il trattato di Johann Joseph Fux
J.J.Fux

Johann Joseph Fux

Johann Joseph Fux - Gradus ad parnassum, Vienna 1725
 
Più per curiosità che per altro abbiamo deciso di vedere cosa dice un trattato dell’epoca.
Ci è parsa interessante l’analisi del testo di Fux in quanto si colloca in un’epoca già ormai tonale ma non troppo lontana dal sistema modale.
 
Nonostante questa prossimità cronologica, lo stesso Fux afferma che “
Imprendere a trattare la materia de’ Modi, è lo stesso che riordinare l’antico Caos”.
Già allora dunque la questione della modalità creava non poche ambiguità e confusioni.
 
Sotto forma di dialogo tra professore e discepolo, Fux inizia la sua dissertazione con la questione delle scale modali.
Dopo aver brevemente sottolineato l’enorme differenza tra modi greci e modi gregoriani, arriva alla classificazione di questi ultimi.
 
Fux divide le scale modali in due gruppi di sei scale (il gruppo delle scale autentiche e quello delle scale plagali).
Egli stesso tuttavia afferma che parecchi autori dividono il sistema in sole otto scale (come voleva la tradizione autentica medievale).
 
Fux passa poi a elencare le varie trasposizioni di queste scale principali.
E’ interessante notare come ormai il concetto di altezza assoluta sia radicato nella mente dei teorici. Non si ha più infatti il semplice modo codificato, ma anche tutti i suoi trasposti (trasposizioni inesistenti nella teoria medievale).
 
Fux giustifica con la trasposizione anche gli accidenti.
Il sistema modale di Fux quindi è fuori dagli schemi del diatonismo puro.
 
Nelle prescrizioni date per la composizione polifonica, Fux giustifica anche la modulazione (principalmente ai toni trasposti del tono principale).
 
In fin dei conti, il sistema trattato da Fux è ricco di caratteristiche tonali, nonostante si chiami ancora modale e usufruisca di sei modi contro i due tipici del sistema tonale.

Gradus ad Parnassum

leggi il capitolo intitolato 'De Modi'

Torna all'indice