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E’ difficile iniziare, e tante sono le cose che sento di dover dire al termine di questo racconto.

Riflessioni, ringraziamenti, debiti di cui render conto, emozioni.

Ma la cosa più forte, in questo momento, è probabilmente la nostalgia, che mi occupa ora che ho finito questa lunga storia a puntate, che non sapevo dove mi avrebbe portato, nel momento in cui l’ho iniziata.

Doveva finire, era conclusa, ormai: lo sentivo chiaramente, mentre scrivevo le ultime parti. Sentivo di aver detto quasi tutto.

Eppure mi manca. Mi perdoni chi legge se per prima cosa cedo a questo sentimento, e lo esprimo.

 

“Un’altra stagione” nasce dalla lettura di “Autunno”, un debito dichiarato già nel titolo, e che però non basta segnalare così, perché è molto di più quello che devo a Laura, che di quel bellissimo racconto è l’autrice.

Nasce da una mia emozione e da una sua idea: è stata lei a darmi il primo impulso ed è stato il mio istinto che l’ha subito colto, perché quando la leggo, non so perché, mi viene sempre voglia di mettermi in coda e d’intrecciare controcanti alle sue storie, con parole mie.

Per questo, dopo un po’ che ne parlavamo, e neanche troppo sul serio - perché allora scrivevo un’altra storia - un giorno mi è venuto l’estro e ho buttato giù tre pagine scarse, quelle iniziali, senza pensare a cosa sarebbe successo dopo. Così, quasi con gli occhi chiusi. Poi gliele ho mandate.

Ecco una frase di quello che mi ha risposto quel giorno, nella prima delle tantissime lettere che ci siamo inviate, mentre il racconto cresceva:

“... e tu ogni volta mi stupisci di più”.

Non riporto tutto per non metterla in imbarazzo, anche se so che a questo punto sarà già in preda a confusione totale.

E non trascrivo le sue parole per darmi importanza, anche se è pura verità il fatto che mi sono sentita importante, nel riceverle.

Le riporto perché sono stati i suoi commenti, le sue frasi, la sua attenzione nel leggere anche poche righe, minime parti che andavo scrivendo, giorno per giorno, a darmi una voglia incredibile di andare avanti a raccontare, a emozionarmi sulle emozioni che si creavano nella scrittura, a lasciarle germogliare le une dalle altre. Ora che guardo indietro, mi accorgo che ci ho messo un mese esatto a scrivere “Un’altra stagione”, dal 29 maggio al 29 giugno 2002 per l’esattezza: ed è una creatività che viene anche dal continuo scambio con lei.

Laura è stata la mia prima lettrice: questo racconto gliel’ho inviato sempre, anche se avevo scritto dieci righe, una scena. Anche se mi era venuta solo un’idea. Ed è abbastanza strano, per me, che di solito non faccio leggere le mie cose a nessuno, soprattutto se non sono finite

Dovrei ringraziare la sua attenzione, la costanza con cui mi ha inviato i suoi commenti, scena per scena. Se dovessi metterli tutti insieme - e certamente lo farò -, avrebbero almeno la stessa estensione del mio racconto. Dovrei ringraziarla per il tempo che mi ha regalato, per la sua disponibilità che non è mai venuta meno. Sono tutte cose vere, preziose.

Ma voglio ringraziarla, invece, prima di tutto per il suo entusiasmo. Per la passione sincera con cui ha letto e vissuto la mia storia, condividendola con me e lasciandosi avvolgere dalle sue trame. Senza perdere mai la capacità di emozionarsi, anche se è una lettrice estremamente avvertita, capace di cogliere con precisione i particolari e gli accenni meno espliciti.

In queste settimane ci siamo scambiate i nostri lavori: ho potuto leggere il suo “BK’s Night” nelle parti pubblicate da poco e in quelle ancora da pubblicare,  ci siamo scambiate opinioni e chieste informazioni e pareri su scene, espressioni, perfino punteggiatura e sinonimi: in piena libertà, senza che l’una si sentisse obbligata ad accettare i consigli dell’altra, ma accogliendoli senza alcun problema, se li credevamo buoni, per lavorarci sopra. Lei ha reso conto di questo volta per volta, nelle sue note fin troppo scrupolose a BK: io lo faccio qui, nella sezione che aggiungerò tra poco, più nel dettaglio.

