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La Polonia del dopoguerra     

 

 

 

COSTRUZIONE E CONSOLIDAZIONE DELL'AUTORIPOPOLARE 1945-1948

Quando nel 1943 il Governo Polacco a Londra aveva chiesto alla Croce Rossa Internazionale di indagare sull'esecuzione di massa degli ufficiali polacchi a Katyń, l'URSS fece di questa richiesta il pretesto per interrompere le relazioni diplomatiche con le autorità polacche. Da questo momento il governo in emigrazione non manteneva nessun contatto con lo stato sovietico che controllava il territorio della Polonia. In futuro tutte le faccende riguardanti la Polonia sarebbero state discusse dalle delegazioni delle grandi potenze senza la partecipazione dello stesso interessato. La soluzione sovietica della questione polacca è stata gradualmente sigillata con le decisioni delle tre conferenze degli Alleati - a Teheran, Jalta e Potsdam. Durante conferenza di Teheran, dal 28/11 al 01/12 del 1943 si parlava della divisione dell'Europa in zone della potenziale influenza, decidendo che la Polonia si sarebbe trovata sotto il controllo sovietico. Era stabilito che la base per il confine polacco-sovietico  sarebbe la Linea di Curzon (rifiutata dall'URSS come soluzione nel 1920 ma adesso proposta dallo stesso Stalin), escluse però le città di Leopoli e di Vilnius. La questione del confine occidentale polacco non è stata discussa. A Jalta, dal 4 all'11 febbraio 1945 Churchill e Roosevelt avevano simbolicamente provato a confermare la loro influenza sull'Est Europa. Nonostante il riconoscimento unilaterale dalla parte sovietica del Governo Temporaneo Polacco filo-comunista, premevano sull'includere allo stesso i rappresentanti dei partiti collaboranti con il Governo Polacco a Londra. Avevano anche confermato il diritto della Polonia ai territori orientali della Germania, senza stabilirne però i confini. A Potsdam, dal 17/07 al 02/08 1945, le Grandi potenze, dopo una breve consultazione con i comunisti polacchi addestrati prima bene dai sovietici, avevano stabilito i confini occidentali della Polonia sui fiumi Odra e Nysa per poi accettare anche il piano di espulsione dei tedeschi dalla Polonia, dalla Cecoslovacchia e dall'Ungheria. Hanno anche raccomandato di organizzare alla prima occasione le libere e democratiche elezioni in Polonia. Dopo di che hanno lasciato la Polonia alla sua sorte.  

Durante i 6 anni della Seconda Guerra Mondiale la Polonia ha perso circa 6 milioni cittadini di cui 2,8 milioni di origine ebrea. Anche le deportazioni effettuate durante la guerra dai tedeschi e dai sovietici - rispettivamente 2,3 milioni e 1,5 milioni - hanno causato un notevole spopolamento dello stato polacco. A causa dello spostamento dei confini orientali e occidentali la Polonia ha subito anche delle perdite territoriali: nel 1939 il territorio dello stato era di 389.172 km2 mentre dopo la guerra di 312.683 km2. Le minoranze etniche erano quasi sparite. L'olocausto degli ebrei, la deportazione dei tedeschi dai territori occidentali, l'annessione dall'Unione Sovietica delle province orientali con ucraini e bielorussi e il flusso dei polacchi dall'est hanno dato la maggioranza assoluta al gruppo linguistico polacco di religione cattolica. Il 9 maggio del 1945 quando è stata proclamata la fine della guerra - dopo 2078 giorni dal suo inizio con l'invasione allo stato polacco - il territorio della Polonia restava sotto il totale controllo dell'Unione Sovietica.

Gli inizi del sistema politico polacco dopo il 1945 risalgono alla data del 22 luglio 1944 quando si era costituito, sotto l'auspicio dell'URSS, il primo governo polacco dopoguerra chiamato il Comitato Polacco per la Liberazione Nazionale (Polski Komitet Wyzwolenia Narodowego - PKWN). Questo governo aiutò i suoi amici sovietici ad amministrare i territori liberati dall'occupazione tedesca e nel momento giusto diventò una risorsa sostanziale sia per il Governo Temporaneo della Respublica di Polonia ( dal gennaio al giugno del 1945) che per il Governo Temporaneo dell'Unità Nazionale (dal giugno 1945). Il Manifesto del PKWN proclamato il 22 luglio 1944 a Lublino (ma praticamente redatto e stampato a Mosca) rispondeva piuttosto ai desideri dei comunisti sovietici e non a quelli dei comunisti polacchi. Il documento annunciava tra l'altro la nazionalizzazione dell'industria e la collettivizzazione dell'agricoltura, che significava l'abolizione della proprietà privata in ogni attività produttiva. 

