Johann Joseph Fux, Gradus ad Parnassum, Sive Manuductio ad Compositionem Musicae regularem, Methodo novâ, ac certâ, nondum ante tam exacto ordine in lucem edita [...], Vienna, Johann Peter Van Ghelen, 1725 (R/1967, Kassel-Basel-Paris-London-New York, Bärenreiter)

Giovanni Giuseppe Fux, Salita al Parnaso, osia Guida alla Regolare composizione della musica Con nuovo, e certo Metodo non per anche in ordine sì esatto data alla luce [...] Fedelmente trasportata dal Latino nell’Idioma Italiano dal sacerdote Alessandro Manfredi [...], Carpi, Carmigiani, 1761 (R/Bologna, Forni, 1972)

Esercizio V. Lezione VII. [194-201]

[194]

De’ Modi

Imprendere a trattare la materia de’ Modi, è lo stesso che riordinare l’antico Caos. Imperciocchè tanta si è la diversità delle opinioni degli Autori antichi, e moderni, che sembra esservi state tante sentenze, quanti furono gli Autori. Nè mi arrecano stupore gli Autori Greci; mentre egli è fuor di dubbio, che la Musica di quelli sul principio fu molto scarsa d’intervalli, secondo attesta Platone nel Timeo. Onde non è maraviglia, se coll’andare del tempo essendosi acquistate le specie di molti Tetracordi, ed Ottave, siasi ancora accresciuto il numero de’ Modi. Quantunque i Modi de’ Greci abbiano ottenuto le loro denominazioni, e il numero, non tanto dalle specie delle Ottave, quanto dalla diversità de’ Popoli, e dal genio, e dallo stile: come il Modo Dorio, Hypodorio, Frigio, Lydio &c. con i quali nomi indicarono il diverso genio, e stile delle Nazioni, del quale servivasi ciascun Popolo all’usanza della propria Patria: non altrimenti di quello che diciamo al giorno d’oggi: L’aria Italiana, Francese, Inglese &c. Ora dopo che appena rimane un’ombra della Musica Greca, non posso abbastanza maravigliarmi, che tuttavìa vi sieno alcuni, i quali abbiano attribuito questi vocaboli peregrini ai Modi della nostra Musica odierna, ed osino con nomi vani rendere oscura la cosa per se medesima bastantemente inviluppata. Da noi si deve esaminare la sentenza de’ Moderni, e di quelli particolarmente che stabiliscono dodici Modi: sei Autentici, o Principali, e sei Plagali, o Collaterali, lasciando da parte quelle cose o dall’uso già invecchiate, ovvero appartenenti piuttosto alla Musica Istorica.

Giuseppe. Tutti li Professori moderni tengono forse questa sentenza dei dodici Modi?

Luigi. No. Imperocchè alcuni se ne ritrovano, i quali vogliono, che i Modi sieno otto, a ciò forse indotti dal Canto corale; altri poscia ne ammettono più, o meno.

Quanto sieno da stimarsi queste opinioni si vedrà or ora dalle cose che si diranno, e dal nostro parere che indi esporremo.

Qui si debbono richiamare in mente quelle cose che stabilissimo [195] di sopra intorno alle Fughe semplici: ritrovarsi cioè sei differenti specie d’ottave pel vario sito del Semitono, e conseguentemente esservi altrettanti Modi principali: vale a dire D. E. F. G. A. C. la descrizione delle quali, benchè già posta nel luogo citato, penso non sia inutile ripetere di bel nuovo, così richiedendo l’ordine.

Tante Ottave adunque diverse di specie si ritrovano, perchè tante volte si ritrovano i Semitoni in diversi luoghi, cominciando dalla prima Nota di qualsivoglia Sistema. Altrettanti Modi adunque principali, e non più, si debbono stabilire necessariamente. Imperciocché gli altri Sistemi delle Ottave che possano giammai idearsi, si debbono ridurre ad una Specie di queste, a guisa di Modo trasportato.

Modi trasportati appartenenti al primo Modo D.

