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LO STRANO RISVEGLIO DELL'ELARGITORE DI MORTE

Da: Abdul AlHazared
Oggetto: Fanfic: una impudente proposta di Abdul AlHazared
Data: Domenica 10 Gennaio 1999

Non sono ancora riuscito a leggere l'ultima versione del De locandae Rebus; spero che questa accozzaglia di parole possa in qualche modo inserirvisi.
Cmq, fatemi del male, ditemi sinceramente quello che ne pensate. Buona lettura (c'è un premio speciale per chi riesce ad arrivare vivo in fondo)

 
 
Ero seduto su uno sgabello, in un angolo di una stanza affollata, piena di fumo e di strani odori, non tutti sgradevoli... Non ricordavo - non sapevo - cosa ci facevo li', anzi non sapevo nemmeno bene chi fossi. Dalle nebbie della memoria un ricordo: la Locanda delle Arti.Fantastiche, così era il nome della locanda in cui mi trovavo! Ma come ci ero arrivato? E soprattutto, chi ero e cosa avevo da fare in questa locanda?
"Ho sete, e fame! - gridai a quello che mi sembrava l'oste - portami un barile di birra e una porzione di tutto quello che hai in cucina... E non perdere tempo a cuocerlo troppo, qualunque cosa sia."
Così un problema almeno era risolto. Restava il mistero delle mie identita'.
Ma perchè mai avevo detto mie? 
"Calma, ragazzo! Cerchiamo di ragionare"
"Non credo che ti sarà facile- sussurrò una voce- ma provaci pure, se vuoi..."
Mi guardai in giro, pronto a spellare lo spiritoso, ma nessuno mi stava a meno di un paio di tavoli di distan-za... 
"Chi sei?, e dove sei? Fatti vedere, che ti faccio naso e muso un solo profilo!"
"Guardati allo specchio"
"GU!?"
"Figliolo, non fare quella faccia da pesce lesso! Forse è meglio se prima mangi e bevi - soprattutto bevi - perchè è ora di spiegarti qualcosa che non ti piacerà molto."
Non ci capivo niente, ma il consiglio di questa voce, fantasma o stregone che fosse, mi sembrava sensato. 
"Oste, ho ancora sete, e fame! Pensandoci bene, portamene due, di barili di birra"
Finalmente arrivò la birra, e miracolosamente sapeva di birra, e non era nemmeno troppo calda.
La cameriera, poi, era uno spettacolo che avrebbe tirato su il morale a un morto.
Poco dopo, rifocillato e riconciliato con il mondo, compreso il mio fantasma, mi misi a fare l'inventario dei miei beni, nella speranza di capire qualcosa se non su di me almeno sul mio mestiere e sullo scopo della mia presenza in questo posto.
Allora: uno spadone a due mani, due daghe, quattro pugnali, una mazza ferrata, una scure piccola, un'azza, uno scudo (ammaccato), una frusta chiodata, una balestra, un aggeggio a metà tra una lancia e un'alabarda, una garrota, un tirapugni, un paio di guantoni chiodati, una sacca con un'armatura - che sembrava messa insieme con i pezzi di almeno altre quattro o cinque armature, e che certamente aveva bisogno di una buona passata di olio - un borsellino vuoto...
Una cosa era certa: non ero un tipo pacifico. E non ero esattamente ricco...
Poi c'era una borsa di seta, coperta di glifi incomprensibili e di simboli esoterici; conteneva un libro dalla rile-gatura consumata, con le pagine slabbrate, coperte di caratteri ancora più strani di quelli tracciati sulla bor-sa... Sembrava prezioso, mi sarebbe tornato buono da impegnare per pagare l'oste, visto che non avevo trovato nemmeno un pezzo di rame.
"Non osare nemmeno pensare di farlo, brutto scimmione sottosviluppato, se non vuoi che ti trasformi in un... in un... in un faltyn!" 
Accidenti a lui, neanche avessi pensato di regalarlo al Nemico! Eppure sentivo che non avrei comunque potuto dar via il libro più di quanto avrei potuto tagliarmi un brac-cio... Anche se quel libro e quella borsa non quadravano con il resto, li sentivo miei, esattamente come le armi.
E infine c'erano una spada e un elmo... La spada era strana, sembrava possedere una specie di magia... Non la magia degli stregoni o dei maghi, era piuttosto la magia di un oggetto destinato ad uno scopo e con-sapevole di questo scopo, uno scopo poco piacevole ma non malvagio. Aveva un fodero nero, lucido, senza alcuna decorazione; l'elsa era semplice, ricoperta di corda, con una guardia circolare, e sembrava modellarsi sul palmo della mia mano. Lentamente estrassi, solo in parte, la lama: era splendida, diritta, sottile, la sua brunitura la faceva apparire quasi nera, e la luce fumosa delle torce ne traeva riflessi argentei, quasi volesse salutarmi. Vi erano incise delle rune, in una lingua che mi era del tutto ignota, anche se mi ricordavano qualcosa, qual-cosa che avevo la sensazione che avrei preferito non ricordare meglio. Sapevo solo quello che volevano dire nella mia lingua: 

