Titolo: Krispos di Videssos
Titolo originale:
Di: Harry Turtledove
Editore: Nord
Pagine:
Prezzo:

A dire il vero l'ambientazione della saga non e' che mi piaccia moltissimo ma la tecnica dell'autore non mi e' certo indifferente.

Ancora una volta ho apprezzato l'estremo realismo che caratterizza gran parte dei suoi lavori e (come in altre occasioni) trovo che il suo punto debole sia l'uso della magia.

Fintanto che si trova a descrivere scene di battaglia, ad esempio, Turtledove non si risparmia sui particolari: cosi' si assiste raramente ad uno scontro fra i due protagonisti delle fazioni opposte, raramente i colpi vanno a segno, spesso si finisce col combinare dei veri papocchi...

Le morti sono naturali. Poche volte sono eroiche e assurde: difficilmente un uomo con due metri di ferro nelle budella si mette a pontificare e a fare grandi discorsi. E' piu' facile che urli, che pianga. E che nel momento della morte si rilassi a tal punto che il suo intestino non regga piu' il suo contenuto.

Nelle battaglie Turtledove esprime il meglio: sangue e sudore, dolore e morte.
Una persona che cavalchi per giorni e giorni non arriva baldanzosa a destinazione ma si lamenta per le chiappe ridotte ad un budino molliccio.

La magia, invece, resta sempre molto.... imprecisa.

Finalmente, rispetto a "L'ascesa di Krispos" in questo libro succede qualcosa di movimentato. Ho apprezzato molto alcuni particolari macabri che danno un tocco di rinnovato realismo.

Il personaggio che piu' mi e' piaciuto e' Iakovitzes. Provo per lui una gran simpatia.
Ancora una volta (ed in particolar modo nelle ultime due pagine del libro) sono convinto che gli eunuchi non siano felici come si potrebbe pensare (basta pensare all'invidia per i figli degli altri) e ancora una volta ho avuto l'impressione che siano personaggi per i quali Turtledove nutre un profondo rispetto evitando di balanizzarne la figura.

Purtroppo, ho avuto di nuovo la sensazione che Krispos sia troppo... istruito. Da una parte lo vediamo in difficolta' a parlare in pubblico perche' egli si ritiene "semplice e diretto". Dall'altra parte, invece, coglie le sottili sfumature nelle parole delle persone quando queste dicono una cosa ma ne pensano un'altra.

Notevole anche la critica nei confronti degli ordini religiosi: ad esempio l'idea di costruire un tempio dedicato alla divinita' videssiana laddove c'era un tempio di altre divinita' suscita nella popolazione un grande entusiasmo. Cosi' come anche le manovre politiche che ci sono nella scelta dei patriarchi denunciano imbrogli che forse hanno un corrispettivo in realta' piu' vicine a noi.

Insomma, un gran bel libro.


­Kralizec il Faltyn­


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