Aggiornato il 13/01/2008 alle 16.53

 

S. A T A N A S I O

Comunità Cattolica Bizantina, Via dei Greci 46, 00187 Roma


 

SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI

18-25 gennaio 2008

“Fratelli, vi prego [...] vivete in pace tra voi. Vi esortiamo, fratelli: correggete gli indisciplinati, confortate i pusillanimi, sostenete i deboli, siate pazienti con tutti. Guardatevi di rendere male per male ad alcuno, ma cercate sempre di fare il bene tra voi e con tutti. Siate sempre lieti. Pregate incessantemente, e in ogni cosa rendete grazie. Questa è infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi”(1 Ts 5, 12a.13b-18)


 


 

 

PRIMO GIORNO:     Pregate sempre

Pregate continuamente” (1 Ts 5, 17)

Isaia 55, 6-9:     Cercate il Signore, ora che si fa trovare

Salmo 34(33):    Ho cercato il Signore e m’ha risposto

1 Ts 5, 12a.13b-18:                   Pregate continuamente

Luca 18, 1-8:     Pregare sempre, senza stancarsi mai

 

SECONDO GIORNO: Pregate confidando in Dio

“In ogni tempo ringraziate il Signore” (1 Ts 5, 18)

1 Re 18, 20-40:    Signore è Dio! È Lui il vero Dio!

Salmo 23(22):      Il Signore è il mio pastore

1 Ts 5, 12a.13b-18:       In ogni circostanza ringraziate Dio

Giovanni 11,17-44: Padre, ti ringrazio, mi hai ascoltato

 

TERZO GIORNO:       Pregate per la conversione

“Rimproverate quelli che vivono male; incoraggiate i paurosi” (1 Ts 5, 14)

Giona 3, 1-10:        Il pentimento di Ninive

Salmo 51(50), 10-17: Crea in me, o Dio, un cuore puro

1 Ts 5, 12a.13b-18:                               Incoraggiate i paurosi

Marco 11, 15-17:   Casa di preghiera

 

QUARTO GIORNO:   Pregate per la giustizia

“Non vendicatevi contro chi vi fa del male (1 Ts 5, 15)

Esodo 3, 1-12:               Dio ascolta il lamento degli Israeliti

Salmo 146(145):            Il Signore difende i perseguitati

1 Ts 5, 12a.13b-18:                               Non vendicatevi

Matteo 5, 38-42:       contro chi vi fa del male

 

 

 

 

QUINTO GIORNO:   Pregate con cuore paziente

“Siate pazienti con tutti” (1 Ts 5, 14)

Esodo 17, 1-4:   Perché?

Salmo 1:           Darà frutto a suo tempo

1 Ts 5, 12a.13b-18:        Siate pazienti con tutti

Luca 18, 9-14:   Una preghiera umile

 

SESTO GIORNO:     Pregate di lavorare con Dio

“Siate sempre lieti”…..(1 Ts 5, 16-17)

2 Samuele 7, 18-29:    Davide ringrazia il Signore

Salmo 86(85):             Tendi l’orecchio, Signore!

1 Ts 5, 12a.13b-18:     Siate sempre lieti

Luca 10, 1-24:   Gesù manda altri settantadue discepoli

 

SETTIMO GIORNO: Pregate per le necessità

“Aiutate i deboli” (1 Ts 5, 14)

1 Samuele 1, 9-20:      Anna prega per avere un figlio

Salmo 86(85):             Non respingere la mia supplica

1 Ts 5, 12a.13b-18:     Aiutate i deboli

Luca 11, 5-13:            Chiedete e riceverete!

 

 

OTTAVO GIORNO:  Che tutti siano uno

“Vivete in pace” (1 Ts 5, 13b)

Isaia 11, 6-13    : Lupi e agnelli vivranno insieme e in pace

Salmo 122(121):            Pace entro le tue mura

1 Ts 5, 12a.13b-18:   Vivete in pace tra voi

Giovanni 17, 6-24:     Che siano tutti una cosa sola

 

 


*****

In quest’anno 2008 cade il centenario dell’inizio della prassi di pregare regolarmente per l’unità dei cristiani per opera di padre Paul Wattson, un ministro episcopaliano (anglicano degli Stati Uniti), co-fondatore della Society of the Atonement (Comunità dei Frati e delle Suore dell’Atonement) a Graymoor (Garrison, New York). In seguito egli ha aderito alla Chiesa cattolica e la sua iniziativa continua fino ai nostri giorni. A Roma la Congregazione dei Frati francescani dell’Atonement è presente per la promozione della ricerca dell’unità dei cristiani attraverso il “Centro Pro Unione”.

Proprio per commemorare questo avvenimento il Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani ha chiesto alla Comunità dell’Atonement di Graymoor di ospitare il Comitato misto per la preghiera composto da rappresentanti del Consiglio Ecumenico delle Chiese e della Chiesa cattolica che annualmente prepara i sussidi che vengono poi divulgati nel mondo intero.

Dal 1908 la prassi della preghiera per l’unità ha avuto una lenta, ma graduale evoluzione, nella sua impostazione e nella divulgazione nel mondo e nella sua stessa titolazione da Ottavario per l’unità della Chiesa”(data da Wattson) in Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani” (data dall’Abbé Paul Couturier,1936). Il gruppo locale degli Usa ha proposto il tema:”Pregate continuamente” per l’unità dei cristiani. Sembra accogliere la ripetuta domanda del diacono nella Chiesa bizantina: “Ancora e ancora preghiamo in pace il Signore!” (Besa/Roma).

 

EPÈKTASIS: ESSERE PIENAMENTE CRISTIANI

SECONDO S. GREGORIO DI NISSA

 

L’epèktasis, la tensione permanente verso la perfezione, è inerente all’essere stesso cristiano. S. Gregorio di Nissa nel suo opuscolo sulla “Professione cristiana” pone la domanda; “Cosa è la professione cristiana”? Nel senso: “Che significa essere cristiano? Cosa comporta dichiararsi cristiano”? Egli stesso ne descrive l’importanza. “Se si trovasse l’esatto significato di questo termine, ne ricaveremmo un grande aiuto nella nostra vita virtuosa. Giacché mediante un’elevata condotta di vita cercheremmo di essere veramente quello che il nostro nome (cristiano) vuole esprimere (Fine, professione e perfezione del cristiano, Città Nuova Editrice, Roma 1979, p. 66). La coerenza nel dichiarasi cristiano implica la realizzazione delle esigenze evangeliche della vocazione ad essere perfetti.

1. “Unendoci a Cristo tramite la fede che abbiamo in lui prendiamo lo stesso nome”. E aggiunge: “Per esprimere con una definizione il concetto di essere cristiano, diremo che il cristianesimo consiste nell’imitazione della natura divina” (Ibidem, p. 70). Il cristiano partecipa alla natura e alla vita divina. Il Nisseno ricorda il racconto biblico della creazione dell’uomo a immagine di Dio che parafrasa in questi termini: “La primitiva conformazione dell’uomo imitava infatti la somiglianza a Dio”. Quindi ne trae il significato della redenzione in Cristo: “La professione cristiana consiste nel far ritornare l’uomo alla primitiva condizione fortunata” (Ibidem p. 71). Il Nisseno giustifica questa visione quasi in risposta a qualche opinione contraria. Egli dichiara che l’affermazione “che il cristianesimo è una imitazione della natura divina” non è “una definizione priva di senso” (Ibidem p. 71). L’obiezione sembra potersi formulare cosi: come sia possibile che la natura terrena diventi simile a Colui che è nei cieli. Il Nisseno precisa che non si tratta di “paragonare tra loro le due nature” l’umana e la divina, quando proprio la differenza tra le due nature mostra l’impossibilità dell’imitazione. Ma si tratta “di imitare nella nostra vita, per quanto è possibile, le buone azioni di Dio” (Ibidem p. 73) come l’amore gratuito, la giustizia, la misericordia.

2. L’allontanamento da pratiche viziose e la purificazione del pensiero e delle opere “rappresentano la vera imitazione della perfezione del Dio celeste”. A questo proposito cita e commenta il consiglio di Gesù: “Siate perfetti come perfetto è il Padre vostro celeste” (Mt 5,48). Coloro che sono rigenerati tramite il Figlio e inseriti in lui, si avvicinino ai doni perfetti che si contemplano in Dio Padre. “Il Signore, ordinandoci di imitare il Padre celeste, ci richiede di purificarci dalle passioni terrene; da esse ci possiamo allontanare non spostandoci da un posto all’altro, ma soltanto con la nostra volontà” (Fine, professione e perfezione del cristiano, Città Nuova Editrice, Roma 1979, p. 74). L’aggettivo celeste non indica un luogo, ma una qualità, l’appartenenza a Dio. Il Padre nostro celeste è Dio stesso. Nella medesima linea di pensiero il Nisseno qui cita un altro versetto del Vangelo di Matteo: “Accumulatevi dei tesori nel Cielo, dove né ruggine né tignola consumano e dove i ladri non sfondano né rubano” (Mt 6,19). Occorre accumulare tesori davanti a Dio, in cielo, dove non possono essere corrotti o rubati. “Con queste parole – commenta il Nisseno – il Signore mostra che nella vita superiore non alberga nessuna forza capace di distruggere la beatitudine” (Ibidem p, 75). Questi tesori celesti sono tutti quegli atti del cristiano che imitano il modo di agire di Dio stesso, sono partecipazione alla vita divina, e quindi a Dio graditi e da Dio garantiti.

3. “Accumulatevi” tesori in cielo. Continuate a far crescere le vostre virtù che vi rendono simili a Dio. L’imitazione delle qualità divine vi trasformerà, vi trasfigurerà, vi renderà “a somiglianza di Dio”. Bisogna passare dalle condizioni terrestri a quelle celesti, cioè divine. Il Nisseno cita e utilizza nel suo pensiero l’Apostolo Paolo dove dice: “Non adeguatevi a questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, fino a considerare quella che è la volontà buona, accettabile e perfetta di Dio” (Rom 12,2). In questo processo di trasfigurazione non vi è alcun termine perché “la divinità è una cosa ineffabile ed incomprensibile e trascende ogni pensiero conoscitivo” (Ibidem, p. 68). La meta indicata da Dio è posta in un orizzonte reale, ma lontano: lo sforzo di raggiungerlo non deve arrestarsi. Il Nisseno lo descrive in questo modo: “La natura dei suoi doni è tale che non può né essere concepita dal pensiero, né spiegata con le parole. A proposito di essi la Scrittura ispirata da Dio insegna che ciò che né l’occhio umano ha mai visto, né l’orecchio ha mai udito, né il cuore umano ha mai ospitato, il Signore ha preparato per coloro che lo amano” (Ibidem, p.76). La distanza fra la natura umana e quella divina è immensa e incolmabile. La meta di trasfigurarsi sul piano etico delle virtù “a somiglianza di Dio” è un processo di assimilazione senza un vero termine. Ad esso l’uomo rimane sempre proteso.

4. L’essere cristiano indica la vocazione a trasformare se stesso per imitare Cristo in un processo ininterrotto verso la deificazione. Ciò comporta la restaurazione dell’immagine di Dio deturpata dal peccato nell’uomo e quindi un processo ascetico di conversione, di purificazione e di esercizio delle virtù teologali (fede, speranza, carità) per crescere sempre più nella maturità cristiana raggiungendo, per quanto possibile, la somiglianza con il Verbo di Dio.

 

Eleuterio F. Fortino

 

 

 

 


INCARNAZIONE E SALVEZZA

SECONDO S. ATANASIO DI ALESSANDRIA

 

Per la fede cristiana, l’atto salvifico per eccellenza è la venuta del Verbo di Dio nel mondo. “Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dai cieli, si è incarnato e fatto uomo”, professiamo nel Credo sin dal giorno del battesimo. Il credo-simbolo niceno è stato adottato nel primo Concilio ecumenico, tenuto a Nicea nel 325. A quel Concilio ha preso parte anche il diacono Atanasio con il suo vescovo Alessandro. Alla fede di Nicea S. Atanasio è rimasto sempre fedele e ha intensamente lottato per la difesa dell’ortodossia contro l’eresia ariana. S. Atanasio (293c-373) al fondamentale mistero dell’incarnazione ha dedicato una delle sue prime opere, “De incarnatione Verbi”. Il fulcro della sua soteriologia è appunto la fede che il Verbo di Dio si è fatto uomo, assumendo la natura umana diventando in tutto solidale con l’uomo. La sua esposizione può essere distinta in tre momenti: la creazione dell’uomo ad immagine e somiglianza di Dio, il sopravvenuto peccato dei progenitori e la conseguente deturpazione dell’uomo, l’incarnazione e la restaurazione dell’immagine di Dio nell’uomo.

1. La creazione è opera di Dio (Gn 1, 26-27). Dio ha fatto esistere tutte le cose, creandole dal nulla “per mezzo del suo Verbo”, cosicché “dall’invisibile ha avuto origine il visibile”. Riferendosi alla creazione dell’uomo, S. Atanasio dice: “Diede agli uomini qualche cosa in più; non si limitò a crearli come gli altri animali, ma li fece a propria immagine, li rese partecipi della potenza del suo proprio Verbo” (Ibidem, 3). La creazione ad immagine di Dio conferisce all’uomo una qualità straordinaria, perché lo rende “partecipe della natura divina”. Da qui proviene la sua alta e intangibile dignità.

2. Ma gli uomini, Adamo ed Eva, trasgredirono il comandamento divino, peccarono contro il piano di Dio (Gn 3, 1-19). “Si procurarono il male e non restarono più quali erano, si corruppero nei loro pensieri e la morte dominò su di essi” (Ibidem, 4). L’immagine di Dio nell’uomo è rimasta scalfita, deteriorata, quasi sepolta dalle scorie del peccato. “La corruzione andò crescendo: …dappertutto c’erano adulteri e furti, la terra era piena di stragi, non mancavano le colpe contro natura, le donne cambiavano il rapporto naturale e gli uomini commettevano turpitudini maschi con maschi, le città facevano guerra alle città” (Ibidem 5).

3. E l’uomo non era in grado di redimersi da solo. S. Atanasio presenta un motivo dell’incarnazione che in seguito avrà sviluppi in oriente e in occidente: “La nostra necessità - di essere salvati - fu occasione per Lui (Dio) di scendere tra di noi”. “Noi siamo stati il motivo della sua incarnazione” (Ibidem, 4). Assumendo la natura umana, egli ha restaurato l’immagine di Dio e ha impresso all’uomo il dinamismo spirituale della crescita configurandolo alla somiglianza di Dio. La liturgia bizantina, nell’Apolytìkion della proeorzia di Natale canta: Il Cristo nasce “per far risorgere la primitiva immagine decaduta”.

Eleuterio F. Fortino

Natale 2007

ROMA: S. ATANASIO

CONSIGLIO DI CHIESA

 

Sabato 6 ottobre si è riunito il Consiglio della Chiesa di S. Atanasio per programmare le attività dell’anno pastorale 2007-2008.

 

Festa Nazionale di Albania

* Il sabato 24 novembre ha avuto luogo la commemorazione del X anniversario della morte di Madre Teresa. Vi è stato proiettato un documentario del regista albanese Gjon Koldrekaj. Il regista ne fatto un appropriato commento con l’introdurrà della dr. Caterina Zuccaro.

* La domenica 25 novembre è stata celebrata la Divina Liturgia in lingua albanese per tutti gli albanesi viventi in patria o dispersi nel mondo.

 

Come leggere la Scrittura

Si continuerà il ciclo di mistagogia che quest’anno si concentrerà in un’introduzione alla lettura della Sacra Scrittura con tre lezioni di p. Giovanni Odasso della Pontificia Università Lateranense, con le seguenti scadenze:

* Sabato 16 febbraio: La corre-lazione tra l’Antico e il Nuovo Testamento;

* Sabato 8 marzo: Dal Vangelo “annunciato” ai vangeli” scritti”;

* Sabato 5 aprile: Prospettive erme-neutiche.

 

Eventi comunitari

1. Domenica 18 maggio; incontro a Grottaferrata dei battezzati a S. Atanasio negli ultimi 15 anni, assieme ai genitori. Responsabile sarà l’ins. Agnese Jerovante.

2. Domenica 8 giugno avrà luogo il pellegrinaggio annuale per un giorno di vita comunitaria dei fedeli di S. Atanasio con celebrazione eucaristica e pranzo al sacco. Responsabili saranno la prof. Maria Franca Cucci e la signora Irene De Michele.

3. Altre iniziative saranno concordate nel corso dell’anno secondo le neces-sità (Besa/Roma) .


PARAMETRI DELLA RIFORMA LITURGICA NELLA CHIESA GRECA


 

Nicola Cabasilas e la Divina Liturgia

 

Sul tema “Nicola Cabasilas e la divina Liturgia” si è tenuto a Bose un convegno internazionale (14-16 settembre 2006) e gli Atti sono stati pubblicati dalle Edizioni Qiqajon, di Bose, (2007).

Il Prof. Petros Vassiliadis della facoltà teologica ortodossa di Tessalonica (Grecia) ha presentato una relazione su “La rinascita liturgica e la Chiesa greca” da cui riprendiamo il seguente brano per i nostri fedeli:

 

Liturgia e l’essere della Chiesa

           

La Chiesa adempie il suo vero compito non attraverso quello che solitamente fa, né attraverso quello che dice, ma principalmente attraverso quello che è.

Questo “essere”, in altre parole questa identità e autocoscienza della Chiesa, non è altro che la visione di un mondo nuovo, diverso da quello corruttibile e transeunte nel quale viviamo, la visione cioè dell’atteso regno di Dio.

 

Tale visione, lungi dall’essere qualcosa di trascendentale, riservato alle realtà ultime, costituisce una proposta concreta di vita alternativa, un superamento della quotidianità e della corruzione della vita presente.

      Questa proposta di vita alternativa la chiesa la esprime autenticamente nella liturgia, soprattutto in quella eucaristica, nella quale il credente vive come una pregustazione e un’anticipazione della magnificenza del regno di Dio, ed è chiamato contemporaneamente nella meta-liturgia, cioè nella liturgia che segue la divina liturgia, a trasmetterla all’esterno, a presentarla in altre parole come testimonianza vivente al mondo.

 

      Di conseguenza, la rinascita liturgica, che significamente riguarda questi due stadi successivi della vita della Chiesa, non può essere una scelta, ma costituisce una conditio sine qua non e una necessità assoluta di ogni orientamento missionario della Chiesa.

Senza una continua rinascita dell’identità liturgica della chiesa, qualsiasi sua testimonianza “missionaria” nel mondo risulta poco credibile.

      La rinascita liturgica nella scienza teologica contemporanea non è definita soltanto da come la chiesa deve rendere un culto gradito a Dio, ma si estende anche al che cosa esprime l’evento liturgico della chiesa intera.

Ogni comunità ecclesiale è ricondotta dunque a prendere continuamente le misure necessarie per ridefinire in maniera ortodossa la sua identità.

 

I principi fondamentali del rinnovamento

 

L’istanza di una rinascita liturgica deve necessariamente fondarsi su determinati principi basilari, che devono regolare ogni culto cristiano. Tali principi possono essere descritti come:

 

-          il culto per essere vero deve essere contemporaneamente teocentrico e dialogico. Deve cioè comprendere sia la parola di Dio rivolta agli uomini, sia la lode umana, la dossologia, la preghiera e la supplica, che a lui vengono offerte. Nel vero culto, Dio deve essere presente tra i credenti e i credenti presenti davanti a Dio;

-                      deve essere escatologico, cioè deve tender alla piena unità dei credenti in Cristo;

-                      deve essere evangelico e in questo senso didattico, deve cioè rappresentare l’intera storia dell’economia divina. Esso guarda oltre le assemblee culturali in se stesse e mira alla rinascita della società umana (meta liturgia);

-                      di conseguenza, deve essere missionario. Non può essere fine a stesso, poiché il suo fine principale è quello di portare i credenti alla comunione con il Dio trino e gli uomini alla comunione tra di loro e con tutta la creazione;

-                      deve avere una forma apostolica, deve essere, cioè, un canale attraverso il quale la fede della chiesa – la sua teologia e la sua prassi – scorrono di generazione in generazione, plasmando l’essere individuale e collettivo dei credenti;

-                      deve essere trasfigurante, deve cioè rivelare l’autentico modo di esistenza attraverso l’illuminazione della mente, la trasfigurazione delle passioni e la purificazione del cuore;

-                      deve essere ecclesiale. Per mezzo del proprio culto la Chiesa deve trovare la sua identità, perché altrimenti corre il rischio di trasformarsi in religiosità individuale e bigotta;

-                      deve essere solistico, cioè parola di Dio rivolta a tutto l’uomo. Lodiamo e ringraziamo Dio non semplicemente e soltanto con la nostra mente, ma anche con il cuore e con il corpo;

Infine, deve essere variegato, cioè opera dell’insieme del popolo di Dio. Quale conseguenza del criterio ecclesiologico e parallelamente, del collegamento dell’identità escatologica della Chiesa con la sua dimensione storica ed evangelica, cioè dell’ontologia eucaristica con la deontologia missionaria, la Chiesa ortodossa contemporanea su un piano collettivo e personale, ha considerato con solerzia le sfide e i problemi che riguardano la rinascita e la riforma liturgica.

Conseguenze pratiche

 

Nel 1998 si tenne una conferenza pan-ortodossa sul tema “Orthodoxē leitourghikē anaghennēsē kai oratē enotēta” il cui testo definitivo è ora pubblicato in appendice dell’opera di Petros Vassiliadis “Lex Orandi. Leitourghikē theologhia kai leitoutghikē anaghennēsē”, Indiktos, Athinai 2005. Il Vassiliadis dopo aver riportato i suesposti principi dal numero 8 di quel documento, commenta:

 

Questi principi generali che sono in relazione con la natura del culto cristiano, hanno certamente determinate conseguenze per il culto ortodosso del nostro tempo. E, innanzitutto, il culto ortodosso dovrebbe naturalmente essere celebrato nella lingua parlata dal popolo. Da secoli l’ortodossia si richiama all’esempio dei santi Cirillo e Metodio, ma nella prassi recente tale principio viene spesso eluso. Le nostre chiese dovrebbero chiedersi fino a che punto la lingua del culto comunica il suo significato reale al fedele e al mondo.

In secondo luogo, il culto liturgico è celebrato da tutta l’assemblea eucaristica, non soltanto del clero. Per questa ragione nella preghiera liturgica generalmente si usa la prima persona plurale. Questo è evidente, ad esempio, nell’anafora eucaristica, la preghiera centrale della liturgia eucaristica: “facendo memoria di questo comandamento salvifico… le cose tue da ciò che è tuo a te offrendo, in tutto e per tutto, ti celebriamo, ti benediciamo, ti rendiamo grazie, o Signore, ti preghiamo, o Dio nostro” (Divina Liturgia di San Giovanni Crisostomo, in Liturgia eucaristica bizantina, a cura di M. B. Artioli, Gribaudi, Torino 1988, p. 98). L’atto centrale qui è la nostra offerta collettiva della lode e dell’eucarestia, la nostra divina eucaristia. Perché la preghiera della comunità sia liturgica, dunque, occorre che tutte le preghiere siano recitate in modo tale che tutti possano sentire. Infine, le Chiese ortodosse dovrebbero esaminare criticamente quegli elementi che impediscono la piena partecipazione del popolo al culto.

La natura comunitaria del culto richiede che si riveda la dinamica dello spazio sacro. Si dovrebbero esaminare le legittime alternative nell’architettura e nella disposizione dello spazio all’interno della Chiesa. L’iconostasi, ad esempio, dovrebbe permettere il contatto visivo con i fedeli, rendendoli partecipi della liturgia che viene celebrata anche a loro nome. I coristi e i cantori dovrebbero facilitare la partecipazione dell’assemblea. Il genere di musica che viene utilizzato dovrebbe rendere adeguatamente il senso del testo. Nessuna categoria di fedeli dovrebbe essere sistematicamente esclusa dalla piena partecipazione al culto; penso alle donne, escluse in seguito ad un’errata applicazione delle leggi di purità dell’Antico Testamento, o ai bambini che solitamente vengono inviati alle scuole di catechesi nel tempo in cui viene celebrata la divina liturgia, eccetera.

 

Il criterio teologico-ecclesiologico della rinascita liturgica

 

      E’ dunque evidente che anche nella sua fase post-moderna la rinascita liturgica dovrebbe muoversi a partire da una pura base teologica. E’ chiaro, inoltre, che tale approccio teologico si manifesta distante, fin da principio, da ogni semplice tentativo di riforma sincronica delle prassi liturgiche della chiesa, anche solo dalla forma di rinascita liturgica delle istituzioni tradizionali. Quello che si cerca in una sincera e autentica rinascita liturgica non sono semplicemente delle celebrazioni liturgiche più attraenti – più comprensibili, adatte alle condizioni della vita odierna, eccetera – per soddisfare i bisogni psicologici individuali dei credenti o per celebrare più efficacemente i sacramenti della chiesa come “conduttori della grazia divina” (una comprensione scolastica dei sacramenti, fortunatamente oggi superata).

Quello che si cerca non è neppure la possibilità di guidare più facilmente il popolo, attraverso la dinamica sentimentale della prassi liturgica della chiesa, in rifugi ideali, in case di cura delle anime, cioè in un recinto psicologico che protegge i cristiani con ogni specie di fronti antimodernisti.

Quello che si cerca è un ritorno ad una prassi liturgica autentica e corretta sul piano ecclesiologico, una prassi che certamente non dobbiamo cercare soltanto guardando agli ultimi secoli della nostra vita ecclesiale, ma diacronicamente lungo tutta la durata della storia della chiesa.

Quello che si cerca è che la liturgia comune – e principalmente l’eucarestia – esprima autentica-mente ľ “essere” della Chiesa, esprima lo spirito dei padri della chiesa. In altre parole, ogni volta che i fedeli si riuniscono insieme (epì tò autó) la chiesa deve diventare quello che è: corpo di Cristo, popolo di Dio, comunione con lo Spirito santo, anticipazione del Regno che attendiamo.

In sintesi, potremmo dire, dunque, che il solo e unico criterio della rinascita liturgica è quello ecclesiologico.

Ne consegue che qualunque intervento nelle questioni liturgiche della Chiesa dovrebbe essere in armonia con l’autentica ecclesiologia cristiana (Besa/Roma).

Prof. Petros Vassiliadis

Tessalonica

 


SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI

18-25 -Gennaio 2008

“Pregate continuamente” (1 Tessalonicesi 5, 17)

 

    Fratelli, vi prego [...] vivete in pace tra voi. Vi esortiamo, fratelli: correggete gli indisciplinati, confortate i pusillanimi, sostenete i deboli, siate pazienti con tutti. Guardatevi di rendere male per male ad alcuno, ma cercate sempre di fare il bene tra voi e con tutti. Siate sempre lieti. Pregate incessantemente, e in ogni cosa rendete grazie. Questa è, infatti, la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi” (1 Ts 5, 12a.13b-18).

 

1. In quest’anno 2008 cade il centenario dell’inizio della prassi di pregare regolarmente per l’unità dei cristiani per opera di padre Paul Wattson, un ministro episcopaliano (anglicano degli Stati Uniti), co-fondatore della Society of the Atonement (Comunità dei Frati e delle Suore dell’Atonement) a Graymoor (Garrison, New York).

In relazione a questo centenario il Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani ha chiesto alla Commissione Ecumenica dei Vescovi degli USA di scegliere e di proporre il primo progetto dei sussidi per l’anno 2008. È stato scelto il tema Pregate continuamente”, indicando come testo base una breve pericope della Lettera di San Paolo ai primi cristiani di Tessalonica (1 Ts 5,12a.13b-18), una delle più antiche lettere di Paolo.

La prima comunità cristiana di Tessalonica era stata fondata da Paolo; in seguito egli aveva sentito che serie difficoltà, provenienti dall’esterno, ma anche da divisioni interne, agitavano quella comunità provocando divisioni e opposizioni. Informato, Paolo si è indirizzato ad essa con due lettere.

2. Il breve, ma denso testo biblico contiene una serie di consigli, esortazioni, ordini paterni emananti dall’amore che Paolo nutriva per questa comunità sorta dalla sua predicazione. Si rivolge ai tessalonicesi con “Vi prego … vivete in pace tra voi(1 Ts, 5,13b). I cristiani riconciliati in Cristo devono dare testimonianza della redenzione ricevuta e della comunione ristabilita con Dio. Il tema della riconciliazione e della pace tra i discepoli di Cristo è dominante nell’insegnamento di Paolo.

3. Nel corpo del testo scelto, Paolo dà alcune indicazioni per risolvere le tensioni della comunità di Tessalonica, ma che vengono proposte come utili anche per la situazione attuale dei cristiani per la ricerca della loro riconciliazione e della loro piena unità. La divisione, e spesso le contrapposizioni polemiche tra i cristiani nel nostro tempo, vanno risolte per mezzo del dialogo teologico, ma vi è un grande spazio di relazioni fraterne da istituire e realizzare per creare nuove condizioni di vita fraterna e pacifica. Vi è grande spazio e urgenza del dialogo della carità: Paolo indica che occorre fare il bene reciprocamente, evitare le ritorsioni al male ricevuto, sostenere i deboli, esercitare la pazienza con tutti, vivere nella letizia, rendere grazie a Dio in ogni cosa. Inoltre: “Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie, esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono” (1 Ts 5,19).

4. Tra le indicazioni date da S. Paolo è compreso il consiglio proposto come titolo del tema della preghiera per l’unità di quest’anno: Pregate  incessantemente (1 Ts 5, 17), pregate di continuo, “senza interruzione (adialèiptōs). In ogni tempo e in ogni ora, come richiede la preghiera delle Ore nella Chiesa bizantina. Il paradossale consiglio di San Paolo - pregare senza interruzione - ha fatto molto riflettere gli uomini spirituali. I “Racconti di un pellegrino russo” hanno inizio proprio con questo problema: “Come è possibile pregare senza interruzione?”. Eppure il consiglio di San Paolo si riferisce a tutti i discepoli di Cristo. Il Comitato Misto che ha proposto il tema applica il consiglio della preghiera ininterrotta anche alla promozione dell’unità di tutti i cristiani. La proposta della preghiera non è limitata ad “una” settimana, ma si estende all’intero anno.

In un’indicazione sull’uso dei sussidi, il Comitato Misto, che ha preparato i testi, afferma: Cento anni or sono ha avuto inizio la pratica della preghiera per l’unità. Quest’anno si celebra quell’inizio per una nuova sollecitazione. S’incoraggia a continuare la preghiera per l’unità e a farla “senza interruzione”. Il pellegrinaggio verso la piena unità ha bisogno assoluto del viatico della grazia di Dio da invocare ogni giorno. La piena unità è dono di Dio.

5. La prassi della preghiera per l’unità offre l’opportunità a tutti i battezzati di partecipare al movimento ecumenico e non si limita a coloro che vivono in contesti interconfessionali, ma a tutti coloro che professano la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica.

Nell’enciclica sull’ecumenismo (UUS, 22) il servo di Dio Giovanni Paolo II ha posto in alto la preghiera comune e continua: “Sulla via ecumenica verso l’unità, il primato spetta senz’altro alla preghiera comune, all’unione orante di coloro che si stringono insieme attorno a Cristo stesso”.

Eleuterio F. Fortino

 

 

S. A T A N A S I O

 

Comunità Cattolica Bizantina, Via dei Greci 46, 00187 Roma

 


LA PASQUA DEL SIGNORE

SESTA LETTERA FESTALE DI S. ATANASIO

 

In vista della celebrazione della Pasqua, riportiamo alcuni brani della lettera di Pasqua scritta da S. Atanasio per annunciare che in quell’anno 334 la Pasqua sarebbe stata celebrata il 7 aprile.

 In essa, tra l’altro, per la prima volta, si ricorda l’inizio della quaresima con l’interruzione nei giorni di sabato e domenica e con altre indicazioni utili per la storia dell’anno liturgico:

 

1. Ancora una volta, miei cari, Dio ci ha guidato al tempo delle feste, e nel suo amore per gli uomini ci ha portato alla sua convocazione. Infatti Dio, colui che fece uscire Israele dall’Egitto, anche adesso ci ha chiamato alla festa, dicendo per mezzo di Mosè: “Osserva il mese dei nuovi frutti e celebra la Pasqua per il Signore tuo Dio; e per mezzo dei profeti: Celebra Giuda le tue feste, sciogli i tuoi voti al Signore”.

2. Se Dio ama e invita alla festa, non è giusto indugiare, miei fratelli,  né essere negligenti, ma dobbiamo procedere verso di essa alacremente e con zelo, cosicché, cominciando da quaggiù con prontezza, possiamo ricevere la caparra della festa celeste.

Se infatti celebriamo diligentemente la festa di quaggiù, senza dubbio riceveremo quella gioia completa che è nei cieli, come dice il Signore: “Ho desiderato molto mangiare questa Pasqua con voi, prima che io soffra: vi dico che non la mangerò finché non si compia con voi nel regno di Dio”.

3. Noi la mangiamo qualora, comprendendo nella nostra mente il fondamento della festa ed essendo riconoscenti verso il benefattore, ci comportiamo secondo quanto è degno della sua grazia, come dice Paolo: “Cosicché facciamo festa  non con il levito vecchio, né con il lievito di malizia, ma con azzimi di purezza e di verità”.

4. Il Signore infatti morì in quei giorni affinché non praticassimo più le opere della morte; donò se stesso affinché noi preservassimo le nostre realtà dagli inganni del diavolo; e ciò che è veramente stupendo, il Logos fu nella carne, affinché noi non fossimo più nella carne, ma essendo nello spirito, adorassimo Dio che è spirito.

5. Infatti colui che non è così disposto, ma abusa di questi giorni, non fa festa, ma come un irriconoscente accusa la grazia, e se pure predilige per onore i giorni, tuttavia non supplica il Signore che in questi giorni lo ha redento.  Egli ascolterà, anche se crede di far festa, la voce dell’apostolo che lo biasima: Voi osservate giorni e mesi e stagioni e anni, temo di essermi affaticato invano per voi.

6. Non a proposito dei giorni è la festa, ma noi celebriamo la solennità in onore del Signore  che in essi ha patito a causa nostra. Infatti come nostra pasqua è stato immolato il Cristo.

 

Così anche Mosè, insegnando a Israele  a non credere che la festa appartenesse ai giorni, ma al Signore, dice: La Pasqua è del Signore.

 

S. Atanasio di Alessandria

Pasqua 2006

 

LA PASQUA

E L’ANNO LITURGICO

 

La Pasqua determina ed illumina l’intero ciclo delle domeniche e delle feste mobili dell’anno liturgico bizantino.

Dalla Pasqua ha inizio la lettura dell’Evangeliario e del libro dell’ Apostolos.

Il ciclo dell’Oktoichos di continuo e ciclicamente di settimana in settimana estende durante l’anno la celebrazione della resurrezione.

“E’ veramente risorto” è l’annuncio permanente dell’anno liturgico. Questo è trasparente per tutte le feste despòtiche o del Signore, ma lo è anche per quelle theomitòriche e per quelle dei santi che sono un riflesso dell’opera salvifica del Signore risorto. Un santo celebrato è una persona riconosciuta come uno che ha vissuto il battesimo nelle sue due dimensioni di morte e di resurrezione, trasformato ad immagine e somiglianza di Dio.

Ciò è possibile perché Cristo è morto per liberare l’uomo dal peccato ed è risorto per la salvezza di ogni uomo perché passi dalla morte alla vita.

La festa pertanto è celebrazione dell’opera compiuta da Gesù Cristo culminata nella resurrezione. L’anno liturgico è un’anàmnesi continua della redenzione, un invito a dar gloria a Dio e un appello a conformare noi stessi alle esigenze evangeliche.

Il richiamo alla resurrezione è contenuto anche nell’antifona quotidiana:“Salvaci, Figlio di Dio, tu che sei risorto dai morti, noi che a te cantiamo alleluia”.

 

Il culto bizantino è fondato sulla celebrazione della resurrezione.

 

Eleuterio F. Fortino


L’EPINICIO DELLA RESURREZIONE


 

Cantando l’epinicio

“Giorno della risurrezione, risplendiamo, o popoli: pasqua del Signore, pasqua! Dalla morte alla vita, dalla terra al cielo, ci ha fatti passare il Cristo Dio, cantando l’inno di vittoria (epinìkion àdontas). Così canta l’irmos della prima ode del canone pasquale. Attualizzando il passaggio del popolo ebreo, sano e salvo, attraverso il Mar Rosso, ad imitazione del cantico di Mosè a cui si ispira la prima ode, Gesù fa passare dalla morte alla vita, dalla terra al cielo “cantando l’epinicio”.

Nel secondo troparion della stessa ode, siamo noi redenti, che, invitati alla  partecipazione, canteremo quell’inno: “Purifichiamo i sensi, e vedremo il Cristo sfolgorante dell’inaccessibile luce della risurrezione, lo udremo chiaramente dire: “Gioite!”, e noi canteremo l’inno di vittoria (epinìkion àdontes). I fedeli si uniscono all’epinicio iniziato dallo stesso Cristo. Questo sentimento di vittoria domina l’intero canone ed ispira la celebrazione pasquale bizantina sintetizzata dall’inno tipico del giorno: “Cristo è risorto dai morti e con la morte ha distrutto la morte dando la vita a coloro che erano nei sepolcri”.

 

Il canone di Pasqua

Il canone pasquale è “uno dei testi innografici più noti e più popolari della tradizione bizantina” (André Lossky). È attribuito a Giovanni Damasceno (VII-VIII secolo) e sotto il suo nome viene tuttora riportato nei libri liturgici. E’ strutturato sulla scorta dei cantici mattutini e in genere è l’irmos di ogni ode che ne fa il collegamento ideale, pur sviluppandosi ognuna delle 9 odi in nuove tematiche. Lo schema innografico redazionale generalmente si sviluppa nella dinamica che indica negli elementi dell’Antico Testamento il typos e nel Nuovo Testamento l’antitypos, il simbolo e la realtà, l’ombra e la luce, l’annuncio profetico e la realizzazione soteriologica. Il canone di conseguenza è denso di riferimenti biblici, usati liberamente per le esigenze estetiche e interpretative orientate alla celebrazione dell’evento fondamentale della fede cristiana: la risurrezione di Cristo.

 

Il Synaxàrion

Il Synaxarion del giorno proclama il senso della festa: “Nella grande e santa domenica di pasqua, festeggiamo la vivificante resurrezione del Signore, Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo”.

Lo stichos poetico specifica: “Il Cristo disceso solo per combattere contro l’Ade, è risalito con

 

 

l’abbondante bottino della sua vittoria. A Lui la gloria e la potenza, per i secoli dei secoli. Amen”.

Il canone esprime un’ermeneutica poetica e musicale dell’evento incomprensibile.

Le immagini si accostano, si ripetono, si sovrappongono, si completano, si contrastano con l’intento di toccare l’immaginazione dell’uomo per cogliere il messaggio della risurrezione inaccessibile, inesprimibile, apofatico. Un eccesso di sfolgoranti immagini per disporre all’atto di fede. “Il canone pasquale è rappresentativo del posto dell’innografia nella Chiesa bizantina come veicolo di propagazione delle verità dottrinali” (André Lossky).

 

Le odi del canone

Nelle sue 8 odi (è assente la seconda) il canone pasquale in ciascuna di esse fa riferimento agli 8 cantici biblici nel seguente ordine: Cantico di Mosè (Es 15,1-19), Cantico di Anna (1 Re - 1 Sam 2,1-10); Cantico di Abacuc (Ab 3), Cantico di Isaia (Is 26, 9-20), Cantico di Giona (Gio 2,3-10), Cantico dei tre fanciulli (Dn 3,26-56), Cantico delle creature (Dn 3,57-88), Cantico della Madre di Dio e di Zaccaria (Lc 1, 46-55.68-79).

Il vero elemento di congiunzione tematica si trova nell’irmos di ciascuna ode. Oltre al riferimento biblico i tropari delle singole odi sviluppano il tema celebrativo e quello spirituale partecipativo dei fedeli chiamati al rinnovamento interiore e alla propria resurrezione in novità di vita. Questo intreccio emerge con grande trasparenza  nella prima ode che fa riferimento al canto di Mosé e degli Israeliti dopo aver varcato il Mar Rosso:

“Voglio cantare in onore del Signore,

perché ha mirabilmente trionfato,

ha gettato in mare

cavallo e cavaliere.

Mia forza e mio canto è il Signore,

egli mi ha salvato”.

L’irmos della prima ode spiegando il significato della pasqua canta:

“Dalla morte alla vita,

dalla terra ai cieli,

ci ha fatti passare il Cristo”.

Per questo, nel secondo tropario, si dichiara: “Canteremo l’inno di vittoria”.

Questo evento ha valenza cosmica. Il terzo tropario coinvolge l’universo:

“Ben giustamente, si allietino i cieli

ed esulti la terra.

Sia in festa tutto l’universo, visibile e invisibile,

perché Cristo è risorto.

Eterna letizia!”

La parafrasi dell’ermeneutica e la rielaborazione innografica costituiscono una forma di ricezione della parola di Dio, di una sua attualizzazione e di  riascolto nella nuova situazione.

In altre odi l’innografo assume un’idea dal cantico a cui si riferisce, la applica e la sviluppa. Così dal cantico di Anna (1 Sam 2, 1-10) si assume l’affermazione che Dio tutto sostiene, rafforza i deboli, abbassa ed esalta, “fa morire e fa vivere, fa scendere agli inferi e risalire”, sostiene e rinnova la vita. Il secondo tropario della terza ode canta: “Tutto il creato festeggi la risurrezione di Cristo nella quale è stato rafforzato”.

In questo senso l’irmos più esplicitamente invita a bere una bevanda nuova, “non prodigiosamente scaturita da una roccia infeconda, ma dalla tomba di Cristo, dalla quale scorre la fonte dell’incorruttibilità: in Lui noi siamo stati fortificati”.

Similmente nell’ode 4 si ispira al cantico di Abacub in cui si celebra Dio nella sua opera di giustizia e di salvezza.

“Sei uscito per la salvare il tuo popolo,

per salvare il tuo consacrato” (Ab 3,13).

L’irmos invoca la presenza di Abacuc perché il suo grido si è avverato:

“In questa veglia divina,

stia con noi Abacuc l’ispirato”!

“Oggi è salvezza per il mondo,

oggi è risorto Cristo nella sua onnipotenza”.

Il terzo tropario ricalca il tema del tempo della salvezza realizzata nei confronti del passato in cui essa si attendeva. Il troparion canta:

“Davide, progenitore di Dio,

ha danzato con giubilo davanti all’arca,

che era solo un’ombra.

Noi popolo santo di Dio,

vedendo realizzate le figure,

godiamo di divina letizia, perché è risorto Cristo,

nella sua onnipotenza”.

