Trance: caretteri generali

La trance è uno stato di coscienza alterato passeggero che presenta fondamentalmente due componenti, una psicologica e una culturale.

Per entrare in trance si abbandona il proprio stato cosciente abituale e dopo un periodo di tempo, che può variare a seconda dei casi, si ritorna allo stato d’origine.

L’universalità dei fenomeni di trance ci indica come essa corrisponda ad una disposizione umana innata diversificata nelle sue manifestazioni a seconda delle varie culture.

Possiamo rintracciare i principali sintomi che indicano uno stato di trance:
tremori, brividi, svenimenti, letargia, convulsioni, disturbi termici, insensibilità al dolore.

Due le caratteristiche particolarmente importanti: la perdita di ogni forma riflessiva, l’immersione in una sorta di smarrimento e la rimozione del ricordo da parte del soggetto all’uscita della trance.

Osservando il meccanismo della trance possiamo affermare che un individuo è in stato di trance quando:
- 1. non è nel suo stato naturale;
- 2. è alterata la sua relazione–percezione con quanto lo circonda;
- 3. è in preda a certi disturbi neurofisiologici;
- 4. le sue facoltà sono, in modo reale od immaginario, accresciute;
- 5. tutto ciò avviene attraverso manifestazioni osservabili all’esterno.

La trance si presenta, quindi, come un superamento di se stessi, un’esaltazione, a volte anche autolesionistica, un tentativo di proiettarsi in un altro mondo (nel caso dello sciamanismo) o di diventare un altro rispetto a sé (nel caso della possessione), seguendo comportamenti ed usi strettamente legati alla cultura nella quale si è sviluppata quella particolare pratica di trance.

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