Devo inoltre ringraziarla anche per i meravigliosi disegni con cui ha voluto arricchire il mio lavoro: sono certa che li apprezzerete quanto me. Mi hanno fatto sognare, ma, soprattutto, mi hanno confortato: perché quello che lei disegnava corrispondeva a ciò che avevo in mente e nel cuore.

Tutte le informazioni sul divorzio ai tempi della Rivoluzione vengono da lei, che ha fatto ricerche attentissime basate sulla consultazione di numerosi studi specifici: una messe di notizie che io ho usato in modo piuttosto sfumato, per esigenze letterarie, ma che è molto interessante e ricca. La trovate nella sezione “Essays”, come appendice a questo racconto. Vi consiglio di leggerla.

 

M’interessavano alcuni temi, scrivendo “Un’altra stagione”. Il ritorno del passato e il desiderio di rifarlo diverso. La possibilità che una ferita profondissima venga guarita. L’amore come risposta. La fiducia da ritrovare e da dare. La difficoltà di tornare indietro su passi già compiuti e la speranza di poterlo fare, però, se il tempo perduto non è passato invano, nel nostro cuore. Gli errori della vita, che si fanno e si pagano fino all’ultimo, la capacità di affrontarli senza rimuoverli, il faticoso cammino per arrivare a questa maturazione.

Il tema dei legami che durano un’esistenza intera e che niente può rompere veramente, se sono legami autentici e si ha il coraggio di viverli e di lottare per loro. I ruoli che possono cambiare, nei rapporti, e persino invertirsi, se si verificano gravi traumi: in questo racconto è Oscar che ha trovato la forza per condurre anche André – che l’ama - verso una nuova stagione; è lei che non cede e non smette mai, nemmeno per un istante, di credere e di lottare per la loro vita insieme. André è ferito profondamente, dalla vita, e questa ferita gli ha fatto perdere il suo equilibrio, la forza che aveva sempre avuto, che gli aveva sempre permesso di bilanciare le inquietudini di Oscar, prima che si perdessero, prima che lei facesse l’errore più grave, prima che la disperazione gli facesse desiderare di essere annientato. E’ difficile trovare il coraggio di vivere, quando si è perso tutto. Eppure forse è possibile farlo.

Il tema dell’amicizia e dell’intrecciarsi nello stesso cuore di sentimenti contrastanti e dolorosi. E’ Rosalie che s’innamora quasi di André, nonostante sia sposata e amica di entrambi da tanto tempo, nonostante il legame fraterno tra suo marito e lui. E’ Alain, soprattutto, che di André è l’amico più sincero, che gioisce nel vederlo finalmente riunito a Oscar: e che – eppure – si trova a provare per Oscar sentimenti che non dovrebbe, non vorrebbe provare; sentimenti profondissimi, che deve scacciare, che lo fanno sentire in colpa, ma non spariscono, per quanto li censuri o reprima.

Il modo di gestire queste situazioni: l’onestà, la lealtà che devono o dovrebbero essere alla base di ogni rapporto vero. La capacità di capire anche quello che ci sembra sconveniente, se capiamo la buona fede di chi lo vive. L’esperienza della vita, che dovrebbe aiutarci ad aprire i nostri orizzonti, senza logorare i nostri valori, ma rendendoci capaci di giudicare un po’ meno e comprendere un po’ di più.

Il tema del rapporto tra l’individuo e la società che lo circonda. Enormemente complesso, perché la vita pubblica e quella privata raramente vanno d’accordo. Quella pubblica prende tutto il nostro tempo e le nostre energie, ci chiama a mille impegni e responsabilità, ci vincola in modi cui non sappiamo sottrarci. Ma quella privata è difficile, difficilissima: non c’è niente di più difficile che affrontare le responsabilità che si hanno verso se stessi, soprattutto se si ha la libertà di decidere. E una scelta, al fondo, noi l’abbiamo sempre, anche nelle situazioni più costrette.

Il tema della menomazione, della differenza, vissuto attraverso l’immagine della cecità, che è reale ma anche simbolica. La cecità vera, come l’oscurità che può abitare il cuore in certi momenti della vita. Viviamo – siamo sempre vissuti - in un mondo dove sembra quasi che si debba essere perfetti per essere apprezzati, e dove ognuno si affanna a inseguire modelli che sembrano in grado di garantire la felicità, condensata nella magica parola “successo”, la nuova meta di oggi. Chi non raggiunge questi modelli è fallito, infelice. Io credo che questo sia sbagliato.

