SAN LEONARDO E LA DEVOZIONE A SAN GIUSEPPE

 

da: A.Marengo, Contibuti per la conoscenza della spiritualità di san Leonardo Murialdo,

vol. IV, LEM, Roma, 1996, pp.265-295

 

 

1. LA DEVOZIONE A SAN GIUSEPPE NEI MANOSCRITTI DI SAN LEONARDO

 

1.1 Appunti presi durante gli esercizi spirituali personali

 

Gli accenni alla devozione e al patrocinio di san Giuseppe non sono molto numerosi negli appunti scritti da san Leonardo durante gli esercizi spirituali da lui fatti insieme con il clero. Probabilmente perché i predicatori non vi accennavano se non marginalmente ed occasionalmente. Eccoli:

Nel 1853 il lazzarista sig. Torre, parlando della vita nascosta della S. Famiglia, disse: “[Gesù] ubbidì a Maria e Giuseppe...”1.

Nel 1866 il can. Galletti, predicando gli esercizi al clero, consigliò i preti ad “amare l’oratorio della camera, ornarla delle immagini di Maria, Giuseppe e Angelo Custode, dell’acqua santa...”.2

Nel 1871, a Bra, presso il santuario della Madonna dei Fiori, annotò il proposito di mettere gli esercizi “sotto la protezione di Maria SS.ma, di san Giuseppe, patrono della Chiesa e del Collegio [degli Artigianelli]”.3

Nella medesima occasione si appuntò pure: “Maria e Giuseppe all’udirlo [Gesù che pregava] si ergevano a Dio...”; e “G. C. ubbidì rispettoso a Maria e Giuseppe, tutta la vita... Riceveva il lavoro da Giuseppe con volto ilare, [lo eseguiva] con attività, con perfezione, senza borbottare, senza noia sudava...”4.

Nel 1875, forse da una predica di mons. Gastaldi a S. Ignazio di Lanzo, scrisse: “Maria dice: «Ego et pater tuus»: tutto un panegirico di san Giuseppe...”.

Nel medesimo anno san Leonardo appuntò pure: “S. Joseph, ami du S. Coeur, priez pour nous”; e nel 1877: “Esercizi spirituali sotto la protezione del S. Cuore, di Maria Signora del S. Cuore e di san Giuseppe amico del S. Cuore”.7

 

1.2 Appunti tracciati per prediche, conferenze ai giovani e alla gente del popolo

 

Ho già riferito le prediche che san Leonardo fece sulla devozione a san Giuseppe durante gli anni del suo ministero giovanile, prima cioè del suo ingresso al Collegio degli Artigianelli. Ora riporterò i suoi appunti negli anni successivi.

 

1.2.1 Sulla devozione a san Giuseppe in generale

 

Nel 1889, parlando agli affigliati della confraternita di san Giuseppe disse: “San Giuseppe, amico del Sacro Cuore. Pio IX [concesse l’indulgenza di] cento giorni, semel in die [a chi dice questa giaculatoria]. Dopo Maria [san Giuseppe] è il più amante, il più amato del Cuore di Gesù. San Giuseppe è lieto di vedervi suoi divoti, perché è mezzo di salute la sua divozione. Ma è più lieto di vedervi divoti del Cuore di Gesù...”.

Il primo venerdì del mese di febbraio del 1890 si appuntò per una esortazione agli ascritti dell’Apostolato della Preghiera: “Estensione del culto di san Giuseppe.

Come sapete, la pratica principale dell’Apostolato della Preghiera è l’indirizzo quotidiano dell’intenzione. Ma oltre a questa intenzione generica, in ogni mese viene aggiunta una speciale intenzione, approvata dal papa medesimo. Ed ecco come.

Nel dicembre di ogni anno il direttore generale dell’Apostolato fa una scelta e un elenco di tante buone intenzioni, che si possono presumere care al Cuore di Gesù, e si presentano al Papa, il quale fra esse ne approva dodici per i dodici mesi dell’anno successivo; e queste vengono proposte ai divoti del Sacro Cuore.

Per febbraio [l’intenzione è la] estensione del culto di san Giuseppe. [Essa viene] a proposito per due ragioni:

1º- San Giuseppe è l’amico del Sacro Cuore. Dopo Maria è il più amato e il più amante. Mons. Galletti... e al Cuor purissimo di san Giuseppe. Pio IX 400 giorni di indulgenza [alla giaculatoria]: «San Giuseppe, amico del S. Cuore...».

2º- San Giuseppe è il patrono della Chiesa: più si onora, più Egli può patrocinare la Chiesa. Ora l’intenzione del Cuore di Gesù, dopo la gloria del Padre, è il bene delle anime, della Chiesa; noi, Apostoli della Preghiera, dobbiamo propugnare il culto a san Giuseppe per secondare i desideri del Cuore di Gesù.

Dissi che è il papa che approvò questa intenzione per questo mese, in cui comincia il mese di san Giuseppe; non meraviglia, perché sappiamo quanto Leone XIII confidi in san Giuseppe, e quanto [confidò] Pio IX. In questi tempi così calamitosi che Leone paragona ai più calamitosi della storia, Pio e Leone promossero tre divozioni che si danno la mano, [che sono] ancora di speranza:

divozione al Sacro Cuore: Sole della divozione;

divozione a Maria Immacolata e Maria del SS.mo Rosario;

divozione a san Giuseppe.

 

Lasciando ciò che fece Pio IX (specialmente nominandolo patrono della Chiesa 8, quanto non fece Leone XIII? Un’enciclica 9 per promuovere la divozione verso questo santo. Come rimedio propose: Ite ad Joseph. Come l’antico [Giuseppe] in Egitto è per il temporale, così san Giuseppe in tutto il mondo è per lo spirituale... E apporta le ragioni intrinseche di sua possanza, accennate dagli Evangelisti: Virum Mariae de qua natus est Jesus [Mt 1,16].

Virum Mariae: Sposo di Maria. Qual sublimità! Dignità: 0 miranda prorsus, loseph, sublimitas tua! 0 dignitas incomparabilis! ut mater Dei, Regina coeli, Domina mundi, appellare te Dominum non indignum putaverit!

Padre di Gesù!

La gloria di san Giovanni [sono le parole]: Ecce filius tuus [Gv 19,26] [che] Gesù [disse] a Maria.

La gloria di san Giuseppe: Ecce pater tuus [Lc 2,48] [che] Maria [disse] a Gesù. E lo Suarez: Multo excellentior est parentis Christi quam filii Virginis appellatio. E nota che quando Dio dà un nome, o una dignità, dà le qualità convenienti; a Giuseppe [diede] cuore di padre e autorità di comandare. Quale dignità! Quale potenza! Autorità! Altro che Giosué per comandare al sole! Al creatore dei soli. Qual potere nella Chiesa e per la Chiesa sul Cuore di Maria, di Gesù. Eserciterà quest’ufficio?

Leone XIII osservava che la casa di Nazareth era la Chiesa in infanzia e che san Giuseppe nella Chiesa adulta continua ciò che [facevaJ là. Era il capo: vera cura; provvedeva il necessario. Ora è così per la Chiesa in generale e ciascuna anima in particolare.

Preghiamo con l’intenzione quotidiana che si estenda il culto; procuriamo noi di santificare il mese di san Giuseppe e la sua festa. E’ il consiglio di Leone XIII; esorta [di fare] almeno un triduo. [Ricorda il] detto di santa Teresa: sua esperienza nella sua festa, solennità...

 

Noi [siamo] anche della Congregazione di san Giuseppe; noi siamo operai e collegio di operai...”10.

 

1.2.2 Le novene in preparazione alla festa di san Giuseppe

 

Molto distesi sono gli appunti, scritti su intere pagine di quaderno, in occasione

delle novene in preparazione della festa di san Giuseppe che san Leonardo predicò ai giovani artigianelli.

Della novena da lui predicata nel 1880 ci rimangono gli appunti delle meditazioni di sei giorni, compreso il fervorino fatto alla vigilia della festa. Li riportiamo integralmente:

 

 

I giorno.

 

Nella vita di santa Margherita da Cortona si legge che Gesù Cristo le apparve e disse: «Se vuoi farmi cosa gradita, onora chi ebbe il titolo di mio padre». Questa sentenza di Gesù Cristo e questo altro detto dello Spirito Santo: Qui elucidant me vitam aeternam habebunt [Eccli 24,31], mi tornano graditi e confortanti ogni qualvolta si presenta l’occasione di lodare san Giuseppe.

Cosa lieta per me per il premio che spero l’assistenza in morte: Momentum [a quo pendet] aeternitas; e lieta riguardo a tutti voi, cari giovani; poiché quanto spero... ! Non è gran tempo, con persone che si interessano per voi, parlando di cattivi, si conchiudeva: Verrà la novena di san Giuseppe e aggiusterà tutto.

E’ un santo onnipotente: Quod Deus imperio, tu prece, Virgo, potes. E’ il santo protettore degli artigiani; bensì universale, come diceva santa Teresa, ma anche speciale degli Artigianelli: come santa Lucia, san Crispino, san Luca, san Giovanni Battista.

Il vangelo [ne tesse l’] elogio: Cum esset justus [Mt 1,19]: santo; Vir Mariae [Mt 1,16]: degno; Pater tuus [Lc 2,48]: meno indegno.

La Chiesa: Pio IX [lo proclamò] Patrono, nella persecuzione di Russia, Prussia, Italia, Francia, Belgio... dietro domanda dei Vescovi.

Ora che siete giovani...

Adolescens... cum senuerit... [Prov 22,6].

Non farete come un vecchio di 78 anni... una bestemmia, dover invecchiare! Bestemmiando Gesù Cristo: dover morire! Morire senza Sacramenti, dopo aver imprecato al parroco venuto a trovarlo.

Se tiepidi, zoppicanti, come finirà? Se peccatori, anche pessimi... san Giuseppe, amico del S. Cuore, [risolve le] cause disperate... San Giuseppe non miracoli ordine natura, ma ordine Grazia.

Come fare la novena?

1º- Non peccati... In un ritiro... per la Madonna... E che di più gradito a san Giuseppe? Non si ricrocifigge suo Figlio?

2º- Preghiere.

 

II giorno.

 

Giuseppe lavorò, amò il lavoro: è la prima lezione.

Dicevamo ieri che san Giuseppe non è protettore speciale contro qualche malattia per miracoli operati o per martirio sofferto, come per es. santa Apollonia contro il mal di denti o san Pellegrino per il mal di gambe.

Ma è protettore, con san Luigi Gonzaga, della castità: giglio; è protettore della buona morte per il privilegio [d’esser morto] fra Gesù e Maria...; è protettore degli artigiani, perché artigiano. E questa è la gloria degli artigiani: Gesù e Giuseppe lavorarono da artigiani.

 

Tutti gli uomini sono tenuti al lavoro; ma altri a lavoro di mente (intellettuali, [studiosi di] scienze, diritti, doveri; di filosofia, teologia; avvocati, medici); altri a lavoro di mente e mano (arti belle, liberali: pittura, scultura, musica, architettura); altri a lavoro cui [si impiega] [ principalmente la mano: arti meccaniche.

 

III giorno.

 

Giuseppe elesse lo stato sociale e l’arte cui era chiamato da Dio: è la seconda lezione.

Giuseppe è l’uomo più santo: [fece da] padre al Figlio di Dio, rappresentante Dio Padre verso Dio Figlio; [fu] lo sposo della regina del cielo. [Eppure fu un] legnaiuolo; non scienze, arti belle.

Vocatus a Deo [Ebr 5,4] a ciò..., da tutta l’eternità...

Giuseppe, lieto, abbraccia questo stato; come il B. Enrico Susone [che diceva]: Meglio [essere] un verme [secondo la volontà di Dio] che un serafino del cielo...

E quindi fu lieto in questo mondo, caro a Dio e agli uomini; e benché legnaiuolo ha il secondo trono del Paradiso dopo Maria sua sposa.

 

IV giorno.

