Chiesa, Convento e Collegio dei Gesuiti

I Padri della Compagnia di Ges ù giunsero a Trapani nel 1581 e provvisoriamente si sistemarono nelle case attigue alla Chiesa di S.Michele. Alla fine dello stesso secolo iniziarono la costruzione di una chiesa, di un convento e di un collegio da destinare a scuola. Per più di un secolo attesero alla costruzione dei tre edifici: la chiesa iniziata nel 1605, su progetto di Natale Masuccio, venne consacrata nel 1705 e rimase incompleta per la parte decorativa, a causa della soppressione della Compagnia, avvenuta nel 1773.

Alla realizzazione della Chiesa contribuirono gli architetti Pietro Castro, Paolo Rizzo e il capomastro Francesco Pinna.

Nella parte inferiore il prospetto è caratterizzato da pilastri in conci in tufo di Favignana: il portale principale e quelli laterali presentano colonne in pietra, staccate dalla parete e concluse da un frontone spezzato. Segna lo slancio in verticale una finestra posta sul secondo ordine e il coro­namento triangolare. Tutta la facciata ha caratteristiche tardo-cinquecentesche di derivazione romana; il telaio di lesene semplici e binate distribuite in doppio ordine, col gioco delle finestre, dei portali e delle mostre figurate crea effetti scenografici, movimento e contrasti di luce.

All'interno la Chiesa, dedicata all'Immacolata Concezione ha tre navate divise da colonne collegate da archi e architravi che formano cos ì un succedersi di manieristiche serliane; la decorazione è in stucco e in marmi mischi. Le cappelle sono ricavate nello spessore dei muri. La cappella di S. Ignazio è opera di G.B. Amico, architetto trapanese (sec.XVIII).

I locali del collegio, cui si accede attraverso un dovizioso portale, si
svilupppano attorno, ad un ampio quadriportico centrale.
La chiesa è stata chiusa al culto per restauri dal I960 al 2000. I locali del Collegio e de l convento, adesso i n fase di ristrutturazione sono sede del Liceo Classico Ximenes d Trapani.

Durante gli scavi di rinfo rzo delle mura vennero alla luce i resti di un arsenale per la costruzione di navi utilizzato fino al 1400. Recentemente nei muri della chiesa sono state notate delle protuberanze, sono stati eseguite delle indagini e si sono scoperte otto nicchie in cui sono state trovate otto statue di santi, di cui tre rispettivamente di Santa Agata, Santa Lucia e santa Rosalia, rappresentanze delle tre città in cui i Gesuiti avevano delle importanti sedi.

 

 

IL CASTELLO DI MARI DETTO La Colombaia

Un monumento quasi attaccato alla citt à e testimone di vicende significative nell'arco di una storia bimillenaria. I primi riferimenti sicuri della sua esistenza sono la battaglia navale del 249 a.C., tra il cartaginese Aderbale e il console romano Publio Claudio Fulcro, avvenuta attorno alla Colombaia ( Colombara ), e il tentativo del cartaginese Amilcare Barca di impadronirsene, poiché era ritenuta fortezza militar­mente importante, tra il 247 e il 244 a.C.

Bisogna andare all'anno 1076 per avere dati sicuri sul suo recupero architettonico per volere del conte Ruggero e al 1286 si ha notizia di un editto di Giacomo d'Aragona che ordinava la costruzione di un muro di cinta. Il castello cos ì sistemato fu dimora, per tre giorni, della regina Costanza nel 1360 e, do­po, il duca di Monte eone, viceré di Sicilia, incaricò l'ingegnere Ferramolino da Bergamo di ristrutturarla. Il principe di Lignè nel 1670, temendo 'invasione dei Turchi, fece rafforzare il Castello dal De Grunenberg.

Sicuramente gi à nel 1821 si ha la presenza di carcerati alla Colombaia e tale adattamento durò fi­no al 1965, anno in cui il carcere fu trasferito nel nuovo penitenziario di Trapani.

La torre ottagonale, di et à sveva ( XIII - XIV ), si richiama alle architetture federiciane ( Castello del Monte, Castello di Monselice ); interessante invece la struttura centrale ellittica, in cui si sono sviluppa­ti gli interventi edilizi e a cui è addossato il piatto complesso bastionato orientale prospiciente il porto e da­tato ali 671. Nel 1714 l'architetto Amico progettò la lanterna da porre sulla torre.