Questi sono dunque i Modi trasportati del primo Modo D. perchè i loro semitoni coincidono affatto ne stessi luoghi con quelli; perciò ancora, ritenenti il medesimo solfeggio, sono differenti bensì di sito; ma non di specie [Hi ergo sunt Modi transpositi primi Modi D., quia eorum Semitonia iisdem prorsus locis cum illis coincidunt; proinde quoque eandem solmisationem conservantes situ quidem, verum specie nequaquam differunt, 223].

Li Modi trasportati del secondo Modo E.

E alcuni altri non molto in uso.

Li Modi trasportati del terzo Modo F.

E se alcuni altri possono farsi coll’aiuto del b overo del # sono poco usati.

Li Modi trasportati del quarto Modo G.

Li Modi trasportati, che appartengono al quinto Modo A.

Li Modi trasportati, che appartengono al sesto Modo C.

[197]

Gius. Dalle cose fin qui dimostrate inferisco, che sei soltanto sieno i Modi naturali.

Luig. Sospendete per poco, o Giuseppe il vostro giudizio, e richiamate in mente quelle cose, che si sono dette nel primo Libro intorno alla divisione della Ottava: potersi cioè questa dividere in due maniere: armonicamente, ed aritmeticamente: per la divisione armonica si pone la Quinta nella parte grave, e la Quarta nella parte acuta. Per la divisione aritmetica si ha la Quarta nella parte grave, e la Quinta nella parte acuta. In quale misura si debba istituire questa doppia divisione, essendosi spiegato nel Libro I. tralascio di qui ripeterlo.

Ora da questa doppia divisione d’Ottava nascono due sistemi d’Ottave varj di spezie, dunque ancora due Modi diversi di specie: uno de’ quali viene prodotto dalla divisione armonica, che si chiama Autentico, l’altro viene dalla divisione aritmetica, che si dice Plagale. Dal che s’inferisce, che nascendo dodici sistemi d’Ottava diversi di specie, si devono stabilire altrettanti Modi.

Ottave divise armonicamente, e i Modi che quindi debbono derivare.

Non può dubitarsi, che questi sistemi vengono prodotti dalla divisione fatt armonicamente. Avvi però una grandissima contesa, se i seguenti mostrati da Giuseppe Zarlino, e da molti altri secondo la formazione de’ Modi Plagali, si generino dalla divisione aritmetica.

Mentre lo stesso Zarlino nella Part. 4 al Cap. 9 intorno ai Modi, pone il seguente sistema della Ottava C

Ove rimane la corda gravissima, il che si è un vero prodotto della divisione aritmetica. Se pertanto i Modi Plagali si generano dalla divisione aritmetica, com’è di fatti, la loro formazione si deve esprimere con i seguenti sistemi

[198]

Gius. In questa maniera sarebbono soltanto cinque i Modi Plagali.

Luig. Così per l’appunto. Non potendosi dividere aritmeticamente l’Ottava F. f. pel Tritono, che quindi ne verrebbe, come già dissi altrove.

Gius. Che cosa adunque si deve abbracciare in tanta incertezza?

Luig. Lo dirò, dopo che avremo esaminato l’uso, e la differenza de’ Modi tanto Autentici, quanto Plagali. Si deve presupporre dalla sentenza di Zarlino, che il principio, ed il fine, e le clausole siano per essere comuni all’uno, e all’altro Modo: cosicchè non abbiavi diversità, se non che la Modulazione del Modo Autentico debba avere la sua esistenza nell’acuto, e quella del Plagale, nel grave. Nè l’Autore qui ricerca, che i soggetti del Modo Autentico procedano sempre ascendendo, ed al contrario quelli del Plagale, discendendo: il che dimostrano i di lui esempj.