A Mosca durante le trattative per la costituzione del Governo Temporaneo dell'Unità Nazionale  fu stabilito che l'incarico del Primo Ministro sarebbe stato affidato a Edmund Osòbka- Morawski, mentre Stanisław Mikołajczyk (il leader del Partito Popolare Polacco e anche l'unico membro del Governo Polacco a Londra disposto alla cooperazione con i comunisti) avrebbe ricoperto i ruoli di Vice Premier e Ministro dell'Agricoltura,  Władysław Gomułka, il leader del Partito Operaio Polacco (PPR), diventava invece secondo Vice Premier. I due anni dell'attività di questo governo non avevano suscitato l'interesse dell'Occidente che ancora guardava l'Unione Sovietica con tanta gratitudine e ammirazione. Solo alla fine, nel 1947, dopo la sua caduta, gli osservatori occidentali avevano riassunto ciò che realmente accadde in Polonia e solo allora reagirono con una violenta e impotente frustrazione. Durante l'amministrazione del Governo Temporaneo dell'Unità Nazionale in Polonia scoppiò la guerra civile provocata dall'attività delle forze di sicurezza sovietiche. Chiedendo una totale ubbidienza, i sovietici avevano provocato la resistenza armata di migliaia di polacchi che in altre circostanze avrebbero forse considerato una possibilità di collaborazione con loro. Considerando tutti i loro avversari "terroristi, banditi e fascisti" avevano creato una situazione incredibile dove i leader comunisti chiedevano la costituzione di un consolidato "fronte democratico" mentre le forze di sicurezza arrestavano, ammazzavano e deportavano esattamente le stesse persone dalle quali ci si aspettava una collaborazione. Al terrore i polacchi avevano risposto con terrore. Gli ufficiali locali e agenti della milizia istallati dalla KGB venivano assassinati e perseguitati. Intere province, soprattutto nei Carpazi, erano occupate dai ribelli - ad esempio il terribile "Capitan Fuoco" ("Ogień") di Nowy Targ. Per risolvere questi problemi è stato chiamato il Corpo della Sicurezza Interna (KBW) comandato dai sovietici, incaricati nel Ministero della Pubblica Sicurezza a Varsavia.    La resistenza  militare era diretta dai tre centri anticomunisti indipendenti e non collegati tra di loro - Forze Armate Nazionali (NSZ), Libertà e Indipendenza (WiN) e Armata Ucraina Insurrezionale (UPA). Quest'ultima, formatasi nel 1943, combatteva accanitamente sia contro Hitler che contro Stalin per uno Stato Ucraino indipendente e libero. Durante la Seconda Guerra Mondiale rimase in conflitto sia con i partigiani polacchi che quelli sovietici. Nel 1945 quello che rimaneva dell'UPA si era trovato totalmente isolato politicamente e circondato dalle forze nemiche nelle montagne di Bieszczady. Il 4 aprile 1947 segnano una spettacolare vittoria sulle truppe polacche a Jabłonki - attirano in trappola e uccidono il Vice Ministro della Difesa polacco, generale Karol Świerczewski (pseudonimo "Walter"), un veterano del movimento comunista sin dalla Guerra Civile in Spagna. Questo incidente mobilizzò il governo polacco a mettere in atto soluzioni immediate. I villaggi in Bieszczady furono rasi al suolo, i loro abitanti - Łemkowie e Bojkowie - furono deportati nell'URSS o nei Territori Riconquistati (i territori ex-tedeschi incorporati alla Polonia dopo la Seconda Guerra). Il piano generale delle deportazioni includeva milioni di persone. Per tre anni colonne di profughi, deportati, rimpatriati hanno attraversato la Polonia ... Gli ultimi ritornavano in Polonia dai lavori forzati in Germania e nell’Unione Sovietica. I deportati dai territori orientali dell'ex-Seconda Respublica andavano verso i Territori Occidentali Riconquistati. Verso la giustizia sovietica, ad est, andavano colonne di disertori e prigionieri di guerra sovietici... La più grande operazione di deportazione è stato lo spostamento di circa 5 milioni di tedeschi dalle province di Pomerania Orientale, Slesia e Prussia Orientale, secondo l'accordo firmato a Berlino il 14 febbraio 1946 tra la Polonia e l'Inghilterra.

