Senza Ricordi

Parte IV

 

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Qualche tempo prima…

Alain scese la scalinata di palazzo Jarjayes il più velocemente possibile: si rendeva perfettamente conto che ogni minuto era prezioso nella ricerca di André. Gérard Lassalle lo stava aspettando nel piazzale antistante, tendendo per le briglie i cavalli, che nel frattempo aveva fatto abbeverare.

“Allora? Hai saputo qualcosa di più dal Comandante?”

Anche Gérard si era affezionato ad André, ed inoltre era molto riconoscente ad Oscar per averlo aiutato, in quella brutta storia della vendita del suo fucile. Sapeva benissimo che qualsiasi altro comandante non si sarebbe preso tutto quel disturbo e lo avrebbe mandato direttamente davanti alla corte marziale, senza pensarci su nemmeno un attimo. Ma lei si era dimostrata molto diversa dai nobili che aveva conosciuto fino ad allora, e sia lui che gli altri suoi compagni avevano imparato non solo ad accettarla, ma anche  a rispettarla ed ammirarla per il coraggio e la determinazione che aveva sempre dimostrato.

“Niente che possa darci un’indicazione precisa di dove sia finito André.”

“Pensa che sia ancora vivo?”

“Certo  che lo pensa! E anche io! Ho promesso ad Oscar… cioè volevo dire al Comandante Oscar che noi due avremmo fatto di tutto per ritrovarlo.”

A Gérard non era sfuggito il tono appassionato con cui Alain aveva pronunciato il nome del comandate: già da qualche tempo aveva avuto il sospetto che il suo commilitone, considerato da tutta la truppa un “vero duro”, si fosse preso una cotta per quella bellissima donna bionda che avevano mandato a comandarli. Certo lui non lo avrebbe mai ammesso, tanto meno ora che era diventato il migliore amico di André ed era venuto a conoscenza (come tutti gli altri compagni del resto) dell’amore che questi nutriva per quella donna. Alain aveva probabilmente molti difetti, ma rispettava la vera amicizia. Gérard decise di fare finta di nulla, in fondo non erano proprio affari suoi.

“Hai almeno un’idea di dove incominciare le ricerche?”

Alain montò in sella, cercando di nascondere il suo imbarazzo.

“Dobbiamo, prima di tutto tornare nel punto in cui abbiamo trovato il Comandate: secondo quanto mi ha riferito, André è caduto in acqua proprio in quel punto. Dobbiamo ripercorrere il corso del fiume seguendo la corrente, nella speranza che anche André sia riuscito a raggiungere la riva, in qualche modo.”

E senza aspettare la replica di Gérard, spronò il cavallo al galoppo: l’amico montò rapidamente in sella e senza dire nulla lo seguì. Sapeva benissimo anche lui, come Alain, che ritrovare l’amico vivo era quasi impossibile, ma non avrebbero lasciato nulla di intentato, anche a costo di perlustrare tutta la zona palmo a palmo. Ad un tratto Gérard si ricordò del motivo originale della loro visita a palazzo Jarjayes e una volta affiancatosi al cavallo di Alain gli chiese:

“E la lettera? Non l’hai consegnata al Comandante?”

Alain, senza nemmeno voltarsi disse:

“L’ ho affidata ad una domestica, con la raccomandazione di darla al Comandante non appena si fosse ripresa.”

“Ma forse quella lettera del Generale conteneva ordini importanti…”

Improvvisamente Alain tirò le redini del cavallo, e per un attimo Gérard temette che questo avrebbe disarcionato l’amico.

“Non credo che nelle in condizioni in cui si trova ora il Comandante abbia tempo di pensare a certe frivolezze…”

Gérard spalancò gli occhi.

“Tu hai letto la lettera! Ma sei diventato matto? E se se ne accorgono? Potrebbero fartela pagare cara!”

“Non dire stupidaggini, non se ne accorgeranno… e comunque… è capitato per caso. Comunque non mi sembrava una cosa così urgente, un invito ad un ballo ufficiale.” Non voleva ammetterlo, ma quella notizia lo aveva preoccupato: quei balli erano organizzati apposta per combinare qualche matrimonio tra nobili rampolli, ed Alain sapeva benissimo che Oscar era l’erede della famiglia Jarjayes. Quel parruccone (*) del padre aveva intenzione di combinare una matrimonio prestigioso per la figlia, probabilmente senza nemmeno chiedere il suo parere. Era già difficile per lui ammettere la possibilità che un giorno Oscar avrebbe potuto anche decidere di sposarsi con André, nonostante gli impedimenti di natura sociale. Ma vederla maritata ad uno di quei nobili fannulloni… “Ma ora abbiamo ben altro da fare”, tagliò corto e, per la seconda volta, lasciò l’amico sul posto, e partì al galoppo.

