L'ITALIA,UNO STATO |
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FEDERALE?....DIREI DI SI |
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federalismo per l'Italia - Una semplice presentazione in PPS ENTRA Si può visionare anche come pagina Web
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Il Pimandro del federalismo che i politici non vogliono conoscere. di Paolo Bonacchi Paolo
(R): la
chiave del nostro dialogo sta tutta in una parola: Contratto!
Esattamente come dice la parola, il Federalismo è innanzitutto
un "Contratto" fra cittadini "garantito"
dallo Stato. A.
Puoi spiegarti meglio in relazione a quanto sta avvenendo in
Italia?
R: Il
federalismo è una forma di Stato che nasce dalla Teoria dello Stato
contrattuale per la quale lo Stato è una associazione volontaria di
persone che decidono le proprie regole (leggi) per mezzo di contratti.
Questa teoria riguarda in primo luogo il modo di risolvere i rapporti
fra gli individui e tra gli individui e le loro istituzioni, ed in
secondo luogo l'architettura istituzionale della società. E' ovvio che
il primo deve precedere il secondo, poiché solo i cittadini sono i
"titolari" dello Stato e non le istituzioni. In Italia le due
riforme costituzionali (2001 e 2005) definite, mentendo,
"federaliste", in quanto non tengono assolutamente in
considerazione né il Contratto, né questa precedenza, lasciano intatta
la prima parte della Costituzione, mentre proprio questa andrebbe
cambiata, perché le costituzioni federali sono basate tanto sul
"contratto" quanto su "garanzie" e non su
"valori e principi" che, come è a tutti noto, ognuno
interpreta in forma personale.
R. Vuol
dire che il Ruolo che lo Stato deve svolgere nei confronti delle
persone, deve essere
stabilito o almeno legittimato dagli aventi diritto al voto mediante un
Contratto di natura politica. Di conseguenza
la costituzione, le leggi votate dal parlamento e dalle regioni
ed i regolamenti delle province e dei comuni,
devono essere rese legittime (e quindi sempre condivise) dalla
maggioranza delle persone responsabili che hanno diritto al voto. In
questo senso il Contrattualismo o Federalismo è anche un processo di
Autogoverno.
R. Le
persone responsabili sono i cittadini che vogliono essere attenti e
informati e che con il voto compiono scelte politiche su specifici
argomenti conosciuti, limitati e ben definiti.
R. Senza una
partecipazione responsabile allargata ed un buon grado di conoscenza
degli impegni pubblici da affrontare non si può realizzare uno Stato
federale, perché il Federalismo è un processo istituzionale basato
sull'eguaglianza e sulla responsabilità personale e non sul governo
gestito da ambiziose oligarchie di professionisti della politica
desiderosi di potere e di privilegi (i partiti); il federalismo deve
nascere dal basso, dai cittadini comuni, e non può essere calato
dall'alto come disonestamente si è tentato di fare sia con la Riforma
del titolo V° della Costituzione delle sinistre nel 2001, sia con la
devolution delle destre del 2005.
R. Il Contratto
politico presuppone che lo Stato sia un "organo di garanzia"
per mezzo del quale i cittadini si assicurano il rispetto delle leggi
che essi stessi legittimano o deliberano. La garanzia si riferisce
soprattutto al diritto degli elettori di poter esercitare il potere
legislativo e regolamentare su fatti contenuti entro certi limiti (ad es.:
la costruzione di un ponte, di una strada, il funzionamento di un
ospedale, della scuola, l'introduzione di una tassa, di un'imposta,
l'eliminazione della burocrazia inutile, il cambiamento del sistema
pensionistico, ecc. ecc.), per mezzo degli strumenti giuridici che
permettono loro di fare, modificare o abrogare le leggi (compresa
ovviamente la Costituzione) ed i regolamenti. Per fare questo è
necessario introdurre nella Costituzione e negli Statuti locali i
Referendum legislativi o regolamentari di iniziativa e di revisione
senza quorum (gli altri tipi di referendum, abrogativo, consultivo
e propositivo ed il quorum del 50%+1 per la validità del
risultato della consultazione referendaria sono semplicemente dei
sondaggi, delle truffe statistiche che lasciano sempre l'ultima parola
al parlamento ed ai consigli). La definizione classica di Contratto
politico parte dall'osservazione che in democrazia la legge deve essere
espressione della volontà concreta degli aventi diritto al voto e deve
essere vantaggiosa ed utile per tutti. Di conseguenza i cittadini devono
ricevere dallo Stato, sotto forma di benefici e di servizi, almeno
quanto ad esso sacrificano della propria ricchezza (tasse ed imposte) e
delle proprie obbligazioni (doveri), conservando tutta la propria libertà,
sovranità ed iniziativa, meno la parte relativa all'oggetto speciale,
definito e limitato per il quale il Contratto (il cui contenuto se
approvato diventa legge) è formato e di cui si chiede la
"garanzia" allo Stato. Senza il principio
"contrattuale" e la "garanzia" giuridica necessaria
agli aventi diritto al voto di poter esercitare la sovranità sui
fatti che riguardano tutti, il
Federalismo è una frode della buona fede popolare. Bisogna rendersi
conto che.. "La sovranità nelle repubbliche federali viene
invariabilmente attribuita al popolo,
che delega i propri poteri ai diversi governi o che si accorda per
esercitare direttamente quei poteri come se
fosse esso stesso il governo. (...) Il popolo sovrano può
delegare e dividere i poteri come meglio crede ma la sovranità rimane
una sua proprietà inalienabile." (Daniel J. Elazar, Idee e
forme del federalismo, trad. e presentazione Luigi
Marco Bassani, Milano, Edizioni di Comunità, 1995, p. 90.