 

Il substrato roccioso su cui si erge il Castello di Mare ( o Colombaia ) è costituito da biocalcareniti ricche in lamellibranchi, alghe, echinidi, frammenti di corallo, nummuliti, assillino e myogipsina ( foraminiferi ) di ambiente tipico di spiaggia sommersa. Questa roccia carbonatica, appartiene cronologicamente al Miocene inferiore ( Epoca del Cenozoico iniziata 24 milioni di anni fa ) ed è localmente nota con il nome di 'mischio'. E' questo un calcare a lumachella, di colore bianco sporco con diverse tonalità cromatiche dal grigio al verde, e ricchissimo di resti fossili tra cui numerosissimi denti di squalo ( che i cavatori chiamano lingue' ). Il mischio, data la variet à della pigmentazione ed il notevole grado di resistenza, veniva utiliz­zato nell'edilizia: pavimentazioni, rivestimenti murari, scalinate. Si estraeva da diverse cave e pren­deva, da una cava ad un'altra, diverse denominazioni: veniva chiamato 'Pietra Rosone' nella cava ubicata sulla spiaggia chiamata 'Pietra Palazzo', nei pressi di Torre di Lignè.

Nel XIX secolo furono sistemate, da Cavaliere Micheraux, le cave utilizzate nei secoli precedenti per l'estrazione della cosiddetta 'Pietra Rosone'; dai lavori di sistemazione si ricav ò una passeggiata a mare chiamata 'La Carolina' ( attuale via Carolina ).

L'estrazione della 'Pietra Rosone' o mischio avveniva, nel passato, con l'utilizzo di un sistema di cunei di legno che, inseriti nei giunti di stratificazione dell'affioramento lapidico, venivano imbibiti d'acqua in modo tale che il conseguente aumento di volume del legno procurasse una pressione da consentire il di­stacco del blocco. In affioramento le rocce si presentano intensamente fratturate, a volte massive, a volte stratificate, in banchi di spessore metrico con granulometria e grado di cementazione, e pigmentazioni va­riabili da un affioramento all'altro. Le fasi minerealogiche presenti sono calcite e quarzo. Attualmente que­sta roccia è affiorante, oltre che sull'isolotto della Colombaia, in corrispondenza di Torre di Lignè, Lazzaretto, Tonnara di S. Giuliano e tra la via Cesare ed il carcere di Trapani. Quest'ultima è stata la cava coltivata fino agli anni 50.

L'altezza della torre è di 32 m. I fondali in testa al molo della Colombaia sono 10 m.; in prossimit à del Castello sono al di sotto dei 4 m. e tale profondità decresce a partire da 5 m. fino alla battigia.

la denominazione Colombaia ( in dialetto trapanese "Culummara" ), attestata dalla pi ù remota antichità, documenta una presenza straordinaria di colombe, sacre alla Dea ericina, in onore della quale da Drepanon iniziavano e a Drepanon terminavano le feste: katagoghia 23 aprile, con uno spettacolare volo di colombe, anagoghia 25 ottobre, con la partenza dal Monte, i due momenti climatici rimasti nelle indicazioni dialettali, la bella stagione ( 'a staciuni, comprensiva di primavera ed estate ) e l'inverno ( 'u mmernu, comprensiva di autunno ed inverno ).

 

Il C ASTELLO DI TERRA

 


Nonostante leggendarie ma non provate origini puniche, non si pu ò con certezza indicare né la data della fondazione né la planimetria originale che nel corso dei secoli subì numerose trasformazioni.