La 5 ode si ispira al cantico di Isaia dove si dice: “Al mattino ti cerca il mio spirito”  (Is 26, 9).

L’irmos collegandosi fa riferimento alle donne che vanno di buon mattino ad imbalsamare il corpo di Cristo, ma risolve il senso nell’offerta di un inno e nella visione di Cristo luminoso risorto:

“Vegliamo dal primo albeggiare,

e in luogo di un unguento,

offriamo al sovrano un inno:

e vedremo Cristo, sole di giustizia,

che per tutti fa sorgere la vita”.

L’ode 6 si ispira al cantico di Giona che rimase nel ventre della balena per tre giorni e tre notti. L’interpretazione l’aveva già fatta Cristo stesso davanti agli scribi e ai farisei che chiedevano dei segni. “Questa generazione perversa e adultera pretende un segno. Ma nessun segno le sarà dato, se non il segno di Giona profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti  nella terra” (Mt  12, 39-40).

L’irmos della sesta ode ricalca il segno di Giona:

“Sei disceso nelle regioni sotterranee,

hai spezzato le sbarre eterne

che trattenevano i prigionieri, o Cristo;

e il terzo giorno

come Giona dal grande pesce,

sei risorto dalla tomba”.

Le odi 7 e 8 prendono ispirazione dal profeta Daniele. La settima ode si rifà al cantico dei tre fanciulli nella fornace, miracolosamente mantenuti in vita. L’irmos canta:

“Colui che ha liberato i fanciulli dalla fornace,

divenuto uomo, patisce come mortale,

e con la passione riveste  ciò che è mortale

dello splendore dell’incorruttibilità,

Lui, il solo Dio dei Padri

benedetto e più che glorioso”.

L’invito celebrativo riassume il senso:

“Festeggiamo la morte della morte,

la distruzione dell’Ade”.

L’ode 8 si riferisce al cantico delle creature sempre in Daniele e gli dà il nuovo e definitivo motivo:

“E’ questo il giorno di santa convocazione,

il giorno uno della settimana,

il giorno regale e sovrano,

festa delle feste, solennità delle solennità,

nel quale benediciamo Cristo per i secoli”.

L’ultima ode, come di solito, si riferisce al Magnificat e invita al tripudio la Madre del Signore e Gerusalemme:

“Illuminati, illuminati, nuova Gerusalemme.

La gloria del Signore sopra di te è sorta.

Danza ora ed esulta, o Sion!

E tu tripudia, pura madre di Dio,

per la risurrezione del tuo figlio”.

I tropari delle diverse odi esaltano aspetti complementari che illuminano il tema centrale della risurrezione con l’esortazione festiva:

“Esulta e gioisce oggi tutto il creato,

perché Cristo è risorto

e l’Ade è stato spogliato”.

Eleuterio F. Fortino

 

Bibliografia

André Lossky, Le canon des matines pascales byzantines, ses sources bibliques et patristiques, in L’Hymnographie, Edizioni Liturgiche, 2000, pp. 256-284;

 

Egon Wellesz, A History of Byzantine Music and Hymnography, Oxford, 1961.


 


SETTIMANA SANTA E PASQUA IN S. ATANASIO A ROMA

2006

 

 

 

“Credo in un solo Signore Gesù Cristo

...e patì e fu sepolto e il terzo giorno risuscitò,  secondo le Scritture”

 

 

DOMENICA - PALME

ore 10.30

Benedizione delle Palme
Liturgia di S. Giovanni Crisostomo

 

ore 18.30

Akoluthia del Nymphios

 

LUNEDI’  SANTO

 

ore 18.45

 

Liturgia dei Presantificati

 

MARTEDI’  SANTO

 

ore 18.45

 

Liturgia dei Presantificati

 

MERCOLEDI’ SANTO

 

ore 18.45

 

Liturgia dei Presantificati

 

GIOVEDI’ SANTO

 

ore 10.30

 

Esperinòs e Liturgia di S. Basilio

 

ore 18.00

Ufficio della Passione

(Lettura dei 12 Vangeli)

VENERDI’ SANTO

ore 10.00

Ora nona - Esperinòs

Deposizione dalla Croce

 

ore 18.00

Epitaphios thrinos

Enkomia

Processione

SABATO SANTO             

ore 10.00

Esperinòs e Liturgia di S. Basilio

 

ore 23.00

Mesonyktikòn

Anastasis

Orthros

Liturgia di S. Giovanni Crisostomo

DOMENICA DI PASQUA

ore 10.30

Liturgia di S. Giovanni Crisostomo

 

ore 19.00

Esperinòs

Proclamazione dell’Evangelo in varie lingue

 

 

Xristo;" ajnevsth ejk nekrw'n  qanavtw/  qavnaton pathvsa"

kai; toi'" ejn toi'?" mnhvmasi zwh;n  carisa;meno".

Cristo è risorto dai morti, con la morte ha calpestato la morte

e a quanti giacevano nei sepolcri ha donato la vita.

U ngjall nga varri Zoti Krisht, me vdekje vdekjen dyke shkelur,

edhe të varrosurve një jetë ja duroi të re.

 

 

 

 

 

 

 

S. A T A N A S I O

Comunità Cattolica Bizantina, Via dei Greci 46, 00187 Roma

 

 

“Dalla morte alla vita, dalla terra ai cieli,

ci ha fatto passare il Cristo! E noi canteremo l’epinicio”

Orthros di Pasqua

 

 

Nella gioia delle celebrazioni pasquali

assicuro il mio fedele ricordo nella preghiera

e auguro abbondanza di doni celesti

 

 

 

Eleuterio F. Fortino

 

 

Roma, Pasqua 2006

 
 
SINODO INTEREPARCHIALE

 

 

Il Sinodo verso la conclusione

 

 

Con lettera in data  23 ottobre 2005 il Presidente della Commissione Centrale di Coordinamento ha presentato agli Ordinari per la loro valutazione i testi degli schemi votati come risultato della Consultazione sinodale.

Durante l’estate la Commissione Centrale di Coordinamento aveva riletto gli schemi per valutare l’esattezza del modo in cui gli emendamenti votati durante la celebrazione sinodale  erano stati introdotti negli schemi.

Il sommario del volume risulta così strutturato:

 

1.      Prologo: Sinodo, Evento di Grazia – Opera di Dio per la santificazione dell’uomo;

2.       La Sacra Scrittura nella Chiesa locale;

3.      Catechesi e Mistagogia;

4.      Liturgia;

5.      Formazione del clero e dei membri degli Istituti di vita consacrata;

6.      Diritto Canonico Particolare;

7.      Rapporti Interrituali;

8.      Ecumenismo – Dialogo Interreligioso – Sette – Nuovi Movimenti;

9.      Rievangelizzazione;

10.  Missione;

11.  Epilogo: “Chiamati ad essere santi” (Rom 1,7).

 

Dopo la loro valutazione gli Ordinari presenteranno il risultato alla Santa Sede per l’approvazione canonica.

 

Il Sinodo Intereparchiale per le tre Circoscrizioni Bizantine in Italia, come recita il titolo del prologo, votato nell’Assemblea sinodale, è considerato “Evento di Grazia – Opera di Dio per la santificazione dell’uomo (Inter - Sinodo).

 

 

CELEBRAZIONE

DEL II SINODO INTEREPARCHIALE

DEI BIZANTINI CATTOLICI IN ITALIA

 

 

Prefazione

 

Dall’autunno del 2004 al gennaio del 2005 ha avuto luogo nella Basilica di S. Maria di Grottaferrata la celebrazione del II Sinodo Intereparchiale delle eparchie di Lungro e di Piana degli Albanesi e del monastero esarchico di Grottaferrata sul tema “Comunione e Annuncio dell’Evangelo”.

“Domando al Signore che il vostro Sinodo contribuisca a favorire un rinovato annuncio dell’Evangelo in ogni vostra Comunità come pure un vigoroso slancio ecumenico” – ha affermato il Santo Padre Giovanni Paolo II all’udienza concessa ai sinodali l’11 gennaio 2005. La Santa Sede aveva approvato la convocazione del Sinodo nel 1994. Subito dopo una commissione antepreparatoria ha lavorato per individuare le tematiche da affrontare e la loro articolazione.  Finalmente nel 2001 è stato indetto il II Sinodo e sono state costituite sette commissioni di studio e la Commissione Centrale di Coordinamento. Durante il 2003 sono state consultate le Comunità locali sui progetti di schemi elaborati dalle Commissioni preparatorie, mentre nella prima parte del 2004 essi sono stati rielaborati sulla base delle richieste e delle proposte emerse dalle consultazioni locali.

La celebrazione sinodale ha avuto tre sessioni:

I Sessione: 17-22ottobre;

II Sessione: 15-18 novembre 2004;

III Sessione:10-14 gennaio 2005.

Nelle prime due sessioni sono stati discussi e votati gli schemi con proposte di emendamenti. Nella terza questi sono stati votati, uno per uno, per essere  introdotti negli schemi definitivi.

Nell’omelia di chiusura del Sinodo il Prefetto della Congregazione  delle Chiese Orientali ha sottolineato il valore degli orientamenti sinodali per la vita delle tre Circoscrizioni bizantine e per il loro avvenire. Egli ha segnalato l’aspetto nuovo dell’elaborazione del Diritto Particolare come richiesto dal CCEO. “Per la prima volta nella storia le Circoscrizioni bizantine italiane hanno questa provvidenziale opportunità” - egli ha affermato.

Dopo la recognitio da parte della Santa Sede le decisioni sinodali avranno il loro valore normativo.

In questo opuscolo si raccolgono diversi testi pubblicati, mentre si svolgeva la celebrazione del Sinodo.

 

1
SINODO DEI BIZANTINI IN ITALIA

 

Le tre Circoscrizioni ecclesiastiche cattoliche bizantine in Italia si avviano a celebrare il loro II Sinodo Intereparchiale in tre sessioni con inizio domenica 17 ottobre 2004 in cui si commemorano, secondo il calendario costantinopolitano, i Santi Padri del VII Concilio ecumenico, e con la conclusione il 14 gennaio 2005. Le tre sessioni del Sinodo si terranno nella Basilica di S. M. di Grottaferrta.

Si tratta delle due Eparchie italo-albanesi, quella di Lungro in Calabria e quella di Piana degli Albanesi in Sicilia e del Monastero esarchico di S. Maria di Grottaferrata nei pressi di Roma. I fedeli delle due eparchie sono i discendenti degli albanesi di tradizione bizantina del secolo XV, emigrati per sfuggire all’occupazione ottomana del loro Paese, mentre il monastero di Grottaferrata trae origine dalla tradizione monastica degli italo-greci dell’Italia Meridionale del secolo XI, portata alle porte di Roma da S. Nilo di Rossano. Questo monastero, unico sopravvissuto di quell’epoca, celebra quest’anno il millennio di esistenza (1004-2004). Le tre Circoscrizioni, geograficamente distanti l’una dall’altra, sono unite nella comune tradizione bizantina.

 

Primo Sinodo Intereparchiale

 

Ciò ha determinato la Santa Sede ad autorizzare, già nel passato, nel 1940 il I Sinodo Interperachiale delle tre Circoscrizioni. Queste, benché eredi di una antica permanenza storica in Italia, sono state costituite come tali soltanto nel secolo XX: la diocesi di Lungro nel 1919, quella di Piana degli Albanesi nel 1937 e l’erezione del monastero di Grottaferrata ad esarcato nel 1937.

Ben presto si è constatata l’opportunità di un incontro canonico-pastorale comune con la celebrazione di un Sinodo Intereparchiale.

Nel decreto di indizione si affermava: “Fin dall’ottobre del 1937, dopo la costituzione dell’eparchia di Piana dei Greci e dell’erezione del monastero esarchico di Grottaferrata, l’immortale Pontefice Pio XI, cui stette tanto a cuore la causa degli orientali, ebbe a manifestare il desiderio che il clero e i fedeli di rito bizantino delle eparchie e del monastero esarchico studiassero l’opportunità di celebrare un sinodo intereparchiale che unificasse la disciplina nei paesi sottratti agli ordinari di rito latino, per far parte delle eparchie ed assicurasse la purezza di quei riti che a voi tramandarono, come la più preziosa eredità, i vostri Padri, pur tra mille pericoli e difficoltà”.

Il Cardinale Lavitrano, arcivescovo di Palermo, nella sua qualità di ordinario di Piana dei Greci nel discorso di apertura del Sinodo sottolineava lo scopo dell’assemblea in termini analoghi e aggiungeva che era stata studiata la natura del comune incontro e che “i vostri Pastori, scartando la primitiva idea di sinodi diocesani, stimarono più opportuno raccogliersi in un sinodo intereparchiale”. Il Sinodo si tenne nei giorni 13-16 ottobre 1940.

 

Verso il II Sinodo Intereparchiale

 

Da quel tempo si sono verificati importanti eventi ecclesiali che hanno portato alla decisione di tenere un II Sinodo Intereparchiale. Innanzitutto la celebrazione del Concilio Vaticano II. Il decreto Orientalium Ecclesiarum – di cui ricorre il 21 movembre prossimo il XL di promulgazione - ha dato orientamenti importanti per la vita di queste Chiese. Conseguentemente la pubblicazione del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali (1990) ha riproposto in modo organico la disciplina comune delle Chiese Orientali cattoliche, lasciando aperti dei canoni da precisare nel diritto particolare di ciascuna delle Chiese sui iuris. Inoltre gli orientamenti pastorali dati dal Santo Padre – come nella Novo Millennio ineunte - e dalla Conferenza Episcopale Italiana – nel documento Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia - sollecitavano una riflessione comune delle comunità bizantine, che vivono nel contesto, italiano con tutti i problemi connessi di una progressiva secolarizzazione e di crescente indifferenza e con la conseguente esigenza di una nuova evangelizzazione.

Per queste comunità minoritarie infine si constata anche il rischio di diluire la comunione nell’omologazione.

L’iniziativa di tenere un sinodo è stata approvata dalla Santa Sede. Quindi  negli anni 1996-2000 una commissione antepreparatoria ha identificato gli argomenti principali da affrontare. Nel 2001 gli Ordinari hanno costituito la Commissione Centrale di Coordinamento e sette Commissioni intereparchiali di studio, le quali hanno elaborato i progetti di schemi, in seguito discussi nelle consultazioni locali (parrocchie, consigli presbiterali, consigli pastorali, comunità religiose, movimenti ecclesiali, circoli culturali).

 

Tematiche sinodali

 

Gli schemi sono così organizzati: 1. Prologo: Contesto teologico e pastorale; 2. La Sacra Scrittura nella Chiesa locale; 3. Catechesi e mistagogia; 4. Liturgia; 5. Formazione del clero e dei membri degli Istituti di vita consacrata; 6. Diritto Canonico; 7. Rapporti interrituali; 8. Ecumenismo, Dialogo interreligioso, Sette e Nuovi Movimenti religiosi; 9. Rievangelizzazione; 10. Missione; 11. Epilogo: “Chiamati ad essere santi” (Rom 1,7).

Il tema generale del Sinodo è “Comunione e annuncio dell’Evangelo”. Il Sinodo Intereparchiale si pone nella prospettiva del rafforzamento della comunione ecclesiale – in tempo di dispersione, di crescente individualismo e di vago relativismo – per un rinnovato annuncio evangelico all’interno e all’esterno delle Comunità che lo celebrano.

Lo schema conclusivo, che esprime lo scopo ultimo del Sinodo, contiene l’appello ad essere santi, cioè a stabilire la comunione personale di ciascuno con Dio, condizione che porta anche ad esprimersi e ad estendersi nella comunione con il prossimo: comunione fra le persone, fra le parrocchie e fra le Circoscrizioni. L’esigenza di comunione attraversa tutti i progetti degli schemi sinodali che, per aspetti diversi, concorrono a far nascere e a far crescere, o a difendere in momenti di crisi, la comunione ecclesiale.

Lo schema introduttivo descrive il contesto teologico e pastorale in cui si situa la tematica sinodale. Viene delineata una ecclesiologia di comunione come riflesso della teologia trinitaria, di unità nella diversità. Una riflessione sulla Chiesa locale è stata necessaria per ricordare la tipicità bizantina delle Chiese che celebrano il Sinodo e le loro esigenze nel momento presente in prospettiva del futuro, il tutto orientato al Regno di Dio che viene. Il ruolo della Sacra Scrittura – lettura continua, proclamazione, studio, applicazione nella vita personale ed ecclesiale – è prioritario per la formazione della Chiesa locale e per la sua vita e la sua missione. Diversi schemi, come quello sulla formazione dell’intera comunità locale per mezzo della “catechesi e della mistagogia”, quello sulla “formazione del clero e dei membri degli Istituti di vita consacrata”, quello sulla “rievangelizzazione” illustrano le esigenze formative nel contesto della tradizione bizantina con i suoi strumenti teologici, spirituali, disciplinari. Le proposte tendono ad usare tali strumenti e orientamenti, adeguandoli alle esigenze culturali odierne.

Un tema particolarmente urgente è quello del “Diritto canonico”. Il Sinodo studierà la proposta del “Diritto Particolare” delle tre Circosrizioni che lo celebrano.

Un posto centrale poi ha la “liturgia” fonte e culmine della vita ecclesiale.

In queste Circoscrizioni è ben sentito il tema dell’ecumenismo, cioè della ricerca della piena unità dei cristiani, in particolare fra cattolici e ortodossi. Anche questa tematica rientra nelle prospettive della ecclesiologia di comunione esposta nel prologo. L’assenza di piena comunione spinge tutti coloro che fanno professione di credere nella Chiesa una, a concorrere - con lo studio, la preghiera, il dialogo e quando è possibile con l’azione – ad eliminare l’anomalia della divisione.

L’Arcidiocesi Ortodossa in Italia del Patriarcato Ecumenico sarà rappresentata, con una delegazione fraterna,  al Sinodo Intereparchiale in tutte e tre le sessioni.  Le tre Circoscrizioni bizantine in Italia vivono accanto alle diocesi italiane di rito latino e nell’eparchia di Piana degli Albanesi si trovano nella stessa giurisdizione del vescovo bizantino anche parrocchie di rito latino. Si è posto il problema dei “rapporti interrituali” sempre con lo scopo di evitare malintesi, far crescere i rapporti di fraternità e la cooperazione pastorale come si conviene a cristiani che professano la stessa fede.

La prospettiva generale del Sinodo è missionaria. La missione fa parte dell’essenza della Chiesa, “apostolica” perché fondata sulla predicazione degli Apostoli e “apostolica” perché “mandata” a predicare l’Evangelo a tutte le genti in ogni tempo e in ogni luogo. Lo schema sulla missione auspica che incominciando con l’annuncio rinnovato al proprio interno - dove crescono i non credenti, originari del luogo o soprattutto immigrati – le nostre Comunità si impegnino anche al di fuori di esse mettendosi, dove possibile, al servizio delle Comunità cattoliche locali.

 

Criteri ispiratori

 

L’intera preparazione ed elaborazione dei progetti di schemi sinodali sono fondati sui seguenti criteri: mantenere integre le tradizioni della Chiesa bizantina (OE,2), ritornare alle avite tradizioni qualora indebitamente si fosse venuti meno ad esse (OE,6), osservare la norma dell’organico progresso per eventuali innovazioni (OE,6), avere presenti le esigenze attuali e le prospettive future delle tre Circoscrizioni, osservare quanto stabilito dal Magistero.

“Tradizione e rinnovamento” è stata questa la bussola di orientamento avuta per la preparazione sinodale.

Gli Ordinari nell’approvare i progetti di schemi per la discussione che avrà luogo nel Sinodo nei prossimi giorni hanno affermato: “Chiediamo a tutti i sinodali il sacrificio di una particolare attenzione perché siamo convinti che il Sinodo dovrà essere il punto di rafforzamento della comunione fra le persone, le parrocchie e le tre Circoscrizioni, in modo da rendere possibile, nella comunione, un rinnovato annuncio dell’Evangelo nelle nostre Comunità e per le nuove generazioni”[1].

2

APERTO IL SINODO DEI BIZANTINI IN ITALIA

I Sessione (17-22 ottobre 2004)

 

Con la “propiziatrice benedizione apostolica” di S.S. Giovanni Paolo II si è aperta la celebrazione del II Sinodo delle Circoscrizioni Bizantine in Italia. Nel messaggio inviato tramite il Segretario di Stato si afferma che “esprimendo vivo compiacimento per provvida iniziativa ecclesiale, Sua Santità formula voti di buon esito all’Assise nell’auspicare che l’incontro destinato a rinnovato impegno di evangelizzazione susciti crescente vitalità spirituale  delle Comunità bizantine in Italia”.

La prima sessione (17-22 ottobre) è stata aperta con una celebrazione della Divina Liturgia a cui hanno preso parte i tre Ordinari (il vescovo di Lungro S.E. Mons. Ercole Lupinacci, il vescovo di Piana degli Albanesi S.E. Mons. Sotir Ferrara, il Rev.mo Archimandrita P. Emiliano Fabbricatore). Concelebravano il Presidente della Commissione Centrale di Coordinamento, i Vicari Generali delle due eparchie, il rappresentante del Monastero di Grottaferrata e vari sacerdoti e diaconi.

Ha preso parte alla Liturgia dal trono l’Arcivescovo Maggiore di Leopoli degli Ucraini il Cardinale S. E. Lubomyr Husar. Ugualmente ha fatto S.E. Mons. Szilard Keresztes, vescovo di Hajdudorog dei greco-cattolici di Ungheria.

Sono stati presenti molti pellegrini italo-albanesi e diversi membri della Comunità cattolica bizantina di Roma, tutti accolti con cordialità dall’Egumeno e dalla Comunità monastica.

Una presenza  ufficiale al Sinodo, particolarmente significativa e gradita, è stata quella del Delegato fraterno dell’Arcidiocesi Ortodossa d’Italia del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli il Rev.mo Archimandrita Grigorios Stergiou, vicario per l’Italia Centrale.

Segue il Sinodo, in rappresentanza della Congregazione per le Chiese Orientali, S.E. Mons. Pio Francesco Tamburrino, arcivescovo metropolita di Foggia – Bovino. Egli, con personale conoscenza della problematica di queste Comunità, ha rivolto una pregnante esortazione.

All’appello sono risultati presenti 118 sinodali (sacerdoti, monaci, religiosi, religiose, laici, uomini e donne). Il vescovo di Lungro, quale Ordinario più anziano, ha fatto la prolusione ricordando le varie tappe di preparazione e l’orientamento generale del Sinodo. Gli schemi sinodali sono undici. In questa prima sessione ne sono stati discussi sei (Prologo: contesto teologico e pastorale del Sinodo; la Sacra Scrittura nella Chiesa locale; Liturgia; Catechesi e mistagogia; Formazione del clero e dei membri degli Istituti di vita consacrata; Diritto canonico). A proposito dello schema sul Diritto canonico, nel suo messaggio, il Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, il Cardinale Ignace Moussa I Daoud ha voluto segnalarne la speciale importanza. “Consentitemi di sottolineare – egli ha scritto – la peculiarità di questo Sinodo: l’elaborazione del “Diritto particolare” in esecuzione a quanto richiesto dal Codice dei Canoni delle Chiese Orientali. Compito ormai indilazionabile, anch’esso concorrerà alla crescita e alla fioritura delle vostre Comunità”.

Tutti e sei gli schemi discussi sono stati votati a maggioranza con la formula “approvo con riserva”. La varietà degli apporti (critiche, emendamenti, proposte) offriranno la possibilità di precisazioni e miglioramenti ai vari schemi.

La seconda sessione avrà luogo sempre a Grottaferrata (15 – 19 novembre 2004) per esaminare gli altri cinque schemi (Rapporti interrituali; Ecumenismo, Dialogo interreligioso, Sette; Rievangelizzazione; Missione; Epilogo: “chiamati ad essere santi” (Rom 1,7). Nella terza sessione, nel gennaio 2005, si voteranno gli emendamenti proposti. Quelli approvati saranno introdotti negli schemi definitivi.

Il Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, nel suo messaggio, ha fatto un commento alle tematiche sinodali. E’ un beneaugurante auspicio. Egli ha affermato: “L'attenzione alla situazione reale in cui vivete ed operate, la radicazione di tutto il lavoro nella Sacra Scrittura e nella Liturgia alla luce della vostra tradizione rituale e storica, e poi la riflessione sulla catechesi e sulla formazione rivolte a tutte le componenti del popolo di Dio sono auspicio di una rinnovata azione pastorale, che spero possa essere efficace soprattutto nei confronti delle nuove generazioni! Lo spirito interrituale, ecumenico e interreligioso che vi anima consentirà di guardare con fiducia al futuro secondo la prospettiva della "nuova evangelizzazione". Tanto ci esorta alla responsabilità missionaria il Papa Giovanni Paolo Il, che è conoscitore sicuro del tempo presente. E proprio in questo ambito la Chiesa e la società italiana attendono da voi un apporto singolare, mentre giungono sempre più numerosi in questo Paese i figli e le figlie dell'Oriente”[2].

 

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II SESSIONE

15-18 novembre 2004

 

Intervento del card. Camillo Ruini, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana – Partecipazione del Patriarca greco melkita cattolico S.B. Gregorio III e del Presidente della Conferenza Episcopale Albanese S.E. Mons. Angelo Massafra -Saluto del Delegato fraterno dell’Arcidiocesi Ortodossa d’Italia, Archimandrita Giorgio Antonopoulos.

Nella Basilica di Santa Maria di Grottaferrata si è svolta (15-18 novembre) la seconda sessione del II Sinodo Intereparchiale delle tre Circoscrizioni ecclesiastiche bizantine in Italia delle eparchie di Lungro in Calabria e di Piana degli Albanesi in Sicilia e del monastero esarchico di Grottaferrata, per l’esame degli ultimi cinque schemi del programma sinodale sul tema generale: “Comunione e Annuncio dell’Evangelo”.

“E’ motivo di gioia per tutta la Chiesa che è in Italia percepire la vitalità delle Chiese bizantine presenti nel suo seno e che in questi giorni si interrogano qui sul fondamento della koinonia e sull’annuncio dell’Evangelo agli uomini e alle donne del nostro tempo e del nostro Paese”. Così il cardinale Camillo Ruini, Vicario di S.S. Giovanni Paolo II e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, venuto appositamente da Roma, ha salutato il Sinodo. “Le tre Circoscrizioni ecclesiastiche bizantine presenti in Italia - egli ha continuato - hanno storia e caratteristiche diverse, ma sono affini nel loro essere testimoni della tradizione liturgica e spirituale orientale nell’ambito della Chiesa italiana e di una piena e cordiale cattolicità. Per chiunque abbia conoscenze e sensibilità adeguate, le vostre tre Chiese locali sono la prova evidente di come tutta la ricchezza della tradizione cristiana d’Oriente sia perfettamente compatibile con la fedeltà sincera alla Sede Apostolica”. Quindi il cardinale Ruini ha comunicato “il saluto e la benedizione paterna del Santo Padre stesso, che approvò nel 1994 la presente assise sinodale e ne attende con speranza risultati fecondi di bene per la vita spirituale delle Circoscrizioni ecclesiali qui riunite”.

Nei tre intensi giorni di lavoro sinodale sono stati presentati, discussi e approvati con emendamenti, i seguenti cinque schemi: Ecumenismo, Dialogo interreligioso, Sette e Nuovi Movimenti Religiosi; Rapporti interrituali; Rievangelizzazione; Missione e l’epilogo sulla vocazione alla santità come scopo ultimo del Sinodo. Gli emendamenti  dovranno ora essere studiati per discernere quelli che, nella linea della votazione, possono essere coerentemente inseriti nei testi sinodali. Tali emendamenti saranno sottoposti alla votazione finale nell’ultima sessione, prevista nei giorni 10-14 gennaio 2005.

Le tematiche di questa sessioni si riferivano al rinnovamento della vita interna di queste Comunità, per mezzo di un’azione pastorale di rievangelizzazione, che faccia fronte alle tendenze secolarizzanti rilevate a livello nazionale da diversi documenti della CEI e riscontrabili anche nelle eparchie bizantine di Calabria e Sicilia. Sono stati analizzati i rapporti fra le eparchie bizantine e le diocesi latine circostanti per una fraterna cooperazione per l’annuncio concorde dell’Evangelo, nel rispetto delle proprie caratteristiche liturgiche e delle norme disciplinari contenute dei due Codici di diritto canonico. Tutto ciò apre alla riflessione sulla missione delle Chiese locali, come dimensione essenziale del mandato del Signore risorto a fare discepole tutte le genti in ogni tempo. Lo schema sull’ecumenismo ha sollecitato una riflessione sulla ricerca della piena unità tra i cristiani, particolarmente tra cattolici e ortodossi, e sull’apporto che possono offrire le tre Circoscrizioni bizantine cattoliche in Italia.

Questa dimensione è stata sottolineata esistenzialmente dalla presenza del delegato fraterno dell’Arcidiocesi Ortodossa d’Italia del Patriarcato Ecumenico. L’archimandrita Giorgio Antonopoulos, inviato dall’Arcivescovo Gennadios, Metropolita d’Italia ed Esarca dell’Europa Meridionale, è stato accolto con fraternità cordiale ed ecclesiale. Egli si è rivolto all’Assemblea sinodale e ha porto il saluto e l’augurio dell’Arcidiocesi Ortodossa. Anche nella precedente sessione l’Arcidiocesi ortodossa d’Italia aveva inviato un delegato fraterno, il quale, subito dopo, è stato  eletto metropolita del Camerun del Patriarcato greco-ortodosso di Alessandria e di tutta l’Africa.

Ha onorato questa seconda sessione la presenza, durante tutti e tre i giorni di assemblea, di Sua Beatitudine Gregorio III, Patriarca di Antiochia dei greco-melkiti cattolici. Egli è più volte intervenuto attivamente e propositivamente nella discussione dell’assemblea, esprimendo un apprezzamento caloroso sugli schemi per la loro “solidità teologica e la loro apertura pastorale” nei confronti dei problemi che la Chiesa deve affrontare oggigiorno. Il Patriarcato greco-melkita cattolico sta preparando a Damasco una’assemblea analoga per l’anno 2006. S.B. Gregorio III ha invitato i tre Ordinari delle Circoscrizioni bizantine in Italia: il vecovo di Lungro Mons. Ercole Lupinacci, il vescovo di Piana degli Albanesi Mons. Sotir Ferrara e l’archimandrita ordinario di Grottaferrata P. Emiliano Fabbricatore.

La Conferenza Episcopale di Albania è stata rappresentata dal suo stesso presidente: S.E. Mons. Angelo Massafra, Arcivescovo di Scutari. Egli è un italo-albanese delle Puglie, missionario in Albania e poi nominato vescovo. E’ il segno di un contributo vero che gli albanesi d’Italia hanno potuto offrire alla Chiesa in Albania, in questo fecondo periodo di nuova organizzazione materiale e spirituale per la rievangelizzazione di quelle comunità che hanno subìto mezzo secolo di tragica persecuzione.

Ha seguito l’intera sessione, il rappresentante della Congregazione per le Chiese orientali, S.E. Mons. Francesco Pio Tamburrino, Arcivescovo Metropolta di Foggia-Bovimo.

Dopo questa sessione il Sinodo si prepara alla sua ultima fase per la votazione delle eventuali modifiche redazionali e per l’approvazione finale degli schemi[3].

 

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III SESSIONE

10 -14 gennaio 2005

 

Nella Basilica di Santa Maria di Grottaferrata si è celebrato il II Sinodo Intereparchiale delle tre Circoscrizioni ecclesiastiche bizantine in Italia: cioè della eparchia di Lungro per gli albanesi di Calabria e dell’Italia Continentale, dell’eparchia di Piana degli Albanesi in Sicilia e del monastero esarchico di Grottaferrata sul tema: “Comunione e Annuncio dell’Evangelo”.

Questo tema è articolato in undici schemi:

1.      Prologo: Contesto teologico e pastorale del Sinodo;

2. La Sacra Scrittura nella Chiesa locale;

3. Catechesi e mistagogia;

4. Liturgia;

5. Formazione del clero e dei membri degli Istituti di vita consacrata;

6. Diritto canonico;

7. Ecumenismo, Dialogo interreligioso, Sette e Nuovi Movimenti Religiosi;

8. Rapporti interrituali;

9. Rievangelizzazione;

10. Missione;

11. Epilogo: Chiamati alla santità (Rom 1,7).

Dopo l’autorizzazione della Santa Sede (1994) a tenere un II Sinodo Intereparchiale, ha avuto luogo la fase antepreparatoria (1996-2000) e quella preparatoria (2001-2003), seguita dalla fase celebrativa in tre sessioni: la prima nei giorni 17-22 ottobre 2004, la seconda nei giorni 15-18 novembre 2004, e la terza nei giorni 10-14 gennaio 2005. Nelle prime due sessioni sono stati discussi e votati tutti gli schemi. Gli emendamenti proposti sono stati votati definitivamente nella terza sessione.

La III sessione si è aperta con l’udienza speciale di Sua Santità Giovanni Paolo II, nella mattinata dell’11 gennaio 2005 in Vaticano nella Sala Clementina.

Il Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali S.B. Ignace Moussa I Card. Daoud ha presentato gli Ordinari e i Sinodali al Santo Padre e il Sinodo stesso: “Il Sinodo Intereparchiale – egli ha detto – è una forma particolare di Sinodo, per la quale si richiede il consenso della Santa Sede sia per la convocazione sia per l’approvazione definitiva degli Atti perché essi abbiano valore normativo”.

Nel suo discorso il Santo Padre ha elogiato il tema scelto per il Sinodo e i suoi intenti: “Per evitare una trasformazione indebita dell’identità spirituale che vi distingue, è vostro intendimento curare una solida formazione radicata  nella tradizione orientale e atta a rispondere in maniera efficace alle sfide crescenti della secolarizzazione”. Dopo aver richiamato che la tradizione bizantina contiene celebrazioni che “costituiscono un potente veicolo di catechesi per il popolo cristiano”, come i sacramenti, l’anno liturgico,  l’Ufficio divino e le Liturgie di S. Giovanni Crisostono e di S. Basilio, egli ha concluso: “Giustamente pertanto voi le fate risuonare in modo comprensibile nelle lingue del nostro tempo”.

Durante i lavori sinodali della III Sessione sono stati votati 187 emendamenti per i dieci schemi che erano stati “approvati con riserva” cioè con proposte di emendamenti su questioni determinate. Gli emendamenti si riferivano: 14 al Contesto teologico e pastorale, 16 alla Sacra Scrittura nella Chiesa locale, 24 alla Catechesi e alla mistagogia,  29 alla Liturgia, 39 alla Formazione del clero e dei membri di Istituti di vita consacrata, 17 al Diritto canonico, 13 ai Rapporti interrituali, 14 all’Ecumenismo, 14 alla Rievangelizzazione e 9 alla Missione. Gli emendamenti sono stati approvati tutti, meno uno. L’11° schema (“Chiamati alla santità” Rom. 1,7) era stato approvoto integralmente già nella prima tornata di votazioni.

La votazione degli emendamenti è stata presentata e curata dalla Segretaria generale del Sinodo (segretario p. Antonio Costanza di Grottaferrata e co-segretari: archim. Donato Oliverio e archim. Antonino Paratore).

Al termine delle votazioni il vescovo di Lungro S.E. mons. Lupinacci, nella qualità di Ordinario anziano, ha salutato e ringraziato l’assemblea valutando positivamente il suo operato e ha epresso la gratitudine di tutti al monastero di Grottaferrata per l’ospitalità offerta al Sinodo.

La III Sessione si è conclusa il 14 gennaio 2005 con la Divina Liturgia, presieduta dal Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, S.B. Ignace Moussa I Daoud, concelebrata dagli Ordinari (S.E. mons. Ercole Lupinacci, vescovo di Lungro; S.E. mons. Sotir Ferrara, vescovo di Piana degli Albanesi; Rev.mo p. Emiliano Fabbricatore, esarca di Grottaferrata) e dai Sinodali (sacerdoti e diaconi) di rito greco e di rito latino. All’inizio della Divina Liturgia il vescovo Mons. Lupinacci ha ordinato 6 lettori dell’eparchia di Lungro.

Il Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali ha valutato con favore il lavoro sinodale e ha dichiarato: “Delineato il quadro teologico e studiato il contesto pastorale, i vari schemi possono ora affrontare le concrete esigenze ecclesiali in modo canonicamente fondato e coordinato”.

L’Arcidiocesi Ortodossa d’Italia del Patriarcato Ecumenico è stata rappresentata in tutte e tre le sessioni sinodali attraverso un suo delegato fraterno. Nella prima sessione ha preso parte l’archimandrita Grigorios Stergiou, in seguito nominato metropolita del Camerun. Nella seconda e terza sessione è stato presente l’archimandrita Giorgios Antonopoulos. Questi a conclusione dell’ultima sessione è intervenuto, a nome dell’arcivescovo Gennadios, Metropolita d’Italia, per ringraziare dell’invito e per l’accoglienza fraterna ricevuta. Egli ha espresso un positivo apprezzamento per le tematiche sinodali e per il dibattito svolto, partecipato e puntuale. “Tutto ciò - egli ha detto - interessa anche noi ortodossi in Italia”.

Infine l’archimandrita papàs Donato Oliverio, co-segretario, ha letto il decreto di chiusura del II Sinodo Intereparchiale.

Ora, dopo che da parte della Commissione Centrale di Coordinamento gli emendamenti saranno integrati nei vari schemi, il risultato sarà presentato agli Ordinari che, dopo opportuno esame, li sottoporranno alla Santa Sede per la necessaria Recognitio-approvazione.

Il presidente della Commissione Centrale di Coordinamento, l’archimandrita Eleuterio F. Fortino, ha dichiarato alla TV SAT 2000: “Le decisioni sinodali costituiscono per gli Italo-Albanesi la guida sicura e il viatico verso il futuro”[4].

 

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UDIENZA DEL PAPA

Martedì, 11 gennaio 2005

 

 

La mattina dell’11 gennaio S.S. Giovanni Paolo II ha ricevuto nella Sala Clementina i membri del II Sinodo Intereparchiale con a capo i tre Ordinari.

Era presente l’arcivescovo di Foggia S.E. Pio Francesco Tamburrino, rappresentante della Congregazione per le Chiese Orientali.

E’ stata offerta al Santo Padre una icona dipinta da Josif Droboniku, ispirata alla Madonna del Buon Consiglio di Genazzano, che la tradizione vuole emigrata dall’Albania in Italia. Da Genazzano il suo culto è stato trasferito da Stefano Rodotà tra gli arbëreshë di Calabria.

I sinodali sono stati presentati al Santo Padre da S.B. Ignace Moussa I Daoud, Prefetto della Congregazione Orientale, Patriarca emerito di Antiochia dei Siri.

 

  1. Indirizzo del Cardinale Prefetto

della Congregazione per le Chiese Orientali

 

Beatissimo Padre,

 

Le tre Circoscrizioni bizantine d'Italia si sono riunite nel secondo Sinodo Intereparchiale. I lavori si concluderanno nei prossimi giorni a Grottaferrata con la Divina Liturgia, che porrà il sigillo di grazia al lungo cammino di preparazione e alla fervida celebrazione delle tre sessioni.

Il Sinodo Intereparchiale è una forma particolare di Sinodo, per la quale si richiede il consenso della Santa Sede sia per la convocazione sia per l'approvazione definitiva degli atti perché essi abbiano valore normativo.

L'assise ha voluto interrogarsi sul tema della comunione e dell'annuncio del Vangelo, nella piena fedeltà alla tradizione bizantina e alla luce del Concilio Ecumenico Vaticano II. Proprio quarant'anni or sono il decreto Orientalium Ecclesiarum ha esaltato la dignità delle Chiese orientali e insieme la loro responsabilità per l'annuncio dell'Evangelo. Il contesto religioso, culturale e sociale italiano è estremamente mutato nell'arco di tempo che ci divide dal primo Sinodo Intereparchiale del 1940. Ma ancora attende che grazie alle comunità bizantine le parole dell'Oriente si uniscano a quelle dell'Occidente per svelare all'uomo contemporaneo tutta la ricchezza del mistero di Cristo Redentore (cfr. Orientale lumen 28).

Santo Padre, ho l'onore di presentarVi l'omaggio devoto e il ringraziamento profondo delle comunità bizantine italiane.

Vi salutano gli Ecc.mi vescovi eparchiali di Lungro e Piana degli Albanesi, mons. Ercole Lupinacci e mons. Sotir Ferrara, e il Rev.mo padre Emiliano Fabbricatore, archimandrita esarca di Grottaferrata con la comunità monastica. A loro ha la gioia di unirsi la Congregazione per le Chiese Orientali. Ed è con noi l'Ecc.mo mons. Francesco Pio Tamburino, arcivescovo di Foggia-Bovino, che ha partecipato ai lavori sinodali come Rappresentante del nostro Dicastero.

Oggi pastori e fedeli ricevono il dono tanto ambito dell'incontro con Vostra Santità e possono rinnovare l'adesione gioiosa di fede e di amore al ministero del Successore di Pietro, al Vostro illuminante magistero, confermando la fedeltà dei loro Padri. E fin d'ora essi assicurano l'accoglienza alle disposizioni che saranno adottate circa il presente Sinodo per il bene delle comunità bizantine d'Italia. Ma quello di oggi è insieme il ritrovo dei figli con il Padre e Pastore da cui sono conosciuti ed amati, il Quale li conforterà e incoraggerà in una generosa testimonianza a Cristo Gesù.

Con Voi eleviamo al Signore uno speciale rendimento di grazie ed invochiamo la benedizione celeste a sostegno delle feconde prospettive di rinnovamento ecclesiale maturate in un clima di intensa preghiera, riflessione e confronto.

Grazie, Santo Padre, dal profondo del cuore!" [5]

 

2. Discorso di S. S. Giovanni Paolo II

 

Beatitudine,

venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,

carissimi Fratelli e Sorelle!

 

1. Vi accolgo con gioia e vi saluto cordialmente. Saluto in primo luogo il Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali e lo ringrazio per le cortesi parole che mi ha rivolto a nome di tutti i presenti. Estendo il mio saluto alle Comunità che voi qui rappresentate, ed a coloro che prendono parte al vostro Sinodo, che ha come tema: “Comunione e annuncio dell'Evangelo”.

Si tratta di un tema quanto mai attuale per le vostre due eparchie e per il monastero esarchico di Grottaferrata. Eredi di un comune patrimonio spirituale, queste vostre realtà ecclesiali sono chiamate a testimoniare l'unità della stessa fede in diversi contesti sociali. Esse collaborano dal punto di vista pastorale con le comunità di tradizione latina e rafforzano sempre più la loro identità, facendo tesoro della loro millenaria tradizione bizantina.