Gérard lo seguì, preoccupato per lui: questa volta Alain avrebbe messo in gioco anche la sua vita, per quella donna. Arrivarono alla radura teatro dell’agguato senza più scambiarsi una parola. Alain scese da cavallo e accese la lampada ad olio che si era fatto dare a palazzo. Quasi subito incapparono nel cadavere di Lucien: il colpo che gli avevano inferto alla nuca era stato fatale.

“Con questo buio non si vede niente: non faremmo meglio a proseguire le ricerca domattina alla luce del giorno?”

Gérard si aggirava a tentoni alla fioca luce della lampada, attento a cogliere ogni indizio, ma la ricerca era difficoltosa. Alain si fermò sulla riva scrutando le acque scure del fiume che avevano inghiottito il suo amico.

“In effetti la cosa è più complicato di quanto mi immaginassi, ma ho paura che se aspettiamo fino alle prime luci dell’alba, per André sarà troppo tardi.”

Ma proprio mentre i due stavano per rinunciare, si avvidero di un gruppo di persone che avanzava nello loro direzione, con lampade e torce in gran numero, tanto da illuminare tutto attorno.

“Chi saranno?”

Gérard tradì una certa preoccupazione nella voce: potevano essere altri malintenzionati.

“Ehi, voi due!”

La persona in testa al gruppo faceva ampi cenni con la mano nella loro direzione: Alain si avviò loro incontro subito seguito da Gérard, pronto a coprirgli eventualmente le spalle.

“Salve amici: anche voi da questi parti?”

Il tono di Alain era stato volutamente scherzoso, ma i suoi sensi erano all’erta pronti a coglie ogni mino accenno di aggressione da parte dei membri del gruppo.

“Buona sera signori: noi siamo un gruppo di servitori di palazzo Jarjayes e dietro espresso ordine di Madame siamo venuti per aiutarvi nelle ricerche di André.”

I due soldati si rilassarono visibilmente.

“Devo dire che è stata un’ottima mossa da parte di madame de Jarjayes: con questo buio le vostre torce ci sono indispensabili.”

L’uomo che aveva parlato per primo, un uomo sulla cinquantina, porse una torcia a Gérard.

“Lieti di poter essere di aiuto: avete già trovato qualche traccia?”

“No, c’è troppo buio; forse adesso andrà meglio con il vostro aiuto.”

“Sarà meglio dividerci in due gruppi: ognuno perlustrerà una sponda del fiume: se trovate qualcosa, sparate un colpo di pistola.”

Gli uomini fecero come aveva detto loro Alain, ed ognuno cominciò a perlustrare nel modo più accurato possibile le due sponde del fiume: Alain comandava il  gruppo della sponda sinistra, mentre Gérard il gruppo di destra. Le ricerche proseguirono per diverso tempo, tra notevoli difficoltà, ma nessuno aveva intenzione di lasciar perdere, anche se un certo sconforto iniziava a serpeggiare tra gli uomini. Il tempo passava, e le possibilità di trovare André ancora in vita si andavano affievolendo, mentre all’orizzonte iniziava quasi ad albeggiare: e proprio in quel momento un uomo della squadra di Alain notò finalmente una traccia.

“Qui! Qui! Venite! Forse ho trovato una traccia!”

Alain si precipitò accanto all’uomo che aveva gridato, ed illuminò con la sua lampada il punto che questi gli stava indicando: l’erba in quel tratto di sponda era schiacciata e calpestata come se un oggetto pesante (forse il corpo di un uomo) vi fosse stato appoggiato.

“Forse André è riuscito a guadagnare la riva in questo punto: guardate questo, sembra sangue!”

E mostrò la mano che aveva appena passato sull’erba bagnata: una larga macchia di color rosso scuro gli macchiava il palmo. Finalmente una traccia! Alain si guardò ansiosamente intorno.

“Ma se era davvero lui, adesso dove è finito? Le sue ferite erano troppo gravi per permettergli di andarsene via con le proprie gambe: in fondo è già un miracolo che sia riuscito a non annegare.”

Si sentiva in colpa con se stesso perché, nonostante l’affetto che lo legava all’amico, in un remoto angolo del suo animo aveva sperato di non trovarlo.

“Guardate! Delle altre tracce!” Un altro uomo della squadra richiamò l’attenzione del gruppo a cui nel frattempo si era unito Gérard con i suoi uomini. Le tracce cui si riferiva l’uomo erano i segni di un corpo trascinato fino ad uno spiazzo, probabilmente da un paio di persone, a giudicare dal numero di impronte presenti sul terreno: poi le tracce si confondevano con quelle di un carro che si allontanava in direzione opposta quella di palazzo Jarjayes. Alain era sempre più perplesso: era evidente che qualcuno doveva aver trovato André ed il fatto che si fosse preoccupato di portare via il corpo, poteva solo significare che, quando era stato trovato André era ancora certamente in vita. Un filo di speranza. Ma la domanda adesso era: dove lo avevano portato? E soprattutto che intenzioni avevano quelle persone? Bisognava trovarli immediatamente.