Giovan Francesco Pugnatore, nella Historia di Trapani (1595), afferma che non si trova "in historia veruna chi stato sia l'autore" e che l'opinione comune indica come costruttori i Saraceni ( sec. IX d.C. ). Nel 1076 il Castello, tenuto saldamente dai Saraceni, fu assediato e conquistato da Giordano, figlio del conte normanno Ruggero che poi lo restaur ò. Nel 1286 il re Giacomo II d'Aragona decise un ingradimento della città e fece costruire intorno al Castello un rivellino ( elemento avanzato, a forma di cuneo, posto davanti alla porta maestra ) e contramuri così lontani dai muri del Castello che lo spazio frapposto costitui­va un ampio e largo fossato. Nel corso del XVI secolo, a più riprese, tutto il sistema difensivo delle mura di Trapani fu rinforzato perché potesse resistere all'artiglieria entrata in uso. La minaccia costituita dall'ar­mata dei Turchi indusse l'imperatore Carlo V ad ordinare il completamento dei primi lavori di consolida­mento iniziati nel 1525. Alla fine di questi lavori, il Castello era difeso da un potente contramuro munito di due torrioni e da un fosso così profondamente scavato, da tramontana fino agli "orientali muri della città" (Pugnatore), che l'acqua del mare passandovi dentro faceva restare la città e il Castello isolati.

Nell'ultima decade del 1500, poi, si procedette a nuovi lavori di rinforzo e il fossato, gi à per la maggior parte interrato e diventato acquitrinoso, fu prosciugato. Lavori di manutenzione furono appaltati a più riprese nei secoli successivi che videro il Castello variamente utilizzato fino alla trasformazione in Ca­serma borbonica neil'800.

Nel 1862, avendo Trapani perso la qualifica di Piazza d'Armi, furono abbattuti i vecchi Bastioni . per ampliare la citt à verso levante. Il Castello di Terra, abbattuta la cintura bastionata risalente al 1500, perse il suo aspetto di struttura offensiva: rimase in piedi soltanto il nucleo interno che venne utilizzato co­me Caserma prima e poi come Palazzo della Questura, fino alla recente, discussa demolizione di tutte le strutture murarie interne, delle scale e dei passaggi per arrivare alle mura.

Oggi è in itinere un progetto di restauro conservativo dei pochi resti sopravvissuti ai secoli, all'incu­ria e alla furia devastatrice degli uomini del nostro tempo. ;

FONTI

G. F. Pugnatore - Historia di Trapani - Prima edizione dall'autografo del sec XVI a cura di S. Costanza Corrao Editore-Trapani 1984

R. Del Borio -A. - Il divenire della citt à Coppola Editore - Trapani 1986

. Serraino - Storia di Trapani - Prima edizione Corrao Editore - Trapani 1976

 

IL BASTIONE DALL'IMPOSS ÌBILE


11 Bastione dell'Impossibile fu edificato intorno al 1530. L'ideatore della gran parte delle strutture difensive della citt à, resesi necessarie per la difesa contro le incursioni turche e piratesche, e disposte da Carlo V, fu l'ingegnere Ferramolino da Bergamo. Aveva già iniziato i lavori nel 1 525 su committenza del viceré Pignatelli, continuò la sua opera sotto il viceré Ferdinando Gonzaga e infine la completò sotto il vi­ceré De Vega. I ruderi che ne rimangono sono siti tra via Spalti, il Palazzo di Giustizia e il cortile della Scuola Media "S. Catalano" ( sede via Mannello, traversa di via Spalti ).

Il Bastione o "cavalliero" dell'Impossibile fu cos ì chiamato perché, in fase di costruzione, gli operai incontrarono enormi difficoltà a causa delle pessime caratteristiche del terreno su cui dovevano poggiare le fondamenta, in posizione avanzata in corrispondenza della vecchia Torre Pali e in prosecuzione delle nuove mura

che partivano dal Castello di Terra.
Non si hanno notizie di successivi inter­venti o modifiche. Il Bastione and ò de gradandosi naturalmente; nel 1862 la città perse la qualifica di Piazza d'Armi e ottenne la possibilità di ampliamen­ to; nel 1870, anche il Bastione del­l'Impossibile fu abbattuto, come tutte le vecchie mura. La parte che rimane merita di essere liberata da altre costruzioni per un restauro conservativo.


LE MURI DI TRAMONTANA



 

E' quasi certo che il primo nucleo della citt à di Trapani si sia sviluppato come base commerciale e marittima dell'abitato ericino fondato dagli Elimi. Questo nucleo doveva sorgere su un promontorio, corri­spondente all'attuale rione San Pietro, diviso dall'entrate™ da un canale navigabile che univa il mare di tramontana con quello di mezzogiorno. La colonizzazione punica portò poi all'ampliamento del centro abi­tato ed alla indipendenza sia amministrativa che politica da Erice.