2. Per favorire tutto ciò, il vostro Sinodo ha posto l’accento su temi essenziali come la catechesi e la mistagogia in vista di un’adeguata crescita spirituale dell'intero Popolo di Dio. Ha inoltre individuato percorsi teologici e ascetici per la preparazione del clero e dei membri degli Istituti di vita consacrata. Inoltre, per evitare una trasformazione indebita dell’identità spirituale che vi distingue, è vostro intendimento curare una solida formazione radicata nella tradizione orientale ed atta a rispondere in maniera efficace alle sfide crescenti della secolarizzazione.

La Santa Sede, mediante la Congregazione per le Chiese Orientali, non mancherà di offrire il proprio sostegno a quest’azione rinnovatrice, mentre nei testi del Concilio Vaticano II e nel Codice dei Canoni delle Chiese Orientali vi sarà possibile trovare riferimenti utili per sostenere tali vostri sforzi.

3. Il rito bizantino celebra i mirabilia Dei per l'umanità e, al riguardo, le Anafore di san Giovanni Crisostomo e di san Basilio sono di sublime esemplarità. Le Preghiere Eucaristiche e la celebrazione degli altri Sacramenti, come l'intero svolgimento liturgico e il Culto divino con la ricca innografia, costituiscono un potente veicolo di catechesi per il popolo cristiano.

Quasi quotidianamente voi celebrate la Divina Liturgia di san Giovanni Crisostomo, il quale per la sua arte oratoria e per la sua conoscenza delle Sacre Scritture è stato chiamato “Bocca d'oro”. Le sue parole penetrano anche oggi nell'orecchio e nel cuore dell'uomo. Giustamente pertanto voi le fate risuonare in modo comprensibile nelle lingue del nostro tempo.

4. Vi incoraggio poi a proseguire i contatti, grazie alla comune tradizione liturgica, con le Chiese ortodosse desiderose anch’esse di rendere gloria all'Unico Dio e Salvatore. Il Signore Onnipotente, che nel Natale appena passato ha rivelato la sua divina tenerezza nella luminosa incarnazione del Verbo, conceda a tutti i credenti in Cristo di vivere appieno l’unità della medesima fede. Per questo prego e domando al Signore che il vostro Sinodo contribuisca a favorire un rinnovato annuncio dell'Evangelo in ogni vostra Comunità come pure un vigoroso slancio ecumenico.

Questo ardente auspicio affido alla Santissima Madre di Dio, mentre di gran cuore imparto a voi qui presenti ed alle vostre eparchie una speciale Benedizione Apostolica[6].

 

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OMELIA DI CONCLUSIONE  DEL SINODO

 

Durante la concelebrazione della Divina Liturgia di S. Giovanni Crisostomo che ha concluso il II Sinodo Intereparchiale, il Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali S.B. Ignace Moussa I Daoud, ha tenuto la seguente omelia:

 

Eccellenze,

Rev.mo Archirnandrita Esarca,

cari sacerdoti, religiosi e religiose,

fratelli e sorelle nel Signore,

 

"Benedetto sia Dio Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale" (Ef 1,3)".

A conclusione del secondo Sinodo Intereparchiale delle tre Circoscrizioni ecclesiastiche bizantine in Italia è doveroso il fervido ringraziamento a Dio che ha ispirato, sostenuto e portato a compimento il cammino!

Un Sinodo è sempre evento di grazia. Il Signore assicura la sua presenza là dove due o tre sono riuniti nel suo nome (cfr. Mt 18,20). Lo Spirito Santo che è "presente ovunque e tutto riempie", Lui "datore dei beni", invocato all'inizio dell' Assemblea sinodale, vi ha guidato verso tutta intera la verità, nella comune professione di fede e nella comunione di intenti in vista di un rinnovato annuncio dell'Evangelo.

1. Il nostro grazie va al Santo Padre, mentre siamo ancora commossi per l'udienza speciale accordataci martedì 11 gennaio nel Palazzo Apostolico Vaticano. La Sua parola tanto benevola ed autorevole sarà senz'altro accolta con profonda devozione e responsabilità da tutte le componenti di questa assemblea. Per Lui eleviamo al Signore l'ardente preghiera dei figli riconoscenti e fedeli.

2. Il Sinodo delle Circoscrizioni bizantine in Italia, le quali vivono in contesto di maggioranza latina, assume un particolare significato. Il Cardinale Camillo Ruini, Vicario di Sua Santità e Presidente della CEI, venendo ad incoraggiare i lavori sinodali ha rilevato la vostra vitalità quale "prova evidente di come tutta la ricchezza della tradizione cristiana d'Oriente sia perfettamente compatibile con la fedeltà sincera alla Sede Apostolica".

Effettivamente, quali eredi di una singolare tradizione teologica, culturale, spirituale, liturgica, disciplinare siete chiamati a rafforzare la vostra identità e a trasmetterne fedelmente i valori alle nuove generazioni in comunione di fede e fraterna cooperazione con i cattolici di tradizione latina.

3. Il primo Sinodo nell'anno 1940 è stato convocato subito dopo la costituzione dell'eparchia di Piana degli Albanesi (1937) e l'elevazione a Monastero Esarchico dell'antico cenobio di Grottaferrata (1937). Le nuove Circoscrizioni, assieme all'eparchia di Lungro degli Italo-Albanesi dell'Italia Continentale, istituita nel 1919, pur distanti tra loro dal punto di vista geografico, sono accomunate dalla stessa tradizione. Il primo Sinodo aveva lo scopo di rafforzarla, di purificarla da ibridismi determinati da varie traversie storiche ed avviare una migliore presenza ecclesiale degli orientali in Italia.

Gli Ordinari del tempo, nel decreto di indizione, ricordando la genesi dell'assise sinodale ne indicavano gli scopi: "Fin dall'ottobre del 1937, dopo la costituzione dell'eparchia di Piana dei Greci e del monastero esarchico di Grottaferrata, l'immortale Pontefice Pio XI, cui stette tanto a cuore la causa degli Orientali, ebbe a manifestare il desiderio che il clero e i fedeli di rito bizantino delle eparchie e del monastero esarchico studiassero l'opportunità di celebrare un Sinodo Intereparchiale che unificasse la disciplina nei paesi sottratti agli Ordinari di rito latino per far parte delle eparchie ed assicurasse la purezza di quei riti che a voi tramandarono, come la più preziosa eredità, i vostri Padri, pur tra mille pericoli e difficoltà".

Un auspicio speciale formulava Pio XII nell'udienza concessa ai sinodali (18 ottobre 1940) a conclusione dei lavori: "Cotesto Sinodo, che ci auguriamo sia albore di un nuovo meriggio nella storia religiosa degli Italo-Greci, richiama alla nostra mente la visione di un passato ricco di preziosa operosità a gloria di Dio e a bene delle anime e ci insinua e ci dà fiduciosa speranza di attuazioni non meno belle e feconde per l'avvenire".

Nonostante le obiettive difficoltà dei tempi bellici e postbellici, quel Sinodo si è rivelato positivo nel campo di una più adeguata prassi liturgica, nella formazione di uno spirito unitario e nell'incremento di fraterni rapporti con le comunità latine circostanti.

4. Il presente Sinodo si svolge in una situazione nuova. Le tre Circoscrizioni si sono ben consolidate. La Congregazione per le Chiese Orientali ha dato il suo contributo alla riorganizzazione delle strutture, alla formazione del clero, alla promozione liturgica, e tuttora ritiene suo compito istituzionale la cura più attenta nei vostri confronti.

Ed importanti eventi sono sopraggiunti a segnare la vita della Chiesa intera, con influssi di notevole portata sulle Chiese Orientali Cattoliche.

Il Concilio Ecumenico Vaticano II, prima di tutto.

Con i suoi documenti, e in particolare con il decreto "Orientalium Ecclesiarum", l'assise conciliare ha sottolineato dignità e valori delle Chiese Orientali Cattoliche considerandole "fermamente quale patrimonio di tutta la Chiesa" (OE, 5), e ha espresso il desiderio che esse "fioriscano e assolvano con nuovo vigore apostolico la missione loro affidata" (OE, l).

Il secondo evento è la promulgazione (1990) del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali Cattoliche (CCEO), il quale offre il quadro canonico generale in cui situare le decisioni sinodali. Ed è proprio il Codice a richiedere che le singole Chiese elaborino il Diritto Particolare. Ho appreso con soddisfazione che il Sinodo ha riservato alla questione la dovuta attenzione e che uno schema contiene una specifica proposta. Il Diritto Particolare darà la piattaforma unitaria nel perseguimento degli orientamenti del Concilio e del nuovo Codice. Per la prima volta nella storia le Circoscrizioni bizantine italiane hanno questa provvidenziale opportunità.

5. Il Sinodo Intereparchiale si presenta, pertanto, come adeguato strumento di ricezione dello spirito del Concilio e del Codice. I criteri che hanno guidato la preparazione e la celebrazione, lo studio previo, la redazione degli schemi, la loro discussione ai vari livelli e la loro votazione, lo mostrano con evidenza. La consultazione sinodale ha inteso mantenere integre le tradizioni della Chiesa bizantina (OE, 2) e ritornare a quelle avite qualora indebitamente fossero state abbandonate (OE, 6). Essa, inoltre, ha deciso di guardare al futuro, applicando l'indicazione conciliare dell'organico progresso (OE, 6) e tenendo ben presenti le esigenze attuali e le prospettive per l'avvenire.

Delineato il quadro teologico e studiato il contesto pastorale, sulla base dei diversi schemi potranno essere affrontate le concrete esigenze ecclesiali in modo canonicamente fondato e coordinato.

Mi rallegro, soprattutto, perché avete posto a riferimento supremo la Sacra Scrittura, ravvisando in essa la fonte di ogni riflessione e di ogni vero orientamento pastorale.

Giustamente vi siete preoccupati della formazione di tutti i membri della comunità, proponendo una rinnovata catechesi e mistagogia. La Congregazione per le Chiese Orientali condivide questa priorità e la ritiene indispensabile per guardare con speranza al domani. Essa considera con particolare favore e incoraggiamento l'apporto del Pontificio Collegio Greco di S. Atanasio e del Pontificio Seminario Benedetto XV, quali seminari maggiore e minore.

Le vocazioni, però, richiedono la preghiera e la testimonianza dell'intera comunità ecclesiale, e la cura per le vocazioni deve essere inserita nella pastorale generale, opportunamente coordinata con la pastorale familiare e giovanile. La Congregazione segue, altresì, con interesse le altre iniziative che possono contribuire alla formazione culturale e spirituale (come gli Istituti di Scienze Religiose) e la promozione degli studi biblici.

Fonte e culmine della vita cristiana è la liturgia. Il vostro Sinodo, lodevolmente, ne fa un punto centrale, considerando tutti gli aspetti che aiutino una migliore partecipazione del clero e dei laici.

Incoraggio, poi, anche per parte mia la sensibilità ecumenica. Avete voluto testimoniare che la diversità legittima è arricchimento per tutti. Ed avete affermato che le vostre comunità intendono partecipare alla ricerca della piena unità dei cristiani con la preghiera e con ogni possibile sforzo. E' motivo di intensa gioia la presenza a questo Sinodo dei delegati fraterni dell’Arcidiocesi Ortodossa d'Italia del Patriarcato Ecumenico.

Vi siete interessati anche ai rapporti interrituali. Per la prima volta hanno preso parte al Sinodo le parrocchie latine che si trovano nella giurisdizione dell'eparchia di Piana degli Albanesi, con rappresentanti del clero e del laicato. Tale partecipazione favorirà una cooperazione pastorale rispettosa e costruttiva nella condivisa comunione di fede e di giurisdizione.

Scopo ultimo del Sinodo è la vocazione alla santità. Cristo, partecipando la sua santità alla Chiesa, genera, illumina e sostiene i passi degli individui e delle comunità verso la perfezione cristiana. Tutto e tutti debbono tendere a questa comune meta, che è l'apice del cammino ecclesiale. La serietà di un Sinodo si giudica su questa preoccupazione fondamentale, e sono lieto di potervi rendere atto di questa specifica attenzione sinodale.

6. Dopo la recognitio della Santa Sede, le vostre deliberazioni entreranno nella vita delle comunità. Mi auguro che possano costituire una guida sicura per risolvere le questioni aperte dall'evoluzione dei tempi e un aiuto concreto per incrementare la vita cristiana e renderla proposta avvincente per le nuove generazioni e per chi ancora non conosce il Vangelo vivo: Cristo Signore!

7. Cari fratelli e sorelle,

mi felicito con gli Ecc.mi e Rev.mi Ordinari per l'indizione del Sinodo e li ringrazio di cuore!

Ringrazio tutti coloro che vi hanno preso parte a diverso titolo: la Commissione Centrale di Coordinamento guidata con competenza e passione dall'archimandrita mons. Eleuterio Fortino, le commissioni di studio, gli esperti, la segreteria esecutiva. Un rinnovato ringraziamento all'Arcivescovo Mons. Francesco Pio Tamburrino, che ha seguito con vera disponibilità i lavori sinodali a nome della nostra Congregazione.

Mi congratulo con gli organismi che ne hanno diretto la celebrazione, e con l'amata Comunità Monastica che ci ospita nella fervida memoria del suo millennio di fondazione.

La preghiera delle tre Circoscrizioni ha certamente sostenuto l'intero lavoro di preparazione al Sinodo e la sua celebrazione. Sia ancora la preghiera ad ispirarne l'esecuzione.

Il Signore e la Sua Santissima Madre, i Santi vostri speciali Patroni, vi guidino sempre sulla via che porta al Regno della luce e della gloria. Amen![7]

 

 

7
Gli Arbëreshë guardano al futuro

 

Nella Basilica di Santa Maria di Grottaferrata si sta svolgendo il II Sinodo Intereparchiale delle tre Circoscrizioni ecclesiastiche bizantine in Italia: cioè della eparchia di Lungro per gli albanesi di Calabria e dell’Italia Continentale, dell’eparchia di Piana degli Albanesi in Sicilia e del monastero esarchico di Grottaferrata sul tema: “Comunione e Annuncio dell’Evangelo”. Questo tema è articolato in undici schemi:

1.      Prologo: Contesto teologico e pastorale del Sinodo;

2.      La Sacra Scrittura nella Chiesa locale;

3.      Catechesi e mistagogia;

4.      Liturgia;

5.      Formazione del clero e dei membri degli Istituti di vita consacrata;

6.      Diritto canonico;

7.      Ecumenismo, Dialogo interreligioso, Sette e Nuovi Movimenti Religiosi;

8.      Rapporti interrituali;

9.      Rievangelizzazione;

10.  Missione;

11.  Epilogo: Chiamati alla santità (Rom 1,7).

 

L’elaborazione di questi schemi ha avuto un lungo processo di preparazione. Dopo l’autorizzazione della Santa Sede (1994) a tenere il Sinodo intereparchiale, una commissione antepreparatoria instituita dai tre Ordinari ha individuato la problematica. In seguito all’indizione del Sinodo (2001) sono state create sette commissioni di studio e la Commissione Centrale di Coordinamento. Queste hanno preparato gli schemi che, in seguito sono stati stottoposti alle consultazioni delle Comunità locali (parrocchie, associazioni, organismi ecclesiali). Infine gli Ordinari, esaminati gli schemi, hanno stabilito la discussione sinodale vera e propria in tre sessioni, la prima nei giorni 17-22 ottobre 2004, la seconda nei giorni 15-18 novembre 2004, e la terza nei giorni 10-14 gennaio 2005. Nelle prime due sessioni sono stati discussi e votati tutti gli schemi. Gli emendamenti proposti saranno studiati e votati definitivamente nella terza sessione.

“E’ motivo di gioia per tutta la Chiesa che è in Italia percepire la vitalità delle Chiese bizantine presenti nel suo seno e che in questi giorni si interrogano qui sul fondamento della koinonia e sull’annuncio dell’Evangelo agli uomini e alle donne del nostro tempo e del nostro Paese”. Così il Cardinale Camillo Ruini, Vicario di S.S. Giovanni Paolo II e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha salutato l’Assemblea sinodale.

“Le tre Circoscrizioni ecclesiastiche bizantine presenti in Italia - egli ha continuato - hanno storia e caratteristiche diverse, ma sono affini nel loro essere testimoni della tradizione liturgica e spirituale orientale nell’ambito della Chiesa italiana e di una piena e cordiale cattolicità. Per chiunque abbia conoscenze e sensibilità adeguate, le vostre tre Chiese locali sono la prova evidente di come tutta la ricchezza della tradizione cristiana d’Oriente sia perfettamente compatibile con la fedeltà sincera alla Sede Apostolica”. Quindi il Cardinale Ruini ha comunicato “il saluto e la benedizione paterna del Santo Padre stesso, che approvò nel 1994 la presente assise sinodale e ne attende con speranza risultati fecondi di bene per la vita spirituale delle Circoscrizioni ecclesiali qui riunite”.

 

 

Evento ecclesiale

 

La celebrazione del Sinodo Intereparchiale è un evento ecclesiale di importanza vitale per i bizantini cattolici in Italia. Questi sparsi in diverse regioni con tre Circoscrizioni, due eparchie (Lungro in Calabria e Piana degli Albanesi in Sicilia) e un esarcato, il monastero di S. Maria di Grottaferrta nei pressi di Roma, si incontrano per riflettere insieme sulla propria realtà in vista di una più coerente vita cristiana sviluppata nel flusso della comune tradizione bizantina.

Dopo il primo Sinodo Intereparchiale (1940) tenuto sempre a Grottaferrata, abbiamo vissuto due avvenimenti importanti con dirette conseguenze anche per le comunità bizantine in Italia: il Concilio Vaticano II (1062-1965) e la promulgazione del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali (1990). Il Concilio con il Decreto sulle Chiese Orientali Cattoliche ha richiamato alla pratica della corretta ed integra tradizione orientale. Il nuovo Codice ha dato le conseguenti norme disciplinari. Il nostro Sinodo pertanto si è posto nella prospettiva della ricezione di questi superiori orientamenti, riesaminando la situazione delle tre Circoscrizioni nei diversi campi della pastorale, della formazione del clero e dell’intero popolo (catechesi e mistagogia), della liturgia, dei rapporti interrituali, delle relazioni ecumeniche, della presenza dei fedeli di tradizione bizantina in una società in cambiamento, anche con effetti negativi come la secolarizzazione, il relativismo, il materialismo. Per la preparazione delle tematiche e per la loro discussione si sono adottati i secguenti criteri:

  • “Mantenre integre le tadizioni della Chiesa bizantina (Oe,2);
  • Ritornare alle avite tradizioni qualora indebitamente si fosse venuto meno ad esse (Oe,6);
  • Osservare la norma dell’organico progreso per eventuali innovazioni (OE,6);
  • Avere presenti le esigenze attuali e le prospettive future delle tre Circoscrizioni;
  • Osservare quanto stabilito dal magistero”.

Questo intreccio di criteri cercava di armonizzare le dimensioni di tradizione e rinnovamento per rispondere alla dinamica della storia.

Il Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali il cardinale S.B. Ignace Maoussa I Daoud in un messaggio al Sinodo ha fatto un commento alle tematiche sinodali: “L’attenzione alla situazione reale in cui vivete ed operate, la radicazione di tutto il lavoro nella Sacra Scrittura e nella liturgia alla luce della vostra tradizione rituale e storica, e poi la riflessione sulla catechesi e sulla formazione rivolte a tutte le componenti del popolo di Dio sono auspicio di rinnovata azione pastorale, che spero possa essere efficace soprattutto nei confronti delle nuove generazioni”.

Il Cardinale ha sottolineato un compito caratterizzante questo Sinodo: “Consentitemi di sottolineare la peculiarità di questo Sinodo: l’elaborazione del “Diritto Particolare” in esecuzione a quanto richiesto dal Codice dei Canoni della Chiese Orientali. Compito ormai indilazionabile. Anch’esso concorrerà alla crescita e alla fioritura delle vostre Comunità”. In tal modo le tre Circoscrizioni avranno per la prima volta un diritto particolare comune e proprio. Ciò rafforza la loro comunione.

 

Evento culturale

 

Una Chiesa locale vive in un contesto culturale concreto. La Chiesa è sempre incarnata nello spazio e nel tempo e risente dei cambiamenti circostanti.

Il Sinodo ha tenuto conto della propria provenienza storica delle tre Circoscrizioni e del contesto culturale attuale. Esse di fatto esprimono una propria identità di Chiese particolari con propria cultura, con tradizioni e discipline proprie. Il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana ha fatto riferimento a questo apporto e a questa testimonianza nell’ambito della Chiesa in Italia. In tanto tutto ciò è possibile in quanto la testimonianza è autentica e non inquinata o omologata ad altre culture. E ciò è utile anche per la comprensione e l’ attualizzazione della propria tradizione in modo da non sterilizzarsi o diventare strumento di alienazione.

La tematica sinodale non ha tenuto conto soltanto della cultura teologica, ma della cultura in senso più ampio. Ha rilevato con evidenza la dimensione culturale. E ne ha fatto una specifica trattazione per ta trasmissione della fede. Ha evidenziato che nelle eparchie arbëreshe la trasmissione della fede trova un canale – ed anche problemi – nella cultura bizantina, nella cultura arbëreshe e nella cultura italiana. In realtà il fedele arbëresh incontra “vitalmente” queste tre dimensioni.

Nel proprio paese, l’architettura, l’iconografia, l’innografia, la liturgia trasmettono una visione del mondo e una propria concezione dell’uomo e del suo destino veicolato dalla cultura bizantina.

Lo stesso si può dire e forse a maggior ragione per la dimensione albanese. Nell’ambito familiare e sociale, nella tradizione popolare, negli usi e nei costumi locali si trasmettono caratteristiche fortemente radicate. L’uso della lingua albanese nel culto, là dove la lingua è parlata, rafforza tutti questi legami culturali.

Infine il fedele arbëresh partecipa alla vita culturale italiana attraverso la frequenza delle scuole di ogni ordine e grado, essendo per lui normalmente l’italiano la lingua della comunicazione scientifica e civica. In tal modo il fedele arbëresh è “tridimensionale”.

Questa condizione gli offre una “apertura” spirituale e culturale significativa. Il Sinodo lo ha rilevato e valorizzato.

 

Evento spirituale

 

La celebrazione del Sinodo costituisce un evento apirituale di rinnovamento della fede, della speranza e della carità reciproca. L’incontro fra sinodali di Sicilia, di Calabria e con i monaci di Grottaferrata, che molti di noi avevano avuto come professori o compagni di ginnasio e di liceo, generava ed esprimeva una gioia sincera. Risvegliava la comunione e questa causava la gioia. Ciò si è espresso nelle concelebrazioni liturgiche. Tra gli arbëreshë, a mia conoscenza, non vi erano mai state concelebrazioni così ampie. L’insieme del Sinodo intende orientare verso una maggiore aderenza all’Evangelo che si vuole annunciare anche agli altri. L’epilogo,  ispirato al versetto preso dalla lettera ai Romani (”Chiamanti ad essere santi”, Rom 1,7), esplicita l’intento più profondo del Sinodo. L’appello alla santità, tanto a livello individuale quanto comunitario, è contenuto in tutti gli schemi da quelli indirizzati alla formazione - catechetica, teologica, pastorale - a quelli indirizzati alla celebrazione, o alla disciplina, oppure alla missione. Tutti tendono a far vivere in pratica le esigenze evangeliche. La carenza più grave è proprio la poca conoscenza del Vangelo e la poca incidenza che concretamente esercitano le istanze evangeliche nelle relazioni personali e tra le comunità. Proprio questa esigenza vuol mostrare il fatto che subito dopo il Prologo viene posto come primo schema quello della “Sacra Scrittura nella Chiesa locale”. La Sacra Scritura è il fondamento della vita cristiana.

 

Osservazione conclusiva

 

La preparazione e la celebrazione del II Sinodo Intereparchiale ha usufrutito dell’apporto di tutte le componenti della Chiesa bizantina cattolica in Italia. Nel primo Sinodo Intereparchiale aveva preso parte soltanto il clero. In questo II Sinodo, oltre al clero e ai monaci, vi hanno partecipato le religiose delle varie Congregazioni e i laici, uomini e donne, con parità di diritti e con identici doveri. Si manifestava la Chiesa come popolo di Dio con tutte le sue componenti, sulla base dell’unico battesimo, nella distinzione dei vari ministeri e dei diversi servizi. Ognuno al proprio posto nella comunione ecclesiale.

Hanno espresso la simpatia e la loro solidarietà alle nostre Comunità con la loro personale partecipazione S.B. Gregrorio III, Patriarca greco-melkita cattolico di Antiochia, Alessandria e Gerusalemme; Sua Eminenza il Cardinale Lubomyr Hussar, Arcivescovo Maggiore di Leopoli degli ucraini.

La Congregazione per le Chiese Orientali, è stata rappresentata, con assiduità e simpatia da S.E. Pio Francesco Tamburrino, Arcivescovo-Metropolita di Foggia-Bovino.

Va particolarmente ricordato che, in spirito di comunione, l’Arcidiocesi Ortodossa d’Italia del Patriarcato Ecumenico, rispondendo positivamente all’invito, ha inviato a tutte le sessioni il suo Delegato al Sinodo, ricevuto con calorosa cordialità e con fraternità ecclesiale. Nella prima sessione è stato l’Archimandrita Grigorios Stergiou e nella seconda l’Archimandrita Giorgio Antonopoulos[8].

 

 

8
II Sinodo Intereparchiale
 concelebrazioni liturgiche

 

Il 14 gennaio 2005 un’ ampia e sentitamente partecipata concelebrazione liturgica ha concluso le sessioni del II Sinodo Intereparchiale nella Basilica di S. M. di Grottaferrata. Dopo la Grande Dossologia, la Divina Liturgia di S. Giovanni Crisostomo è stata presieduta dal Prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, il Patriarca emerito di Antiochia dei Siri, S.B. Ignace Moussa I Card. Daoud e concelebrata dagli Ordinari delle tre Circoscrizioni bizantine e dai Sinodali, sacerdoti e diaconi, di rito bizantino e di rito latino. La Liturgia è stata cantata dall’intera assemblea, guidata da un coro composto da membri delle tre Circoscrizioni,. “Il primo coro  intereparchiale”, ha notato una sinodale. Questa celebrazione eucaristica è stata il vero ringraziamento a Dio per aver accompagnato l’Assemblea sinodale alla positiva conclusione dei suoi lavori. Essa è stata l’espressione sacramentale del tema sinodale: “Comunione e Annuncio dell’Evangelo”.

 Le celebrazioni liturgiche hanno scandito i vari momenti celebrativi. La mattina veniva concelebrata la Divina Liturgia di S. Giovanni Crisostomo alternativamente in lingua greca, in lingua albanese e parzialmente in italiano. Le sessioni avevano inizio sempre con l’intronizzazione del Vangelo. Le sessioni mattutine degli altri giorni prevedevano la recita della preghiera del Sinodo, quelle vespertine l’Ora Nona. Nell’ultima sessione per due volte i rappresentanti delle parrocchie latine, hanno guidato la celebrazione dei vespri in rito romano, partecipati dall’intera assemblea.

Nell’ultima sessione il Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, dopo la proclamazione del Vangelo, ha tenuto un articolato discorso sul Sinodo e la sua importanza per la vita delle tre Circoscrizioni, mettendo in rilievo le sue tematiche relative alla formazione dell’intero popolo di Dio, del clero e dei membri degli Istituti di vita consacrata, alla celebrazione della liturgia e dei sacramenti, ai problemi della rievangelizzazione. Ha sottolineato l’importanza del Diritto Particolare. La lettura del Decreto di chiusura del Sinodo ha coronato l’intera sessione.

Risuonava con un particolare significato l’ultima ammonizione del diacono: “En eirini proèlthomen”, “Procediamo in pace”, “Në paqe le të dalim”, mentre si scioglieva l’assemblea. L’esortazione assumeva il senso di un invito a procedere all’applicazione del Sinodo nella vita delle singole comunità: la Liturgia dopo la Liturgia, il Sinodo dopo il Sinodo[9],

 

 

9

DECRETO DI CHIUSURA

 

Ercole Lupinacci, Vescovo di Lungro degli italo-albanesi dell’Italia continentale;

Sotir Ferrara, Vescovo di piana degli Albanesi;

Emiliano Fabbricatore, Archimandrita ordinario di S. Maria di Grottaferrata;

legislatori di questo Sinodo, col Nostro presente decreto dichiariamo concluso questo Sinodo Intereparchiale, convocato e celebrato con ogni canonica solennità, a maggior gloria di Dio, della Beata Vergine Maria e dei Santi Protettori delle nostre Chiese e sotto la loro speciale protezione.

Ora ringraziando il Signore per un cammino sinodale che attraverso la dedizione di tanti e la attenzione anche al di là delle nostre Chiese, ci ha indotto a questo momento di comunione e di speranza, presentiamo alla sede Apostolica il testo sinodale per la competente approvazione.

Dato a Grottaferrata, lì 14 gennaio 2005

Apòdosis della festa della Santa Teofania

Ercole Lupinacci, Vescovo

Sotir Ferrara, Vescovo

P. Emiliano Fabbricatore

 

 

10

GLI ITALO-ALBANESI

DA CLEMENTE VIII (1595) A GIOVANNI PAOLO II (2005)

 

Le tre Circoscrizioni bizantine in Italia, vale a dire le eparchie di Lungro per gli Albanesi di Calabria e dell’Italia continentale e di Piana degli Albanesi in Sicilia, e il monastero esarchico di Grottaferrata stanno celebrando il II Sinodo Intereparchiale. L’11 gennaio 2005, avviandosi a conclusione il Sinodo, il Santo Padre Giovanni Paolo II ha ricevuto nella Sala Clementina tutti i sinodali e ha rivolto loro una densa esortazione aperta al futuro. Il luogo dove si teneva l’udienza, la Sala Clementina, affrescata da Giovanni e Cherubino Alberti al tempo di Clemente VIII (1592-1605) e l’evento dell’udienza mostravano l’evoluzione realizzata nel frattempo e il senso dei nuovi orientamenti ecclesiali che riguardano le Chiese orientali cattoliche e nella fattispecie gli Italo-albanesi.

1. Clemente VIII ha un posto importante nella storiografia e nella vita degli albanesi in Italia. Nel 1595 per suo mandato è stata promulgata una “Perbrevis Instructio su alcuni riti indirizzata ai Vescovi latini, nelle cui città vivono Greci o Albanesi di rito greco”  (cfr. Italo - Albanensia a cura di Attilio Vaccaro, Editoriale Bios, Cosenza, 1994, pp.135 -137). Come si può notare, nel titolo stesso sono presi in considerazione gli Albanesi di rito greco. Essi erano già stati sistemati all’interno delle diocesi latine, pur conservando la propria tradizione liturgica. Vengono identificati quali “Albanenses graeco ritu viventes”. L’istruzione è perciò indirizzata agli “Episcopi latini” nelle cui diocesi vivevano greci e italo-albanesi. Ciò significa che il fenomeno degli Italo-Albanesi era conosciuto e che dal punto di vista romano, in risposta a sollecitazioni dei vescovi locali latini, si davano delle norme di comportamento, particolarmente per questioni liturgiche. L’Istruzione si apre con la proibizione rivolta ai “Praesbyteri graeci” di cresimare, al contrario di come invece prevede la prassi bizantina. L’intervento nell’Ordo liturgico, confermato dalla Costituzione Etsi pastoralis di Benedetto XIV (1742), è grave e ha generato permanenti tensioni. Al caso il I Sinodo Intereparchiale di Grottaferrata (1940) ha portato una prima correzione sancita dal Concilio Vaticano II e dal conseguente Codice dei Canoni delle Chiese Orientali (CCEO). Inoltre l’Istruzione clementina prevedeva la creazione a Roma di un vescovo ordinante di rito greco per le ordinazioni dei candidati di rito greco agli ordini sacri. I vescovi latini nelle cui giurisdizioni si trovavano fedeli di rito greco, soltanto a questo vescovo ordinante dovevano dare le loro dimissorie. L’Istruzione clementina, era limitata alla concezione del tempo, ma era importante, perchè riconosceva la presenza delle comunità di rito greco, comprese quelle italo-albanesi, dava delle norme precise di comportamento che prevenivano interventi indebiti delle autorità locali.

2..Di carattere e qualità profondamente diversa era l’evento che si realizzava con l’udienza di Papa Giovanni Paolo II al II Sinodo Intereparchiale. Non si trattava più di fedeli immessi in Comunità latine, o al massimo di parrocchie di rito greco inserite in diocesi latine, ma di eparchie – Sinodo Intereparchiale – formalmente istituite da Benedetto XV (1919) e da Pio XI (1937), con una propria gerarchia e un proprio popolo, cosciente della propria identità ecclesiale bizantina in piena comunione nella Chiesa cattolica e con un particolare impegno morale per il raggiungimento della piena unità con i fratelli ortodossi. La pacificazione interiore apportata dalla creazione delle eparchie è stata vera e profonda. Il Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali ha presentato al Papa i Sinodali, pastori e fedeli, dichiarando che essi nell’incontro “possono rinnovare l’adesione gioiosa di fede e di amore al ministero del successore di Pietro, al vostro illuminato magistero, confermando la fedeltà dei loro Padri”. Oltre alla creazione delle strutture ecclesiali, l’elemento decisivo che ha promosso la crescita coerente di queste comunità bizantine in Italia è stato l’orientamento, che si è progressivamente fatto strada, del diritto e del dovere di recuperare la propria autentica tradizione liturgica e disciplinare. Questa prospettiva è emersa dalle parole di Giovanni Paolo II rivolte al Sinodo. Egli considera le comunità bizantine “eredi di un comune patrimonio spirituale” e rileva che ora esse “rafforzano sempre più la loro identità, facendo tesoro della loro millenaria tradizione bizantina”. Elogia lo sforzo sinodale di promuovere una solida formazione catechetica, mistagogica e teologica. Per questo il sinodo “ha individuato percorsi teologici e ascetici per la preparazione del clero e dei membri degli Istituti di vita consacrata”. Il Papa ribadisce come fatto e come dovere il consolidamento dell’identità ecclesiale. “Per evitare una trasformazione indebita dell’dentità spirituale che vi distingue, è vostro intendimento curare una solida formazione radicata nella tradizione orientale e atta a rispondere in maniera efficace alle sfide crescenti della secolarizzazione”. Giovanni Paolo II assicura l’assistenza positiva di Roma. “La Santa Sede – egli afferma – mediante la Congregazione per le Chiese Orientali, non mancherà di offrire il proprio sostegno a quest’azione rinnovatrice”. E ha aggiunto: “Nei testi del Concilio Vaticano II e nel Codice dei Canoni delle Chiese Orientali vi sarà prossibile trovare riferimenti utili per sostenere i vostri sforzi”.

3.Da Clemente VIII a Giovanni Paolo II gli Italo-Albanesi hanno vissuto un lento, ma vero progresso istituzionale, culturale e spirituale. Il Sinodo dà ora orientamenti certi per il futuro[10].

 

Udienza di Papa Giovanni Paolo II al II Sinodo Intereparchiale

Vaticano, Sala Clementina, 11 gennaio 2005-

E’ stata offerta al Santo Padre un’icona dipinta da Josif Droboniku

ispirata alla Madonna del Buon Consiglio di Genazzano

 

 

 

Udienza di Papa Giovanni Paolo II al II Sinodo Intereparchiale

Vaticano, Sala Clementina, 11 gennaio 2005-

E’ stata offerta al Santo Padre un’icona dipinta da Josif Droboniku

ispirata alla Madonna del Buon Consiglio di Genazzano

 

 

 

 

TESTAMENTO DI GIOVANNI PAOLO II AGLI ITALO-ALBANESI

 

Il 2 aprile 2005 alle ore 21,37 è serenamente deceduto all’età di 84 anni il Santo Padre Giovanni Paolo II, accompagnato dalla preghiera di un’immensa moltitudine di credenti nel mondo intero. Alle ore 22 le campane della Chiesa di S. Atanasio hanno suonato a lungo.

“Eterna la memoria! Fratello nostro indimenticabile e degno della beatitudine”.

 

 Discorso di S. S. Giovanni Paolo II

 

La mattina dell’11 gennaio 2005 S.S. Giovanni Paolo II ha ricevuto nella Sala Clementina i membri del II Sinodo Intereparchiale con a capo i tre Ordinari. I sinodali sono stati presentati al Santo Padre da S.B. Ignace Moussa I Daoud, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, Patriarca emerito di Antiochia dei Siri. A nome dei sinodali è stata stata offerta al Santo Padre un’ icona dipinta da Josif Droboniku, ispirata alla Madonna del Buon Consiglio di Genazzano,che secondo la tradizione proviene dall’Albania. Il suo culto tra gli Atbëreshë è stato diffuso  da Stefano Rodotà  nella prima parte del secolo XVIII.

E’ stata questa una delle ultime udienze pubbliche del Santo Padre, in seguito ricoverato due volte in ospedale e quindi assistito in Vaticano.

Dopo il saluto del cardinale Daoud,il Santo Padre aveva salutato i sinodali incoraggiandoli nella fedeltà all’Evangelo, alla tradizione bizantina e all’impegno ecumenico. Qui di seguito il discorso del Santo Padre:

 

Beatitudine, venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio, carissimi Fratelli e Sorelle!

 

1. Vi accolgo con gioia e vi saluto cordialmente. Saluto in primo luogo il Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali e lo ringrazio per le cortesi parole che mi ha rivolto a nome di tutti i presenti. Estendo il mio saluto alle Comunità che voi qui rappresentate, ed a coloro che prendono parte al vostro Sinodo, che ha come tema: “Comunione e annuncio dell'Evangelo”.

Si tratta di un tema quanto mai attuale per le vostre due eparchie e per il monastero esarchico di Grottaferrata. Eredi di un comune patrimonio spirituale, queste vostre realtà ecclesiali sono chiamate a testimoniare l'unità della stessa fede in diversi contesti sociali. Esse collaborano dal punto di vista pastorale con le comunità di tradizione latina e rafforzano sempre più la loro identità, facendo tesoro della loro millenaria tradizione bizantina.

2. Per favorire tutto ciò, il vostro Sinodo ha posto l’accento su temi essenziali come la catechesi e la mistagogia in vista di un’adeguata crescita spirituale dell'intero Popolo di Dio. Ha inoltre individuato percorsi teologici e ascetici per la preparazione del clero e dei membri degli Istituti di vita consacrata. Inoltre, per evitare una trasformazione indebita dell’identità spirituale che vi distingue, è vostro intendimento curare una solida formazione radicata nella tradizione orientale ed atta a rispondere in maniera efficace alle sfide crescenti della secolarizzazione.

La Santa Sede, mediante la Congregazione per le Chiese Orientali, non mancherà di offrire il proprio sostegno a quest’azione rinnovatrice, mentre nei testi del Concilio Vaticano II e nel Codice dei Canoni delle Chiese Orientali vi sarà possibile trovare riferimenti utili per sostenere tali vostri sforzi.

3. Il rito bizantino celebra i mirabilia Dei per l'umanità e, al riguardo, le Anafore di san Giovanni Crisostomo e di san Basilio sono di sublime esemplarità. Le Preghiere Eucaristiche e la celebrazione degli altri Sacramenti, come l'intero svolgimento liturgico e il Culto divino con la ricca innografia, costituiscono un potente veicolo di catechesi per il popolo cristiano.

Quasi quotidianamente voi celebrate la Divina Liturgia di san Giovanni Crisostomo, il quale per la sua arte oratoria e per la sua conoscenza delle Sacre Scritture è stato chiamato “Bocca d'oro”. Le sue parole penetrano anche oggi nell'orecchio e nel cuore dell'uomo. Giustamente pertanto voi le fate risuonare in modo comprensibile nelle lingue del nostro tempo.

4. Vi incoraggio poi a proseguire i contatti, grazie alla comune tradizione liturgica, con le Chiese ortodosse desiderose anch’esse di rendere gloria all'Unico Dio e Salvatore. Il Signore Onnipotente, che nel Natale appena passato ha rivelato la sua divina tenerezza nella luminosa incarnazione del Verbo, conceda a tutti i credenti in Cristo di vivere appieno l’unità della medesima fede. Per questo prego e domando al Signore che il vostro Sinodo contribuisca a favorire un rinnovato annuncio dell'Evangelo in ogni vostra Comunità come pure un vigoroso slancio ecumenico.

Questo ardente auspicio affido alla Santissima Madre di Dio, mentre di gran cuore imparto a voi qui presenti ed alle vostre eparchie una speciale Benedizione Apostolica  (Besa/Roma).

 

 

SINODO INTEREPARCHIALE

 

1.

CONCLUSE LA DISCUSSIONE E LA VOTAZIONE

DEGLI SCHEMI DEL II SINODO INTEREPARCHIALE

 

Nella Basilica di Santa Maria di Grottaferrata si è celebrato il II Sinodo Intereparchiale delle tre Circoscrizioni ecclesiastiche bizantine in Italia: cioè della eparchia di Lungro per gli albanesi di Calabria e dell’Italia Continentale, dell’eparchia di Piana degli Albanesi in Sicilia e del monastero esarchico di s. Maria di Grottaferrata sul tema: “Comunione e Annuncio dell’Evangelo”.

Questo tema è articolato in undici schemi:

 

2.    Prologo: Contesto teologico e pastorale del Sinodo;

2....................................................................... La Sacra Scrittura nella Chiesa locale;

3................................................................................................. Catechesi e mistagogia;

4........................................................................................................................... Liturgia

5.......................... Formazione del clero e dei membri degli Istituti di vita consacrata;

6............................................................................................................ Diritto canonico;

7................ Ecumenismo, Dialogo interreligioso, Sette e Nuovi Movimenti Religiosi;

8..................................................................................................... Rapporti interrituali;

9........................................................................................................ Rievangelizzazione;

10. Missione

11.Epilogo: Chiamati alla santità (Rom 1,7).

 

Dopo l’autorizzazione della Santa Sede (1994) a tenere un II Sinodo Intereparchiale, ha avuto luogo la fase antepreparatoria (1996-2000) e quella preparatoria (2001-2003), seguita dalle fase celebrativa in tre sessioni: la prima nei giorni 17-22 ottobre 2004, la seconda nei giorni 15-18 novembre 2004, e la terza nei giorni 10-14 gennaio 2005. Nelle prime due sessioni sono stati discussi e votati tutti gli schemi. Gli emendamenti proposti sono stati votati definitivamente nella terza sessione.

La III sessione si è aperta con l’udienza speciale di Sua Santità Giovanni Paolo II nella mattinata dell’11 gennaio 2005 in Vaticano nella Sala Clementina.

Il Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali S.B. Ignace Moussa I Card. Daoud ha presentato gli Ordinari e i Sinodali al Santo Padre e il Sinodo stesso: “Il Sinodo Intereparchiale – egli ha detto – è una forma particolare di Sinodo, per la quale si richiede il consenso della Santa Sede sia per la convocazione sia per l’approvazione definitiva degli Atti perché essi abbiano valore normativo”.