 

Giuseppe lavorava bene. Bene omnia fecit [Mc 7,37]. Con giustizia: Cum esset justus [Mt 1,19]; senza frodi; non con furbizia; non la massima: -Bisogna sapere...-; con assiduità, con attività. Ma omnis gloria eius ab intus [cfr. Sal 23,25]. I Farisei: Quod de foris est calicis [Mt 23,25]. San Giuseppe modello perfetto, protettore della vita interiore.

Come Gesù: Ad maiorem Dei gloriam. [Aveva Dio] avanti agli occhi. V. FABER, Tutto per Gesù...

Qui laborat, orat... la cui vita fu un’orazione e contemplazione continua; le cui azioni esteriori mai interrotto il raccoglimento e la attenzione alla presenza di Dio...

[Lavorava all’] esterno con assiduità... con attività..., con perfezione... Interno: alla presenza di Dio = Dio mi vede; mi guarda...

A Cîteaux [danno ogni ora un tocco con] la campana, svegliarino dell’attenzione...

Quelle brevi orazioni che dite in laboratorio, se si dicon male si pecca, e invece se bene, tutto si indora...; preservano dal peccato, dall’essere puniti; e santificano tutto.

 

V giorno.

 

San Giuseppe, modello e protettore della castità.

San Giuseppe, come san Luigi Gonzaga, si rappresenta col giglio della purità. [E’] protettore della purità, virtù angelica. Come Maria: sicut lilium inter spinas [Cant 2,2]. Non avesse altro titolo, basterebbe questo per farci suoi divoti; e perché?

Nel 1874 [si tenne il] Congresso a Lione, annuale, di rettori di oratorii e collegi.

[Parteciparono] due personaggi eminenti: Timon-David e mons. Ségur. [Questi sosteneva che la cosa più importante e far osservare ai giovani il] primo comanda-mento; [l’altro] il primo e il sesto. Chi non [osserva] il primo è perché non [osserva] il sesto... San Filippo Neri: -Togliete disonestà e avarizia [e svuoterete l’inferno]...

Vi sono dei ragazzi che confondono il peccato mortale con questo: E’ un errore, ma ha un lato vero, [perché esso] suol essere l’origine degli altri; più che gli altri la morte alle anime e ai corpi...

Un gran santo e maestro di morale, [S. Alfonso de’ Liguori], credeva che tutti i dannati [fossero stati dannati per questo peccato o almeno non senza di esso]. Certo che la massima parte... e che l’indizio più sicuro di dannazione è questo.

Se potessimo far uscire dalla tomba (o dall’inferno) tutti gli increduli, i suicidi, i facinorosi giustiziati per mano del carnefice, tutti quei giovani che discesero nella tomba anzi tempo consunti di vizii e li interrogassimo d’onde la loro sventura, risponderebbero pressoché tutti: -Funesta passione dell’impurità; perfidi amici. Non vi avessi conosciuti mai! –.

Goffredo di Buglione ad alcuni mussulmani [che lo ammiravano per] vigore e forza, disse: -Son robusto perché casto-.

Lo spirito immondo nel Vangelo si distingue dagli altri demoni; non tutti tentano alla impurità, hanno schifo... [E’ il] marchio dei dannati. S. Remigio: La pluspart.... V. Manuel des soldats”11.

Ci rimangono pure gli appunti per un’altra novena, predicata probabilmente nel 1892. Essi comprendono la “traccia della novena” che trascriviamo:

“San Giuseppe lavorò, lavorò bene. Ci ottenga l’amore al lavoro e ci ottenga di lavorare bene...

1º- Lavorò, non ozioso

2º- “ nel lavoro voluto da Dio

3º- “ in un lavoro umile

4º- “ bene nel modo esterno: indefesso, attivo

5º- “ secondo coscienza, leale

6º- con purità di intenzione

7º- “ con unione a G. C.”12.

Si ha inoltre l’indicazione: “1º giorno: maniera di ben passare la novena”; ma di questo argomento non si trova qui lo svolgimento; e “2º giorno: san Giuseppe artigiano”; nemmeno di questo si trova lo schema di svolgimento".

 

Forse a uno di questi due temi vanno riferite le citazioni di Pr. 29,19; 24,30-31; 6,6.9.10-11, che san Leonardo trascrisse integralmente e qui riportiamo in nota 14.

Di seguito san Leonardo scrisse: “...De stercore bonum... [Eccli 22,2]; così la maggior parte della antiche famiglie nobili, patrizie; i segretarii, i fattori in carrozza... Così la gran parte dei poveri attuali?

Ieri una madre mandò ad offrire alcune giornate di terreno, purché si accettassero due suoi figli, prima che il marito abbia finito di vendere e consumare quel poco che ancora hanno; facea il carrettiere e vivevano agiati abbastanza. Oh! quanti! divenuti miserabili, perché non amore al lavoro. (E questo fa vedere quanto erroneo e falso il Comunismo, di cui tanto si ode parlare). I Comunisti vorrebbero... E’ giusto? Uno non lavora, e diviene o resta povero; il suo vicino lavora e diviene ricco. Perché costui dovrà dividere col pigro il frutto suo?

 

III giorno: san Giuseppe falegname.

 

San Giuseppe, dicevo ieri, fu artigiano, e in tal qualità lavorò tutta la vita, in un mestiere umile e laborioso. Avremmo potuto aggiungere che anche Maria, regina del cielo e della terra, madre di Dio, lavorava: spazzava, cuciva, faceva cuciniera; che G. C. lavorò fino ai 30 anni con lavoro di mano, e dai 30 ai 33 lavoro intellettuale insegnando: maestro, sacerdote, apostolo. Potremmo soggiungere che tutti i santi lavorarono o manualmente o intellettualmente; ubbidivano a questa gran legge divina e naturale del lavoro... E perché?

Il lavoro è un dovere, non solo una necessità.

Il lavoro è un dovere: ad Adamo innocente: Ut operaretur [Gen 3,23]. [Il lavoro è] una necessità, a molti assoluta, ma a tutti morale, a pena di annoiarsi. [Il lavoro è] un castigo: In sudore vultus tui vesceris pane [gen 3,19], dopo il peccato. [Il lavoro è] un merito.

 

IV giorno: san Giuseppe, modello universale.

 

San Giuseppe non è solo protettore, ma modello, esempio universale. Oh! Se tutti si regolassero con i suoi principii, massime tutti felici [sarebbero] in questo mondo, per quanto si può, e beati nell’altro. Quali queste massime? Quelle che poi predicò G. C. e fece predicare dagli apostoli. Quali sono?

1º- Tutti, tutti [devono] lavorare: in qualsiasi condizione sociale e qualsiasi professione. Homo natus ad laborandum, avis ad volatum. San Paolo: Qui non laborat neque manducet [cfr. 2 Tess 3,10].

 

a) Tutti non ozio,

b) tutti penitenza,

c) tutti meriti lavorando pel Padre di famiglia, Padrone della vigna.

2º- Ma non tutti stesso lavoro; parabola di Menenio Agrippa; non tutti zappare, non tutti falegname. Come andrebbe la società se tutti calzolai? od operai? o se tutti avvocati? tutti medici? Purché si lavori o si studii, non si ozii = opere di carità, non solo divertirsi.

3º- In quale stato? Quello che Dio vuole. Dio dà un destino a tutti, lasciando talora questa libertà nella scelta...

4º- Se [tocca] a noi la scelta, qual preferire? Quello che più facilmente ci conduce al fine ultimo, il paradiso. Banchiere morto ieri... Un papa e un re: Benedetto XII e Filippo II, dissero in morte: -Fossi stato laico a lavare i piatti in un convento, anzi che re, papa...-. In qualsiasi condizione sociale, in qualsiasi professione uno può essere felice in questo mondo e beato nell’altro, se a) sceglie quello che Dio vuole;

b) vi adempie i doveri lavorando..., nel modo e col fine che Dio vuole.

 

TRE FALSE MASSIME

l'- Siamo per godere in questo mondo, e la via per godere si è

2'- comandare...

3'- esser ricco...

 

VI giorno: san Giuseppe modello dell’artigiano, della vita interiore, della buona morte.

 

Sinora [abbiamo parlato di san Giuseppe] come artigiano: il tipo, il modello, il bello ideale di un artigiano. Già due esempi:

1"- lavorava: non vizioso perché non ozioso;

2º- lavorava nella condizione sociale e stato, nel mestiere umile in cui Dio [lo aveva] collocato; contento del suo stato e quindi felice. Non sciopero, non rivoluzionario, non petroliere..., che è poi un’utopia cercar paradiso terrestre quaggiù, farsi bruciar vivi, mandar la famiglia in malora e gettarsi nell’inferno!

Nella sola Rivoluzione del 1870 quanti fucilati. Quante famiglie nella sola Parigi e nella Francia. Quanti all’inferno! Dilatavit [infernum animam suam et aperuit os suum] absque ullo termino [Is 5,14]. Quanti uccisi ubriachi: quanti uccisi dopo barbarie; quanti mentre saccheggiavano chiese.

Superbia, invidia ed avarizia sono le tre faville che hanno i cuori accesi. Nemo sua sorte contentus. Tacendo dei minori guai quotidiani proprii dei non rassegnati al voler di Dio, quelle sventure pubbliche...

Da apprendizzo e da garzone qual padrone avrà cercato? Chi pagava di più? Fuori, che cosa si esamina? Chi paga di più; non se il padrone è buono; non i compagni...

E voi? Qual mestiere ora? Qual laboratorio? Cosa importante, per cui:

a) pregar Dio;

b) esaminare;

c) consiglio.

Elezione dello stato: religione, militare, operaio, servizio...

Elezione fra i vari mestieri. Non [scegliere per] capriccio: perché sgridato, punito; non con leggerezza: perché il padrone buono, un compagno amico. Ma esaminando: forze fisiche, inclinazione, ingegno, parentela...

Terzo esempio [di san Giuseppe]: lavorava:

[I]- con giustizia; lavorava bene; Bene omnia fecit [Mc 7,37]. Come Dio vuole;

cum esset justus [Mt 1,19]. Quindi: 1º- non nome di ladro. buon nome: 2º- nessun

guaio, non in prigione, non dispute, liti.

[II]- Con impegno sempre, con lealtà, giustizia.

[III]- Con tranquillità di coscienza.

[IV]- Lavorando per il cielo.

Tutto questo [fece] sua felicità temporale, congiunta a farsi dei meriti per il cielo.

Ma di qui non santo straordinario; più che san Luca, i Ss. Crispino e Cr., S. Agostino,

ecc. Quale sua virtù caratteristica? La vita interiore: e con essa [giunse] alla

perfezione. Quanto vedemmo [riguarda la] sua vita esteriore, ma l’uomo cristiano

ha un’altra vita più preziosa, meritoria, ad imitazione di N.S.G.C.

G. C. ebbe due vite: una esterna, quella che ci descrive il Vangelo: pregare,

predicare, fare miracoli; l’altra nell’interno: pensieri e affetti:

1º- il suo amore pel Padre;

2º- la sua carità per gli uomini;

3º- il suo annientamento di se stesso;

4º- il suo orrore al peccato;

5º- la sua avversione per il mondo e le sue massime.

Questi sentimenti li operava in G. C. lo Spirito S. inabitante in Lui. Con questi sentimenti interiori [acquistò] assai più meriti che coll’esterno; anzi, l’esterno aveva merito solo per l’interno. Questo lo rendeva così accetto al Padre.

E questa vita interiore è pure propria dei cristiani: uno è tanto più santo quanto più perfetta è questa vita interiore.

San Giuseppe, dopo G. C. e Maria Vergine, si distinse tanto che è il protettore e modello per questa vita interiore. Veramente: Omnis gloria eius ab intus [Sal 44,14].

Non fece miracoli come Mosè; non penitenze come san Giovanni Battista; noncarità esterna come san Vincenzo de’ Paoli, Camillo Lellis. [Fu] tutto interiore. Come bello agli occhi degli Angeli! agli occhi di Dio! Quanti meriti! Quanta gloria in cielo!

