OSSA E CACCIATORI D'OSSA: SAN PIETRO IN VATICANO


Frank R. Zindler

The Probing Mind, primavera 1997

Traduzione di Luca Bergamasco


Articolo originale


Nei sotterranei del Vaticano, i Cattolici "venerano" le ossa di polli, maiali, e di un topo - nella convinzione che siano le reliquie di San Pietro. Come è possibile che si sia messa in atto una tale situazione fraudolenta? È una storia complicata, che risale ai problemi con cui dovette scontrarsi papa Pio XII quando cercava un posto dove infilare il suo predecessore.


Papa Pio XII disse nel suo messaggio radio del 23 Dicembre 1950: "La questione essenziale è la seguente - è stata davvero trovata la tomba di San Pietro? la conclusione finale dei lavori e degli studi risponde a questa domanda con un chiarissimo sì. La tomba del Principe degli Apostoli è stata trovata. Una seconda domanda, subordinata alla prima, riguarda le reliquie del santo: Sono state trovate?" ... Nuove indagini, estremamente pazienti ed accurate, furono condotte in seguito, con i risultati che noi, confortati dal giudizio di persone qualificate, prudenti e competenti, riteniamo positivi. Le reliquie di San Pietro sono state identificate in una maniera che riteniamo convincente...

[Noi] riteniamo che sia nostro dovere, allo stato attuale delle conclusioni scientifiche ed archeologiche, dare a voi ed alla Chiesa questo lieto annuncio, obbligati come siamo a onorare le sacre reliquie, supportati da una prova affidabile della loro autenticità ... [Nel] caso in esame, dobbiamo essere particolarmente impazienti ed esultanti, dal momento che siamo nel giusto quando crediamo che i pochi ma sacri resti mortali sono stati attribuiti al Principe degli Apostoli, a Simone figlio di Giona, al pescatore chiamato Pietro da Cristo, a colui che fu scelto dal Signore per fondare la Sua Chiesa, ed al quale Egli consegnò le chiavi del suo regno ... fino al Suo glorioso ritorno finale.

Papa Paolo VI, 26 Giugno 19681


In una cripta del Vaticano, a meno di sei metri sotto l'altare maggiore della Basilica di San Pietro, c'è un brutto muro di mattoni e calce, ricoperto di graffiti. All'interno del muro c'è una nicchia rettangolare che contiene diciannove scatole trasparenti in plexiglas piene di vecchie ossa, alcune delle quali, si sostiene, sarebbero i resti mortali di San Pietro in persona. Una piccola apertura nel muro consente di vedere due delle scatole, ed il loro contenuto osseo, attraverso le sbarre di un cancello di bronzo messo ad una certa distanza dal muro. Dieci delle ossa conservate con tanta cura in questo santissimo punto focale di tutta la cristianità, però, sono i resti di animali domestici - capre, pecore, vacche, scrofe, ed un pollo2. Le Scritture ci dicono [Marco 14, 30; 14, 72] che Pietro rinnegò il suo Maestro tre volte prima che il gallo cantasse due volte. Questo pollo potrebbe forse essere ciò che resta del gallo di Pietro?

La presenza di un maiale nel punto più sacro di una chiesa come quella di San Pietro è sorprendente, per dire il meno possibile. Quando riflettiamo sul fatto che Simon Pietro era con tutta probabilità Ebreo prima di convertirsi al Cattolicesimo, il fatto che i suoi presunti resti siano mescolati a quelli di scrofe chiede a gran voce una spiegazione. Nessun papa, però, ha mai anche solo accennato al fatto che dei maiali fossero venerati nella cripta - e tanto meno ha mai offerto una spiegazione di questo fatto sorprendente3. (i)

Una delle scatole contiene lo scheletro di un topo. Forse è conservato come standard di riferimento universale del topo di chiesa medio. Il resto delle scatole, messe da parte in attesa della Seconda Venuta, contengono quelli che, pur tra mille discussioni, potrebbero essere considerati i resti frammentari di un uomo che aveva oltre sessant'anni all'epoca della sua morte.

È stato certificato che le ossa sono i veri resti del Principe degli Apostoli in persona, San Pietro. Che questi siano gli autentici resti di San Pietro, non possiamo metterlo in dubbio: uno dei successori di San Pietro, papa Paolo VI, ha confermato il fatto - benché non abbia mai spiegato bene quale funzione avessero le ossa di un topo e parti di animali da cortile nel corpo di Pietro quando questi era in vita.4 (ii) Le reliquie più preziose tra i resti dello scheletro di Pietro conservati in Vaticano sono 29 frammenti di uno dei suoi teschi (L'altro teschio di San Pietro è conservato in un reliquiario della Cattedrale di San Giovanni in Laterano). (iii)

Lo scheletro e i teschi oggi venerati come i resti di San Pietro non sono però le sole reliquie del Principe degli Apostoli ad essere state scoperte dalla Chiesa di Roma. Nel 19495, alcuni archeologi del Vaticano scoprirono uno scheletro diverso appartenente all'ossuto santo, a parecchi metri di distanza dal muro nel quale risiedono le ossa adorate attualmente. Fu riferito che le ossa erano state ritrovate in un "hypogeum" - a quanto pare, una cavità rudimentale ricavata alla base di un muro intonacato di rosso (il cosiddetto Muro Rosso, contro il quale si appoggia il muro ricoperto di graffiti - cfr. Fig. 1). Fu riferito inoltre che esse erano state ritrovate "in un'urna sepolcrale di semplice terracotta".