Trapani, per la sua par­ticolare posizione geografica, fu un caposaldo nei traffici ma­rittimi punici ed ebbe importan­za strategica nei periodi di guerra. Fu in questo periodo che, per il conflitto tra i Carta­ginesi ed i Romani, fu fortifica­ta sia con cinte murarie che con la realizzazione del primo Castello di Terra e della Colom­baia o Castello di Mare. La citt à assunse forma quadrango­lare con un perimetro murario lungo più di un miglio, munito di torri e porte. Le torri erano cinque e così denominate: Torre Pali, Torre Vecchia, Torre di Porta Oscura, Torre del Castello di Mare e Torre del Castello di Terra. Al di sotto delle torri vi erano le porte della città. L'area occupata dalla città copriva quella degli attuali rioni San Pietro e San Nicola. Durante le dominazio­ni araba e normanna, pur restando Trapani una città che aveva un ruolo preminente per la sua posizione geografica, sia per i traffici commerciali che per la strategia militare, la sua espansione edilizia fu molto li­mitata.

Alla fine del XIII secolo, Giacomo II d'Aragona decise di dare sviluppo alla citt à e, con l'editto del 1286, fece realizzare una nuova cinta muraria che, inglobando l'antico impianto quadrato, determinava una sostanziale espansione della città verso ovest e, in misura minore, verso nord. La città restò divisa in cinque quartieri: Casalicchio ( poi detto San Pietro ), Di Mezzo ( poi San Nicola ), che rappresentavano i quartieri più antichi, Rua Nuova ( a nord ), San Lorenzo e San Francesco ( ad ovest ). La cinta muraria aragonese fu dotata di undici nuove porte. Sempre a Giacomo II viene attribuito il potenziamento del Ca­stello di Terra. Alla costruzione delle nuove mura non seguì, però, una immediata costruzione delle aree li­bere così determinatesi, a causa della difficile situazione socio-economica in cui Trapani si venne a trovare nel 1300. Soltanto nel 1400 si arriverà ad un decisivo sviluppo urbanistico-edilizio.

Nel XVI secolo, su disposizione di Carlo V, furono potenziate le ormai logore fortificazioni aragone­si. Infatti, le mutate esigenze belliche indussero gli spagnoli a ristrutturare o ricostruire le vecchie mura aragonesi e realizzare i bastioni. Il nuovo tracciato murario si adegu ò sostanzialmente a quello preceden­te; soltanto dalla parte di terra, ad est, venne praticato un ampliamento con la realizzazione di una corti­na muraria terrapienata, al cui esterno venne scavato un fossato. Ideatore di gran parte delle strutture di­fensive di Trapani fu 'ing. Ferramolino da Bergamo, inviato a Trapani dal viceré Pignatello.

Tra il XVII ed il XVIII secolo vengono eseguiti ulteriori rafforzamenti alle strutture difensive di Trapa­ni, dovute in buona parte alle disposizioni del vicer é principe di Lignè, al quale si deve in particolare ii po­tenziamento della parte nord-occidentale della città. Individuata come punto debole del e fortificazioni di Trapani la parte rivolta verso il mare di nord-ovest, il principe di Lignè fece costruire la mezzaluna di Sant'Anna, che così veniva a potenziare l'alloro esistente Bastione Imperiale, e la torre d'avvistamento al­l'estremità della città, che prese il nome dallo stesso principe.