 

VII giorno.(V. Baudrand, L’ame intérieure)

 

Nelle litanie di san Giuseppe gli facciamo queste invocazioni: san Giuseppe [patrono della] vita interiore; [patrono della] contemplazione continua.

Abbiam detto che in G. C. vi erano due vite: una esterna, visibile: predicare,

miracoli, inginocchiarsi a pregare; [l’altra] interiore: pensieri, affetti, sentimenti mossi dallo Spirito S. inabitante nella sua anima umana.

Pensieri: sguardo continuo a Dio Padre, allo Spirito S.; a veder [quello] che [Dio] vuole; sguardo continuo a sé, per far ciò che Dio vuole.

Affetti: rispetto e amore al Padre; amore agli uomini, che riscatta; umiliazione, annientamento, vedendo il suo nulla; odio al peccato; odio al mondo, che produce peccato.

I santi, e in particolare san Giuseppe, sono sue copie. In tutti era (e in noi, se in grazia, è) lo Spirito S., la grazia abituale. Lo Spirito non è inerte, agisce continuamente: illumina l’intelletto, muove la volontà. La grazia attuale... Aspirando prevenit, adiuvando prosequitur, ut cuncta oratio et operatio... Non solo oratio... Auctor ipse pietatis... postulat gemitibus..., ma anche operatur velle et perficere.

Novello, veste logora al petto, perché ascoltando spiegazioni si stringeva lo Spirito S. al cuore... Don Giov. Colombini.

Il capo d’arte darà dieci [di condotta]... vede l’esterno; non basta. Non siamo come i Farisei che ai calici quod de foris est... [Mt 23,25]: luccicavano, strofinavano, ma poi erano sepolcri imbiancati, di marmo.

Ora, che era la vita interiore in san Giuseppe, nei santi, in noi?

1º- Stando raccolto, non dissipato, guardare coll’occhio della mente e ascoltare sempre la voce interiore dello Spirito S.; e intanto guardare il proprio cuore, se agisce in conformità, se non per passione, ecc.

2º- Andar dietro fedelmente alla grazia, alla voce dello Spirito S. come G. C.: ductus... a Spiritu... [Mt 4,1]. S. Vincenzo, interrogato, aspettava un momento... S. Paolo: Quid me vis facere.’ [At 9,6].

3º- Sempre alla presenza di Dio nel cuore in unione a G. C.: Dio mi vede, mi guarda.

4"- Purità di intenzione: Ad maiorem Dei gloriam = p. Faber: Tutto per Gesù. S. Ignazio: occhi al cielo, le azioni Dio per fine. Qui laborat orat; così sì, in altro senso, qui laborat peccat...

San Giuseppe, nella bottega di Nazaret, piallava, segava, esteriormente, ma interiormente:

1"- raccolto guardava Dio;

2º- seguiva ispirazione;

3º- Dio presente in cuore;

4º- intenzione la volontà di Dio, la gloria di Dio.

Quindi: a) parlava a Dio; b) agiva per Dio; c) agiva bene, come volea Dio; d) soffriva perché volea Dio.

Da Dio partiva ogni pensiero, prece, opera; a Dio tutto. Quanto più vita interiore, tanto più perfezione e meriti.

Esempio: due si convertono oggi e si danno a Dio. Uno, sacerdote, lavora nel ministero santo dieci anni, offrendo il mattino tutto a Dio, ma non guarda vita interiore; salva anime, merita, ma non tanto. L’altro divien malato, ma fa vita interiore; questi più santo e più meriti in un mese che l’altro in dieci anni.

 

VIII giorno: san Giuseppe prototipo della buona morte.

 

Momentum a quo... non solo incipit, ma pendet aeternitas. Per tutti è certa la

morte; per tutti è certo che da questo punto si comincia...

Protettore della castità.

Protettore delle vocazioni.

Elezione dello stato è importante per questo mondo e l’altro.

Protettore degli operai.

della castità.

della vocazione.

della buona morte.

Dopo la divozione a G. C. ed a Maria [quella a san Giuseppe] la più eccellente, più

utile, la più necessaria.

San Giuseppe protettore buona morte.

La morte [dipende] dalla vita. San Giuseppe non opererà miracoli; tanto rari che mirandi: quando si ha tempo, ma se da giovani si è cattivi, non conversione... A un uomo di 70 anni il medico [raccomandò]: -Badi non muoversi in fretta; può restare sul colpo...- .Muore col gatto sul letto... Un uomo di 80 anni fumavacon lapipa; a un tratto bestemmia digrignando i denti il nome santissimo di Cristo ed [esclama]: -Invecchiare e morire?! -”15.

 

Nella medesima posizione dei manoscritti troviamo ancora un duplice schema di novena.

“Novena del p. Paoloski.

Santità = Essere e fare ciò che Dio vuole.

Preghiera.

Lavoro.

Tentazioni.

Ubbidienza.

Vita di fede.

Amor fraterno.

 

NOVENA DI SAN GIUSEPPE

 

1º- Maniera di ben fare la novena.

2º- San Giuseppe artigiano.

3º- San Giuseppe falegname.

4º- San Giuseppe modello universale.

5º- Tre false massime condannate dalla vita di san Giuseppe.

6º- San Giuseppe artigiano, modello esemplare di vita interiore.

7º- San Giuseppe modello di vita interiore.

8º- San Giuseppe protettore della buona morte.

9º- Fervorino per la Confessione”16.

 

I manoscritti conservano anche altri appunti staccati che si riferiscono esplicitamente alle novene in onore di san Giuseppe. Ecco una pagina scritta nel 1877 per il primo giorno:

“Nella vita di santa Margherita da Cortona [si legge che] Gesù Cristo le apparve e disse: -Se vuoi farmi cosa grata. sii devota e onora ogni giorno il mio padre putativo san Giuseppe-.

In questo mese di marzo e nella novena [dobbiamo] animarci alla divozione.

In che consiste la divozione?

I- Nella stima;

II- nella confidenza; dalle quali nascono

a) amore nel cuore,

b) pratica imitazione.

Così la stima come la confidenza vengono eccitate

I- dal Vangelo: Vir Mariae [Cfr. Mt 1,16]; sposo scelto da Dio degno della regina, madre di Dio a cui sottomessa. Ego et pater tuus [Lc 2,48]; ufficio e cure; cuore di padre dell’Uomo-Dio; diritto a comandare all’Uomo-Dio; custode. Se si trattasse di un diamante... Cum esset justus [Mt 1,19].

II- La Chiesa: Patrono universale nei mali estremi; festa di prima classe; promosso il culto, indulgenze; il Papa...

La venerabile Maria Caterina di S. Agostino nel giorno dell’Ascensione [vide] in estasi l’ingresso di Gesù Cristo in cielo e san Giuseppe alla testa dei santi dell’Antica Legge. Egli presentò Gesù Cristo al Padre Eterno; promise che continuerebbe a far la volontà del padre putativo...

Quale la nostra devozione? Stima? Confidenza? Amore? Imitazione?

La comunione al mercoledì? Giaculatorie? Nelle necessità? Abitualmente?

Medaglia.

Ave, Joseph.

Mettiamoci [di buona voglia] nella Novena”17.

Sempre per un primo giorno della novena di un anno non specificato, san Leonardo scrisse:

“Lieto me; voi

1º- Qui elucidant me... [Eccli 24,31].

2º- Voi - Oh! se potessi – caparra Paradiso

Il Vangelo: Cum esset justus [Mt 1,19] – Vir Mariae [Mt 1,16.19] Pater tuus [Lc

2,48].

La Chiesa: Patrono; [festa di] prima classe.

I santi: Santa Teresa, S. Alfonso; la Venerabile Maria Caterina agostiniana [ebbe la] visione nella festa dell’Ascensione, [dell’] ingresso trionfale di Gesù, presentato al Padre da san Giuseppe; continua la sua volontà [di obbedirgli], come in terra...

Dum tempus habemus [Gal 6,10].

 

[E’ il] protettore della buona morte. Non morremo suicidi... a 70 anni: 2.000 in un anno...; a Milano ogni due giorni; non senza i sacramenti. Non morremo indifferenti...” 18

 

E così un’altra volta:

“Primo giorno della novena.

Occupazioni, professioni: Crispino e Crispiniano; san Luca, pittori e scultori; san Gio. Batt. penitenza; san Francesco Sales, preti.

Virtù: san Gio. B., san Francesco Assisi: mortificazione, penitenza; san Giovanni Nepomuceno, confessori.

Martirio o circostanze speciali della vita.

San Giuseppe = universale, cattolico: tutte le grazie (santa Teresa), a tutte le condizioni. Un giovane scriveva su mani: san Giuseppe.

Tuttavia una speciale protezione anch’egli:

[a]- secondo la condizione sociale = Artigiano

[b]- secondo la virtù = vita interiore

[c]- secondo la morte = preziosa, fra Gesù e Maria in persona

[d]- secondo la vocazione. V. ALLEMAND p. 551.

In questa novena consideriamo questi suoi titoli, e come Modello e Protettore.

Artigiano: lavoro delle mani. Tutti nati per lavoro: Adamo nel paradiso, innocente ozio: sicut avis ad volatum. San Paolo: Chi non lavora non mangi-. Egli fabbricava stuoie e predicava. G. C. lavorò da falegname (meccanico), e poi da predicatore (intellettuale). Ma [c’è pure] lavoro di mente; scienze e intellettuali; diritto, doveri; teologi, filosofi; avvocati, medici.

Di mani = arte meccanica: serraglieri, ferrai...

Di mente e di mano = arti belle: scultura, architettura, pittura, musica.

San Giuseppe fu artigiano, meccanico e falegname; non lavori difficili

Osservazione. Chi gli dié questa missione umile? Dio, dall’eternità. A chi? Al più gran santo (o uno dei più: lasciam san Gio. Batt.), [a chi ebbe la] prima dignità: padre putativo di Gesù Cristo, sposo di Maria. Eppure non lavoro intellettuale, glorioso; non arti belle; ma meccanico, semplice.

Dio non giudica come gli uomini. Non [cerchiamo] gloria umana ma la volontà di Dio. E san Giuseppe non ambiva condizione più elevata; non le lodi degli uomini; non come Farisei: Salutationes in foro et primos recubitus [Mt 23,6]; ma conformità al voler di Dio nella elezione dello stato, e in quello stato in cui Dio collocò.

Quanto merito! Il B. Enrico: -Amo meglio esser un verme con la volontà di Dio che un serafino con la mia-.

Quanto meglio in terra. Quanti si storpiano la carriera! Sarebber riusciti valenti in un’arte (pur meccanica), e riescono male in un’altra perché pare più nobile!

Ma il maggior danno è per il cielo; come Giuseppe: guid me vis facere? [At 9,6].

Con la volontà di Dio tutto bene, senza, tutto male.

Ci torneremo”19.

Un ultimo accenno alla novena di san Giuseppe troviamo in un appunto, non datato, scritto per un pubblico difficilmente identificabile 20. Eccone la conclusione che ci interessa: “...Ascoltate nelle prediche, confessioni, avvisi, e anche i parenti e precettori. Volete ascoltarlo [il ministro del Signore]? Io lo sono, e vi dico uno dei mezzi per andare in paradiso: la divozione a san Giuseppe. Diceva santa Teresa [che san Giuseppe concede] ogni grazia [perché è lo) sposo di Maria, regina del cielo, e padre putativo di G. C. Nella novena [reciteremo] un Pater, Ave a suo onore. Così andrete alla celeste patria...”21.

 

1.2.3 Le prediche in preparazione delle feste del 19 marzo e del Patrocinio

 

Altri appunti stese in occasione della festa di san Giuseppe de119 marzo o in quelle del patrocinio, che Pio IX estese a tutta la Chiesa nel 1870 e che cadeva la terza domenica dopo Pasqua.

Per la festa di marzo, ecco gli appunti scritti nel 1898:

“San Giuseppe, protettore delle vocazioni e della buona morte.

