CM'S BRAVE GOKIN 23 TETSUKYOJIN by Mazingetter

Ed ecco che, complice il bel lavoro svolto nel frattempo da watta sui chogokin di questa serie, torno dopo un bel po’ a recensire un Brave Gokin CM’S. Il modello prescelto per l’occasione è il bel Tetsukyojin (meglio noto come Galient) nella sua variante normal color; CM’S ha infatti prodotto come da tradizione, anche per questo soggetto, una anime version in cui la differenza sostanziale è la presenza di parti color grigio topo (ebbene si, non satinate ma grigie nell’accezione comune del termine) al posto di quelle che nel normal sono cromate. Già recensita dall’amico SHIN la bellissima proposta Wave ho quindi pensato che sarebbe stato bello arricchire il nostro archivio anche con un articolo dedicato alla (peraltro valida) produzione CM’S del 2009, il tutto allo scopo di dare ai nostri amici lettori la possibilità di scegliere quella che tra le due opzioni risponda meglio ai loro canoni collezionistici . Panzer World Galient (Kikou Kai Galient) è un anime articolato in 25 episodi trasmesso nel 1984 e riproposto in un OAV di 55 minuti del 1986 nell’ambito dei quali il robot protagonista presenta alcune piccole differenze estetiche e cromatiche. Quello riprodotto tanto da CM’S quanto da Wave è precisamente il mecha così come appare nell’OAV. Fatti i dovuti preamboli direi che si può partire con la nostra consueta analisi…..

La scatola
E’ molto piccola vista anche l’esiguità del contenuto (28 x 21 x 9 cm). Sull’anteriore è ritratto, a destra, il modello in primo piano con in pugno il suo spadone e, a sinistra, ancora il Tetsukyojin a fare da sfondo. In basso è riportato in grande il nome del modello ed i relativi kanji nonché il logo ed il numero di serie, si tratta per la precisione del Brave Gokin numero 23. Su retro sono state invece inserite svariate immagini che immortalano il gokin in diverse pose.

Il contenuto
La scatola è interamente occupata da un contenitore di polistirolo con relativo tappo nel quale prendono alloggio il modello (assicurato nella sua sede da un fermo di plastica e protetto dal contatto col polistirolo stesso da un foglio di plastica trasparente) con un paio di pugni preapplicati ed i relativi (pochissimi!) accessori, vale a dire: lo scudo, la spada, un paio di mani aperte ed un paio di mani per l’impugnatura di spada e scudo, nient’altro. Anche le istruzioni sono estremamente scarne e spartane, tanto che definire quel foglietto in bianco e nero (riposto nella relativa bustina di plastica trasparente) in cui sono riassunte come libretto parrebbe un’esagerazione. Sempre utili e apprezzati i tappi coprivite forniti in dotazione anche in questo caso, come in altri brave gokin, per nascondere i buchi più inestetici disseminati sul modello per l’inevitabile presenza di viti.