Nel suo discorso il Santo Padre ha elogiato il tema scelto per il Sinodo e i suoi intenti: “per evitare una trasformazione indebita dell’identità spirituale che vi distingue, è vostro intendimento curare una solida formazione radicata nella tradizione orientale e atta a rispondere in maniera efficace alle sfide crescenti della secolarizzazione”. Dopo aver richiamato che la tradizione bizantina contiene celebrazioni che “costituiscono un potente veicolo di catechesi per il popolo cristiano”, come i sacramenti, l’anno liturgico, l’Ufficio divino e le Liturgie di S. Giovanni Crisostono e di S. Basilio, egli ha concluso: “Giustamente pertanto voi le fate risuonare in modo comprensibile nelle lingue del nostro tempo”.

Durante i lavori sinodali della III Sessione sono stati votati 187 emendamenti per i dieci schemi che erano stati “approvati con riserva” cioè con proposte di emendamenti su questioni determinate. Gli emendamenti si riferivano: 14 al Contesto teologico e pastorale, 16 alla Sacra Scrittura nella Chiesa locale, 24 alla Catechesi e alla mistagogia, 29 alla Liturgia, 39 alla Formazione del clero e dei membri di Istituti di vita consacrata, 17 al Diritto canonico, 13 ai Rapporti interrituali, 14 all’Ecumenismo, 14 alla Rievangelizzazione e 9 alla Missione. Gli emendamenti sono stati approvati tutti, meno uno. L’11° schema (“Chiamati alla santità” Rom. 1,7) era stato approvoto integralmente già nella prima tornata di votazioni.

La votazione degli emendamenti è stata presentata e curata dalla segretaria generale del Sinodo (segretario p. Antonio Costanza di Grottaferrata e co-segretari: archim. Donato Oliverio e archim. Antonino Paratore).

Al termine delle votazioni il vescovo di Lungro S.E. Mons. Lupinacci, nella qualità di Ordinario anziano, ha salutato e ringraziato l’assemblea valutando positivamente il suo operato e ha ringraziato il monastero di Grottaferrata per l’ospitalità offerta al Sinodo.

La III Sessione si è conclusa il 14 gennaio 2005 con la Divina Liturgia, presieduta dal Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, S.B. Ignace Moussa I Daoud, concelebrata dagli Ordinari (S.E. Mons. Ercole Lupinacci, vescovo di Lungro; S.E. Mons. Sotir Ferrara, vescovo di Piana degli Albanesi; Rev.mo p. Emiliano Fabbricatore, esarca di Grottaferrata) e dai Sinodali (sacerdoti e diaconi) di rito greco e di rito latino. Il Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali ha valutato con favore il lavoro sinodale e ha dichiarato: “Delineato il quadro teologico e studiato il contesto pastorale, i vari schemi possono ora affrontare le concrete esigenze ecclesiali in modo canonicamente fondato e coordinato”.

L’Arcidiocesi Ortodossa d’Italia del Patriarcato Ecumenico è stata rappresentata in tutte e tre le sessioni sinodali attraverso un suo delegato fraterno. Nella prima sessione ha preso parte l’archimandrita Grigorios Stergiou, in seguito nominato metropolita del Camerun. Nella seconda e terza sessione è stato presente l’archimandrita Giorgios Antonopoulos. Questi a conclusione dell’ultima sessione è intervenuto, a nome dell’arcivescovo Gennadios, Metropolita d’Italia, per ringraziare dell’invito e per l’accoglienza fraterna ricevuta. Egli ha espresso un positivo apprezzamento per le tematiche sinodali e per il dibattito svolto, partecipato e puntuale. “Tutto ciò - egli ha detto - interessa anche noi ortodossi in Italia”.

Infine l’archimandrita papàs Donato Oliverio, co-segretario, ha letto il decreto di chiusura del II Sinodo Intereparchiale.

Ora, dopo che, da parte della Comissione Centrale di Coordinamento, gli emendamenti saranno integrati nei vari schemi, il risultato sarà presentato agli Ordinari che cureranno la presentazione alla Santa Sede per la necessaria Recognitio-approvazione.

Il Presidente della Commissione Centrale di Coordinamento, l’archimandrita Eleuterio F. Fortino, ha dichiarato alla TV SAT 2000: “Le decisioni sinodali costituiscono per gli Italo-Albanesi la guida e il viatico verso il futuro (Inter-Sinodo).

 

 

 

2.

 

GLI ITALO-ALBANESI DA CLEMENTE VIII (1595) A GIOVANNI PAOLO II (2005)

 

Le tre Circoscrizioni Bizantine in Italia, vale a dire le eparchie di Lungro per gli Albanesi di Calabria e dell’Italia continentale e di Piana degli Albanesi in Sicilia, e il monastero esarchico di Grottaferrata stanno celebrando il II Sinodo Intereparchiale. L’11 gennaio 2005, avviandosi a conclusione il Sinodo, il Santo Padre Giovanni Paolo II ha ricevuto nella Sala Clementina tutti i sinodali e ha rivolto loro una densa esortazione aperta al futuro. Il luogo dove si teneva l’udienza, la Sala Clementina, affrescata da Giovanni e Cherubino Alberti al tempo di Clemente VIII (1592-1605) e l’evento dell’udienza mostravano l’evoluzione realizzata nel frattempo e il senso dei nuovi orientamenti ecclesiali che riguardano le Chiese orientali cattoliche e nella fattispecie gli Italo-albanesi.

1.  Clemente VIII ha un posto importante nella storiografia e nella vita degli albanesi in Italia. Nel 1595 per suo mandato è stata promulgata una “Perbrevis Instructio su alcuni riti indirizzata ai Vescovi latini, nelle cui città vivono Greci o Albanesi di rito greco”  (cfr. Italo - Albanensia a cura di Attilio Vaccaro, Editoriale Bios, Cosenza, 1994, pp.135 -137). Come si può notare, nel titolo stesso sono presi in considerazione gli Albanesi di rito greco. Essi erano già stati sistemati all’interno delle diocesi latine, pur conservando la propria tradizione liturgica. Vengono identificati quali “Albanenses graeco ritu viventes”. L’istruzione è perciò indirizzata agli “Episcopi latini” nelle cui diocesi vivevano greci e italo-albanesi. Ciò significa che il fenomeno degli Italo-Albanesi era conosciuto e che dal punto di vista romano, in risposta a sollecitazioni dei vescovi locali latini, si davano delle norme di comportamento, particolarmente per questioni liturgiche. L’Istruzione si apre con la proibizione rivolta ai “Praesbyteri graeci” di cresimare, al contrario di come invece prevede la prassi bizantina. L’intervento nell’Ordo liturgico, confermato dalla Costituzione Etsi pastoralis di Benedetto XIV (1742), è grave e ha generato permanenti tensioni. Al caso il I Sinodo Intereparchiale di Grottaferrata (1940) ha portato una prima correzione sancita dal Concilio Vaticano II e dal conseguente Codice dei Canoni delle Chiese Orientali (CCEO). Inoltre l’Istruzione clementina prevedeva la creazione a Roma di un vescovo ordinante di rito greco per le ordinazioni dei candidati di rito greco agli ordini sacri. I vescovi latini nelle cui giurisdizioni si trovavano fedeli di rito greco, soltanto a questo vescovo ordinante dovevano dare le loro dimissorie. L’Istruzione clementina, era limitata alla concezione del tempo, ma era importante, perchè riconosceva la presenza delle comunità di rito greco, comprese quelle italo-albanesi, dava delle norme precise di comportamento che prevenivano interventi indebiti delle autorità locali.

2.  Di carattere e qualità profondamente diversa era l’evento che si realizzava con l’udienza di Papa Giovanni Paolo II al II Sinodo Intereparchiale. Non si trattava più di fedeli immessi in Comunità latine, o al massimo di parrocchie di rito greco inserite in diocesi latine, ma di eparchie – Sinodo Intereparchiale – formalmente istituite da Benedetto XV (1919) e da Pio XI (1937), con una propria gerarchia e un proprio popolo, cosciente della propria identità ecclesiale bizantina in piena comunione nella Chiesa cattolica e con un particolare impegno morale per il raggiungimento della piena unità con i fratelli ortodossi. La pacificazione interiore apportata dalla creazione delle eparchie è stata vera e profonda. Il Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali ha presentato al Papa i Sinodali, pastori e fedeli, dichiarando che essi nell’incontro “possono rinnovare l’adesione gioiosa di fede e di amore al ministero del successore di Pietro, al vostro illuminato magistero, confermando la fedeltà dei loro Padri”. Oltre alla creazione delle strutture ecclesiali, l’elemento decisivo che ha promosso la crescita coerente di queste comunità bizantine in Italia è stato l’orientamento, che si è progressivamente fatto strada, del diritto e del dovere di recuperare la propria autentica tradizione liturgica e disciplinare. Questa prospettiva emergeva dalle parole di Giovanni Paolo II rivolte al Sinodo. Egli considerava le comunità bizantine “eredi di un comune patrimonio spirituale” e rilevava che ora esse “ rafforzano sempre più la loro identità, facendo tesoro della loro millenaria tradizione bizantina”. Elogiava lo sforzo sinodale di promuovere una solida formazione catechetica, mistagogica e teologica. Per questo il sinodo “ha individuato percorsi teologici e ascetici per la preparazione del clero e dei membri degli Istituti di vita consacrata”. Il Papa ribadisce come fatto e come dovere il consolidamento dell’identità ecclesiale. “Per evitare una trasformazione indebita dell’dentità spirituale che vi distingue, è vostro intendimento curare una solida formazione radicata nella tradizione orientale e atta a rispondere in maniera efficace alle sfide crescenti della secolarizzazione”. Giovanni Paolo II assicura l’assistenza positiva di Roma. “La Santa Sede – egli afferma – mediante la Congregazione per le Chiese Orientali, non macherà di offrire il proprio sostegno a quest’azione rinnovatrice”. E ha aggiunto: “Nei testi del Concilio Vaticano II e nel Codice dei Canoni delle Chiese Orientali vi sarà prossibile trovare riferimenti utili per sostenere i vostri sforzi”.

3.  Da Clemente VIII a Giovanni Paolo II gli Italo-Albanesi hanno vissuto un lento, ma vero progresso istituzionale, culturale e spirituale. Il Sinodo dà orientamenti certi per il futuro.

 

Eleuterio F. Fortino

 

3.

II Sinodo Intereparchiale: concelebrazioni liturgiche

 

Il 14 gennaio 2005 un’ ampia e sentitamente partecipata concelebrazione liturgica ha concluso le sessioni del II Sinodo Intereparchiale nella Basilica di S. M. di Grottaferrata. Dopo la Grande Dossologia, la Divina Liturgia di S. Giovanni Crisostomo è stata presieduta dal Prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, il Patriarca emerito di Antiochia dei Siri, S.B. Ignace Moussa I Card. Daoud e concelebrata dagli Ordinari delle tre Circoscrizioni bizantine e dai Sinodali, sacerdoti e diaconi, di rito bizantino e di rito latino. La Liturgia è stata cantata dall’intera assemblea, guidata da un coro composto da membri delle tre Circoscrizioni,. “Il primo coro  intereparchiale”, ha notato una sinodale. Questa celebrazione eucaristica è stata il vero ringraziamento a Dio per aver accompagnato l’Assemblea sinodale alla positiva conclusione dei suoi lavori. Essa è stata l’espressione sacramentale del tema sinodale: “Comunione e Annuncio dell’Evangelo”.

Le celebrazioni liturgiche hanno scandito i vari momenti celebrativi. La mattina veniva concelebrata la Divina Liturgia di S. Giovanni Crisostomo alternativamente in lingua greca, in lingua albanese e parzialmente in italiano. Le sessioni avevano inizio sempre con l’intronizzazione del Vangelo. Le sessioni mattutine degli altri giorni prevedevano la recita della preghiera del Sinodo, quelle vespertine l’Ora Nona. Nell’ultima sessione per due volte i rappresentanti delle parrocchie latine, hanno guidato la celebrazione dei vespri in rito romano, partecipati dall’intera assemblea.

Nell’ultima sessione il Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, dopo la proclamazione del Vangelo, ha tenuto un articolato discorso sul Sinodo e la sua importanza per la vita delle tre Circoscrizioni, mettendo in rilievo le sue tematiche relative alla formazione dell’intero popolo di Dio, del clero e dei membri degli Istituti di vita consacrata, alla celebrazione della liturgia e dei sacramenti, ai problemi della rievangelizzazione. Ha sottolineato l’importanza del Diritto Particolare. La lettura del Decreto di chiusura del Sinodo ha coronato l’intera sessione.

Risuonava con un particolare significato l’ultima ammonizione del diacono: “En eirini proèlthomen”, “Procediamo in pace”, “Në paqe le të dalim”, mentre si scioglieva l’assemblea. L’esortazione assumeva il senso di un invito a procedere all’applicazione del Sinodo nella vita delle singole comunità: la Liturgia dopo la Liturgia, il Sinodo dopo il Sinodo (Besa/Roma).


 

 

 

INTER – SINODO

 

 

II SINODO INTEREPARCHIALE

EPARCHIE DI LUNGRO E DI PIANA DEGLI ALBANESI - MONASTERO ESARCHICO

 DI S. MARIA DI GROTTAFERRATA

 

 

 

 

La Commissione Centrale di Coordinamento informa:

 

 

 

Le tre Circoscrizioni Ecclesiastiche Bizantine Cattoliche in Italia (Eparchia di Lungro, Eparchia di Piana degli Albanesi e Monastero Esarchico di Santa Maria di Grottaferrata) con il consenso di S.S. Giovanni Paolo II, si apprestano a celebrare il II Sinodo Intereparchiale,.

 

Il tema del Sinodo è:

 

“Comunione ed annuncio dell’Evangelo”

 

e viene sviluppato nei seguenti schemi:

 

 

  1. Prologo: Contesto teologico e pastorale
  2. La Sacra Scrittura nella Chiesa locale
  3. Catechesi e mistagogia
  4. Liturgia
  5. Formazione del clero e dei membri di Istituti di vita consacrata
  6. Diritto Canonico
  7. Rapporti Interrituali
  8. Ecumenismo e Dialogo Interreligioso
  9. Rievangelizzazione
  10. Missione
  11. Epilogo: “Chiamati ad essere santi” (Rom 1,7).

 

Il prossimo Sinodo si propone di rispondere all’impellente urgenza generale della pastorale di rievangelizzazione, che ha al suo centro Gesù Cristo, morto e risorto, salvezza per ogni uomo.

 

Si avranno tre sessioni sinodali che si terranno nella Basilica di Santa Maria di Grottaferrata nei seguenti periodi:

 

       Sessione dal 17 al 22 ottobre 2004

       Sessione dal 15 al 19 novembre 2004

IIIª    Sessione dal 10 gennaio al 14 gennaio 2005.

 

Roma 11 luglio 2004

 

 

Lettera Periodica

Commissione Centrale di Coordinamento del II Sinodo Intereparchiale

(Eparchie di Lungro e di Piana degli Albanesi - Monastero Esarchico di Grottaferrata)

61/2003                                                                                                                                             “L’informazione ordina e coordina” (Besa)

 

INCONTRO DELLA COMMISSIONE CENTRALE DI COORDINAMENTO

22-23-24 giugno 2004 – ROMA

 

Comunicato della segreteria esecutiva

 

La Commissione Centrale di Coordinamento si è incontrata a Roma, nella sede della segreteria in via dei Greci presso la Chiesa di S. Atanasio, nei giorni 22, 23, 24 giugno per concludere l’esame dei progetti di schemi sinodali. I lavori hanno avuto inizio con la preghiera presieduta giorno per giorno dall’archimandrita Donato Oliverio, da p. Antonio Costanza e da madre Aurelia Minneci.

Il presidente della CCC, archimandrita Eleuterio F. Fortino, ha introdotto i lavori presentando la situazione della revisione in corso. Tre schemi sono stati già inviati agli Ordinari, altri tre sono sostanzialmente pronti, gli ultimi quattro sono in revisione. Nelle prossime settimane tutti saranno comunicati agli Ordinari “per il loro esame previo per decidere se possono essere sottoposti alla discussione sinodale”.

 

1.               La CCC ha esaminato lo schema “Rievangelizzazione” richiedendo alcune abbreviazioni e precisazioni. Nella fase precedente era stato chiesto un parere sul progetto al rev.mo p.Vittorio Amedeo Marchianò dell’eparchia di Lungro e al rev.mo p. Francesco Masi dell’eparchia di Piana degli albanesi.

Per l’odierno incontro erano presenti il rev.do Diacono prof. Luigi Fioriti e il prof. Nicola Corduano che cureranno la revisione del testo in base alle indicazioni date dalla CCC.

Lo schema contiene queste tematiche: I. Rievangelizzazione e famiglia; II. Mondo della scuola; III. Giovani; IV. Mondo del lavoro; V. Cultura e mezzi di comunicazione; VI. Impegno politico. VII.Comunità della diaspora.

Lo schema si collega e presuppone altri schemi come: la Sacra Scrittura nella Chiesa locale, catechesi e mistagogia, liturgia.

 

2.               Il secondo schema esaminato è stato La Missione. La CCC vi ha apportato diversi ritocchi redazionali. Per questo schema era stato chiesto il contributo di diversi esperti; del rev.mo p. Emmanuele Lanne archimandrita dell’eparchia di Piana degli Albanesi, del prof. Italo C. Fortino dell’Università “Orientale” di Napoli, del prof. Antonio Russo dell’Università di Trieste, del dr. Vincenzo Busa esperto.

Lo schema presenta i seguenti capitoli: I. Annuncio cristiano; II. La missione nelle nostre Comunità; III. La missione delle nostre Comunità; IV. La trasmissione della fede attraverso la cultura (bizantina, arbëreshe, italiana). Le integrazioni delle osservazioni della CCC saranno fatte dal diacono Luigi Fioriti in collaborazione con il prof. Nicola Corduano e con la prof. Maria Franca Cucci.

 

3.               Il terzo schema esaminato è stato quello su “Ecumenismo”. Sullo schema era stato consultato p. Emmanuele Lanne. I suoi emendamenti sono stati inseriti nel testo. Lo schema presenta tre parti chiaramente distinte: I. L’ecumenismo come ricerca dell’unità dei cristiani; II. il dialogo interreligioso, relazioni con le religioni non cristiane; III. Le sette e i nuovi movimenti religiosi.    

 

4.               La CCC ha esaminato alcuni punti del “Regolamento del Sinodo” presentato dall’archimandrita Donato Oliverio.

 

5.               La CCC ha anche discusso alcune questioni logistiche relative alla celebrazione del Sinodo, come gli inviti a rappresentanti altre Chiese cattoliche sui iuris e a delegati fraterni di Chiese ortodosse.

 

6.              La CCC si incontrerà nel mese di luglio e di agosto secondo le urgenze che si presenteranno per la preparazione immediata della celebrazione del Sinodo (Inter/Sinodo).

 

 

I comunicati della Segreteria o della Commissione Centrale di Coordinamento per la preparazione del II Sinodo  Intereparchiale  possono  essere  ripresi  e  divulgati  liberamente.

Sede: via dei Greci 46 – 00187 Roma; Tel/ Fax  06/3244903;  www.santatanasioroma.subito.cc; intersinodo@libero.it

 

 

 

 

INTER – SINODO

 

Lettera Periodica

Commissione Centrale di Coordinamento del II Sinodo Intereparchiale

(Eparchie di Lungro e di Piana degli Albanesi  e Monastero Esarchico di Grottaferrata)

60/2004                                                                                                        “L’informazione ordina e coordina” (Besa)

 

INCONTRO DELLA COMMISSIONE CENTRALE DI COORDINAMENTO

25 MAGGIO 2004

 

 

 

Comunicato della segreteria esecutiva

 

          Il 25 maggio 2004, si è svolta a Roma, nella sede della Segreteria centrale presso la Chiesa di S. Atanasio (via dei Greci 46) la riunione mensile dei membri della Commissione Centrale di Coordinamento (CCC) che in questo periodo sta valutando gli schemi completati dalle rispettive Commissioni.

L’incontro è stato aperto con la preghiera per il Sinodo guidata dall’Archimandrita p. Antonino Paratore.

 

1.         Il presidente della CCC, archimandrita Eleuterio F. Fortino, ha informato sul procedimento in corso dei lavori di revisione. In particolare ha comunicato che p. Lamberto Crociani, esperto per il Sinodo, ha riveduto lo schema “Catechesi e Mistagogia”. Per lo schema La Sacra Scrittura nella Chiesa locale” è stato consultato p. Giovanni Odasso, docente di Sacra Scrittura alla Pontificia Università Urbaniana.

 

2.         Padre Antonio Costanza, segretario della competente commissione, ha presentato lo schema “Formazione del clero e alla vita consacrata”, sulla base dei pareri di p. Luigi Padovese, delegato per i collegi della Congregazione per le Chiese Orientali, di p. Manel Nin, rettore del Pontificio Collegio Greco e di Suor Rosalia, della Congregazione delle Suore Basiliana, a nome delle religiose impegnate nella preparazione del Sinodo. Sono state prese in considerazione le osservazioni ricevute.

 

3.         In seguito si è esaminato lo schema “Rapporti Interrituali” sulla base delle osservazioni del prof. Carl Gerold Fürst (Germania) e di p. Lorusso (Istituto Ecumenico “S. Nicola” di Bari). E quindi il progetto di “Regolamento del Sinodo” su cui si erano ricevuti i due pareri richiesti per una “lettura canonica” ai professori p. Dimitrios Salachas e mons. Natale Loda

4.         Sono state esaminate diverse questioni organizzative (convocazione dei membri sinodali, invito a membri di altre Chiese, ecc.). Il Sinodo avrà inizio il 17 ottobre, Domenica dei Santi Padri del VII Concilio Ecumenico e si svolgerà in tre sessioni:

 

    sessione dal 17 al 22 ottobre 2004

                                                           IIª   sessione dal 15 al 19 novembre 2004

IIIª  sessione dal 10 al 14 gennaio 2005

 

5.         La Commissione Centrale di Coordinamento si riunirà per un incontro di tre giorni (24-26 giugno) per un esame complessivo della lettura critica di tutti i progetti di schemi sinodali (Inter/Sinodo).

 

 

 

 

 

 

I comunicati della Segreteria o della Commissione Centrale di Coordinamento per la preparazione del II Sinodo  Intereparchiale possono  essere  ripresi  e  divulgati  liberamente.

Sede: via dei Greci 46 – 00187 Roma; Tel/ Fax  06/3244903;  www.santatanasioroma.subito.cc; intersinodo@libero.it

 

 

 

 

INTER – SINODO

 

Lettera Periodica

Commissione Centrale di Coordinamento del II Sinodo Intereparchiale

(Eparchie di Lungro e di Piana degli Albanesi  e Monastero Esarchico di Grottaferrata)

59/2004                                                                                              “L’informazione ordina e coordina” (Besa)

 

 

 

INCONTRO DELLA COMMISSIONE CENTRALE DI COORDINAMENTO – ROMA 6 MAGGIO 2004

 

 

 

Il 6 maggio 2004, si è svolta a Roma, nella sede della Segreteria centrale presso la Chiesa di S. Atanasio (via dei Greci 46) la riunione mensile dei membri della Commissione Centrale di Coordinamento (CCC).

 

L’incontro è stato aperto con la preghiera per il Sinodo guidata Madre Aurelia Minneci.

Il presidente della CCC, archimandrita Eleuterio F. Fortino, ha informato sul procedimento in corso dei lavori di revisione. Ha presentato l’Ordine del Giorno.

 

Nella prima sessione di lavoro si è studiata la procedura da proporre agli Ordinari per l’approvazione di un decreto sulle modalità circa la validità delle sessioni e delle decisioni dell’Assemblea Sinodale in relazione al can. 924 del CCEO.

In seguito si è studiata la compilazione dell’elenco delle persone da convocare per il Sinodo, secondo le varie categorie previste dal Decreto di Indizione del Sinodo, elenco da sottoporre agli Ordinari.

 

Nel pomeriggio il presidente ha introdotto lo studio fatto sul progetto di Schema sul “Diritto Canonico” elaborato dalla competente Commissione. Erano stati consultati i canonisti: prof. dr. Carl Gerold Fürst (Germania) e il prof. p. Lorenzo Lorusso (Istituto Ecumenico di Bari).

Il prof. p. Dimitrios Salachas ha presentato una nuova redazione dello schema con l’analisi e l’integrazione delle osservazioni ricevute. Sono state esaminate e discusse le nuove formulazioni di diversi canoni.

 

La prossima riunione della CCC avrà luogo il 25 maggio 2004 per l’esame dello schema “Formazione del clero e alla vita consacrata”, su cui sono stati consultati il rev. prof. p. Luigi Padovese, l’Archimandrita p. Manel Nin, rettore del Pontificio Collegio greco, e il rev. p. Nicola Cuccia rettore del Seminario Pontificio “Benedetto XV” di Grottaferrata (Inter/Sinodo).

 

 

Comunicato della segreteria esecutiva

 

 

 

 

 

 

 

 

I comunicati della Segreteria o della Commissione Centrale di Coordinamento per la preparazione del II Sinodo  Intereparchiale  possono  essere  ripresi  e  divulgati  liberamente.

Sede: via dei Greci 46 – 00187 Roma; Tel/ Fax  06/3244903;  www.santatanasioroma.subito.cc; intersinodo@libero.it

 

 

INTER – SINODO

Lettera Periodica

Commissione Centrale di Coordinamento del II Sinodo Intereparchiale

(Eparchie di Lungro e di Piana degli Albanesi  - Monastero Esarchico di Grottaferrata)

57/2004                                                                                                              “L’informazione ordina e coordina” (Besa)

 

RIUNIONE CCC – ROMA, 26 FEBBRAIO 2004

 

Comunicato della segreteria esecutiva

 

Il 26 febbraio 2004, si è svolta a Roma, nella sede della Segreteria centrale presso la Chiesa di S. Atanasio (via dei Greci 46) la riunione mensile dei membri della Commissione Centrale di Coordinamento.

L’incontro è stato aperto con la preghiera per il Sinodo guidata dal rev.mo archimandrita papàs Antonino Paratore, segretario della CCC.

Il presidente della CCC, archimandrita Eleuterio F. Fortino, prima di fare le sue comunicazioni sui lavori del giorno ha ricordato che il 16 febbraio è deceduta la madre di Maria Franca Cucci, coordinatrice della segreteria esecutiva della CCC. Questo spiega l’odierna assenza di Maria Franca. Il presidente ha anche ricordato che nel tempo in cui la signora Zaira Cucci stava a Roma più volte, il sabato, aveva contribuito a correggere i testi relativi alla preparazione del Sinodo, specialmente al tempo della composizione della “bozza” dei progetti sinodali. E’ stato cantato il tropario “Metà pnevmàton”.

 

1.      Il programma del giorno prevedeva l’esame di due schemi: nella mattinata quello su “Catechesi e Mistagogia” e nel pomeriggio la “Sacra Scrittura nella Chiesa locale”.

2.      Per lo schema “Catechesi e Mistagogia” era stata chiesta la lettura a due esperti: Don Walter Ruspi, direttore dell’Ufficio Catechistico nazionale (CEI) e a p. Lamberto Crociani, docente presso la Facoltà Teologica dell’Italia centrale (Siena). Entrambi hanno inviato le loro osservazioni, discusse nell’incontro. P. Lamberto ha anche accettato di partecipare all’odierno incontro e in seguito a “rileggere” lo schema apportandovi le necessarie modifiche concordate nell’incontro odierno, per una redazione più scorrevole e coerente nell’insieme. Il processo di elaborazione dello schema è stato presentato dall’archim. Donato Oliverio, membro della competente Commissione. Nella discussione è stato tenuto presente anche il verbale della riunione della CCC sul tema della catechesi e della mistagogia (1 aprile 2003). Sono state proposte diverse modifiche redazionali. Il progetto di schema presenta un insieme di indicazioni che corrispondono alle problematiche rilevate nelle nostre comunità.

3.      Sullo schema La Sacra Scrittura nella Chiesa locale” era stato chiesta una lettura critica a p. Emmanuele Lanne. Le sue osservazioni erano state introdotte nel testo sottoposto alla discussione nell’incontro odierno. Era anche stata chiesta – come già a suo tempo comunicato – una integrazione sulla interpretazione orientale della Scrittura a p. Innocenzo Gargano, professore all’Istituto Orientale e all’Istituto Biblico. Conseguentemente sono stati introdotti tre paragrafi sulla interpretazione tipologica, allegorica e spirituale. Si tratta di nozioni importanti per comprendere la lettura della Sacra Scrittura da parte dei Padri, nonché della liturgia e dell’innografia liturgica bizantina. Lo schema dovrà ora essere “letto criticamente” da un esperto e si dovranno inserire i necessari ritocchi redazionali richiesti nell’incontro. Le indicazioni di questo schema tendono a dare il giusto posto alla Sacra Scrittura nella predicazione, nell’insegnamento, nella liturgia, nella celebrazione dell’Ufficio divino, e nella vita. La lettura della Scrittura è alla base di ogni rinnovamento ecclesiale.

4.      L’archim. p. Donato Oliverio ha riferito su alcune nuove formulazioni introdotte nel progetto di “Regolamento del Sinodo”, in seguito a quanto discusso nell’incontro del mese scorso della CCC. A conclusione dello studio della CCC, il progetto dovrà essere esaminato da un canonista.

5.      P. Antonio Costanza del Monastero di Grottaferrata ha informato sulla preparazione dell’Aula Sinodale nella Basilica di S. Maria di Grottaferrata. I Sinodali saranno ospitati al centro “Mondo Migliore” sul lago di Castelgandolfo. Le tre sessioni sinodali si svolgeranno:

·         dal 17 al 23 ottobre 2004 (1ª Sessione)

·         dal 15 al 19 novembre 2004 (2ª Sessione)

·         dal 10 al 14 gennaio 2005. (3ª Sessione).

                   6.  La CCC si incontrerà a Roma il 30 marzo 2004 per esaminare lo schema sulla “Liturgia(Inter -Sinodo).

 

I comunicati della Segreteria o della Commissione Centrale di Coordinamento per la preparazione del II Sinodo  Intereparchiale  possono  essere  ripresi  e  divulgati  liberamente.

Sede: via dei Greci 46 – 00187 Roma; Tel/ Fax  06/3244903;  www.santatanasioroma.subito.cc; intersinodo@libero.it

 

 

 

 

INTER – SINODO

Lettera Periodica

Commissione Centrale di Coordinamento del II Sinodo Intereparchiale

(Eparchie di Lungro e di Piana degli Albanesi  - Monastero Esarchico di Grottaferrata)

56/2004                                                                                                              “L’informazione ordina e coordina” (Besa)

 

INCONTRO DELLA CCC CON GLI ORDINARI

29 GENNAIO 2004 - ROMA

 

Comunicato della Segreteria esecutiva

 

Il 29 gennaio 2004, si è svolta a Roma, presso la sede della Segreteria centrale, una riunione congiunta tra gli Ordinari delle tre Circoscrizioni Bizantine in Italia e i membri della Commissione Centrale di Coordinamento.

La riunione è stata aperta con la preghiera per il Sinodo guidata da S. E. Mons. Ercole Lupinacci.

Il presidente della CCC, Archimandrita Eleuterio F. Fortino, ha informato sulla situazione della preparazione del Sinodo:

a)      Tutte le Commissioni hanno riveduto i progetti di schemi sulla base delle reazioni delle Comunità locali;

b)      Ora prende l’avvio la “lettura critica” degli schemi da parte della CCC, con l’aiuto degli esperti;

c)      Su tutti gli schemi sono stati già interpellati “esperti” in materia.

 

S. E. Mons. Ercole Lupinacci, S. E. Mons. Salvatore Ferrara e il Re.mo Archimandrita Padre Emiliano Fabbricatore hanno ringraziato la CCC per il lavoro di promozione e di coordinamento e tutte le Commissioni che hanno preparato gli schemi sinodali e in seguito riveduti dopo le consultazioni delle Comunità locali.

È seguita la presentazione dei punti all’O.d.G. e la discussione con gli Ordinari. Sono state prese le decisioni riguardanti:

a)  La modalità di consegna – agli Ordinari - dei progetti sinodali riveduti dalla CCC. Saranno inviati loro schema dopo schema, a mano a mano, che l’esame della CCC è considerato concluso. La CCC riconsidererà in seguito eventuali osservazioni degli Ordinari;

b)  La presentazione, da parte dell’Archimandrita Donato Oliverio, del progetto di Regolamento del Sinodo, approvato in linea di massima, con richiesta di ulteriori precisazioni;

c)  La presentazione, da parte dell’Archimandrita Antonino Paratore, di un progetto per invito a delegati fraterni di Chiese ortodosse al Sinodo;

d)  E’ stato ricordato che al I Sinodo Intereparchiale (1940) ha preso parte una delegazione della Chiesa ortodossa autocefala di Albania;

e)  E’ stato concordato di invitare rappresentati della CEI, delle Conferenze Regionali di Calabria, di Sicilia, del Lazio e delegati di alcune altre Chiese cattoliche;

f)    E’ stata presentata l’opportunità di invitare vescovi cattolici, in Italia e all’estero, di quei luoghi dove vive un numero consistente di italo - albanesi;

g)   Sono state presentate, da parte di P. Antonio Costanza del Monastero di S. Maria di Grottaferrata, questioni logistico - organizzative. I Sinodali saranno ospitati nel Centro “Mondo Migliore” sul lago di Castelgandolfo.

 

Nel pomeriggio i membri della CCC hanno preso in esame la revisione del “Prologo: “Contesto teologico e pastorale del Sinodo”.

La CCC si incontrerà a Roma il 26 febbraio per l’esame di due progetti di schemi:  a) “La Sacra Scrittura e la Chiesa locale”; b) “Catechesi e Mistagogia(Inter-Sinodo).

 

 

 

 

INTER – SINODO

 

Lettera Periodica

Commissione Centrale di Coordinamento del II Sinodo Intereparchiale

(Eparchie di Lungro e di Piana degli Albanesi - Monastero Esarchico di Grottaferrata)

55/2003                                                                                                                              “L’informazione ordina e coordina” (Besa)

 

 

INCONTRO DELLA CCC - 18 Dicembre 2003 - ROMA

 

Comunicato della Segreteria Esecutiva

 

Il 18 dicembre 2003 si è incontrata a Roma la Commissione Centrale di Coordinamento. La riunione è stata aperta con la preghiera per il Sinodo guidata da p. Antonio Costanza, del Monastero Esarchico di S. Maria di Grottaferrata.

Subito dopo il presidente della CCC, l’Archimandrita p. Eleuterio F. Fortino, ha introdotto la riunione. Innanzitutto ha comunicato che soltanto due schemi non sono ancora pervenuti alla CCC, dopo la revisione da parte delle rispettive Commissioni.

Le Commissioni hanno ben lavorato e si può quindi, già programmare la “lettura critica” che dovrà fare la CCC per armonizzare l’insieme dei progetti sinodali.

Ha poi presentato l’O.d.G. proponendo che si parli prima della programmazione degli incontri della CCC e poi del “Regolamento del Sinodo” con la questione speciale del “Quorum richiesto per l’Assemblea canonicamente valida” sulla base del “Votum” del prof. Dimitrios Salachas.

 

·          La CCC si riunirà per la “lettura critica” degli schemi sinodali per tutto il 2004 una volta al mese nei     giorni seguenti:

 

1)       29 gennaio: Prologo: Contesto teologico e pastorale del Sinodo;

2)       26 febbraio:                  Sacra Scrittura;  Catechesi e Mistagogia;

3)       30 marzo:                     Liturgia;

4)       29 aprile:                      Diritto Canonico e Rapporti Interrituale;

5)       25 maggio:                   Formazione del clero e alla vita religiosa;

6)       22 giugno:                      Ecumenismo e Dialogo Interreligioso; ed

                               Epilogo:  “Chiamati ad essere santi”;

7)       20 luglio:                        Rievangelizzazione e Missione.

 

·     Per la determinazione dei membri dell’assemblea sinodale  si prende come modello il can.238 del CCEO che tratta dell’Assemblea eparchiale.

 

·     Per la validità  dell’Assemblea sinodale si è preso come base il can. 924 del CCEO che stabilisce: Per quanto riguarda gli atti collegiali, se non è espressamente stabilito diversamente dal diritto:1° ha forza di diritto ciò che, presente la parte maggiore di coloro che devono essere convocati, è piaciuto alla parte assolutamente maggiore di coloro che sono presenti; se invece i voti sono stati uguali, il presidente dirima la parità col suo voto”.

·     La prossima riunione della CCC avrà luogo il 29 gennaio 2004(Inter/Sinodo).

 

 

Roma,18.12.2003

 

 

INTER – SINODO

Lettera Periodica

Commissione Centrale di Coordinamento del II Sinodo Intereparchiale

(Eparchie di Lungro e di Piana degli Albanesi  - Monastero Esarchico di Grottaferrata)

54/2003                                                                                                                              “L’informazione ordina e coordina” (Besa)

 

ULTIMA FASE DI REVISIONE DEGLI SCHEMI PRE – SINODALI

 

1.        Il 2 febbraio 2003 gli Ordinari delle tre Circoscrizioni Ecclesiastiche Bizantine in Italia hanno indetto le Consultazioni delle Comunità locali sulla “Bozza” dei progetti di schemi, elaborati dalle competenti Commissioni preparatorie del II Sinodo Intereparchiale. Essi hanno indirizzato la domanda di consultazione: ai Sacerdoti diocesani e Religiosi, al Consiglio Presbiterale, alle Comunità religiose, ai membri del Consiglio pastorale diocesano, ai membri dei Consigli pastorali parrocchiali, alle Associazioni cattoliche e Gruppi, ai catechisti, agli insegnanti di religione, ai circoli culturali (documento d’Indizione in data del 2 febbraio 2003).

2.        Le Comunità locali, in forme diverse e con risultati differenti, hanno studiato gli schemi. Le loro osservazioni sono state mandate alla CCC, la cui segreteria esecutiva ha compilato un dossier con tutte le reazioni raccolte durante le consultazioni e pervenute entro il 9 ottobre 2003 alla Commissione Centrale di Coordinamento. Il dossier comprende 201 pagine.

3.        In genere si tratta di risposte inviate a nome delle parrocchie, qualche volta di più parrocchie insieme, ma vi sono risposte di altri organismi consultati (Azione Cattolica, Insegnanti di religione, Religiose ecc.). Dei gruppi consultati alcuni prendono in esame tutti gli schemi, altri soltanto parte (prevalentemente: gli schemi sulla catechesi, sulla liturgia). Alcune risposte esprimono una emozione, più che una riflessione e una analisi critica con proposizioni concrete. La maggior parte tocca problemi reali pastorali, liturgici, catechetici, canonici. Tutte le risposte meritano una lettura attenta.

L’insieme certamente offrirà alle Commissioni suggerimenti utili. E’ compito di ciascun Presidente di Commissione organizzare nel modo più conveniente lo studio per l’esame di tutte le “reazioni” allo scopo di rivedere i testi con correzioni, precisazioni ed eventuali integrazioni.

4.        A questo scopo si seguiranno i “Criteri per la revisione dei progetti di schema” concordati dalla CCC assieme ai Presidenti ed ai Segretari di Commissione nell’incontro del 9 ottobre 2003 a Grottaferrata.

5.        I testi riveduti e approvati da ciascuna Commissione pre - sinodale dovranno pervenire alla CCC entro il 9 dicembre 2003.

6.        Con questa redazione definitiva degli schemi, la preparazione del II Sinodo Intereparchiale sta affrontando l’ultima fase, che sarà completata da una lettura d’insieme a cura della CCC, la quale, se necessario, consulterà gli esperti per questioni più complesse o incerte.

7.           Nel retro si trova l’elenco completo delle risposte pervenute alla CCC entro il 13 novembre 2003 (Inter-Sinodo).

Roma 13 novembre 2003

 

 

ELENCO DEGLI ORGANISMI DI CONSULTAZIONE CHE HANNO REAGITO ALLA “BOZZA”

           

 

I.   EPARCHIA DI LUNGRO

 

1.              Parr.di S. Costantino il Grande in S. Costantino Albanese                                                           

2.              Parr. di S. Demetrio Megalomartire in S. Demetrio Corone                                                        

3.              Parr. dell’Esaltazione della Croce in S. Paolo Alb. E di S. Nicola di Mira in Farneta                    

4.              Parr. di S. Giovanni Crisostomo e Piano dello Schiavo in Firmo                                                  

5.              Parr. di S. Giorgio Megalomartire in S. Giorgio Albanese                                                        

6.              Parr. di S. Giuseppe in Marri di S. Benedetto Ullano                                                               

7.              Parr. di S. Maria ad Nives in Castroregio

8.              Parr. di S. Maria di Costantinopoli in Castrovillari                                                                    

9.                  Parr. S. Maria Assunta in Civita          

10.              Parr. S. Maria Assunta in Firmo          

11.              Parr. di S. Maria Assunta in Frascineto e S. Basilio il Grande in Eianina          

12.              Parr. di S. Maria Assunta in Villa Badessa

13.              Parr. di S. Mauro in Catinella  

14.              Parr. di S. Nicola di Mira in Lecce      

15.              Parr. SS. Pietro e Paolo in S. Cosmo Albanese          

16.              Parr. di S: Atanasio il Grande in S. Sofia D’Epiro       

17.              Azione Cattolica         

18.              Insegnanti di religione  

19.              Religiose         

20.              Testo pervenuto senza firma inviato dal presidente della Commissione Liturgia

21.              Documento finale XVI Assemblea Diocesana 

 

II.     EPARCHIA DI PIANA DEGLI ALBANESI

 

1.      Parr. Maria SS Annunziata in Mezzoiuso                                                                               

2.      Parr. SS. Annunziata e S. Nicolò in Contessa Entellina                                                         

3.      Parr. S. Cristina in Santa Cristina in Gela                                                                              

4.      Parr. di S. Maria del Lume in Palazzo Adriano (consiglio pastorale)                                      

5.      Parr. di S. Nicola di Mira in Mezzoiuso                                                                                

6.      Parr. di S. Nicolò dei Greci alla Martorana in Palermo                                                         

7.      Papàs Stefano Plescia di Piana degli Albanesi                                                                       

  1. Parr. S. Antonio di Piana degli Albanesi
  2. Parr. S. Demetrio, S. Giorgio, SS. Annunziata di Piana degli Albanesi
  3. Parr. Maria SS della Favara in Contessa Entellina

 

III    MONASTERO ESARCHICO DI S. MARIA DI GROTTAFERRATA

 

            Approvazione generale degli schemi (p. Antonio Costanza)

 

IV.     DIASPORA

 

Comunità bizantina di Roma

1.  Gruppo di studio n. 1

2.  Gruppo di studio n. 2

3.  Gruppo di studio n. 3                                                                                                      

4.  Gruppo degli alunni italo - albanesi del Collegio Greco                                                     

5.  Gruppo delle religiose                                                                                                      

6.  Sig. Paolo Borgia                                                                                                            

 

(Inter/Sinodo)

I comunicati della Segreteria o della Commissione Centrale di Coordinamento per la preparazione del II Sinodo  Intereparchiale  possono  essere  ripresi  e  divulgati  liberamente.