Vocazione. San Pietro e san Paolo nelle loro lettere ispirate, celebrano la loro vocazione. Quale importanza? Un gran papa e un gran re, in morte [fecero] la stessa esclamazione. Erano tutti due buoni, eppure che dissero? -Oh! Fossi stato portinaio nel mio convento!... a lavare i piatti in un convento! ... Doveri difficili! Pericoli!

Grazia grande è la vocazione sacerdotale, religiosa...

1º- facilità salvarsi

2º- più meriti

a) non rispetti umani e non pericoli;

b) comodità di preghiere, sacramenti.

Per esempio i nostri chierici e coadiutori.

Ebbene, nella nostra Congregazione... pregate per essa: [celebriamo il] giubileo, nozze d’argento. Ora [accudiamo] 1.300 [ragazzi], in 25 anni, quanti? Pregate e ringraziate; pensate: E io? Interrogare san Giuseppe.

Buona morte = Buona vita”22.

Scrisse pure alcuni appunti per il fervorino per la comunione della festa. “In un libro che dispone i sacerdoti a celebrare con devozione la S. Messa, si suggerisce l’idea che, quando, dopo il Pater, con il purificatoio si ripulisce la patena su cui si depone subito l’Ostia consacrata, il corpo vivo e vero di G. C., si immagini di essere san Giuseppe che prepara nel presepio la cuna del Bambino: con quanta cura, con quanto piacere interno... E noi e voi nella Comunione preparate non solo la patena su cui deporre momentaneamente il corpo del Signore, ma il calice in cui versare il sangue di Gesù. Se san Giuseppe, invece della culla, avesse avuto da preparare il suo cuore a ricevere G. C., qual preparazione, qual comunione santa! Dopo quella di Maria, nessuno più fervorosa. Imitiamolo; preghiamolo che ci disponga”23.

Molto simili sono le espressioni scritte da san Leonardo per un “altro fervorino”. Eccole:

“Ricordiamo che in quel libro si raccomanda di immaginarsi di ricevere la Comunione dalle mani di Maria SS.ma e così le preghiere del Giovane Provveduto. Ebbene, oggi dalle mani di san Giuseppe. San Bernardo fa un bel paragone fra san Giuseppe e Giuseppe, figlio di Giacobbe, vicere di Egitto. Tutti due provvidero il pane; ma qual differenza: Giuseppe l’antico, provvide il pane materiale, il grano; san Giuseppe, il pane del Cielo. Giuseppe [lo provvide] all’Egitto e alla Palestina; san Giuseppe a tutto il mondo e a noi. Giuseppe fu eletto dal faraone, san Giuseppe da Dio. Giuseppe provvide alla vita temporale; san Giuseppe alla spirituale e alla eterna. San Giuseppe gratis...” 24.

Per i ragazzi dell’oratorio di san Felice san Leonardo preparò questi appunti in occasione della festa di san Giuseppe del 1893:

“Oh! se potessi farvi tutti divoti di san Giuseppe! Tutti in Paradiso. San Giuseppe, come Maria, è onnipotente: Gesù [non dice] mai di no. Dopo Maria il più gran santo. Pio IX pittore.

Sposo, marito di Maria Regina del cielo. Padre, custode di G. C: Uomo-Dio.

Santa Teresa divotissima; [era stata] malata, [ridotta come un] gomitolo, [fu] guarita. Tanto divota! Su 17 monasteri, 11 a san Giuseppe. A lui [affidava] la chiave. Diceva: -Provate!...-.

Gesù, Giuseppe, Maria, vi dono il cuore e l’anima mia (100 giorni di indulgenza). [Ditelo] mattina e sera, dopo il segno della croce. Oltre 600 giorni di indulgenza; anche protettore in morte. In morte si suggerisce questa giaculatoria. E’ il protettore della buona morte.

Il più gran santo perché: in terra [ebbe la] prima dignità (dopo Maria) e quindi grazie in proporzione; e corrispondendo, prima gloria in paradiso, dopo Maria...

Come egli morì fra Gesù e Maria visibili, e dalla morte dipende l’eternità, il paradiso eterno, e l’inferno eterno... Se per 10, 50 anni, quotidie, [direte]: -San Giuseppe, assistetemi nella mia agonia-, dimenticherà? E se egli pregherà, G. C. non esaudirà? gli dirà di no? Il divoto di san Giuseppe farà buona morte, e così avrà buona e beata l’eternità.

Ma facciamolo. Chi di voi si farà divoto di san Giuseppe? Chi comincerà stasera e domattina a dire: -Gesù, Giuseppe, Maria, vi dono il cuore e l’anima mia-? Ricordatevene, stasera e sempre”25.

Più numerosi gli appunti tracciati per le feste del patrocinio. Eccoli nella successione cronologica:

“Festa del patrocinio -1878-

Ciò che dicea santa Teresa delle feste di san Giuseppe vale per oggi? Sapete che oggi [si celebra il] Patrocinio, e i119 marzo la sua festa. Questo solo nome: festa del Patrocinio è già un eloquente panegirico; ed è fatto dalla Chiesa: solo per Maria e san Giuseppe tale festa: Maria avvocata patrocinante prima, Giuseppe avvocato

patrocinante secondo.

Ebbene, santa Teresa che dicea? Essa [lo sapeva] per esperienza: artrite e paralisi; [ridotta a esser piegata come] un gomitolo. [Si rivolse] a san Giuseppe; fu guarita. Allora [celebrava la] sua festa con pompa grande; e su 17 monasteri, 11 dedicati a lui; [a lui affidava] la chiave...

Tanto più nella festa del Patrocinio, Protezione; tanto più dopo la proclamazione di Pio IX a Patrono della Chiesa, in questi tempi di persecuzione da [= degni di] Nerone e da Giuliano Apostata;

a) in Russia, Prussia, Svizzera da Nerone;

b) in Italia, America, Francia da Giuliano.

Tanto più per gli artigiani... speciale patrocinio. Giacché è vero [che san Giuseppe intercede] per tutti. Santa Teresa [lo dice] protettore universale; per tutti i ceti e tutte le grazie e contro qualunque tentazione. Vi verrebbe ciò che [avveniva] a quel giovane che si era scritto sulla mano: san Giuseppe; e bastava a scacciare le

tentazioni.

E non è meraviglia. Chi fu? Chi è san Giuseppe‘!

[I-] Chi fu?

1º- Padre di Gesù: Ego et pater tuus [Lc 2,48].

amore di padre...; cure di padre...; ufficio di padre, rappresentante il Padre Eterno; autorità di padre: Erat subditus illis [Lc 2,51].

2º- Sposo di Maria, regina del cielo e della terra. Quale dignità! A cui corrispondendo, quanti meriti! e quale gloria e autorità in cielo!

[II-] Chi è? Presso al trono di Gesù. Potente, onnipotente. Mai di no.

Una suora agostiniana nella festa dell’Ascensione [ebbe 1] visione dell’ingresso di G.C: risorto in cielo..., accompagnato da san Giuseppe, a cui dicea che sarebbe sottomesso come in terra.

Come di Maria: Rationem imperii. Quod Deus imperio, tu prece, Virgo, potes.

Ma tuttavia, tanto più per gli Artigiani; [come] S. Agostino, S. Tommaso per gli studenti; san Luigi, gioventù studiosa. San Giuseppe per gli artigiani, e segnatamente per i legnaiuoli, falegnami.

 

Modello e protettore speciale.

Modello: lavorava; lavorava di mano, di braccia, in arte meccanica, modesta.

Lavoro. L’uomo è nato al lavoro; come avis ad volatum. Adamo... : ut operaretur [Gen 3,23]. San Paolo: (Qui non vult operari J non manducet [2 Tess 3,10]. Egli nelle stuoie, e predicava. G.C., lavorò materialmente per 30 anni, lavorò intellettualmente 3 anni. Lavoro intellettuale; arti belle; arti meccaniche.

San Giuseppe falegname = non arti fini in oro, argento.

Chi? Il padre di Gesù; lo sposo di Maria; il più gran santo. E’ Dio che lo destinò, sin dall’eternità. E san Giuseppe non ambiva condizione più elevata; non [aveva] passione del denaro. A che tanti scioperi? Rivoluzioni? Comunismo? Il più delle volte, passione di superbia, di avarizia, di sensualità.

San Giuseppe col Beato Enrico Susone: -Meglio esser un verme con la volontà di Dio che un serafino con la propria-. Quanti si storpiano la carriera.

Come lavorare?

[1º-] Con Gesù: presenza di Dio. A Cîteaux [suona la] campana a 9 ore, a 3 ore.

[2º-] Per Gesù: intenzione; in suo servizio.

[3º-] Come Gesù: a) esternamente: non ozio, non rimesso, non alla spiccia;

b) internamente: Fiat voluntas tua [Mt 6,10].

Quae placita sunt ei [Gv 8,29].

Quanti meriti!! ...Quanto Purgatorio...

E’ difficile: Giuseppe protettore; protettore della vita; protettore della morte”26.

Alla “confraternita degli Affigliati” di san Giuseppe rivolse nel 1881 le seguenti espressioni:

“Due parole in famiglia. Nell’atto di consacrazione chiamiamo san Giuseppe: protettore e padre. [Così facciamo] una famiglia quaggiù, e poi lassù, giacché in cielo noi ci riconosciamo. Ma in questa famiglia nessun [figliol] prodigo che abbia ad esser lontano dalla casa, dalla famiglia lassù? Poiché verità tremenda nel giorno della rivelazione del giudizio molti diranno: -Nonne in nomine tuo prophetavimus? [Mt 7,22]. Nescio vos, discedite a me... [Lc 13,27]. Dunque, persino taluni che avranno fatto profezie e miracoli si danneranno. Dunque, non basta essere nella Congregazione per salvarsi. Qual orrore! Un congreganista dannato veder tutti gli altri salvi; e i salvi vedere uno dannato!!

Dunque? Ricordiamo la parabola del figliuol prodigo. In questa parabola magnifica una cosa rattrista: l’invidia del primogenito che non voleva entrare in casa; [mentre] il padre animava.

Noi tutti esaminiamo se noi prodighi. Può essere che in questo [lo siamo] tutti; ma per tutti o quasi tutti, malgrado questo, la fiducia di essere; Nil mihi conscius sum [1 Cor 4,4]. E allora ringraziamo Dio per noi; e preghiamo per il fratello prodigo. E il prodigo preghi per sé. Se non in questi giorni, quando? La Chiesa istituì festa per Patrocinio solo per Maria e Giuseppe: perché? Maria, prima avvocata patrocinante; Giuseppe il secondo.

Patrocinio. Perché due feste? Perché il Patrocinio? e non la gloria, per es.? Oggi esaudisce?... Esaudisce noi? Noi figli?

Quod Deus imperio, tu prece, Virgo, potes; così san Giuseppe. La suora agostiniana... Santa Teresa... La Chiesa istituì questa festa del patrocinio. P. 22.

Nome di Giuseppe scritto sulla mano.

Diciamo a Giuseppe: Monstra te esse patrem. Sub tuum praesidium... Ci faccia suoi divoti.

I cingoli: 1° Non [sono] inutili. Sarebbe bestemmia [dire] che la Chiesa autorizzasse inutilità. E poi si leggono le benedizioni... 2º- Ma non [sono] talismano che assicuri; ci vuole cooperazione, preghiera, fuga occasioni, sacramenti indispensabili “27

 

Preparando la festa del patrocinio di san Giuseppe del 1894 si appuntò:

“Prima di Messa.