Dopo due anni di preparativi, il 19 gennaio 1947 si erano svolte le prime "libere" elezioni politiche che avevano portato la vittoria (l'80% dei voti) al blocco comunista. In seguito il Partito Operaio Polacco (PPR) ottenne per la prima volta la posizione dominante nella politica dello stato con 394 mandati in parlamento (i 28 vinse il Partito Popolare Polacco di Mikołajczyk). Il 6 febbraio 1947 si costituì il nuovo governo con Jòzef Cyrankiewicz come Premier. Il 19 febbraio al nuovo Consiglio di Stato erano stati assegnati mandati speciali – d’ora in poi nessun partito "borghese" poteva sognare una qualsiasi attività appoggiata dalla maggioranza della società. Nell'ottobre 1947  Stanisław Mikołajczyk, simbolo dell'opposizione nel paese, doveva salvarsi la vita fuggendo dalla Polonia. Winston Churchill, che precedentemente aveva invitato Mikołajczyk a ritornare in Polonia, dichiarò di essere molto sorpreso di vederlo vivo a Londra...

Nel 1948 a Varsavia il Partito Operaio Polacco e il Partito Socialista Polacco si riuniscono dando vita al Partito Operaio Unificato Polacco - POUP (Polska Zjednoczona Partia Robotnicza - PZPR) che avrebbe governato il paese fino al 1989. Nello stesso periodo al blocco "democratico" comunista si aggiunsero altre e due componenti: il Partito Popolare Unificato (Zjednoczone Stronnictwo Ludowe - ZSL) derivante dal vecchio PSL dei contadini e il Partito Democratico (Stronnictwo Demokratyczne - SD). Così il sistema monocolore non trionfò mai in Polonia che rimase l'unico stato comunista con il sistema di tre partiti.

LA REPUBBLICA POPOLARE DI POLONIA AI TEMPI DI STALINISMO 1948-1956

Negli anni a venire in Polonia regnò lo stalinismo. La collettivizzazione forzata ha la priorità assoluta nella politica agraria. Nonostante l’esclusione mirata e attenta della parola "kolchoz" dal linguaggio ufficiale, il numero delle aziende agricole collettivizzate aumenta negli anni 1951-55 da 12513 a 28955. Nello sviluppo industriale industria pesante ha la priorità. Simbolo di questi tempi è Nowa Huta - una nuova borgata industriale di Cracovia costruita per gli operai dell'Acciaieria "Lenin", la più grande azienda di questo settore in Polonia.

La Chiesa Cattolica viene sistematicamente attaccata. Nel 1950 viene confiscato tutto il patrimonio della Chiesa, ad esclusione delle chiese stesse e dei cimiteri parrocchiali. I preti vengono arrestati in massa nonostante le proteste del Primate della Polonia Cardinale Stefan Wyszyński - anche lui arrestato nel 1953.

Il sistema stalinista venne ufficialmente confermato con l'introduzione della Costituzione del 22 luglio 1952 che proclamò la Repubblica Popolare di Polonia (Polska Rzeczpospolita Ludowa - PRL). L'autorità superiore dello stato è stata assegnata alla Dieta (Sejm) composta da 460 deputati eletti ogni 4 anni. Il Consiglio dei Ministri, come il Presidente e il suo Consiglio di Stato, veniva nominato dalla stessa Dieta. Praticamente però, in accordo con il canone del centralismo democratico di Lenin, tutto il potere dello stato stava nelle mani dell'Ufficio Politico del Partito Operaio Unificato Polacco e del suo Primo Segretario. Tutte le nomine all'apparato statale e le decisioni dello stesso dovevano essere approvate dagli organi competenti del Partito. Ogni ministero aveva un reparto corrispondente nel Partito, ogni candidato a deputato veniva prima scelto dal Partito. In effetti "il popolo lavoratore delle città e delle campagne", che secondo la costituzione era la forza politica dello stato, diventò la sua preda indifesa. Il Partito era dittatore del popolo.

Di fronte alla minaccia di un intervento imperialista contro il blocco comunista, tutta l’Europa Orientale è stata trasformata in campo militare. I confini erano stati chiusi, l'economia sottomessa alle priorità militari e l'esercito polacco, accuratamente addestrato dai sovietici, aggiunse il numero fisso di 400.000 soldati. Il 14 maggio 1955 fu sottoscritto l'atto di costituzione del Patto di Varsavia dove l'Esercito Popolare Polacco era la seconda forza militare dopo l'Armata Rossa.

Negli anni dello stalinismo ebbero luogo in Polonia tanti processi politici. Gli ex-soldati dell'AK o delle Forze Armate Polacche al Occidente considerati "nemici del popolo" venivano condannati alla prigione per lunghi periodi e in alcuni casi anche a morte soltanto perché avevano combattuto contro i tedeschi insieme agli alleati occidentali. Si poteva finire in galera soltanto per un familiare che era emigrato all'estero dopo la guerra, per una qualsiasi critica al sistema o addirittura per una barzelletta politica. In questo periodo erano anche fortemente perseguitate le persone di cultura e scienza polacca dell'anteguerra, definite come "l'intellighenzia borghese".