Dai quali esempj si vede chiaramente, che tra questi due Modi non avvi altro divario, se non che la modulazione del Plagale sia più grave, e il soggetto di lui finisca nell’intervallo collaterale, vale a dire E, & B. Gian Maria Bononcini oltre la modulazione grave, e per questa cagione oltre la mutazione delle Chiavi, vuole che secondo la natura del Modo Plagale, i soggetti discendano in Quarta. Angelo Berardo, Autore per altro da non isprezzarsi, sembra che distingua soltanto di nome il Modo Autentico dal Plagale: senza avere riguardo ai soggetti ascendenti, ed alla modulazione acuta, o grave: anzi intuisce una modulazione più grave nel Modo Autentico, che nel Plagale, come dimostrano i di lui esempj.

Chi v’è tra i periti della Musica, e pratici delle sentenze degli altri Autori, che attribuisca quest’ultimo esempio al Modo Plagale! Sembrando la natura del soggetto, e la Modulazione essere più convenienti alla formazione del Modo Autentico. Degno di maggiore maraviglia si è il seguente concento addotto dal Medesimo Autore per esempio del Modo terzo, ovvero E. e., quale acciocchè vieppiù vi maravigliate, rapporterò qui intiero.

[200]

Vedete voi, come nè il Tenore entrante, nè la Clausola Finale corrisponde a questa formazione proposta? Cosicchè nulla impedisca, che questo concento A. o sia Iperfrigio, si possa applicare come al suo Modo proprio. Potrei addurre non pochi esempj presi da Luigi di Palestrina, co’ quali si mostra che neppure quest’Uomo eccellente ebbe gran premura della materia de’ Modi. A questo pensando io, se l’autorità nol contrastasse, quasi crederei, che perfino gli stessi celebri Autori non abbiano saputo cosa stabilire di certo intorno ai Modi; o se v’ha qualche distinzione tra gli Autentici, e i Plagali, certamente la giudicarono di così poco rilievo, che non la stimarono degna da prendersene pensiero. Una volta, quando l’udito non per anco così delicato, potea contenersi entro le medesime angustie, forse fù in uso: ma in questi nostri tempi, in cui l’insaziabile avidità dell’orecchio appena soffre di essere circoscritta dai termini ragionevoli, è facile il giudicare quale conto debba farsi di questa opinione, che restringe l’ampiezza della Musica.

Gius. Quale consiglio pertanto si deve prendere in tanta discordanza d’Autori, ed ambiguità di cose?

Luig. Vi dirò, o Giuseppe, non solo ciò che riguarda al precetto, ma ancora al consiglio. Lasciando da parte i Plagali, servitevi de’ sei Modi D. E. F. G. A. C. con i loro Modi trasportati, in quella guisa che sopra foste ammaestrato intorno alle Fughe semplici, ed ancora imparerete modulando liberamente per gl’intervalli proprj, ed amici al Modo in cui v’aggirate: e persuadetevi che la Composizione lavorata a norma delle regole dell’Armonia, vaga per altro, e piena di vezzo, è autentica bastantemente, e che di queste cose è troppo vuota la Plagale.

[201] Gius. Forse sarà necessario il servirsi de’ Modi Plagali nella Composizione per il Canto Corale.

Luig. Nol crediate. Imperciocchè basta il riflettere alle intonazioni, e ai Modi ecclesiastici (la cognizione de’ quali chiedetela ai Coristi) e nel modulare seguite il consiglio datovi poco fa, senza restringimento nel Modo Plagale, e comporrete cosa da non pentirvene.

Gius. Dopo di avere da Lei inteso, che le stanno a cuore soltanto sei de’ Modi figurali, conviene sapere qual ordine Ella tenga, e quale stabilisca, il primo, secondo, e terzo &c.

Luig. Giuseppe Zarlino, e molt’altri a que’ tempi tennero per il primo Modo C. o sia Dorio. I Moderni Pratici poi quasi tutti diedero il primo luogo al D. chiamato per l’addietro Frigio. A noi basta l’avere dimostrato, che solamente vi sono sei Modi diversi di specie, e molto poco importa, qual ordine tenga chiunque. Che se però, o Giuseppe, vogliate piuttosto seguire la consuetudine, non v’impedisco, che li chiamiate co’ nomi accettati dall’uso.

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