Dieci giorni

parte II

 

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6. Una strana sensazione

Al mattino Oscar si svegliò nel suo letto. Due coperte la coprivano. Si era addormentata con ancora i vestiti addosso. Doveva essere stata veramente stanca se era andata a dormire così, senza neanche accendere il camino della stanza. O forse era stato il vino, chissà.

Si preparò ad uscire. Si affacciò alla finestra per guardare il mare. Fuori c’era il sole. Si annunciava una bella giornata. Uscì all’aperto.

Dopo colazione preparò del pane e del formaggio, li mise in una borsa, e li caricò sul suo cavallo. Fece una bella cavalcata nella campagna. Si allontanò molto dal paese. Nel pomeriggio tornò alla villa. Le era venuta voglia di fare una nuotata, anche se la temperatura primaverile non le avrebbe consentito un bagno molto lungo.

Prese tutto il necessario per cambiarsi una volta fatto il bagno e corse in spiaggia. Le sembrava di essere tornata bambina. Si spogliò pressoché di tutti i suoi vestiti, rimanendo solo in culottes, ma prima di farlo si guardò bene intorno. Non c’era nessuno.

Si tuffò nell’acqua fredda, cominciò subito a nuotare per riscaldarsi.

Rimase a lungo in acqua, nonostante il freddo. Quando uscì corse ad asciugarsi con un telo. Faceva veramente freddo e il sole cominciava a tramontare. Si rivestì velocemente, si infilò il suo mantello. Ad un tratto ebbe la strana sensazione di essere osservata, sentì come qualcuno la guardasse da lontano. Si voltò, spaventata. Si stava alzando il vento e i pini marittimi in fondo alla spiaggia muovevano le loro fronde ritmicamente. Guardava verso i pini ma non vedeva nessuno. All’improvviso sentì una strana sensazione sulla sua pelle, come un respiro caldo su di lei. Ebbe l’impressione di avere già sentito quel respiro, come se lo avesse sognato.

“Forse sono stata per troppo tempo da sola. Stasera meglio andare in una taverna, meglio vedere gente”.

Passò una serata tranquilla, nella taverna del paese. Uscì dalla taverna molto tardi, e si incamminò verso la villa. Ricominciò a sentire quella strana sensazione, come se fosse osservata. Prese meccanicamente la pistola e si voltò. Non c’era nessuno. Anche stavolta non c’era nessuno. Guardò verso il cielo. Tante nuvole scure si avvicinavano alla luna. Il tempo avrebbe retto ancora per poco.

Il sonno di Oscar non fu così tranquillo come quello della notte precedente. Ebbe molta difficoltà ad addormentarsi. Si svegliò molte volte, sempre con quella strana sensazione di essere osservata. Decise di riaccendere le candele per leggere, forse l’avrebbe distratta e rilassata da quel pensiero assurdo. Sul tavolino, accanto al letto, la sua pistola carica. Erano le tre di notte, quando Oscar crollò addormentata. L’ombra scura entrò nella stanza di Oscar.

Come un respiro, qualcosa di caldo che mi arriva al viso, qualcosa di morbido e caldo che si posa sulla mia fronte, sui miei occhi, sulle guance, sulle mie labbra. Fersen? Siete voi?

 

7. Uscire dall’ombra?

“Fersen…Fersen… siete voi?”

La mano che aveva accarezzato il viso di Oscar bloccò all’improvviso il suo percorso.

Nel sonno la ragazza aveva mormorato il nome di Fersen.

Fersen, Fersen, ancora quello stramaledetto nome. Lo stai sognando?

Si, lo stai sognando. Chissà quante volte lo hai fatto, chissà quante volte hai sognato che ti accarezzasse, che ti baciasse…come ho fatto io qualche istante fà.

E io…rimango qui. A guardarti dormire. Con la certezza più dolorosa che esista per me. La certezza che lo stai sognando.

Sei così vicina, sei così bella, ma tra me e te è come se ci fosse l’oceano intero, milioni di convenzioni sociali, di regole stabilite, di cose che non si possono dire, che non si possono fare, che non si possono nemmeno pensare.

Io non sono nulla per te. Nulla. E non sarò mai niente per te.