IL COMUNISMO NAZIONALE IN POLONIA - IL GOVERNO DI GOMUŁKA 1956-1970

Lo stalinismo in Polonia conosce la sua fine nel 1956 - l'anno del "terremoto" nel mondo comunista - con il XX Congresso del PCUS e la critica della politica di Stalin da parte di Chruszczow. Nello stesso anno muore a Mosca, durante una visita ufficiale, il Presidente Polacco Bolesław Bierut. Nel giugno del 1956 gli operai della Fabbrica Ferroviaria "Cegielski" a Poznań scendono in piazza per protestare contro le condizioni di vita e contro la situazione politica del paese, portando  striscioni "Pane e libertà" e "Russi a casa". Questo è il primo scontro del popolo con le autorità della Polonia Popolare. Nel combattimento tra operai e milizia durato due giorni cadono 53 persone. L'intervento del Primo Ministro Cyrankiewicz e dell'esercito restituisce la calma.

Nell'ottobre 1956 Władysław Gomułka diventò il Primo Segretario del Partito senza previa approvazione di Mosca. Le relazioni con l'URSS erano molto tese - Chruszczow infuriato minacciava i polacchi con un intervento militare e i polacchi da parte loro bloccarono con l'esercito armato e pronto ad agire tutte le strade principali dello stato. Si diceva che l'Armata Polacca, in caso dell'intervento sovietico, era pronta ad invadere la Repubblica Democratica Tedesca, che avrebbe messo in discussione la compattezza del blocco sovietico e anche la presenza dei Russi nell'Europa Orientale. Dopo due giorni di discussioni la scelta del Primo Segretario era stata approvata. Il Ministro della Difesa nel governo polacco, il maresciallo sovietico Rokossowski, doveva ritornare a Mosca insieme alla sua equipe. I leader sovietici furono costretti a rispettare "la via polacca al socialismo" a condizione che l'unità del blocco comunista fosse rimasta solida. Il Partito prese il controllo dello stato senza nessuna sorveglianza diretta da parte dell'URSS, confermando la sua indipendenza e liberando il paese dallo stalinismo.

Il periodo del comunismo nazionale ha comportato per la Polonia 20 anni di relativa stabilità, senza però apportare nessuna soluzione ai problemi economici e politici. A partire da quella del 1956, crisi politiche si ripetono periodicamente: 1968, 1970, 1976.

Per quanto riguarda il blocco sovietico, il partito polacco manifestava nei suoi confronti sempre un’ostentata lealtà. Ma subito dopo l'intervento sovietico in Ungheria (1956) la Croce Rossa Polacca inviò medicine e sangue agli ungheresi, nonostante le proteste della Cecoslovacchia, impegnata nell'azione militare. Durante la sessione dell'ONU, il 21 novembre 1956 la delegazione polacca si era astenuta dal voto sulla risoluzione che condannava l'intervento sovietico in Ungheria - questo era l'unico atto di insubordinazione della Polonia durante la sua permanenza nel blocco comunista.

Nelle questioni del disarmo internazionale la Polonia aveva intrapreso iniziative importanti. Il 2 ottobre 1957 nella sessione dell'ONU il Ministro degli Esteri polacco Adam Rapacki lanciò la proposta di creare una zona non-nucleare sui territori della Polonia, della Cecoslovacchia e delle due Repubbliche Tedesche - era il cosiddetto "Piano di Rapacki". Tre anni dopo, anche sul forum dell'ONU, era stato presentato il "Piano di Gomułka" che proponeva la cessazione dell'armamento nucleare sugli stessi territori.