“Bene, adesso bisogna seguire le tracce, dobbiamo raggiungerli!”

L’uomo che aveva comandato il gruppo di servito gli si avvicinò.

“Signore, noi purtroppo non abbiamo cavalli, e andando a piedi ci sarà quasi impossibile raggiungere il carro. Cosa possiamo fare?”

Alain era sempre stato un tipo pieno di iniziativa e non si perse d’animo.

“Allora io ed il mio commilitone Lassalle seguiremo a cavallo le tracce lasciate dal carro; nel caso in cui dovessimo trovare qualcosa, torneremo qui ad avvisarvi. Voi aspettate qua nella radura.”

E, senza attendere una conferma, si allontanò di corsa verso i cavalli.

Appena in sella, partirono al galoppo nella direzione verso cui si snodava il sentiero che doveva aver percorso il carro che stavano cercando. Gérard affiancò l’amico e gli chiese.

“Hai pensato cosa fare se le persone che hanno trovato André non si dimostrassero amichevoli? Potrebbe trattarsi anche di altri delinquenti, in fondo questa zona di notte non è solitamente frequentata da persone raccomandabili.”

Alain estrasse la pistola.

“Per questo ho caricato la pistola e ti consiglio di fare altrettanto con la tua.”

Gérard ebbe un sorriso ironico: questa volta non era stato colto impreparato.

“Non ti preoccupare, di questi tempi giro sempre con la pistola carica… un’assicurazione sulla vita!”

Ebbe appena tempo di terminare la frase che Alain arrestò il suo cavallo, sul margine erboso della strada dove era seduto un ragazzo magro dall’aspetto piuttosto trasandato. Il ragazzo alzò gli occhi sui due cavalieri, per nulla intimorito.

“Salve giovanotto”, esordì Alain. “E’ molto che sei qui?”

“Sono qui da poco, ma perché lo volete sapere?” Il tono non era affatto insolente, solo un po’ curioso.

“Non hai visto passare per caso un carro proveniente da laggiù?” Indicò con il braccio la radura da cui erano arrivati. “Cerchiamo un nostro amico.”

“Non ho visto passare nessuno, tanto meno un carro.” Il ragazzo pareva tranquillo, non tradiva nessun nervosismo: segno evidente che stava dicendo la verità.

“Allora è inutile proseguire… Ma, dimmi, supponendo che si voglia raggiungere il villaggio più vicino, dove si dovrebbe passare?”

Il ragazzo rifletté un attimo, prima di rispondere. “Se il vostro amico era davvero con un carretto, è solo una la strada che può avere fatto per raggiungere l’abitato più vicino. Proseguite per poco meno di un miglio fino al ponte di Vitry sur Seine (**): lì troverete sulla vostra destra una strada piuttosto battuta che prosegue verso ovest. Più avanti la strada si divide nuovamente: prendete ancora verso ovest. Non è forse la più diretta ma costeggia la foresta ed è l’unica praticabile con un carretto. Così arriverete al villaggio e forse potrete ritrovare il vostro amico, spero.”

“Grazie, grazie mille per le informazioni.”

Alain si era chinato a stringere la mano che il ragazzo gli aveva porto in segno di saluto e lasciò cadere una moneta nel suo palmo. Poi, senza aggiungere altro, proseguì nella direzione che gli era stata indicata, seguito come un'ombra da Gérard. Giunsero piuttosto in fretta al ponte le cui sponde in quel punto erano piuttosto ripide da un lato mentre dall’altro si diramava una distesa pianeggiante oltre la quale si snodava il sentiero verso ovest. Alain si fermò a scrutare l’orizzonte in cerca di tracce, ma non vide nulla.

“Sei sicuro di aver fatto la scelta giusta seguendo le indicazioni di quel ragazzo? Non avrebbe potuto mentire per sviarci volutamente?”

Gérard non era per nulla tranquillo: oramai albeggiava e loro non avevano fatto nessun significativo passo avanti nelle ricerche.

“No, secondo me non ha mentito. Evidentemente quelli che hanno trovato André sono andati più in fretta del previsto e magari hanno già raggiunto l’abitato. Il terreno poi qui è piuttosto duro e compatto, e non si vedono tracce né di ruote né di zoccoli.”