Maledizione! Oscar, riesci ad immaginare anche solo lontanamente cosa significa per me guardarti dormire ora?

Riesci lontanamente a immaginare quanto sei bella ai miei occhi? Sei bella con l’uniforme, con un vestito da sera, con una camicia, con qualsiasi cosa tu ti voglia mettere addosso.

Oscar, riesci lontanamente a immaginare quanto ti amo? Quanto ti amo quando sei serena, quando sei felice, quando sei triste, quando sei arrabbiata, quando sei dura, e ti assicuro che sai essere molto dura se lo vuoi.

Riesci a immaginare cosa significa per me vivere ogni giorno accanto a te?

Riesci ad immaginare cosa significa per me dovere sempre e soltanto guardarti da lontano?

Riesci ad immaginare cosa significa per me vederti soffrire e consumarti per combattere una battaglia già persa in partenza contro te stessa?

Riesci ad immaginare cosa significa chiamarti Oscar e non poter nemmeno pensare di chiamarti amore?

Riesci a immaginare cosa significa poter rubare un bacio dalle tue labbra solo quando dormi, per poi sentirti mormorare il nome di un altro uomo?

Riesci ad immaginare quanto possa desiderarti comunque, anche se pensi ad un altro?

Riesci a immaginare cosa significa tutto questo per me e non poterti dire niente..non poterti dire che ti amo, che farei qualunque cosa per te, ti giuro, qualunque cosa per te, per un tuo sguardo, per un tuo sorriso, per una tua carezza.

In tutti questi anni non mi hai mai fatto una carezza, Oscar. Mai.

Oddio… cosa sto pensando… Perdonami Oscar, perdonami.

E’ che sono ancora sconvolto per quello che è successo.

Io..non avrei mai creduto di farti quello che ti ho fatto..Io non avrei mai pensato di poterti fare del male. Ero furioso con te. Mi avevi cacciato dalla tua vita in pochi istanti. Cancellato.. Non ti servivo più e mi mandavi via. Come un giocattolo rotto. Buttato via come le cose vecchie e inutili. Trattato come e peggio di un servo. Si, Oscar, io sono e resterò sempre un servo, probabilmente.

Ma il tuo schiaffo…il modo in cui mi hai trattato..io..io non ci ho visto più..veramente non so cosa mi abbia preso..se la rabbia..o un’altra cosa ancora…è che… eri… così vicina a me, fisicamente, in quel momento. Troppo vicina per riuscire a mantenere un controllo. Ancora una volta..

Troppa rabbia nel mio cuore, e troppo desiderio.

Ma si può desiderare o amare troppo qualcuno?

Ti ho baciata, con forza, violentemente. Non capivo più niente.  Sentivo il tuo respiro su di me, le tue labbra sulle mie, la tua pelle sotto la mia.. più ti dibattevi più non riuscivo a fermarmi, più urlavi più io non ti sentivo.

Lo spavento nei tuoi occhi, io non lo potrò dimenticare mai, finchè vivo.

Oddio, io sto diventando pazzo, io sto diventando veramente pazzo. Perdonami Oscar, perdonami ti prego.

Quello che ti ho fatto è l’atto di un vile, di un essere spregevole, farei qualsiasi cosa per cancellare quello che è successo.

Qualsiasi cosa, Oscar.

Ma io, io non riesco a lasciarti come vorresti tu.

Io non riesco a farmi da parte come vorresti tu.

Io non riesco nemmeno a pensare di stare lontano da te.

Nemmeno un giorno.

Ti ho inseguita fin qui. Perché non sopportavo di stare lontano da te.

Neanche un attimo.

Non puoi chiedermi questo.

Non puoi, dopo tutti questi anni accanto a te.

No. Oscar, non ti libererai di me tanto facilmente.   

André spense le candele e uscì dalla stanza.

 

8. Un incontro inevitabile

Quando Oscar si svegliò erano le undici passate. Oscar si alzò di scatto per andare a guardare fuori dalla finestra. Una luce tenue e bianca filtrava appena. Il sole era ormai un cerchio pallido coperto sempre di più dalle nuvole… nuvole scure, nuvole grosse e nere all’orizzonte. Probabilmente pioverà oggi, pensava, con un brivido di freddo sulla pelle.