Figura 1. Pianta del complesso del Muro Rosso conosciuto come Ædicula e del quale si sostiene che sia il Tropaion per Pietro nominato da un ecclesiastico di nome Gaio verso il 200 EV. La linea tratteggiata indica una piccola cavità (hypogeum) sotto il piano del disegno: Pio XII affermò che essa sarebbe la tomba di San Pietro. La linea puntinata indica la cavità nel muro dei graffiti (g) che avrebbe contenuto le ossa di Pietro. Il rettangolo a tratto e punto mostra la posizione dell'attuale altar maggiore sei metri sopra il piano del disegno.

Le ossa furono conservate per quattordici anni da papa Pio XII in persona, nei suoi appartamenti privati. Benché, più tardi, sia stato piuttosto elusivo riguardo all'autenticità delle ossa, è ovvio che, nel privato, egli sentiva che queste erano veraci. Dopo tutto, il suo medico personale, il Dott. Galeazzi-Lisi, e diversi esperti del ramo avevano studiato le ossa in dettaglio chez le Pape, ed avevano affermato che le ossa erano quelle di un uomo, di corporatura assai robusta, che aveva circa sessantacinque - settant'anni all'epoca della sua morte6. Se non era San Pietro, che altri avrebbe potuto essere?

Una risposta piuttosto sorprendente a questa domanda pervenne da Venerando Correnti7, un antropologo assunto dal Vaticano nel 1956 per studiare le pregiate ossa del papa, quelle trovate in quella che Pio aveva certificato essere la vera tomba di San Pietro. Correnti cominciò a sospettare che ci fosse qualcosa che non quadrava quando tirò fuori un terzo pérone dalla pila di ossa che il pontefice aveva gelosamente conservato così a lungo. Ovviamente, gli uomini normali hanno solo due péroni, uno per gamba. Quindi, egli scoprì cinque tibie in aggiunta ai tre péroni. Questo voleva dire che si cominciava a parlare di un numero di gambe variabile tra cinque e otto! Benché Pietro fosse noto per i suoi exploit acquatici (sia come pescatore che come camminatore sull'acqua), non fu mai scambiato erroneamente per una piovra. Pertanto, Correnti deve essersi ben presto accorto che il papa aveva custodito i resti di più di una persona: due uomini ed una donna anziana, decise alla fine. Si stabilì che gli uomini erano morti quando erano oltre i cinquant'anni, la donna oltre i settanta.

In aggiunta ai resti umani, il collaboratore di Correnti, Luigi Cardini, identificò delle ossa che un tempo gironzolavano sotto forma di maiali, pecore, e capre, ed alcune che razzolavano sotto forma di polli. Forse un quarto delle ossa estratte dalla presunta autentica tomba di Pietro (cinquanta o sessanta frammenti in tutto8) provenivano da un'aia romana invece che dal Mare di Galilea. Al contrario delle ossa che si dice che siano state trovate all'interno del muro dei graffiti, le ossa effettivamente prese dalla "vera tomba del Principe degli Apostoli" non sono venerate. In silenzio, sono state messe via in qualche luogo segreto.

La miscela di scrofe e santi crea di certo un problema agli apologeti cattolici. La presenza di ossa animali mescolate con ossa umane si può spiegare facilmente con un ampio ventaglio di ipotesi credibili, qualora San Pietro non fosse mai esistito come figura storica, o qualora le ossa non avessero niente a che vedere con un San Pietro reale; è invece molto difficile da spiegare se alcuni tra gli ossi scoperti fossero davvero quelli di uno storico Principe degli Apostoli e primo papa.

Ci sono anche altri problemi. Perché, per esempio, i resti del personaggio più famoso nella storia cattolica dovrebbero essere ammucchiati in uno zozzo muro cavo invece di essere messi in un magnifico sarcofago all'interno di qualcosa che somiglia ad una tomba? (Secondo il Liber Pontificalis, risalente al sesto secolo, l'imperatore Costantino costruì la basilica sul sito del "Tempio di Apollo" e mise il corpo di San Pietro in una struttura di bronzo cubica di circa un metro e mezzo di spigolo9). Perché non c'è un'iscrizione in Latino, scolpita con cura, che recita:

Qui giace San Pietro
Mettete le elemosine nell'apposita fessura

È divertente notare che, quando papa Paolo VI dichiarò l'autenticità delle reliquie nel 1968, sottolineò, non scarsa intelligenza, questa deficienza fondamentale citando lo storico della Chiesa del quarto secolo Eusebio a proposito del fatto che la tomba avrebbe dovuto avere un'iscrizione:

Si dice che Paolo fu da lui (Nerone) decapitato, e Pietro crocifisso a Roma, e i monumenti che riportano l'iscrizione con i nomi di Pietro e Paolo ancora testimoniano questo fatto, e sono ancora visitati nei cimiteri della città di Roma10.

Possiamo ancora notare che Eusebio parla di cimiteri, non di basiliche, come luoghi che ospitano i "monumenti" degli apostoli. Poiché Eusebio (che era molto vicino all'imperatore) deve aver saputo della neo-costruita Basilica di San Pietro a Roma, ma non dice niente del fatto che uno dei monumenti sarebbe stato di recente incluso in essa, la deduzione naturale è che questo monumento si trovava da qualche altra parte - il che toglie ogni fondamento agli scavi in Vaticano. Inoltre, quando Eusebio scrisse la Teophania nel 333 EV (ben dopo che la basilica era stata terminata), disse che i Romani avevano onorato Pietro "con uno splendido sepolcro che domina la città; un sepolcro al quale giungono folle da tutto l'Impero Romano come se fossero guidate ad un grande santuario e tempio di Dio11." Anche qui, nessun accenno al fatto che la tomba si trovasse all'interno della chiesa. E se vi si trovava, perché gli archeologi moderni hanno trovato una miserabile tomba senza alcun segno anziché "uno splendido sepolcro"?