R. Nel federalismo i
cittadini, col voto, non delegano più "tutta" la loro
sovranità ai loro rappresentanti, ma ne riservano per sé "la
parte maggiore", in modo da poterli delegittimare a maggioranza
quando fanno cose contrarie ai loro interessi o alle loro aspettative.
E' esattamente quanto succede
con il contratto di rappresentanza commerciale. Si è mai visto il rappresentante
di una ditta che ha maggiori poteri del rappresentato che è il proprietario?
Certamente no. E allora, perché i rappresentanti
politici possono prendere decisioni sui fatti concreti che riguardano
gli interessi del "sovrano" (che in democrazia
è il popolo), senza che questo, a maggioranza delle persone
responsabili aventi diritto al voto, abbia la garanzia di poter
impedire di violare i suoi interessi?
R. E' vero, ma
nei quattro o cinque anni di mandato essi hanno potere assoluto sulla
vita e sugli interessi della gente e le loro
azioni (che si traducono in tasse, imposte, obblighi, divieti e
doveri, ecc.), possono violare impunemente gli interessi e le
aspettative della maggioranza dei cittadini senza che nessuno sia
responsabile. In questo modo la democrazia è limitata al solo giorno
delle elezioni, dopo di che i rappresentanti diventano i veri
"padroni" dello Stato, mentre i cittadini comuni, quando non
rientrano nelle loro grazie, sono semplicemente al loro servizio.
R. Il Federalismo non
si può introdurre a rate o in percentuali o a piccoli passi. Risponde
al principio "Tutto o Niente", dove il Tutto, secondo la mia
opinione, risiede nella "garanzia" costituzionale
dell'equilibrio fra democrazia diretta e democrazia rappresentativa
offerta dal Contratto politico o di Federazione, ed il Niente nel Regionalismo
e nella Devolution cui le due riforme sono ispirate. Il Contratto
politico, in sostanza, mette d'accordo e rende equilibrate e coerenti le
due forme di democrazia (diretta e rappresentativa) e risponde
perfettamente alle domande su come rendere legittimo l'esercizio
del potere politico, come controllarlo in modo che nessuno ne
possa abusare e come dare voce al popolo come la
democrazia prevede.
R. Perché la
parola "patto" è più elastica, variabile e si presta a
diverse interpretazioni e quindi ai soliti giochi ed alle solite
finzioni dei politici e giustifica l'ignoranza dei giornalisti sul vero
significato del Federalismo. Un patto può essere
tacito, verbale, unilaterale, valido per una sola parte, oppure
può essere riferito ad una cosa indefinita, non limitata o anche a
molte cose insieme, ecc., mentre il Contratto politico o
"di Federazione" deve essere bilaterale e commutativo
ed avere sempre una forma scritta, che deve essere letta, discussa,
approvata e sottoscritta o comunque legittimata dalla maggioranza dei contraenti,
che sono gli aventi diritto al voto e soprattutto deve essere riferito a
fatti certi, definiti e limitati che riguardano tutti i cittadini ai
vari livelli dello Stato a seconda delle specifiche competenze.