L’ho sognato, l’ho sognato ancora. Ed era un gran bel sogno. Mi baciava, mi accarezzava, mi diceva qualcosa..ma non ricordo più.

Perché non riesco a dimenticare Fersen?

Guardando fuori, Oscar pensava.

Ho bisogno di tempo. Devo calmarmi. ho bisogno di tempo, e di tranquillità. Forse ho sbagliato a venire fin qui. La solitudine fa davvero brutti scherzi, come questa sensazione assurda di essere osservata. E’ una cosa ridicola. E’ una cosa infantile e soprattutto non è da te, Oscar, andare a dormire con le candele accese per paura, di chi? Dei fantasmi? Del lupo cattivo? Ridicolo, davvero ridic…

Oscar non riuscì a finire la sua frase perché qualcosa attrasse la sua attenzione.

Guardando il comodino accanto al letto si accorse che le candele erano inspiegabilmente poco consumate. Ma lei era sicura di essersi addormentata con le candele ancora accese.

Ma un’altra cosa la stupì ancora di più. Dal suo libro, dal libro che Oscar stava leggendo la sera prima, c’era qualcosa di verde che spuntava fuori.

Sollevò il libro. Dentro, qualcuno aveva infilato una rosa. Una rosa bianca.

Stupita, Oscar rimase interdetta per qualche istante. Le venne in mente la frase che André le aveva detto qualche sera prima. Ma quel pensiero era troppo doloroso e lo scacciò dalla mente. Era stata molto chiara con André. E André le era sembrato pentito per quella notte. Comunque non voleva vederlo più, almeno per un po'. Ma la rosa era lì, e qualcuno l’aveva messa li per lei. Guardando la rosa, cominciò a fantasticare. Chi altro poteva essere? Poi le venne in mente che…

Non ci posso credere! Non può essere possibile..ma forse..Fersen! voi siete qui???

Siete qui veramente!. Fersen!!! Dove siete??”

Non può essere, ma ..e se lo fosse..e se i suoi sentimenti nei miei confronti fossero mutati??? E se fosse veramente interessato a me? Se avesse scoperto di amarmi? Dio lo volesse! Dio volesse darmi questa gioia! Volesse che Fersen si innamori di me.

Fersen, il mio amato Fersen, sarei la donna più felice del mondo, se fosse così.

Oscar! Stai calma! E come faccio a stare calma? Lui è qui! Ed è qui per me, non può essere qui per nessun altro motivo che questo…

Devo trovarlo, Fersen, Devo trovarti!

L’espressione sul volto di Oscar tradiva una grande gioia..ma anche come un’ansia sottile.

Cominciò allora a correre per tutta la casa, ancora in camicia da notte, entrando in tutte le stanze, aprendo tutte le porte, cercando dovunque. Niente era fuori posto. Non c’era nessuno. Ancora una volta nessuno era lì.

Appoggiato ad un albero del giardino, André guardava la figura bionda correre da una stanza all’altra attraverso le finestre della facciata della casa.

Oscar!. Hai trovato la rosa bianca! Ora sai di non essere sola quaggiù. Chi stai cercando? Me? Io sono l’unico a sapere che le rose bianche sono i fiori che preferisci. Anche se non ti ho mai visto raccogliere un fiore in vita tua…una cosa troppo da ragazze…certo….

Mi stai cercando?

Dio lo volesse! Cosa stai cercando? Prove della mia presenza? Oh, no Oscar,..sono stato molto, molto attento a far si che tu non ti accorgessi che ero in casa con te. Non troverai niente fuori posto, niente, Oscar.

Io non riesco a leggere l’espressione del tuo viso..sembra….felice…felice?

Sei felice di vedere me ?

Davvero Oscar?? Davvero??

No. Non è possibile….ma se lo fosse…. Possibile che io ti sia mancato? Che tu mi abbia....perdonato..

Oscar, la mia amata Oscar, sarei l’uomo più felice del mondo, se fosse così.

André chiuse gli occhi, il suo viso si fece triste. Sospirò.

No, non potrebbe mai essere. Tu stai pensando che sia stato lui?

