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Menouthis e Herakleion: mistero risolto ?
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di ing. Giovanni Fraterno
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Secondo un gruppo di scienziati, una serie di improvvisi e devastanti disastri naturali, è stata la causa della misteriosa scomparsa di due leggendarie città egiziane, scoperte recentemente nelle buie acque di Alessandria d'Egitto.

I ricercatori presenteranno i risultati domani nel corso del meeting annuale dell'American Geophysical Union a San Francisco.

Le rovine insabbiate, che si pensa appartenere alle leggendarie città di Menouthis e di Herakleion, sono state scoperte questa estate sotto 6-8 metri di acqua, nella baia di Aboukir, antistante Alessandria, da Franck Goddio, a capo dell'European Institute for Underwater Archaeology.

La scoperta è stata salutata da molti esperti come la più importante dopo quella che consentì di portare alla luce la tomba di Tutankhamen nel 1922. Ciò è stato possibile grazie all'impiego di tecnologie avanzate.

Goddio è stato anche guidato da testi antichi che ponevano tre importanti città e centri religiosi: Canopus, Menouthis e Herakleion, in quella che una volta era lo sbocco di Canopic, ramo del Nilo, e dove ora si trova la baia di Aboukir.

Cosa ha causato il crollo di queste grandi città e il loro affondamento nel Mediterraneo durante il primo millennio?

Un importante esperto di terremoti del mondo antico, Amos Nur, geofisico della Stanford University della California, ha detto: "E' probabile che il loro crollo fu causato da alcuni terremoti. Per la stessa Alessandria, testimonianze storiche e prove archeologiche, hanno fatto capire che la città fu devastata da un terremoto nella metà dell'ottavo secolo d.C., e da uno o due terremoti più indietro nel tempo, all'incirca nel periodo 200-600 d.C.".

La scoperta di crepe sul fondo marino sotto le rovine, indicativa dell'instabilità tettonica della regione, va a sostegno della teoria di Nur. Un'altra prova è fornita dalle file di colonne che sono tutte cadute nella stessa direzione.

Monete di valore e manufatti danneggiati sparsi tutti intorno alle rovine di entrambe le città, suggeriscono che il cataclisma è avvenuto in tempi rapidi e senza preavviso, lasciando ai residenti poco tempo per raccogliere i loro oggetti di valore, prima di scappare.

Ma il geologo Daniel Stanley dello Smithsonian Institute di Washington, un geologo specialista del delta del fiume Nilo, e che si è unito a Goddio e Nur nella ricerca delle cause, argomenta contro la teoria del terremoto.

"Non deve essere stato un terremoto a causare il crollo e l'abbassamento delle città. Non dimentichiamoci che i templi e le altre strutture sono state realizzate allo sbocco del Nilo, e quindi su un terreno molle e fangoso. Testimonianze storiche raccontano di una Grande Inondazione avvenuta nel 741-742 d.C.. Quell'evento possente rese il terreno fangoso, liquefacendo quello su cui erano erette le costruzioni. Tutto avvenne rapidamente, con il substrato e gli edifici che vennero meno".

Stanley ha trovato una prova della sua teoria. Ha sottoposto le monete sparse, trovate fra le rovine, al carbon dating, ebbene la meno antica fra tutte risale al periodo 720-740 d.C., il tempo della Grande Inondazione.

traduzione di Giovanni Fraterno


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