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LO SPIRITO MARZIALE

 

Leggendo gli scritti classici dei Grandi Maestri si può evincere quando non espressamente detto che nella pratica delle Arti Marziali è fondamentale lo Spirito Marziale che in seguito definiremo da Combattimento. Questo è espresso dalla determinazione dell’allievo nel voler progredire affrontando gli ostacoli che gli si presentano di volta in volta nel suo percorso di artista marziale, per poi superarli.

In merito a questo argomento vorrei indicare alcuni elementi della strutturazione dell’addestramento che riguardano lo Spirito di Combattimento, come ad esempio le regole di comportamento all’interno del nucleo di aggregazione sociale costituito dal “Dojan” (luogo dove si praticano le Arti Marziali), considerate un valido strumento formativo dell’allievo nell’ambito delle relazioni al di fuori della Scuola.

L’elemento focale in questo caso è l’attenzione posta dallo studente nel rispettare le suddette regole durante tutta la durata della lezione, ciò gli insegna ad esercitare l’auto controllo, a protrarre  la capacità di mantenere la vigilanza mentale e gestire le emotività che con la stanchezza affiorano in modo più preponderante.

Un altro elemento focale è la pratica degli Hyong, una serie preordinata di movimenti che simulano difese e attacchi provenienti da svariate direzioni e portate da uno o più avversari, che sono ritenuti a giusta ragione il nucleo fondamentale (insieme allo Spirito di Combattimento) delle Arti Marziali. L’ideogramma che indica questo termine rappresenta la grata posta su alcune finestre e si riferisce all’ombra che proietta all’interno della stanza quando investita da una fonte d’illuminazione esterna, indicando la funzione di modello o stampo che in questo caso esplica. In italiano viene tradotto con il termine “Forma”. Se eseguite al termine di una sessione d’allenamento pesante, sforzandosi di eseguire ogni movimento con efficacia (Kim Ciò Ciung) immedesimandosi in una situazione di combattimento reale, oltre a risultare un ottimo esercizio fisico, le forme aiutano il praticante a rinforzare la volontà e a far emergere lo Spirito di Combattimento.

Per comprendere meglio questo concetto si può fare un analogia con l’allenamento per l’incremento della forza muscolare per mezzo del sollevamento di carichi massimali per aumentare la sezione muscolare. Ci vuole forza di volontà per superare l’inerzia all’inizio del movimento aumentando di volta in volta i carichi di lavoro. Per allenare il corpo è necessario seguire un corretto programma di allenamento intervallando le serie di ripetizioni con periodi di riposo e tra un allenamento e l’altro e la corretta alimentazione, per permettere all’organismo la supercompensazione che è il prodotto finale dell’allenamento stesso. Allo stesso modo durante la lezione vanno individuati i momenti più idonei per un allenamento equilibrato della forza di volontà al fine di evitare il sovraffaticamento dell’organismo, e il rischio di stress che in casi estremi può portare anche al deperimento fisico o alla depressione psicologica.

Quindi abbiamo determinato gli strumenti che le Arti Marziali tradizionali forniscono ai praticanti nella formazione e nello sviluppo contemporaneo dell’aspetto psico - fisico, prerogativa delle stesse. Come per tutti gli strumenti, la pratica delle Arti Marziali garantiranno il raggiungimento del risultato prefissato solo attraverso l’intenzionalità o la volontà di chi se ne avvale.

Nella pratica lo Spirito di Combattimento è espresso dalla esecuzione delle tecniche con forza esplosiva, equilibrio e armonia dei movimenti. Da un punto di vista psicologico, nell’ambito delle interazioni sociali, da un atteggiamento propositivo volto al continuo miglioramento personale e dell’ambiente che lo circonda riappropriandosi quindi della propria individualità in maniera sana per trovare l’ armonia ("Wa" in giapponese) con se stessi prima e con il contesto esterno poi.

Nel confronto con gli altri, specie se con esiti negativi, dalla capacità di mettersi in discussione e trarre insegnamenti dai propri errori. Nella difesa personale dalla capacità di proteggere la sua sfera personale vanificando gli atti di coercizione senza invadere a propria volta quella altrui, sapendo risolvere i propri conflitti interiori e quindi di essere disposti “a spostarsi di un passo a lato” se necessario, per evitare lo scontro.

