La dominazione
degli Aragonesi e le incursioni corsare |
Alfonso muore nel 1458 e gli succede il figlio naturale Ferdinando I che appena salito
al trono deve affrontare le congiure dei Baroni di Napoli appoggiati dal suo
rivale Giovanni d’Angiò contemporaneamente iniziano le incursioni massicce
dei corsari turchi che infestano le coste e le isole d’Italia. Nel frattempo
Giovanni Toriglia, governatore d’Ischia, offre il suo aiuto a Giovanni d’Angiò
e ne abusa per saccheggiare la vicina Procida di cui gli era stata promessa la
signoria. Ferdinando I non gli perdona questa iniziativa e incarica il capitano
Alessandro Sforza di cacciarlo da Ischia. Fuggito dall’isola il Toriglia si dà
alla pirateria e con il fratello Carlo assedia il Castello d’Ischia dove la
guarnigione aragonese di Ferdinando resterà per alcuni mesi. Dopo alcuni anni
di continue lotte nel 1465 Ferdinando I riesce definitivamente a sconfiggere le
soldatesche corsare di Giovanni Toriglia e del fratello ponendo con essa termine
alla congiura dei Baroni.
Nel 1494
al defunto sovrano succede per un anno il figlio Alfonso II che a sua volta
abdica in favore del figlio Ferdinando II: questi, pur essendosi mostrato
liberale con i Baroni di Napoli ai quali aveva persino restituito le terre
confiscate dai suoi predecessori, viene abbandonato dai suoi soldati ed
ufficiali, divenendo così facile preda di Carlo VIII che conquista Napoli e lo
costringe a rifugiarsi nel Castello d’Ischia. Ma dopo un mese di soggiorno ad
Ischia parte con la famiglia e con il suo seguito per Messina, lasciando il
comando e il governo dell’isola al fidato capitano Don Inaco d’Avalos,
Marchese del Vasto. Nel 1500 Federico
d’Aragona (successo a Ferdinando II) è costretto alla capitolazione nelle
mani dell’ammiraglio francese d’Aubigny ed inviato in esilio ad Ischia.
Successivamente, prima di partire per la Francia, il sovrano aragonese concede
ampi privilegi all’isola e ai suoi reggenti e dona l’intera proprietà
dell’isola d’Ischia al Marchese del Vasto Inaco d’Avalos e alla sorella di
lui Costanza. Tuttavia poco tempo dopo, nel 1503,
Federico d’Aragona si rifà vivo con una lettera al Marchese del Vasto
invitandolo a consegnare "pacificamente" Ischia al re di Francia Luigi
XII. Ma il Marchese, fedele alla Casa di Spagna, rifiuta la consegna; si
organizza dunque la resistenza ad oltranza del Castello all’assalto dei
Francesi, i quali però riescono a sbarcare nell’isola e la saccheggiano
sottomettendo ed uccidendo i pochi contadini isolani rimasti.
Le incursioni dei corsari continuano ad imperversare
e quarant’anni più tardi, il pirata di origine greca e di religione
cristiana, Khair ad-Din Barbarossa, signore di Algeri e pascià della flotta
ottomana, dopo aver devastato numerose coste e isole della penisola, giunge ad
Ischia per sconfiggere il Marchese del Vasto, attaccando in diversi momenti il
Castello che nonostante tutto resiste ai tentativi del pirata. Essendo dunque
rotte le intese tra Francesi e Turchi, Barbarossa decide di tornare in Algeria
ma prima invade e devasta Ischia sbarcando contemporaneamente in diversi punti e
assalendo Forio, Serrara-Fontana e Barano. Nel 1546 per una curiosa coincidenza
muoiono i due avversari: il pirata Barbarossa e il Marchese del Vasto.
L’eredità piratesca è però raccolta dal degno discepolo Dragut, anch’egli
di origine cristiana, nato in Anatolia e rais di Tunisi che è il suo quartier
generale; in breve questi diventa l’autore delle più terribili scorrerie che
fino al 1569 infestano i mari
italiani: Ischia si difende come può, erigendo torri di avvistamento un po'
dovunque ed altre fortificazioni dalle quali gli assediati scagliano macigni,
acqua bollente e persino masserizie casalinghe contro i pirati invasori, fra i
quali ci sono, purtroppo, anche alcuni isolani.
Dopo la morte di Francesco I di Francia e
l’abdicazione di Carlo V, molti erano stati i soldati che, congedati, si erano
dati alle rapine; a questi si erano associati i vari governatori che vessavano
la popolazione fino a causare, nel 1647,
la ribellione contro gli spagnoli capeggiata da "Masaniello". Anche
Procida e Ischia sono investite dallo stesso vento contro la famiglia dei
Marchesi del Vasto. Inoltre, ai guasti della disordinata ribellione
s’aggiungono quelli della peste del 1655 che invade anche Ischia decimandone
la popolazione finché San Rocco "compie il miracolo" con piogge torrenziali d’estate che lavano le isole dal tremendo morbo.