LA CARTA
La
storia dell'origami comincia probabilmente con l'invenzione della carta.
Alcuni documenti del II secolo a.C., scoperti in una delle innumerevoli
torri della Grande Muraglia, fanno risalire ufficialmente al 105 d.C.
in Cina l'invenzione della carta, ad opera del ministro di corte Ts'ai
Lun, il quale avrebbe notato, casualmente, uno strato di piccolissime
fibre, intrecciate l'una con l'altra, che si era prodotto naturalmente
in un piccolo specchio d'acqua in cui le donne erano solite andare per
lavare panni. Le fibre avevano formato una superficie biancastra di una
qualche consistenza. Il foglio sarebbe stato, per suo ordine, delicatamente
raccolto e fatto dissecare, rivelando il verificarsi di un fenomeno naturale
che noi oggi chiamiamo "feltrazione".
Il nuovo materiale veniva fabbricato a mano con fibre vegetali, inizialmente
di gelso, di erba cinese o di canna di bambù, fatte macerare in
acqua e a lungo battute con pesanti magli in legno; la pasta ottenuta
veniva raccolta su graticci e fatta essiccare al sole, foglio per foglio;
il risultato, un materiale piuttosto grossolano rispetto alla carta come
lo conosciamo oggigiorno, aveva, comunque, innumerevoli pregi, non ultimo
quello di poter essere piegato e avvolto intorno agli oggetti senza strapparsi
e di "mantenere la piega".
L'invenzione è di per se stessa eccezionale se si pensa che nello
stesso periodo l'Occidente si serviva ancora di pergamene (pelli di agnello
o capretto cociate) o di papiro per scrivere.
Solo intorno al X secolo dopo Cristo, infatti, durante le crociate, attraverso
gli arabi si diffuse in occidente. La prima cartiera di cui si ha notizia
in Occidente fu impiantata nel 1276 a Fabriano dove vennero introdotti
perfezionamenti radicali alla tecniche utilizzate dagli arabi, ottenendo
carte pregevoli, che si trovano ancora stupendamente conservate.
Come materia prima si usavano cenci di lino e di cotone, appunto secondo
la tecnica araba. Gli esperimenti per sfruttare il legno degli alberi
risalgono alla fine del 1700 riscoprendo in tal modo quella che doveva
essere stata la materia prima usata dai cinesi.
Iniziò così il lungo cammino della carta che, attraverso
centinaia di anni e terre sempre diverse, si perfezionò sempre
più, portando essa stessa a nuove opere e invenzioni.
Ma già nella prima tappa del viaggio, nel 610 d.C., allorché
un monaco buddista di origine coreana portò la tecnica per la sua
fabbricazione in Giappone, la carta aveva trovato il suo paese ideale.
Le fibre di piante particolari, l'acqua, il clima, le manualità
straordinaria degli uomini, tutto sembrava creato apposta per dare vita
alla carta più bella del mondo, la carta washi.
ORIGAMI
RITUALE E IL GO-HEI
Nonostante la rapida diffusione della fabbricazione della carta, questa
richiedeva un dispendio di risorse materiali ed umane che la rendevano
troppo rara e pregiata perché potesse essere utilizzata comunemente
e rimase per anni un materiale il cui uso era riservato alle cerimonie
religiose o ad occasioni importanti della corte.
La carta washi, preziosa per le sue caratteristiche di resistenza e bellezza,
era elemento indispensabile durante le cerimonie della religione shintoista
e, inizialmente dell'origami si occuparono prevalentemente i monaci, costruendo
oggetti rituali che rappresentavano l'offerta e testimoniavano la presenza
della divinità nel tempio.
Era, infatti, costume utilizzare striscioline di carta appese ad una corda
per delimitare gli spazi sacri e per stabilire un contatto fra gli Dei
e gli uomini.
Questo contatto aveva una naturale origine nella lingua giapponese dove
il nome "carta" e il nome "Dio" si pronunciano entrambi "kami" e così, per le leggi della
magia dei simili, la carta era considerata sacra.
Poiché le striscioline erano piegate si può iniziare a parlare
di origami.
La carta non veniva usata per realizzare "modelli" come li intendiamo
oggi, bensì per creare figure astratte aventi un significato simbolico
e rituale, seguendo rigide regole formali note a pochi specialisti; è
da queste forme iniziali, infatti, che pian piano avranno origine le figure
basilari dell'arte del piegare la carta.
Queste prime forme origami si chiamano go-hei.