Per quanto riguarda la politica interna Gomułka stava gradualmente perdendo stima e appoggio politico goduti nel 1956. Negli anni sessanta la marcia verso l'autosufficienza economica del paese incontrò numerosi ostacoli, soprattutto in agricoltura. La promessa del miglioramento della qualità della vita veniva realizzata troppo a rilento, i membri dell'apparato del Partito dimostravano apertamente il loro benessere provocando l'ostilità dei cittadini comuni, la censura era stata nuovamente irrigidita e dietro le quinte del Partito intrigavano varie frazioni. La crisi del 1968 è scaturita quindi come conseguenza di numerosi fattori. Il primo sintomo si era visto un anno prima quando un gruppo degli alti ufficiali dello stato e dell'esercito polacco agirono con un'esplosione di gioia alla notizia della vittoria dei "nostri Ebrei sui loro Arabi" nella guerra in Medio Oriente. Questo atto collegava l'opposizione politica con i simpatizzanti pro Israele (quindi antisovietici) e fu in breve tempo sfruttato dal generale Moczar (vecchio comunista, capo frazione dei "Partigiani" e Ministro degli Interni) per discreditare gli avversari politici come "ribelli sionisti". La scintilla che provocò l'incendio fu un incidente piuttosto irrilevante accaduto nel marzo del 1968 a Varsavia, quando l'ambasciatore sovietico protestò contro l'allestimento del dramma classico "Dziady" di Adam Mickiewicz (1799-1855) al Teatro Nazionale. Quando gli studenti universitari scesero in piazza per protestare contro il divieto di mettere in scena il dramma, la milizia di Moczar intervenne. Gli studenti vennero picchiati senza nessuna ragione, tanti di loro arrestati. La stampa chiamò gli operai ad agire contro i "traditori sionisti". A Cracovia, dove non c'era stato nessun incidente, la milizia stessa attaccò l'Università Jagiellonica, usando così la classica provocazione politica ben conosciuta dalle cronache delle dittature dell'Est Europa. Le azioni di Moczar non avevano avuto però l'effetto desiderato. L'esercito e gli operai non volevano dare l'appoggio alle iniziative del generale. La milizia fu ritirata, Gomułka aveva riguadagnato un po’ della sua stima e tutta la faccenda servì a costringere tante persone di origine ebrea, scomode al regime, di lasciare la Polonia.

Nello stesso 1968 l'esercito polacco partecipò nell'intervento miliare sovietico in Cecoslovacchia - la macchia più grande sulla reputazione storica delle forze armate polacche. In novembre, durante la V Assemblea del Partito Operaio Unificato Polacco parlò il Primo Segretario del PCUS Leonid Brezniev. In poche parole informò tutti che ogni paese del blocco era obbligato ad "aiutare" un altro stato comunista lì dove "le conquiste del socialismo" sarebbero state minacciate e che il Cremlino era pronto a schiacciare ogni paese del blocco che fosse stato disobbediente. Questa era la famosa "dottrina di Brezniev" - espressa non per caso a Varsavia, la capitale del più grande e più sospettato degli alleati.

La fine dell'epoca di Gomułka aveva visto un grande successo della Polonia in politica estera. Il 7 dicembre 1970 tra la Repubblica Popolare di Polonia e la Repubblica Federale di Germania è stato firmato il trattato in cui la Germania dell’Ovest riconobbe il confine occidentale della Polonia sui fiumi di Odra e Nysa Łużycka.

La crisi del 1970 fu l'effetto della banale goffaggine del regime che ormai aveva perso ogni contatto con la realtà. Il governo era convinto che l'unica risposta giusta ai continui fallimenti in agricoltura sarebbe stato l'aumento dei prezzi dei generi alimentari. L'aumento del 20% è stato introdotto subito e per intero nella settimana prima di Natale, causando un’ondata di scioperi e manifestazioni nelle piazze. Le autorità in panico ordinarono alla milizia di ristabilire l'ordine ad ogni costo. I scontri più violenti avevano avuto luogo sulla costa baltica a Gdańsk, Gdynia e Słupsk dove in pochi giorni erano cadute circa 300 persone.  Il 20 dicembre il Comitato Centrale del POUP accettò le dimissioni di Gomułka e confermò Edward Gierek come nuovo Primo Segretario del Partito.

LA "DECADE DI SUCCESSO"  1971-1980

Dopo lunghi colloqui con i lavoratori dei cantieri navali di Gdańsk e Gdynia, Gierek ottenne la loro approvazione per il suo programma. Ma la situazione politica sotto l'amministrazione di Gierek sarebbe arrivata dopo sei anni nello stesso vicolo cieco a cui era giunta nel periodo di Gomułka. Nei primi tre anni la nuova equipe ha goduto di tanta fiducia sociale. Gli operai avevano ottenuto gli aumenti di salario, i contadini il servizio sanitario gratuito e l'abolizione dei contingenti obbligatori allo stato, gli intellettuali facilitazioni per i viaggi all'estero e l'allentamento della censura. Il governo cominciò a realizzare un programma di grandi investimenti in alcuni settori dell’economia che avrebbero potuto influenzare lo sviluppo del commercio, dell'agricoltura nonché migliorare il tenore di vita. La Polonia aveva ottenuto le licenze per la produzione delle macchine FIAT (126p), dei gru Jones, dei motori Leyland, dei pullman Berliet, degli articoli elettronici Grundig e dei trattori Massey-Ferguson. Per finanziare queste operazioni erano stati presi dei crediti dai paesi occidentali per un totale di 6 miliardi di dollari. La crisi mondiale sul mercato dei carburanti e la stagnazione del commercio hanno però dolorosamente toccato la Polonia. Nel 1976 Gierek si trovò nella stessa situazione in cui si era trovato Gomułka nel 1970 e ordinò l'aumento dei prezzi del 60% circa. La risposta del popolo è stata immediata - scioperi e proteste in quasi tutte le fabbriche del paese. Gli aumenti sono stati revocati e già la seconda volta in 6 anni il governo comunista fu costretto a dimettersi sotto la pressione dell'opinione pubblica. La politica del POUP era in una crisi profonda - bisognava pagare i crediti sempre crescenti e, poiché solo gli interessi aggiungevano la metà del valore dell'export polacco, tutti i prodotti di largo consumo venivano venduti all'estero come copertura dei debiti crescenti. Così dopo 30 anni di progressiva costruzione del socialismo la carenza di carne e della carta igienica sul mercato e mancanza di corrente elettrica nelle case sono realtà quotidiane. Il Partito non vuole ammettere la necessità delle riforme perché cosi dovrebbe incolparsi degli errori commessi rischiando la perdita del controllo sulla situazione politica del paese - anche perché l'evento più importante dell'epoca di Gierek era stato la nascita di una opposizione consolidata.