Fede, umiltà, amore, fiducia di san Giuseppe quando baciava Gesù... Noi nella Comunione, che non ebbe la fortuna di fare lui. Come è consolante il pensiero che noi tutti [siamo] in grazia! Dio non più come uomo, ma come Dio; sì: tutti santuari di Dio, amici di Dio! Oh! se sempre! Non si rompesse mai questa amicizia! Morissimo tutti in grazia! Non sarebbe quasi desiderabile che ci avvenisse ciò che fece accadere Sansone nel tempio dei Filistei? Tutti, tutti in cielo. E invece non potrà accadere, non accadrà che uno o due di noi [vadano] in inferno? Quantunque appartenenti alla Congregazione di san Giuseppe? Può essere. Nel Vangelo: Nonne in nomine tuo prophetavimus, daemonia eiecimus7 [Mt 7,22]. Anche con miracoli, non perseveranza... Qui perseveraverit usque in finem salvus erit... [Mt 10,22]. Per contro san Liguori assicurava il paradiso ai Congregati, se fedeli. Vediamo di assicurarci la perseveranza in collegio, e [avremo] speranza fuori.

Che fare per perseverare? Basterebbero i consigli del predicatore, i tre soliti: fuga, preghiera, sacramenti. Ma c’è un mezzo che aiuti a praticare questi medesimi mezzi, ci faccia costanti?

1º- Divozione a san Giuseppe.

2º- Divozione al S. Cuore.

1º-. San Giuseppe. Festa del Patrocinio [è un] panegirico; solo a Maria e Giuseppe. Imperat non impetrat. Quod Deus imperio, tu prece, potes.

Chi fu? Padre di G. C. Chi è? E’ sempre padre di G. C.; è onnipotente.

Come ottenere? Comunione al mercoledì. [E’] suo piacere, nostro vantaggio. Comunione lascia impressioni. Due comunioni settimanali, mai mortali; vita cristiana.

2º- Comunione riparatrice: Divozione al S. Cuore: Apostolato della Preghiera” 28.

Si appuntò per una “conferenza per adunanza [degli affigliati di san Giuseppe in vista della] novena del Patrocinio”:

“La Chiesa [non fa] nulla inutilmente. Perché solo a Maria e san Giuseppe la festa del Patrocinio? E perché la festa del Patrocinio e non della gloria?

a) Perché maggiore, si tratta di onnipotenza: Quod Deus imperio, tu prece, Virgo, potes.

b) Perché a noi più utile sapere e ricordare questo privilegio.

I due più abbondanti canali della grazia di Dio. Il Cuore di Gesù è la fonte delle grazie; i nostri cuori sono i vasi in cui riversano; le preghiere di Maria e di Giuseppe sono i due canali.

Che fece Oloferne per imposessarsi di Betulia? Ruppe i canali delle acque. Così il demonio. Cosicché chi si raffredda nella divozione a Giuseppe e Maria serve il demonio.

Tutti i santi moderni [ebbero] divozione speciale a san Giuseppe.

V. Festa del Patrocinio nel CHAIGNON V. anche pag. 31.

A santa Margherita di Cortona apparve G. C. e le disse: -Se vuoi farmi cosa grata onora san Giuseppe-”29.

Infine, nella vigilia della festa del patrocinio del 1899, san Leonardo scrisse:

“Patrocinio = seconda festa.

Scriveva santa Teresa... Vie de S.te Thèrèse, vol. 1º, p. 24.

Oggi ci troviamo alla vigilia... Quale grazia [chiedere]? Ecco la grazia che dovremmo, che dobbiamo tutti domandare.

Pochi mesi or sono un sacerdote, già avanzato di età, venne a recare una elemosina di L. 500. Ricevuta la quietanza, era già uscito dal parlatorio, quando ritornò indietro e mi disse: -Raccomando vivamente di pregare per me [per ottenere una] grazia spirituale [che è questa:] Un signore di mia conoscenza da anni ha la fede, ma non vive secondo la fede. Esortato a provvedere all’anima sua, risponde: -Che vuole? Vedo che dovrei, che starei meglio, ma non mi sento deciso-. Ci vuole un colpo della grazia straordinario, conchiudeva egli, che lo scuota e sforzi la volontà renitente.

Non è questo il caso nostro, sovente? Siamo cristiani, crediamo alla parola di Gesù Cristo, che il suo giogo è soave. Beati immaculati in via. Beati... in toto corde exquirunt eum [Sal 118,1-2]. Crediamo che per noi [può esserci] un oceano di fuoco eterno, che non si estingue, eppure? Non siamo decisi. Aspettiamo un tempo indefinito in cui ci daremo a Dio, e intanto aggiungiamo alle antiche nuove colpe, a peccati nuovi peccati; aspettiamo un colpo straordinario della grazia... Ma verrà? E’ forse probabile che verrà?

Nei primi anni in cui mi trovavo in collegio, ricevetti una lettera da un giovane del collegio, nella quale mi scriveva: Nella predica dell’altra sera, il predicatore parlava dell’irresoluto che vorrebbe ma non vuole darsi a Dio; e che è come il pigro che vuole e non vuole; che non sa decidersi. Io sono quel desso: vorrei, ma non so risolvermi.

Preghi Lei per me, che ne ho estremo bisogno; le cose non vanno bene. Avrebbe dovuto dirlo a san Giuseppe. Io gli risposi come meglio seppi; ma non si manifestò alcun risultato... Qualche tempo dopo moriva; moriva senza palesare quei sentimenti di pietà che lasciano ai superstiti fondata speranza che non si abbia a piangere un dannato di più!... Dove si trova ora? Sarà salvo? Sarà dannato? Mentre noi parliamo di lui, non esclamerà egli forse, piangendo: -Oh! si daretur hora!. Se potessi ora avere un’ora da potermi riconciliare col Dio mio; un’ora da poter, con una confessione fervorosa, cambiare l’inferno col paradiso! -.

Noi, cari giovani, per la misericordia di Dio, l’abbiamo questa ora, questa giornata. Oggi stesso, se vogliamo veramente, possiamo assicurarci il paradiso. E’ oggi; è domani: che si richiede? Fare una sincera e fervida confessione, e fissarci un tenore di vita cristiana che ci farà godere la pace dei figliuoli di Dio. Perché non farlo? Pensiamo noi che siamo eterni? Pensiamo noi che siamo sulla soglia dell’eternità? Ma ove [trovare] la forza? D’altronde, siam persuasi dell’onnipotenza della grazia di Dio? In un oremus la Chiesa prega lo Spirito santo: Etiam rebelles compellat (convertat) propitius voluntates. Crediamo noi al dogma dell’efficacia della devozione ai santi? Che essi ascoltano le nostre preghiere, che pregano per noi quel Dio di cui sono amici? E se crediamo questo dogma della nostra fede, dobbiamo, o non, confidare in san Giuseppe? Gesù Cristo esaudisce i suoi servi, non esaudirà il suo padre putativo? Perché è il primo dei santi del cielo, non lo esaudirà? Ovvero, san Giuseppe non esaudirà noi? Noi che gli domandiamo grazie spirituali, utili a noi, gloriose al suo Gesù? La conversione sincera e totale del cuore? Dovrà essere questa la prima volta che non si avveri la promessa di santa Teresa?

Ecco la grazia [da chiedere] per oggi e domani. Per un anno non tornerà più la festa di san Giuseppe. Offriamo la Messa. Oggi [è pure] la festa della Madonna della Misericordia.

Può san Giuseppe? Vuole?

Leone XIII raccomanda ogni sera alla S. Famiglia: -Gesù, Giuseppe, Maria, vi dono...– 300 giorni di indulgenza.

In morte udiremo il sacerdote, o diremo noi stessi: -Gesù, Giuseppe, Maria...– Dirlo in vita per dirlo in morte.

Oremus: Sanctissimae Genitricis tuae sponsi, quaesumus, meritis adiuvemur ut quod possibilitas nostra non obtinet, Eius nobis intercessione donetur”30.

 

1.2.4 I panegirici

 

Nel terzo tomo dei Manoscritti numerosi sono gli appunti che riguardano la devozione a san Giuseppe; alcuni illustrano la sua dignità e potere, altri lo presentano come speciale protettore e modello.

Presentiamo prima gli appunti che mettono in luce la dignità di san Giuseppe, e si potrebbero chiamare panegirici. Scrisse nel 1882, per parlarne ai giovani della colonia agricola di Rivoli-Bruere:

“Santa Teresa, [circa le] feste solenni [di san Giuseppe, affermò che] mai nessuno in tal giorno aveva chiesta e non ottenuta [una grazia]. E anche dopo, se si prega con confidenza. Talora no: ma perché [concede] una grazia migliore... E perché? Come a Maria Gesù mai [dice] di no, perché anche essi mai di no...

Dio come lo trattò in questo mondo?

1º- Sposo della regina dell’universo...

2º- Padre putativo di Gesù: Filius fabri [Mt 13,55]. Gesù lo chiamava padre. Maria: Ego et pater tuus dolentes quaerebamus te [Lc 2,48].

Quali grazie: buona morte e buona vita”31.

Ai medesimi giovani, nel 1884, presentò il santo secondo il seguente schema:

“[I-] Sua gloria.

Nella novena [presentammo] Giuseppe in terra, le sue virtù; oggi [presentiamo] Giuseppe in cielo; sua gloria, premio, trionfo.

a) Il Paradiso è il regno della gloria.

b) In Paradiso: Quot cives, tot reges.

c) E di ciascuno dei Beati dice la Chiesa al Signore: Gloria et honore coronasti

eum [Sal 8,6].

Ma di Giuseppe, che dire? Qual posto occupa fra tanti re? Ecco quale.

1º- Pio IX al pittore del quadro della Concezione [disse che il posto di san Giuseppe] è accanto a Gesù, in cielo, [come] accanto a Gesù fu il suo posto in terra. Gesù Cristo siede alla destra di Dio Padre Onnipotente, cioè la massima gloria; e Maria e Giuseppe subito dopo.

2°- O glorioso fra tutti i santi, degno di essere onorato. I santi lo onorano e riveriscono.

3º- I santi sono servi di Dio e di Maria; e Giuseppe è sposo di Maria e padre putativo di Gesù. Si verifica il segno di Giuseppe antico, dei covoni che adoravano...

Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, vedendo la gloria di san Luigi pareva smemorata ed esclamava: -Oh! quanta gloria! Non avrei mai creduto che ve ne fosse tanta! Oh! che gran Santo! San Luigi! Ma che dire di Giuseppe? Se san Luigi è uno dei servi, san Giuseppe è il Padre e lo sposo del re e della regina del cielo.

E il fatto dell’angelo a san Giovanni nell’Apocalisse...: sì splendido, bello, glorioso, che san Giovanni si inginocchiò per adorarlo! Lo credette quasi Dio!Eppure, conservus tuus [Ab 19,10], servo, e Giuseppe è padre e sposo!

[II-] Suo gaudio.

a) Il Paradiso da Gesù Cristo è chiamato gaudium! -Intra in gaudium-, entra in Paradiso; ma, gaudium Domini tui [Mt 25,21.23]. I piaceri, le delizie di Dio medesimo. Non solo torrente che allaga, ma immerso in oceano...

b) Ora noi morremo; in morte ci sarà dato lumen gloriae per poter resistere.

c) S. Agostino [dice che] una goccia [della gioia del paradiso] totum infernum dulcoraret.

Ora:

1º- In cielo [il gaudio è] proporzionato ai meriti, alla dignità e all’amore di Dio,

e al patire per amore di Dio.

2°- Quanto gode per gli ossequi a Maria, sua sposa, a Gesù, suo figlio...

[III-] Suo potere.

Il libro del p. Huguet, ora morto... [San Giuseppe] comanda, non prega.

a) Santa Teresa: Gesù concede ai santi di dispensare qualche grazia, analoga alle virtù avute, al martirio, all’impiego. San Luigi, la castità; santa Apollonia, mal di denti; i Ss. Pietro e Paolo, per la fede. San Giuseppe per tutti e per tutto. Plenipotenziario. Tesoriere generale. Dio è più liberale che il faraone. E’ come l’Ite ad Joseph [Gen 41,55]. Venite ad Joseph, dice Gesù.

Santa Teresa [afferma]: -Ho provato io; provarono cento altri; provate anche voi.

b)Amico del Sacro Cuore (100 giorni di indulgenza); amico di cuore per il punto di morte: Momentum a quo pendet: comincia e pendet [l’eternità].