 

 

 

 

TANG SOO DO

Karate coreano tradizionale

 

In Corea fino alla metà di questo secolo, insieme a tanti altri appellativi, si indicavano gli stili di combattimento a mani nude del monastero buddista di Shaolin-Tzu con il termine "Via della mano cinese". Gli ideogrammi che compongono questa parola si riferiscono alla dinastia imperiale cinese Tang riflettendo perciò gli scambi culturali tra Cina e Corea. In coreano questa si pronuncia Tang Soo Do (Tang Su Do) ed in giapponese To Te Do (che era il nome con cui si indicava lo stile di combattimento di Okinawa dal quale ha avuto origine il Kara Te Do del M. G. Funakoshi che ha trovato enorme diffusione in Giappone nei primi decenni del 1900). Nel 1998 il Gran Maestro Song Ki Kim (Presidente della Worl Tang Soo Do Union) ha sostituito il carattere “Tang” per evitare la confusione delle Arti marziali cinesi con quelle coreane.

Nel 1909 la Corea viene invasa dal Giappone che la occuperà fino al 1945. La prima scuola di Tang Soo Do ad essere istituita nella moderna Corea fu quello dello stile Ciung Do Kwan (scuola dell'azzurra onda del mare). Dopo la liberazione della Corea avvenuta nel 15 Agosto 1945, emersero dalla clandestinità altri "Kwan" (scuole) come: il Mu Duk Kwan (scuola della virtù marziale che è lo stile al quale fa riferimento la W.T.U. e la C.T.F.) del Gran Maestro Hwang Kee, il Song Mu Kwan (scuola marziale degli alberi di pino), il Ci Do Kwan (scuola della via della conoscenza) ed il Ciang Mu Kwan. Dopo la fine della guerra civile di Corea (1950-53) vennero ad aggiungersi all'elenco altre scuole. Il 9 novembre 1945 il Maestro Hwang Kee creò il “Mu Duk Kwan”, e organizzò l’associazione di TSD nel settembre 1953. In questo periodo, molti militari americani in servizio nelle basi USA di stanza in Corea appresero il Tang Soo Do, tra questi soldati, il più famoso è senza dubbio l'attore americano Chuck Norris che prima di intraprendere la carriera cinematografica vinse molti tornei internazionali interstile di combattimento.

Nel giugno 1960 l’associazione Korean Soo Bak Do, denominata con il nome tradizionale dell’arte marziale, rimpiazzò l’associazione coreana di Tang Soo Do. Oltre alle associazioni Soo Bak Do, esistevano numerosi tipi di altre arti marziali denominate “ Kong Soo” o “Tae Soo”, che nel 1965 furono riunite tutte nell’associazione coreana di” Tae Kwon Do” e denominate indistintamente “Tae Kwon Do”. In virtù di sport nazionale il Tae Kwon Do inaugurò una nuova era. Istruttori si sparsero in tutto il mondo e si tennero manifestazioni internazionali. Alla data attuale il Tang Soo Do e il Tae Kwon Do sono separati, mantenendo il Tang Soo Do come arte marziale tradizionale.

In conclusione tradotto letteralmente

Tang significa pugno, colpo o difesa

Soo (Su) significa mano

Do significa percorso di vita o arte.

Il Tang Su Do è raffigurato come un triangolo eterno i cui vertici Corpo, Mente e Spirito, sono legati tra loro. La sua pratica inizia dal corpo (Wei Kong: lavoro esterno) per poi equilibrare e potenziare la mente (Nei Kong: lavoro interno), e da lì risalire fino allo spirito (Shim Kong: lavoro spirituale). Il concetto del triangolo eterno è usato per rappresentare la direzione della crescita di una persona intesa in senso globale.

La Continental Tang Soo Do Federation fu fondata dal maestro Jino Kim nel giugno 1992.

 

L'Istruttore  insieme al G.M. 9° DAN Song Ki Kim Presidente della Worl Tang Soo Do Union (Korea del Sud) e il G.M. 9° DAN Mariano Estioko.

 

E con il M. 7° DAN Jino Kim Presidente della World Tang Soo Do Federation (USA).

 

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