R. Prendiamo
la sanità, che è l'esempio più citato per accusare il Federalismo di
non essere solidale e per giustificare
"l'interesse nazionale". Finché i cittadini del
Sud, a causa dell'inefficienza dei loro ospedali, si possono trasferire
al Nord per farsi curare, è
evidente che la sanità del Sud non potrà migliorare come sarebbe utile
e conveniente per loro. Nelle condizioni
attuali, infatti, non possono fare niente, perché non hanno gli
strumenti giuridici del cambiamento previsti dal Contratto politico,
che consentirebbero loro di rendere efficienti i loro ospedali più
di quelli del Nord. Ma se lo Stato, come prevede il federalismo
vero, fosse il garante del loro diritto naturale (inviolabile,
inalienabile ed illimitato in uno Stato moderno), di poter fare
direttamente le leggi (Contratto politico), essi avrebbero
fortissime motivazioni al cambiamento e potrebbero fare leggi locali e
regionali per ottenere quello che vogliono, visto che lo pagano
di tasca propria (federalismo fiscale), eliminando i privilegi,
l'incompetenza, il nepotismo e la burocrazia che rendono
inefficiente la loro sanità. Resta il fatto che nessun cambiamento
della sanità del Sud sarà
possibile finché gli abitanti del Sud, per rendere migliori i loro
ospedali, non avranno a disposizione gli
strumenti giuridici che possono consentire loro di migliorare la
sanità nella libertà dove essi vivono. Per tali ragioni è
giustificato il detto che
con il Federalismo ognuno è padrone a casa propria ma, aggiungo
io, ne è anche responsabile.
R. In un convegno
sulla devolution effettuato a Monza nella primavera del 2005, due
professori universitari molto esperti in materia di federalismo, Bassani
dell'Università di Milano e Bordignon dell'Università di Siena, fecero
osservare agli stupiti presenti, fra i quali gli onorevoli Chiti e
Pagliarini, che sostanzialmente solo tre competenze del tutto marginali
sarebbero state spostate dallo Stato centrale alle regioni e riguardano
i bidelli delle scuole, la polizia amministrativa e gli infermieri degli
ospedali. Per il resto buio totale, poiché l'introduzione
dell'interesse nazionale preminente su tutti gli aspetti della società,
avrebbe di fatto impedito il trasferimento di ulteriori competenze ed
avrebbe in breve riaccentrato quelle esclusive già devolute alle
regioni. E' necessario sapere che una Costituzione federale è
caratterizzata da tre
aspetti fondamentali: 1) una costituzione scritta, "discussa,
approvata e sottoscritta dal popolo", mentre in Italia la
Costituzione non è mai stata sottoposta all'approvazione o al rifiuto
del popolo; 2) la "netta separazione areale delle competenze e
funzioni" ai vari livelli dello Stato, mentre le due riforme
hanno generato e genereranno continui conflitti di competenze fra Stato
e regioni (che sono diventate piccoli Stati accentrati) e fra regioni,
province e comuni; 3) la "non centralizzazione", poiché
il "centralismo" è la peste nera di ogni forma di
democrazia e di federalismo che in qualunque epoca ha generato o la
guerra o la corruzione. Niente di tutto ciò è stato sfiorato dalle due
riforme. Pertanto sono convinto che il costo di entrambe sarà enorme,
continuerà a riflettere la spartizione dello Stato fra i partiti e non
modificherà, anzi accrescerà l'assetto centralista e partitocratico
attuale che opprimerà sempre più le regioni maggiormente produttive.
R. Ti risponderò
con le parole di Gianfranco Miglio che sosteneva che "nessun
federalismo fiscale è possibile senza una vera riforma della struttura
federale dello Stato." Inutile illudere la gente con promesse
che creeranno solo confusione e che non potranno essere mantenute
secondo il vero significato di ciò che si vuole affermare.
R. E' una
cosa che neppure io ho mai capito e la considero un grave errore
culturale di cui oggi
paghiamo le conseguenze. Il Federalismo, in quanto Contrattualismo, è
un principio di UNIONE e mai di divisione.
Come si fa a fare un contratto se fra le parti non c'è la volontà di
unirsi per tutelare, accordandosi, il bene comune? La secessione, in
un'ottica federale, è un rimedio ESTREMO che serve solo ad evitare un conflitto, una rivolta violenta fra aree
diverse per tradizioni culturali soggette ad un diverso trattamento
economico da parte dello Stato centralizzato. Federalismo e secessione
sono antitetici perché annullano le stesse fondamenta
"contrattuali" sulle quali lo Stato federale si basa.
e-mail paolo.bonacchi@tele2.it
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