"La storia dell'area industriale di Bagnoli."

 

1853: Sulla spiaggia di Bagnoli sorge la società Vetreria Lefevre.

1905: Inizia la costruzione dell’impianto Ilva di Bagnoli, su una superficie di 12ha, con due (poi tre) altiforni da 250t  e quattro (poi cinque) forni Martin da 50t.

1908: La vetreria, gia rilevata alla fine dell’800 dalla società Colli e Concimi, passa alla Montecatini che installa una linea di produzione di solfato di rame, acido fosforico e fertilizzanti fosfatici.

1910: Si inaugura l’Ilva che occupa 2000 operai. Lo stabilimento è strutturato con la logica del ciclo integrale: riceve le materie prime via mare e provvede alla spedizione del prodotto finito

sempre via mare.

1917-1919: Gli eventi bellici incrementano fortemente la produzione degli stabilimenti napoletani: Ilva, Partison, Bacini e Scali; la sola Ilva, nel 1918, occupa 4000 operai.

1920: La crisi post-bellica determina la chiusura di numerosi stabilimenti; l’Ilva  resterà ferma fino al 1924.

1927: Sorge presso l’Ilva la prima fabbrica italiana di cementi per l’utilizzo delle loppe di altoforno, la Società cementiere litoranee.

1936-1938: Sorge lungo il tracciato della vecchia via Neghelli, oggi via P. Leopardi Cattolica,

la società genovese Eternit per la produzione di manufatti in cemento-amianto.

1939: Si attua una completa trasformazione e il completamento dello stabilimento Ilva.

1943: Le truppe tedesche in ritirata distruggono ciò che era sopravvissuto ai bombardamenti   anglo-americani. L’Ilva è ferma, l’Eternit demolita ed il porto di Napoli paralizzato.

1946: All’Ilva riprendono a funzionare i laminatoi e l’acciaieria, ma la capacità produttiva anteguerra, sarà recuperata solo nel 1951.

1954: Nasce la Cementir in area adiacente allo stabilimento Ilva con l’obiettivo di utilizzare come materia prima per la produzione del cemento un sottoprodotto delle lavorazioni siderurgiche:

la loppa di altoforno.

1961: Nasce l’Italsider dalla fusione dell’Ilva con la Cornigliano. In questo periodo, la produzione annua a Bagnoli è di 860'000t  di ghisa  e 820'000t di acciaio.

1962: Il piano quadriennale di investimenti della Finsider prevede la costruzione di un grande centro siderurgico dell’Ilva a Taranto e l’ampliamento dello stabilimento di  Bagnoli per aumentare la capacita produttiva di circa 1'000'000 di tonnellate annue. Per l’installazione di nuovi impianti  e l’ampliamento di quelle esistenti occorre acquisire nuovi spazi mediante una colmata a mare. I lavori comporteranno 70'000'000'000 di investimenti e 800 nuovi posti di lavoro in aggiunta  ai 4'600 esistenti.

1964: La Montecatini viene assorbita dalla Montedison, alla quale subentra  nel 1975 la Federconsorzi che chiude la linea di produzione del solfato di rame.

1964-1966: Il marcato processo di deindustrializzazione costringe l’Italsider a ridimensionare la produzione.

1970: Il Consiglio comunale adotta il nuovo piano regolatore generale.Il piano verrà approvato nel 1972 dal ministero dei lavori pubblici, con modifiche che riguardano, tra l’altro, anche l’insediamento industriale di Bagnoli, per il quale viene stabilito che il 30% della superficie totale occupata lungo la fascia costiera venga destinata a verde attrezzato con impianti turistici ed il restante 70% ad attività di tipo manifatturiero, ad alto contenuto tecnologico, nonché impianti ed attrezzature per la ricerca applicata all’industria con l’esclusione di industrie nocive ed inquinanti.

1973: Allo scopo di ridurre le notevoli perdite registrate a partire dal 1969 l’Italsider propone la costruzione di un nuovo treno di laminazione e di un nuovo impianto di colata continua e chiede una variante normativa alle zone industriali (N) del Prg appena approvato.Il 21 aprile 1975 il Consiglio comunale adotta la variante, definitivamente approvata l’anno successivo dalla regione.La variante prevede la possibilità che nelle aree di proprietà dell’Italsider, senza far ricorso ai piani particolareggiati, si possono realizzare opere di ammodernamento, integrazione ed ampliamento degli impianti esistenti, ivi compreso il nuovo treno di laminazione ed il nuovo impianto di colata continua, sempre che esse non compromettano le eventuali ipotesi di delocalizzazione da inserire nel piano di assetto territoriale.

1978: Il Comitato tecnico consultivo istituito con il compito di analizzare le aree di perdita esistenti all’interno del gruppo IRI nel Rapporto conclusivo del 27/10/1976, per l’impianto di Bagnoli aveva affermato che i risultati negativi registrati a partire dal 1969 erano imputabili a deficienze impiantistiche e produttive non eliminabili per carenza di spazio, giungendo alla conclusione che la localizzazione era inadatta all’esercizio di un impianto siderurgico moderno.Il successivo rapporto del Comitato per la siderurgia presieduta da Pietro Armani prevede per Bagnoli “la progressiva chiusura” in quanto le “razionalizzazioni e ristrutturazioni che si impongono” non possono essere realizzate con la normativa urbanistica vigente, nonostante le modifiche introdotte dalla variante del 1976. Per consentire la realizzazione del piano siderurgico nazionale, che per Bagnoli in stanzia circa 1'000' miliardi, il Consiglio comunale adotta una nuova variante che elimina le prescrizioni sull’intera area industriale occidentale, consentendo “La realizzazione di opere per l’ammodernamento, integrazione e ampliamento degli impianti e delle loro attività complementari esistenti, e fin qui esistenti.

1985: Chiude lo stabilimento dell’Eternit impossibilitato a mantenere in vita lavorazioni altamente nocive. L’area, sgomberata dagli impianti, viene acquistata dalla Mededil Spa. Nel corso del 1989 è sottoposta a una prima  bonifica ambientale.

1989: A seguito  del ridimensionamento dell’apparato produttivo napoletano l’Italsider chiude l’area a caldo. La Cementir, venendo meno la fornitura della loppa di altoforno, converte gli impianti per renderli idonei all’utilizzo della pozzolana.

1991: La Federconsorzi cessa ogni attività viene posta in liquidazione. Verrà poi rilevata dalla Fondazione Idis–Città della Scienza nel 1993.

1992: Chiusura definitiva dell’Italsider. La caduta complessiva di posti di lavora nell’area è particolarmente forte. Basta ricordare che nel 1973 l’Italsider occupava 7698 unità, la Cementir non considerata oggi dimessa ma temporaneamente inattiva per ragioni di mercato 327, l’Eternit 604, la ex Federconsorzi 165,  per un totale di 8794 dipendenti senza contare gli occupati dell’indotto.