IL
NOSHI
Origami è un termine giapponese che significa carta piegata"
(ori
= piega; Kami = carta, che si trasforma in gami quando è preceduta da una vocale)
evolutosi dall'originario ori-kata (forma piegata) ed è l'arte
di creare figure da fogli di carta esclusivamente mediante la piegatura,
senza l'aiuto di forbici o di colla.
Con "origami" si evidenzia l'atto del piegare più che
il risultato finito; in pratica è come se nella parola fosse implicita
l'importanza del gesto e del tempo necessari alla piegatura rispetto al
modello vero e proprio.
Nella storia dell'origami tradizionale giapponese si fondono gli aspetti
religiosi a quelli cerimoniali, scopi pratici ad elementi ludici.
Uno degli esempi più antichi di origami risale al periodo Heian
(794-1185 d.C.). Si tratta di un foglio di carta pieghettato, con il quale
si copriva la bottiglia del sakè posta sull'altare come offerta
propiziatoria durante le cerimonie religiose.
Un altro degli origami più diffusi era la farfalla, che durante
i riti nuziali della religione scintoista, decorava le coppe di sakè
con le quali gli sposi brindavano alle loro nozze, augurandosi una lunga
e serena unione, un'usanza tuttora seguita.
Le farfalle erano due, maschio (o-cho) e femmina (me-cho), di colore bianco,
simbolo di purezza, di legame profondo con la divinità e con la
famiglia.
Anche il ventaglio adornava oggetti utilizzati durante le cerimonie nuziali
come simbolo di prosperità.
A volte l'origami è semplicemente un pezzo di carta piegato secondo
uno schema astratto, a volte invece rappresenta qualcosa d'altro (animale,
fiore, decorazione), oppure diventa una specie di segno dell'oggetto o
dell'essere rappresentato.
L'oggetto o altro rimane allora come puro spirito nella carta e tutto
ciò che di materiale lo costituiva si sublima in una forma costruita
solo dalla piegatura.
Nei secoli in cui i samurai andavano in guerra era uso offrire loro un
cibo considerato augurale, il "noshi-awabi", un mollusco particolare
che una volta seccato rimane intatto senza subire deterioramenti.
Simbolo di forza vitale ed energia, il "noshi-awabi" era anche
simbolo di vita eterna grazie alla sua capacità di morire senza
decomporsi.
Il samurai che lo riceveva in dono era allora protetto sia in caso di
vittoria che di sconfitta.
Cibo immortale per il corpo e per l'anima il "noshi-awabi" veniva
presentato protetto da un foglio di carta ripiegato a busta.
Questo foglio si è poi evolutola semplice contenitore del vero
noshi a noshi stesso che diviene la figura più importante del periodo Kamakura
(1185-1333 d.C.).
Probabilmente il diffondersi della pratica di offrire un noshi anche al
di fuori del dono del samurai rendeva complesso seguire tutte le regole
d'uso e la difficoltà di reperire veri molluschi disseccati si
superava sostituendo a questi altre cose di forma simile.
Contemporaneamente la semplice busta si arricchiva di nuove pieghe e diventava
sempre più importante rispetto al contenuto.
Nei noshi più recenti una strisciolina di carta (spesso pure in
plastica!) rappresenta l'immortalità.
LE
FESTE DEI BAMBINI
L'origami tradizionale ha le sue radici nel Giappone dei riti della religione
shintoista, così come nelle cerimonie aristocratiche del tempo
dei samurai, ma in seguito si dirama anche al di fuori delle classi privilegiate
per diventare gioco quotidiano tra i bambini; da un primo impiego riservato
esclusivamente a coloro che potevano permettersi l'uso della carta allora
assai costosa, con il passare dei secoli, l'origami divenne un passatempo
per tutte le classi, ebbe scopi pratici nella vita quotidiana e infine
entrò a far parte dell'insegnamento scolastico. Seguì quindi
in qualche misura le vicende della produzione della carta che, divenendo
sempre più accessibile, favorirà la diffusione dell'origami.
Sia la religione shintoista che l'etichetta di corte avevano sempre utilizzato
la carta come elemento primario nelle loro cerimonie e l'origami aveva
risolto in modo semplice ed elegante ogni problema simbolico, estetico,
formale e funzionale.
La raffinatezza della cultura giapponese si esprime al meglio nel periodo Heian,
intorno all'anno Mille, quando l'imperatore e la sua corte trascorrono
il tempo occupandosi di arte, letteratura e religione trascurando ogni
altro impegno.
Discende da questi primi utilizzi non legati alla ritualità ma
al semplice svago delle dame aristocratiche la ricostruzione origami della
corte giapponese con i suoi protagonisti in abiti caratteristici corredata
da elementi rituali che diventa un gioco in occasione della festa delle
bambine: l'Hinamatsuri.
