Un giorno nuovo

 

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Questo racconto vuole essere il seguito di "Le cose che non ti ho detto".

 

Il canto discreto e musicale dei grilli, ogni tanto il fruscio di qualche foglia mossa da un venticello leggero, lo scorrere tranquillo delle acque del canale... e poi un rumore ritmico, sordo, vicinissimo: erano i battiti del suo cuore, che pulsava come impazzito e non accennava a volersi calmare. Oscar era sdraiata sull'erba, supina. Guardava il cielo costellato di stelle luminosissime, come non le aveva mai viste. Era immobile. Aveva paura di muoversi, anche di respirare, come se ciò avesse potuto all'improvviso sciogliere quell'incantesimo o farla risvegliare da un sogno. No, non era un sogno. Tutti i suoi sensi erano vivissimi come mai, tesi a cogliere ogni suono, ogni immagine, ogni profumo di quella meravigliosa notte. Avvertiva il braccio di André che le circondava la vita. Sentiva il contatto della sua pelle calda, e perfino l'impercettibile movimento provocato dal respiro profondo, regolare del suo uomo. André dormiva. Oscar cercava di sbirciare il suo volto muovendosi il meno possibile, per non svegliarlo. Aveva diritto di riposare, il suo André. Si era addormentato da poco. I lunghi capelli neri gli ricadevano scomposti sulla fronte e sulla guancia, a pochi centimetri dal volto di Oscar. Aveva un'espressione beata, sognante. "Finalmente dormi tranquillo, amore!" pensò lei. Chissà da quanto tempo i suoi sonni erano agitati e amari, da quando si era arruolato tra i soldati della Guardia. Chissà quante notti insonni aveva trascorso, sulla branda non proprio comoda della sua camerata. Quanti turni di guardia al freddo aveva fatto; quante notti magari aveva finto di dormire stando all'erta perché si sentiva odiato dai suoi commilitoni! E tutto questo solo per lei, per vivere accanto a lei. Oscar provò ad immaginare cosa avesse provato quella notte André. Veder realizzato il sogno di una vita, non era cosa da poco. "Sicuramente assomiglia molto a quello che provo io”, pensò, “solo che a me non riesce proprio di dormire!".

No, le era davvero impossibile. I suoi occhi restavano ostinatamente aperti, il suo cuore batteva così rumorosamente che temeva di svegliare il suo amato. L'emozione che provava era troppo forte. "Quando sono con te sento di vivere!" aveva detto poco prima ad André, ed era proprio così. Si sentiva viva, diversa, leggera, piena di una gioia indescrivibile. Non aveva mai sentito nulla di simile nella sua vita. "Le altre donne", pensava, "queste cose non le provano certo alla mia età, ma molto prima!". Aveva tentato qualche volta, da ragazza, di immaginare le sensazioni prodotte da un bacio, da una carezza, da un abbraccio. Aveva anche immaginato una voce maschile che le sussurrava parole dolci... Pensieri subito troncati dal suo Io razionale che le tuonava "Tu sei un uomo!". Poi, non molto tempo prima, aveva cominciato a fantasticare su Fersen... Ma com'era tutto diverso, adesso! Le sue (poche) fantasticherie erano scialbe e insignificanti rispetto a ciò che stava vivendo ora.

André l'aveva riempita di gesti di tale tenerezza da andare ben oltre la sua immaginazione. Solo il suo sguardo... bastava a provocarle un'emozione così grande da avvertire una fitta al cuore. Perché lui non era un uomo qualsiasi. Era il suo André. Era il bambino con cui aveva condiviso i suoi giochi. Era il ragazzo cresciuto al suo fianco. Era il fedele attendente che l'aveva accompagnata nel lavoro quotidiano e nelle imprese più difficili. Era l'amico con il quale si confidava nei momenti di tristezza. Era il suo angelo custode. Era colui che le aveva dedicato tutta la vita.

Silenziosamente, Oscar cominciò a piangere. Di gioia, di gratitudine, non lo sapeva neanche lei. Solo che non poteva farne a meno. "Signore, ti ringrazio per l'uomo meraviglioso che mi hai messo accanto", si ritrovò a pensare. "E dire che sono stata sul punto di perderlo!". Provò a immaginare come sarebbe stata la sua vita se André le avesse obbedito e non si fosse arruolato tra i soldati della Guardia. Forse sarebbe andato a vivere lontano, forse avrebbe sposato una donna... che non era lei. "No, non può essere", si disse, scuotendo decisamente il capo. "Non sarebbe l'André che conosco!"

