Battaglia delle termopili 

 

 

morirono,
gloriosa è la sorte, bello il destino,
altare la tomba, ricordo prima che lamento,
e lode è il compianto.
Tal veste funebre né la ruggine
oscurerà né il tempo che tutto doma:
è di uomini valorosi. Questo luogo sacro
si prese come abitatrice la gloria d'Ellade.
E lo attesta pure Leonida re di Sparta,
che gran ornamento di virtù ha lasciato

e gloria eterna.

 

      

Luogo: il Passo delle Termopili 
Eserciti: l’esercito persiano contro gli alleati greci
Contesto: Guerra persiana


Protagonisti: 
LEONIDA re di Sparta e generale dei greci
MARDONIO generale delle armate persiane
SERSE re dei re di Persia
IDARNE comandante degli Immortali 

Dopo la sconfitta a Maratona i persiani non persero le loro mire espansionistiche, e le speranze di pace dei greci furono presto infrante dalle dimostrazioni di ostilità di Serse figlio di Dario re dei re di Persia. Questi organizzò un esercito enorme formato da tutti i popoli a lui sottomessi, stimabile intorno ai due milioni di uomini (secondo lo storico Erodoto), seguito, via mare da una flotta di milleduecento navi; l’esercito più grande che il mondo avesse visto fino a quel momento.

Gli alleati greci decisero che il punto migliore per opporsi all’invasore “barbaro”, fosse il passo delle Termpoli, l’unica via agevole per giungere alla Grecia vera e propria dalla Tessaglia. Le forze alleate erano veramente esigue, Sparta fu la prima città a mandare i suoi uomini al passo (300 opliti) comandati dal re Leonida formidabile guerriero ultra sessantenne dalla mente sveglia e acuta, dietro l’esempio di Sparta arrivarono i rinforzi dalle altre città greche Tegea, Mantinea, Orcomeno, Corinto, Fliunte, Micene, Tebe, e dalle altre città dell’Arcadia e della Beozia per un totale di 3900 opliti seguiti dai rispettivi scudieri che fungevano da fanteria leggera. 

Per prima cosa gli spartani e i loro alleati ricostruirono il vecchio muro di difesa al passo, caduto in rovina, e attesero l’arrivo dell’esercito persiano. Quando gli esploratori riferirono a Serse il numero dei greci che presidiavano il passo, il re scoppiò a ridere e piuttosto perplesso si chiese cosa stessero aspettando, non aveva capito che i greci si preparavano alla morte per dare tempo alle altre città di prepararsi. 

Serse attese quattro giorni convinto che il solo il numero sarebbe bastato a far fuggire gli alleati. Allo stesso momento anche la sua flotta non riusciva ad avanzare bloccata dalle veloci navi ateniesi al cui comando si trovava il brillante Temistocle. Al quinto giorno Serse spazientito ordinò l’attacco sicuro che il numero stesso sarebbe bastato ad annientare i greci. Quando alcuni disertori dell’esercito persiano (perlopiù greci arruolati con la forza) avevano dichiarato che i Medi erano così tanti da oscurare il sole con le loro frecce, gli spartani risposero -bene almeno combatteremo all’ombra-. 

E non si sbagliarono di molto per tutto il giorno combatterono ferocemente e nello stretto passo dove il numero non aveva significato e fecero strage dei persiani che con le loro armature leggere e le lance corte non potevano nulla contro il pesante equipaggiamento oplita. Il giorno successivo Serse schierò in campo le sue truppe d’èlite i diecimila Immortali comandati da Idarne che non ebbero maggior fortuna. I greci combattevano a turno concedendosi un pò di riposo da quel massacro si accasciavano a terra sudati e sporchi di sangue per poi rialzarsi e tornare a combattere.

Ma il terzo giorno a causa di un tradimento i persiani fecero passare gli immortali di Idarne attraverso un sentiero che aggirava il passo. Leonida venuto a conoscenza del tradimento fece tornare a casa gli alleati per risparmiarli in prospettiva delle future battaglie. Lui e i suoi spartani sarebbero rimasti per coprire la ritirata e morire sul posto perché le leggi di Sparta non contemplavano la ritirata. Rimasero anche 700 tespiesi che piuttosto di abbandonare Leonida preferirono morire. Quando i persiani chiesero di consegnare le armi Leonida gridò -venite a prenderle!-

Gli spartani combatterono con assoluto disprezzo della vita con le aste delle lance ormai spezzate e con le spade, poi con i pugni e i calci lasciando sul campo più di ventimila persiani compresi due fratelli di Serse, alla fine si rifugiarono sul colle che sovrastava le Termopili per proteggere il corpo del loro re caduto. Serse ordinò che fossero finiti con gli archi per non perdere altri uomini.

Il sacrificio dei trecento spartani permise agli ateniesi di prepararsi allo scontro navale di Salamina e agli altri greci di rimandare il confronto con i persiani un anno dopo a Platea. Tuttavia non è fuor di luogo pensare anche che il loro sacrificio contribuì a salvare la civiltà greca, modello e patrimonio culturale di tutto il nostro mondo occidentale.

Ancora oggi sul posto si trova una lapide rivolta a tutti i greci: 

"Va’ o passeggero, 
narra a Sparta 
che noi qui morimmo 
                                                      in obbedienza alle sue leggi"                                                         

                                            

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