Sì, tu stai pensando che sia stato Fersen!!

E’ per lui che corri, è per lui che sei in ansia, è per lui che sei felice.

Mi dispiace Oscar, sono solo io.

Solo la tua ombra.

Ma un ombra senza la luce non può esistere Oscar, e tu sei la mia luce.

Oscar intanto, era tornata nella sua stanza, aveva afferrato una camicia pulita, un pantalone e poco altro e si era vestita velocemente. Era stanca per la lunga corsa. Voleva vedere chiaro in quella storia. Uscì nel cortile. Intravide prima la sagoma di un cavallo e poi una figura semi coperta dal tronco di un albero. Voleva fargli una sorpresa, e si trattenne dall’urlare il nome che le bruciava nella mente e nel cuore.

Girò intorno al gruppo di alberi in fondo al cortile, in silenzio, lentamente.

Nel cielo le nuvole nere continuavano ad addensarsi. Faceva freddo, ora che il sole era definitivamente sparito dietro le coltri nere. Non si era nemmeno messa il mantello, per la fretta, per l’eccitazione di quel momento.

A pochi passi da lei stava ora una figura di spalle con un lungo mantello e un cappuccio. Oscar tremava per il freddo, o l‘emozione, non lo sapeva più neanche lei, e sentiva che era molto, molto vicina a piangere.. Per così tanto tempo aveva sperato che il suo amore fosse ricambiato…e ora..e ora..era lì di fronte a lei…

E’ il momento Oscar , si ripeteva nella mente, E’ ora il momento…

FERSEN!!

La figura incappucciata si voltò.

Oscar sentì un brivido intensissimo di freddo. Le sembrò come se il suo sangue stesso le si fosse gelato.

André! Cosa diavolo ci fai qua André?????!

André la guardava, senza dire nulla. La guardava semplicemente, dritto negli occhi… e quello sguardo la spaventava.

André! Ti ho detto molto chiaramente che non voglio più che tu mi segua! Vattene via André! Vattene via!!

No, Oscar, io non me ne vado da qui. Io devo parlare con te.

Cosa? Non se ne parla nemmeno! Io e te non abbiamo più nulla da dirci, capito André?, non abbiamo più niente da dirci chiaro? Niente!!!

Invece si Oscar! Dobbiamo parlare! Adesso!

Basta! Non vuoi andartene??. Bene!!!Se tu non te ne vai me ne vado io.

Oscar corse verso la scuderia e prese il cavallo. Lo portò all’esterno, montò sopra e partì al galoppo.

Oscar…dobbiamo parlare…io devo parlare con te..ora…ad ogni costo…tu devi..devi ascoltarmi..ti prego…

André montò sul suo cavallo e partì all’inseguimento della fuggitiva.

 

9. La resa dei conti

Oscar spingeva il suo cavallo al galoppo, lasciandosi alle spalle la villa di famiglia..ma per quanto potesse correre non riusciva a mettere una distanza sufficiente da scoraggiare il suo inseguitore.

Doveva affrontarlo dunque.

Doveva affrontare il motivo stesso per cui aveva deciso di partire per la Normandia solo qualche giorno prima. Aveva tentato di porre una distanza tra se e André, aveva tentato di porre una distanza tra lei e quell’uomo che giurava di amarla. Ma come può dire un uomo che ama una donna, se arriva a farle del male? Se arriva a farle qualcosa che una donna non vuole?

Non voleva più vederlo né parlare con lui. Poco importa se in quei giorni le era capitato di pensare a lui, quasi come se le mancasse qualcosa di lui, come se le mancasse lui.

Ora André era lì e lei provava solo rabbia.

Era costretta ad affrontarlo. A parlargli. Doveva essere l’ultima volta, comunque.

Oscar fece rallentare il cavallo. La sua corsa l’aveva portata verso una scogliera..Oscar fermò il cavallo. Scese. Guardò dall’alto. A qualche decina di metri sotto di lei stava il mare, e gli scogli che affioravano dalle acque.

André stava arrivando.

“Sarà l’ultima volta, deve essere l’ultima volta”, pensava Oscar. Seguì con attenzione l’arrivo di André, che scese dal cavallo lentamente, senza guardarla.