Nonostante l'aspetto estremamente dimesso della miserabile struttura scoperta dagli archeologi vaticani, Paolo VI dichiarò non solo che essa è la "tomba" di San Pietro, ma addirittura il favoloso "Tropaion di Gaio".

Nella sua opera Historia Ecclesiastica [II xxv 6-7], Eusebio ci parla di un ecclesiastico di nome Gaio che, verso il 200 EV, litigava con un certo Proclo su chi avesse i migliori luoghi santi. "Gaio", scrive Eusebio, "in un dialogo scritto con Proclo, il capo dei Frigi, dice quanto segue suoi luoghi dove sono depositate le reliquie degli apostoli summenzionati [Pietro e Paolo]: 'Ma io posso indicare i tropaia degli apostoli; infatti, se si va al vaticano o sulla Via Ostiense, si troveranno i tropaia di coloro che fondarono questa Chiesa".

Persino gli apologeti cattolici sono d'accordo sul fatto che Gaio si sbagliava su chi fossero i fondatori della Chiesa di Roma, a ancora si aggrappano a questa allusione ai tropaia di Pietro e Paolo. Ma che cosa sono i tropaia? Monumenti? Tombe? Sepolture? Mausolei? Iscrizioni commemorative? Reliquie? nonostante le affermazioni degli apologeti cattolici, dal contesto della discussione di Gaio con Proclo è chiaro che i significati tomba o sepoltura possono essere esclusi. La struttura del Muro Rosso non può essere un Tropaion di Gaio.


La sospetta storia delle scoperte

Lunedì 22 Agosto 1949 la prima pagina del New York Times riportava un articolo intitolato "Il Vaticano ritiene che siano state ritrovate le ossa di San Pietro sotto l'altare". Il sottotitolo affermava che "si riferisce che le reliquie si trovino un un'urna custodita dal Pontefice". Scritto da Camille M. Cianfarra, l'articolo annunciava che "È dato di capire che le ossa di San Pietro, 'Principe degli Apostoli', che, secondo la tradizione cristiana, fu crocifisso a Roma durante la seconda metà del primo secolo DC, sono state ritrovate a meno di sei metri al di sotto del pavimento della Basilica di San Pietro". Senza notare alcun contrasto con le procedure archeologiche oneste e scientifiche, l'articolo proseguiva:

Gli archeologi vaticani che hanno diretto gli scavi hanno giurato il segreto, e pertanto non possono confermare o smentire la scoperta. Però, si dice che le dichiarazioni fatte in un periodo di alcuni mesi da diverse persone in Vaticano abbiano offerto sufficienti prove indiziarie del fatto che i resti di San Pietro sarebbero stati ritrovati nell'"hypogeum", o cella sotterranea, dove, secondo la tradizione, il santo sarebbe stato sepolto.

La cripta fu dissotterrata due anni fa nel corso di scavi segreti condotti nelle Grotte Vaticane. "Le ossa sono conservate in un'urna custodita con grande cura da Papa Pio XII in persona, nella cappella privata a fianco del suo studio", sostengono i circoli vaticani.

Riguardo alla questione centrale: dove esattamente sono state trovate le sante ossa?, Cianfarra scriveva che "È dato di capire che in mezzo all'hypogeum gli archeologi vaticani hanno ritrovato un'urna sepolcrale di terracotta non decorata. In essa c'erano delle ossa. Il Papa... fu immediatamente informato e visitò la cripta, in assoluta segretezza, dopo che le porte della Basilica erano state chiuse al pubblico".

In effetti, gli scavi erano andati avanti in segreto per più di dieci anni quando questa storia fu pubblicata. Alcuni giorni dopo che Eugenio Pacelli era stato eletto papa con il nome di Pio XII, nel marzo del 1939, egli ordinò a Monsignor Ludwig Kaas, il "Segretario ed Amministratore della Fabbrica di San Pietro" (una specie di capo custode glorificato) di trovare nei sotterranei un posto adatto alla sepoltura del suo predecessore, Pio XI.

Perché tutto questo segreto? Spiegava Cianfarra:

Secondo fonti ufficiali del Vaticano, il motivo per mantenere segreta la scoperta è che il Pontefice, prima di fare l'annuncio che (riferiscono le fonti) sarebbe certamente di grandissimo interesse sia per i Cattolici Romani che per i non Cattolici, vuole che i suoi esperti di archeologia raccolgano prove così incontrovertibili che nessuno sarà in grado di mettere in dubbio la loro autenticità. A questo scopo, si dice che siano state eseguite delle prove, la cui natura non è stata rivelata.

Ovviamente, questa era un'ammissione del fatto che la scoperta della verità non fu il principio guida dell'impresa decennale. Gli esperti dovevano "raccogliere prove" per conclusioni determinate a priori: non dovevano andare là dove li portavano le prove. Dovevano assicurarsi che i dati fossero "cucinati" a dovere, in modo che "nessuno sarà in grado di mettere in dubbio la loro autenticità". Le procedure del Vaticano non erano diverse dalle "ricerche" condotte dai creazionisti che firmano un giuramento dove viene dichiarato ciò che dovranno scoprire se mai dovessero condurre una ricerca.