Non mi metterò, certo, a dare opinioni e ricette su cosa sia la felicità. Volevo solo umilmente esprimere la mia convinzione che sono i sentimenti autentici quelli che vanno cercati, e non le illusioni sulla perfezione. Anche una menomazione gravissima, anche una ferita profonda, che ci ha distrutto, possono essere curate e guarite. Vivere non passa attraverso la perfezione, ma attraverso l’amore.

Tante altre cose, poi, ma non ne dico altre: la scrittura non dovrebbe essere spiegata, perché quando la spieghi diventa banale.

E poi non è giusto indirizzare il lettore su vie ben precise, perché interpreti come l’autore ha deciso. Vorrei che da questo racconto ognuno avesse tratto sue emozioni e suoi pensieri, anche se non fossero gli stessi miei emozioni e pensieri. Ne sarei quasi più felice, forse, perché significherebbe che questa storia ha parlato a molti, e che continuerà a parlare anche dopo.

 

 

Debita persolve.

 

Con Laura.

A parte le numerose immagini e situazioni che derivano inevitabilmente da “Autunno”, e che ognuno può riconoscere, nel testo ci sono particolari, scene e a volte frasi suggerite da lei o ispirate ai suoi scritti. Piccoli o grandi. Eccoli, spero di non dimenticare nulla:

La terrazza sulla mansarda: è una mia idea ma avevo seri dubbi sulla possibilità che esistessero terrazze sulle mansarde. Mi ha confortato lei. Che è stata poi un po’ dispiaciuta dell’abbandono della sua casetta parigina da parte dei nostri eroi per la tenuta di Arras. Aspetto fiduciosa il terzo episodio della saga: “La vendetta della mansarda abbandonata”.

Una scena chiave della Parte II:

“...perché quell’uomo che non sapeva niente di te ha potuto prendersi la mia donna, il mio amore...”

Stava gridando, quasi. Un grido profondo, che veniva da dentro.

“Io non volevo qualcuno da amare... non... non volevo amare...”

“Perché, Oscar, perché?”

“Perché c’eri tu...” rispose, con un filo di voce”.

Le parti in corsivo me le ha suggerite lei. Io poi ci ho lavorato, in questo episodio e nel successivo.

Altra scena chiave della Parte II:

“...in che modo hai risposto ai suoi baci, cosa provavi quando entrava dentro di te... quanto ti piaceva, quanto? Io ho passato ogni notte a chiedermelo, da quella notte. Tu non hai idea di cosa vuol dire, Oscar...”

Scritta da me, ma la versione definitiva è frutto di numerosi ripensamenti, confronti, proposte alternative, contenute in una serie di e-mail che ci siamo scambiate, dall’illuminante oggetto “Orgasmi & Co.”. Qui devo ringraziarla anche per avermi rassicurato sul fatto di non essere caduta nella volgarità.

Riflessioni di André nella Parte III:

“Lo sapeva bene che un sentimento come l’amore doveva essere una cosa proibita, per lei, cresciuta come un maschio e come un soldato”.

Parole ispirate alle riflessioni contenute in una sua lettera.

Uno scambio nella parte V:

“E come vivrai, Oscar?”

“Come vivremo...”

“Come vivremo, sì...”

Ispirato da dialogo molto simile, nella struttura, in “BK’s Night” (sul passaggio di Oscar e André ai soldati della Guardia).

Il divorzio:

Tutte le notizie sulla storia del divorzio e del matrimonio civile nella Francia della Rivoluzione, dalla V parte in poi, vengono dalle ricerche di Laura. Non è stato per niente facile orientarsi tra le possibilità che si aprivano e scegliere la strada giusta: la soluzione definitiva che compare nel racconto è frutto di valanghe di ipotesi, osservazioni, controdeduzioni, messaggi che ci siamo scambiate. Anche perché mi ero fissata col divorzio, e ci tenevo ad arrivare a quello senza scrivere sciocchezze. Non parliamo poi dei complessi calcoli su seconde nozze, gravidanze e riconoscimenti di figli dentro e fuori il matrimonio (volevo far sposare Oscar col pancione) che ci hanno tenute impegnate per giorni e giorni (confesso che alla fine non ci capivo più niente, e mi era venuta voglia di togliere di mezzo Girodel con un bell’incidente in Inghilterra: è stata Laura a salvargli la vita).