“Pochi istanti ancora..Oscar..devi ascoltarmi”, pensava André, voltandosi a guardarla, “Devo riuscire a farti capire …e quello sguardo furioso che hai sul volto mi dice che non sarà facile, ne indolore..per nessuno dei due..ma è necessario”.

Oscar si rivolse ad André, rompendo il silenzio pesante di quegli ultimi minuti:

“Bene André!!, Avanti! Sono pronta. Dimmi perché diavolo sei venuto fin qui? Mi spiavi, mi spiavi non è vero????? Non sono mai stata da sola in questi giorni vero? Eri nascosto nell’ombra, ma c’eri!

Allora non sei proprio capace di rispettare la mia volontà!”

André rispose: “Troppe domande in un colpo solo Oscar! Comunque..risponderò a tutte queste domande e a qualsiasi altra domanda tu voglia farmi. E’ vero. Tu non eri da sola qui in Normandia. Sono partito poche ore dopo la tua partenza. Sapevo dove andavi, no? Quando sono arrivato mi sono nascosto in casa. Eri nel salone ti ricordi? Ed hai sentito qualcosa rompersi in cucina..la bottiglia di latte l’ho rotta io urtando il tavolo, entrando dalla finestra. Ti ho sentito arrivare dal salone. Ho visto fuori il gatto e l’ho messo dentro la stanza. Sono riuscito dalla finestra. Mentre tu pensavi che il gatto avesse rotto la bottiglia, io mi arrampicavo verso il balcone. Sono stato un valido Cavaliere Nero, non te lo ricordi?.”

André sorrise ironicamente:“ Oscar!, mi deludi... io ormai sono diventato abilissimo nell’entrare nelle case della gente senza fare..troppo rumore.. Comunque, non sono stato sempre con te, non ti ho spiato come pensi tu! Quando andavi alla spiaggia, per esempio eri sola..e comunque, che tu ci creda o no, non ti stavo spiando. Stavo solo aspettando il momento giusto per parlare con te, anzi, no, che dico? Stavo solo aspettando di avere abbastanza coraggio per parlare con te!”

“Allora non c’eri in spiaggia mentre facevo il bagno. Tu non c’eri . Non mi hai vista mentre mi spogliavo…”

André la interruppe, di nuovo un sorriso ironico sul volto: “Ma bene, ho perso senz’altro un bellissimo spettacolo. Hai fatto il bagno? Un ottima idea, Oscar. Non è assolutamente la stagione per queste cose! Comunque..” disse André tornando improvvisamente serio ”… no, io non sono un guardone. Quello che io sento per te è diverso da quello che pensi, te l’assicuro. Ed è molto, molto più profondo.”

Oscar lo guardava, ora il suo sguardo non era più furioso, ma severo, estremamente severo.

“Allora André..? Dimmi! Dimmi adesso quello che volevi dire e che ti ha spinto a seguirmi fino a qui. Bada però! Dì tutto adesso, perché ti assicuro che non ci saranno più repliche. Te l’assicuro!”

André pensava:”Come è cambiata Oscar..come è cambiata..di chi è la colpa di tutto questo? Di Fersen? Mia? Come vorrei poter tornare a quando mi sorridevi da bambina..darei tutto per questo, darei tutto, io che non ho niente. Sì E’ colpa mia”

Dopo qualche istante di silenzio, André riprese a parlare.

“Oscar, io sono qui per dirti che quello che stai per commettere è un errore, è un errore enorme. Fuggire da Fersen, dalla Regina..non ti servirà a niente. Te l’assicuro Oscar.”

“André! Non sei tu a dover decidere della mia vita. Ho passato anni a fare ciò che è “giusto”, che è “corretto”, a seguire qualsiasi indicazione dettatami da mio padre. Questa è veramente la mia decisione. La prima decisione vera della mia vita. E né tu, né nessun altro può decidere in vece mia. Qualunque sia la motivazione che mi spinge a farlo, è solo una scelta mia. Ti è chiaro ora???”