Il papa avrebbe atteso fino alla fine dell'anno giubilare, il 1950, prima di dire dell'altro sull'argomento. Stranamente, quando parlò delle ossa, fece marcia indietro rispetto alle posizioni che tutti si aspettavano che avrebbe sostenuto. Riferendoci del messaggio radiofonico di Natale del papa del 23 Dicembre 1950, il giorno seguente il New York Times citò le parole del papa stesso:

Gli scavi... almeno per quanto concerne la tomba dell'Apostolo (esplorazioni che sono state oggetto della nostra pensierosa attenzione fin dai primi mesi del nostro pontificato), ed il loro esame scientifico sono stati condotti ad una felice conclusione... È stata davvero trovata la tomba di San Pietro? La risposta a questa domanda è al di là di ogni dubbio: Sì. La tomba del Principe degli Apostoli è stata trovata. Tale è la conclusione finale dopo tutte le fatiche e gli studi di questi anni...

Una seconda domanda, subordinata alla prima, si riferisce alle reliquie di San Pietro. Sono state ritrovate? A fianco della tomba sono stati trovati resti di ossa umane. È però impossibile provare con sicurezza che queste ossa appartengono al corpo dell'Apostolo.

Fu solo nell'anno seguente, però, che il Vaticano pubblicò il resoconto ufficiale delle sue attività sotterranee. Stampata in due grandi volumi in formato in folio, la relazione si intitolava Esplorazioni Sotto La Confessione Di San Pietro In Vaticano Eseguite Negli Anni 1940-194912. nonostante l'aspetto impressionante di questo trattato, è ben difficile considerarlo un resoconto scientifico sugli scavi. Esso non consente di ricostruire le scoperte così come esse avvennero. Nonostante le interessanti fotografie contenute in questi volumi, è un fatto, ammesso dagli stessi autori, che un "controllo" fotografico durante gli scavi era completamente assente. Poiché alcune strutture sono state distrutte nel corso dei lavori, è oggi impossibile ricostruire le scene apparse agli archeologi durante il loro lavoro.

Probabilmente, lo shock maggiore per il lettore di questi due tomi deriva dalla quasi completa mancanza, al loro interno, di informazioni sulle ossa e/o sulle circostanze della loro scoperta: nessuna informazione su quale dei quattro ricercatori le trovò, quante ce ne fossero, o che aspetto avessero. E nessuna menzione di un'urna funeraria in terracotta. Ci sono due diagrammi che mostrano un punto indicato con una "O" (ossa), più o meno sotto il Muro Rosso. Nel testo c'è il commento incidentale: "Sul fondo di questa [nicchia alla base del Muro Rosso], sparse sul terreno e mescolate tra di loro, furono ritrovate alcune ossa umane che furono raccolte con cura13".

In un memoriale personale di uno degli archeologi, il Gesuita Engelbert Kirschbaum, ci viene riferito che "Fu trovato un mucchio di ossa umane, come se fosse stato espressamente nascosto nel terreno, sotto il Muro Rosso, nel punto in cui le sue fondamenta mostrano la rottura triangolare. Esse giacevano in un mucchio, ed ad una profondità di circa 30 centimetri14". Una nota a pié di pagina ci dice però che "I disegni corrispondenti in Esplorazioni... non indicano questo fatto, e devono essere corretti". Non ci viene presentato alcun diagramma corretto, il che ci lascia in mano solo delle semplici affermazioni verbali per indicare l'effettivo sito della scoperta e l'effettiva situazione delle ossa del Muro Rosso.

Riguardo il vano nel muro dei graffiti (la cavità che oggi contiene le reliquie sotto plexiglas della Vecchia Fattoria San Pietro), il resoconto ufficiale riporta solo che "In questa scatoletta trovammo resti di materiale organico e di ossa, mescolati con sporcizia, una striscia di piombo, due pezzi di filo d'argento, e una moneta della Viscontea di Limoges, databile tra il 10° ed il 12° secolo15".

C'è solo una fotografia delle ossa della discordia nelle Esplorazioni. Ripresa praticamente in ogni libro scritto sull'argomento delle ossa di San Pietro, mostra diverse ossa umane appoggiate sul terreno all'interno di una crepa triangolare sotto il Muro Rosso. I lettori del resoconto possono solo supporre che questo fu ciò che gli archeologi videro quando raggiunsero il punto per la prima volta. Ma la fotografia era un falso. Una nota a pié di pagina nel memoriale di Kirschbaum rivela che "Esse [le ossa del Muro Rosso] dovettero essere provvisoriamente rimosse da questo punto prima di poter essere fotografate16".

Che razza di archeologia è mai questa? Non solo non c'è alcun resoconto minutamente dettagliato della posizione e della disposizione delle ossa all'atto della loro scoperta, ma addirittura c'è una fotografia completamente falsa della scoperta! Invece di mostrarci una foto di ossa ammucchiate a circa 30 centimetri di profondità (il che indicherebbe chiaramente che questa non era una sepoltura originale), il rapporto ci fa vedere due o tre ossa appoggiate sul terreno in quella che potrebbe ragionevolmente essere una sepoltura originale. Perché mai le ossa dovettero essere rimosse prima di poter essere fotografate? Come possibili risposte, ci vengono in mente solo motivi assai disonesti.

Benché il rapporto ufficiale non ci dia alcuna informazione utile sulle circostanze della scoperta delle ossa sotto il Muro Rosso, Kirschbaum, come abbiamo visto, parla dell'argomento parecchie volte nel suo memoriale Le Tombe di San Pietro e San Paolo 17 e cerca di giustificare il fatto che le ossa furono trovate in un mucchio, e non sparse sul terreno come indicato dalle Esplorazioni e dalla falsa fotografia. "Si potrebbe supporre", egli scrive, "che dei resti sparpagliati siano stati raccolti insieme e messi sotto il Muro Rosso. In questo caso, l'indagine anatomica avrebbe mostrato che essi appartenevano a scheletri diversi. L'esame medico, però, ha dato un verdetto opposto, ovvero, che tutte queste ossa appartenevano ad una stessa persona. Questa persona fu più tardi descritta come un uomo anziano e vigoroso. Il teschio è assente".