Yrch'mahhel è il mio nome 
Dall'alba dei tempi 
Molte mani mi hanno impugnata, 
Molte volte ho portato 
La morte... 
Mai serviro' 
Un servo del male. 

Yrch'mahhel, la spada forgiata per un dio, rubata nella fucina degli dei prima che questi potessero infonderle la loro magia. Yrch'mahhel, l'arma perennemente assetata di sangue. Yrch'mahhel, che vale più di ogni tesoro terreno. Yrch'mahhel, il Flagello degli Orchi. Ora era mia.
"Nostra, ragazzo, nostra" intervenne il mio amico fantasma. E l'elmo... l'elmo... Era molto di più di un elmo. Era bello, tanto da incutere paura. Un cilindro di acciaio nero un po' svasato, fuso apparentemente in un sol pezzo, con una crociera di rinforzo all'altezza del viso, di un materiale che sembrava argento, ma che sapevo essere molto più duro del più duro acciaio; e per cimiero due corna, che descrivevano una strana curva verso il basso e all'interno, giungendo quasi a coprire la fessura della bocca, e le cui punte si dirigevano in avanti e di nuovo in alto. Non capivo a quale animale appartenessero, erano enormi, spesse alla base quanto il mio polso, a sfiorarle erano spiace-volmente calde, quasi fossero vive... Nell'elmo scorreva la magia, tanta magia da uccidere chi avesse osato indossarlo; eppure ero sicuro di averlo calzato, e spesso. Non sapevo che magia fosse, anche se avevo il sospetto che fosse nera come il cuore di un orchetto, ma ero certo che fossi riuscito a dominarla e a sfuggire alla sua malia. 
"Non certo da solo, mio incolto amico." Avrei dovuto fare due chiacchiere con questo incorporeo chiacchierone, prima o poi... Ma dovevo assolutamente riuscire a ricordare chi fossi, e chi fossi stato. Per il momento sapevo solo che ero qualcuno di diverso da quel che ero in passato. Mi guardai intorno, e vidi che ancora non mi si era accostato nessuno. Se accettavano Orsi, Elfi, Nani, e persino il Faltyn, perchè io ero così isolato? Non ero mai stato particolarmente affascinante, e in quel momento dovevo essere anche abbastanza sporco e sudato, ma... Avevo la sensazione che ci fosse qualcosa di importante che mi sfuggiva "Qualcosa? Con le cose che ti sfuggono si potrebbe riempire una biblioteca!" 
E in quel momento incrociai per un attimo lo sguardo di un umano - Fritz Tegularius, così l'aveva sentito chiamare - E seppi! 
"Death Dealer! Io sono Death Dealer, il commerciante di Morte-. Ma sono anche Enzo Portolano... I miei ricordi sono confusi, so che ero seduto al computer - ma non ricordo cos'è un computer - sono stato risucchiato qui in questa Locanda, e sono diventato - anzi sono tornato ad essere - il Death Dealer. E chi mai sarà la voce che mi parla nella testa? Basta, sono stufo di pensare, ho bisogno di distrarmi." 
"In effetti quello che hai fatto finora è già un miracolo per la tua mente primitiva e ignorante..." "Ora basta! Chi sei tu che osi ridere di me? Dove sei, dannato buffone?" 
"Sono Abdul AlHazared, e sono dentro questo corpo, esattamente come te, mio rude ed inca$$oso amico" 
In quel momento mi si accostò la procace cameriera, e mi lasciai distrarre dal panorama. "Dimmi, fanciulla, vuoi sedere accanto a me e farmi compagnia?"