Arras:

Informazioni su Arras, la sua storia e le sue caratteristiche (fiume compreso), mi vengono da files che mi ha inviato Laura, tratti da varie ricerche da lei effettuate. Io poi, nelle descrizioni, ho in buona parte ricamato, lavorando di fantasia.

Riabilitazione del quadrupede:

La scena della cavalcata nell’episodio VI nasce dalla mia ispirazione ma anche – in parte - dal desiderio di rimediare ad alcune cose viste in giro riguardanti nivei destrieri e muscolosi equini, oggetto di piacevoli e ricreanti scambi di opinioni tra noi.

Ancora quadrupedi:

André che sella i cavalli per fare una sorpresa a Oscar nell’episodio VII è la mia elaborazione letteraria di una fantasia di Laura, a sua volta ispirata alla scena precedente della cavalcata.

La gravidanza di Oscar:

Era un’idea presente nel progetto originario, ma anche volendo sarebbe stato del tutto impossibile evitarla da quando Laura attivò le antenne da giallofila, fin dalla puntata VI, avanzando ipotesi e insinuazioni sull’innocentissimo pallore di Oscar a cena con André e Alain.

Sintomi gravidici:

“A volte ti alzi improvvisamente e vai via, poi torni stravolta, le mani fredde, sembra che tu stia male... come se avessi pianto. E non mangi più. A volte sei euforica, e subito dopo dici che sei stanca: non vuoi più fare le cose che facevamo prima, non solo andare a cavallo... sembra che tu preferisca evitare tutto, adesso. Oscar, stai evitando me?”

Questo passaggio è stato il risultato di numerosi rimaneggiamenti: volevo che si capisse che Oscar aveva nausee e vomito senza dirlo espressamente, facendolo anzi fraintendere ad André, che interpreta la cosa come crisi di pianto. Ma ero stata troppo sottile, e non si capiva. Le mani fredde e lo stravolgimento sono idea di Laura (che proponeva anche sudori e non ricordo che altro, da me istigata: ma alla fine ci siamo limitate a questo). Se poi ancora non si capisce non so proprio cosa farci: per lo meno l’ho scritto qui, ora lo sapete.

Contraccezione questa sconosciuta:

“André sospirò. Quella prima notte. Era stata la prima volta che aveva fatto l’amore. Era pieno di gioia, di desiderio. L’aveva guidato lei, gli aveva dato un piacere infinito. Gli aveva fatto perdere completamente la ragione, implorandolo di restare in lei. Ne era stato travolto, preso, fino a volersi annullare in lei”.

E’ stata una mia scelta, funzionale alla costruzione dei personaggi e della vicenda, non approfondire il tema della contraccezione. Il volere un figlio, o non aver paura di averlo, è un’altra prova della profondità di un legame, della sicurezza di ciò che si è costruito: per lo meno in questo racconto volevo che risultasse tale messaggio, dal comportamento dei due protagonisti. La parte in corsivo deriva da una lettera di Laura (molto comprensiva con me nonostante le sue idee molto chiare, a riguardo).

Il nome del bambino:

Anzi, dei bambini, perché alla fine ne compare un secondo. Non l’ho messo intenzionalmente, perché – anche se ce n’erano alcuni che mi piacevano – nessuno mi convinceva fino in fondo. Il fatto è che un figlio di Oscar e André è un’idea che in molti hanno coltivato, anche se non è nella storia originale. Dargli un nome specifico significava un po’ togliere a ciascuno il piacere di immaginarlo a modo suo, e magari guastare il piacere della lettura a chi non avesse trovato bello il nome scelto. Ho pensato di rendere un po’ più “universale” la tematica con questa soluzione. Dico solo il secondo nome del piccolo, che si inserisce nella vicenda di Alain. Se poi a qualcuno interessa conoscere le ipotesi formulate - così, per la cronaca -, allora sappia che i nomi finalisti erano Laurent (Alessandra) e André (Laura, ma guarda un po’ che strano...).

