Cressida

 

 

search.JPG (1562 byte)

 

cress.jpg (14866 byte)

Cressida, o della "leggerezza" dell'anima romantica

 

Formazione inglese di scarsa notorietà, i Cressida si formano nel 1969 ed entrano quasi subito a far parte della scuderia della neonata etichetta Vertigo. Il gruppo comprende il cantante Angus Cullen, il tastierista Peter Jennings, il chitarrista John Heyworth, il bassista Kevin McCarthy e il batterista Iain Clark. Nel 1970, il loro omonimo album d'esordio è il sesto del catalogo dell'etichetta della spirale (n. di catalogo VO 7 in quanto il VO 5 non fu pubblicato) ed evidenzia le buone qualità strumentali e creative del gruppo, già in grado di fornire una prova equilibrata e degna di nota nell'ambito di una proposta che mostra l'adesione a uno stile neoclassico romantico e sobrio. L'organico dei Cressida subisce un mutamento con l'ingresso del nuovo chitarrista John Culley, al posto di Heyworth; con l'aiuto del prestigioso flautista Harold McNair (già collaboratore di Donovan) e di un'orchestra il gruppo registra il secondo album Asylum, disco estremamente maturo che si colloca tra le produzioni significative del 1971, presentato oltretutto nella veste grafica dell'originale copertina realizzata da Keef. Grazie alla qualità della loro musica, i Cressida avrebbero meritato migliore sorte ma l'indifferenza di stampa e pubblico segna la prematura fine del complesso. L'unico musicista che fa ancora brevemente parlare di sé è il batterista Iain Clark, impegnato nel 1971 con gli Uriah Heep per le registrazioni del loro terzo LP Look At Yourself.

 

cress2.jpg (18981 byte)

CRESSIDA (Vertigo VO 7, 1970)

To Play Your Little Game / Winter Is Coming Again / Time For Bed / Cressida / Home And Where I Long To Be / Depression / One Of A Group / Lights In My Mind / The Only Earthman In Town / Spring '69 / Down Down / Tomorrow Is A Whole New Day

Angus Cullen: v. / John Heyworth: ch. / Peter Jennings: or.pn.cv. / Kevin McCarthy: bs. / Iain Clark: bt. - Stu. Wessex studios - Tds. Robin Thompson - Co. Teenburger - Prod. Ossie Byrne

L'omonimo album d'esordio dei Cressida viene registrato dal vivo in studio, come si premurano di farci sapere le note di copertina. E, al di là della presenza o meno di sovraincisioni, una delle caratteristiche migliori di questo lavoro è proprio la capacità di mantenere la materia di base neoclassica all'interno di uno stile romantico, sobrio e privo di sproloqui strumentali solistici, privilegiando la forma canzone, l'insieme della strumentazione e gli arrangiamenti. To Play Your Little Game apre con accordi di organo classico, sui quali la bella e nostalgica voce di Angus Cullen disegna una pregevole linea melodica. Il suono prende consistenza ritmica con soluzioni non distanti da certe elaborazioni di "kentiana" memoria, anche se le fondamenta strutturali sono neoclassiche, romantiche e malinconiche, con inserti di chitarra solista decisamente rock. Winter Is Coming Again è una ballata semplice ma efficace, impregnata di malinconia, caratterizzata da un brillante inserto centrale delle chitarre di Heyworth che danzano sulle liquide sonorità dell'organo di Jennings ad orientamento barocco. Time For Bed si sostanzia in un curioso arrangiamento folk jazz, mentre la celebrativa Cressida è guidata dalle linee dell'organo e mostra belle melodie, efficaci soluzioni ritmiche, inserti romantici di mellotron, senza mai tradire la "leggerezza" d'insieme ammirevole dell'arrangiamento. Dopo la meno significativa Home And Where I Long To Be (unico brano cantato da Heyworth, al posto dell'ottimo Cullen), Depression è ancora introdotta dagli arabeschi barocchi dell'organo e si snoda su un ritmo corposo, sostanziata da belle armonie vocali e da un pregevole assolo di chitarra che evoca addirittura echi psichedelici nello stile di Robbie Krieger dei Doors. Ancora l'organo neoclassico di Jennings a guidare One Of A Group, con la chitarra distorta e hard e variazioni pianistiche jazz. L'ottima vocalità di Cullen ricorda spesso da vicino la malinconia di Richard Sinclair dei Caravan (Lights In My Mind, il frammento acustico di Spring '69); le belle melodie decisamente non mancano (The Only Earthman In Town), così come gli aspetti romantici e decadenti (Down Down). In conclusione del disco, Tomorrow Is A Whole New Day si agita fra le consuete elaborazioni neoclassiche dell'organo, soli rock di chitarra, per congedarsi con un eloquente afflato corale. Un esordio sicuramente degno di attenzione, del quale però all'epoca nessuno si accorge. valutazione: 7-

