Quando aprì gli occhi era immersa nella più totale oscurità, non sapeva dove si trovava ed i suoi sensi erano ancora addormentati. Era avvolta in una specie di pellicola semitrasparente liscia e umida al tatto ma di una certa consistenza.
Il suo primo pensiero fu di liberarsi da quell'angusta prigionia quindi meditò un attimo sul da farsi ma, dopo un breve esame, si accorse di essere completamente nuda e di non avere nulla con sé.
Provò allora a strappare quell'involucro ma le sue forze non erano ancora sufficienti, provò a percuoterlo con tutte le sue energie ma non c'era nulla da fare. Provò infine a morderlo e piano piano si aprì una breccia.
Mentre era intenta in tale operazione si accorse che quella pellicola aveva risvegliato in lei strane sensazioni, come se il suo sapore ed il suo odore avessero un non so ché di familiare. Aveva anche una gran fame e poco per volta divorò quella strana prigione. Quando finalmente, ristorata e rinvigorita, si trovò libera iniziò l'esplorazione di quel luogo a lei sconosciuto. Ora, una debole luce penetrava da un piccolo pertugio che sovrastava quella che sembrava essere un'enorme caverna, si guardò attorno e scorse centinaia di quelle piccole prigioni disposte ordinatamente sul pavimento; alcune erano state strappate e lasciate vuote, alcune erano frementi come se il loro prigioniero si stesse dibattendo furiosamente. Nessun altro essere suo simile era visibile.
S'incamminò allora verso l'unica apparente via d'uscita che si trovava verso la parete sud della caverna, non sapeva il perché o il come ma aveva la certezza che il sud era proprio da quella parte, come se una bussola fosse incorporata nel suo essere minuto.
Per sua fortuna non c'erano porte o serrature che le sbarrassero la strada e con molta cautela varcò la soglia, con il fiato sospeso, guardando a destra e a sinistra con tutti i suoi sensi impegnati a scorgere ogni più piccolo rumore o movimento che avesse potuto allarmarla.
Nulla, oltre quella soglia non c'era nulla se non un lungo tunnel che si perdeva nell'oscurità più profonda.
Non avendo molta scelta incominciò a percorrerlo furtivamente prestando attenzione ad ogni più piccolo cambiamento dell'ambiente. Alla fine di quel corridoio arrivò in una piccola saletta dove in un angolo erano ammucchiati i resti di una cena frugale. Oltre a questo la stanza era vuota, c'erano tre aperture sulla parete più lontana e pensando che una valeva l'altra imboccò quella centrale ma il paesaggio non cambiava, più andava avanti più trovava altre piccole stanze vuote con altrettante piccole aperture e ben presto si rese conto di essere in un enorme labirinto di cunicoli che salivano e scendevano ma non portavano mai da nessuna parte. A volte le era anche capitato di ritrovarsi in un luogo dove era già passata ma andando avanti si accorse che nella sua mente si stava formando una mappa di quel luogo apparentemente inospitale così si mise alla prova e decise di ritornare nella stanza dove aveva scorto quei pochi resti di cibo. Senza difficoltà arrivò nella stanza e dato che la sua fame cresceva consumò quel poco che era ancora commestibile. Si riposò un attimo e riprese l'esplorazione scegliendo questa volta una diramazione diversa. 
Ad un certo ponto quel luogo parve scosso da un potente terremoto e alcune pareti franarono ostruendo alcune delle centinaia di vie che lo costituivano. A mala pena riuscì ad evitarne una che la stava sotterrando e senza pensare scappò nella via di fuga più vicina che si presentava.
Ora non era più sola. 
C'erano decine di suoi simili in quel luogo, nessuno parlava, alcuni stavano scappando a destra e a manca e altri stavano combattendo contro un mostro enorme che, come un serpente, saettava all'interno del cunicolo, attraverso una breccia che dava verso la luce, afferrandoli e trascinandoli fuori.
Quasi ritmicamente quell'essere mostruoso s'insinuava all'interno dei cunicoli e rapiva alcuni dei malcapitati che gli capitavano a tiro o squassava la struttura aprendo nuove brecce per accedere meglio al suo interno.
Lei non aveva la capacità e la forza necessarie per contrastare quell'aggressione ed allora si ritirò in uno degli angoli più protetti che riuscì a trovare. In quell'angolo recondito osservò piangente i suoi simili in balia di quell'agguato furioso finché non furono tutti sterminati e la creatura immonda non fu paga del suo operato.
Rimasta nuovamente sola e ancor più disperata si affacciò cautamente all'imboccatura della breccia che dava all'esterno. In quel momento capì tutto il significato della sua vita e fu cosciente del suo futuro. 
Tornò allora nella caverna principale dove aveva avuto inizio la sua vita e aiutò i suoi simili ad uscire da quei bozzoli protettivi, ricostituì così il suo popolo e si proclamo Regina sperando in cuor suo che il formichiere non le attaccasse mai più.

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Otelma 18-Gennaio-2000 ore 17:45

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