Nelle grazie temporali: come Dio dà ciò che chiediamo o altra grazia maggiore, così san Giuseppe...

Diciamo un Pater e Ave per ottenere: 1°- Divozione a san Giuseppe; 2º- una buona morte”32.

Un altro schema molto simile, non datato, approntò non sappiamo per quale pubblico di ascoltatori:

“Quest’oggi io mi rallegravo [perché ci avrebbe parlato lo] zelante [predicatore, ma] alle ore 3, [sentì] brividi...

Mi rincresce per voi e per san Giuseppe, ma godo per me; [come] tutte le volte, [perché] qui elucidant me... [Eccli 24,31]. [Durante] la novena [parlammo di san Giuseppe] in terra; oggi in cielo. Godere per lui.

[I-] Sua gloria. E’ il regno della gloria: Quot cives, tot reges. Anzi: tot Angeli. Nell’Apocalisse...

I santi e gli Angeli sono servi, san Giuseppe è padre e sposo... [E’] sotto Dio e Maria, [ma] sopra tutto ciò che non è Dio o Maria.

[II-] Suo potere: Non impetrat, imperat; ma per noi, come in terra... Quod Deus imperio, tu prece, Virgo, potes. Santa Teresa... San Tommaso: Auxiliatrix universalis... Pio IX: Patrono universale.

0 [concede] la grazia che chiediamo o una maggiore. Buona morte; la perseveran-

za finale; mai [peccati] mortali; i mezzi di perseveranza...

Pratica costante, [recitare quando si è] sotto le lenzuola = Gesù, Giuseppe,

Maria...”33.

Ed ecco un altro appunto di esaltazione di san Giuseppe:

“Mi rallegro che si faccia bella festa. Santa Teresa [disse che san Giuseppe è]: I-Onorato da Dio in terra; II- potente in cielo.

Sposo: (Vangelo - Regina - Santa Margherita)

1º- Sposo di Maria Vergine. Come si onora la regina perché sposa del Re, così lo sposo della regina del cielo. Basterebbe quest’onore per intendere quel che disse G. C. a santa Margherita da Cortona...

Custode: (diamante - angeli invidia – Paradiso - angeli apparivano).

2º- Custode e padre putativo. Un diamante o una croce d’oro di 100.000 franchi a chi la dareste? a un ladro? Al più buono. Come buono san Giuseppe [a cui fu affidato il] tesoro del paradiso! Gli angeli [hanno] invidia... Casa di Dio, paradiso.

Padre: (padre - G. C. ubbidiente).

[3°-] G. C. non aveva che la Madre per opera dello Sp. S. Ma, ragazzo, [chi ebbe] che facesse da padre, prendesse e portasse in Egitto, [insegnasse il] mestiere [?] G. C. lo chiamava padre e ubbidiva. Dio ubbidiva, [Egli, cui devono] ubbidienza le piante, il sole, le stelle... Gli uomini, gli angeli, Maria, soggetti a G. C. Signore, e G. C. soggetto a Giuseppe.

(Angeli apparivano).

[4°-] Non fa stupire venissero gli angeli... morire in braccio a Gesù e Maria...

Dopo Maria non crederei altri più [grandi di san Giuseppe] [S. Gio. B.?]. Santa Teresa: - Non mi ricordo..., per anima e corpo... Tutte grazie -. Anche altri.

Gesù ubbidiente in cielo...

Ite ad Joseph. [Dire:] - Gesù, Giuseppe, Maria...- andando a letto: le tre giaculatorie...”34.

Per le persone raccolte nel “ritiro di suor Clarac” si appuntò:

“Non [vi farò un] panegirico; due parole in lode di san Giuseppe e sul vantaggio di essere suo divoto.

Margarita da Cortona; leggiamo che G. C: le disse: - Se vuoi farmi cosa grata, quotidie onora il mio Padre putativo-. Maria Gioanna Orsolina si era scritto il nome di san Giuseppe sulla mano, e quando il demonio la tentava mostrava [la mano e il demonio era messo] in fuga.

Il più bell’elogio del san Giuseppe è quello del vangelo in poche linee: Joseph, vir Mariae [Mt 1,16]. Ego et pater tuus quaerebamus te [Lc 2,48]. Cum esset iustus [Mt 1,19].

[I-] Joseph, vir Mariae: sposo della regina, sposo di Maria: possedeva la miglior parte del cuore di Maria. Perché si onorano le regine? Spose del re. Giuseppe è lo sposo della regina del cielo e della terra. Anzi la sposa è sottomessa e dipendente dallo sposo; Maria da Giuseppe.

 [II-] Custode di un diamante; custode di Gesù. Chi avesse a dare in custodia e deposito un diamante di valore straordinario di 1.000.000 fr., a chi lo affiderebbe? All’uomo più probo, onesto, virtuoso. Ora che dire di Giuseppe, a cui l’Eterno Padre affidò il più ricco tesoro della terra, anzi del cielo, il suo Unigenito?

Angeli custodi [avevano] invidia. Non è vero che se angeli [fossero] capaci invidia...?

La sua casa era un paradiso.

Ego et pater tuus: padre di Gesù; [ne aveva l’] ufficio e nome. Voi sapete che Gesù non avea nessun padre terreno. Tuttavia l’Eterno Padre volle che avesse qualcuno che adempisse gli uffici. Fu scelto Giuseppe: cura in Egitto, ritorno a Nazaret, provvedeva il pane nell’infanzia. Amore di padre... Diritto comandare a Dio: tutto ubbidisce a Dio e Dio a Giuseppe.

Un religioso, dopo morte, apparve e disse di esser in purgatorio, ma [che] sarebbe [stato] in inferno se non [fosse stato divoto di] san Giuseppe.

A un ricco erangli morti due figli nelle feste di san Giuseppe; il terzo anno un angelo gli disse che si sarebbero dannati se san Giuseppe non [avesse] ottenuto [loro] di morir bambini.

Santa Teresa... G. Ubbidiente in cielo... Ite ad Joseph. Dopo Maria, non altri di

plÙ...

G. G. Maria... 300 giorni; e 100 se una sola giaculatoria...

In ogni bisogno... Oggi chiedere la grazia di esserne divoti e [quella di una] buona morte””.

Hanno il tono del panegirico anche questi altri appunti, ambedue non datati, che illustrano particolarmente il raffronto tra Giuseppe l’ebreo e il nostro san Giuseppe:

“San Giuseppe, custode, capo della S. Famiglia...

Conservatore della vita di Gesù...

Consolatore di Maria...

Sul trono del cielo siede chi fu a Giuseppe sommesso...

Già san Bernardo [stabilì] un bel confronto fra Giuseppe il casto, figlio di Giacobbe.

Dominum ac principem domus suae et possessionis suae [cfr. Gen 45,8].

Dal faraone --------------------------------------------- Da Dio Padre

il frumento temporale --------------------------------- spirituale

per popolo ebreo, -------------------------------------- per il mondo intero

per vita temporale -------------------------------------- per vita eterna”36.

Più distesi sono questi appunti:

“San Giuseppe nei suoi rapporti con l’Eucarestia. Dignare me laudare te, S. Joseph.

Il casto Giuseppe dell’A. T., che fu pure in Egitto, fu figura di Giuseppe del N. Testamento, sposo di Maria.

[I-]

1º- A Giuseppe fu rivelato l’avvenire per mezzo di sogni: il sogno del coppiere, figura dell’Eucarestia; il sogno del panettiere, idem; i sogni suoi: i covoni dei fratelli che si piegavano avanti il suo; il sole, la luna, le stelle che lo adoravano. Il sogno del faraone che preannunziava l’abbondanza e poi la carestia.

2º- Giuseppe lo spiega, e Faraone gli dice: -Dove troveremo un uomo così ripieno dello spirito di Dio?- [Gen 41,37]. E poi: Ecco, io ti stabilisco sopra tutta la terra di Egitto, e ti chiameranno il Salvatore del mondo; tu avrai la sorveglianza su tutta la mia casa [ib., 40.45].

3º- Arriva la fertilità, e il frumento [vien posto] sotto la custodia di Giuseppe. Arriva la carestia; il popolo domanda pane: Andate a Giuseppe- [ib., 41,45], e non solo l’Egitto, ma anche i figli di Giacobbe vengono a chieder pane per non morire di fame.

[II-] Giuseppe, sposo di Maria.

1º- Più casto dell’antico per il voto di castità, verginità.

2º- Rivestito dal Padre Eterno di tunica a mille colori = di tutte le virtù.

3º- Onorato, nei suoi sogni, della rivelazione dei segreti celesti della redenzione.

4º- Vide in realtà il sole, luna, astri: cioè Gesù, Maria, angeli, inchinarsi a lui, ed essergli sottomessi.

5º- Chiamato dal re dei re salvatore del mondo, perché salvò il Salvatore dalle mani di Erode.

6º- Stabilito dal padrone del mondo come intendente di tutta la sua casa, e a cui disse il monarca del cielo e della terra: Io ti precederò solo pel soglio, tu sarai il primo dopo di me, e io non ti precederò che di un gradino nel mio regno- [[ib., 41,40].

7º- Giuseppe fece assai più che l’antico Giuseppe; conservò il pane vivo disceso dal cielo; lo conservò non solo all’Egitto e qualche israelita, ma a tutto il mondo; sì, Giuseppe salvò da Erode il pane vivente disceso dal cielo, affinché 30 anni dopo potesse darsi in cibo agli Apostoli, e per essi, a tutti gli affamati della vita e felicità eterna. Giuseppe tiene nascosto questo frumento degli eletti per 30 anni. La casa di Giuseppe è un misterioso tabernacolo: le sue braccia sono una pisside, il suo petto una patena su cui Gesù dormiva, ma vegliava per noi! E questo corpo santissimo di Gesù Cristo che ci nutriva per la vita eterna, fu nutrito dalle fatiche di Giuseppe. Noi sacerdoti, che siamo gli Intendenti, economi, della casa di Dio, siamo dispensatori dei doni di Dio; come Giuseppe tocchiamo, alziamo, abbassiamo il Corpo di Gesù; baciamo la patena su cui riposa... deh! impariamo da Giuseppe ad accostarci con fedeltà, purezza, amore.

Anime divote, che avete fame del Cibo del Cielo, ite ad Joseph, e fate ciò che vi dirà... Ci vuol innocenza, fede viva, umiltà, amare Maria, fuggire gli erodi: rispetto umano, sensualismo; preferire Gesù a tutto.

Giuseppe ci insegnerà come tenere compagnia a Gesù; come amarlo, carezzarlo, pregarlo...

E ora Giuseppe in cielo conserva la sua autorità; tutte le benedizioni di Dio su di

lui; e tutte le condizioni sociali [hanno] un protettore, patrocinatore in Lui; un padre, un dispensatore fedele.

Pio IX, a un pittore [che] nel quadro della Concezione, nel bozzetto [aveva messo san] Giuseppe in un angolo, su un gruppo di nuvole, Pio IX [disse]: -No. Qui vicino a Gesù: in cielo è il suo posto.

Fortunato chi ha a custode e protettore san Giuseppe; non deve temere dagli erodi moderni; non deve temere la fame, [gli darà il] frumento degli eletti...

Maria guarda con compiacenza i divoti del suo Sposo. Gesù anche. A santa Margherita da Cortona [disse:] se vuoi farmi cosa grata, onoralo”.

San Leonardo scrisse poi la seguente preghiera da fare dopo la Comunione:

“O Giuseppe, noi siamo vostri servi e vostri figli; venite ad abitare in questa nuova Nazareth, venite a regnare su noi. Noi vi diamo gli stessi poteri che aveste sulla famiglia di Nazareth.

O Giuseppe, siate il fedele custode di Gesù e Maria fra noi, il Padre di questa famiglia su cui l’Eterno Padre vi ha costituito. Amen”37.

 

l.2.5 San Giuseppe proposto come modello e patrono

 

Un’altra serie di appunti presenta san Giuseppe soprattutto come modello e patrono. Nel 1881 scrisse per parlarne agli artigianelli:

“Ogni giorno [veniamo] eccitati alla devozione di san Giuseppe, a questo tesoro aperto a tutti e noto a tutti.