Non sapeva nemmeno lui cosa aspettarsi. Proseguirono verso ovest secondo le indicazioni ricevute: cavalcavano tendendo l’orecchio ad eventuali rumori che indicassero la presenza di qualcuno. Si erano allontanati di circa mezzo miglio dalla radura quando udirono un grido disperato. I due spronarono in fretta i cavalli, entrambi in preda ad un cupo presentimento. Un inseguimento protrattosi per miglia e miglia, rischiava forse di concludersi drammaticamente solo per pochi istanti di ritardo: Alain questo non poteva assolutamente permetterlo. Non se lo sarebbe mai perdonato: Oscar non glielo avrebbe mai perdonato. Un secondo rumore, confuso tra il rumore degli zoccoli dei cavalli, provocò un brivido lungo la schiena dei due soldati: uno sparo, seguito da uno schianto. Poi una breve confusione di grida e una energica voce maschile che si alzava sopra a tutto. Un'imboscata! forse qualcun'altro era interessato al carro che aveva raccolto André. Smontarono entrambi da cavallo, avanzando a piedi verso il luogo dal quale era venuto lo sparo, tenendosi al riparo dietro una fitta boscaglia che in quel punto costeggiava il sentiero. Cercarono un passaggio che permettesse loro di penetrare tra i cespugli senza provocare rumori che avrebbero tradito la loro presenza. Un primo debole chiarore del crepuscolo brillava tra i rami: c’era una radura davanti a loro. Due uomini, erano accanto ad un carretto trainato da un vecchio cavallo baio: due uomini inchiodati là da un altro individuo in sella ad un cavallo e che li teneva sotto la minaccia di una pistola. Dal carro non giungeva nessun segno che potesse far pensare alla presenza di un’altra persona.

“Evidentemente qualcuno ce l’ ha proprio con il nostro amico… ma è possibile?”

Gérard era incerto sul da farsi e aspettava che Alain prendesse l’iniziativa.

“Vorrei evitare uno scontro diretto con quel bandito: quei due poveretti potrebbero andarci di mezzo e non voglio avere nessuno sulla coscienza.”

Nel frattempo potevano udire la conversazione che si stava svolgendo tra l’assalitore e le sue vittime.

“Sono stufo di aspettare”, diceva l’uomo. “Datemi i soldi che avete altrimenti vi faccio un bel buco in testa.”

Il più anziano dei due, mentre cercava di fare scudo con il proprio corpo all’altro, rispose:

“Ma non abbiamo niente con noi tranne questo carro che…”

“Non mi interessa il vostro miserabile carretto!! Io voglio solo i soldi. Non fatemi perdere la pazienza altrimenti…”

E per dare più peso alle sue parole, agitò minacciosamente la pistola; Alain a questo punto decise d’intervenire.

“Tu distrailo facendo rumore con i rami, mentre io cercherò di coglierlo di sorpresa quando si avvicina.”

Gérard eseguì gli ordini, muovendo i rami. L’assalitore, distratto, distolse l’attenzione dai due malcapitati dirigendosi, guardingo, verso di loro.

“Stai pronto, Gérard: al mio segnale lo blocchiamo.”

L’uomo, avvicinatosi pericolosamente al loro nascondiglio, scese di sella per ispezionare la zona. Fu allora che i due soldati della Guardia agirono in un sincronismo perfetto, e per il bandito non ci fu scampo. Gérard lo immobilizzò, togliendogli dalla mano la pistola, prima che potesse sparare a qualcuno. Questi fu colto talmente di sorpresa che non ebbe il tempo di reagire: Alain lo mandò nel mondo dei sogni, assestandogli un bel pugno in pieno viso. L’uomo si accasciò a terra svenuto. Nel frattempo i due uomini che erano stati assaliti, approfittando della confusione generatasi, si erano allontanati di corsa.

“Ehi voi due aspettate! Siamo amici, non avete nulla da temere! Tornate indietro!”

Ma più dell’onor poté la paura (***) e questi, invece di ascoltare le sue parole, si misero a correre ancora più veloci, sparendo alla vista dei due soldati. Alain si precipitò accanto al carretto, mentre Gérard legava mani piedi all’assalitore, per evitare sorprese nel caso in cui si fosse svegliato troppo presto. Il carretto, di modeste dimensioni, era ricoperto dal alcuni teli logori, mentre sui lati sporgevano dei ciuffi di paglia; Alain allungò una mano, esitante, per scoprire i teli: avrebbe davvero trovato André sotto quelle coperte?

 

(*) Mi dispiace ma è così che ho sempre immaginato il generale Jarjayes,

(**) Nome fittizio, ma mi piaceva il suono

(***) Citazione da un’altra canzone di F. De André “Carlo Martello”

 

 

Continua...

Per commenti, critiche e consigli mail to: plutotognoni@libero.it

 

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