Il movimento di opposizione si è cristallizzato nel 1975 come risposta alle modifiche proposte alla costituzione, intraprendendo le proteste aperte conosciute come " La lettera degli 11", "La lettera dei 59" o "L'appello dei 13". Si costituiscono: il Comitato per la Difesa degli Operai (KOR) con a capo Adam Michnik (attualmente - 2006 - redattore capo del più grande quotidiano polacco "Gazeta Wyborcza") e Jacek Kuroń (dopo 1989 Ministro del Lavoro, deceduto nel 2004), il Movimento per la Difesa dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino (ROPCiO) con  Leszek Moczulski a capo e altre organizzazioni. In breve tempo tutti questi gruppi hanno avuto i propri organi di stampa, chiaramente illegali, non autorizzati. Nonostante le persecuzioni da parte del regime, incluso l'assassinio di Stanisław Pyjas, capo dell’opposizione studentesca a Cracovia, l’opposizione allarga la propria attività in Polonia e all'estero (i contatti con il gruppo cecoslovacco "Carta 77").

La crisi del 1976 era però soltanto il preludio di un terremoto politico che stava per arrivare. Il 16 ottobre 1978 l'arcivescovo di Cracovia Karol Wojtyła viene eletto papa dal Collegio dei Cardinali. Nel giugno 1979 Giovanni Paolo II arriva in patria con il suo primo pellegrinaggio e pronuncia delle parole indimenticabili per i polacchi: "Che scenda il Tuo Spirito e che cambi il volto della Terra - di QUESTA TERRA...". L’elezione di Wojtyła e il suo pellegrinaggio in Polonia hanno dato un enorme supporto morale ai polacchi restituendo loro il senso della propria dignità umana e nazionale.

"SOLIDARNOŚĆ" E LO STATO D'ASSEDIO 1980-1983

Nell'estate del 1980 una nuova crisi arriva rapidamente al culmine. Ancora a luglio sembrava che le proteste locali causate dalla mancanza di viveri alimentari sul mercato sarebbero finite come quelle precedenti dopo le promesse vuote del governo, ma presto diventò chiaro che questa volta i lavoratori non si sarebbero fatti prendere in giro. A metà agosto, il Comitato dello Sciopero del cantiere navale "Lenin" a Gdańsk lanciò la proposta di un'azione comune e coordinata di tutte le aziende in sciopero. Così, sotto la presidenza di Lech Wałęsa, elettricista di Gdańsk, nasce il movimento "Solidarność" che nell'ottobre viene ufficialmente riconosciuto dal regime come Sindacato Autonomo Indipendente "Solidarność". Il 31 agosto le autorità sono costrette a firmare i più importanti postulati dei lavoratori.

A settembre  Edward Gierek si dimette, cade anche il governo di Babiuch. Sul palcoscenico politico della Polonia chi conquista sempre più potere è Ministro della Difesa, il generale Wojciech Jaruzelski - in breve tempo diventa anche Primo Ministro e Primo Segretario del POUP.

Il fenomeno di "Solidarność" è il culmine di un lungo processo. è l'organizzazione del movimento spontaneo combattente per la rinascita nazionale e più semplicemente per la giustizia. "Solidarność" non vuole distruggere il POUP ma soltanto affievolire le forze reazioniste all'interno del partito. In un sistema totalitario però nessuna organizzazione indipendente può evitare un confronto con il governo. Per tutto l'anno 1981 il partito e "Solidarność" si scontrano e si attaccano a vicenda, aumentano crisi e malcontento. Cresce anche la pressione sovietica e degli altri paesi del blocco sul partito polacco - si richiede la soluzione del problema di "Solidarność" e il ritorno dell’"ordine" in Polonia.