E’ mio interesse: Qui me elucidant... E’ vostro interesse: questa miniera di tesori...

E’ il padre di Gesù, lo sposo di Maria; rappresentante di Dio Padre e dello Spirito Santo presso Gesù.

Sotto un solo titolo è protettore della castità, della vocazione, della direzione spirituale, della vita interiore, della buona morte. E’ questo titolo che raccomanda di più la sua divozione. E infatti: sono vere queste tre sentenze?

1º- Noi siamo creati per l’eternità.

2º- L’eternità dipende dalla morte.

3"- La buona morte dipende assai dalla divozione a san Giuseppe.

Pretiosa mors Sanctorum eius nobis intercessione donetur.

Consideriamo queste tre verità.

I- Noi siamo creati per l’eternità. Ibit homo in domum aeternitatis suae [Eccle 12,5]. Siamo eterni. Non dipende da noi l’essere eterni, o no; Dio potea crearci mortali quanto all’anima; ma invece eterni come Lui per l’avvenire.

Ibit homo in domum aeternitatis suae. Ibunt hi in supplicium aeternum. Justi autem in vitam aeternam [Mt 25,46].

Fra 100 anni, 1.000 anni, 1.000.000 anni, mille milioni anni, ci saremo. Ma non tutti insieme, probabilmente.

Aeternitatis suae: dunque non la stessa; e difatti, in supplicium aeternum, in vitam aeternam.

Il vangelo di stamane ricorda una di queste eternità; quella beata.

Il Tabor è languida immagine del Paradiso. L’umanità di G. C. glorificata, poiché, dice Cornelio a Lapide, i tre apostoli non sarebbero stati capaci di provare, sentire il gaudio della vista di Dio senza morirne.

Laetitia sempiterna super capita eorum. Gaudium et exultationem obtinebunt [Is 35,10]; arcana verba... neque in cor hominis ascendit... [2 Cor 12,4].

1º- Ineffabile: san Paolo, è inconcepibile...

2º- Lo stesso gaudio di Dio! Intra in gaudium Domini [Mt 25,21.23].

3º- Lo sforzo di onnipotenza di Dio a deliziare.

Altra eternità.

Gesù Cristo, ignis inestinguibilis... [Mc 9,42] = fuoco

Fletus et stridor dentium... [Mt 8,12] = denti

Usque ad supremum desolabuntur... [Sap 4,19] = cuore desolato

Mangeranno per disperazione la propria lingua -Prae nimietate doloris-

Il- I santi, non tutti cominciarono bene, ma tutti finirono bene.

Momentum a quo pendet aeternitas; [occorre essere in] stato di grazia in quel momento. Il buon ladrone e l’infelice dei 40 martiri. La Chiesa nell’Ave Maria, in particolare non raccomanda che il punto della morte.

III- Protettore buona morte; coincidenza tra morte e stato di grazia. Ottenga il dolore in morte. Ci faccia vivere bene in vita.

Nel Vangelo, parabola dell’albero; pazienza per un anno ancora... Deputato Corbetta, a Roma; e Mº Scala, a Torino: a uno giunge a tempo il sacerdote, all’altro giunge un momento dopo.

[Don Cocchi ebbe] il colpo apoplettico... Quello che raccomandai [alle vostre preghiere] morì senza cenno di pentimento...

Facciamo la novena e la festa per ottenere la sua divozione e con essa ogni grazia.

San Giuseppe ci ottenga:

1º- Se siamo in grazia, la perseveranza finale; o mai ricadere [in peccato mortale] o risorgere subito e poi mai più, e morir in grazia.

2º- Se non siamo in grazia, ci ottenga la conversione e poi la perseveranza”38.

In altra occasione non datata, presentò ancora san Giuseppe come modello e protettore degli artigianelli:

“San Giuseppe è il santo protettore universale, ma anche speciale degli artigiani.

1º- Protettori speciali per il santo esercizio di un mestiere [sono] quei santi che lo stesso mestiere esercitarono.

San Luca, pittori e scultori; Ss. Crispino e Crispiniano. calzolai; san Omobono, i sarti.

2º- Distinti in qualche virtù: san Gio. Battista per penitenza; san Luigi Gonzaga per la castità; san Giovanni Nepomuceno per l’amministrazione della penitenza.

3º- Per miracoli operati, o martirii: santa Lucia per gli occhi; santa Apollonia per i denti; san Pellegrino per le gambe; san Biagio per la gola.

San Giuseppe non fece miracoli: vita oscura, nascosta, gloria ab intus [Sal 44,14]. San Giuseppe, [distintosi] per virtù della castità e per la vita interiore nascosta, è protettore dei religiosi consacrati a Dio; per il privilegio della sua morte tra Gesù e Maria è il protettore della buona morte; per la sua professione, stato sociale, è il protettore degli artigiani. Sì, gloria degli artigiani è che san Giuseppe visse artigiano; come la gloria somma è che Gesù Cristo stesso Uomo Dio fu artigiano, fu operaio. E perché fu operaio, naturalmente divenne e il patrono e il modello, l’esemplare degli artigiani. Lo studieremo, in questa novena, su quest’aspetto.

E’ necessario [per curare i] mali individuali e sociali.

San Giuseppe fu artigiano, esercitò un’arte; fu operaio, operò, lavorò tutta sua vita; fu lavoratore, lavorò di mano. Ubbidì a quella gran legge del lavoro; e dico legge, non solo necessità; legge, comando di Dio, universale. Dio impose a tutti il lavoro e lo creò a questo fine, (temporale, oltre l’eterno) affinché lavorasse. Ut operaretur [Gen 3,23). Adamo innocente, quantunque la terra da sé producesse: Homo natus ad laborem sicut avis ad volatum. Dio rinnovò il comando, in pena: In sudore vultus tui vesceris pane [Gen 3,19]. Ma cambiò la pena in sollievo (annoiato in ricreazione, svogliato a tavola = il primo intingolo è l’appetito, come eccitato dal lavoro), e in merito (quanti premii incielo). Comando che obbliga tutti in qualche modo. E perché? Perché tutti ne han bisogno.

Che è di un ozioso? Annoiarsi, darsi ai vizii. L’ozio è il seminario dei vizii. Che farà un ozioso? [Si darà] al giuoco. E poi [sarà una] piazza aperta a tutti i demonii. Chi lavora ne ha uno solo. Cosicché, qui non laborat nec manducet [cfr. 2 Tess 3,10]. (Come è giusto togliere la pagnotta a chi non lavora).

E i poveri? [Forse] divenuti poveri per l’ozio, da stato mezzano. Oggi [ci fu] raccomandato un ragazzo, prima che il padre consumi tutto.

E quindi, ecco il falso del comunismo: i comunisti vorrebbero...

E’ forse giusto [che alcuni] consumano, non lavorano, mentre gli altri lavorano e guadagnano; e poi dividere?

Che di più compassionevole di un ozioso che cerca di ammazzare il tempo, di far venire l’ora di pranzo, che sbadiglia sulla porta di un caffé?

Un impiegato che aveva lavorato e che era in buona salute [diceva:] «Alle nove ho già fatto tutto: caffé, passeggiata, giornali, colazione».

Un altro impiegato domandò ed ottenne di seguitare ad andare all’ufficio del-l’Economato per fuggire l’ozio.

Una settimana fa morì il pretore Badini che avea 82 anni. Ad anni 80 andava ancora alla Pretura e passava dieci, dodici ore all’ufficio.

Il pigro sarà sovraggiunto dalla povertà: tanto il ricco come il povero. Quanti nobili in malora! Per alcuni sarà disgrazia, ma la massima parte [perché] pigri. Lasciavano fare i segretarii; i segretarii dopo due anni andavano in carrozza a un cavallo; dopo dieci anni erano più ricchi dei padroni. Il Marchese Pallavicini in Sicilia... i suoi fattori vettura a quattro cavalli...

Il Conte Paesana [aveva] delle tenute, cascine; le facea coltivare a conto suo, per mezzo dei fattori. Al fine dell’anno entrata L. 12.000, uscita L. 12.500. -Datemi L. 500 per fare il cambio dei buoi- [chiese un fattore]. Li affittò: L. 25.000 all’anno. Ora molti si fanno da segretario, da fattore”39.

Troviamo ripetuti i medesimi concetti e consigli anche in altre pagine scritte per gli ospiti della Casa-Famiglia da san Leonardo aperta, insieme con il nipote ing. Peretti, per i giovani operai:

“San Giuseppe, modello e tipo dell’operaio.

Perché regni nella casa-famiglia il principio religioso, da cui scaturirà l’amore al lavoro, al buon ordine, il rispetto all’autorità, la pace e la concordia, giova a essa il mettere a protettore dell’Opera un santo che tenga sotto la sua custodia la casa, e giova ad un tempo così a caratterizzare l’Opera come a proteggerla.

Ora la scelta non potea tornare dubbia; trattandosi di un artigianello, spontaneo occorre al pensiero e al sentimento cristiano quel benedetto che, dopo l’artigianello divino Gesù di Nazaret, fu il più santo, il più virtuoso degli artigianelli, Giuseppe, il falegname di Nazaret il quale, mentre presenta all’operaio il modello nella bottega di Nazaret, è in cielo il suo protettore.

[I-] Modello: lavorava non ozioso.

Lavorava in quello stato di legnaiuolo, in cui lo collocò la divina provvidenza; e l’operaio benedice Dio nel suo stato, si rassegna a mangiare il pane nel sudore del suo volto.

Quale ritegno a quella sfrenata ambizione che, secondo le socialistiche dottrine, spinge e non è mai paga dello stato in cui nacque.

Giuseppe lavora l’intera giornata per guadagnare appena un pane alla sposa e al figlio di Maria; qual freno a quella frenesia per il guadagno che è sì vivo incentivo ad abbracciare la causa dei comunisti...

L’operaio sente di essere creato a ricchezze più durature. Giuseppe lavora indefesso, costante, leale, coscienzioso; ed è il tipo dell’artigiano onesto.

Giuseppe santifica e nobilita il suo lavoro, continuamente indirizzandolo a Dio. Il suo occhio è intento all’opera che compie la sua mano, ma il suo cuore è fisso e sollevato incessantemente a Dio, di cui adempie i voleri. E’ il tipo dell’operaio cristiano, dell’artigiano santo. E l’operaio che lo rimira come modello apprezza al giusto valore il suo stato, e sente che davanti a Dio, giusto estimatore delle cose e degli uomini, non è da meno il bracciante che suda da mane a sera, con il martello o con la pialla alla mano, che il re che regna sul trono, ed il ministro che governa i popoli, quando gli uni e gli altri adempiono i doveri imposti da Dio.

[II-] E come Giuseppe è il modello, il tipo dell’operaio, così è il naturale protettore di colassù ove, al dire dei santi, del dottissimo Gersone, la sua preghiera ha ragione di comando: Non obsecrat sed imperat. Epperciò di quale lieto augurio non vuol essere quella modesta statua che nell’annesso cortile della ricreazione viene oggi inaugurata?

Oh! sì, giova sperarlo. Ai prieghi di questo eccelso patrono Dio benedirà questa famiglia, che ancor bambina ha già saputo destare di sé così liete speranze, come ci esponeva testé il nostro esimio presidente. Questa famiglia, la Dio mercé e col vostro appoggio, andrà via via crescendo e aprirà le sue porte a maggior numero di giovani che aspirano a trovare una casa ove incontrarsi con virtuosi amici; col volger degli anni, qui in Torino e altrove, [sorgeranno] nuove case, che a lor volta diverranno pur esse madri di nuove Famiglie, e così potrà avverarsi il desiderio generoso del venerato Pastore, e la Casa Famiglia darà col volgere di anni, e Dio volendolo di secoli, innumerevoli cittadini a quella grande Casa Famiglia superna che conta ora fra i suoi membri S. di D. e il divino suo figlio Gesù di Nazareth, nella città dei santi.