“Oscar!. Tu stai solo fuggendo dal tuo dolore. Ebbene, rispondimi Oscar.. In questi giorni in cui sei stata “lontana da tutti”, sentivi meno dolore Oscar? O forse puoi cominciare a pensare che il dolore è qualcosa che devi affrontare per superarlo invece di soffrire? Oscar, fuggire non serve a niente, credimi. Il tuo dolore ti segue ovunque, come il mio mi segue ovunque. Come il mio.”

André si avvicinò ad Oscar, che lo guardava preoccupato, la superò, senza nemmeno sfiorarla, e si fermò. A pochi passi da lui, cinque, sei al massimo, stava il vuoto, il mare, gli scogli.

I due si voltarono simultaneamente. Ora André dava le spalle al precipizio.

“André, quelli che sono i miei sentimenti sono e rimangono affare mio. La mia decisione è presa e non sarà niente di quello che hai detto a farla cambiare. Tra qualche giorno affronterò i soldati della guardia. Fai della tua vita quello che vuoi, André. Siamo stati amici per molto tempo. Ora io non me la sento più di vederti. Lo capisci questo????”

André, con uno sguardo molto, molto triste disse:“Oscar..ma allora è per questo che sei qui? E’ per fuggire da me! Oscar..Oscar, ti prego, perdonami, io davvero non volevo farti del male. Te lo giuro. Io… io sono stato un vigliacco e un bastardo e..non c’è momento che io non ci pensi, che io non desideri cancellare tutto, tutto, cancellare tutto il male che ti ho fatto. Perdonami Oscar, ti prego. Puniscimi se vuoi. Uccidimi se vuoi. Ma io, io non riesco a stare lontano da te. Non sono riuscito a stare nemmeno un giorno senza di te, e all’idea che non potrò più stare al tuo fianco, Oscar, mi sembra di impazzire.”

André fece un passo all’indietro. “Perdonami Oscar!”

Oscar lo guardava incredula…

“Tu sei pazzo André! Sei completamente folle! Sei malato!”

André fece un’altro passo all’indietro

“Perdonami Oscar! Se tu non mi perdoni non ha più alcun senso rimanere in questo mondo per me!”

“André! Smettila, non dire sciocchezze!!”

“Perdonami Oscar! Ti prego!!”

E fece il terzo passo all’indietro. Ormai mancava veramente poco.

“PERDONAMI OSCAR!!! TI PREGO!!!”

“SMETTILA! SMETTILA ANDRÉ ! E’ questo il modo in cui dici di amarmi? questa è solo una pazzia andrÉ, e tu sei malato. la colpa e’ mia, che non ho saputo evitare che succedesse. e’ tutta colpa mia! Basta André! questa storia finisce qui!”

Oscar montò sul suo cavallo e se ne andò.

André si voltò, e guardò sotto di lui. Mancava così poco, così poco alla fine di ogni sua sofferenza.

Guardava il mare, guardava gli scogli. “Basterebbe così poco, basterebbe solo un attimo, e tutto sarebbe finito.”

Guardò gli scogli ed ebbe improvvisamente paura del dolore fisico, ebbe paura di non morire subito, ma di agonizzare prima di morire. Di essere solo. Si spaventò. “Se lo facessi lei piangerebbe per me, sì, lo farebbe…Cosa sto dicendo? Morire perché lei soffra per me? Perché si senta in colpa tutta la vita per avermi spinto a questo…No, ha ragione lei. Io sono pazzo.”

André trasalì, come se fosse uscito da un brutto sogno. In quel momento si rese conto di quello che aveva fatto. Aveva minacciato Oscar, l’aveva minacciata con la sua morte. L’aveva ricattata, le aveva usato violenza di nuovo. Una violenza diversa, ma non meno grave. Costringerla a perdonarlo, a farlo restare con lei con la minaccia.

”Sono pazzo. Sì, amore mio, hai ragione tu. Hai davvero ragione tu. E ora davvero ti ho persa per sempre. Perché anche quell’ultimo barlume di affetto e di stima nei miei confronti si è dissolto dal tuo cuore, ne sono sicuro. Ora davvero ti perduta. E non ha più senso restarti accanto se posso solamente farti del male.”

 

 

Continua...

mail to: f.camelio@libero.it

 

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