Sede: via dei Greci 46 – 00187 Roma; Tel/ Fax  06/3644903;  www.santatanasioroma.subito.cc; intersinodo@libero.it

 

 

 

INTER – SINODO

Lettera Periodica

Commissione Centrale di Coordinamento del II Sinodo Intereparchiale

(Eparchie di Lungro e di Piana degli Albanesi  - Monastero Esarchico di Grottaferrata)

53/2003                                                                                                                              “L’informazione ordina e coordina” (Besa)

 

INCONTRO DELLA COMMISSIONE CENTRALE DI COORDINAMENTO

Problematiche relative alla celebrazione del Sinodo

Roma 13 novembre 2003

 

 

Comunicato della Segreteria esecutiva

 

Giovedì 13 novembre 2003 si è tenuto a Roma in via dei Greci la riunione della Commissione Centrale di Coordinamento.

 

1.         Il presidente della CCC l’archimandrita Eleuterio F. Fortino ha dato le seguenti informazioni:

La preparazione del Sinodo si volge ormai a considerare le problematiche relative alla sua celebrazione, mentre continua il lavoro della revisione della “Bozza” in base alle “reazioni” delle comunità locali. La CCC ha trasmesso ai Presidenti di Commissione le osservazioni delle Comunità locali;

 

2.         La Segreteria esecutiva ha compilato il dossier delle “Reazioni delle Comunità locali alla Bozza dei progetti degli schemi sinodali”, un volume di 200 pagine. Nel dossier vi sono “reazioni” estremamente utili per la revisione. Le varie Commissioni sapranno ora ricavare il meglio. Questo è un compito difficile e delicato;

 

3.         Nell’incontro odierno si è ripreso lo studio del progetto di “Regolamento del Sinodo Intereparchiale” circa la “Presentazione degli schemi al Sinodo; procedure per la discussione e per la votazione, revisione dei testi sulla base dei ‘placet juxta modum”, votazione della nuova versione per la richiesta di approvazione alla Santa Sede”;

 

4.         L’archimandrita papàs Donato Oliverio, l’archimandrita papàs Nino Paratore e padre Anonio Costanza hanno presentato le informazioni richieste nel precedente incontro, in particolare circa i membri del sinodo, gli invitati, i delegati fraterni, allo scopo anche di avere una visione del numero dei partecipanti;

 

5.         Si sono anche considerate le modalità di invito al Sinodo a delegati fraterni di Chiese ortodosse;

 

6.         Il Regolamento Attuativo del Decreto d’Indizione del Sinodo, conterrà tutte le precisazioni richieste per lo svolgimento del Sinodo. Il Decreto Attuativo dovrà essere promulgato dagli Ordinari;

 

7.         Il Sinodo si svolgerà in tre sessioni: la prima nel mese di ottobre 2004 con inizio il 17 ottobre, domenica dei Santi Padri del VII Concilio Ecumenico; la seconda nel mese di novembre 2004 e la terza nel mese di gennaio 2005;

 

8.         Entro il 9 dicembre prossimo le Commissioni dovranno far pervenire alla CCC gli schemi riveduti;

 

9.       La CCC si incontrerà a Roma il 18 dicembre prossimo (Inter/Sinodo).

 

 

 

INTER – SINODO

Lettera Periodica

Commissione Centrale di Coordinamento del II Sinodo Intereparchiale

(Eparchie di Lungro e di Piana degli Albanesi  - Monastero Esarchico di Grottaferrata)

52/2003                                                                                                                              “L’informazione ordina e coordina” (Besa)

 

INCONTRO DELLA CCC CON I PRESIDENTI E SEGRETARI DI COMMISSIONE

Criteri per la revisione degli schemi sinodali

Grottaferrata – 9 Ottobre 2003

 

Comunicato della Segreteria esecutiva

 

Giovedì 9 ottobre 2003, si è tenuta a Grottaferrata, ospite del Monastero, la sessione della Commissione Centrale di Coordinamento con i Presidenti e Segretari di Commissione per la preparazione del II Sinodo Intereparchiale. La sessione è stata aperta con la preghiera diretta dal Rev.mo Archimandrita p. Emiliano, egumeno esarca del monastero.

1.         Sono seguite le comunicazioni del Presidente, Archimandrita Eleuterio F. Fortino. Egli ha sottolineato l’importanza dell’incontro per concordare i criteri da tenere presenti nell’analisi delle reazioni delle Comunità locali alla “Bozza” pre - sinodale e per la loro rielaborazione. Egli ha ringraziato tutti coloro, comunità o singole persone, che hanno studiato i testi e hanno inviato le loro reazioni alla CCC. Ha richiamato tutti alla responsabilità che ciascun membro delle nostre Comunità ha di fronte alla Chiesa. E poiché il tema dei Sinodo è “Comunione e annuncio dell’Evangelo”, ha indicato la responsabilità che ciascuno - in particolare operatori pastorali e i membri delle Commissioni sinodali - hanno di fronte all’Evangelo. Infine ha ricordato il millennio del Monastero di cui hanno avuto inizio le celebrazioni con un convegno sui rapporti con la Chiesa ortodossa romena. Vi hanno partecipato anche due vescovi rumeni ortodossi con 30 monaci egumeni di vari monasteri della Romania. Al Convegno ha preso parte il Presidente della CCC.

2.         E’ stato esaminato il progetto elaborato dalla CCC sui “Criteri per la revisione dei progetti di schemi pre - sinodali”. Con l’apporto dei Presidenti e dei Segretari sono stati precisati alcuni aspetti e accolte nuove proposte integrative. Il criterio di fondo rimane quello già stabilito secondo cui le singole proposte devono essere in consonanza con il Magistero e devono rispondere ai bisogni reali delle nostre Comunità. Sono stati messi in particolare rilievo alcuni punti:

 

a)      Attenzione alla richiesta del Concilio Vaticano II, e del Decreto di Indizione del Sinodo, per la salvaguardia dell’autenticità delle tradizioni;

b)      Avere in vista l’organico progresso per eventuali innovazioni;

c)      Controllare con accuratezza la precisione dei riferimenti biblici e bibliografici nella formulazione delle varie proposte;

d)      Dare alle proposte il fondamento teologico o pastorale e curare che la formulazione abbia una parte di carattere normativo - canonico, quando necessario.

e)      Coordinare i diversi aspetti che una tematica può avere in sezioni diverse (catechetica, liturgica, canonica).

 

3.         Si è discusso il progetto di “Regolamento del Sinodo Intereparchiale” circa la “Presentazione degli schemi al Sinodo; procedure per la discussione e per la votazione, revisione dei testi sulla base dei ‘placet juxta modum”, votazione della nuova versione per la richiesta di approvazione alla Santa Sede”.Si sono raccolti suggerimenti integrativi. Il progetto è stato presentato dall’Archimandrita Oliverio.

4.         Ai Presidenti di Commissioni sono state distribuite le “Reazioni” alla “Bozza” ricevute dalla CCC dalle Comunità locali. Le Commissioni dovranno far pervenire alla CCC i testi degli schemi riveduti entro il 9 dicembre p.v.

 

5.         La CCC è convocata per una sessione di lavoro a Roma  giovedì 13 novembre 2003.

 

 

INTER – SINODO

 

Lettera Periodica

Commissione Centrale di Coordinamento del II Sinodo Intereparchiale

(Eparchie di Lungro e di Piana degli Albanesi - Monastero Esarchico di Grottaferrata)

51/2003                                                                                                                              “L’informazione ordina e coordina” (Besa)

 

 

GIOVANNI PAOLO II: “LA BIBBIA E’ POCO LETTA E STUDIATA”

 

Il Santo Padre Giovanni Paolo II all’Angelus di domenica 27 luglio 2003, a Castelgandolfo ha lanciato un pressante appello per una maggiore conoscenza della Parola di Dio.

La Sacra Scrittura nella Chiesa locale” è uno degli schemi iniziali della “Bozza per la Consultazione delle Comunità locali” in preparazione del II Sinodo Intereparchiale. Nella sua introduzione si afferma: “La Chiesa è convocata dalla Parola di Dio proclamata nelle Scritture, nelle sue varie forme, liturgiche e didattiche. Una Chiesa locale, con i suoi propri strumenti culturali e spirituali, compie il ministero della Parola in una molteplicità d’iniziative: proclamazione, predicazione, omelia, catechesi, lectio divina. Essa scruta la parola di Dio per indagare la volontà del Signore e per avviare i fedeli ad essere obbedienti”.

Riportiamo integralmente l’Angelus di Giovanni Paolo II:

 

Angelus di domenica 27 luglio 2003

 

1. La Chiesa ha ricevuto da Cristo risorto il mandato di proclamare il Vangelo sino agli estremi confini della terra. In queste domeniche ho avuto modo più volte di ricordare che a questo compito sono chiamate, in modo singolare, le Comunità ecclesiali d’Europa. Sì, in questo Continente occorre che tutti i credenti sappiano ritrovare l’entusiasmo evangelico dell’annuncio e della testimonianza.

Se alcune regioni e alcuni ambienti attendono addirittura un primo annuncio del Vangelo, ovunque, però, c’è bisogno che esso sia rinnovato.

Spesso, infatti, la conoscenza del cristianesimo è data per scontata mentre, in realtà, la Bibbia è poco letta e studiata, la catechesi non è sempre approfondita, i Sacramenti sono poco frequentati. In tal modo, al posto dell’autentica fede, si diffonde un sentimento religioso vago e poco impegnativo, che può diventare agnosticismo e ateismo pratico.

 

2. L’Europa di oggi esige la presenza di cattolici adulti nella fede e di comunità cristiane missionarie che testimonino l’amore di Dio a tutti gli uomini (cfr Ecclesia in Europa, 50).

Questo rinnovato annuncio di Cristo domanda di essere accompagnato da una profonda unità e comunione all’interno della Chiesa, come pure da un sincero impegno in campo ecumenico e nel dialogo con i seguaci delle altre religioni. Il Vangelo è luce che investe tutto il vasto campo della vita sociale: dalla famiglia, alla cultura, alla scuola e all’università, ai giovani, ai mass media, all’economia, alla politica... Cristo va incontro all’uomo dovunque vive e opera ed offre senso pieno alla sua esistenza.

 

3. “Chiesa in Europa, entra nel nuovo millennio con il Libro del Vangelo!” (n. 65). Ecco l’appello scaturito dall’Assemblea sinodale del 1999. Possa ogni Comunità ecclesiale accoglierlo con gioia diventando, in ogni sua componente e nel suo insieme, segno credibile del messaggio della salvezza.

Questo ci ottenga Maria Santissima, Madre della Chiesa e Regina degli Apostoli.

 

RIFLESSIONI SULL’ANGELUS

 

«Chiesa in Europa, entra nel nuovo millennio con il libro del Vangelo». È un invito da accogliere e da trasformare in lavoro pastorale quello ribadito domenica scorsa, all'Angelus, dal Papa, sulla scia del recente documento Ecclesia in Europa. In concreto, questo significa come afferma Giovanni Paolo Il, avere per scontata la conoscenza del cristianesimo», «promuovere la lettura e lo studio della Bibbia», “approfondire la catechesi», La Chiesa in Italia è già impegnata da tempo in questa direzione. Ma occorre fare sempre di più, sottolineano gli "addetti ai lavori", perché è vero, come dice Giovanni Paolo II, che l'Europa di oggi, pur essendo terra di antica evangelizzazione, «esige la presenza di cattolici adulti nella fede e di comunità cristiane missionarie che testimonino l'amore di Dio a tutti gli uomini». E allora c'è la perenne necessità di rivedere alcuni cammini di formazione e di aggiornare i tradizionali canali di trasmissione della fede.

«Il Papa ci invita a considerare la Bibbia, la catechesi e i sacramenti come il cuore di ogni autentica azione evangelizzatrice” - afferma Mons. Walter Ruspi, direttore dell'Ufficio catechistico nazionale della CEI -. E il suo è un appello molto significativo». Tanto più che in questi anni, spiega il sacerdote piemontese, i fedeli europei devono rispondere a una triplice sfida. «Da un lato l'edonismo delle società occidentali, dall'altro le macerie spirituali dell'ateismo di Stato e, infine, l'arrivo di persone con altre culture». Di fronte a questa situazione, prosegue don Ruspi, «approfondire la Bibbia e il Vangelo, significa presentare la fede in Gesù nel suo momento sorgivo». Una Bibbia che però «va letta nella Chiesa e con la Chiesa, affinché la Parola di Dio diventi parola che interpella tutti e ciascuno».  E qui il direttore dell'Ufficio catechistico nazionale ricorda l'importanza della catechesi. «Tramontato il vecchio modello della catechesi intesa come trasmissione di nozioni, oggi ci si deve incamminare sempre più, come la Chiesa italiana sta facendo già da diversi decenni, verso una catechesi - esperienza di vita e di fede, all’interno di una comunità ecclesiale viva».

Anche don Cesare Bissoli si dice molto colpito dall'appello del Papa. «Purtroppo viviamo in un periodo in cui la Bibbia è più venduta che letta», ricorda il salesiano, consulente dell’Ufficio catechistico nazionale per l’apostolato biblico. «Ma in Italia abbiamo imboccato già da un po’ la direzione giusta. In quasi tutte le diocesi si stanno diffondendo i gruppi di ascolto e cresce l’interesse per la Sacra Scrittura». Certo, prosegue don Bissoli, «molto rimane da fare ma questo invito del Papa arriva al momento giusto per aiutarci a rafforzare l’impegno». Che cosa si può fare, dunque, per trasformare l’appello del Pontefice in lavoro pastorale? «Semplicemente quello che dice Giovanni Paolo II - risponde il religioso - La Bibbia va letta e studiata. Questo non significa che dobbiamo diventare tutti biblisti, ma discepoli, sì». E a proposito dei biblisti, don Bissoli lancia a sua volta un invito: «dedichiamoci allo studio tecnico, ma mettiamoci anche a servizio dei fedeli, per favorire un corretto approccio al Testo Sacro».

A giudizio della biblista Elena Bartolini, infine, «le parole di Giovanni Paolo Il rimettono a tema un dato di fatto di fronte al quale siamo chiamati a riflettere e ad interrogarci: la vita di fede del cristiano non può prescindere da un rapporto vitale con la Parola rivelata testimoniata dalla Bibbia». Dal Concilio Vaticano II in poi le opportunità non sono mancate, dice la docente di lingua e cultura ebraica. Quella che probabilmente ancora manca è una cultura biblica più generalizzata, non necessariamente “tecnica” o per soli specialisti ma alla portata di tutti, capace di fornire sia le chiavi di lettura indispensabili per comprendere sia la cultura europea, sia gli elementi fondamentali per una scelta di fede consapevole. Dobbiamo quindi individuare” – conclude – “nuove strategie e soprattutto nuovi linguaggi capaci di arrivare a tutti, perché tutti possano accostare una Parola che porta in sé un messaggio di vita universale».

Da Parte sua, Mons. Eleuterio F. Fortino, riferendosi alla tematica preparatoria del II Sinodo Intereparchiale delle tre Circoscrizioni Bizantine in Italia, ribadisce che “il fondamento biblico è sottolineato in quasi tutti gli schemi, così nella catechesi, nella liturgia, nella rievangelizzazione, nella missione e nel quadro generale del contesto teologico e pastorale. La tradizione bizantina, anche nella celebrazione di tutti i sacramenti, s’ispira costantemente alla Scrittura. Ciò vale anche per quanto riguarda il ricco patrimonio innografico e iconografico” (Inter-Sinodo).

 

 

INTER-SINODO

 

Lettera Periodica

Commissione Centrale di Coordinamento del II Sinodo Intereparchiale

(Eparchie di Lungro e di Piana degli Albanesi - Monastero Esarchico di Grottaferrata)

50/2003                                                                                                               “L’informazione ordina e coordina” (Besa)

 

 

INCONTRO DELLA CCC – 8 LUGLIO 2003   ROMA

SUGLI SCHEMI “RIEVANGELIZZAZIONE ”E “MISSIONE”

 

 

Comunicato della Segreteria esecutiva

 

 

L’8 Luglio 2003 si è tenuto a Roma, presso l’Accademia del Pontificio Collegio Greco, l’incontro della Commissione Centrale di Coordinamento (CCC) per un esame degli schemi su “Rievangelizzazione” e “Missione”, con la partecipazione della Presidente delle due Commissioni, Prof. Angela Castellano Marchianò.

  

1.         L’incontro ha avuto inizio con la preghiera guidata dall’Archimandrita Antonino Paratore Segretario della CCC.

Il Presidente della CCC, Archim. Eleuterio F. Fortino, ha dato il benvenuto e comunicato alcune informazioni, ed ha illustrato l’O.d.G. nel contesto dell’esame, schema dopo schema, della “Bozza”sinodale. In particolare ha comunicato che il Prof. Salachas, assente per impegni in Romania, ha riveduto, in seguito alla riunione della CCC, lo schema sul “Diritto canonico particolare” e trasmesso il nuovo testo. Si è augurato che un simile lavoro di revisione sia iniziato anche dalle altre Commissioni.

  

2.         La riflessione sullo schema “Rievangelizzazione” è stata introdotta dal Presidente della relativa Commissione Prof.sa Angela Castellano Marchianò che ha informato che lo schema ha per intento principale descrivere le problematiche che incontrano le Comunità bizantine in Italia e gli orientamenti pastorali da prendere per dare un nuovo impulso evangelico.

  

Il Segretario della CCC ha raccolto le osservazioni emerse:

 

·        Il rinnovamento si realizzerà nell’ambito della parrocchia; occorre rivitalizzare il ruolo della parrocchia per l’aspetto di predicazione, di catechesi, di liturgia e di educazione alla dimensione cristiana della responsabilità sociale;

·        Accoglienza della vita e preparazione al battesimo e al matrimonio;

·        Nella revisione dello schema occorre mettere in maggiore evidenza le indicazioni operative;

·        Come si può vivere il patrimonio della tradizione orientale in un contesto occidentale italiano? Dare indicazioni;

·        Dare indicazioni sull’esigenza di qualificare l’insegnante di religione nelle scuole;

·        Indicare gli strumenti della tradizione bizantina per far fronte ai problemi che pone una rievangelizzazione attuale;

·        Confrontare le indicazioni che per l’evangelizzazione offre il CCEO in materia mista CJC;

·        Indicare il ruolo dei movimenti laicali nelle parrocchie.

  

3.         La riflessione sullo schema “Missione” è stata introdotta sempre dal Presidente Prof. ssa Angela Castellano Marchianò

  

Il Segretario della CCC ha raccolto le seguenti osservazioni emerse:

 

·        Recuperare il termine “Missione” come Annuncio del Vangelo e non in senso di proselitismo;

·        La missione è una dimensione essenziale della Chiesa di Cristo. Le Chiese bizantine in Italia hanno avuto poche possibilità di Missione, ma occorre aprirle alla Missione;

·        Sottolineare l’iter formativo alle Missioni;

·        Promuovere la Missione tra i non cristiani emigrati nelle nostre Comunità;

·        Le nostre Comunità non hanno intenzione di fare Missione fra gli altri cristiani;

·        Snellire il testo per sottolineare gli orientamenti pratici.

 

4.         Le indicazioni rilevate, in questa riunione, saranno inviate alle Commissioni competenti come contributo alla revisione dello schema.

 

5.         E’ stata decisa una riunione congiunta dei Presidenti e Segretari delle sette Commissioni con la CCC per concordare i criteri d’analisi dei risultati delle Consultazioni locali e per la revisione degli schemi.

 

L’incontro avrà luogo giovedì 9 ottobre 2003 a Grottaferrata (ore 9 – 18).

 

6.       E’ stata ripresa la riflessione sul progetto di “Regolamento del Sinodo Intereparchiale” a cura di Papàs Donato Oliverio, con le seguenti tematiche: procedure per la votazione, discussione, revisione dei testi sulla base del “placet juxta modum”, nuova votazione e presentazione al Sinodo” (Inter-Sinodo)

 

 

ROMA:

RIUNIONE CCC -  5 GIUGNO 2003

 

Il 5 giugno 2003 si è tenuto a Roma  l’incontro della Commissione Centrale di Coordinamento (CCC) per un esame degli schemi su“Diritto Canonico” e “Rapporti Interrituali”. Riportiamo il comunicato della segreteria esecutiva:

 

1. L’incontro ha avuto inizio con la preghiera guidata dalla Sig.na Candida Giella della segreteria della CCC:

Il Presidente della CCC, Archim. Eleuterio F. Fortino, ha dato il benvenuto e comunicato alcune informazioni, ed illustrato l’O.d.G. nel contesto dell’esame, schema dopo schema, della “Bozza”sinodale.

In particolare egli ha informato la CCC che il Metropolita d’Italia S.E. Gennadios, ha comunicato che d’ora in poi sarà osservatore ai lavori preparatori del Sinodo - al posto di p. Matteo Psomàs non più parroco della comunità greca di Roma – “l’archimandrita del Trono Ecumenico il Rev. Polykarpos Stavropoulos, protosincello della Sacra Arcidiocesi ortodossa d’Italia”.

E’ seguita da parte dei partecipanti uno scambio di informazioni sulle consultazioni in corso nelle tre Circoscrizioni.

Nelle Eparchie ci sono degli incontri a livello di clero, ma pure in forme differenziate nelle parrocchie e nelle comunità religiose e anche in  piccoli gruppi.

Non da parte di tutti vi è lo stesso entusiasmo, ma la riflessione sul Sinodo si diffonde sempre più.

La riflessione sullo schema “Rapporti Interrituali” è

stata introdotta dal presidente della relativa commissione Don Enzo Casentino. Egli ha informato che lo schema “viene considerato positivamente dalla nostra comunità parrocchiale”.

3. Nella discussione sono state segnalate alcune questioni da approfondire:

* se il vescovo di rito bizantino che ha nella sua diocesi, parrocchie di rito latino può celebrare anche in questo rito e in tale rito fare le ordinazioni sacre.

* Relativamente al n° 26 dello schema, occorre approfondire lo studio, se un parroco di rito latino può delegare un diacono a celebrare un matrimonio di cui una parte è bizantina.

* Nella parte sulla pietà popolare (nn. 34 – 37) fare riferimento al “Direttorio su Pietà Popolare e Liturgia della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti”.

* E’ stato anche ricordato che nelle consultazioni vari rilievi vengono fatti ad alcune tematiche dello schema in particolare circa alcuni riferimenti impropri sulla funzione del vescovo dell’eparchia di rito greco, che nella sua giurisdizione ha parrocchie di rito latino;

* circa le celebrazioni dei sacramenti, specialmente per quelli dell’Iniziazione cristiana.

Poco evidenti sono i problemi delle relazioni interrituali fra le circoscrizioni di rito bizantino con quelle concomitanti latine.

 

4. La riflessione sullo schema “Diritto Canonico” è

stata introdotta dal Presidente della relativa Commissione prof. p. Dimitri Salachas il quale, ha commentato le osservazioni richieste a due canonisti.

* Per il Diritto Particolare va precisato il tema dei tempi di digiuno e di quello in preparazione dell’eucaristia (presente nello schema “Liturgia” n° 28 e n° 44).

* E’ riemerso il tema delle possibilità di istituire ministeri con riferimento al Canone 327e Canone 610.

* Nel Diritto Particolare si propongano delle indicazioni per funzioni dei ministri che non richiedono l’Ordine stesso.

* Precisare una norma relativa al Canone 365 circa il passaggio di un chierico.

* Precisare il Canone 382 circa il comportamento sociale dei chierici.

*Canone 587 §3 per il catecumenato determinare una norma di comportamento.

* Canone 758 §1 circa gli interstizi per le ordinazioni si dovrebbe usare il criterio:

due anni per le ordinazioni minori, un anno tra le ordinazioni maggiori.

5. Le indicazioni rilevate, in questa riunione, saranno inviate alle Commissioni competenti come contributo alla revisione dello schema.

6. E’ stata ripresa la riflessione sul progetto di “regolamento del Sinodo”.

7. La CCC si incontrerà martedì 8 luglio 2003 per esaminare gli schemi Rievangelizzazione” e “Missione (Inter/Sinodo).

 

 

II SINODO INTEREPARCHIALE: RIUNIONE DELLA COMMISSIONE CENTRALE

 

GROTTAFERRATA 17 MAGGIO 2003

 

Il 17 maggio 2003 si è tenuto a Grottaferrata l’incontro della Commissione Centrale di Coordinamento (CCC) per un esame degli schemi su “Formazione del clero e alla vita consacrata” e “Ecumenismo e Dialogo Interreligioso ”.

 

1.      La riflessione sullo schema “Formazione del clero e alla vita consacrata” è stata introdotta dal Segretario della relativa Commissione Padre Antonio Costanza il quale, tra l’altro, ha presentato un testo del Presidente della Commissione papàs Vittorio Scirchio, impossibilitato per impegni parrocchiali di partecipare all’incontro.

 

Il Presidente p. Scirchio aveva presentato per iscritto, tra l’altro, alcune correzioni e proposte per la revisione dello schema.

 

* La CCC ne ha preso visione e ha concordato di trasmetterle alla Commissione presieduta da papàs   Scirchio per integrazioni coerenti nello schema sulla formazione.

 

* Madre Aurelia Minneci ha presentato le proposte  concordate dalle religiose per la sezione “formazione delle religiose”. La CCC ne ha preso visione con interesse e ha concordato di trasmetterle al presidente della Commissione “Formazione” per armonizzarle integrandole nello schema.

   * Dalla conversazione seguita, sono stati raccolti i seguenti suggerimenti, che saranno inviati alla Commissione competente come contributo alla revisione:

* Occorre elaborare una introduzione sulla linea della premessa al testo delle osservazioni di p. Scirchio per l’incontro odierno in questo senso: sacerdozio comune dei fedeli (fondato sul Battesimo), sacerdozio ordinato, vita consacrata.

*Occorre controllare le citazioni verificandone l’esattezza e la completezza, in particolare quelle relative ai canoni del CCEO.

*Per la questione dei Seminari va tenuto presente la situazione reale di: a) preseminario nelle eparchie,  b) seminario minore intereparchiale pontificio a Grottaferrata, c) seminario maggiore a Roma.

3. Ha avuto luogo una prima riflessione su “come celebrare liturgicamente il sinodo” con introduzione del prof. Stefano Parenti. E’ stata anche letta una nota di Tommaso Federici  su “La santa Sinodo e celebrazione divina e umana”.

Dalla conversazione è emerso:

a)  per l’inaugurazione esiste uno schema nella tradizione russa che potrebbe essere presa in  considerazione per il Sinodo Intereparchiale;

b)   per la preghiera quotidiana dei sinodali si propone che sia quella della comunità del luogo dove si celebra il Sinodo;

c)   il primo giorno di ogni sessione dovrà aver luogo il rito di intronizzazione del Vangelo;

d)  si potrebbe prevedere che la celebrazione del Sinodo abbia tre sessioni che andrebbero tenute una in ogni Circoscrizione;

e)  la prima sessione in coincidenza con il millenario di San Nilo si dovrebbe tenere a Grottaferrata;

f)  alla conclusione del Sinodo ci dovrebbe essere una concelebrazione.

5.  La riflessione sullo schema “Ecumenismo e Dialogo Interreligioso” è stata introdotta dal Presidente della relativa Commissione Diacono Paolo Gionfriddo che presenta la struttura e gli scopi dello schema, suddiviso in tre sezioni:  a) Ecumenismo, b) Dialogo interreligioso, c) Nuovi Movimenti e sette.

 

* Per l’Ecumenismo, dopo le premesse sull’impegno per la ricerca dell’unità e l’esigenza del dialogo, sono stati presentati i rapporti di fraternità e di parziale comunicatio in sacris, in modo distinto, con gli ortodossi e con i protestanti.

* Per il Dialogo Interreligioso si è trattato in modo distinto delle relazioni con gli ebrei e con i musulmani. Per i nuovi movimenti e le sette si è presentato un elenco attirando l’attenzione pastorale che richiede il fenomeno.

Sono state date delle indicazioni da tenere presente nella revisione dello schema:

*Per quanto riguarda le relazioni con gli ortodossi occorre indicare alcune tipologie di iniziative ecumeniche.

*Controllare i riferimenti ai canoni per la loro precisione.

La prossima riunione della CCC, come deciso nella sessione del 4 marzo scorso, avrà luogo, a Roma, presso la sede della CCC, il 5 giugno 2003 sugli schemi “Diritto Canonico” e “Rapporti Interrituali”. Introdurranno la discussione i presidenti delle due commissioni impegnate (Inter-Sinodo)

 

 

LUNGRO: IL VESCOVO INVITA ALLE CONSULTAZIONI SINODALI

 

// Vescovo di Lungro. S.E. Mons. Ercole Lupinacci con la lettera circolare "al clero, alle religiose e ai fedeli laici" del 26 febbraio 2003 ha inviato le Comunità locali a partecipare attivamente alle consultazioni sinodali.  Ne riportiamo il testo:

E' stata distribuita dalla Curia la Bozza per la consultazione delle Comunità locali in preparazione del Sinodo. "Si apre ora una nuova fase - vi si legge - quella delle consultazioni delle Comunità locali: parrocchie, organismi ecclesiastici (consigli presbiterali, consigli pastorali), comunità religiose, associazioni cattoliche. circoli culturali. Chiediamo che i vari schemi siano studiati attentamente e siano apportate le precisazioni, le integrazioni e le proposte considerate utili al miglioramento dei testi".

Ogni parrocchia organizzi il lavoro di consultazione, anche con l'aiuto dei membri delle Commissioni sinodali, in modo che per la tre - giorni di S. Cosmo Albanese possa riferire all'Assemblea annuale i risultati conseguiti. Essa, a Dio piacendo, si terrà nei giorni 28. 29 e 30 agosto 2003, con la partecipazione di S.E. mons. Domenico Graziani, che parlerà sull'argomento "Rievangelizzazione e Missione". Gli altri temi saranno trattati dal clero dell'eparchia impegnato nelle commissioni sinodali.

L'assemblea annuale è un momento di grazia che ci offre la Provvidenza, perché ogni componente la comunità eparchiale vi partecipi con puntualità e fervore, dando un prezioso contributo alla vicendevole edificazione".

 

 

Piana DEGLI ALBANESI: STUDIO DELLO SCHEMA SINODALE SULLA "CATECHESI

 

II Direttore dell'Ufficio Catechistico Diocesano dell'eparchia di Piana degli Albanesi ha organizzato un’intera giornata di studio, il 6 aprile, sullo schema sinodale "Catechesi e mistagogia".

Nella lettera di convocazione del 12 marzo 2003, indirizzata ai parroci, ai sacerdoti, ai religiosi/e, ai catechisti e operatori pastorali dell'eparchia di Piana degli Albanesi, si scrive che l'incontro offrirà "l'occasione per conoscere la Bozza per la consultazione delle Comunità locali in preparazione del II Sinodo Intereparchiale".

Nella mattinata dopo una presentazione generale della "Bozza" da parte dell'Archim. Antonino Paratore, segretario della Commissione Centrale di Coordinamento, Papàs Pietro Lascari, presidente della Commissione sulla "Catechesi", illustrerà lo schema "Catechesi e mistagogia". Un secondo intervento sempre dello stesso relatore avrà luogo nel pomeriggio. Segue la discussione. Al termine farà un proprio intervento S. E .Mons. Sotir Ferrara, vescovo di Piana degli Albanesi (Inter/Sinodo).

 

  

I comunicati della Segreteria o della Commissione Centrale di Coordinamento per la preparazione del II Sinodo

Intereparchiale  possono  essere  ripresi  e  divulgati  liberamente.

Sede: via dei Greci 46 – 00187 Roma; Tel/ Fax  06/3644903;  www.santatanasioroma.subito.cc; intersinodo@libero.it

 

 

 

ROMA: COMUNITA’ CATTOLICA BIZANTINA STUDIO DEGLI SCHEMI SINODALI

 

1. Sabato 22 marzo si sono incontrati i gruppi di studio della Comunità cattolica bizantina di S. Atanasio per concordare tempi, modalità e metodi per la consultazione sulla "Bozza" degli schemi sinodali. Erano presenti i coordinatori dei gruppi e diversi mèmbri. Vi partecipavano anche gli alunni italo-albanesi, delle eparchie di Lungro e di Piana degli Albanesi, del Pontificio Collegio Greco. Ha introdotto l'incontro l'Archim. Eleuterio F. Fortino, presidente della Commissione Centrale di Coordinamento. Le consultazioni delle Comunità locali sulla bozza dei progetti di schemi sinodali sono state indette dagli Ordinari delle tre Circoscrizioni ecclesiastiche con documento del 2 febbraio 2003. Con queste consultazioni che si estendono a tutte le parrocchie, le comunità religiose, gli organismi ecclesiali, le associazioni cattoliche e i Circoli culturali, si intende raccogliere suggerimenti per la loro revisione sia nel contenuto che nella forma degli schemi elaborati dalle Commissioni preparatorie.

2. A questa consultazione partecipa anche la Comunità di S. Atanasio e a questo scopo si sono costituiti cinque gruppi di studio:

a) II primo gruppo sarà coordinato dal Prof. Gaetano Passatelli e dalla Dr. Eliana Picozza, esperti della CCC, ed esaminerà: Prologo "Contesto teologico e pastorale". Catechesi e Mistagogia, Rievangelizzazione. Liturgia, Ecumenismo;

b) II secondo gruppo sarà coordinato dal prof. Domenico Morelli e dal prof. Nicola Corduano, esperti della CCC, ed esaminerà Prologo "Contesto teologico e pastorale". Diritto canonico. Rapporti interrituali. Formazione del clero e alla vita consacrata;

e) II terzo gruppo sarà coordinato dal prof. Italo Costante Fortino, esperto della CCC e dalla prof. Alessandra Chiatti, membro della segreteria della CCC, ed esaminerà: Prologo "Contesto teologico e pastorale", la Sacra Scrittura nella Chiesa locale. Missione, Epilogo "Chiamati alla Santità";

d). Il quarto gruppo sarà coordinato dal diacono Ignazio Ceffalia, membro della Commissione "Diritto canonico", e sarà composto dagli alunni italo-albanesi del Pontificio Collegio Greco;

e) II quinto gruppo con sede alla casa delle Suore Basiliane in Via S. Basilio a Roma, sarà coordinato da Sr. Rosalia Pecoraro, membro della Commissione "Formazione del clero e alla vita consacrata", e sarà composto da religiose.

3. Dopo un'essenziale presentazione della "Bozza" e dello scopo delle consultazioni e del metodo di lavoro sono stati concordati alcuni punti che i cinque gruppi di studio dovranno tenere presenti:

1. Ogni gruppo studia in primo luogo la tematica indicata, ma non esclude la possibilità di intervenire su altri temi di altri gruppi. Tutti i gruppi avranno presente il prologo: "Contesto teologico e pastorale" del Sinodo.

Questo documento deve essere considerato come l'ambito in cui si svolge il Sinodo nelle sue dimensioni teologiche, ecclesiologiche e pastorali.

2. Lo studio deve avvenire nel quadro degli scopi generali del Sinodo: rinnovamento delle comunità in vista della santificazione dei suoi mèmbri. Come sussidio pratico la "Guida per le consultazioni delle Comunità locali" della CCC (cfr. "Bozza" pp.2-4) potrà essere utilmente usata. Inoltre l'eparchia di Lungro ha preparato un questionario più dettagliato.

3. Per le consultazioni è stato ricordato il criterio fondamentale da seguire per l'analisi e le proposte da avanzare: si devono tenere presenti i seguenti principi:

a)     mantenere integre le tradizioni della Chiesa bizantina (OE,2);

b)     ritornare alle avite tradizioni qualora indebitamente si fosse venuto meno ad esse(OE, 6);

e}     osservare la norma dell'organico progresso per eventuali innovazioni (OE. 6):

d)      avere presenti le esigenze attuali e le prospettive future delle tre Circoscrizioni.

Questi orientamenti sono stati approvati dagli Ordinari all'inizio del lavoro delle Commissioni.

Se questi criteri non saranno tenuti presenti* sarà impossibile per la Commissione Centrale di Coordinamento

accogliere eventuali proposte.

4.  Per quanto riguarda il contenuto va esaminato se la materia trattata risponde alle esigenze reali, se vi sono lacune o aspetti non trattati in modo adeguato.

5.  Per quanto riguarda la forma va esaminato se quella data ai vari articoli corrisponde allo stile sinodale.

Proporre eventuali modifiche.

6.  Nello studio complessivo della "bozza" va rilevato se vi siano ripetizioni delle stesse questioni nei diversi schemi. Nel caso va proposta una maggiore coerenza. I vari schemi sono stati elaborati da diverse commissioni.

Devono essere considerate le esigenze di coerenza stilistica.

7.  Nell'esame degli schemi bisogna avere sempre presente il principio " intereparchiale ". Le indicazioni che saranno presentate devono corrispondere alle esigenze delle tre Circoscrizioni. Occorre tenere quindi presenti le indicazioni segnalate nel "contesto pastorale" (cfr. Prologo).

8.  Le proposte dovranno essere fatte tenendo presente la visione teologica, spirituale, liturgica, catechetica.

bizantina con un" interna coerenza. Nelle nostre comunità il riferimento solido in questa materia è quello liturgico

che dovrebbe ispirare la prospettiva sinodale.

9.  I diversi schemi sinodali dovranno avere anche concrete indicazioni pastorali. Non ci si deve fermare ad una

descrizione fenomenologica dei problemi ma vanno individuate linee di soluzione.

 

Lo studio deve essere concluso entro il 30 agosto 2003

le proposte devono essere fatte pervenire alla CCC usando il "formulario" contenuto nella "bozza (Besa/Roma)

 

 

ROMA, 4 MARZO 2003 – SESSIONE DELLA  CCC

 

II 4 marzo 2003 si è incontrata a Roma nella Sede di via dei Greci, 46 la Commissione Centrale di Coordinamento in relazione all'avvio delle consultazioni delle Comunità locali sulla "Bozza" dei progetti di schemi sinodali.

 

1. La CCC ha preso atto con soddisfazione, che il volume della "Bozza" è stato stampato nelle tre Circoscrizioni e fatto pervenire ai gruppi di consultazione.

 

2. Per le consultazioni la CCC ha ricordato il criterio fondamentale da seguire per l'analisi e le proposte da avanzare: si devono tenere presenti i seguenti principi;

a)      mantenere integre le tradizioni della Chiesa bizantina (OE, 2);

b)      ritornare alle avite tradizioni qualora indebitamente si fosse venuto meno ad esse(OE, 6);

e)      osservare la norma dell'organico progresso per eventuali innovazioni (OE, 6);

d)      avere presenti le esigenze attuali e le prospettive future delle tre Circoscrizioni.

Questi orientamenti sono stati approvati dagli Ordinar! all'inizio del lavoro delle Commissioni.

Se questi criteri non saranno tenuti presenti, sarà impossibile per la Commissione Centrale di Coordinamento accogliere eventuali proposte.

 

3 Durante le consultazioni delle Comunità locali, la CCC ha richiesto che i vari mèmbri e soprattutto i presidenti di Commissione dovrebbero dare un contributo proprio. La "Guida per le consultazioni delle Comunità locali" della CCC (cfr. "Bozza" pp.2-4) potrà offrire un sussidio utile. Inoltre l'eparchia di Lungro ha preparato un questionario più dettagliato.

 

4. La CCC da parte sua ha considerato i primi due schemi: "Contesto teologico e pastorale" del Sinodo e "La Sacra Scrittura nella Chiesa locale". Il primo documento deve essere considerato come l'ambiente in cui si svolge il Sinodo nelle sue dimensioni teologiche, ecclesiologiche e pastorali. La Sacra Scrittura poi è il fondamento di ogni schema presente nella "Bozza" ed il punto di riferimento per ogni rinnovamento.

 

5. La CCC ha attirato l'attenzione al Diritto Particolare condendo. L'argomento è singolare. Si tratta di un compito nuovo: "stabilire" il diritto particolare delle tre Circoscrizioni. Occorre quindi conoscenza del diritto comune espresso nel CCEO e delle esigenze in materia di diritto delle tre Circoscrizioni. Lo schema si trova nella bozza sinodale, quindi tutti i gruppi possono studiarlo e suggerimenti possono derivare da tutti. Occorre tuttavia uno studio specifico che le Circoscrizioni organizzeranno nel modo più appropriato.

 

6. Uno studio speciale occorre anche per le abbreviazioni liturgiche.

 

7. La CCC ha stabilito di incontrarsi una volta al mese per trattare dei vari schemi sinodali e seguire il processo delle consultazioni. Si riunirà quindi: 1 aprile (Catechesi, Liturgia); 17 maggio (Formazione del clero Ecumenismo e Dialogo Interreligioso); 5 giugno (Diritto Canonico e Rapporti Interrituali); 10 luglio (Rievangelizzazione e Missione).

 

8. La CCC ha incominciato a studiare "come" si dovrà celebrare il Sinodo (Inter – Sinodo).

 

 

 

ROMA: L’ASSE SINODALE

 

Nell'ambito del Circolo "Besa-Fede" di Roma sono sorti diversi interrogativi circa la consultazione sulla "Bozza" elaborata in preparazione del II Sinodo Intereparchiale. Tre in particolare sono stati posti al Presidente della Commissione Centrale di coordinamento l'Archimandrita Eleuterio F. Fortino: a) II criterio di analisi nelle consultazioni, b) l'asse sinodale, e) lo scopo del Sinodo che deve ispirare l'intero studio. Riportiamo alcuni elementi delle risposte:

Domanda: Gli Ordinari hanno indetto le consultazioni delle comunità locali, con quale criterio    devono lavorare i gruppi locali per offrire un contributo reale?

Risposta: L’indizione delle consultazioni costituisce un passaggio importante nella preparazione del Sinodo. La consultazione avviene su una bozza che raccoglie i progetti di schemi elaborati dalle varie commissioni. Ora su questo materiale raccolto rifletteranno le comunità locali per offrire il proprio contributo di pensiero. E' un evento importante tanto dal punto di vista teologico perché il sinodo deve esprimere la comunione ecclesiale, quando pratico per la precisazione delle proposte sinodali. La riflessione sinodale passa dalle Commissioni all'Assemblea ecclesiale nelle sue varie articolazioni. Con quale criterio lavorare? Certamente i vari gruppi di consultazione sono differenziati per interessi particolari e per dimensioni culturali. Tutti però possono indicare esigenze, desideri, proposte. E' ovvio che l'insieme deve rispondere a dei criteri costruttivi di comunione e devono essere adeguati alla situazione. Il criterio, fondamentalmente, è già definito nel regolamento delle commissioni. E cioè:

qualsiasi proposta deve essere fatta in consonanza con il Magistero della Chiesa, con la tradizione bizantina (teologica, spirituale, disciplinare, liturgica) e patristica e per quanto riguarda le parrocchie latine dell'Eparchia di Piana degli Albanesi con la tradizione romana. Inoltre si devono tenere presente i seguenti principi:

a)  mantenere integre le tradizioni della Chiesa bizantina (OE, 2);

b)  ritornare alle avite tradizioni qualora indebitamente si fosse venuto meno ad esse(OE, 6);

c)  osservare la norma dell'organico progresso per eventuali innovazioni (OE, 6);

d)  avere presenti le esigenze attuali e le prospettive future delle tre Circoscrizioni.