Campane a morto per San Pietro! Soprattutto dal momento che si credeva che il teschio di Pietro si trovasse in un reliquiario nella Cattedrale di San Giovanni in Laterano18(iv). Ma, ahimè! povero Engelbert! Come abbiamo visto, lo studio antropologico condotto da Correnti sulle ossa del Muro Rosso mostrò successivamente che esse erano i resti di almeno tre individui (e uno di essi, una donna molto anziana), e comprendevano 29 frammenti di teschio ed alcune parti accessorie optional. Inoltre, il commento di Kirschbaum sul fatto che le ossa erano state ritrovate in un piccolo mucchio (il che implica che esse erano state ammucchiate da qualcuno) è una variante rispetto al rapporto originale, del quale egli fu coautore. Il rapporto aveva dichiarato che le ossa erano state ritrovate "sparpagliate sul terreno e mescolate tra loro". Entrambi i resoconti contraddicono quanto riportato dal New York Times, che asseriva che le ossa si trovavano in un'urna di terracotta in mezzo a un hypogeum. Peggio ancora, tutti e tre i resoconti sembrano contraddire il commento del papa secondo cui il set di ossa originale era stato trovato "di fianco alla tomba"!

Che differenza fa se le ossa erano sparpagliate od ammucchiate quando furono ritrovate, libere o chiuse in un'urna o in una nicchia in un muro? Una grande differenza, salta fuori.

Quando Costantino costruì l'antica Basilica di San Pietro sull'area di uno splendido cimitero pagano nel 320-325 EV ca., durante i lavori furono violate e profanate numerose tombe e sepolture. Come pontefice massimo della religione romana, Costantino poteva garantire un perdono ufficiale a questa violatio sepulchri. Ma anche con questo perdono, ci si prese cura di minimizzare l'oltraggio. Quando i suoi costruttori non potevano evitare di disturbare una sepoltura, le ossa erano messe da parte con cura in appositi sarcofagi. Ma questa rispettosa procedura verso i resti di sepolture disturbate esisteva già da molto tempo prima di Costantino, ed era chiaramente già utilizzata all'epoca in cui il cosiddetto "muro dei graffiti" fu costruito al di là della nicchia del Muro Rosso che, si sostiene, indicherebbe il luogo della sepoltura di San Pietro. Sul lato nord della cosiddetta "Tomba degli Egiziani", una delle molte tombe scoperte sotto il pavimento della Basilica di San Pietro, fu scoperta una struttura in muratura a forma di scrigno, di epoca pre-Costantiniana, che era stata riempita di ossa umane, chiaramente i resti di sepolture precedenti risepolti quando fu costruita la tomba19.

La miscela di ossa trovata dai ricercatori vaticani (sia le ossa trovate sotto il Muro Rosso, sia quelle trovate nella nicchia del "muro dei graffiti") può essere spiegata semplicemente come un insieme di ossa che i costruttori di tombe avevano disseppellito per necessità o per errore, e che avevano poi raccolto.


Altre storie sospette

Abbiamo già visto che le ossa venerate oggi sono quelle che sarebbero state trovate nella nicchia del "muro dei graffiti", non quelle che, come si annunciò nel 1949, erano state ritrovate in un'urna alla base del Muro Rosso. Come mai tutto ciò? Se la vera tomba dall'apostolo è la cavità alla base del Muro Rosso, perché papa Paolo VI ignorò le ossa trovate in essa, e certificò invece le ossa associate al muro dei graffiti? In due parole, la risposta è quasi certamente "Margherita Guarducci".

Margherita Guarducci era un'epigrafista, devota cattolica, incaricata dal Vaticano nel Settembre 1953 di studiare i graffiti portati alla luce più di dieci anni prima, compresi i graffiti che ricoprivano il cosiddetto "muro dei graffiti". Ella decise che molti dei graffiti utilizzavano un codice segreto cristiano, il che non solo rivelava che il luogo era stato frequentato (probabilmente in segreto) dai Cristiani fino al tempo in cui Costantino vi costruì sopra la Basilica, ma anche che vi era esistito un culto di Pietro. Gran parte del suo lavoro di "decifrazione" è fantasiosa, e non riconosce possibili significati mitraici in almeno alcuni dei graffiti (abbondanti ritrovamenti archeologici attestano la venerazione di Mitra, nonché della Gran madre, sul colle Vaticano, a breve distanza dal luogo della chiesa attuale(v)).

Ovviamente, la Guarducci giunse alla conclusione che tutti questi graffiti Pietrini significavano che era vicina ad un sito di grande importanza per gli adoratori di Pietro. Cos'altro poteva essere, se non la tomba di Pietro, come Pio XII aveva già concluso? Inoltre, un frammento inciso dell'intonaco del Muro Rosso sembrava confermare questo fatto. Scritto in piccole lettere greche maiuscole (lettere non più alte delle maiuscole del titolo di questo articolo), il graffito, quando considerato nel suo complesso (Fig. 2), secondo la Guarducci avrebbe riportato la scrittaPetros Eni (Petros eni, "Pietro è dentro"). Ma dentro cosa? Queste piccole lettere su un muro enorme erano dunque tutto quello che indicava la tomba più importante di tutta la Cristianità? Se esse erano scritte sul Muro Rosso, questo fatto non dovrebbe implicare che Pietro si trovava dall'altra parte del Muro Rosso, e non sotto di esso? Se Pietro era effettivamente sotto il Muro Rosso come si suppose fin dall'inizio, il graffito non avrebbe dovuto essere l'equivalente greco di "Pietro è sotto", anziché "Pietro è dentro"?