Il modello
Ciò che immediatamente colpisce del Galient nel momento in cui lo si estrae dalla scatola è il peso, soprattutto se rapportato alle dimensioni. Il nostro Tetsukyojin infatti non supera i 17 cm di altezza ma sposta l’ago della bilancia su di un impressionante 481 grammi. E’ praticamente tutto in metallo, le uniche parti in plastica infatti sono la punta e il dorso dei piedi nonché l’addome (indicando con questo termine le parti grigie e nere comprese tra bacino e torace), le braccia (cioè il solo segmento compreso tra spalla e gomito) e la testa. Persino gli elementi mobili del gonnellino sono in metallo. Stona, a fronte di tanta profusione di zama, la presenza di sole articolazioni ad attrito fatta eccezione per quella del gomito. Passiamo per l’appunto all’analisi delle articolazioni valutandone localizzazione e potenzialità. Le caviglie hanno mobilità pari quasi a 0 condizionando perciò una posabilità modestissima, presentano infatti inclinazioni laterali minime e movimenti in senso antero-posteriore un po’ più ampi principalmente garantiti dal fatto che l’avampiede si piega leggermente e che il tallone è svincolato dal resto del piede. Le ginocchia si flettono poco, a meno di 90 gradi, ma è decisamente suggestivo il sistema di cavi e pistoni scorrevoli riprodotto a questo livello. Le anche hanno abduzione limitata e flessione-estensione più ampia, favorita dalla mobilità degli elementi che compongono il gonnellino, occhio comunque quando si eseguono tali movimenti visto che essendo anche il gonnellino in zama temo la possibilità di graffi alla verniciatura derivanti dallo sfregamento tra loro di parti metalliche . A questo livello è permessa anche la rotazione della coscia lungo il suo asse longitudinale, tale movimento in realtà ha escursioni modeste e se si esagera il rischio è quello di ritrovarsi l’arto inferiore in mano perché lo snodo a sfera sulla testa del femore fuoriesce dal suo alloggiamento nell’anca. Poco male, l’articolazione è ad attrito e può essere ricomposta facilmente spingendo lo snodo nel suo alloggiamento. Il tronco è snodato al passaggio bacino-addome dove un perno a sfera in plastica rigida consente ampie torsioni, movimenti di flessione-estensione e di basculamento laterale. Anche in questo caso non è così difficile che lo snodo fuoriesca dal suo alloggiamento ma vale lo stesso discorso fatto per l’anca,  l’articolazione è semplicemente ricomponibile spingendolo nella sua sede. Le spalle ruotano a 360 gradi ed hanno movimenti di abduzione limitati dai voluminosi coprispalle che hanno comunque a loro volta una buona mobilità in senso antero-posteriore ma soprattutto laterale. I gomiti si flettono a 90 gradi con sistema a scatto ma sono parzialmente allungabili e, una volta estratta l’articolazione, ampliano ulteriormente le loro escursioni permettendo all’avambraccio di flettersi totalmente sul braccio. I polsi hanno una mobilità limitata in quanto condizionata dalla conformazione dell’avambraccio che arriva a coprire il dorso della mano, cosa che rende anche il cambio delle mani un pochetto faticoso. La testa ha buoni movimenti di flessione-estensione e ruota di 360 gradi. Questo insieme di articolazioni da come risultato finale una posabilità sfortunatamente parecchio limitata (condizionata in particolar modo dalla virtuale assenza di uno snodo alla caviglia e dalla limitatezza in abduzione di quello dell’anca) che influenza perciò anche una stabilità abbastanza precaria non appena si cerchi di compiere la missione quasi impossibile di dare al gokin una posa con un minimo di dinamismo. La verniciatura è complessivamente molto buona, personalmente ho apprezzato moltissimo la bella tonalità di rosso scuro metallizzato e la minima discrepanza di tonalità tra parti dello stesso colore ma a composizione diversa (vedi testa e collo del piede vs restanti parti rosse in metallo). Sono invece rimasto alquanto contrariato dalla diversa verniciatura delle parti grigie, sarebbero state molto più apprezzate se cromaticamente uniformi mentre la cromatura delle cosce stride al contrasto con le restanti parti grigio satinate del modello, un vero peccato anche se c’è da dire che quello che almeno per me è un difetto è comunque comune a molti altri modelli, anche di case produttrici più blasonate (chi ha detto gx-02r o gx-04 Bandai?). Certamente utili i tappini coprivite nel nascondere gli inestetici fori cosparsi sulla superficie posteriore e sull’interno dell’arto inferiore per effetto della presenza di viti anche se per l’interno della coscia vista la scelta di usare il cromato si sarebbe potuto fare lo sforzo di dare in dotazione tappi con verniciatura analoga e non grigio satinato che mal si adattano alla colorazione della parte. Abbastanza antiestetica la linea di giunzione tra le due metà della gamba piazzata nel bel mezzo della superficie anteriore di quest’ultima. Complessivamente buona invece la cura dei piccoli dettagli. Già detto del sistema di cavi e pistoni mobili riprodotto in corrispondenza del ginocchio, è giusto sottolineare come anche gli inserti realizzati sulla pianta del piede, su alcuni elementi del gonnellino e sul tronco testimonino una cura del prodotto finale decisamente più che soddisfacente. Quanto agli accessori c‘è veramente poco da dire vista la loro povertà, 3 paia di mani sono sinceramente pochette, lo scudo in plastica lungo 13.5 cm, è ben riprodotto e verniciato e può dare alloggio allo spadone. La spada, di 15.5 cm di lunghezza, per bella che sia nella sua pesantezza, è stata demenzialmente prodotta in metallo ed ha quindi un peso tale da rendere il modello capace di tenerla sollevata solo con estrema difficoltà (a ulteriore dimostrazione del fatto che la buona vecchia plastica indipendentemente dalla presunta”nobiltà” del metallo quando ce vo’, ce vo’!).

Per chiudere si può sintetizzare così: costa troppo il Tetsukyojin Wave? Accattatevi il CM’S! Scherzi a parte un confronto tra i due modelli è davvero difficilmente fattibile, se infatti nel Wave sono state esaltate posabilità, dimensioni e cura dei dettagli, CM’S ha decisamente puntato sul metallo a discapito di una mobilità nel complesso parecchio limitata ma con una cura dei particolari comunque assai buona. Se però, data la difficile reperibilità, per il Wave i prezzi continuano ad essere proibitivi, questi sono sensibilmente calati per il CM’S che è facilmente reperibile frequentando con assiduità qualche webshop asiatici a cifre pari o inferiori agli 85 euro da me pagati (si e no la metà di quanto inizialmente veniva richiesto). A questi prezzi l’acquisto è decisamente raccomandabile, soprattutto se il particolare design medievaleggiante del mecha vi attira. Non mi pronuncio invece, indipendentemente dal prezzo, su quale scelta sia preferibile tra CM’S e Wave, come sempre si va a gusti personali e canoni collezionistici, semplicemente mi limiterei a dire che il Brave Gokin 23 è fortemente consigliato ai “metallari”, per chi invece apprezza posabilità e “giocabilità” l’opzione Wave è decisamente più appetibile, a voi lettori la difficile decisione……. Un arrivederci a presto sulle pagine di Japanrobot dal vostro Stefano-Mazingetter.

Mazingetter

(le foto sono state realizzate dall'autore dell'articolo)