Questi orientamenti sono stati approvati dagli Ordinari all'inizio del lavoro delle Commissioni. Se questi criteri non saranno tenuti presenti, sarà impossibile per la Commissione Centrale di Coordinamento accogliere eventuali proposte.

Domanda: Le tematiche incluse nella bozza sembrano internamente coerenti e articolate fra di esse. Ma qual è il vero asse sinodale che regge l'intera impalcatura?

Risposta: Il prologo descrive il contesto teologico e quello pastorale in cui si situa la ricerca sinodale. Su questa base si ergono i vari schemi che trovano il loro asse in tre punti nodali: la Sacra Scrittura, la Liturgia e la Missione.

La Chiesa è il risultato di una convocazione della Parola di Dio. Pertanto la Sacra Scrittura, letta, proclamata, ascoltata, interpretata ed accolta costituisce la base di ogni comunità cristiana. Gesù Cristo è il Verbo di Dio, la Parola di Dio vivente. A chi l'accoglie Dio concede di diventare suoi figli. La Parola di Dio poi determina - deve determinare - tutti gli altri ambiti: catechesi, diritto, rievangelizzazione, missione. La Sacra Scrittura quindi è alla base di ogni rinnovamento ecclesiale.

La Liturgia è l'attività centrale di ogni comunità cristiana. Tanto dal punto di vista teologico che pratico. Se si osservano le nostre Comunità la liturgia è l'attività prevalente. Ogni altra attività è in preparazione o in esecuzione della celebrazione liturgica. Dalla liturgia dipende anche l'impostazione etica della vita e la qualità dell'impegno comunitario, sociale, politico del cristiano. La missione poi è all'orizzonte della vita di ogni comunità cristiana. S. Pietro nella sua seconda lettera dice che bisogna esser sempre pronti a dare ragione della speranza che abbiamo ricevuto. L'annuncio dell'Evangelo deve orientare la vita di ciascuno e della comunità. Si tratta di un aspetto veramente dinamico. Scuote dalla sonnolenza, dall'autocompiacimento, dalla statica ripetizione di rubriche talvolta senza più senso. La missione fa scoprire e vivere l'essenza, del Vangelo: l'annuncio della salvezza. Lo schema valorizza la cultura come strumento di trasmissione della fede, ma richiama anche all'ambiguità della cultura, specialmente di una parte della cultura odierna. Anche la cultura deve essere esorcizzata dagli influssi maligni, deve essere evangelizzata. Attorno a questo asse si sviluppano gli altri argomenti sinodali.

Domanda: Per l'analisi di un testo è utile avere presente lo scopo ultimo. Verso che cosa si orienta la preparazione sinodale7

Risposta: Lo scopo è latente all'intero testo ed esplicito nell'epilogo. Si tratta di una riflessione comunitaria all'interno delle tre Circoscrizioni in vista di un rinnovamento evangelico. Saranno certamente necessario e utili innovazioni nell'organizzazione delle varie comunità e dei vari settori:

catechesi, liturgia, disciplina, pastorale. Ma lo scopo vero e ultimo è quello di favorire la vita secondo lo Spirito. E detto in termini semplici: lo scopo del Sinodo è la santificazione dei battezzati nelle tre Circoscrizioni.

In questa prospettiva nel prologo e in altre parti dei testi pre - sinodali si sottolinea la natura della Comunità cristiana che è in attesa del Regno di Dio. L'immagine proposta dal dépliant sulla preparazione del Sinodo e dalla copertina della "Bozza per le consultazioni", e cioè il mosaico dell'arco trionfale della Basilica di S. M. di Grottaferrata che rappresenta il trono vuoto tra i dodici apostoli, sottolinea l'attesa del Signore che verrà nella gloria. Anche le nostre comunità sono in via verso questo incontro salvifico, per questa Ypapantì definitiva.

Domanda: Per lei cosa è il nostro Sinodo?

Risposta: E' una vera grazia di Dio. Ed è la maggiore iniziativa pastorale presa dai nostri Ordinari. Dal punto di vista storico, forse bisogna dire che è l'ultima opportunità per la sopravvivenza delle nostre comunità, per la salvezza dall'omologazione e dalla dispersione spirituale. Ma, forse non crediamo noi in Dio che non abbandona il suo popolo e lo salva nella distretta? Ci sono anche delle attese di Dio per il nostro Sinodo (Inter-Sinodo).

 

 

 

INCONTRO DELLA CCC – ROMA - 1 APRILE 2003

SUGLI SCHEMI “CATECHESI E MISTAGOGIA” E “LITURGIA”

  

Il 1° aprile 2003 si è tenuto a Roma un incontro della Commissione Centrale di Coordinamento (CCC) per un esame degli schemi su“Catechesi e Mistagogia” e “Liturgia”. Vi hanno preso parte anche i due presidenti delle Commissioni  che hanno redatto i due schemi.

 

1.      Il Presidente della CCC, Archim. Eleuterio F. Fortino, ha comunicato alcune informazioni sulle consultazioni in atto nelle tre Circoscrizioni. Egli ha anche comunicato che sono stati chiesti pareri ad alcuni esperti.

·        Per il primo capitolo è stata richiesta una lettura critica a p. Emmanuele Lanne OSB.

·        Per il secondo capitolo è stato chiesto un contributo a p. prof. Innocenzo Gargano OSB (Pontificio Istituto Orientale) sul tema: “Interpretazione della Sacra Scrittura dei Padri, in particolare di quelli che hanno avuto un diretto influsso sulla tradizione, particolarmente liturgica, bizantina”;

·        Per “Catechesi e Mistagogia” è stato chiesto un progetto di paragrafo al prof. Mons. Basilio Petrà su “Formazione della coscienza cristiana”. Una lettura generale dello schema è stata chiesta a Mons. Walter Ruspi, direttore di UCN (CEI).

·        Per la “Liturgia” sono stati consultati p. Oliviero Raquez OSB, già rettore del Collegio Greco e p. Manel Nin OSB, attuale rettore del Collegio Greco.

·        Per la “Formazione del clero e alla vita consacrata” è stato consultato p. Prof. Luigi Padovese;

·        Per gli schemi “Diritto canonico” e Rapporti Interrituali” sono stati consultati il p. Prof. Lorenzo Lo russo OP, docente di Diritto Canonico, (Angelicum, PIO e Istituto Ecumenico S. Nicola di Bari) e p. Giorgio Gallaro, canonista, sacerdote melkita (USA).

·          Su questi due schemi è stato consultato, anche il dr. prof. K.Fǖrst, docente universitario di Diritto Canonico (Germania), che a suo tempo è stato segretario tecnico della Commissione Pontificia per la redazione del CCEO.

·         Altri saranno consultati a seconda delle necessità per gli altri schemi.

 

2.         La riflessione sullo schema “Catechesi e mistagogia” è stata introdotta dal Presidente della relativa commissione Papàs Pietro Lascari, che ha anche segnalato alcuni aspetti che vanno migliorati nel corso della consultazione.

Dalla conversazione seguita, il Segretario della CCC Archim. Antonio Paratore, ha raccolto i problemi emersi. Quest’elenco sarà inviato alla Commissione competente come contributo alla revisione:

*Recupero e chiarezza della terminologia propria;

*Snellimento del testo;

*Equilibrio tra testo argomentativo e normativo “canonico”;

*Rivisitazione del testo da esperti o gruppo ristretto;

*Indicazioni operativi da redigere dopo il Sinodo;

*Direttorio o Catechismi eparchiali;

*Segreteria permanente inter-eparchiale da costituire dopo il Sinodo;

*Occore una introduzione appropriata del testo: centrare l’introduzione sulla “Catechesi e Mistagogia” e non sulla missione;

*Mens unitaria delle parti del testo per una visione unitaria sulla catechesi, pastorale ecc…

*Maggiore accenno: Catechesi e famiglia, Catechesi e giovani.

*Paragrafi § 66-68 si dovrebbero inserire nel testo della “Formazione del clero e della vita consacrata”

*Indicazioni per un Catechismo comune tra le parrocchie latine e bizantine presenti nell’eparchia di Piana degli Albanesi.

 

3.       La riflessione sullo schema “Liturgia” è stata introdotta dal Presidente della Commissione liturgica, Papàs Lorenzo Forestieri. Anch’egli ha spiegato gli scopi del progetto e ha segnalato quelle parti che meritano una speciale attenzione nella revisione.

Il Segretario della CCC ha raccolto le tematiche da sottoporre alla Commissione liturgica per la revisione:

*Nell’introduzione maggiore fedeltà e coerenza alla propria tradizione;

*Per le parrocchie latine presenti nell’eparchia di Piana degli Albanesi tenere presente i libri liturgici e le direttive della CEI;

*La pastorale orientata verso la celebrazione liturgica;

*La CCC per le Abbreviazioni liturgiche propone che gli Ordinari creino un gruppo per lo studio specifico;

*Rileggere il testo liturgico alla luce del CCEO.

 

4          Riprendendo la riflessione iniziata nella precedente sessione della CCC, su “come” celebrare il Sinodo, Papàs Donato Oliverio ha riferito sulle procedure usate per la celebrazione dell’Assemblea Eparchiale di Lungro. Occorrerà elaborare un “Regolamento del Sinodo Intereparchiale”. Anche per questa materia occorrerà tenere presente il CCEO.

 

5.            Occorrerà in seguito pensare anche “come” celebrare “liturgicamente” il Sinodo Intereparchiale.

 

6.         Il 10 aprile p. Oliviero Raquez OSB, già rettore del Collegio Greco, esperto della CCC, compie 80 anni. Domenica 6 aprile presiederà la Divina Liturgia in S. Atanasio. La CCC ha espresso le sue felicitazioni.

 

7.         La prossima riunione della CCC, come deciso nella sessione del 4 marzo scorso, avrà luogo il 17 maggio 2003 sugli schemi “Formazione del clero” e “Ecumenismo e Dialogo Interreligioso” (Inter-Sinodo).

 

 

INDIZIONE DELLE CONSULTAZIONE DELLE COMINITA’ LOCALI

 

La preparazione del II Sinodo Intereparchiale ha compiuto un passaggio decisivo. Le Commissioni preparatorie hanno completato la prima fase di lavoro con l’elaborazione dei progetti degli schemi sui temi ad esse assegnati.

La Commissione Centrale di Coordinamento (CCC) ha messo a punto i testi componendo la “Bozza per la consultazione delle Comunità locali.

Gli Ordinari hanno indetto le consultazioni con il seguente documento:

 

- Ai Sacerdoti diocesani e Religiosi

- Al Consiglio Presbiterale

- Alle Comunità religiose

- Ai membri del Consiglio pastorale diocesano

- Ai membri dei Consigli pastorali parrocchiali

- Alle Associazioni cattoliche e Gruppi

- Ai catechisti

- Agli insegnanti di religione

- Ai circoli culturali

 

La Commissione Centrale di Coordinamento ha inviato a noi Ordinari la "Bozza per la consultazione delle Comunità locali" in preparazione del II Sinodo Intereparchiale.

Ringraziamo calorosamente tutte le Commissioni per la dedizione con cui hanno lavorato per l'elaborazione degli schemi sinodali.

Si apre ora una nuova fase, quella della consultazione delle Comunità locali: parrocchie, organismi ecclesiali, consigli presbiterali, consigli pastorali, comunità religiose, associazioni cattoliche, circoli culturali.

Chiediamo che i vari schemi siano studiati attentamente e siano apportate le precisazioni, le integrazioni e le proposte considerate utili al miglioramento dei testi.

Nella forma richiesta dal formulario le osservazioni siano inviate alla Commissione Centrale di Coordinamento  (via dei Greci 46 - 00187 Roma, Tel. 06. 3244903; e-mail: intersinodo@libero.it), la quale dopo un primo esame le trasmetterà alle rispettive Commissioni per la revisione dei testi.

Sin da ora ringraziamo tutti per il loro contributo di preghiera, di studio e di immaginazione costruttiva di comunione delle nostre Circoscrizioni.

Dalle Nostre Sedi il 2 febbraio 2003

+Ercole, vescovo

+Sotir, vescovo

Emiliano, archimandrita esarca

 

Questa consultazione coinvolgerà durante quest’anno tutte le componenti ecclesiali delle tre Circoscrizioni. La CCC interrogherà gli esperti.

Quest’ampia consultazione costituirà un fattore dinamico per una crescita della comunione e per un rinnovato annuncio dell’Evangelo (Inter Sinodo).

 

INTER – SINODO

 

Lettera Periodica

Commissione Centrale di Coordinamento del II Sinodo Intereparchiale

(Eparchie di Lungro e di Piana degli Albanesi - Monastero Esarchico di Grottaferrata)

35/2002                                                                                                                                “L’informazione ordina e coordina” (Besa)

 

 

INCONTRO DELLA CCC - 12 DICEMBRE 2002

Comunicato della Segreteria esecutiva:

 

Giovedì 12 dicembre 2002, si è tenuta a Roma l’incontro della Commissione Centrale di Coordinamento per definire la “Bozza per la Consultazione delle Comunità” in preparazione del II Sinodo Intereparchiale delle Circoscrizioni Ecclesiastiche Bizantine in Italia.

 

1. Le Commissioni avevano terminato il loro lavoro al tempo concordato. Gli schemi che ne sono risultati erano stati esaminati dalla CCC nell’incontro del 14 novembre scorso. La CCC aveva presentato alcuni suggerimenti a tutte le Commissioni. Nell’incontro odierno si è verificato in quale misura e in che modo le varie Commissioni li avevano messi in atto. Qualche Commissione ha potuto organizzare una convocazione dei membri, per altre i Presidenti hanno preso contatto con i membri per iscritto o telefonicamente. I cambiamenti comunque sono stati piuttosto di carattere formale redazionale.

 

2. La CCC ha ormai composto la “Bozza” con il materiale ricevuto. Entro il mese di dicembre la bozza sarà messa a punto per essere inviata agli Ordinari affinché possano indire le consultazioni locali (parrocchie, comunità religiose, organismi ecclesiali come i consigli presbiterali e pastorali, associazioni cattoliche, gruppi giovanili, circoli culturali e altri così come gli Ordinari decideranno).

 

3. La CCC ha anche riesaminato la “Guida per le consultazioni locali”. Questa contiene alcuni punti orientativi di metodo, alcune domande sui singoli schemi, e la richiesta che i responsabili dei gruppi locali di consultazione adattino il questionario alla natura del gruppo consultato, al suo interesse e alla sua competenza. Si vorrebbe così sollecitare uno studio utile.

 

4. La CCC ha concordato la lettera di trasmissione agli Ordinari della “Bozza  per la Consultazione delle Comunità locali”.

 

5. Il Presidente della CCC ha ringraziato i membri per la loro dedizione nonostante gli impegni pastorali e professionali di ciascuno. Il loro servizio di sollecitazione e di coordinamento ha fatto sì che si arrivasse alle scadenze con il lavoro compiuto. Il Presidente ha anche ringraziato gli esperti consultati e la segreteria esecutiva che ha svolto con dedizione e benevolmente il compito affidatole.

 

6. La CCC ha espresso gratitudine ai Presidenti e ai membri attivi di tutte le Commissioni, per aver compiuto un lavoro sostanziale per la raccolta delle problematiche studiate per il Sinodo. Essi hanno compiuto un servizio apprezzato per le nostre tre Circoscrizioni.

 

7. E’ stato confermato il programma di lavoro per il Sinodo che prevede che “entro il 30 agosto del 2003 i responsabili delle Comunità locali trasmetteranno alla CCC le osservazioni raccolte”.

 

8. La CCC ha deciso di incontrarsi una volta al mese durante tutto l’anno 2003 (Inter/Sinodo).

 

 

 

INTER – SINODO

 

Lettera Periodica

Commissione Centrale di Coordinamento del II Sinodo Intereparchiale

(Eparchie di Lungro e di Piana degli Albanesi - Monastero Esarchico di Grottaferrata)

33/2002                                                                    “L’informazione ordina e coordina” (Besa)

 

INCONTRO DELLA CCC

Esame degli schemi elaborati dalle Commissioni

in vista della compilazione della “Bozza per la consultazione delle Comunità locali”

Grottaferrata – 14 Novembre 2002

 

 

Comunicato della Segreteria esecutiva

 

Il 14 novembre 2002 si è riunita a Grottaferrata la Commissione Centrale di Coordinamento per un primo esame degli schemi elaborati dalle Commissioni, in vista della compilazione della “Bozza per la consultazione delle Comunità locali”.

Le Commissioni hanno raccolto un ricco materiale in grado di costituire la “Bozza” per essere sottoposta agli ordinari per autorizzare la consultazione. Allo stato attuale stanno pervenendo osservazioni dagli esperti consultati.

 

Il sommario della “Bozza” risulta così composto ed organizzato:

1.  Prologo: “Contesto teologico e pastorale” del Sinodo

2.  La Sacra Scrittura nella Chiesa locale,

3.  Catechesi,

4.  Liturgia,

5.  Formazione del clero e alla vita consacrata,

6.  Diritto Canonico,

7.  Rapporti Interrituali,

8.  Ecumenismo,

9.  Rievangelizzazione e missione

10.  Epilogo: “Chiamati ad essere santi” (Rom 1,7).

 

La CCC ha esaminato una relazione su ciascun schema e ha formulato delle osservazioni che saranno inviate ai Presidenti delle competenti Commissioni, i quali dovranno esaminarle per integrarle nei testi. Questi, rielaborati, devono pervenire alla CCC, possibilmente per  e-mail, entro il 10 dicembre, in modo che l’insieme possa essere ordinato a tempo per trasmettere il testo definitivo agli Ordinari per la consultazione.

 

La CCC si incontrerà il 12 dicembre per dar forma definitiva alla bozza

 

Un vivo ringraziamento è stato espresso al Monastero di Grottaferrata, che ha ospitato anche quest’incontro come tanti altri della CCC e di singole Commissioni. Ciò ha facilitato enormemente la preparazione del II Sinodo Intereparchiale.

 

I comunicati della Segreteria o della Commissione Centrale di Coordinamento per la preparazione del II Sinodo

Intereparchiale    possono essere  ripresi e  divulgati  liberamente.

Sede: Via dei Greci 46–00187 Roma ;   Tel/ Fax 06/3244903;    intersinodo@libero.it;  www.santatanasioroma.subito.cc

 

 

ROMA: SINODO INTEREPARCHIALE :CONCLUSA LA PRIMA FASE

 

Si avvia a conclusione la prima fase di preparazione del II Sinodo Intereparchiale.

Abbiamo chiesto al Presidente della Commissione Centrale di Coordinamento (CCC), archim. Eleuterio F. Fortino di “farci il punto”. Egli ci ha così risposto:

 

R: Le sette commissioni preparatorie hanno terminato il loro lavoro sui sette temi e, entro i tempi previsti, hanno fatto pervenire alla CCC gli schemi preparati. Ad eccezione di una che ha chiesto un po’ di tempo in più per una ragione tecnica. Il compito richiesto alle Commissioni è stato quindi già espletato.

Domanda: Cosa avviene ora di questo materiale?

R: Sui singoli schemi inviati si è chiesta una “lettura critica” ad alcuni esperti allo scopo di esaminare se vi sia qualche elemento importante da aggiungere o qualche precisazione essenziale da fare. Nel caso affermativo la CCC rimanderà il testo alla Commissione implicata per apportare i ritocchi o le integrazioni necessarie. Quindi si riunirà la CCC per sistemare in modo organico l’intero materiale prodotto.

Domanda: E poi?

R: Il testo che ne risulterà, organizzato come “bozza per la consultazione delle Comunità locali” ossia come uno “strumento di lavoro”, sarà inviato entro il mese di dicembre 2002 agli Ordinari in modo da preparare la consultazione.

Domanda: Chi sarà consultato?

R: Innanzitutto le parrocchie, e ugualmente le comunità religiose, ma anche le associazioni, gli organismi ecclesiali (consigli pastorali e presbiterali), i Circoli culturali. Gli Ordinari naturalmente potranno coinvolgere anche singoli consultori.

Domanda: Lei ha già visto questi schemi?

Certo. E’ stato raccolto un materiale importante per le proposte da formulare per il Sinodo.

Le Commissioni hanno lavorato con impegno. E di questo sono grato ai Presidenti, ai Segretari e ai Membri tutti (Besa/Roma).

 

 

CALABRIA: EPARCHIA DI LUNGRO

 

In preparazione del II Sinodo Intereparchiale è stato effettuato uno studio previo sul “contesto teologico e pastorale” nel quale deve inserirsi il Sinodo. Riportiamo un contributo di Papàs Donato Oliverio, membro della Commissione Centrale di Coordinamento:

 

  Un popolo di Dio in cammino nella storia

1. Oltre cinque secoli fa una parte della popolazione albanese ha collettivamente abbandonato città e villaggi della terra natia davanti all’avanzata dei Turchi, prima e dopo la caduta di Costantinopoli (1453). Solidali anche nella cattiva sorte, questi apprezzati combattenti lasciarono così Korone, Metone, la Morea, la Chimarra, l’Epiro da uomini ancora liberi, in gruppi compatti, guidati dai loro capi e seguendo le iconi delle proprie chiese, insieme ad un clero, che, sugli “antiminsia”, celebrava per loro e per le loro famiglie il ricordo dell’esodo biblico e quello del sacrificio e della risurrezione di Cristo, rivissuti con partecipazione nella vicenda attuale del loro popolo.

 

Riconoscenza alla sede apostolica

2. Tra il 1521 e il 1562, una serie di documenti pontifici di Leone X, Clemente VII, Paolo III, Giulio III e Pio IV ribadivano, soprattutto a monito dei vescovi italiani e delle autorità civili delle regioni della Penisola, che ospitavano in modo stabile degli Albanesi, che, in virtù degli accordi sottoscritti a Firenze, la Chiesa Romana riconosceva la piena legittimità “dei riti e degli usi della Chiesa Orientale” e prescriveva, sotto gravissime pene canoniche, l’esenzione dei Greci e degli Albanesi viventi in Italia dalla superiorità, giurisdizione e correzione degli Ordinari latini delle diocesi in cui vivevano.

Sia per la Chiesa d’oriente che per quella d’occidente, gli immigrati Albanesi avevano creato una situazione ecclesiale nuova: la sussistenza di una Chiesa orientale nel territorio patriarcale d’occidente. Da entrambe le Chiese, il nuovo caso fu risolto con un’inevitabile innovazione rispetto al regime canonico comune ad esse in quanto antico. Si decise cioè la creazione di vescovi con una giurisdizione personale ed etnica.

Oltre l’emergenza, il problema non era facile da risolvere.

I Papi hanno inteso inquadrarlo definitivamente nel sistema canonico occidentale con la creazione di un vescovo ordinante di rito bizantino per i fedeli di quel rito viventi in Italia, così nel 1735 Clemente XII sanciva la nomina di un vescovo titolare, cui espressamente era demandata la funzione di ordinare i preti di rito bizantino per le comunità ecclesiali di Calabria.

 

  L’istituzione dell’eparchia di Lungro

3. L’istituzione dell’eparchia di Lungro segna una nuova epoca nella storia degli italo-albanesi. La dispersione di queste comunità in varie giurisdizioni nel passato ha reso impossibile una coscienza propria e unitaria; la sottomissione ad Ordinari latini era la causa più importante di gravi e fastidiose liti e di dissensi, che ha causato un progressivo deterioramento delle tradizioni liturgiche e disciplinari, e ha rappresentato per le comunità italo-albanesi un innegabile declassamento ecclesiologico.

Con l’istituzione dell’eparchia di Lungro, le comunità albanesi disperse compresero che aveva inizio il tanto voluto ed atteso processo unitario che si compirà successivamente nel 1937 con l’istituzione dell’eparchia di Piana degli Albanesi in Sicilia.

Il 13 febbraio 1919 Benedetto XV, con atto di grande lungimiranza, erigeva con la costituzione “Cattolici fideles greci ritus” L’eparchia di Lungro per gli italo-albanesi dell’Italia continentale, immediatamente soggetta alla S. Sede.

Un atto di grande portata storica per le comunità italo-albanesi, ma anche un fatto di grande importanza ecclesiale.

 

  I vescovi ordinari residenziali

4. Il primo vescovo ordinario di Lungro Giovanni Mele (1919-1979) dovette affrontare vari problemi, ma uno del tutto particolare e cioè quello di incarnare in una particolare cultura, quella albanese, la tradizione bizantina deteriorata nel tempo. La sua fatica è stata quella di creare una comunità diocesana che integrasse più autenticamente il grande patrimonio liturgico, spirituale, disciplinare e teologico bizantino e la cultura delle comunità albanesi.

Gli successe Giovanni Stamati (1967-1987), Amministratore Apostolico “sede plena”, e dal 1979 ordinario della stessa eparchia.

Il vescovo Stamati, assunta la guida dell’eparchia nell’immediato post-concilio, ispirò il suo programma ai documenti del Concilio Vaticano II, per un rinnovamento spirituale e religioso, facendo perno su due componenti essenziali della vita della Chiesa locale: la liturgia e la pastorale. Il rinnovamento liturgico si propone lo scopo di far vivere a tutta la comunità diocesana la propria tradizione orientale. A tal fine viene introdotta nella liturgia la lingua albanese, la lingua che di fatto parla il popolo. Parallelamente il rinnovamento pastorale intendeva stimolare ciascuno e soprattutto i laici a partecipare alla vita dell’eparchia in modo consapevole ed efficace, assumendo i compiti che spettano loro nella diocesi.

Il terzo vescovo dell’eparchia è Ercole Lupinacci (dal 1988).

La Chiesa diocesana sotto la guida del nuovo pastore si è mossa verso un rinnovamento catechetico, liturgico e missionario. Nell’impegno pastorale rivolto a favorire la comunione fraterna e la promozione della fede nella nostra Chiesa, il vescovo Lupinacci ha accolto come ispirazione di Dio il pensiero di celebrare un’Assemblea Eparchiale, regolata dal Codice dei Canoni delle Chiese Orientali (1990), sottolineando la peculiarità della Chiesa italo-albanese di tradizione bizantina “posta provvidenzialmente dal Signore nel cuore dell’occidente” chiamata a vivere la vita cristiana nella propria tradizione liturgica, con una “accresciuta fedeltà” alla spiritualità bizantina e alla lingua albanese, senza dimenticare la speciale missione ecumenica di cui essa è stata investita.

 

Situazione odierna

5. L’eparchia di Lungro conta oggi 32.328 abitanti e la sua estensione su 493 Kmq non ha una continuità territoriale.

L’unità del vescovo con la sua Chiesa si manifesta anche a livello di strutture. Con esse egli può aiutare le singole comunità a crescere insieme. Nell’esercitare la sua autorità sulla eparchia, il vescovo ha a disposizione: il Consiglio Presbiterale, il Collegio dei Consultori Eparchiali, il Consiglio Eparchiale per gli Affari Economici, il Consiglio Pastorale Diocesano con l’ausilio delle varie commissioni, come organi consultivi; la Curia come organo esecutivo.

 

  La pratica religiosa

6. La partecipazione alla liturgia domenicale è del 20% dell’intera popolazione residente compresi bambini e anziani. La prevalenza è delle donne rispetto agli uomini.

Molto alto rimane il numero di coloro che richiedono i sacramenti che segnano momenti significativi della vita: iniziazione cristiana, matrimonio e unzione dei malati. Si nota tuttavia una tendenza verso matrimoni civili, anche se su una percentuale molto bassa.

Elevata è anche l’adesione all’insegnamento di religione cattolica nelle scuole pubbliche (99,5%).

Riguardo al rapporto di identificazione con la Chiesa, la nostra popolazione si può distinguere in quattro categorie:

- gli anagrafico-separati: si tratta di coloro che non si riconoscono nella Chiesa e si considerano separati da essa. Tra essi rientrano sia le persone che tentano di basare la propria vita su valori etici ma non sul trascendente, sia quelle che operano una scelta materialistica cosciente, cedendo all’edonismo, al consumismo, al primato del denaro.

- gli indifferenti: ovvero quelli che si identificano parzialmente con la Chiesa; mantengono il riferimento religioso e ricorrono alla Chiesa nelle grandi scadenze della vita; tuttavia non accettano per lo più le norme morali della Chiesa specie nell’ambito della vita familiare ed economica.

- i praticanti: avvertono l’appartenenza alla Chiesa e partecipano in modo più o meno consapevole; trovano nella Chiesa la risposta al loro bisogno di significato e i fondamentali orientamenti di vita.

- gli impegnati: sono coloro che hanno fede consapevole, assunta con convinzione personale; partecipano intensamente alla vita ecclesiale e avvertono la spinta a conformarsi alla Parola di Dio; sono aperti al dialogo con gli altri e all’annuncio della propria fede.

La distribuzione quantitativa dei fedeli appartenenti alla eparchia in tali categorie non appare oggi calcolabile; tuttavia, la categoria degli “indifferenti” è certamente abbastanza diffusa come accade anche in altre parti d’Italia.

 

  L’articolazione della presenza ecclesiale

7. L’eparchia di Lungro, comprende oggi 27 parrocchie organizzate in 4 vicarie, sparse in un territorio non omogeneo in Calabria (provincia di Cosenza), Basilicata (provincia di Potenza), una parrocchia a Lecce ed una in Abruzzo (provincia di Pescara). I sacerdoti sono 35.

Con ammirevole spirito missionario e di sacrificio, generosamente sono al servizio dell’eparchia le religiose divise in 13 comunità di due Congregazioni: le Suore delle Piccole Operarie dei Sacri Cuori di Acri e le Suore Basiliane figlie di S. Macrina.

Le Suore operano non solo negli asili d’infanzia, ma si dedicano anche all’educazione della gioventù femminile, all’assistenza degli ammalati, ai laboratori di cucito e ricamo, alla catechesi, a mantenere il decoro della chiesa. Vi sono inoltre in eparchia: il Centro di Assistenza Preventiva Giovanile di Acquaformosa, modernamente attrezzato, dove i ragazzi in età scolastica, poveri o figli di famiglie numerose, ricevono tutte le cure e vengono avviati ad una formazione cristiana; l’Istituto di Assistenza “SS Cosma e Damiano” di S. Cosmo Albanese per bambine orfane e bisognose; il Liceo socio-psico-pedagogico “Maria Immacolata” di S. Giorgio Albanese, con annesso collegio femminile. Vi è poi la Casa di Accoglienza per ragazzi dell’Albania presso il Monastero Basiliano di S. Basile.

Un’ampia azione è svolta dalla Caritas Diocesana che opera a vari livelli sia in relazione ai bisogni locali con centri di ascolto, che in rapporto ai bisogni nazionali e internazionali.

Il seminario minore “Benedetto XV” di Grottaferrata permette un’esperienza unica e ricca dal punto di vista culturale, spirituale e liturgico. Per espletare il curricolo filosofico – teologico i nostri seminaristi frequentano il Pontificio Collegio Greco di Roma, seminario maggiore, che è un Collegio internazionale.

Il Collegio Greco offre un’ottima formazione liturgica, spirituale, teologica bizantina e permette di poter studiare nelle università e istituti teologici di Roma.

Ricco e vario è il fermento che anima le comunità parrocchiali e che si esprime nella vivace presenza delle associazioni laicali come l’Azione Cattolica, dei gruppi di catechisti e dei gruppi caritas, che esprimono la molteplicità dei doni di Dio in ordine all’annuncio della salvezza e alla testimonianza dell’amore fraterno.

L’Istituto di Scienze Religiose opera da diversi anni, esso ha come fine la crescita culturale di un laicato sempre più impegnato come protagonista nell’attività pastorale.

 

  Riflessioni e interrogativi

8. I dati fin qui esposti sulla realtà della vita cristiana a Lungro, consentono varie considerazioni.

Da una parte, si deve constatare che anche nell’eparchia si risentono gli effetti della trasformazione culturale e sociale sperimentata dall’Italia intera in questi anni: la pratica religiosa è molto diminuita, si è allargato il numero delle persone non credenti e di quelle indifferenti.

Si sono largamente diffusi comportamenti quali la convivenza, il divorzio e l’aborto che sono incompatibili con la professione cristiana.

Il consumismo è diventato modello dominante del vivere. I riferimenti al divino sono limitati a particolari situazioni vitali.

E’ doveroso, però, riconoscere, dall’altra parte, che lo Spirito del Signore agisce fortemente nella nostra comunità, sia rinnovando potentemente e felicemente l’azione pastorale dei sacerdoti, sia suscitando una partecipazione più consapevole e attiva da parte del laicato, una crescita di identificazione con la Chiesa nelle persone che ordinariamente frequentano la vita liturgica, una maggiore sensibilità per i bisogni dei fratelli e per la preghiera.

Tanti sono i segni di speranza: si guardi al numero crescente dei catechisti parrocchiali, alle iniziative di carità (centri di ascolto), alla presenza incisiva dell’Azione Cattolica, all’assunzione di responsabilità da parte dei laici nei consigli pastorali parrocchiali e nei consigli parrocchiali per gli affari economici.

A ben vedere, tutti questi segni positivi che osserviamo nella nostra Chiesa sono riassumibili in una sola affermazione:

sostenuto dall’azione generosa del clero, il laicato cresce e vuole sempre di più crescere, divenendo corresponsabile attivo della missione della Chiesa insieme ai sacerdoti raccolti intorno al vescovo, a colui che rende presente la verità della fede apostolica in mezzo a noi ed è stato costituito pastore.

 

   All’interno della Chiesa cattolica in Italia

9. La Chiesa bizantina cattolica in Italia che si trova a immediato contatto con i cattolici italiani ha assunto come impegno prioritario di vivere in armonia la fede comune di queste due tradizioni cristiane – orientale e occidentale – che convivono nella piena comunione. All’interno della Chiesa italiana, la caratteristica di apporto della Chiesa bizantina cattolica è proprio il fatto di vivere lo specifico della sua tradizione liturgica, canonica, teologica. Vivere quindi la propria tradizione costituisce l’apporto peculiare della Chiesa bizantina cattolica all’ecumenismo in Italia.

Lo speciale legame che unisce la nostra eparchia di rito greco all’Albania e alla Grecia deve intensificarsi e svolgersi in ottemperanza delle norme del “Direttorio per l’ecumenismo”, dove sono indicati i percorsi da seguire.

 

   Le nostre comunità verso l’esterno

10. Lo sguardo deve allargarsi. E’ importante saper cogliere anche il nostro tempo, i suoi segni, le sue caratteristiche.

Occorre guardare Lungro o Piana degli Albanesi, il suo entroterra dove sono sparse e vivono le diverse comunità delle diocesi.

Tre sono i punti su cui siamo chiamati ad esaminarci: la missione, la testimonianza, la carità (Besa/Roma).

 

SICILIA: EPARCHIA DI PIANA DEGLI ALBANESI

 

Riportiamo il contributo dell’Archimandrita Antonino Paratore, segretario della Commissione Centrale di Coordinamento, allo studio previo, fatto per identificare gli elementi del contesto teologico pastorale in cui si collocherà il II Sinodo Interpeparchiale:

 

Prima di qualsiasi avvenuta costituzione, l’eparchia di Piana degli Albanesi è frutto di un'esperienza ecclesiale che si è storicamente e culturalmente configurata nell’immediato entroterra siciliano prospiciente il golfo di Palermo.

Le sue radici la legano al mondo orientale così come esso si è configurato durante l’epoca bizantina.

I nostri antenati provengono da questo mondo con cui condividiamo la stessa fede precedente ad ogni divisione.

Naturale ponte di vissuto ecumenismo e sempre alla ricerca di una complessa e variegata identità, la nostra Chiesa arbëreshe è stata ed è impegnata in un dialogo che ha sempre e comunque legato il volto orientale e quello occidentale dell’unica esperienza di fede.

  Momenti e figure

L’eparchia di Piana degli Albanesi nasce con la bolla Apostolica Sedes emanata da Pio XI il 26 ottobre 1937 come immediatamente soggetta alla Santa Sede. Essa viene costituita per i fedeli di rito bizantino greco di Sicilia. Il primo amministratore apostolico fu l'Arcivescovo di Palermo, cardinale Luigi Lavitrano (1937-1946). Nell’immediato secondo dopoguerra, in data 3 gennaio 1947, veniva nominato quale nuovo amministratore apostolico l'Arcivescovo di Palermo, card. Ernesto Ruffini (1947-1967). Questo primo periodo si caratterizza per l’organizzazione iniziale e la tutela della tradizione liturgica.

Un altro elemento che riconfigurerà l’eparchia in modo nuovo è rappresentato dalla bolla Orientalis Ecclesiae di Giovanni XXIII, dell’8 luglio 1960, con la quale tutte le parrocchie con i rispettivi fedeli presenti nel territorio dell’eparchia, indipendentemente dal rito, passavano sotto la giurisdizione del “solo vescovo” di Piana degli Albanesi. Il 12 luglio 1967 veniva nominato il primo Vescovo di Piana degli Albanesi nella persona di Mons. Giuseppe Perniciaro, già ausiliare dell’Amministratore Apostolico. Reggerà l’eparchia fino al 1980. Tra le note caratterizzanti il suo governo vengono ricordate la sua decisa volontà nel promuovere l’attività ecumenica, soprattutto nei confronti delle Chiese ortodosse; la sua partecipazione ai lavori del Concilio Vaticano II.

Nel 1981 veniva nominato vescovo mons. Ercole Lupinacci, dell’eparchia di Lungro, che reggerà fino al 1987, anno nel quale verrà trasferito come pastore dell’eparchia di origine. Durante questo periodo l’eparchia sarà caratterizzata dalla decisa volontà del pastore di dare compimento ad una ideale continuità con l’attività ecumenica intrapresa da mons. Perniciaro, dà un impulso alla piena riacquisizione della sua identità culturale (arbëreshe) ed ecclesiale (bizantina), alla riorganizzazione di vari organismi diocesani e, soprattutto, all’impegno per realizzare una fattiva convivenza tra i due riti (romano–bizantino).

Il 15 ottobre 1988 veniva nominato il terzo e attuale vescovo, mons. Sotir Ferrara, consacrato il 15 gennaio 1989.

 

  L’attuale volto dell’eparchia

Il territorio, di 430 km2, situato nella provincia di Palermo, è discontinuo con paesi che distano tra loro dai 40 agli 80 km. Parte dei fedeli si trova a Palermo. I suoi fedeli attualmente sono 30.000, dei quali 22.750 di rito greco e 7.250 di rito latino, con un totale di 15 parrocchie delle quali alcune di rito greco (11) e altre di rito latino (4).

1.  Il clero è costituito da sacerdoti appartenenti ai due riti – romano e bizantino – che generalmente hanno incominciato l’iter formativo nel seminario diocesano di Piana degli Albanesi (scuole medie inferiori), per proseguire quindi nel seminario Benedetto XV di Grottaferrata (liceo). Per studi del ciclo istituzionale filosofico – teologico e le successive specializzazioni, gli aspiranti agli Ordini Sacri dimorano nel Pontificio Collegio Greco in Roma. Attualmente il numero dei sacerdoti è 33, dei quali 23 di rito greco e 10 di rito latino, due diaconi (di rito bizantino).

 

2. La Vita consacrata: vi è una presenza storica rappresentata dalle Suore Collegine o della Sacra Famiglia (1734) e, dal 1930, sono presenti le Suore Basiliane “Figlie di S. Macrina”, con la sede della Casa Madre a Mezzojuso. I monaci Basiliani sono una presenza attualmente molto limitata (due sacerdoti e un fratello). Relativamente alle forme di vita religiosa ricordiamo alcuni tentativi di nuove forme di vita consacrata. Generalmente la loro presenza è concentrata nella catechesi parrocchiale, nella formazione giovanile e nella carità. Il numero complessivo delle religiose (di ambedue i riti) è 42.

3. Il Laicato. Notevole e vivace la pluralità di esperienze e movimenti ecclesiali presenti in Eparchia. Dall’Azione Cattolica agli Scouts, ai gruppi di preghiera vicini all’esperienza carismatica e neocatecumenale. Anche se non sono scevre da problematiche e difficoltà, è indubbia la positività di tali realtà ecclesiali, che contribuiscono ad arricchire il panorama eparchiale. All’interno di tale realtà si collocano le esperienze di fattiva carità sia nei confronti delle marginalità presenti all’interno dell’eparchia, sia con esperienze di presenza caritativa in Albania.

 

  Attività e produzione culturale.

L’Associazione Culturale per l’Oriente Cristiano, nata nel 1931, dal 1961 cura la stampa della rivista “Oriente Cristiano”, che tra i suoi Quaderni vanta notevoli pubblicazioni; nel 1979 è stata costituita la “Comunità permanente di spiritualità orientale ed ecumenica”, che promuove ogni anno i Convegni ecclesiali eparchiali; nel 1981 ha avuto luogo la Mostra delle iconi dell’eparchia; significativa è la collaborazione con l’Università degli Studi di Palermo (specie con l’Istituto di Lingua e Letteratura albanese). Continui sono i rapporti di collaborazione con tutti i Comuni dell’eparchia, nell’editoria di opere di carattere religioso specificatamente arbëreshe,

 nelle manifestazioni di solidarietà civica (per la pace, pro Kossovo ecc., accoglienza dei profughi albanesi).

 

4. La presenza del territorio eparchiale nel tessuto culturale italiano trova la sua espressione più significativa a livello ecclesiale, in cui si hanno relazioni fraterne nella partecipazione dell’eparca ai due massimi organi ecclesiastici collegiali: la Conferenza episcopale nazionale (CEI) e regionale (CESI). Attualmente il vescovo è membro del Segretariato per l’ecumenismo e il dialogo della CEI.

 

5. La composita natura rituale dell’eparchia rende evidente il suo ecumenismo vissuto. La storia dell’eparchia, ha conosciuto momenti di autentica apertura con il mondo ortodosso.

Oggi la ricerca di una più matura identità ecclesiale-culturale non viene più vissuta in contrapposizione con l’altro, reale o supposto.

Il recupero della coscienza dell'anima composita dell’eparchia e della sua responsabilità nei confronti di un possibile futuro concreto modo di ecumenismo incarnato costituisce per tutti una condivisa responsabilità.

 

Contesto Pastorale

L’eparchia condivide la situazione pastorale delle realtà ecclesiali limitrofe in modo immediato e nazionali in modo mediato.