Durante la festa, che si celebra ogni anno alla fioritura dei ciliegi,
le bambine espongono con orgoglio le proprie creazioni insieme a quelle
ereditate da madri o sorelle maggiori.
Per la festa dei ragazzi, il 5 Maggio, invece, si piegano fogli di carta
in forme di carpa, che simboleggiano
la forza della quale i giovani hanno bisogno per raggiungere i traguardi
che si prefiggono. Quale simbolo di vitalità e virilità,
le carpe (ritenute un pesce particolarmente robusto e resistente, capace
di vivere in condizioni ambientali difficili), realizzate in carta o stoffa,
vengono appese fuori dalle case: terranno lontani gli spiriti maligni
invidiosi.
LA
GRU E IL SENBAZURU
La gru,
insieme ad altri personaggi di favole antiche è stata una delle
prime figure origami.
Una leggenda racconta che la gru vive mille anni.
La gru origami, piccolo gioiello di perfezione estetica, rappresenta così
non solo la gru ma soprattutto i suoi leggendari mille anni di vita.
E se regalare una gru di carta significa regalare mille anni di vita lunga
e felice, regalare dieci, cento, mille gru, significherà augurare
dieci, cento, mille volte mille anni: una vita senza fine.
Per questo l'offerta delle gru era particolarmente gradita ai Kami, gli
spiriti della natura presenti nella religione shintoista.
Per questo motivo i giapponesi ricordano con dolcezza la vicenda di una
bambina, Sadako Susaki, colpita dalle radiazioni della bomba atomica ad
Hiroshima, nell'Agosto del 1945, durante la seconda guerra mondiale.
La bambina, costretta nel suo letto d'ospedale, cominciò a costruire
con la carta che conteneva i medicinali un numero elevatissimo di gru,
nella speranza di poterne creare mille e di assicurarsi quindi la guarigione.
Purtroppo morì, dopo avere realizzato 644 gru, che, sebbene moltissime,
non le permisero di superare la soglia necessaria per vincere la malattia.
In seguito a questo episodio ad Hiroshima fu innalzato, nel Parco della
Pace, un
monumento che rappresenta una bomba con in cima l'immagine di Sadako
con le braccia aperte in un volo di preghiera, come una immortale gru.
Sul monumento vi è questa iscrizione: "Ecco la nostra speranza
e la nostra preghiera: che la pace regni nel mondo". All'interno
del monumento trovano posto le ghirlande di gru che ogni anno, non solo
dal Giappone, scolaresche piegano per dimostrare la loro fede nella pace.
Da allora la gru divenne, per il Giappone, un simbolo di pace.
Nel periodo Edo (1600-1868) venne addirittura ideato un sistema per piegare tante gru
insieme, ciascuna da un piccolo quadratino di carta unito per un lembo
ad altri quadratini così che alla fine del lavoro di piegatura
le gru risultassero unite per il becco, le ali o la coda.
Quarantanove modi per combinare due, tre, dieci e più gru vennero
pubblicati nel libro "Senbazuru
orikata" (Piegatura delle mille gru) nel 1797.
Di grandissimo effetto estetico questo metodo risulta però estremamente
complesso per la difficoltà. di piegare i fogli attaccati l'un
l'altro e così si diffonde un sistema altrettanto spettacolare
ma più semplice da eseguire.
Mille foglietti vengono piegati in altrettante gru che vengono poi unite
una sul dorso dell'altra con un filo di cotone o di seta o anche con sottilissime
canne di bambù.
Unendo tante file di gru si forma un grappolo,
simbolo tangibile di un numero infinito.
Lo si può allora offrire ai Kami nel tempio ma anche regalare a
un amico in difficoltà. o semplicemente si può piegare il
grappolo per se stessi come un'intima e segreta preghiera.
Piegare mille gru è infatti una lunga meditazione a cui ciascuno
dedica le proprie mani, il proprio tempo e il proprio cuore e, che ci
sia o non ci sia qualcosa in cui credere, il grappolo di mille gru sarà
il segno della propria forza interiore.
IL
KAN NO MADO
Contemporaneo al testo sulle gru è un altro libro, il 233 volume
dell'enciclopedia Kan
no mado (finestra della stagione fredda) che era andato perduto: solo
di recente ne è stata scoperta una copia che è stata così
ripubblicata. Il libro è senza data, ma si suppone che sia stato
pubblicato per la prima volta a metà del XIX secolo. Riporta le
istruzioni per piegare modelli complessi di animali e personaggi molto
importanti per lo sviluppo dell'origami contemporaneo.