[Immagine del frammento Petros Eni]
Figura 2. Riproduzione a grandezza naturale del frammento di intonaco del Muro Rosso che, secondo la ricostruzione, riporterebbe la scrittaPETROS ENI (Petros Eni, "Pietro è dentro"). Contro questa lettura, c'è il fatto che c'è troppo spazio tra la EN e la I. In alcune fotografie si può vedere quello che sembra un secondo segno verticale tra la N e la I, facendoci supporre che la terza lettera sia una H (eta) piuttosto che una I (iota). Se questo è vero, non solo elimina la lettura "Pietro è dentro", ma suggerisce un epiteto comune di Mitra diviso in due righe: PETRE-GENES (Petregenes, "nato dalla roccia"). Ma anche se la lettura corretta della prima riga fosse Petros, l'epiteto potrebbe riferirsi tanto a Mitra quanto al santo. Mitra aveva il soprannome "Pietra" ben prima che l'autore di Matteo scrivesse che Gesù l'aveva dato a Pietro il pescatore. Ovviamente, il graffito potrebbe semplicemente essere lo scarabocchio di qualche antico ragazzino di nome PETRONIOS!

Il frammento di intonaco era stato scoperto da Antonio Ferrua, uno dei quattro archeologi originali. Benché non fosse stato visto quando la cavità marmorea del muro dei graffiti fu studiata per la prima volta, esso apparve improvvisamente un giorno verso la fine del Dicembre 1950, quando, senza alcuna ragione particolare, Ferrua aveva indirizzato una luce all'interno del vano che si supponeva vuoto. Egli concluse che il frammento si era staccato da una parte del Muro Rosso al quale si appoggia il muro dei graffiti, ed era caduto nella cavità20. Secondo Walsh, Ferrua giunse a trattare il frammento di intonaco come se fosse una sua proprietà personale, impedendo che fosse studiato da altri esperti. Peggio ancora, ne pubblicò un disegno non corretto in un articolo scritto per Civiltà Cattolica, e non restituì il frammento al Vaticano fino al 195721.

Come capita spesso con le prove addotte a favore di affermazioni religiose, si deve utilizzare un po' di immaginazione e "ricostruzione" per separare ciò che è vero da ciò che è dichiarato. In effetti, non tutte le lettere del presunto messaggio Petros Eni si ritrovano nel pezzo di intonaco rimanente, e non necessariamente tutto quello che può vedersi sul frammento concorda agevolmente con la ricostruzione effettuata. Se il pezzo di intonaco si è semplicemente staccato dal Muro Rosso, non sarebbe logico esaminare attentamente il Muro Rosso per vedere se le lettere mancanti sono ancora lì in situ? Nessun rapporto riferisce che ciò sia stato fatto, o anche solo che ciò sarebbe auspicabile. La cosa più vicina ad un riconoscimento del problema si trova nel resoconto ufficiale della Guarducci sul suo studio sui graffiti22. "Il distacco dal muro", scrive, "sfortunatamente ebbe come conseguenza l'alterazione dei margini del frammento, cosicché non è più possibile risalire alla sua esatta posizione sul Muro Rosso".

Comodo! Non potremo mai sapere se il graffito era in effetti mitraico o di qualche altra natura pagana. Tutto quello che ci rimane è un piccolo frammento che, in maniera molto discutibile, si inserisce in una frase che significa "Pietro è dentro", e non abbiamo modo di sapere se il frammento fu alterato mentre era in possesso di Antonio Ferrua.


Confessione nella Confessione

Con così tanti graffiti che avrebbero indicato la presenza di Pietro, Margherita Guarducci si stupì che non fosse stato trovato quasi niente nella cavità del muro dei graffiti. Era il 1953. Più di dieci anni erano passati dal completamento degli scavi, ed ella si trovava in quella parte della chiesa nota come Confessione, di fronte al muro dei graffiti, insieme a Giovanni Segoni, uno degli operai del Vaticano. Come ci riferisce John Evangelist Walsh23, ella si ricordò che Segoni aveva preso parte ai lavori di scavo, e pertanto gli chiese se si ricordava che ci fosse stato qualcosa nella cavità nel muro. A questa domanda non solo egli rispose di sì, ma confessò che lui stesso aveva preso un mucchio d'ossa dalla cavità marmorea, le aveva messe in una cassetta di legno, e le aveva messe da parte. Successivamente, la portò in una stanza piena di dozzine di cassette contenenti "ossa ed altre cose rinvenute durante le prime fasi di scavo": nessuno di quei resti era noto ai quattro archeologi autori del rapporto ufficiale del Vaticano! Trovata una determinata cassetta, egli consegnò alla Guarducci i resti di un cartellino di identificazione attaccato alla cassetta stessa, che, secondo quanto si riferisce, avrebbe riportato la semplice scritta ossa - urna - graf[fiti, muro dei].

Perché un semplice operaio aveva fatto una cosa del genere? Perché glie lo aveva ordinato un monsignore.