Salti al collo:

Oscar che nell’episodio VIII ricorda di essere saltata al collo di André sotto gli alberi è un’invenzione personale. Ma abbiamo scoperto che analoga scena era in una situazione pensata da Laura, proprio la situazione che aveva ispirato la stesura di “Autunno”. Quando si dice la telepatia...

Brindisi afoni:

“Alain sollevò il calice in un brindisi silenzioso” della parte IX è una citazione palmare da BK, quando André brinda allo stesso modo nella taverna e poi cita una lirica di Orazio.

I tormenti di Alain:

I primi dolori glieli ho dati io, facendolo perdutamente innamorato di Oscar. L’ultimo, nella scena con Oscar e il bambino, lo dovete a Laura, che era rimasta così colpita dalle scene precedenti, nello stesso episodio, da chiederne a gran voce un altro pochino (quando si dice il sadismo...). Ma anch’io avevo una mezza idea, così è nata la rivelazione a Oscar (che peraltro aveva capito).

A volte ritornano:

Il ritorno della nonna volevo farlo un po’ più plateale, con Oscar che la va a ripescare chissà dove mentre nessuno ne aveva più notizia. Più realisticamente, invece, abbiamo concluso che André non poteva non sapere più dov’era la nonna, e la nonna lui, se era ancora viva: così la sorpresa ad André l’abbiamo mantenuta, ma la nonna l’abbiamo fatta rintracciare più semplicemente per lettera, senza attivare l’Interpol.

Poltrone sdraio:

André che sta allungato su una poltrona con le mani dietro la testa nella parte X è citazione dell’episodio 28 dell’anime, ma è venuta da una lettera di Laura, che, parlandone a proposito di altro, poco prima che scrivessi quella parte, mi ha fatto venire in mente l’immagine.

E infine il finale:

Non volevo spiegarlo, inizialmente, e lasciare che fosse il lettore a cogliere il rimando. Però forse un accenno si può fare a questo punto. Il finale di “Un’altra stagione” chiude il cerchio con il finale di “Autunno”: "Resta qui, Oscar... Resta qui...", sono le ultime parole del mio racconto, ma si ricollegano anche alle ultime di quello di Laura, in cui Oscar sale le scale di corsa e dice: "Posso... posso restare qui?". E’ La risposta di André alla richiesta di Oscar, dopo che la vita li ha separati e riuniti.

 

Con Elisa.

Resta definitivo, per me, il suo “Ultimo amore”, racconto stupendo per ispirazione e per scrittura che narra di un tragico amore tra Oscar e Alain (senza dirne i nomi) dopo la morte di André. La fisionomia dell’Alain innamorato mi è derivata anche dalle suggestioni che ho ricavato in quella lettura.

Debiti più specifici sono la frase: “Sapeva solo che adesso capiva il suo amico, la sua vita sacrificata per lei” della parte VI, che è una citazione voluta. E quest’altra immagine: “entrò in un turbine di capelli e di gonne”, nella parte VIII, che è un complimento alla sua scrittura.

 

Con Eva:

L’immagine del seno di Oscar sostenuto dal corpetto (parte V) mi viene da un particolare del suo “Donna”. E un po’, forse, la scena del bacio silenzioso e segreto di André a Oscar addormentata, dopo che l’ha portata a letto: ma questa è anche una mia fantasia da molto tempo, dalla lontana adolescenza. E ho il sospetto di non essere l’unica...

 

Voglio infine dire grazie ai lettori che mi hanno scritto mentre il racconto usciva, per manifestarmi il loro apprezzamento e incoraggiarmi ad andare avanti. Non posso elencarli tutti, ma a tutti va la mia gratitudine. E permettetemi di fare una piccola eccezione per Marina, che mi ha seguito con assiduità e attenzione, dando del mio lavoro esegesi piene d’acume e instaurando con me un dialogo Autrice/Lettrice (secondo una sua definizione) che è stato molto gratificante.

 

Credo di poter concludere così. Scusatemi per questo sproloquio, spero di non aver rovinato tutto annoiandovi magari proprio alla fine. Comunque sono sempre lieta di conoscere le vostre opinioni, e mi farà piacere, se mi scriverete, rispondere alle vostre domande e soddisfare le vostre curiosità.

Vi ringrazio per avermi seguito fino ad ora e davvero mi auguro che, leggendo il mio racconto, abbiate potuto passare dei bei momenti.

 

Alessandra

mail to: imperia4@virgilio.it

 

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