 

cressasy.jpg (30984 byte)

ASYLUM (Vertigo 6360 025, 1971)

Asylum / Munich / Goodbye Post Office Tower Goodbye / Survivor / Reprieved / Lisa / Summer Weekend Of A Lifetime / Let Them Come When They Will

Angus Cullen: v.cha.pr. / John Culley: ch.cha. / Peter Jennings: or.pn. / Kevin McCarthy: bs. / Iain Clark: bt.pr. + Harold McNair: fl. / Graeme Hall: orchestra & musical director - Stu. I.B.C. studios, London - Tds. Damon Lyon-Shaw, John Coldwell - Prod. Ossie Byrne

Il secondo album dei Cressida, Asylum, con il nuovo chitarrista John Culley e la prestigiosa partecipazione di Harold McNair al flauto, raggiunge livelli di eccellenza con una musica che mostra equilibrio stilistico e scioltezza esecutiva. Gli elementi della proposta dei Cressida restano quelli del disco precedente, con una predisposizione ancora più spiccata verso soluzioni neoclassiche e romantiche. Rimangono certi riferimenti al primo Canterbury sound, in particolare nell'iniziale title track, con ritmo sostenuto, l'ottima voce di Cullen e il brillante organo di Jennings che in parte recuperano i modi dei fratelli Sinclair (Caravan), e con l'inserimento della chitarra di Culley in grado di apportare nell'economia della musica del gruppo una credibile alternativa allo strapotere delle tastiere. Anche Goodbye Post Office Tower Goodbye si ispira a modalità vagamente kentiane, con un buon lavoro al piano di Jennings su una struttura di base acustica. Il lavoro mantiene comunque una profonda originalità, grazie al sentimento e all'intima decadenza romantica di un suono neoclassico che le canzoni dimostrano di possedere. Uno dei brani di maggior rilievo è la lunga, eccellente Munich, composizione melodica giocata sul morbido dialogo tra voce e organo, con lirici e incisivi interventi della chitarra, misurate intromissioni orchestrali e una parte centrale strutturata a forma di ordinata jam session. Molto interessante l'arrangiamento della breve e scattante Survivor, con inserti classici e fiati R & B, mentre la strumentale Reprieved, dai vaghi toni jazz, vede ancora in risalto il piano di Jennings, con la voce di Cullen utilizzata a rinforzo della linea melodica. La maggior intensità emotiva è raggiunta da Lisa: nella parte iniziale del brano l'organo e l'orchestra attingono pesantemente dall'introduzione del Triple Concerto (BWV 1044) di Johann Sebastian Bach, per poi racchiudere nello spazio di pochi minuti la migliore espressione del rock romantico, senza dovere fare ricorso a inutili orpelli, preferendo accarezzare i risvolti più intimi del suono con sprazzi di gran lirismo e con eccellenti spunti strumentali (il flauto di McNair) e orchestrali. Summer Weekend Of A Lifetime è una ballata elettroacustica ancora una volta basata su organo e voce, con gli interventi dell'elettrica di Culley, antipasto alla conclusiva lunga elaborazione di Let Them Come When They Will: dopo un'introduzione caratterizzata da una trama di chitarra acustica, sulla quale l'orchestra opera alcuni interventi e con la solita eccellente prestazione vocale di Cullen, la composizione si lancia in una ben organizzata jam comandata da chitarra e organo, con variazioni ritmiche, inserti orchestrali e armonie vocali, sempre nell'ambito di un equilibrio sonoro ammirevole. Un album che avrebbe meritato riconoscimenti ben maggiori, almeno in parte rivalutato dagli appassionati dopo una ventina d'anni. valutazione: 7,5

 

children of the sun ... in search of space (by Giancarlo Nanni)

pagina pubblicata il 30.07.2003