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La leggenda dell'ovo... IV^ parte

L'inizio del Viceregno 

di Clara matteis

Più degli Angioini, che abbiamo lasciato nell’appuntamento precedente ospiti di Castel dell’Ovo, furono gli Aragonesi a dedicare grande attenzione al castello e non solo ad esso.

Verso la metò del XV secolo,infatti, Alfonso I il Magnanimo, si operò fortemente per rendere più accogliente il maniero, e fece costruire persino la strada che lo collega all’attuale via Santa Lucia.

Con l’arrivo degli Spagnoli, 1503, e con l’inizio del periodo vicereale,nuovi ed interessanti eventi maturarono per il castello e soprattutto per la zona circostante.

Nel 1536, il viceré spagnolo don Pietro da Toledo, fece aprire il tratto di strada, l’attuale Santa Lucia, ordinò la chiusura delle grotte del Chiatamone, e fece costruire sul castello dei mulini a vento per la produzione del pane destinato ai soldati.

È nel 1555, però, che il castello vide le sue più famose giornate di trionfo popolare: il viceré di Napoli, infatti, ad un anno dalla salita al trono di Spagna di Filippo II, volle, in segno di gioia, che il maniero fosse illuminato per tre giorni e tre notti, in modo che il suo possente profilo potesse esser visto anche da lontano. L’evento davvero spettacolare per l’epoca, richiamò una moltitudine di curiosi abbagliati dalla straordinarietà del momento.

Ma di ben più significativi eventi doveva esser protagonista il castello: nel 1647, durante la rivoluzione di Masaniello, le sue artiglierie furono puntate contro Chiaia e Pizzofalcone; nel 1799, con la tragica fine della Repubblica Partenopea, fu tra le ultime fortezze a cadere nelle mani delle truppe del cardinale Ruffo; nel 1849, in epoca di repressione Borbonica, ospitò nelle sue prigioni artefici del Risorgimento italiano quali Carlo Poerio e Luigi Settembrini.

Spostiamo, però, le luci dei riflettori da questo simbolo della storia di Napoli alla zona ad esso circostante, che visse proprio nel periodo vicereale un rapido sviluppo; stiamo parlando della zona di santa Lucia,che deve il suo attuale nome, alla chiesa sorta intorno all’877 e donata in "concessione perpetua" dal vescovo Attanasio ai monaci Basiliani.

Fino al 1500 la chiesa rimane l’unico edificio considerevole della zona, essendo quest’ultima nient’altro che una spiaggia di pescatori,dificilmente raggiungibile dal centro abitato.

Fu proprio don Pedro da Toledo, sicuramente il più illuminato, forse, fra i viceré spagnoli che governarono Napoli, a dare dimensione di strada alla spiaggia di Santa Lucia, che ricordiamo a quei tempi era prospiciente al mare sul quale affacciava anche l’omonima chiesetta, e a mutare in ventun anni di regno (1532-1553) il volto della città.

Rese sicure le strade e le piazze, perseguitando i ladri e i malfattori che imperversavano nella città, instituì il coprifuoco notturno e ordinò l’incarcerazione immediata per chiunque fosse stato sorpreso a camminare con una scala di legno (il mezzo con il quale i "mariuoli" entravano nelle abitazioni); colpì lo strapotere dei baroni feudali i quali avevano monopolizzato il commercio dei prodotti agricoli, essendosi impossessati di terre demaniali; e soprattutto diede vita ad un’opera davvero colossale di rinnovamento edilizio, che ripercorreremo, però, durante il nostro prossimo appuntamento.

 

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