Vi si trovano, infatti, quarantanove origami realizzati con pieghe ma
anche con tagli: dai modelli cerimoniali a figure del teatro giapponese
e di abiti giapponesi, a raffigurazioni di animali come quelle di un drago
volante, di un ragno a 8 zampe, di una aragosta.
IL
KUSUDAMA
Nel Giappone delle storie magiche il kusudama
(sfera medicinale) era un insieme di ramoscelli intrecciati ad erbe selvatiche
che veniva appeso all'ingresso della casa.
Il kusudama di erbe profumate e medicamentose aveva la capacità
di purificare l'aria e l'ambiente impedendo alle influenze negative e
alle malattie di entrare nella casa e nei suoi abitanti.
Lo stesso significato poteva avere un sacchetto di tela o di carta gonfio
di erbe e fiori disseccati messo là dove maggiormente se ne sentiva
la necessità.
Al di là dell'essere considerato un oggetto magico, il kusudama
aveva comunque una sua particolare grazia estetica ed olfattiva che lo
rendeva piacevole di per sé, e quando la sua funzione medicamentosa
andò perduta mantenne la sua forma sferica come semplice qualità
ornamentale.
Generalmente con la tecnica origami si realizza, l'oggetto piegando un
solo foglio di carta, ma chi, per la prima volta cercò di costruire
un kusudama origami, certamente si trovò in grande difficoltà.
L'autore, rimasto anonimo come la maggior parte di creatori dei primi
origami ebbe l'intuizione di utilizzare più fogli per rendere meglio
la sfericità del kusudama.
Ogni foglio si piegava in una specie di fiore conico che, unito con un
filo ad altri identici fiori, andava a costituire naturalmente una forma
sferica.
L'effetto del kusudama origami è eclatante, qualcosa che assomiglia
appunto ad una palla di fiori e che ha in sé qualità di
forza e contemporaneamente di fragilità.
Con l'origami, l'aspetto estetico del kusudama è diventato predominante
rispetto alla sua antica funzione di purificazione, cosi che normalmente
chi lo piega cerca una gratificazione visiva e chi lo riceve in regalo
rimane affascinato dalla sua geometrica bellezza
I
MODELL TRADIZIONALI
Oltre al kusudama, al noshi e alla gru anche altri modelli hanno un significato,
quasi sempre da ricercarsi nelle tradizioni shintoiste.
Le barche
di carta ad esempio, venivano (e vengono tuttora) usate durante la festa
del Bon,la tradizionale festa estiva in cui le anime dei defunti arrivano
dal fiume su leggere barchette di carta e dopo tre giorni di festeggiamenti
gioiosi insieme ai vivi se ne tornano felici nel loro mondo, sulle stesse
barchette illuminate da una piccola candela, in attesa della prossima
festa; quando la lucina si spegne prima che la barchetta affondi significa
che l'anima ha lasciato il mondo terreno serenamente, senza rimpianti.
La rana invece ha il suo significato nella parola stessa: "kaeru"
in giapponese vuoi dire sia "rana"
che "tornare a casa". Così il viaggiatore che partendo
incontra una ranocchia sulla sua strada avrà la certezza di poter
tornare sano e salvo.
Per la ninfea invece la simbologia
è buddista: fiore bianco e puro che nasce dall'acqua putrida come
il santo vive puro tra i mali del mondo.
O ancora il "sambo",
scatoletta portaofferte realizzata con la carta (kami) per presentare
agli dei (Kami) doni durante le cerimonie. Il cibo, frutto della terra,
degli alberi, dell'acqua, doveva offrirsi puro e incontaminato e niente
di meglio della carta poteva avvolgerlo e proteggerlo.
Questi modelli tradizionali non hanno un autore conosciuto, appartengono
al mondo popolare, alla religione, alla cultura di corte.
Entrando in un santuario shinto scopriamo vari oggetti di carta, soprattutto
di colore bianco, sinonimo di purezza, molto importanti da un punto di
vista religioso.
Alcuni indicano la presenza della divinità, altri servono per la
purificazione dei fedeli.
Ci sono amuleti, i cosiddetti gofu, che vengono venduti per procurare
fortuna e pace, salute, altri per auspicare pace in famiglia, per scongiurare
gli infortuni, o per augurare una maternità.
Altri ancora a forma di bambola (kata-shiro), garantiscono protezione
contro gli influssi negativi.
