ITIS "F. MORANO"
Area progetto della CLASSE 5 Cn: Il Card. Francesco Morano

Le origini del Cardinale Francesco Morano

 

Il Cardinale Francesco Morano nella premessa testamentaria, ricorda la vigna nella quale il Padrone l’ha piantato: "Figlio di Antonio e Luisa Stanzione da Caivano (Na), dimorante in Roma ringrazia il sommo Dio dei grandi benefici che gli ha fatto, e benedice la memoria dei suoi genitori che col loro grande lavoro lo hanno fatto diventare quello che è. Benedice anche i suoi fratelli, sorelle ed altri parenti morti prima di lui" (il primo testamento, redatto il 15 aprile 1950, fu diverse volte modificato, sempre con la stessa premessa).

Nacque nel giugno del 1872, nella casa paterna, in Via Gramsci n°3, a Caivano.
Qui visse Francesco gli anni della sua infanzia, ultimo dei quattro figli, dopo Giuseppe, Maria e Pietro.

La smentita che a Caivano si respirava aria malsana, trova piena conferma nella famiglia Morano, i cui membri, quasi tutti, sono morti ultranovantenni.
Lo stesso Cardinale ha vissuto novantasei anni (il sindaco di Roma, il 15/03/1899 attesta che "Francesco Morano di anni ventisette si trova in ottima salute, come si è potuto rilevare dopo un accurato esame").
Nel "diario dei viaggi" si nota che il Cardinale effettua controlli periodici per custodire con cura il dono della salute.

Il padre commerciava in canapa, prodotto della nostra terra, con le cui fibre si costituivano tessuti e corde, col loro lavoro i genitori provvedevano a mantenere a scuola i propri figli.

La sua prima esperienza scolastica è ricordata con una nota apposta su di una busta: "lettera di Antonietta Romano, che fu la prima maestrina d’asilo infantile di Caivano, che visse per oltre cento anni". Nella vecchia e sbiadita busta c’è un biglietto datato 25/05/1925, che chiede un atto di giustizia per un sacerdote sconvolto dagli avvenimenti del tempo.
Il Cardinale frequentò la parrocchia di S. Pietro, dove s’insegnava il catechismo. Le verità di fede spiegate ed illustrate con cartelloni, erano imparate a memoria con formule brevi e precise, come quelle raccolte nel catechismo di Pio X.

Si può spiegare la dedizione del Cardinale F. Morano e del Canonico Giuseppe all’insegnamento del catechismo, infatti, l’apostolato che hanno svolto da adulti fa pensare all’esperienza fatta da ragazzini in parrocchia, dove la maestrina faceva ripetere le risposte da imparare a memoria, mentre il prete teneva la spiegazione ai ragazzi, nella parrocchia laterale.
Quest’esperienza diede a Giuseppe grande entusiasmo, e disse ai sacerdoti della Missione Aversana (congregazione di sacerdoti secolari eretta nella chiesa cattedrale di Aversa, sotto il patrocinio dell’Immacolata Concezione e di S. Paolo Apostolo, aggregata, nel 1827, a quella di Napoli) << se insegnerete catechismo ai ragazzini sarete benedetti per sempre da Dio ed anche dagli uomini >>.

Il Cardinale Francesco Morano impegnerà gli ultimi anni della sua vita a scrivere la Religione di Gesù Cristo e gli Elementi essenziali del cristianesimo, per far conoscere Gesù e farne osservare le sue leggi divine.

I caivanesi coltivavano la loro fede non solo nella parrocchia, ma anche nel santuario di Campiglione, il Cardinale seguiva con molto interesse da Roma le vicende del suo paese, al quale era molto legato, ed annota come sagge riflessioni la tesi di un autore ignoto: la Madonna accerchiata da dodici apostoli, con le braccia aperte, è sotto lo sguardo del Salvatore accompagnato da quattro Serafini. I genitori conducono i figli davanti a quest’affresco, affinché la Mamma celeste dica si, come nel 1483 disse "si", staccando la testa dal muro, ad una devota che chiedeva d’intervenire a favore del figlio innocente condannato a morire impiccato.

Il Cardinale, quando andava alla Piccola Casa di Carità, faceva sempre una visita alla madonna di Campiglione e recitava l’Ave Maria.
La festa del paese avveniva di maggio, e se la visita avveniva in questo periodo, all’uscita dal santuario, faceva comprare fichi, castagne e semi vari, che al rientro nell’istituto, le orfanelle erano pronte a mangiare sotto il felice sguardo di lui.

Il Canonico De Nigris, uno storico della chiesa locale, scriveva che fra i vescovi di Aversa, spicca la grande devozione del Cardinale Innico Caracciolo, che "pare abbia succhiato il suo spirito dalle mammelle di S. Maria di Campiglione". Questa riflessione si applica, con più naturalezza, al Cardinale Francesco Morano: la madonna di Campiglione disse "si" e i genitori lo avviarono da piccolo al seminario di Aversa.

Il Cardinale nacque alla vita soprannaturale nella parrocchia maggiore di S. Pietro in Caivano, il 9 giugno 1872, battezzato dal sacerdote sostituto Carmine D’Ambrosio.

Alle famiglie che vivono sinceramente la vita cristiana il Signore dona vocazioni particolari, sui rami dell’albero genealogico della famiglia Morano sono sbocciate diverse gemme sacerdotali.

Francesco Morano, volendo accertare la proprietà di una ricca pianeta, che riporta il tempio di Salomone nello scudo collocato sulla falda posteriore, scrisse all’arcivescovo di Salerno, per richiedere una copia autentica dello stemma di Antonio Salomone, che fu arcivescovo dal 21 settembre 1857 al 9 marzo 1872.
Lo stemma della ricca pianeta risulta identico a quello inciso nei decreti vescovili del tempo, sul pavimento della sagrestia del duomo e sul monumento sepolcrale. E’ ricamato anche in argento e oro sugli arredi sacri che il sac. Carmine Salomone, donò alla cattedrale di Salerno.
Si rileva che Salomone Antonio Giacomo, arcivescovo di Salerno, nacque da Vincenzo e da Catalano Giuseppa.

Giuseppe e Francesco furono avviati entrambi al seminario vescovile di Aversa.
Nel giorno della prima messa, il neosacerdote Giuseppe benedisse l’abito talare che il fratello Francesco, neoseminarista, indossò, dopo aver letto una poesia augurale.

Il profitto riportato da Francesco è documentato nell’attestato rilasciato dal rettore del seminario: <<attesto che il giovane Francesco Morano, di Caivano (Na), si è mostrato costantemente impegnato nello studio>>. Per questo gli fu affidato l’incarico di dirigere una camerata di seminaristi, il quale delicato ufficio è stato sempre da lui esercitato con pienissima soddisfazione dei suoi superiori.

Del seminario di Aversa il Card. F. Morano conservò sempre un grato ricordo.
Negli ultimi anni, fece ingrandire il gruppo fotografico dei compagni di corso e ne inviò una copia alla Piccola Casa di Carità.
Al seminario il cardinale dispose che fosse consegnato il suo ritratto a olio, che ora è collocato tra quelli dei vescovi che lo accolsero e lo formarono.

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