Il monsignore non era altri che Monsignor Ludwig Kaas, direttore nominale del progetto degli scavi ed autore della brillante prefazione alle Esplorazioni. Era lo stesso monsignore che aveva parlato delle "metodiche esplorazioni" condotte "con i più stretti principii scientifici", e della risoluzione dei "problemi scientifici e tecnici con il metodo più rigoroso ed assoluta obiettività". Era lo stesso Monsignor Kaas che aveva rassicurato i lettori del resoconto ufficiale riguardo agli "scrupoli scientifici" e aveva scritto che il rapporto "illustrava con sobria obiettività e documentata completezza le scoperte ed i fatti accertati dell'ultimo decennio, determinato a ripulire il cammino dai pregiudizi della polemica di recente fattura, il cammino sul quale noi cerchiamo la verità e nient'altro che la verità", terminando con un riferimento al "serissimo lavoro condotto con criteri obiettivi, sostenuto da argomenti rigorosamente scientifici24".

Trovandosi di fronte ad una simile profusione di dichiarazioni, si è naturalmente portati a dire "Parola mia, quest'uomo sta dichiarando un po' troppo!": e nel caso in oggetto, si ha pienamente ragione. Infatti Kaas è accusato di aver sabotato gran parte dei lavori di scavo, e di aver trasformato qualsiasi pretesa di "obiettività scientifica" in un qualcosa che fa ridere i polli. Se una qualsiasi parte delle accuse fosse vera, l'intera faccenda della tomba di San Pietro non dovrebbe essere prese più sul serio di un film di Ciccio e Franco.

John Walsh, editore del Reader's Digest, indica che, nelle primissime fasi dei lavori, si era aperto un baratro tra i quattro archeologi e Monsignor Kaas, che "sapeva poco o niente di tecniche archeologiche". Ben presto, era cessato quasi ogni contatto tra Kaas e la squadra. Così Walsh elabora il concetto:

Era pratica abituale di Kaas, ogni sera, dopo che tutti se ne erano andati e gli scavi erano tranquilli, ... fare un giro dell'intera area accompagnato solo uno dei personaggi più eminenti tra i Sampietrini, Giovanni Segoni. Quasi mai presente durante il lavoro diurno, in queste ricognizioni quotidiane Kaas avrebbe ispezionato ogni dettaglio degli scavi e delle demolizioni più recenti. Poiché il lavoro al di sotto del corpo basilicale aveva portato alla luce parti sparse di scheletri, aveva trasformato in un dovere personale il non permettere che, nella confusione della pulizia, alcun osso umano si mescolasse agli accumuli di sporco e di detriti e fosse accidentalmente gettato via. Ogni qual volta venivano ritrovate delle ossa, compreso un occasionale teschio, le faceva piazzare in speciali cassette, e le faceva mettere da parte affinché potessero in seguito essere risepolte. Gli altri quattro sapevano delle ispezioni abituali di Kaas, e le accettavano mugugnando, benché fossero raramente informati dei suoi risultati quotidiani25.

I lettori noteranno che non solo i quattro archeologi erano quattro Cretinetti, ma che erano di loro propria volontà quattro Cretinetti. È evidente che tutti i risultati delle indagini sono stati resi senza senso dal comportamento di Kaas. Come minimo, ciò significa che non abbiamo alcuna informazione affidabile riguardo ad alcun osso vaticano. Le intere procedure furono troppo confuse per meritare l'aggettivo "scientifico". Ma proseguiamo.

Una sera, all'inizio del 1942, un giorno circa dopo che la squadra aveva portato alla luce per la prima volta il muro dei graffiti ed aveva dato uno sguardo rapido alla cavità realizzata da mani umane, con l'intenzione di tornare in seguito per un'ispezione più approfondita, Kaas, durante una delle sue ricognizioni, era giunto all'area in questione, insieme al capo dei Sampietrini. Segoni... ispezionò la cavità illuminandola. Quando riferì che aveva visto ciò che sembrava un certo numero di ossa mescolato a dei detriti, Kaas, senza esitare, gli ordinò di rimuoverle per conservarle in un luogo sicuro... Oltre a grumi di calce e frammenti di mattone caduti dal riempimento del muro sovrastante, c'erano molte ossa umane, tutte di un biancore abbagliante. Con grande rispetto, Kaas le mise una per una in una cassetta...

Senza dire ai ricercatori ciò che avevano fatto, Kaas e Segoni nascosero la cassetta con le ossa in un luogo defilato dei sotterranei vaticani. E poi Kaas morì, portandosi nella tomba informazioni inestimabili concernenti il più notevole cimitero della Roma pagana mai scoperto, insieme alle informazioni necessarie per comprendere le reali circostanze relative alla presunta tomba ed alle presunte reliquie di San Pietro.

Poiché credeva che le ossa mostratele da Segoni fossero associate al muro dei graffiti, e poiché credeva che questi graffiti, insieme al frammento Petros Eni del Muro Rosso, provassero che il complesso sepolcrale altro non era che il Tropaion di Gaio, Margherita Guarducci persuase papa Paolo VI ad acconsentire agli studi osteologici dei quali abbiamo già discusso. Alla fine, ella riuscì a persuadere il papa del fatto che le ossa nella scatola prelevata dal magazzino erano quelle del leggendario primo papa in persona. Ma c'è qualche ragione per cui noi dovremmo crederci?

Possiamo essere sicuri che le ossa contenute nella cassetta di legno si trovavano effettivamente, in origine, all'interno del muro dei graffiti? Possiamo essere sicuri che una qualsiasi delle ossa che si trovavano nel muro dei graffiti si trovasse in precedenza nella cavità sotto il Muro Rosso? Possiamo essere sicuri che la struttura del Muro Rosso fosse davvero il Tropaion di Gaio? Ed anche se così fosse: abbiamo qualche motivo di supporre che Gaio avesse delle informazioni affidabili? C'è una pur minima ragione di supporre che qualcuna delle ossa non animali trovate vicino al monumento appartenga a Pietro?