Vengono disposti nelle case in gruppetti di otto, per rappresentare le
otto direzioni cardinali affidate alloro benefico potere: due volte l'anno
vengono distrutti, bruciati o gettati nei corsi d'acqua, e vengono sostituiti.
La carta piegata viene attaccata persino alle vesti dei lottatori di sumo,
durante le cerimonie di apertura dei combattimenti.
Praticamente l'arte origami ha, da sempre accompagnato la cultura e la
vita dell'uomo, la nascita, i compleanni, la religione, il matrimonio,
le malattie, la morte.
Al di là del loro aspetto esteriore di figurine di carta ogni origami
si può considerare un piccolo microcosmo di significati.
Tutta la cultura giapponese è improntata sul ciclico susseguirsi
delle stagioni e sul conseguente concetto di morte e rinascita. Anche
le "cose" nascono, vivono e muoiono.
Il tempio shintoista, costruito in legno in una radura del bosco, viene
ricostruito uguale identico a se stesso ogni venti anni, sempre lo stesso
e sempre nuovo.
L'origami, figura costruita in fragile e temporanea carta, è come
un piccolissimo tempio: nasce, vive e poi necessariamente dovrà
morire.
Non sarà una morte triste, anzi, proprio la morte sarà il
segno della rinascita in un foglio altrettanto bello e puro come quello
che l'ha preceduto.
L'ORIGAMI
OGGI
A cavallo tra il XVI e il XVII secolo la piegatura della carta è
conosciuta anche in Europa, in particolar modo in Spagna dove fu portata
per la prima volta in Occidente dai missionari recatisi in Giappone. In
Spagna l'origami ha trovato terreno fertile: sono stati elaborati modelli
propri (ad uno di questi, la pajarita è stato persino eretto un monumento! ) e se ne sono occupati teologi,
matematici e filosofi.
Anche in Italia, in quegli anni, si sviluppò un particolare tipo
di plissettatura utilizzata per la piegatura di salviette e tovaglioli
per impreziosire le tavole del Rinascimento: addirittura Papa Gregorio
XIII organizzò un banchetto in cui, al centro tavola, compariva
un castello fatto interamente di tovaglioli.
Figure di carta piegata venivano anche usate dai prestigiatori per stupire
l'ingenuo pubblico di allora. Tipica del 1700 è la routine nota
come "Il ventaglio magico": una larga striscia di carta pieghettata
a fisarmonica nei due sensi che, sapientemente manipolata, dava magicamente
origine alle più svariate figure.
Ma solo dopo il XVIII secolo cominciano a vedersi le prime figure origami
e a partire dal XIX secolo l'origami si è sviluppano anche in senso
creativo, con l'elaborazione di forme più moderne che portano a
estremi livelli di raffinatezza e di complessità le semplici regole
basilari dei modelli classici, facendogli perdere il significato simbolico
o religioso, facendolo divenire semplice gioco d'abilità..
Dopo la seconda guerra mondiale c'è stato un crescente sviluppo
dell'origami creativo (cioè che tratta della ricerca di forme nuove).
Un fatto rilevante è stata la pubblicazione della "Bibliography
of Paper-Folding" di Gershon Legman nel 1952. Subito dopo fu fondato
il Centro Origami, sotto la presidenza di Lilian Oppenheimer, che tenne
il suo primo convegno nell'ottobre del 1958 e che diede inizio nello stesso
anno alla pubblicazione della rivista "Origamian ". Il Centro
origami ha contribuito a mettere in contatto fra di loro tutte quelle
persone che si interessavano all'origami. Diversi gruppi di appassionati
si sono da allora formati in vari paesi, come in Argentina, Inghilterra
e Giappone, a dimostrare il crescente interesse per l'origami creativo.
È solo in questo ultimo secolo, quindi, che l'origami, uscendo
dal Giappone grazie a libri pubblicati da autori creativi, si diffonde
in tutto il mondo.
Attualmente l'origami tocca gli aspetti più disparati e non più
semplicemente la tradizione giapponese.
Gli autori del piegare la carta sono presenti ovunque e ciascuno di loro
sta sviluppando tematiche nuove e particolari.
Alcuni autori continuano sulla strada delle origini creando nuovi modelli
sui modelli classici, altri inventano invece soggetti e tecniche di piegatura,
altri ancora applicano l'origami al design, all'architettura, alle arti
plastiche.
L'origami è una tecnica, un gioco, un'arte e tutte queste cose
insieme.
Può piegare la carta un bambino per divertirsi, così come
può farlo un matematico per studiare la geometria o un architetto
per costruire un modello o un artista per creare una forma astratta.
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