Eppure, in tempi non lontani, l'aveva quasi desiderato. Quasi. Infatti ricordava bene la sensazione provata nello scorgere il suo volto familiare fra i soldati il giorno del suo arrivo: apparentemente di stizza, ma dentro, nelle profondità dell'inconscio, qualcosa le aveva dato una sensazione di tranquillità, di sicurezza, di benessere. Ma non se n'era voluta chiedere il perché.

Adesso capiva tutto. Loro due non avrebbero potuto stare divisi. Erano nati per stare insieme. Oscar avvertiva il profumo della sua pelle... lo conosceva bene, dopo anni di duelli, di cavalcate, anche di lotte corpo a corpo, ma adesso lo trovava irresistibile... Conosceva bene quella mano grande, affusolata, che adesso era appoggiata sul suo fianco. Conosceva benissimo quelle spalle larghe, quelle braccia muscolose che tante volte l'avevano tratta in salvo dai pericoli... Conosceva ogni minimo particolare di quel volto perfetto, ogni espressione di quello sguardo aperto e leale, ogni tonalità di quella voce calda... Ma tutto ciò che prima le era sembrato scontato, adesso diventava fonte di immensa meraviglia, degno di essere contemplato. Ed era lì per lei. Apparteneva a lei. Anzi, era parte di lei, era una cosa sola con lei. Lo sentiva scorrere nelle vene come il suo sangue.

La sera dell'addio a Fersen aveva detto al conte svedese che l'amore poteva portare alla felicità completa... ma cosa ne sapeva allora della felicità completa? L'aveva solo sentita nominare, l'aveva letta nei libri, l'aveva intravista negli occhi delle sue sorelle, ma non l'aveva mai incontrata di persona, mai prima di adesso. Era questa la felicità completa. Per questo momento valeva la pena di vivere.

Si asciugò le lacrime e guardò il cielo stellato... E adesso, come sarebbe cambiata la sua vita? Non sarebbe più stata comandante dei suoi soldati. Da oggi in poi Oscar François sarebbe stata una donna. La donna di André Grandier. "Non darò più ordini. Decideremo ogni cosa insieme. Quando sposarci. Dove andare a vivere". I suoi pensieri volavano ormai liberi nel futuro... Aveva rinnegato la sua famiglia, aveva rinunciato al suo titolo nobiliare. Come avrebbero vissuto? Avrebbero lavorato, entrambi. Avrebbero diviso tutti i compiti…"Povero André, non sai cosa ti aspetta!" Sorrise tra sé, ripensando alla sua educazione, alle faccende quotidiane –cose da donne!- che non era mai stata abituata a fare! Avrebbe dovuto reinventare la sua vita, imparare a comportarsi come una moglie, una padrona di casa e forse… una mamma! Quante esperienze, quante emozioni aveva da vivere ancora, accanto a lui! “Ehi, fermati, Oscar, stai viaggiando troppo lontano! Torniamo alla realtà”, si disse. "Innanzitutto... bisogna decidere come comportarsi domani mattina a Parigi". Ormai tutto si stava già delineando nella sua mente: voleva stare dalla parte del popolo. Era stanca di combattere per un’idea che non condivideva più da tempo. E sapeva che André la pensava alla stessa maniera. Erano uniti anche in questo. Ma, come al solito, lui aveva capito tutto molto tempo prima. Aveva sempre avuto uno sguardo più lungimirante del suo. Ma aveva messo da parte anche le sue idee politiche per starle accanto. Sempre per lei. Tutto per lei.

Oscar si rabbuiò in volto pensando agli scontri armati che già si svolgevano in città, ai rischi che loro due avrebbero dovuto affrontare. André, soprattutto: ormai non poteva più difendersi perché vedeva solo ombre. E, poi, lei era malata. L'invito fattole dal dottore quella stessa mattina, di abbandonare la carriera militare, l'aveva lasciata del tutto indifferente, perché sentiva che "doveva" continuare a combattere, e in fondo, non aveva molto da perdere.

