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Alzheimer e Omeopatia. di Michele Cimabue Il morbo di Alzheimer è una malattia organica dovuta alla perdita della capacità delle cellule della corteccia cerebrale di comunicare tra loro, seguita dalla loro atrofia progressiva. L’evoluzione della malattia può essere suddivisa, a fini didattici, in tre fasi. La prima fase, che, in media, dura all’incirca dai due ai quattro anni, è caratterizzata da leggeri disturbi della memoria, e da una progressiva difficoltà ad imparare nuovi concetti (e/o nuove tecniche), nonché da difficoltà ad esprimersi. Si cominciano a notare sempre maggiori incertezze e/o difficoltà nei calcoli matematici e nell’emissione di giudizi che richiedono applicazioni di logica consequenziale. Si tratta di situazioni che si accentuano nella seconda fase (durata media due- dodici anni). Le azioni della vita quotidiana diventano problemi angoscianti. Le amnesie, rendono drammatico ogni frangente dell’esistenza quotidiana. La persona, spesso, rivive momenti dell’infanzia, reputandoli accaduti poche ore prima. In seguito, i difetti della memoria coinvolgono persino le attività più elementari, esempio: per usare i servizi igienici, da dove si comincia? Come si fa lo scarico? Si fa prima, durante o dopo l’uso? In questa fase si cominciano ad esasperare i disturbi della comunicazione. Per un certo periodo il paziente nascondeva le sue insicurezze con lunghi giri di parole, spesso incongrui, ora non trova più le parole. Ben presto si arriva ad "afasia" ed "agrafia" (compromissione della comunicazione parlata e/o scritta). Il peggioramento delle capacità visuo-spaziali porta il paziente a perdersi (anche nei percorsi abituali come le mura di casa) in quanto, di pari passo a tali difficoltà, si instaura una sorta di mania di viaggiare. La terza fase, che può durare fino a dodici- quindici anni, è caratterizzata dalla completa dipendenza dagli altri. Incontinenza urinaria e fecale, rigidità degli arti, fino alla totale paralisi, (in genere spastica) e mutismo, riducono il paziente all’immobilità totale, con comparsa di piaghe da decubito. Circa le cause etiopatogenetiche, molto si è discusso sul ruolo di una sorta di intossicazione cronica (e/o ipersensibilità) all’alluminio e/o circa l’accumulo abnorme, nei cervelli dei dementi in generali, e dei sofferenti di Alzheimer in particolare di una proteina chiamata amiloide. Su queste pagine si è già parlato di omeopatia, definendola "acqua diluita con acqua". Bisogna riconoscere che, tale definizione, valida, quantitativamente parlando (ma non qualitativamente) per certe scuole omeopatiche, non è automaticamente estendibile a tutte. Oggi, schematicamente, si può dire che abbiamo:
In Italia sono ben rappresentate tutte e tre queste scuole, più altre minori, come quella ellenico-sudamericana, che estremizza le tesi degli anglosassoni, usando diluizioni stratosferiche. Torniamo all’Alzheimer, il rimedio causale, come non lo possiede la medicina accademica, così non lo possiede neppure la medicina omeopatica. In pratica, si sono sperimentate con risultati sotto osservazione, l’uso di sostanze a base di alluminio e amiloide altamente diluite. Fatte queste premesse, quando si parla di risultati, ci si riferisce ad allungamento dei tempi medi di sopravvivenza, accompagnato da rallentamento della progressione dei sintomi. In pratica, i difetti della memoria trovano spesso il loro "giustiziere" in BARYTA CARBONICA; le collere con STAPHISASGRIA; la mania di viaggiare con T.K. Gli sbalzi d’umore saranno trattati, di frequente, negli uomini con LYCOPODIUM e nelle donne con IGNATIA. Alcune scuole, come quella italiana, di formazione anglosassone, del Prof. Antonio Negro discepolo di Nicola Pende, reputano che, nella storia clinica di un sofferente di atrofie, in particolare ad organi nobili, quali quelli del sistema nervoso (e/o di suoi avi, anche di molte generazioni indietro) c’è presenza di sifilide. In effetti, sarebbe interessante sottoporre i malati di Alzheimer al test di Wasserman. Tali considerazioni portano a prescrivere LUESINUM, in particolare ai pazienti che, già prima della malattia, avevano un carattere melanconico e/o difficoltà di concentrazione e/o un appetito sessuale smodatamente intenso, che, con la malattia si sono accentuati. Grandi rimedi delle paralisi spastiche sono i metalli PLUMBUM, AURUM, MERCURIUS e ZINCUM. Le piaghe da decubito saranno trattate frequentemente con CALENDULA, tanto per via esterna, quanto per via interna. Spesso associata agli "antibiotici" omeopatici BAPTISIA, PYROGENIM, STAPHILOCOCCYNUM, STREPTOCOCCYNUM, SERUM ANTICOLIBACILLARE, SILICEA, CALCAREA SULPHURICA nonché il rimedio "universale" SULPHUR. La scelta tra uno o più di questi rimedi, sarà fatta sulla base dei sintomi. Non pochi operatori, in genere di scuola francese e/o tedesca, sono soliti associare terapie complementari, quali l’uso di piante, (in genere BETULLA VERRUCOSA, GINSENG, GINKO, SCHISANDRA CHINENSIS, SEQUOIA, PASSIFLORA etc.) e/o di dosi minime, ma ancora ponderali (si va dai grammi alle frazioni di nanogrammo o di picogrammo) di metalli e/o metalloidi, naturalmente presenti nell’organismo ed in esso attivi come catalizzatori, i cosidetti "OLIGOELEMENTI" (magnesio, manganese, selenio, germanio, arsenico, rame, oro, argento, etc.) e/o diluizioni omeopatiche medio-basse di estratti di organi, in genere suini, (lobo frontale, diencefalo, cervello, cervelletto, corteccia cerebrale, ipofisi, epifisi, ecc.). Nota a cura dell’autore: i rimedi nominati non vogliono assolutamente essere un invito all’autoterapia. Solo un esperto può ben consigliare. |
2001 2000 |