Il Regio Decreto del 16 aprile 1862, con il quale Trapani perdeva la qualifica di Piazza d'Armi, po­neva il problema del riutilizzo delle fortificazioni. L'orientamento generale, poi attuatesi, fu quello dell'ab­battimento delle mura e del riutilizzo delle aree sottostanti, date in propriet à ol Comune dopo lunghe trat­tative con il Genio Militare. Le operazioni di demolizione non furono eseguite in maniera omogenea, ma privilegiarono quelle aree la cui utilizzazione era più appetibile, e doè a sud, dove era imminente la ri­strutturazione del porto, e ad est, dove l'abbattimento delle mura avrebbe favorito la lottizzazione delle zone di espansione.

luello che resta oggi della vecchia cinta muraria sono: la Colombaia, i resti del Castello di Terra, il Bastione dell'Impossibile, la cortina muraria settentrionale con il Bastione della Conca ed i! Bastione del­l'Imperiale. Per la realizzazione del primo tratto della litoranea nord, fu abbattuta la cortina muraria che univa il Castello di Terra all'attuale Piazza Mercato. Da tempo si parlo del suo prolungamento sino a Largo delle Ninfe, ma a questo progetto ha posto il veto la Soprintendenze ai Beni Culturali per ovvi motivi di in­compatibilit à con le caratteristiche architettoniche ed ambientali dello zona interessata.

FONTI

G. F. Pugnatore - Historia di Trapani

Biblioteca Fardelliana di Trapani

R. Del Bono-A. - Il divenire della citt à Coppola Editore - Trapani 1986

Arch. G. Naso - Arch. S. Ilari- Il restauro delle mura di Tramontana

Tesi di Laurea - Anno Accademico 1986/87 Facolt à di Architettura di Palermo

Arch. G. Doria - Trapani ed Erice, raffronto tra due tessuti medievali

Tesi di Laurea - Anno Accademico 1977/78 Facolt à di Architettura di Palermo

 

I MULINI DÌ SAN CUSUMANO

Percorrendo la litoranea "Dante Alighieri" subito dopo l'Astoria Park Hotel, si notano due vecchi mulini, simili a quelli delle saline di Nubia, che testimoniano come anche a Son Giuliano, un tempo, esi­stessero delle saline. Secondo il geografo arabo Al Abu Allah Muhammad, pi ù noto col nome di Idrisi o Edrisi, fin dal XII secolo (1154) si estendeva una grande salina dalla periferici di Trapani alle falde del monte San Giuliano. Giovan Francesco Pugnatore nell'Historia di Trapani del XVI secolo, ci descrive questa zona cos ì: " Dall'estremo margine della contrada marittima e davanti alle falde del monte ericino c'era un braccio di terra largo circa un quarto di miglio, piegato a metà, simile ad un ponte con al centro due gran­ di litorali archi, uno a tramontana ed uno a mezzogiorno. Questi archi aprivano le loro insenature al mare; l'insenatura del primo arco si trovava dove poi è sorto il terreno degli orti e la strada che portava al levan­te. La punta settentrionale di questo arco giungeva fino agli scogli dove poi è stata edificata la tonnara di San Giuliano. A confermare che prima degli orti lì ci fosse il mare, fu trovato sepolto sotto terra, un pezzo di nave. L'altro arco meridionale portava, lungo il suo basso fondale, le acque dal mare alle saline che si trovavano vicino al convento dell'Annunziata. Poi, col trascorrere degli anni, le piogge miste a terra scese dai Monte hanno riempito lo stretto fondo del mare che univa i due litorali archi...". Quanto scritto dal Pugnatore viene confermato dalla carta topografica del tempo (1590).

L'Acqua Santa -1 due mulini sorgono nella zona di San Cusumano, cos ì chiamata per la presenza, nel XIV secolo della chiesa dei SS. Cosmo e Damiano, costruita, come ci dice padre Benigno da S. Caterina nel manoscritto "Trapani sacra", dai trapanesi per ringraziare i Santi a cui si erano rivolti per guarire dalla peste del 1121. Contro il terribile morbo, usavano, infatti, un'acqua minerale e termale di una sorgente scoperta durante la dominazione saracena nel territorio di San Giuliano, efficacissima, come ci dice padre

Giuseppe Castronovo in "Memorie storiche", anche contro i morbi cutanei, la gotta, le ulce­ re, la calcolosi ecc. Detta acqua, per la suo lo datissima virt ù e per la sua fama, ottenne i! no­me di "Acqua Santa", si procacciò l'affluenza di visitatori esteri che la apprezzarono e si stim ò degna di essere trasportata nel continen­te. Nel XVII secolo, si trovavano ancora case e vasche edificate per gli infermi, ma, ai giorni nostri, chiesa ed edifici sono interamente scom­ parsi.