatasi all'esercito tedesco dopo l'8 settembre. Il battaglione misto comprendeva alcuni L3 usati a Creta (vedi sempre foto sopra a sx) M11/39 e pochi Fiat3000. Gli uomini del battaglione, compresi i carristi, presenti a Creta l'8 settembre '43 s'uniscono in parte a reparti tedeschi e senza mezzi vengono inviati in Germania, altri comunque affondano nella navigazione e il resto viene inquadrato da prigioniero nei Bau Battalion (Battaglioni lavoro). Di questi uomini, che alcuni autori continuano a chiamare plotone o compagnia carri si perderanno le tracce. L'uso da parte di Bersaglieri di mezzi ante Ab 40 è testimoniato anche in altri testi. 

Autoblindo Lancia fuori combattimento l'8/9 a Rodi

 

Rileviamo da un Forum che il CCCXII Battaglione Misto Corazzato Rodi fu costituito presso il 31° R.gto Fanteria Corazzata (carristi), il 20 maggio 1939 e trasferito al 4° Rgto Carrista. Il 30 marzo 1940 il Battaglione è trasferito a Rodi. Organico: Da settembre, quando completa il trasferimento, è formato da Compagnia Comando con plotone esplorante formato dalle Lancia più vecchie (6 mezzi), da 2 Compagnie Carri L3 di 8 mezzi ognuna, un Plotone Carri M 11/39 con 4 mezzi ?, 2 Plotoni Carri L3 autonomi (1 su 4 mezzi, 1 su 3 mezzi).

Il Plotone Bersaglieri Autoblindato costituito l’1/9/1942 con 4 mezzi Ab 41, per essere assegnato alla Divisione Corazzata GG.FF, viene trasferito a Rodi solo il 13/6/43 e subentra nella gestione delle vecchie Lancia 1ZM (Lascia probabilmente in Italia le Ab41: le vecchie Ansaldo-Lancia 1ZM risalivano alla grande guerra ed erano arrivate lì, le prime, in carico ai carabinieri). Anche la 3a Compagnia Carri di Frontiera, costituita con due plotoni di Fiat 3000/B e un plotone misto di M30 e M21, viene assegnata al Battaglione, però al momento dell’armistizio solo i plotoni Fiat 3000 risultano presenti ma non efficienti.

 

1943

Dopo attimi di indecisione alla notizia dell’armistizio i reparti (312° compreso) consegnano le armi. Non si hanno notizia di scontri significativi. Susseguente al disarmo e alle reali intenzioni di collaborazione espresse dagli italiani Il T. Col Carlo Gianoli procede alla raccolta di tutto il personale, civile  emilitare dell’isola o qui piovuto nel frangente per costituire una Legione volontari “Kreta” che inquadra tre battaglioni (due secondo Pisanò) più il CXLI (141°) btg ccnn. dislocato a Retymno. Il 25 aprile 1945 i reparti italiani vengono lasciati liberi di scegliere, mentre i tedeschi idealmente continuano la guerra. Inquadrati coi tedeschi vi erano anche molti Italiani che non potevano scegliere perché prigionieri. Il 6 maggio la legione depone le armi nelle mani degli Americani: 2 giorni dopo tocca ai tedeschi. Il 20 maggio con la nave francese “Ville d’Oran”, finiscono nel campo sportivo di Brindisi 1400 italiani poi trasferiti in parte a Taranto, il resto ad Algeri al Campo 211. Quelli di Taranto una notte scapparono cantando Giovinezza e non li vide più nessuno.