La risposta arriva la notte del 13 dicembre 1981: il generale Jaruzelski ordinò all'esercito di prendere il potere proclamando lo Stato d'Assedio in Polonia. Le truppe militari entrano nelle città, tagliano i collegamenti telefonici, bloccano tutti i mezzi di trasporto, chiudono le frontiere e all'alba invadono le case dei dirigenti di "Solidarność", arrestando gran parte di essi. Quando domenica mattina, il 13 dicembre 1981, i polacchi svegliandosi vedono i carri armati sulle strade, per tutti una cosa è chiara: nel paese è stata introdotta la variante comunista della dittatura militare. Tutte le leggi vengono sospese, entra in vigore il coprifuoco, per consolidare il potere Jaruzelski costituisce il Consiglio Militare della Salvezza Nazionale (WRON) composto solamente da generali e alti ufficiali dell'esercito. In Slesia i minatori che protestano contro questo stato delle cose vengono di fatto pacificati senza pietà - nella miniera "Wujek" nove operai cadono sotto i proiettili della milizia.

Il colpo di stato e i successivi due anni di stato d'assedio fin ai giorni nostri provocano tempeste di commenti contrastanti. Jaruzelski sostiene di aver agito da patriota facendo capire che se non ci fosse stata una reazione dell'esercito nazionale ci sarebbe sicuramente stato un intervento dell'Armata Rossa. Ma la stragrande maggioranza dei polacchi non aveva accettato questa spiegazione - per loro Jaruzelski era semplicemente un traditore che aveva messo i carri armati contro il proprio popolo. Jaruzelski sicuramente voleva ridare il potere al POUP prima che quello cadesse sotto l'espansione di "Solidarność" che godeva del pieno appoggio popolare - nel 1981 il sindacato aveva già 10 milioni di iscritti di cui circa 1 milione erano semplici membri del partito. In fondo hanno perso tutte e due: "Solidarność" è stata ridotta ad un'organizzazione clandestina, illegale e senza leader mentre il POUP diventò soltanto il trasmettitore degli ordini dei militari di Jaruzelski che ha mai riconquistato il suo potere passato.

Dopo lo shock iniziale è emerso che Jaruzelski non è il "Pinochet polacco" e che non ha nessuna intenzione di reintrodurre lo stalinismo in Polonia. Nel 1982 cominciò a liberare gradualmente gli arrestati e presentò i progetti delle riforme. Nel 1983 lo stato d'assedio è stato sospeso. A "Solidarność" clandestina è stata lasciata una certa "libertà" di azione. Quando nel 1984 i funzionari della sicurezza tornano ai vecchi metodi uccidendo il prete Jerzy Popiełuszko, vengono messi sotto processo, cosa che non sarebbe certo potuta verificarsi nel periodo dello stalinismo. Con le sue azioni Jaruzelski in un certo senso ha preceduto Gorbaciov e la "perestrojka" sovietica.

LA FINE DELLA DITTATURA DEL PROLETARIATO 1983-1989

Negli anni 1985-89, mentre il mondo concentrava tutta la attenzione sull'URSS di Gorbaciov, l'esperimento di Jaruzelski in Polonia perdeva il suo slancio. La società restava indifferente alle azioni dell'autorità, il paese restava nella crisi economica. Nel 1988 una nuova ondata di scioperi nell'industria presagiva una possibile ripetizione dello scenario dell'anno 1980. L'esercito, già strumentalizzato una volta, non sarebbe stato ben disposto a intervenire per la seconda volta e il Cremlino non dava nessun segno di appoggio. I comunisti polacchi andavano a passo lungo verso la bancarotta politica. Alla fine del 1988 il governo di Jaruzelski e Rakowski invitò l’opposizione clandestina a trattative aperte. Il dialogo alla "Tavola Rotonda" all'inizio del 1989 portò ad un accordo: "Solidarność" doveva essere nuovamente riconosciuta, un terzo dei deputati alla Dieta e i membri dell'appena costituito Senato dovevano essere eletti in libere elezioni. Le prime vere elezioni libere erano state previste quattro anni dopo. I comunisti speravano che portando "Solidarność" sull'arena politica avrebbero guadagnato un certo livello di credibilità mantenendo allo stesso tempo saldamente il potere nelle proprie mani. I leader di "Solidarność" si comportavano con cautela, senza lanciare troppe richieste. E poi, il 4 giugno 1989, il POUP viene schiacciato in queste elezioni passate alla storia. I candidati, supportati da Lech Wałęsa avevano vinto tutto ciò che c’era da vincere. L'umiliazione del governo era infinita. Il generale Jaruzelski è stato eletto Presidente della Polonia con la maggioranza di un solo voto dalla Dieta nella quale lui stesso aveva nominato i due terzi dei deputati.

