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Quattro eroi, un solo titolo.
Tutto iniziò con una rapina.
Il commissario Köster.
La critica all'attacco.
Autori e registi.
Frammenti di vita privata.
Tutti gli uomini del commissario.
Accadde un venerdì...
L'edizione italiana.
Tagli e ritagli.
Morto un commissario se ne fa un altro.
Tutte le donne del commissario.
Da Augusta a Monaco.
L'uomo del K4.
Alte Musik.
L'auto di servizio.
Ultimo atto.
La terza genesi.
Da Amburgo a Monaco.
Quattro.
Licenziati in tronco.
Aspiranti commissari.
Alta definizione.
Ciao Gerd!
Il Catalogo I - Köster
Il Catalogo II - Kress
Il Catalogo III - Herzog
Il Catalogo IV - Voss

Il pensionamento del commissario Keller – protagonista della serie «Der Kommissar» – il 30 Gennaio del 1976 poneva la parola fine su una produzione televisiva che aveva riscosso un buon successo di pubblico con record di 36 milioni di spettatori. Il protagonista, Erik Ode, aveva deciso di abbandonare la scena.

Helmut Ringelmann, ancora lo stesso produttore di «Derrick», iniziò allora a pensare ad un nuovo commissario che rilevasse il testimone. Dal progetto alla realizzazione passò davvero poco tempo visto che nei primi mesi del 1976 sul Baggersee iniziarono le riprese dell'episodio pilota della nuova serie: «Der Alte».

Il titolo letteralmente vuole dire il vecchio. Claudio G. Fava – critico cinematografico e televisivo, già capostruttura Cinema e Fiction di Raidue – citando il film "Das Boot" di Wolfgang Petersen, spiegava che: «con der alte, nella Marina Militare viene chiamato il comandante, l’uomo che nel sottomarino porta il cappello bianco. Siamo noi che, non potendo tradurre questa espressione in modo corretto abbiamo titolato la serie con il nome del commissario». E anche nei dialoghi originali capita spesso di sentire l'ironico Martin Brenner parlare di Köster come del "vecchio", dettaglio che - pur conservato nei dialoghi italiani - non ha la stessa efficacia che trova in tedesco.

Nell'edizione francese la serie ha preso il titolo «Le Renard», la volpe, così come in inglese «The Old Fox».

Sotto l'unico titolo di «Der Alte» si sono succeduti quattro eroi: Erwin Köster, Leo Kress, Rolf Herzog e Richard Voss. In Italia, dal 1986, sono stati "titolari" ciascuno di una serie propria: «Il Commissario Köster» il primo, «Il Commissario Kress» il secondo, «Il Commissario Herzog» il terzo, «Il commissario Voss» il quarto.

Siegfried Lowitz - forse per colpa del suo ruolo di "successore" di «Der Kommissar» ha sofferto non poco del "complesso di Erik Ode". È lui stesso a raccontare come non di rado per la strada la gente lo salutasse con: «Buongiorno, signor Ode». A proposito della successione di «Der Alte» a «Der Kommissar», Siegfried Lowitz ricordava come durante un viaggio a Berlino in compagnia di Helmut Ringelmann un fan lo scambiò per Erik Ode, il protagonista di «Der Kommissar». Lui, scocciato, gli fece presente che si chiamava Siegfried Lowitz, che interpretava un'altra serie e che Erik Ode era già morto da qualche anno. L'ometto, allora, non pago di quella spegazione gli rispose: «Certo, lei è quello che interpreta Erik Ode!». Fu forse questo "inscatolamento" in un ruolo che Lowitz sentiva poco suo e quel titolo della serie che trovava così brutto, il vecchio, a rendergli sempre più pesante la figura di Köster fino a fargli dire che tutto sommato questa serie era stata più una condanna che una fortuna.

 

 

Siegfried Lowitz è «Der Alte». (Screenshot ZDF)
Venduto alla televisione.

Quando Horst Tappert firmò il contratto per "Derrick" ricevette da "Lo" (così veniva amichevolmente chiamato Lowitz dai colleghi) una affermazione di sdegno sul set della puntata "Festa per un anniversario". "Hai intenzione di fare una cosa del genere per molti anni?". Tappert si prese la rivincita quando Siegfried Lowitz firmò per "Der Alte". Quando i due si incontrarono fu Derrick a rivolgergli la domanda: "Hai intenzione di fare una cosa del genere per molti anni?".

Lowitz accettò il contratto per «Der Alte» firmando per 15000 marchi a puntata ma negli anni arrivò a guadagnare, per ogni storia che veniva filmata, fino a 25000 marchi «metà dei quali andavano a finire in tasse».

Siegfried Lowitz con Horst Frank e Alf Marholm. (Foto ZDF/Michael Marhoffer)