Si rileva un crescente spirito di indifferentismo, di relativismo morale, di allontanamento dalla vita ecclesiale.

Non sono assenti forme di alienazione, anche nella droga e nel sesso. Esistono sintomi di ricerca spasmodica di denaro e di potere. Sporadica appare la partecipazione alla autentica vita ecclesiale, anche se intensa è la partecipazione a forme di religiosità popolare (festa patronale).

Nello stesso tempo però si registrano fermenti di novità attraverso le parrocchie e i nuovi movimenti, talvolta però in crescita confusa e senza comunione vera.

Si auspica maggior partecipazione, senso di responsabilità e umiltà nell’azione pastorale quotidiana in cui è presente, talvolta, un soggettivismo della fede che porta a non mature forme devozionali. Si nota una crescente forma di analfabetismo religioso, come anche la necessità di una rievangelizzazione a vari livelli attraverso una catechesi attenta alla famiglia, ai giovani e a tutte le tappe della vita di ogni cristiano “per trasmettere e formare nella fede in Cristo”, affinché le nostre comunità possano divenire “casa e scuola di comunione”.

Un altro fenomeno che presenta gravi conseguenze a vario livello riguarda la “diaspora”.

Consistenti nuclei di membri delle nostre comunità, per diverse vicissitudini, si trovano al di fuori dei luoghi di origine, in Italia, Europa e Americhe. Purtroppo, i siculo - albanesi in diaspora rimangono senza adeguata assistenza ecclesiale e senza punti di riferimento per la loro identità culturale e religiosa.

E’ questo un problema che chiede adeguate e urgenti risposte (Besa/Roma).

 

 

S. COSMO ALBANESE

XV ASSEMBLEA DIOCESANA SUL SINODO

 

Dal 27 al 29 agosto 2002 a S. Cosmo Albanese si è tenuta la XV Assemblea diocesana e il corso di aggiornamento teologico dell’Eparchia di Lungro sul tema: Verso il II Sinodo Intereparchiale: Lungro Piana degli Albanesi e Grottaferrata “Comunione e Annuncio dell’Evangelo”.

I lavori sono stati presieduti da Papàs Donato Oliverio, Provicario generale e membro della Commissione Centrale di Coordinamento (CCC) per la preparazione del Sinodo. Dopo aver portato all’Assemblea il saluto del Vescovo Mons. Ercole Lupinacci, assente per motivi di salute, ha sottolineato il significato particolare dell’odierno convegno, per il “contributo alla preparazione del II Sinodo Intereparchiale” della Chiesa cattolica bizantina in Italia. “E’ un momento storico di grande grazia”, egli ha ribadito. “Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia”, tradurre in orientamenti pastorali adeguati l’annuncio della Parola di Dio, recuperare una ecclesiologia, sulla linea dell’insegnamento del Concilio Vaticano II,  per poter attuare la “comunione”, vivendo lo specifico della tradizione spirituale bizantina: questo essenzialmente lo scopo del Sinodo. Occorre anche promuovere – ha ancora sottolineato – una spiritualità della comunione che si fonda innanzitutto sul mistero della Trinità, sull’unione al proprio Vescovo, sull’accoglienza e condivisione con i fratelli. Nei tre giorni ha svolto il ruolo di moderatrice la prof. Angela Castellano Marchianò, presidente della Commissione “Rievangelizzazione e missione” del II Sinodo Intereparchiale.

 

Le relazioni

Sono seguite tre relazioni, una per ciascun giorno.

 

1. La prima dell’Archimandrita Antonino Paratore, Vicario generale della diocesi di Piana degli Albanesi e Segretario della CCC, ha trattato il tema Sinodo Intereparchiale: senso del Sinodo, significato ecclesiale e scopo.

Egli ha dapprima tracciato un excursus storico sul senso della sinodalità della Chiesa, evidenziando il fondamento biblico, le dinamiche ecclesiali del Concilio di Gerusalemme, il concetto di collegialità episcopale e primato papale nel Medioevo e nell’età moderna. Si è anche riferito in chiave ecumenica ad alcune esperienze della Chiesa anglicana e ortodossa, ai sette Concili. Poi, nell’analizzare gli elementi per una teologia cattolica del Sinodo, si è ispirato particolarmente alle prospettive del Concilio Vaticano II; ha spiegato cosa significa un Sinodo Intereparchiale, mettendo a confronto, mediante una lettura sinottica, i contenuti delle Indizioni del I Sinodo Intereparchiale (1940) e di quello odierno, il II (2001).

Nel I Sinodo (1940), anche per le contingenze storiche del momento, era assente il ruolo del laicato e delle religiose, mancava inoltre la prospettiva di un diritto particolare e la consultazione dei fedeli per un loro contributo, tutti elementi che invece sono fortemente sottolineati nell’attuale Decreto di Indizione. Infine ha tracciato le prospettive future: conservare la tradizione ma allo stesso tempo rinnovare, alla luce di quell’organico progresso auspicato dal Concilio Vaticano II; promuovere una pastorale efficace per la rievangelizzazione, in sintonia con le strutture ecclesiali.

 

2. La seconda relazione, tenuta da Papàs Oliverio Donato, sul tema Il II Sinodo Intereparchiale: Indizione, iter di preparazione fino ad oggi, ha puntualizzato l’urgenza di un II Sinodo, alla luce di importanti eventi nel frattempo verificatisi: il Concilio Vaticano II (1962-65), la pubblicazione del CCEO (1990) e dell’Istruzione sulla Liturgia da parte della Congregazione per le Chiese Orientali (1996). E’ stato poi illustrato: il lavoro della Commissione antepreparatoria, la composizione delle sette Commissioni preparatorie, i contenuti delle tematiche che ciascuna di esse deve trattare, tempi e modalità per la finale elaborazione di un testo organico che costituirà il Libro del Sinodo, l’impegno futuro che vedrà coinvolte il prossimo anno le comunità locali, tramite una capillare consultazione.

 

3.  La III relazione sul tema La sinodalità nella Chiesa è stata svolta da Mons. Antonio Cantisani, Arc. Metropolita di Catanzaro e Squillace, Presidente della Conferenza Episcopale Calabra. Egli, nell’evidenziare come la sinodalità sia una dimensione essenziale nella vita della Chiesa, che è icona della Trinità, ne ha sviluppato particolarmente l’aspetto pastorale. La sinodalità si esprime pertanto nella comunione gerarchica, nella corresponsabilità pastorale, nel discernimento comunitario, nell’impegno al servizio ecclesiale, nella valorizzazione di ambiti e strumenti propri della comunione, nell’ampliare gli spazi della comunione ad ogni livello.

 

I gruppi di studio

 

Ogni relazione è stata poi oggetto di riflessione da parte dei gruppi di studio, da cui sono stati rilevati e dibattuti vari elementi.

Le tematiche indicate come prioritarie da considerare riguardano:

Liturgia e catechesi, con speciale riferimento ai relativi, adeguati ed indispensabili strumenti di istruzione, con la richiesta che la Liturgia eucaristica “sia celebrata in particolari occasioni anche di pomeriggio”, e la necessità della elaborazione di un catechismo appropriato alla tradizione bizantina e differenziato per le varie fasce d’età (1 e 2 gruppo).

Formazione del clero, con maggiore attenzione al ruolo del Seminario nella specifica preparazione spirituale ed umana del sacerdote, in vista anche di una collaborazione più attiva tra il sacerdote e le varie componenti ecclesiali, specialmente con i religiosi e le religiose.

Rievangelizzazione e missione, con un coinvolgimento più responsabile dei laici nella pastorale e, secondo le norme canoniche vigenti, con una mobilità programmata dei parroci.

L’inculturazione della fede va inoltre promossa nell’ottica della tradizione orientale, e pure nell’approfondimento della identità culturale e religiosa degli Arbëreshë, anche in prospettiva ecumenica.

Per la preparazione del Sinodo il primo gruppo ha sottolineato che esso deve essere una occasione di rinnovamento, deve promuovere una maggiore comunione ecclesiale; “si è evidenziata una carenza di informazione locale sullo svolgimento della fase preparatoria”; “quindi è necessario attivarsi per una più adeguata divulgazione” .

Alle relazioni dei gruppi di studio ha fatto seguito un vivace dibattito.

Il convegno è terminato con le conclusioni del Presidente e la votazione di un Documento finale, il quale, relativamente ai lavori dei gruppi di studio, ha affermato: Essi “hanno analizzato e discusso la tematica, seguendo la traccia delle tre relazioni, hanno colto l’importanza del momento e della celebrazione prossima, sottolineando le attese più forti e significative relativamente al rinnovamento profetico, che il Sinodo susciterà nella grande realtà di Chiesa bizantina che è in Italia” (Besa/Roma).

 

 

ROMA: L’UFFICIO DIVINO

NELLA CHIESA BIZANTINA

 

L’Ufficio divino bizantino è denso nel contenuto ed esteso per il tempo richiesto per la celebrazione, oltre che complesso nella sua struttura.

Corrisponde più alla pratica di una Comunità monastica che non alla preghiera di una Comunità parrocchiale. Ma anche la Comunità parrocchiale ha la vocazione alla preghiera che non può essere limitata alla celebrazione eucaristica domenicale, che rimane il culmine del culto cristiano.

Di per sé l’Ufficio bizantino si sostiene su una struttura iniziale semplice, ma resa complicata per la sovrapposizione, che ha avuto luogo nel corso dei secoli, di nuovi elementi e per l’interferenza di diversi cicli in ogni celebrazione (ciclo quotidiano, settimanale, annuale), cosa che esige una armonizzazione e una continua variazione. La celebrazione quindi richiede l’uso di diversi libri liturgici.

Si è inteso rispondere in parte a queste difficoltà con la redazione dell’Anthologhion in greco (1967 - 1980) e quindi tradotto in italiano (1999 – 2000).

Per facilitare l’uso di questo libro in quattro volumi è venuto incontro con la pubblicazione di un sussidio p. Oliviero Raquez (“Guida alla celebrazione dell’ufficio divino nelle Chiese di tradizione bizantina”, Roma 2002, pp. 103, Ed. Lipa, tel. 06.4747770).

“Scopo della nostra “guida” è limitato – scrive l’autore – vorrebbe semplicemente descrivere i vari elementi costitutivi dei diversi momenti dell’Ufficio divino bizantino attuale mettendo in risalto le linee principali della loro struttura interna e tentando di esprimere brevemente il significato” (p.8).

 

Ciclo quotidiano

“Sette volte al giorno ti ho lodato per i giudizi della tua giustizia”, recita il salmo 118, v.164. Sette sono i momenti della giornata liturgica bizantina: mattutino, ora prima, terza, sesta, nona, vespro, compieta/dopocena.

Le ore presentato una struttura permanente: preghiere iniziali e conclusive solite, recita di salmi scelti in relazione al momento proprio della giornata, tropari e preghiere.

Il cardine però dell’Ufficio quotidiano è la preghiera del mattino (mattutino, òrthros) e della sera (vespro, esperinòs).

 

1 “L’òrthros, come si presenta oggi, è la componente più ricca e di conseguenza anche più complessa di tutta l’ufficiatura quotidiana” (p.18). Il suo contenuto comprende due momenti differenti:

 

·        la prima parte corrisponde ad una veglia notturna,

·        la seconda parte comprende le lodi mattutine.

 

L’òrthros ha caratteristiche diverse a seconda che si celebri la domenica, nelle feste o nei giorni feriali. Si avvale pertanto di materiali provenienti dai cicli: quotidiano, settimanale e annuale (pasquale - quaresimale, dei santi).

 

·   La prima parte, l’ufficiatura notturna, dell’òrthros, dopo le preghiere iniziali, comprende la recita di sei salmi (l’exàpsalmos), gli stessi per ogni giorno dell’anno; segue la litania di pace, poi l’inno “Il Signore è Dio”, la lettura del salterio, suddiviso in 20 kathismi, la lettura del Vangelo nelle domeniche e feste.

·   La parte mattutina o delle lodi incomincia con la recita del salmo 50, continua con le grandi Odi e i Canoni (l’ode nona, cioè il Magnificat, è cantata); seguono degli inni alla luce; quindi gli ultimi tre salmi del salterio (148-150), e la doxologia.

 

2. Sono nove i momenti che costituiscono l’insieme dell’esperinòs, con variazioni nel loro interno, particolarmente in giorni di festa.

Dopo le preghiere iniziali si recita il salmo 103; segue la litania di pace ed il kàthisma del salterio; quindi si cantano i salmi 140-141, 129 e 115.

Al centro si ha l’inno vespertino tipico (“Phòs ilaròn”).

Segue il prokìmenon (versetti di salmi); in alcune circostanze le letture scritturistiche, le suppliche, alcuni inni (apòsticha); e quindi il cantico di Simeone (“Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace”) e le preghiere conclusive.

 

L’òrthros (specialmente la parte mattutina) e l’esperinòs potrebbero costituire i punti essenziale di un ufficio parrocchiale.

 

Ciclo settimanale

Nel ciclo settimanale predomina l’oktòichos, ciclo degli “otto toni”, per otto settimane strutturate sugli otto toni della musica bizantina.

Si tratta di inni, di contenuto prevalentemente resurrezionale, per la celebrazione della domenica, ma che hanno espressione anche negli inni degli altri giorni della settimana.

Un tono si usa per un’intera settimana. E così per otto settimane di seguito, al cui termine ricomincia di nuovo il ciclo. In tal modo il tema della resurrezione è ricordato durante l’intero anno.

Gli altri giorni sono così specificati: il lunedì si evocano gli angeli; il martedì S. Giovanni Battista; il mercoledì e il venerdì la croce di Cristo, il giovedì gli apostoli ed il sabato tutti i santi ed i defunti. La Madre di Dio viene ricordata quotidianamente. L’autore così spiega il significato: “II loro insieme abbozza una visione globale del mistero cristiano. E’ centrato su Dio e sull’opera del Figlio che si diffonde ad ogni momento della storia della creazione (p.50).

Gli angeli ricordano un universo diverso, non estraneo al nostro, Giovanni Battista ricorda l’Antico Testamento e la preparazione del Nuovo; la croce ricorda il centro della fede cristiana; gli apostoli la diffusione della Buona Novella; i martiri sono i testimoni della salvezza in Cristo; la memoria dei santi e dei defunti esprime la comunione fra la Chiesa celeste e la Chiesa terrestre.

Il ciclo settimanale ricorda dunque la completezza dell’opera di Cristo che culmina la domenica “il primo giorno dopo il sabato”, divenuto il primo della settimana cristiana.

 

Ciclo annuale

 Il ciclo annuale di fatti è diversificato in due cicli distinti che si intersecano e si compongono durante l’anno e influiscono anche sull’ufficio quotidiano e settimanale. A questo scopo viene in aiuto il libro del typikòn, una guida che indica il modo di coordinare i vari aspetti e armonizzare le varie componenti. Questi due cicli sono: quello che è determinato dalla Pasqua - e da questa dipendono le feste mobili e di conseguenza il proprio di queste feste – e quello delle feste fisse che si articolano nei diversi giorni del calendario.

 

a)      Ciclo pasquale

La Pasqua è il “centro della storia dell’umanità” (p. 53). Dalla Pasqua ha inizio la lettura del Vangelo che si svolge per l’intero anno; così pure la lettura degli Atti e degli Scritti degli Apostoli (Apòstolos). Dalla Pasqua ha l’avvio il periodo del Pentekostàrion che si protrae fino alla domenica dopo pentecoste; dalla Pasqua è condizionato l’inizio del triodion, il periodo pre - quaresimale e quello propriamente quaresimale. Dalla Pasqua ha inizio l’uso dell’oktòichos che si svolge e si esaurisce in otto settimane, per subito riprendere il ciclo e continuare così fino alla Pasqua successiva. Questo ciclo con l’ampiezza innica interviene in particolare nelle domeniche, ma anche nei giorni feriali.

 

b)      Ciclo delle feste fisse e dei santi

Questo ciclo è contenuto nel “Libro dei Mesi” (i Minea) composto da 12 volumi uno per mese. Incomincia il primo settembre, inizio della Indizione bizantina, anno civile bizantino. Termina il 31 agosto.

Comprende le feste fisse del Signore e della Madre di Dio. I santi sono distribuiti giorno per giorno, talvolta diversi santi sono celebrati insieme. Per esempio il 29 giugno si commemorano i Santi Pietro e Paolo, l’indomani il 30 giugno tutti e 12 gli Apostoli.

In genere la determinazione della festa di un santo, tradizionalmente, è fissata nel giorno della sua morte. Ma ci sono commemorazioni diverse come le encenie di una Chiesa, l’inizio della sua costruzione o la sua inaugurazione; o la traslazione delle reliquie. Così il 2 giugno si festeggia la traslazione delle reliquie di S. Atanasio.

Anche le feste più importanti dell’anno influiscono sull’ufficio divino.

 

Osservazione conclusiva

La lettura attenta del sussidio fa emergere gli elementi essenziali dell’Ufficio divino bizantino. Ciò potrà favorire l’elaborazione di uno schema di Ufficio parrocchiale, che coniughi la permanenza della struttura con gli elementi qualificanti l’akolouthìa in questione ed il suo tempo per una comunità composita come quella parrocchiale (Besa/Roma).

 

 

L’OMELIA PARTE INTEGRANTE DELLA CELEBRAZIONE LITURGICA

 

L’omelia ha un posto singolare fra tutte le altre forme di predicazione della Parola di Dio, tanto per ragioni strettamente dottrinali e liturgiche, quanto per la tradizione bimillennaria che accompagna la storia della Chiesa, nonostante variazioni di stile lungo i secoli. In molte tristi circostanze storiche, l’omelia è stato l’unico strumento di formazione del popolo. Il nuovo Codice dei canoni delle Chiese Orientali (CCEO) così presenta  il complesso della predicazione: “Il ministero della Parola di Dio, cioè la predicazione, la catechesi ed ogni istruzione cristiana, fra le quali deve avere un posto eminente l’omelia liturgica, sia nutrito in maniera salutare dalla Sacra Scrittura e si fondi sulla Sacra Tradizione (CCEO,607). La Sacra Scrittura e la Sacra Tradizione “scaturiscono dalla stessa divina sorgente”, l’unica Rivelazione, e “tendono allo stesso fine”(DV,9). L’insegnamento cristiano, sempre assistito dallo Spirito Santo, si fonda su di esse in una dinamica che vede la Parola di Dio incarnata nella storia.

L’omelia accompagna il fedele durante tutto l’anno in un ciclo ripetitivo che intende celebrare e presentare l’opera salvifica di Cristo, integralmente, di anno in anno. Nella Chiesa bizantina il primo settembre si commemora l’Indizione bizantina, l’inizio del periodo finanziario a Bisanzio, diventato come l’inizio dell’anno civile. Nella tradizione ecclesiale, mentre l’anno liturgico incomincia il giorno di Pasqua, l’indizione ha influito soltanto nella organizzazione del “Libro dei Mesi” (Menaia). Il synaxarion del giorno dice: “Il primo di questo mese, inizio dell’indizione, cioè del nuovo anno”. Il Vangelo del giorno è stato scelto per segnalare il tempo della salvezza (Lc 2, 14-22). Si tratta dell’episodio della presenza di Gesù nella sinagoga di Nazaret. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia ed egli lesse il brano in cui si afferma: “Lo Spirito del Signore è sopra di me”, “mi ha mandato ad annunziare un lieto messaggio”, “a proclamare la liberazione”, a dare “ai ciechi la vista”, “a rimettere in libertà gli oppressi e predicare un anno di grazia del Signore” (Is 61,1ss). Gesù ha commentato - rivelato: “oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udito con i vostri orecchi”(Lc 2, 21). Abbiamo qui un esempio essenzializzato di omelia: lettura del testo biblico, ascolto con i propri orecchi, interpretazione attualizzata (“oggi”).

Il versetto sull’invio “a predicare un anno di grazia del Signore” apre la prospettiva del significato dell’anno liturgico. Nel corso dell’anno di fatti viene proclamata e spiegata l’intera opera salvifica di Cristo: incarnazione, predicazione del Regno (parole e miracoli), redenzione (guarigioni e resurrezioni), passione e morte, resurrezione, ascensione ai cieli, discesa dello Spirito Santo e costituzione della Chiesa, celebrazione di tutti i santi, segno della redenzione avvenuta.

Il nuovo CCEO dà una particolare attenzione all’omelia, per l’obbligo di non ometterla e per le caratteristiche che deve avere. L’omelia non è l’occasione per un fervorino o per una alienante conversazione in cui il predicatore comunica proprie opinioni. L’omelia annuncia un “anno di grazia”. Il CCEO afferma: “i parroci e i rettori delle Chiese hanno l’obbligo di curare che, almeno nelle domeniche e nelle feste di precetto, si tenga nella Divina Liturgia l’omelia, che non sia omessa se non per grave causa”. E’ un obbligo personale del responsabile della comunità. Non gli è lecito soddisfarlo “abitualmente” “per mezzo di un altro”. Solo “a norma del diritto particolare” può incaricare talvolta il diacono (CCEO, 614, par 2-4). Ciò indica l’importanza che la Chiesa dà a questo tipo di predicazione collegata alla celebrazione eucaristica, memoriale della morte e della resurrezione di Gesù Cristo, centro della fede cristiana. Lo stesso canone premette che l’omelia è “parte della stessa liturgia”. Inoltre precisa la sua caratteristica essenziale: nell’omelia “durante il corso dell’anno liturgico sono esposti dalla Sacra Scrittura i misteri della fede e le norme della vita cristiana” (CCEO  614, par.1). Il testo contiene varie dimensioni:

 

·        La fonte della predicazione è la Sacra Scrittura, proclamata immediatamente prima dell’omelia. Né deve essere questa l’occasione per divagazioni estemporanee. Il giornale e la TV non sono le nuove fonti dell’omelia.

·        Devono essere annunciati, sulla base del testo biblico proclamato e della festa celebrata, i misteri della fede (la Trinità, l’incarnazione, la redenzione - liberazione dal peccato, l’incorporazione a Cristo, la sacramentalità della Chiesa e la continuazione nel tempo dell’opera di Cristo).

·        In connessione al testo proclamato devono essere spiegate anche e di conseguenza le norme della vita cristiana, emananti dal battesimo, che avvia il cristiano a essere trasformato ad immagine di Dio.

·        Tutto ciò deve avvenire nel corso dell’anno liturgico. Chi fa l’omelia deve avere un programma logico e teologico.

 

L’omelia pertanto è un momento cruciale della vita cristiana. La sua qualità è richiesta dal rispetto dovuto alla Parola di Dio e al popolo cristiano (Besa/Roma).

 

 

Roma, 8 settembre 2002

 

 

GROTTAFERRATA: MONASTERO ESARCHICO

 

Riportiamo il contributo dello jeromonaco criptense P. Antonio Costanza, membro della Commissione Centrale di Coordinamento, allo studio previo fatto per identificare gli elementi del contesto teologico pastorale in cui si collocherà il II Sinodo Interpeparchiale:

 

Il Papa Giovanni Paolo II nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte al n. 29 così ci sprona: dalla celebrazione “dobbiamo attingere un rinnovato slancio, nella vita cristiana; il programma si incentra in Cristo, da conoscere, amare, imitare, per vivere in Lui la vita trinitaria e trasformare con Lui la storia fino al compimento nella Gerusalemme celeste (…).  E’ necessario tuttavia che esso si traduca in orientamenti pastorali adatti alle condizioni di ciascuna comunità”.

E il Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 1560 afferma che “ogni vescovo ha…. L’ufficio pastorale della Chiesa particolare” e al n. 927 aggiunge: “Tutti i Religiosi esenti, sono annoverati tra i cooperatori del vescovo diocesano nel suo ufficio pastorale”.

In questa visione il Monastero Esarchico di S. Maria di Grottaferrata fondato da S. Nilo nel 1004, da quasi mille anni testimonia ancor oggi, in pieno ambiente latino, la presenza viva della Chiesa cattolica bizantina, come anamnesi perenne della Chiesa indivisa. Così continua a realizzarsi l’opera eminentemente pastorale di S. Nilo e l’esortazione di S. Bartolomeo ai confratelli addolorati per la sua dipartita: “Perseverate nella tradizione (paràdosis) a voi lasciata ed io confido nella mia Signora e Patrona (la Theotòkos) che non sarete abbandonati”.

Con la riconoscenza al Signore, alla Theotòkos, e ai SS. Padri, nella piena convinzione di voler continuare a perseverare nella paradòsis, faccio presente la situazione del Monastero, le prospettive e i rapporti con le due eparchie.

 

  Situazione

L’attività pastorale del Monastero è condizionata alla sua attuale situazione umana e canonica.

Sul piano umano, è un fatto che in questa congiuntura storica i monaci sono pochi numerosi e, in parecchi casi, anziani e qualcuno infermo, però la gerarchia monastica è ancora integra: Megaloschimi, Novizi, Postulanti. Ciò è ovvio, limita sensibilmente le iniziative pastorali.

Dal punto di vista canonico il Monastero è esarchico, cioè costituisce un entità ecclesiale a sé, dipendente direttamente dalla Sede Apostolica e non dalla Diocesi latina di Frascati, nel cui territorio essa si trova. Ciò vuol dire che il Monastero non svolge una attività pastorale costante rivolta ad un numero definibile di persone, quale è quella che può e deve svolgere una normale parrocchia. La nostra Basilica è, giuridicamente, anche una parrocchia, ma soltanto ai fini canonici della celebrazione di sacramenti quale il battesimo (solo per fedeli di rito bizantino), il matrimonio (entrambi i riti, bizantino e latino: nell’ultimo caso il celebrante è di norma un sacerdote estraneo al Monastero).

Per contro è peraltro vero che:

1. all’interno della comunità monastica si prova un autentico desiderio di rinnovamento che investe il campo liturgico e spirituale, si profila altresì la possibilità di nuove vocazioni.

2. Per quanto riguarda l’attività ad extra, il Monastero è un punto di riferimento spirituale per molte persone che, da Grottaferrata e da più lontano, partecipano alla Divina Liturgia domenicale, chiedono il sacramento della confessione, spesso cercano consiglio e discernimento spirituale.

3. Molto richiesta la direzione spirituale da varie comunità religiose.

 

  Prospettive

1. Recentemente (settembre 2001) è stato approvato dalla Sede Apostolica, il nuovo Typikòn, dopo un complesso lavoro di riscrittura che ha coinvolto tutta la comunità. Esso intende non solo essere in linea col CCEO, ma soprattutto porsi come uno strumento catechetico per la crescita spirituale della comunità stessa e per una corretta impostazione della vita monastica alla quale formare le nuove vocazioni.

2. Uno strumento di rinnovamento è pure la Lectio Divina settimanale, tenuta da un membro della comunità per la comunità monastica, e aperta anche a chiunque voglia partecipare (e un certo pubblico è fedele all’appuntamento).

3. Il Monastero si apre con strutture di ospitalità adeguate ai tempi, a quanti, singoli o gruppi, vogliano entrare in contatto con la sua tradizione liturgica e spirituale e/o cercare momenti di più intensa riflessione e preghiera.

Si accolgono, pertanto, gruppi parrocchiali, movimenti ecc. che chiedono di potersi ritrovare nel Monastero stesso, anche partecipando alle Liturgie ed eventualmente, se uomini singoli, alla vita comunitaria.

4. Attraverso la creazione e il continuo aggiornamento di un sito internet (www.abbaziagreca.it) il Monastero si fa conoscere nella sua storia e nel suo messaggio come pure nelle proposte formative che esso intende offrire.

Tramite il sito, la posta elettronica e il fax, il Monastero offre anche un contatto spirituale a varie persone che lo richiedono per questa via (in pochi mesi il sito è stato contattato da circa 3000 persone).

5. Si è instaurata una cordiale collaborazione con le parrocchie di Grottaferrata: alcuni monaci si recano presso le parrocchie per confessare o per tenere corsi biblici e di spiritualità.

6. Si collabora alla rivista bimestrale della diocesi di Frascati (Comunità Tuscolana) con due pagine per ogni numero.

7. Si lavora per il sempre più fedele ripristino della tradizione liturgica specifica del Monastero secondo il Typikòn liturgico di S. Bartolomeo, in ottemperanza alle direttive dell’Istruzione della Congregazione per le Chiese Orientali (1996).

 

Rapporti con le Eparchie di Lungro e di Piana degli Albanesi

Il Monastero resta, come sempre, aperto ad una fattiva collaborazione con gli eparchi, il clero, i laici delle due eparchie. In particolare, offre la sua disponibilità all’accoglienza, come pure, su richiesta e tenendo conto dei limiti oggettivi imposti dalla situazione della comunità, all’invio di monaci per tenere nelle eparchie incontri, giornate di studio, seminari, di argomento biblico, liturgico, teologico, spirituale.

E’ auspicabile che il clero delle due eparchie:

1.       faccia conoscere meglio l’ideale monastico e la realtà del Monastero criptense nelle parrocchie, nelle associazioni, nei movimenti;

2.       che sia sempre più seriamente impegnato nell’accompagnamento spirituale e nel discernimento vocazionale, specialmente nei confronti dei giovani, anche per il seminario (Besa/Roma).

 

 

S. COSMO ALBANESE

 

XV CORSO DI AGGIORNAMENTO TEOLOGICO DELL’ EPARCHIA DI LUNGRO

        Informazione sulla preparazione e studio delle tematiche del II Sinodo Intereparchiale

 

27-29 Agosto 2002

 

(Corrispondenza da Lungro)

 

Dal 27 al 29 agosto, presso "la Casa del Pellegrino" di S. Cosmo Albanese, si terrà la XV Assemblea Diocesana e il corso di aggiornamento teologico dell’Eparchia di Lungro sul tema:Il II Sinodo Intereparchiale (Lungro - Piana degli Albanesi - Grottaferrata)”.

 Sono invitati a partecipare tutte le componenti dell’Eparchia e altri interessati, in particolare i fratelli dell’Eparchia di Piana degli Albanesi. Quest'anno, scrive il Vescovo eparchiale S. E. Ercole Lupinacci: "La vostra partecipazione darà un valido contributo alla preparazione del II Sinodo Intereparchiale delle nostre tre Circoscrizioni Bizantine in Italia”.

·    L'Archimandrita Antonino Paratore, Protosincello dell'Eparchia di Piana degli Albanesi e segretario della Commissione Centrale di Coordinamento parlerà su: Il senso del Sinodo, significato ecclesiale e scopo;

·    Papàs Donato Oliverio membro della Commissione Centrale di Coordinamento, parlerà: Sull'Indizione e l’iter di preparazione del Sinodo fino ad oggi;

·    S. E. Mons, Antonio Cantisani, Arcivescovo Metropolita di Catanzaro-Squillace e Presidente della Conferenza Episcopale Calabra, parlerà sul tema: La sinodalità nella Chiesa.

Questo convenire annuale del mese di agosto è un'esperienza di Chiesa che ha un valore sia nella sua espressività celebrativa sia nel tentativo del suo discorrere. Il Convegno ci aiuta a delineare sempre meglio le vie del nostro cammino di rinnovamento spirituale e d’impegno pastorale nella linea della comunione e dell'evangelizzazione.

Il Sinodo è una grazia di Dio per le tre Circoscrizioni Cattoliche Bizantine in Italia. E' un "camminare" insieme verso un’effettiva comunione. E' in primo luogo un rivolgersi all'Evangelo per trarne luce per i vari problemi; stimolo per la correzione delle nostre debolezze, forza per l'impegno cristiano, grazia per una maggiore perfezione delle nostre Chiese.

Per camminare insieme le nostre Chiese dovranno cercare di comprendere meglio se stesse e la loro missione: recupero dell'autentica propria tradizione religiosa; comunione ecclesiale con la Chiesa cattolica italiana con rispetto e arricchimento reciproco: impegno per la piena comunione con gli ortodossi. La convocazione del II Sinodo è un atto decisivo e necessario per le nostre Comunità bizantine, un Sinodo che "affronti i vari aspetti della vita liturgica, catechetica, pastorale delle nostre Circoscrizioni ecclesiastiche " (Decreto di Indizione), Dobbiamo tutti essere grati agli Ordinari che lo hanno indetto e al Papa che lo ha autorizzato. Pertanto: “Questo importante avvenimento, scrive il Vescovo, deve diventare coscienza ecclesiale, forza rinnovatrice nella vita delle nostre Chiese per un recupero efficace e decisivo delle nostre origini orientali e bizantine”.

Al momento, il compito della preparazione è affidata alle Commissioni preparatorie: Catechesi, Liturgia, Formazione del Clero e alla vita consacrata, Diritto Canonico, Rapporti Interrituali, Ecumenismo, Rievangelizzazione e Missione".

Nel prossimo anno 2003 saranno coinvolte le Comunità locali, ossia le parrocchie, le associazioni, i movimenti, le Comunità religiose, i gruppi giovanili, per una consultazione generale.

Il Sinodo dovrà coinvolgere tutti. Per questo, grande deve essere l'attenzione innanzi tutto delle Comunità Parrocchiali, al fine di integrare e arricchire, verificare e correggere. Ma deve essere impegno di ogni membro dell’Eparchia, "Ognuno, scrive il vescovo Lupinacci, dovrà portare un contributo necessario e insostituibile, con partecipazione entusiastica e nella obbedienza generosa di chi vuole essere membro vivo nella Chiesa locale". (Inter-Sinodo).

 

 

INTER-SINODO 

 

Lettera Periodica

Commissione Centrale di Coordinamento del II Sinodo Intereparchiale

(Eparchie di Lungro e di Piana degli Albanesi  - Monastero Esarchico di Grottaferrata)

27/2002                                                                                                                                       “L’informazione ordina e coordina” (Besa)

 

 

INCONTRO DELLA CCC CON I PRESIDENTI DI COMMISSIONE

Grottaferrata – 23 luglio 2002

Confronto sui testi in elaborazione sulla base degli “indici per articoli e paragrafi” di ciascuna tematica

delle sette Commissioni

 

 

Il 23 luglio si è tenuta a Grottaferrata una riunione della Commissione Centrale di Coordinamento con i Presidenti delle sette Commissioni per confrontare il lavoro svolto, allo scopo di rendersi conto del punto in cui si trova il lavoro conclusivo e costatare eventuali lacune o aspetti ripetuti nelle varie Commissioni.

L’incontro si è aperto con la preghiera guidata dall’archimandrita di Grottaferrata p. Emiliano, che con generosa cordialità ha ospitato ancora una volta l’incontro. Nella preghiera si sono ricordati due recenti sacerdoti defunti, P. Sergio Perniciaro del monastero di Grottaferrata e Papàs Lino Bellizzi, parroco di Villabadessa dell’eparchia di Lungro.

 

1. Sono seguite le comunicazioni del presidente della CCC, archim. Eleuterio F. Fortino, che ha ringraziato tutti i partecipanti per la loro presenza, nonostante il disagio estivo ed il lavoro svolto per il Sinodo nelle diverse Commissioni. Ha in particolare espresso gioia per l’incontro che l’archim. Emiliano ha avuto al Fanar, ricevuto in udienza privata dal Patriarca Ecumenico S.S. Bartolomeo I, al quale ha anticipato l’informazione sulle celebrazioni del millennio di S. Nilo (1004-2004), anno in cui si svolgerà il Sinodo. Il Presidente della CCC ha anche comunicato le iniziative prese per informare e riflettere sul Sinodo: a Mezzoiuso nei giorni 3-4 luglio si è tenuto l’XI Convegno Ecclesiale dell’eparchia di Piana degli Albanesi, durante il quale il segretario della CCC, archim Antonino Paratore, ha tenuto una relazione sul Sinodo. Ha preso parte come relatore anche l’Archimandrita Mattheos Psomas dell’Arcidiocesi greca ortodossa d’Italia. A S. Cosmo Albanese, nei giorni 27-29 agosto, si terrà il XV Corso di aggiornamento teologico integralmente dedicato al Sinodo. Ha inoltre reso noto che il Dépliant sul Sinodo per il coinvolgimento delle Comunità locali e dei singoli fedeli è stato già pubblicato e inviato alle Curie diocesane di Lungro e di Piana degli Albanesi che ne cureranno la distribuzione.

 

2. Si è passato poi alle presentazioni e alla relativa discussione dell’indice degli schemi in elaborazione delle sette Commissioni.

 

a) Per la Commissione “catechesi” ha riferito il presidente papàs Pietro Lascari che ha presentato il documento con la seguente articolazione: I) Catechesi e Mistagogia; II) Catechesi e Comunità ecclesiali; III) Catechesi e Catechisti; IV) Catechesi e Adulti; V) Catechesi e Famiglia; VI) Catechesi e Giovani; VII) Catechesi ed Ecumenismo; VIII) Catechesi e Diaconia; IX) Catechesi e Liturgia. Si è trovata sintonia di orientamento con le altre Commissioni (Liturgia, Ecumenismo, Rievangelizzazione).

 

b) Per la Commissione “Liturgia” ha riferito il presidente papàs Lorenzo Forestieri che ha presentato uno schema così strutturato: I) La partecipazione alla vita divina; II) La comunione con Dio nella preghiera; III) Il tempo liturgico e il luogo delle celebrazioni; IV) La realtà umana nell’incontro con Dio.

Questi articoli sono suddivisi in paragrafi di cui molti devono essere ancora definitivamente formulati. Occorre considerare i problemi di adattamento e di comprensibilità delle celebrazioni liturgiche e dell’inculturazione.

 

c) Il Presidente della Commissione “Formazione del clero e alla vita consacrata”papàs Vittorio Scirchio era assente. Di conseguenza non si è potuto esaminare lo stato della situazione attuale di redazione del tema di questa Commissione.

 

d) Per la Commissione “Diritto Canonico” ha riferito Don Enzo Cosentino, Segretario delegato dal Presidente prof. Dimitri Salachas assente all’estero. Ha presentato l’indice delle materie (30 canoni approvati) per il Diritto Particolare, rimangono da approvare altri 25 canoni. E’ stato ricordato di considerare quanto richiesto dalla Commissione antepreparatoria per il Diritto Canonico.

 

e) Per la Commissione “Ecumenismo” ha riferito il Presidente diacono Paolo Gionfriddo. Lo schema risulta così strutturato: Introduzione: “Voi siete il canto del suo figlio”; I) Necessità del dialogo; II) La nostra identità storica ed ecclesiologica in chiave ecumenica; III) L’impegno ecumenico; IV) Il dialogo con le Chiese ortodosse; V) Il dialogo con le Chiese e comunità ecclesiali; VI) Il dialogo interreligioso; VII) I nuovi movimenti religiosi. E’ stato chiesto di distinguere più chiaramente fra ebraismo ed islamismo e che si faccia, inoltre, un riferimento a presenze di membri di altre religioni (buddisti, induisti, altri). E’ stato sollevato il problema su alcuni contenuti di carattere antigiudaico nei testi liturgici.

 

f) Per la Commissione “Rapporti Interrituali” ha riferito il Presidente Don Enzo Cosentino. I membri sono stati sempre presenti alle riunioni. E’ stato approvato il documento finale, ormai pronto per essere sottoposto alle consultazioni delle Comunità locali. La Commissione ha, anche, studiato la situazione dei fedeli orientali in Diaspora ed ha presentato delle proposte di assistenza pastorale e liturgica. E’ stato chiesto che vi siano altre precisazioni per le celebrazioni dei sacramenti (battesimo, cresima, matrimoni), da ministri di rito diverso.

 

g) Per la Commissione “Rievangelizzazione e Missione” ha riferito la Presidente prof. Angela Castellano Marchianò. Ha presentato uno schema così strutturato: La Rievangelizzazione oggi: 1) Riev. e famiglia; II) Riev. e mondo della scuola; III) Riev. e Giovani; IV) Riev. e mondo del lavoro; V) Riev. cultura e mezzi della comunicazione sociale ; VI) Riev. ed impegno politico e sociale. Per quanto riguarda la Missione lo schema comprende: I) La Missione nelle nostre Comunità; II) La Missione delle nostre Comunità e al di fuori delle nostre Comunità. La Commissione ha già fatto un primo studio sulla Diaspora (in Italia, in Europa e nelle Americhe). Lo schema è stato considerato comprensivo e organico dei problemi che realmente si pongono nelle nostre Comunità.

 

h) Nel pomeriggio è stato presentato il progetto di “Guida per la consultazione delle Comunità locali” che avrà luogo nel 2003. La “guida” è articolata nelle seguenti indicazioni. 1) Uno strumento per il dibattito; 2) Le varie tematiche vanno affrontate nell’ottica della “Comunione e Annuncio dell’Evangelo”; 3) La dimensione Intereparchiale; 4) L’esame dei temi; 5) Gli emendamenti; 6) Nel solco del rinnovamento. La “guida” si conclude con alcune domande per facilitare la riflessione sulle sette tematiche del progetto sinodale. E’ stato richiesto che questionari più specifici dovrebbero essere formulati in relazione ai problemi che interessano i gruppi di consultazione (parrocchie, consigli presbiterali, religiosi, associazioni giovanili).

 

Considerazioni conclusive del Presidente della CCC

 

  1. 1.       L’incontro è stato utile: “Abbiamo ora un’idea più chiara dell’insieme del lavoro fatto, ma anche di quello che ciascuna Commissione deve completare, nonché della forma da dare ai singoli “articoli” e “paragrafi” dello schema da presentare.
  2. 2.       Ha ricordato che il programma di lavoro, approvato nella sessione congiunta (CCC e PC) tenuta a Grottaferrata il 18 dicembre del 2001, prevede che il testo definitivo di ciascuna Commissione debba essere consegnato alla CCC entro il 30 agosto 2002. Questo allo scopo di avere il tempo per eventuali correzioni e integrazioni e, se necessario, per qualche consultazione di “esperti”.
  3. 3.       A mano a mano che le pervengono i testi sulle singole tematiche, la CCC, nel suo insieme oppure in sezioni distinte di tre membri (uno per Circoscrizione) farà un primo esame per costatare se occorrono integrazioni o precisazioni e se è richiesta una consultazione di “esperti”.
  4. 4.       Nella presentazione dei testi elaborati, ciascuna Commissione dovrà premettere un elenco degli incontri di lavoro avuti (data e luogo) per la preparazione del testo. Sarebbe utile che per ogni incontro si specificasse il tema trattato, allo scopo di avere una visione complessiva e sintetica del lavoro svolto.
  5. 5.       Di questa riunione – chiave di volta dell’intera preparazione – il Presidente della CCC informerà gli Ordinari, perché occorrerà incominciare a pensare alle modalità di consultazione delle Comunità locali. A questo scopo nell’odierno incontro, è stato esaminato per una seconda volta il progetto di “Guida per la consultazione delle Comunità locali” (Inter-Sinodo)

 

Comunicato della Segreteria esecutiva

Grottaferrata 23 luglio 2002

 

INTER – SINODO

 

Lettera Periodica

Commissione Centrale di Coordinamento del II Sinodo Intereparchiale

(Eparchie di Lungro e di Piana degli Albanesi – Monastero Esarchico di Grottaferrata)

25/2002                                                                                                                              “L’informazione ordina e coordina” (Besa)

 

 

“E TU: COSA PROPONI PER IL SINODO”?

