IL TERRITORIO DI ERICE NEI SECOLI XVII-XVIII

Conoscere, analizzare e riflettere sulle vicende del passato è utile per fare scelte operative nel presente e proiettarsi verso il futuro.

Questo faremo adesso analizzando la cartina del territorio di Erice della metà del XVII secolo.

“Il Monte” indicò per secoli il vasto territorio che in provincia di Trapani si estendeva lungo la costa da Castellammare alla foce del Birgi e che aveva come confine il corso dello stesso fiume.

Proprio nel 1645 gli abitanti grazie alle prospettive di un futuro benessere comune raccolsero 14000 scudi per riscattare il territorio che nel 1550 il governo spagnolo aveva ceduto a Pandolfo Malagonelli per 4000 scudi.

Il ricco signore fiorentino grazie a consistenti investimenti potenziò le tonnare rendendole altamente produttive e riorganizzò l'agricoltura in seguito ad una grave crisi, procurata alla fine del quattrocento dall'intolleranza degli Spagnoli che avevano cacciato dalle città le operose comunità ebraiche di mercanti, medici, agricoltori,orefici, fabbri, conciatori e cotonieri.

Guardando la cartina operavano nel territorio sei tonnare per la cattura, lavorazione, conservazione e vendita del tonno.

Nove torri insieme a quella della Matrice di Erice e alla Colombaia venivano utilizzate come avvistamento delle incursioni dei pirati tunisini. Le fortezze di Trapani,di Castellammare e di San Vito, anche santuario contro la rabbia canina, venivano utilizzate come difesa delle suddette incursioni.

In questo territorio mediante la riorganizzazione agricola attorno al baglio fiorente fu l'agricoltura: ogni anno si producevano enormi quantità di prodotti, che venivano utilizzati per il cibo e per l'uso quotidiano.

Fiorenti furono la pastorizia e l'allevamento di animali da soma, da macello e di pollame. Tonnare, saline e pesca offrivano opportunità di lavoro a migliaia di famiglie. Molto praticata era la caccia ai conigli, lepri, volpi, colombi e pernici. Le cave di marmo di Custonaci e quelle di pregiatissima pietra incarnata abbellivano chiese e palazzi .Ad Erice, città dominante, si costruivano molti palazzi, chiese e conventi.

Questa prosperità si protrasse fino all'Unità d'Italia, perché non si riscontrano grossi fenomeni di emigrazione nei secoli sopradescritti.

Il quadro dell'economia dell'ultimo secolo e mezzo si fa desolante, come per tutto il Meridione.

I governi centrali sostennero con leggi favorevoli l'imprenditoria del Nord, che riuscì a trasformare buona parte della società da agricola ad industriale: per la legge della competizione dei mercati il Meridione diventò perdente in tutti i settori, perché la nostra classe imprenditoriale non ebbe nessun aiuto da parte dei governi,fu lasciata sola fino al fallimento e perché il Sud venne invaso dai prodotti fabbricati nelle industrie del Nord, che in questi ultimi anni vengono soppiantati da quelle cinesi. Per giunta la Comunità europea in questi ultimi decenni sta imponendo obblighi che penalizzano di più i nostri agricoltori e pescatori. I nostri pregevoli prodotti vengono venduti a prezzi irrisori e le campagne in buona parte restano abbandonate perché improduttive.