CON SAN GIUSEPPE DENTRO QUELLA GROTTA
Una guida d'eccezione nella
Santa Notte per scoprire che anche nella nostra vita c'è un Bambino da
prendere in braccio e custodire
di GIORGIO BERNARDELLI
Non c'è presepio,
nemmeno il più piccolo, in cui lui non ci sia. Eppure la tentazione di considerarlo una specie di
«controfigura» resta sempre dietro l'angolo. Invece
san Giuseppe è una guida insostituibile per entrare davvero nel mistero
del Natale. Vale la pena, dunque, provare a riscoprire tutto lo spessore
di questa figura in questa giornata che ci
prepara alla Santa Notte. «Giuseppe non fu un personaggio secondario nel
grande avvenimento della nascita del Salvatore; vi ebbe una parte vera, positiva e fondamentale», commenta padre Agostino
Montan, docente alla Pontificia università Lateranense, che da buon Giuseppino
del Murialdo col padre putativo di Gesù ha un debito particolare. «Collocare
Giuseppe nel presepe - spiega - significa ricordare a
tutti il suo modo di servire umile e maturo, significa ricordare
la sua partecipazione alla vicenda straordinaria della storia della
salvezza. San Bernardo amava dire che la grandezza di Giuseppe di
Nazareth è consistita nel fatto di aver custodito i più preziosi tesori
di Dio Padre, il Verbo incarnato e la sua santissima Madre».
Personaggio centrale. Ma nei
Vangeli non pronuncia nemmeno una parola. «Il suo è un silenzio che non
accettiamo facilmente - risponde padre Montan -. Ci infastidisce.
Giovanni Paolo II, nell'esortazione apostolica del 1989 Redemptoris
custos sulla figura e la missione di San Giuseppe, riflette a lungo su
questo silenzio e ne offre una spiegazione
interessante. Quello di Giuseppe, annota il Papa al
numero 25, è un silenzio che svela in modo speciale il profilo
interiore della sua figura. È l'uomo dell'interiorità, l'uomo capace di vivere in una profonda contemplazione.
In quotidiano contatto col mistero divino, supera inquietudini e paure.
Fa quanto gli viene chiesto dall'Angelo
dimostrando una disponibilità del tutto simile a quella di Maria». Ed è un atteggiamento che lo porta lontano. «Questa
sua capacità d'interiorità - continua il religioso - fa entrare Giuseppe
nel giusto rapporto con gli uomini e con le cose. Non è un visionario, ma
un uomo giusto, favorito da una singolare vocazione più che da sogni
meravigliosi. Giusto cioè credente: sa vedere la
presenza di Dio anche negli avvenimenti più inspiegabili della storia».
In silenzio, dunque, ma non in disparte. «Rivolgendosi a
Giuseppe Dio sa di parlare con lo sposo della Vergine
di Nazareth - aggiunge padre Montan -. Il legame sponsale tra Maria
e Giuseppe non è mai messo in questione. Non è un semplice espediente per
risolvere qualche problema pratico; va preso in tutta la sua verità, come
direttamente prestabilito da Dio. Giuseppe non si è trovato per caso a essere padre di Gesù. Egli entra a far parte di una
nuova famiglia che trae origine solo dall'iniziativa divina». È dentro
questo rapporto che il mistero del Natale ci invita
a entrare. E allora è bello accostarsi al
presepe con lo sguardo di Giuseppe. Scoprire che anche
nella nostra vita c'è un Gesù Bambino da prendere in braccio e custodire.
Magari dopo qualche notte non troppo tranquilla. «In san Giuseppe - conclude Montan - si trovano i tratti evangelici che
sono richiesti ai cristiani e alla Chiesa di tutti i tempi: ascolto della
Parola di Dio e disponibilità assoluta a servire fedelmente la volontà
salvifica di Dio, rivelata in Gesù».
©
“AVVENIRE” - 24 dicembre 2003
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