 

 

La Commissione Centrale di Coordinamento (CCC) ha pubblicato un opuscolo per informare e coinvolgere le Comunità locali e i singoli fedeli delle tre Circoscrizioni Ecclesiastiche Bizantine in Italia (Eparchie di Lungro e di Piana degli Albanesi – Monastero Esarchico di Grottaferrata) nella preparazione del II Sinodo Intereparchiale.

Il dossier contiene: 1. Il Decreto di Indizione del Sinodo; 2. Le proposte della Commissione Antepreparatoria; 3. La composizione della CCC e delle sette Commissioni preparatorie; 4. Il regolamento per il lavoro delle Commissioni; 5. Il programma di lavoro per la preparazione del Sinodo; 6. Un appello alle Comunità e ai singoli fedeli. Riportiamo quest’ultimo capitolo:

 

 

APPELLO ALLE COMUNITA’ E AI SINGOLI FEDELI

 

 

Il Decreto di “Indizione” del Sinodo afferma: “In vista di questo secondo Sinodo ogni fedele delle nostre Chiese può inviare ad esse per iscritto questioni da trattare e da discutersi, salvo restando il diritto degli Ordinari di stabilire gli argomenti che l’assemblea stessa deve trattare. Tutte le questioni proposte saranno sottoposte allo studio delle Commissioni Preparatorie del Sinodo”.

La Commissione Centrale di Coordinamento (CCC) ha studiato la realizzazione pratica della raccolta e dell’esame di eventuali proposte per il Sinodo provenienti da parrocchie, associazioni, organismi, e da singoli fedeli. Tali proposte da chiunque provengano devono essere indirizzate agli Ordinari nelle loro sedi o al Presidente della CCC (Sinodo Intereparchiale, via dei Greci 46 – 00187 Roma). Questi invierà alla Commissione competente la proposta da esaminare.

Per facilitare lo studio degli orientamenti del Sinodo e per sollecitare un’ampia ed informata partecipazione dei fedeli, la CCC ha preparato il seguente questionario a cui ciascuno potrà rispondere:

 

 

Questionario sui temi delle sette Commissioni

 

a) Catechesi

 

La catechesi è strumento indispensabile per la crescita nella vita cristiana.

Avverti il bisogno di una  nuova sistemazione della catechesi:

a) per l’iniziazione alla vita cristiana?

b) per l’approfondimento della fede e della morale nell’età adulta?

c) per la comunione familiare?

 

b) Liturgia

 

La Liturgia è fonte e culmine della vita cristiana.

Cosa proponi perché essa:

a) sia sempre più partecipata?

b) sia vera fonte di comunione con Dio e con il prossimo?

 

 

c) Formazione del Clero e alla vita consacrata

 

Il clero, i monaci, i religiosi e le religiose hanno un ruolo determinante nella vita delle nostre Comunità.

Avresti qualche esigenza da fare presente al Sinodo:

a) per la predicazione?

b) per i rapporti con la “gente”?

c) per lo stile di vita cristiana?

d) per la cooperazione fra clero e religiosi/e?

 

d) Diritto canonico

 

Il Diritto canonico aiuta a vivere nell’ordine e nella comunione:

a).Avverti dei casi in cui il Diritto vigente non corrisponda ai bisogni?

b).Ci sono degli aspetti che vorresti regolati da nuove norme di applicazione del Diritto vigente?

 

e) Rapporti interrituali

 

Le nostre Circoscrizioni vivono a contatto con le diocesi latine; nell’eparchia di Piana convivono nella stessa giurisdizione parrocchie bizantine e latine.

Avresti qualche problema particolare da suggerire al Sinodo:

a) sotto forma di problema?

b) sotto forma di soluzione da dare?

 

f) Ecumenismo

 

La ricerca della piena unità è un “imperativo della coscienza cristiana illuminata dalla fede e guidata dalla carità”(Giovanni Paolo II).

Vorresti la dimensione ecumenica più presente:

a) nei programmi di formazione cristiana?

b) nell’insegnamento religioso nelle Scuole?

c) nella pastorale quotidiana?

 

g) Rievangelizzazione e Missione

 

Nei paesi di antica tradizione cristiana emergono correnti di allontanamento dalla Chiesa o di indifferentismo. E’ un problema maggiore per la vita della Chiesa nel nostro tempo. Si parla sempre più di esigenza di una “nuova evangelizzazione”.

Avresti qualche suggerimento da dare:

a) sui metodi pastorali attualmente in uso?

b) su forme nuove da proporre agli operatori pastorali?

c) per l’attività missionaria della Chiesa?

 

h) Domanda aperta:

 

Hai altre proposte su temi che il Sinodo dovrebbe affrontare? (Inter-Sinodo).

 

 

La tua collaborazione potrà essere decisiva per l’avvenire delle nostre Circoscrizioni Bizantine in Italia.

 

 

CONVOCATA LA COMMISSIONE CENTRALE E I PRESIDENTI  DELLE SETTE COMMISSIONI

Grottaferrata 23 luglio 2002

 

E’ convocata una riunione per un confronto sui testi in elaborazione dalle sette Commissioni per i giorno 23 luglio dalle ora 9 alle ore 18. Sono convocati i membri della Commissione centrale di coordinamento e i Presidenti delle sette Commissioni preparatorie (Inter-Sinodo).

 

 

L’UFFICIO DIVINO BIZANTINO

 

“Guida alla celebrazione dell’Ufficio Divino nelle Chiese di tradizione bizantina” è il titolo di uno rapido e preciso studio di p. Oliviero Raquez (Ed. Lipa, Roma, 2002, pp.103). In una nota editoriale si scrive che l’autore “è stato tra gli ispiratori dell’edizione italiana dell’Anthologhion, seguendone passo passo con competenza e tenacia la traduzione” (p. 103). Ma egli era stato anche tra i compilatori dell’edizione greca. Quindi conosce dall’interno tutta la materia.

La “guida” intende favorire un uso corretto dei volumi  dell’Anthologhion per la preghiera quotidiana di cui spiega la struttura e il significato sostanziale.  In realtà esso costituisce una introduzione all’intero Ufficio divino bizantino nei seguenti capitoli:  1.Organizzazione generale dell’Ufficio  divino; 2. L’Orològhion le preghiere specifiche delle ore della giornata (Orthros, Ore, Esperinos, Apòdipnon); 3. Ciclo settimanale e più particolarmente gli otto toni; 4. Ciclo annuale legato alla Pasqua; 5. Ciclo annuale secondo il calendario dei dodici mesi; si include un opportuno glossario.

Il volume sarà utile anche alle Commissioni preparatorie del II Sinodo Intereparchiale che hanno in vista un recupero a livello parrocchiale della celebrazione dell’Ufficio divino (Inter-Sinodo).

 

 

 

UN ORTODOSSO OSSERVATORE AL II SINODO INTEREPARCHIALE

 

Nel Decreto di Indizione del II Sinodo Intereparchiale delle tre Circoscrizioni Bizantine Cattoliche in Italia gli Ordinari hanno dichiarato l’intenzione di “invitare anche fratelli delle Chiese Ortodosse”.

Il Presidente della Commissione Centrale di Coordinamento ha preso contatto con Sua Eminenza il Metropolita Gennadios, Arcivescovo Ortodosso d’Italia ed Esarca per l’Europa Meridionale del Patriarcato Ecumenico.

Il Metropolita Gennadios ha risposto positivamente con la seguente lettera:

 

Reverendissimo Monsignore, Christòs Anésti!

Aderendo ben volentieri al suo cortese invito del 19 aprile scorso, abbiamo nominato nostro osservatore ai lavori preparatori della Commissione Centrale di Coordinamento il Rev.mo Archimandrita Mattheos Psomàs che Ella potrà contattare direttamente per concordare quanto necessario.

            Cogliamo l’occasione per abbracciarLa fraternamente nel nostro Signore Gesù Cristo gloriosamente risorto.

 

Venezia, Campo dei Greci, 24 maggio 2002

+ Metropolita Gennadios

Arcivescovo Ortodosso d’Italia

ed Esarca per l’Europa Meridionale.

 

Consideriamo questa desiderata presenza come un atto di grande fraternità ecclesiale ed esprimiamo viva gratitudine alla Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia del Patriarcato Ecumenico (Inter-Sinodo).

 

 

IL SINODO INTEREPARCHIALE: RIUNIONE DELLA COMMISSIONE CENTRALE

Grottaferrata – 20 giugno 2002

 

La Commissione Centrale di Coordinamento (CCC) del II Sinodo Intereparchiale ha tenuto a Roma, nella sala dell’Accademia del Pontificio Collegio Greco, il 20 giugno 2002 una sessione di lavoro. Si sono programmate le prossime attività delle Commissioni in questo periodo cruciale per la redazione della bozza che nel prossimo 2003 sarà sottoposta alla consultazione delle Comunità locali (parrocchie, comunità religiose, associazioni, circoli culturali).

La preghiera è stata guidata dal prof. Stefano Parenti. Trovandosi a Roma il vescovo di Lungro S.E. Mons. Ercole Lupinacci è stato invitato a partecipare alla preghiera iniziale e rivolgere un saluto alla Commissione.

 

1. Ha aperto l’incontro il Presidente della CCC, Archim. Eleuterio F. Fortino. Innanzi tutto ha ringraziato i membri per la loro fedele partecipazione nonostante il calore estivo e i disagi del viaggio. Egli ha sottolineato l’importanza di questa fase di lavoro delle Commissioni e della stessa CCC, ed ha comunicato, con gioia e gratitudine, che l’Arcidiocesi Greca Ortodossa d’Italia, tramite il suo Arcivescovo Metropolita d’Italia, S.E. Gennadios, ha designato, su richiesta del Presidente della CCC, come osservatore presso la Commissione Centrale, il Rev.mo Archimandrita P. Mattheos Psomàs, rettore della Comunità greco-ortodossa di Roma. Nel Decreto di Indizione gli Ordinari avevano espresso l’intenzione di “invitare anche fratelli delle Chiese Ortodosse”. Il Sinodo avrà un capitolo sull’ecumenismo, alla cui preparazione lavora una apposita Commissione.

 

2. La prima parte dell’incontro è stato dedicato al prologo di quello che sarà il “Libro del Sinodo”.  Si tratta di un capitolo introduttivo, dal titolo “Contesto teologico e pastorale del Sinodo”. Questo prologo dopo aver indicato le “attese di Dio” e le “attese dell’uomo” tratta la Chiesa come popolo di Dio, come corpo di Cristo e come tempio dello Spirito Santo; passa quindi a presentare la Chiesa locale e in particolare le tre Circoscrizioni bizantine in Italia con i loro problemi pastorali attuali. Introduce la questione ecumenica nella sua impostazione teologica di movimento, che va dalla comunione parziale esistente alla piena comunione di tutti i cristiani. Il testo presenta i fondamenti teologici su cui si fondano le specifiche relazioni tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa e quelle con le Chiese e Comunità ecclesiali in occidente che si riferiscono alla Riforma protestante. Il testo articola quindi il mandato permanente della Chiesa nel suo triplice compito di evangelizzazione, di santificazione e di diaconia. L’ultimo punto del prologo è dedicato alla “Attesa del Regno”.

 

3. Attualmente le Commissioni sono impegnate a redigere i propri testi sui seguenti temi:

Catechesi,

Liturgia,

Formazione del clero e alla vita consacrata,

Diritto canonico,

Rapporti interrituali,

Ecumenismo,

Rievangelizzazione e missione.

Sulla base della indicazione dell’incontro con i Presidenti (Grottaferrata, 16 maggio 2002) è stata decisa una riunione della CCC e dei Presidenti delle sette Commissioni per un ulteriore confronto sul lavoro in corso. Il confronto dovrà armonizzare quelle tematiche – con implicazioni comuni – trattate da più Commissioni. Inoltre si dovrà esaminare se tutti gli aspetti proposti al Sinodo stiano per essere studiati.

E’ stato deciso che l’incontro avrà luogo a Grottaferrata il 23 luglio 2002.

4. Per controllare appunto se tutti gli aspetti indicati per il Sinodo siano stati presi in considerazione, la CCC ha discusso un rapporto del Segretario Archim. Antonino Paratore, il quale ha analizzato il Decreto di Indizione e le sette tematiche proposte dalla Commissione Antepreparatoria e approvate dagli Ordinari. E’ stato fatto un elenco delle questioni che dovranno essere ancora studiate dalle rispettive competenti Commissioni.

 

5. E’ stato discusso il processo di esame e di revisione dei testi finali delle sette Commissioni che seguirà alla consegna stabilita per il 30 agosto 2002.

Questo esame è necessario per la coerenza delle proposte, tanto per il contenuto quanto per la redazione.

E’ stato deciso che a mano a mano che i testi pervengono alla CCC, due membri ne prenderanno visione e di conseguenza si stabilirà se essi debbano essere rinviati alle rispettive Commissioni per completare eventuali lacune, oppure essere trasmessi a qualche “esperto” per interventi metodologici o teologici.

 

6. Quando il lavoro di redazione è completato e la bozza sulle tematiche sinodali è approvata dalla CCC, essa sarà inviata entro la fine di quest’anno 2002 agli Ordinari per la Consultazione delle Comunità locali.

A questo scopo si è dato inizio allo studio di una “Guida per la consultazione” che avrà luogo nel 2003. La CCC ha lavorato su un progetto di “guida” preparato da Papàs Donato Oliverio

7. P. Antonio Costanza ha informato sullo stato di stampa del Dépliant per l’informazione e il coinvolgimento più ampio del nostre Comunità alla preparazione del Sinodo. Gli Ordinari nel Decreto di Indizione avevano espresso l’auspicio che tutti i fedeli che lo volessero potessero fare proposte al Sinodo. La CCC ha studiato questa indicazione e ha preparato un sussidio con i documenti informativi essenziali sulla preparazione del Sinodo con un appello finale per le sette tematiche sinodali e una guida per rispondere alla domanda: “E tu? Cosa proponi per il Sinodo”?

 

Infine il Presidente ha tratto le conclusioni operative per la stessa CCC e per le singole Commissioni. Egli ha riassunto l’indice del progetto sinodale:

 

1. Prologo: “Contesto teologico e pastorale”,

2. Catechesi,

3. Liturgia,

4. Formazione del clero e alla vita consacrata,

5. Diritto canonico,

6. Rapporti interrituali,

7. Ecumenismo,

8. Rievangelizzazione e missione,

9. Epilogo: “Chiamati ad essere santi” (Rom 1,7).

 

Egli ha espresso gratitudine al rettore del Pontificio Collegio Greco Archim. Manel Nin, membro della Commissione “Formazione del Clero e alla vita consacrata” ed “esperto” della CCC, per l’ospitalità data all’odierna sessione della CCC (Inter-Sinodo).

 

 

GROTTAFERRATA: II SINODO INTEREPARCHIALE

Confronto sui primi risultati redazionali

 

Il 16 maggio 2002 si è avuto nel Monastero Esarchico di Grottaferrata un incontro fra la Commissione Centrale di Coordinamento e i Presidenti delle sette Commissioni per un confronto sui primi risultati redazionali, allo scopo di coadiuvare convergenze metodologiche e per rilevare coincidenze di tematiche, in vista di un accordo per l’armonizzazione del futuro lavoro.

Dopo la preghiera guidata da p. Antonio Costanza, priore del Monastero e membro della CCC, sono seguite le comunicazioni del Presidente. Egli ha espresso soddisfazione per l’andamento della preparazione del Sinodo e ha ringraziato per la dedizione mostrata, nonostante gli impegni che ogni membro ha nella vita ecclesiale, familiare e sociale. In questo nuovo periodo è naturalmente necessario un maggiore impegno per giungere in tempo a consegnare i propri elaborati entro il 30 agosto 2002 come previsto dal programma concordato.

A questo proposito egli ha letto la lettera che gli Ordinari, in data 9 maggio hanno indirizzato ai Presidenti delle sette Commissioni perché la trasmettessero a tutti i membri. Gli Ordinari sollecitano “un supplemento di dedizione dei membri, con una partecipazione di tutti alle riunioni di lavoro delle Commissioni per l’amore che abbiamo per le nostre Comunità, e non solo in ragione delle norme disciplinari della Chiesa” e delle connesse sanzioni. Essi hanno affermato: “Facciamo appello alla vostra responsabilità ecclesiale”.

Il Presidente ha comunicato la lettera aperta che il periodico “Jeta Arbëreshe”, in risposta a quanto si afferma nel Decreto di Indizione che sollecita proposte dei fedeli per il Sinodo, ha indirizzato alle Commissioni preparatorie del Sinodo.

Sono seguite le comunicazioni sul lavoro delle Commissioni.

Per la CCC (“Contesto teologico e pastorale del Sinodo”) ha riferito il Segretario, archim. Antonino Paratore. Sono pronte varie parti del capitolo già redatte in articoli e paragrafi. Questo capitolo introduttivo comprenderà: le attese di Dio e quelle dell’uomo dal Sinodo; la Chiesa, comunione piena e comunione parziale tra la Chiesa cattolica e le altre Chiese e l’ecumenismo come via verso la piena comunione; la Chiesa locale e le tre Circoscrizioni Bizantine in Italia in un mondo in cambiamento; il mandato permanente della Chiesa: evangelizzazione, santificazione, diaconia; l’attesa del Regno.

 

Per la Commissione “Liturgia”, papàs Lorenzo Forestieri ha informato sul lavoro complessivo svolto dalla Commissione: Sacramenti, Ufficio Divino e proposte di adattamento, anno liturgico; e in programma :Liturgia Eucaristica, Digiuni, Ordine Sacro; pietà popolare, luoghi di culto, iconografia. Ha presentato una bozza di redazione del tema: “Iniziazione Cristiana”, in una prima sistemazione di un articolo e vari paragrafi.

Per la Commissione “Catechesi”, in assenza del presidente papàs Pietro Lascari ha letto la relazione papàs Donato Oliverio membro della CCC sul lavoro svolto: comunità cristiana, catechesi e mistagogia; itinerario catechetico - mistagogico per i ragazzi e i giovani; catechesi e mistagogia degli adulti; catechesi e liturgia; catechesi e diaconia. La commissione ha in programma lo studio di altri temi: catechesi ed ecumenismo; catechesi e medicina; trattazione generale per un testo di catechismo; proposta per l’istituzione di una “Segreteria Pastorale Permanente di coordinamento delle tre Circoscrizioni”.

 Per la Commissione “Formazione del clero e alla vita consacrata”, papàs Vittorio Scirchio: ha riferito sullo schema di lavoro della Commissione che comprende i seguenti capitoli: chiamata /vocazione; il chiamato e la liturgia; luoghi e contenuti della formazione e persone implicate; compiti del seminario e del noviziato; il futuro: annuncio della Parola; celebrazione, pastorale; la formazione permanente; aspetti particolari della formazione e vita consacrata; cooperazione tra clero e religiosi/e nella chiesa locale. La Commissione considererà anche la questione relativa al clero uxorato.

Per la Commissione “Ecumenismo”, il diacono Paolo Gionfriddo ha riferito sullo schema di lavoro così strutturato: a) introduzione; b) necessità del dialogo; c) la nostra identità storica ed ecclesiologica in chiave ecumenica; d) l’impegno ecumenico; e) il dialogo con la Chiesa ortodossa; f) il Dialogo con le Comunità evangeliche; g) il dialogo interreligioso; h) i nuovi movimenti religiosi. La Commissione ha già elaborato 22 articoli su questi argomenti.

Per la CommissioneRapporti Interrituali” don Enzo Casentino, presenta 13 articoli già elaborati così strutturati: il vescovo e tutta l’eparchia; la concelebrazione tra sacerdoti della stessa diocesi ma di rito diverso; reciproco rispetto tra riti diversi nello stesso luogo e rispetto delle norme canoniche; rapporti interrituali nella celebrazione dei sacramenti; liturgia e pietà popolare. Saranno da considerare anche le questioni interrituali fra membri di eparchie bizantine e latine.

Per la Commissione “Rievangelizzazione e Missione” ha riferito la prof. Angela Castellano Marchianò: a) sulla rievangelizzazione ha indicato: sottolineare l’annuncio e la testimonianza; valorizzare i laici; adeguare ai tempi il metodo di coinvolgimento del popolo di Dio; vari ambiti ecclesiali e sociali; appello alla santità. La Commissione propone la realizzazione di strumenti e sussidi per la rievangelizzazione; b) sulla missione la Commissione ha specificato tre aspetti del Kerygma: messaggio della salvezza in Cristo; conversione, fede e incorporazione in Cristo e nella Chiesa; adesione per tutta la vita. Nella redazione delle proposizioni si dovrà chiaramente distinguere le due sezioni: a) rievangelizzazione, b) missione.

Per la CommissioneDiritto Canonico” ha riferito il prof. P. Dimitri Salachas: dopo aver ricordato il metodo di lavoro ed il lavoro svolto dalla Commissione, ha presentato il testo delle proposte per un diritto particolare delle tre Circoscrizione Bizantine in Italia. Il testo non ancora definitivo, sarà sottoposto alla votazione della Commissione “Diritto Canonico” nella riunione del 30 maggio 2002.

 

Il documento sinodale conclusivo avrà un epilogo: l’appello alla Santità: “Chiamati ad essere santi” (Rm 1,7). Tutta l’attività ecclesiale, e quindi anche quella di un Sinodo, è quella di annunciare la salvezza, preparare la via del Signore e raddrizzare i suoi sentieri in modo che l’uomo incontri il Signore, che ascolti sempre più la sua parola e trasformi se stesso ad immagine e somiglianza di Dio.

E’ seguita una discussione generale.

A conclusione della discussione il Presidente della CCC, archim. Eleuterio F. Fortino, ha sottolineato il lavoro di ricerca svolto finora e la preoccupazione di trovare convergenze per l’impostazione delle rispettive parti del progetto sinodale. Il Sinodo è di carattere pastorale, ma contiene parti di vario genere letterario: espositivo, esortativo, canonico, normativo. E’ compito dei redattori delle varie parti formulare le proposizioni in modo adeguato alle rispettive tematiche e in coerenza con l’insieme. Egli ha aggiunto che occorre organizzare uno studio sulla diaspora. Inoltre, ha ricordato che in quest’ultimo periodo redazionale occorre tenere presente le proposte della Commissione Antepreparatoria per rilevare tematiche non trattate.

Nel pomeriggio si sono tenute due riunioni separate. La CCC ha riconsiderato la messa a punto del capitolo sul “Contesto teologico e pastorale del Sinodo” e ha discusso la programmazione del futuro lavoro: conclusione della redazione dei testi da parte delle Commissioni e coordinamento per la consultazione delle Comunità locali. In particolare la CCC ha discusso come rispondere alla domanda della “Commissione Antepreparatoria” di occuparsi dei problemi della diaspora.

I Presidenti delle sette Commissioni si sono incontrati con il Segretario Archim. Antonino Paratore per un confronto sulle tematiche in studio e per sintonizzare eventuali aspetti analoghi presenti nelle varie Commissioni. Nell’incontro si è discussa la programmazione per la redazione dei testi da consegnare entro il 30 agosto 2002 alla CCC.

La CCC ha stabilito di incontrarsi a Roma il 20 giugno 2002 (Inter-Sinodo)

 

ROMA: LA CHIESA LOCALE CON DIRITTO PROPRIO NEL NUOVO CCEO

                 

Il nuovo Codice dei Canoni delle Chiese Orientali (CCEO,1990) dà particolare importanza alla Chiesa locale e ha deciso una sistemazione canonica che comprende diversi livelli di Chiese sui iuris: il patriarcato (cann. 55-150), l’arcivescovado maggiore (cann. 151 - 154), la metropolia (cann. 155 – 173), altre Chiese sui iuris come l’eparchia (cann.174 – 176).

Tutti i fedeli orientali sono ascritti ad una di queste forme ecclesiali, che il codice, con una nuova terminologia, definisce “Chiese sui iuris”. Questa locuzione nel CCEO “significa Chiese di diritto proprio, cioè autonome” (Dimitri Salachas). Ciò non deve creare incomprensioni, perché il grado di autonomia di ciascun livello di tali forme canoniche è ben delimitata dal diritto stabilito. Nel CCEO si dà la seguente definizione. “In questo codice, si chiama Chiesa sui iuris, un raggruppamento di fedeli cristiani congiunto dalla gerarchia, a norma del diritto, che la Suprema Autorità della Chiesa riconosce espressamente o tacitamente come Chiesa sui iuris” (can. 27).

Naturalmente non ogni gruppo di fedeli o di eparchie viene automaticamente considerata come Chiesa sui iuris. Deve essere un raggruppamento di fedeli, radunato dalla gerarchia e “riconosciuto espressamente o tacitamente come sui iuris” dalla Suprema Autorità.

Né questo può essere un riconoscimento arbitrario, deve corrispondere ad una realtà in cui la tradizione liturgica (il “rito”) ha un ruolo preponderante. Infatti il CCEO, nel canone seguente, dà una definizione del termine “rito” pregnante di dimensioni ecclesiali. “Il rito è il patrimonio liturgico, teologico, spirituale e disciplinare, distinto per cultura e circostanze storiche di popoli, che si esprime in un modo di vivere la fede che è proprio di ciascuna Chiesa sui iuris” (can. 28, par 1). Non si identifica quindi automaticamente un “rito” con una Chiesa sui iuris. “Il rito è un patrimonio inestimabile, ma non è una persona giuridica con doveri e diritti, mentre tale è la Chiesa sui iuris” (Dimitri Salachas) che deve essere riconosciuta come tale dalla Suprema Autorità della Chiesa perché tale sia. Tuttavia il concetto stesso di Chiesa sui iuris, prima del riconoscimento del suo stato giuridico, presuppone la sua identità liturgica nel suo complesso contenuto teologico, spirituale e storico.

Per quanto riguarda la Chiesa sui iuris che non è patriarcale, né arcivescovile, né metropolitana, il Codice afferma che essa “è affidata al Gerarca che la presiede” (can.174). Ma questo tipo di Chiese dipende direttamente dalla Santa Sede per cui alcuni diritti e doveri “li esercita il Gerarca delegato dalla Sede Apostolica” (can. 175). Questi diritti speciali si riferiscono alla erezione del tribunale, alla vigilanza perché la fede e la disciplina ecclesiastica siano osservate, all’adempimento della visita canonica se il vescovo eparchiale la ha trascurata, alla nomina dell’amministratore dell’eparchia in determinati casi, alla nomina o conferma di alcuni incarichi se l’ordinario ha omesso di farlo, alla trasmissione degli Atti dei Romani Pontefici (cfr. can. 159, par. 3-8 in relazione al can. 175).

Il nuovo Codice con questi orientamenti corregge la concezione ritualistica dominante nel passato circa le Chiese orientali cattoliche. Nello stesso tempo dà consistenza teologica e canonica alla Chiesa locale come appare dalla descrizione che si fa dell’eparchia. “L’eparchia è una porzione del popolo di Dio, affidata alle cure pastorali del vescovo coadiuvato dal suo presbiterio, in modo che, aderendo al suo pastore, e da lui riunita nello Spirito Santo per mezzo del Vangelo e dell’Eucaristia, costituisca una Chiesa particolare, nella quale è veramente presente e opera la Chiesa di Cristo, una, santa, cattolica e apostolica” (can. 177, par.1).

L’appartenenza all’eparchia è la via normale per diventare membro della Chiesa di Cristo. In essa i suoi membri trovano tutti i mezzi di grazia lasciati dal Signore per la salvezza di ciascuno e di tutti. Essi vi trovano anche la comunione della Chiesa una e universale (Besa/Roma).

Roma, 2 maggio, festa di S. Atanasio 2002

 

 

II. Incontro degli Organismi della CCC

9 marzo 2002

 

Il 9 marzo 2002 nella sala di Via dei Greci 46 ha avuto luogo un incontro degli organismi di lavoro della CCC per una informazione sulle attività svolte finora in preparazione del II Sinodo Intereparchiale e per l’identificazione del ruolo che ciascuno di questi organismi è chiamato a compiere nel prossimo futuro. Ha presentato e diretto l’incontro il Prof. Domenico Morelli, esperto della Commissione Centrale.

1.      1.       L’Archim. Eleuterio F. Fortino, presidente della CCC, ha presentato lo scopo del II Sinodo Intereparchiale, fondandosi sul “Decreto di Indizione” del Sinodo, sulla “Lettera degli Ordinari sul Sinodo” in occasione della quaresima 2002, e sulla “Preghiera per il Sinodo”. Il Decreto di Indizione ha fatto esplicito riferimento alla “ecclesiologia di comunione” sottolineata dal Concilio Vaticano II, nella cui prospettiva si situa il Sinodo Intereparchiale. Nella Lettera di quaresima gli Ordinari affermano: “L’assemblea sinodale sarà l’espressione della comunione ecclesiale”. In questo contesto ed in questo spirito di comunione va collocato l’intero studio delle tematiche affidate alle 7 commissioni in una prospettiva di rinnovamento. Gli Ordinari scrivono nella Lettera di quaresima: “Il rinnovamento è lo scopo ultimo del Sinodo”.

Essi hanno anche indicato che la varietà delle questioni che il Sinodo dovrà affrontare è concentrata in un punto essenziale: “Gesù Cristo – il Verbo di Dio che per noi uomini e per la nostra salvezza è disceso dal cielo e si è fatto uomo – è il centro del nostro Sinodo Intereparchiale. Vogliamo riproporre il suo messaggio di salvezza”. A questo tendono tutte le sette tematiche: catechesi, liturgia, formazione, relazioni interrituali, diritto canonico ed in particolare la rievangelizzazione e la missione.

“Comunione e Annuncio dell’Evangelo” può esprimere lo scopo coesivo del Sinodo.

2.      2.       La Prof. Maria Franca Cucci, coordinatrice della Segreteria esecutiva, ha presentato una precisa informazione sul lavoro svolto dalla CCC per promuovere e coordinare l’avvio dei lavori di preparazione del Sinodo. Ha analizzato i 4 incontri avuti dalla CCC, due al suo interno per determinare i tempi e i modi di lavoro delle Commissioni. In questo contesto ha esposto il “Regolamento delle Commissioni”, approvato dagli Ordinari. Le altre due riunioni si sono svolte in modo più allargato: a ) la prima il 18 dicembre 2001 ha coinvolto anche i Presidenti delle 7 Commissioni per concordare soprattutto il metodo di lavoro delle commissioni; a questo scopo sono stati presentati diversi documenti relativi al Sinodo; b) al secondo incontro del 19 febbraio 2002 hanno preso parte, oltre ai membri della CCC e ai Presidenti delle Commissioni, anche i segretari delle sezioni. Si è avuto un primo “confronto sulle impostazioni del lavoro delle commissioni”, sulla base di un resoconto di ciascuna di esse. Nello stesso tempo si è preso atto degli ambiti stabiliti per ciascuna sezione. Sono stati considerati anche gli elementi maggiori del “contesto teologico e pastorale” del Sinodo. La relazione si concludeva con questo impegno: “Avrà inizio ora il lavoro di redazione dei testi sui temi sinodali” che dovranno essere pronti entro il 30 agosto del 2002 per comporre lo “Strumento di lavoro” per la consultazione delle Comunità locali che impegnerà fino al 30 settembre 2003.

3.      3.       Infine il Presidente della Commissione Centrale ha spiegato il ruolo dei diversi organismi della CCC: il gruppo dei 22 “esperti”, che saranno consultati per questioni specifiche, la segreteria generale e quella esecutiva, la segreteria tecnica (computer, E-Mail, Internet), la segreteria per l’accoglienza nelle riunioni, l’economato di tre persone (un presidente, un segretario e un revisore). Particolare importanza è stata data al “Gruppo giovanile di reazione alla lettura dei testi”, composto da 18 persone di varia estrazione culturale e di orientamento professionale.

Il relatore ha concluso asserendo: “Il Sinodo implica ed esige cooperazione come naturale espressione della comunione ecclesiale” (Inter – Sinodo

 

ROMA

SINODO INTEREPARCHIALE

 

I. Incontro della CCC con Presidenti e segretari

Grottaferrata - 19 febbraio 2002

 

Il 19 febbraio si è tenuta nel monastero di Grottaferrata un incontro allargato della Commissione Centrale di Coordinamento con i Presidenti e i Segretari delle Commissioni del II Sinodo Interpearchiale.

Dopo la preghiera guidata dall’Archimandrita – Esarca P. Emiliano, sono seguite le comunicazioni del Presidente, il quale tenendo conto delle informazioni pervenute dalle Commissioni – tutte hanno concordato tempi, metodi e impostazioni di lavoro – ha attirato l’attenzione sul programma della presente riunione:

Questo nostro incontro di oggi è definitivo per la preparazione. La nuova fase è quella della redazione dei testi sulle tematiche previste dal Sinodo e assegnate a ciascuna Commissione. Il programma concordato prevede che entro il 30 agosto questo lavoro dovrà essere terminato con il risultato di un testo organico elaborato in articoli e paragrafi come richiesto dal Regolamento delle Commissioni”.

Ha informato che il verbale della riunione del 18.12.2001è approvato, e che quello del 15 gennaio 2002 è distribuito ai membri della CCC per lettura ed eventuali ritocchi. Per questo lavoro ha ringraziato il Segretario della CCC.

 

1. Confronto sull’impostazione del lavoro delle Commissioni

Con una relazione di ciascuna Commissione sull’impostazione teologico - pastorale del proprio tema si è tracciato il panorama complessivo dell’orientamento che prenderanno da ora in poi i lavori preparatori.

 

Elementi generali

Il Segretario della CCC, Archim. Antonino Paratore, ha ricordato i vari momenti delle riunioni della CCC e le decisioni prese, relative particolarmente al compito delle singole commissioni e di quella di coordinamento. Ha menzionato il “Regolamento delle Commissioni” che le aiuterà in modo particolare nella fase di redazione dei testi che si apre da oggi.

Il Presidente, Archim. Eleuterio F. Fortino, ha presentato un “canovaccio di un primo capitolo” del libro del Sinodo: “Il contesto teologico e pastorale del Sinodo”. Si tratta di una rielaborazione che teneva conto della discussione avuta nella sessione del 15 gennaio 2002 della CCC. Come introduzione sono indicate, da una parte, “Le attese di Dio” (Dio vuole che gli uomini siano salvi, li convoca all’Ekklisìa, alla “santa convocazione”), chiedono il rinnovamento della comunità ecclesiale per il rinnovamento dell’umanità; dall’altra emergono alcune delle “attese dell’uomo”: salvezza, felicità, vita, verità, comunione.

Il capitolo prevede poi una presentazione della Chiesa sacramento di salvezza e di unità, della Chiesa locale in cui è presente ed operante la Chiesa di Cristo una e cattolica, delle tre Circoscrizioni bizantine in Italia. Il capitolo si fonda sul mandato permanente della Chiesa (evangelizzazione, santificazione, diaconia). Il tutto “in un mondo in cambiamento” e “nell’attesa del Regno di Dio”. Questo capitolo del Sinodo sarà elaborato dalla CCC.

 

Orientamenti delle singole commissioni

Le singole commissioni hanno studiato l’impostazione per lo studio del tema affidato – tenendo conto dei principi generali e delle situazioni concrete nelle tre Circoscrizioni – e hanno distinto gli ambiti delle sezioni nelle cinque Commissioni che le prevedono:

1. “Liturgia”: su questa commissione ha riferito il presidente Papàs Lorenzo Forestieri. Finora le due sezioni hanno lavorato insieme, inoltre hanno creato quattro gruppi di studio: 1. Liturgia eucaristica/digiuni/ ordine; 2. Iniziazione cristiana; 3. Penitenza/matrimonio; 4. Evchelion

2.“Catechesi”: ha riferito il presidente Papàs Pietro Lascari. La commissione inizialmente ha, in riunione congiunta delle due sezioni, suddiviso il lavoro in due gruppi di studio: 1. Catechesi (come prima formazione); 2. Mistagogia (itinerari di formazione al mistero divino).

3.“Ecumenismo”: del lavoro compiuto da questa commissione ha riferito il Segretario Papàs Pietro Minisci. Per il momento si sono creati due gruppi di studio. Il primo si occuperà dell’aspetto storico giuridico dell’ecumenismo, il secondo degli aspetti pastorali - normativi dell’ecumenismo.

4.“Formazione del Clero e alla vita consacrata”: ha riferito il presidente Papàs Vittorio Scirchio e il segretario Papàs Welington A Correa de Oliveira. La prima sezione si occuperà della formazione del clero e l’altra della formazione alla vita consacrata. Per ora si lavora in gruppi di studio. Si affronta anche la pastorale vocazionale.

5.“Rapporti Interrituali”: ha riferito il presidente Don Enzo Cosentino. Per il momento la commissione sta rilevando i problemi esistenti, in vista di proporre soluzioni canonico pastorali.

6.“Diritto canonico”: ha riferito il presidente Rev. Prof. Dimitri Salachas. La commissione si è incontrata congiuntamente con le due sezioni. Per ora lavorano in due sottocommissioni: la prima si occupa della precisazione del Diritto Particolare secondo la richiesta del CCEO; la seconda si occupa dei sacramenti.

7 “Rievangelizzazione e Missione”: ha riferito la presidente, Prof. Angela Castellano Marchianò. Le due sezioni si occuperanno rispettivamente: la prima della “Rievangelizzazione”, la seconda della “Missione”. Nell’ultimo incontro hanno approfondito il documento della CEI “Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia”.

Su queste tracce si dedicheranno ora le commissioni a compiere il loro lavoro preparatorio raccogliendo le istanze presenti nelle nostre Comunità per rendere un servizio alla vita teologica, spirituale, umana delle nostre Circoscrizioni.

 

Conclusioni operative del presidente

Il Presidente della CCC ha ringraziato tutti i partecipanti e anche i membri assenti per il lavoro compiuto ed ha espresso apprezzamento per lo spirito che anima generalmente le commissioni. Ha tratto alcune indicazioni emergenti dai lavori e ha ricordato alcune indicazioni del “Regolamento delle Commissioni”.

a)      La precisazione delle commissioni per gli ambiti di lavoro delle sezioni è indispensabile per uno spedito lavoro preparatorio. Le due sezioni di una commissione devono lavorare in modo coordinato, ad modum unius. Il risultato finale sarà presentato dalla commissione e non da una sezione. Nella fase preparatoria è possibile costituire diversi gruppi di studio particolari. La composizione delle commissioni e le sezioni devono rimanere intereparchiali.

b)      Come previsto dal “Regolamento” le commissioni possono essere aiutate da esperti, “nominati dal presidente della CCC, su presentazione della rispettiva commissione, previa consultazione degli Ordinari”. La CCC per il proprio lavoro ne ha nominati 22, competenti delle diverse discipline previste nel Sinodo.

c)      Con la sessione odierna è terminata la fase di progettazione del lavoro delle commissioni, ora prende l’avvio il lavoro concreto dello studio sui temi specifici e ha inizio la redazione dei testi. Si ricorda che questi devono esser redatti in articoli, eventualmente suddivisi in paragrafi . Ciascun articolo non dovrebbe superare le 20 righe. Occorre usare una terminologia comprensibile della tradizione teologica e canonica.

d)      Qualsiasi proposta deve tenere presenti i seguenti principi:

·   Mantenere integre le tradizioni della Chiesa bizantina (OE,2);

·   Ritornare alle avite tradizioni qualora si fosse venuto indebitamente meno ad esse (OE,6),

·   Eventuali innovazioni siano fatte secondo un organico progresso (OE, 6),

·   Ogni proposta dovrà tenere conto delle esigenze attuali e delle prospettive future delle tre Circoscrizioni bizantine in Italia.

e)      Qualsiasi proposta deve essere fatta in armonia con il magistero della Chiesa, con la tradizione patristica e bizantina (teologica, spirituale, disciplinare, liturgica), e per quanto riguarda le parrocchie di rito latino con la tradizione romana (“Regolamento”,  n. 2, par.2).

f)       Nel corso dei lavori potrà verificarsi il caso che alcune problematiche siano presenti nelle tematiche di diverse Commissioni. In questo caso è auspicabile che s’incontrino i presidenti e i segretari per armonizzare il lavoro.

g)      Ciascuna Commissione potrebbe creare una segreteria che la coadiuvi nei lavori. La CCC ha costituito una segreteria di sette persone; una segreteria tecnica di quattro persone; un gruppo giovanile di reazione alla lettura dei testi di diciotto giovani; una segreteria di due persone per l’accoglienza; un economato di tre laici (presidente, segretario e revisore dei conti).

h)      Il “Libro del Sinodo” – anche il nome sarà determinato a suo tempo – sarà organizzato quando il lavoro preparatorio è completato. Per ora il numero progressivo con cui si indicano le commissioni non esprime né una progressione di importanza né un’organizzazione teologica; è un espediente puramente pratico e provvisorio.

i)        Il lavoro di redazione delle commissioni dovrà essere completato, secondo il programma concordato, il 30 agosto.

 

1.       Prossimo incontro della CCC con Presidenti

Il 16 maggio 2002 si incontrerà la CCC con i Presidenti delle commissioni per un “Confronto sui primi risultati redazionali”. La mattina vi sarà una sessione congiunta e il pomeriggio due incontri: uno della CCC e il secondo dei Presidenti per armonizzare il futuro dei lavori preparatori.

Il Presidente della CCC ha espresso profonda gioia per l’incontro e gratitudine per tutti, in particolare per l’ospitalità, sempre generosa e cordiale, offerta dal Monastero di Grottaferrata. Ha anche ringraziato la segreteria esecutiva.

Infine egli ha espresso un desiderio personale. Ha chiesto di orientare il lavoro preparatorio verso il futuro in spirito di speranza e di obbedienza alla Parola di Dio e di attenzione interiore a ciò che lo Spirito vuol dire alle nostre Chiese (Inter- Sinodo).



[1] Testo pubblicato su L’Osservatore Romano (OR)del 13 ottobre 2004.

[2] Testo pubblicato a firma di Eleuterio F. Fortino  su OR del 2-3 novembre 2004.

[3] Testo a firma di Eleuterio Fortino apparso su L’OR del 3 dicembre 2004

[4] Testo apparso su Besa-Fede n. 172 del febbraio 2005.

[5] Testo pubblicato su L’OR del 12 gennaio 2005

[6] Testo pubblicato su L’OR del 12 gennaio 2005

 

[7] Testo apparso su Besa-Fede n.172 del febbraio 2005.

[8] Testo a firma di Eleuterio F. Fortino apparso sul n. 117 di Besa-Fede.

[9] Ibidem.

[10]  Testo di Eleuterio F.Fortino apparso su Besa – Fede n.172 del febbraio 2005.