E’ questo un sogno? Il nostro celeste patrono ottenga dal figliuol suo Gesù che diventi un vaticinio; e allora esclameremo non più

Viva san Giuseppe artigiano

Vivano le Case Famiglia”40.

Ecco ancora altre pagine, scritte non sappiamo per quale occasione né achi fossero precisamente dirette:

“Nel mondo... sul lavoro...

Oziosi: Fruges consumere nati.

Quid statis toto die otiosi 7 [Mt 20,6] ...nulla e divertirsi.

San Giuseppe lavorò da falegname. [A sua] imitazione tutti falegnami? [Ci sono:] arti meccaniche, liberali; [ci si può applicare alle] scienze, alla pietà, alla carità. Tutti [possono essere] buoni: frati, suore, monache, secolari. Anzi è necessario [che ci siano diverse occupazioni]: se tutti calzolai...; se tutti medici...; se tutti re...

Purché onesti, i mestieri son tutti buoni in se stessi: si fugge l’ozio, si è utili, si è nell’ordine. Ma quale scegliere?

Elezione dello stato; vocazione: è Dio che destina... Non il più glorioso; non il più lucroso: [sono queste] norme da mondani; ma quello che Dio vuole da noi...

Senza invidia... le ricchezze [producono] spine, gi onori, guai.

[Scegliere] quello in cui è più facile salvarsi.

Non solo ozio... i divertimenti...

Opere di carità..., scienze..., arti meccaniche o liberali, purché si lavori. Si fugge l’ozio; si è utili alla società; si è nell’ordine...

Non invidiare altre condizioni sociali.

1-- Si sta meglio: altri guai.

2º- Dio dà grazie naturali e soprannaturali proporzionate. San Giuseppe era lieto del suo stato umile.

Qual lavoro? Quello che Dio vuole: questione della vocazione... Dio destina.

 

40. Ib., 589/1-3.

 

Se [sta] a noi la scelta. quale? Quello in cui più facile salvarsi. Tutte le professioni sono buone se oneste.

Conclusione: in qual condizione più felice quaggiù e beato lassù?

a) In quella che Dio destina

b) lavorando bene”41.

Troviamo infine, sempre nel terzo volume dei manoscritti, altre due pagine. La prima parla soprattutto di san Giuseppe come modello:

“1º- San Giuseppe fu docile alla condotta dello Spirito Santo. Qual bella dote! ...

Più meriti in un giorno che altri in dieci anni.

2º- Raccoglimento interiore..., presenza di Dio, anche in azioni esteriori.

A ragione è protettore degli operai; con Gesù, per Gesù, come Gesù.

Ambula coram me et esto perfectus [Gen 17,1].

Giovano le orazioncelle prima e dopo, e i quadri del laboratorio. Oh! se vedendo il quadro [si dicesse] una giaculatoria! A Cîteaux [suona] la campana a metà laboratorio.

3º- Orazione continua: mentale e anche vocale. [Aveva] Gesù davanti agli occhi.

Qui laborat, orat. Non nel senso di festa. Conversatio vestra in coelis [cfr. Fi13,20].

Tanto più per un congregato di san Giuseppe.

4º- Amore puro: non alle creature, se non per Dio; affettuoso: i Gentili sine affectione; lo vedea bello, dolce; forte: gui servat mandata mea, diligit... [1 Gv 3,24].

5º- Protettore della buona morte. Importanza... Certezza che farà...”42.

L’altra pagina illustra la potenza del patrocinio di san Giuseppe:

“Festa del patrocinio: solo Maria e san Giuseppe. Perché san Giuseppe solo è padre di Gesù Cristo e sposo di Maria.

Quadro di Pio IX... alla destra di Gesù in cielo.

Panegirico bello: Ite ad Joseph, [si scrive] sotto le immagini.

Patrocinio nelle tentazioni. Un suo divoto [scrisse] il suo nome sulla palma.

Patrocinio nei pericoli e nelle disgrazie; e grazie temporali...

Patrocinio in punto di morte”43.

Infine, in un appunto, non datato, sulla perseveranza, leggiamo il consiglio:

“Divozione a san Giuseppe = taumaturgo”44.

 

 

 

1. Mss., I, 3/10.

2. Ib., 4/15.

3. Ib., 12/2.

4. Ib., 12/21.

5. Ib., 15/9.

6. Ib., 15/1.

7. Ib., 16/2.

8. Avvenne l’8 dicembre del 1870.

9 Enciclica Quamquam pluries del 15 agosto 1889.

10. Mss., I, 376/12-14.

11. Ib., 577/1-7.

12. Ib., 581/1.

13. Qui troviamo anche alcuni appunti che ripetono quanto già detto da lui nella novena precedente: “E’ vero quanto dice la Serafina del Carmelo, santa Teresa, [e cioè che] i santi tutti sono protettori speciali, secondo la loro condizione, virtù caratteristica o martirio o circostanza speciale o miracoli. San Luca degli scultori e pittori; i Ss. Crispino e Crispiniano [dei calzolai]; san Francesco di Sales dei sacerdoti; san Giovanni Battista della penitenza; san Giovanni Nepomuceno dei confessori; santa Lucia per il mal d’occhi; santa Apollonia [per il mal di] denti; san Pellegrino [per il mal di] gambe” (ib.).

14. Pr 28,19: Qui sectatur otium replebitur eg estate. Chi è amico dell’ozio abbonderà di miseria; 24,30-31: Per agrum hominis pigri transivi... totum repleverat urticae...; 6,6: Vade ad formicam, o piger, et considera vias eius, et disce sapientiam; 6,9: Usqueque, piger, dormies? Quando consurges a somno tuo?; 6,10-11: Paululum dormies, paululum dormitabis, paululum conseres manus ut dormias; et veniet tibi quasi viator egestas, et pauperies quasi vir armatus. Si vero impiger fueris, veniet ut fons messis tua, et egestas longe fugiet a te. (Ib., /1-2).

15. Mss., I, 581/1-11.

16. Ib., /22.

17. Ib., 575/1-2.

18. Ib., 585.

19. Ib., 586/1-2.

20. Si legge infatti come introduzione: “...miei cari giovinetti... perché i vostri genitori e quei benemeriti personaggi che presiedono alla vostra associazione [dei Patroni del Collegio degli Artigianelli?), vi hanno qui condotti? Ascoltate attentamente l’esempio che io sto per raccontarvi... (ib., 596/1). Il racconto si sviluppa poi nei fogli 1.2 e, a nostro parere, si conclude in pos. 896/1-3.

21. Mss., IV, 869/3.

22. Ib., /11-12.

23. Ib., /12.

24. Ib., /13.

25.1b., 581/19-20.

26. Ib., 581/14-17.

27. Ib., /17-19. 28. Ib., /20-21.

29. Ib., /13-14.

30. Ib., /7-10.

31. Ib., 579.

32. Ib., 580/1-3.

33. Ib., 580/4.

34. Ib., 590/1-2. Come si sa, le tre giaculatorie consigliate sono: -Gesù, Giuseppe, Maria, vi dono il cuore e l’anima mia; G. G. M., assistetemi nell’ultima agonia: G. G. M., spiri in pace con voi l’anima mia-.

35. Ib., 591/1-2.

36. Ib., 593/l.

37. Ib., 598/1-4.

38. Ib., 578/1-3.

39.lb., 588/1-3.

41. Ib., 593/2-4.

42. Ib., 594/1.

43. Ib., 595/1.

44. Ib., IV, 727.

 

 

 

Chi è san Giuseppe?

È il padre putativo e custode di Gesù,

è il primo e il più santo degli artigiani,

è l’AMICO DEL SACRO CUORE.

Dopo Maria il più amato e il più amante.

Nel quadro dell’incarnazione

S. GIUSEPPE È L’OMBRA:

ma mentre nei quadri le ombre fan risaltare le figure,

qui san Giuseppe deve temperarne lo splendore.

La sua missione è quella di nascondere ed oscurare.

La Vergine è nascosta dalla sua ombra:

la sua verginità e maternità sono coperte dal velo

del suo matrimonio con san Giuseppe.

Gesù, l’uomoDio è nascosto in questa oscurità

tanto da passare per il “figlio del falegname”.

Dio Padre non appare padre di Gesù Cristo.

San Giuseppe non visse che per Gesù,

non ebbe cura che di lui;

assunse per lui cuore di padre

e divenne per affetto ciò che non era per natura.

È il MODELLO dell’artigiano onesto:

egli lavora l’intera giornata

per guadagnare un pane alla sposa e al figlio di Maria;

lavora indefessamente,

in modo costante, leale e coscienzioso.

Santifica e nobilita il suo lavoro indirizzandolo a Dio.

Il suo occhio è intento all’opera

che compie la sua mano,

ma il suo cuore è fisso e sollevato incessantemente

a Dio.

Ci benedica il caro e venerato san Giuseppe

nel quale, dopo Dio e Maria,

noi mettiamo ogni nostra speranza.

 

(S. Leonardo Murialdo)

 

 

 

 

 

CULTO A MARIA E A SAN GIUSEPPE

 

da: P.G. Accornero, Il Pioniere - Leonardo Murialdo tra giovani e mondo operaio, Paoline, Milano, 1992, pp.286-287

 

 

Se la spiritualità murialdina è decisamente cristocentrica, la pietà mariana occupa una posizione molto importante e propulsiva. La particolarissima e tenera devozione alla Consolata segna tutta la sua vita. La stessa cosa avviene per gli altri santi e beati torinesi.

Tema centrale della sua mariologia è la « mediazione universale » della Madonna. Vi si nota l’influsso della scuola di San Sulpizio e di Jean-Jacques Olier.

 

Una speciale devozione nutre, come tanti altri personaggi e fondatori di congregazioni del secolo scorso, per san Giuseppe. Lungo il XIX secolo nella Chiesa si risveglia il culto per il « Santo Patriarca », come lo chiama il Murialdo: pone la sua famiglia religiosa sotto la protezione dello sposo di Maria, padre putativo di Gesù, « modello » dei lavoratori.

 

Pio IX – nel decreto Quemadmodum Deus dell’8 dicembre 1870 e nella lettera apostolica Inclytum Patriarcham del 7 luglio 1874 – affida la Chiesa alla protezione di san Giuseppe e lo dichiara « Patrono della Chiesa ». Giovanni Paolo II nell’esortazione apostolica Redemptoris Custos del 15 agosto 1989 spiega che Pio IX « sapeva di non compiere un gesto peregrino, perché a motivo dell’eccelsa dignità concessa da Dio a questo suo fedelissimo servo, “la Chiesa, dopo la Vergine Santa, ebbe sempre in grande onore e ricolmò di lodi San Giuseppe, e di preferenza a lui ricorse nelle angustie ” ».

 

La Redemptoris Custos celebra il centenario dell’enciclica di Leone XIII Quamquam pluries del 15 agosto 1889, che si inseriva nel solco della plurisecolare venerazione per san Giuseppe, al quale Dio « affidò la custodia dei suoi tesori più preziosi ». È ancora Leone XIII che nella lettera apostolica Neminem fugit del 14 giugno 1892 esalta la famiglia di Nazaret come esemplare per ogni famiglia.

 

L’enciclica Quamquam pluries era accompagnata da un Oratio ad Sanctum Iosephum nella quale Leone XIII pregava: « Allontana da noi, o padre amatissimo, la peste di errori e di vizi, assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del bambino Gesù, così ora difendi la Santa Chiesa dalle ostili insidie e da ogni avversità ».

 

I pronunciamenti del magistero non fanno che confermare le scelte spirituali e apostoliche del Murialdo, che fa della devozione a san Giuseppe una costante della sua vita di pietà e della sua congregazione, fondata nella festa del 19 marzo. Per lui san Giuseppe è modello di obbedienza, laboriosità e umiltà, è punto di riferimento e guida degli educatori perché « ha educato il più santo degli artigianelli ».

 

 

 

 

                                                                                                                                        

 

 

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