"Ma non farmi ridere, e vai a darti una lavata, che sei peggio del drago del mezzelfo! Ti ho portato il con-to..."
"Ehm, in questo momento sono un po' a corto di spiccioli, va bene una cambiale?"
"Rufus, un altro scroccone!!!"
"Lascia fare a me, ragazzo, prima che tu combini qualche guaio - mi sentii di colpo incapace di muovermi e di parlare, e poi cominciai - 
"Mia cara fanciulla, il tuo sguardo mi ha ferito così profondamente che mi sono smarrito: non so piu'' dove sono, in che terra, in che tempo, a stento ricordo il mio nome... Sono sicuro che una così adorabile persona non vorrà negare ad un viaggiatore un po' spaesato la grazia di una parola gentile; dimmi, ti prego, dove siamo, e quale è mai il pericolo che sento incombere su questa Locanda, un pericolo tale da incutere timore anche a questo gruppo di valorosi.
E per le poche cose che ho consumato - la mia mano si mosse in un gesto di indifferenza, spinta da una volontà che era la mia e non lo era, ad indicare la montagna di piatti e di boccali davanti a me - sta pur certa che prima che questa storia sia finita in un modo o nell'altro sarà ripagata. Ma ora, ti prego ancora, parlami, lascia che io possa consolare la mia anima affaticata e ferita con la musica della tua voce, come il mio corpo stanco si sta pascendo della luce dei tuoi occhi..." 
"Eh?! Non sembravi così educato, a guardarti. Siamo nella Locanda delle Arti.Fantastiche, e siamo assediati dagli Orchetti, e ti basti questo per adesso. Se sei abituato a combattere, come credo - indicò il mucchio di ferraglia alle mie spalle - forse potresti ren-derti utile; per il conto potrai parlarne con Rufus, ma ti avverto che con lui le paroline dolci non serviranno a molto..."
"Anche stavolta ti ho tirato fuori dei guai, mio improvvido amico." 
"E' ancora da stabilire se siamo amici o no! E non è che la tua spiegazione mi abbia chiarito un gran che: cosa vuol dire che sei in questo corpo? Que-sto è il mio corpo!"
"No!"
"No? E di chi sarebbe?"
"Di un povero diavolo che ho attirato in questo mondo e in questo tempo per potermi incarnare e poter com-battere il mio Nemico... Purtroppo, la possibilità della tua esistenza in un mondo e in una situazione come questa era talmente forte che sei stato attratto da quel corpo, mentre varcava il Portale che io ero riuscito a creare con la magia degli Altri Dei. E così adesso siamo in due, anzi in tre." 
"Non ci ho capito niente"
"Non ne dubitavo! Ti sarebbe piu'' semplice pensare che io sono un potente stregone che ti ha attirato in questo posto per combattere le forze del male? Sarai ricompensato degnamente."
"E perchè non me l'hai detto subito?"
"Lasciamo perdere..."

Ho rubacchiato un po' di idee in giro per la mia biblioteca ( ma d'altra parte "il plagio è la base della cultura", ed anche questa è una citazione), ditemi un po' cosa posso farci, a parte accendere il fuoco nel camino della Locanda. 

PS: ho adoperato i due tipi di virgolette per distinguere DD e gli altri personaggi concreti, tipo Claudia ("") da Abdul ("").
Complimenti a te, o eroico lettore che giungesti fino alla fine di questa ardua impresa!
Rivolgiti pure al Faltyn per ritirare il tuo premio...
>:o)))
 
Abdul AlHazared


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