La situazione del paese continuava ad essere grave - l'inflazione era galoppante, la minaccia di scioperi era incombente. "Solidarność" si sentì abbastanza forte per lanciare la proposta ai comunisti: "Il Presidente vostro - il Premier nostro". Nell'agosto 1989 Jaruzelski invitò un intellettuale di "Solidarność", Tadeusz Mazowiecki, a formare il primo governo non comunista nella storia della Polonia del dopoguerra. La cosiddetta "dittatura del proletariato" crollò definitivamente.

I governo di Mazowiecki cominciò "l'anno dei miracoli" nell'Europa Orientale. Tollerando Mazowiecki, Mosca ha fatto capire chiaramente ai suoi alleati che il monopolio del potere comunista non sarebbe stato mantenuto con forza e prepotenza. Tra il 1989 e il 1990 i satelliti sovietici soccombono l'uno dopo l'altro: in Ungheria i comunisti perdono le elezioni, nella Germania Orientale crolla il regime di Honecker e il muro di Berlino, in Cecoslovacchia lo scrittore Vaclav Havel si trasferisce dalla prigione politica al Castello di Hradcany diventando Presidente della Repubblica, in Romania, dopo violenti scontri, il dittatore comunista Ceausescu viene fucilato. Alla fine dell’anno alcune repubbliche sovietiche richiedono l’indipendenza dall'URSS.

LA TERZA RESPUBLICA DI POLONIA - DAL 1989

Il 31 dicembre 1989 finisce l'epoca della Repubblica Popolare di Polonia - nasce la Terza Respublica. All'aquila bianca polacca viene restituita la corona. Dopo le riforme del ministro e vice premier Leszek Balcerowicz l'economia comincia a funzionare e la valuta polacca, lo zloty, diventa cambiabile. Viene fermata la macchina della pianificazione economica centrale. Il gennaio del 1990 vede la pietosa fine del Partito Operaio Unificato Polacco - l'ultima Assemblea Generale scioglie il partito che aveva governato il paese per più di 40 anni. Dopo la vittoria sulla dittatura e sulla prepotenza straniera i polacchi entrano a far parte della comunità dei popoli liberi. Dopo aver sopravvissuto a tutti gli orrori della Seconda Guerra adesso si rialzano dalla rovina della pace comunista entrando nel mondo della povertà provocata, della politica indipendente, di un' economia sconosciuta. Nel 1990 il Presidente Jaruzelski si dimette sotto la crescente pressione sociale. Il popolo polacco, nelle prime elezioni presidenziali libere sceglie come nuovo Capo dello Stato Lech Wałęsa - uomo-leggenda di "Solidarność". Da Londra arriva l'ultimo Presidente della Polonia in esilio, Ryszard Kaczorowski, per consegnare le insegna e i sigilli della Seconda Respublica al nuovo Presidente eletto in libere elezioni. Dopo 50 anni il Governo Polacco a Londra termina la sua attività.

Durante i 5 anni della presidenza di Lech Wałęsa le truppe sovietiche lasciano definitivamente il territorio polacco e la Polonia avvia le trattative per entrare a far parte della NATO e dell'Unione Europea. Nel paese si formano due blocchi politici: uno di destra, costituito dai partiti di "post-Solidarność", e l'altro di una sinistra socialdemocratica, composto dai partiti e dai movimenti derivanti dal vecchio POUP, i cosiddetti "post-comunisti". Le elezioni politiche vedono vincenti una volta l'uno e una volta l'altro blocco - dal 1993 al 1997 governano i "post-comunisti", dal 1997 al 2000 la destra dei "post-Solidarność", dal 2001 al 2005 l'Unione della Sinistra Democratica e dal 2005 il partito di destra "Legge e Giustizia" (Prawo i Sprawiedliwość).

Nel 1995 Lech Wałęsa perde nelle elezioni presidenziali e cede il posto ad Aleksander Kwaśniewski - ex membro del POUP ed ex ministro dell'ultimo governo comunista. Kwaśniewski vince anche le elezioni nel 2000 e rimane in carica per la seconda cadenza, fino al 2005.

Il 12 marzo 1999 il Ministro degli Esteri Bronisław Geremek firma il trattato di accesso della Polonia alla NATO, insieme alla Cecoslovacchia e all'Ungheria.

Il 1 maggio 2004 la Polonia entra a far parte dell'Unione Europea insieme ad altri nove paesi, di cui sei dell’ex blocco sovietico.

 

 

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