Ma adesso... era tutto diverso. Adesso non voleva più lasciarsi andare, voleva curarsi, voleva vivere! "Sì, dopo che sarà finita questa... <<rivoluzione>> come la chiama Alain, mi prenderò un bel periodo di vacanza e cercherò di guarire. Ho voglia di guarire, ho voglia di vivere! Di ricominciare la mia vita con te, André…”

Oscar cominciava a sentire un po’ di freddo, adesso. Era notte inoltrata, le stelle avevano percorso buona parte del loro cammino. In fondo loro due erano coperti solo in parte dalla giacca dell’uniforme di Oscar, mentre quella di André fungeva da tappeto. Fra poco sarebbero dovuti partire per Parigi: c’era ancora qualche miglio da percorrere. Ma le dispiaceva interrompere quella magia.

Respirò ancora profondamente, a lungo, per assaporare ancora per qualche attimo l’atmosfera così speciale di quella notte indimenticabile. Ma doveva farlo. Con lo sguardo cercò André, che dormiva. Gli sfiorò il viso con una carezza, sussurrandogli:

“André… André, svegliati… Dobbiamo ripartire…”

Dopo un attimo lui socchiuse gli occhi, la guardò con un’espressione indecifrabile, poi si voltò dall’altra parte borbottando, con la voce ancora impastata dal sonno, qualcosa del tipo “Dai, nonna, è ancora buio….”

Oscar rimase interdetta per qualche secondo: eppure era convinta che si fosse svegliato e l’avesse guardata negli occhi! Ma mentre stava per scoppiare a ridere, André con uno scatto felino si girò verso di lei, stavolta con gli occhi ben spalancati, e con il volto sorridente le rispose:

“Accidenti, nonna, come sei bella stamattina!”

Esplosero in una sonora e lunga risata, poi lui l’abbracciò stretta e le sussurrò fra i capelli:

“Buongiorno, amore! Come stai?”

“Meravigliosamente! Ma è ora di andare, André.”

“Sì, ma prima… perché non completiamo quel discorso… dove eravamo rimasti?” Le disse, baciandola sul collo.

Oscar sorrise al pensiero…

”Dai, amore, lo completiamo in un altro momento. Ne avremo di tempo, potremo fare tutti i discorsi che vorrai!”

Si alzò e cominciò a raccogliere i vestiti sparsi sull’erba, poi si soffermò qualche istante ancora a guardarlo: era supino, con le braccia dietro la testa, guardava il cielo con un’espressione molto seria.

“Oscar”, le disse, “cosa hai deciso di fare appena arriviamo in caserma?”

“Non ci ho ancora pensato, veramente. Sentiamo anche Alain e gli altri”. Esitò qualche attimo prima di continuare... “E comunque… da oggi non sono più il tuo comandante. Basta a dare ordini! Sono solo Oscar. La tua donna”.

Molto sorpreso da quella risposta, André rimase in silenzio. Indossò velocemente la sua uniforme, le si avvicinò e le prese le mani. Nella penombra non poteva distinguere bene i suoi occhi lucidi, ma avvertiva a fior di pelle il turbamento e l’emozione che quelle sue stesse parole le avevano provocato. Oscar stava dando una svolta alla sua vita. La sua Oscar. Così fragile, così tenera. Così coraggiosa.

“Allora da oggi… si cambia?”

“No, André. Da oggi SI RICOMINCIA. Tutto daccapo. E stavolta sarò io a decidere della mia vita.”

Lasciò la stretta delle sue mani e si avvicinò a César. Montò in sella, afferrò le redini e lo guardò sorridendo:

“…insieme a te!”

André ebbe appena il tempo di montare sul suo cavallo, che già Oscar era lontana. Spronò il cavallo al galoppo e partì anche lui.

“Come corre veloce, oggi, il mio comandante!” pensò mentre la inseguiva, “Aspettami, Oscar, anch’io ho fretta di ricominciare a vivere…”

Di fronte a loro le stelle cominciavano a scomparire nel cielo sempre più azzurro. Era l’alba di un giorno nuovo.

 

Ricominciare è come rinascere.

è rivedere il sole

in un mondo di libertà,

è credere che la vita

si rianima davanti agli occhi tuoi

senza oscurità;

è sapere che ancora tutto

puoi sperare.

Ricominciare è come rinascere

dall'ombra di un passato

che ormai non conta più.

E’ ritornare semplici

cercando nelle piccole cose

la felicità;

è costruire ogni attimo

il tuo domani.

Ricominciare è come dire

ancora sì alla vita,

per poi liberarsi e volare

verso orizzonti senza confini,

dove il pensiero non ha paura

e vedere la tua casa

diventare grande come il mondo.

Ricominciare è credere all'amore

e sentire che anche nel dolore

l'anima può cantare

e non fermarsi mai.

(GenRosso)

 

 

Fine

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