Secondo Walsh26, Segoni compilò un affidavit (ora negli Archivi Vaticani), il 7 Gennaio 1965, nel quale riportava, tra le altre cose, che le ossa erano tutte bianchissime. Ma, a parte le ossa di topo, nessuna delle ossa esaminate da Luigi Cardini 27 (vi) era bianca. Molte delle ossa erano piuttosto scure, giallastre o marroncine, essenzialmente a causa del terriccio che vi era attaccato. Inoltre, il cartellino attaccato alla cassetta con le ossa indicava che queste si trovavano in un'urna, proprio come riferito dal New York Times nel 1949. Ciò sembrerebbe escludere il muro dei graffiti, nel quale nessuno riferisce di aver mai trovato un'urna.(vii). Forse Segoni ha mentito sul colore delle ossa, o su quali ossa si trovavano nel muro? Ovviamente, avrebbe potuto semplicemente aver fatto un po' di confusione, considerando quante ossa aiutò a nascondere.

Riguardo alla domanda: le ossa in questione sono mai state nel terreno sotto il Muro Rosso?, studi del suolo associato alle ossa contenute nella scatola fornita da Segoni indicano che tali ossa non sono mai state nella "vera tomba di Pietro". Le curve dell'analisi termica pubblicate da Lauro e Negretti28 escludono il sito del Muro Rosso, e gli stessi autori collegano il terreno della casetta delle ossa ad una tomba diversa.

Gaio sapeva dove la tomba di Pietro si trovava effettivamente? Dobbiamo notare che abbiamo a che fare con un resoconto di seconda mano presentatoci da Eusebio di Cesarea, una fonte non particolarmente degna di fede. Inoltre, la versione latina della versione di Eusebio di ciò che Gaio aveva scritto un secolo prima pone il Tropaion di Pietro in un luogo differente rispetto alla versione greca! La versione greca lo colloca sul colle Vaticano; la versione latina lo colloca su una strada pubblica che porta al Vaticano29. Se riflettiamo sul fatto che Eusebio sapeva della neocostruita Basilica di San Pietro quando riferì la polemica di Gaio, risulta impossibile credere che Eusebio non avrebbe fatto menzione dell'incorporazione del Tropaion nella basilica se questo fatto fosse davvero successo. Possiamo solo concludere che, qualunque cosa potesse essere il misterioso Tropaion, non lo si troverà sotto l'altar maggiore di San Pietro.


Su quale pietra costruire la chiesa

Benché possiamo essere certi che nessuna delle raccolte d'ossa scoperte sotto il Vaticano ha niente a che fare con un qualche San Pietro storico, dobbiamo ancora spiegare il fatto che, a quanto pare, Costantino era convinto che la tomba di Pietro si trovasse effettivamente in prossimità di quello che divenne il punto focale della chiesa che fece costruire. Il progetto non solo richiese la profanazione di molte tombe pagane, ma anche il taglio di gran parte del fianco del colle Vaticano, e la realizzazione di un ampio terrazzo, realizzato con materiale di riempimento, sul pendio sottostante. Sarebbe stato molto più semplice, nonché economico, posizionare la chiesa in qualche altro posto lì vicino. Chiaramente, la sua stravaganza deve essere stata guidata da qualche tradizione relativa a San Pietro. Non c'è però alcun buon motivo di supporre che il "San Pietro" di questa tradizione fosse lo stesso San Pietro della tradizione cattolica.

Nei tempi antichi, il colle Vaticano era un luogo in cui si veneravano molte divinità, comprese alcune che, secondo me, contribuirono molto alle "biografie" di San Pietro, della Vergine Maria, e di Gesù. Numerosi altari dedicati a Cibele (la Grande Madre, o Magna Mater, un prototipo di Maria) sono stati ritrovati molto vicini alla Basilica di San Pietro, e nel 1949 un altare pagano fu riportato alla luce in Piazza San Pietro, appena pochi metri a nord della statua dello stesso San Pietro! L'altare riporta iscrizioni con i nomi non solo della Grande Madre, ma anche di Mitra e del figlio della Grande Madre, Attis30. Ricorderemo che Attis era un dio che moriva e risorgeva, e che aveva il titolo di Papa ("Padre"), proprio come il pontefice mitraico ed il papa attuale. Mitra, il dio che moriva e risorgeva, nato da una vergine il 25 Dicembre[a], non solo aveva l'epiteto di Pietro, ma spesso veniva raffigurato con in mano le chiavi di un cancello del paradiso. Una chiave era un simbolo mitraico almeno quanto era un simbolo di San Pietro: e Mitra ce l'aveva prima!

Molto vicino al complesso cultuale vaticano si trova il colle Gianicolo, dove, secondo la testimonianza degli apocrifi Atti di Pietro e Paolo, Pietro fu crocifisso capovolto. Anche qui, nei tempi antichi, il più antico degli dèi italiani, Giano, era venerato. (Alla fine del primo secolo, Giano si era in gran parte fuso con Mitra - e con San Pietro)[b] È interessante il fatto che la festa di San Pietro è celebrata il 18 Gennaio[g], la data in cui il Sole entra nel segno dell'Acquario, una rappresentazione di Giano e l'inizio dello zodiaco mitraico. Anche Giano era un pescatore, dato che il segno dei Pesci segue quello dell'Acquario. È il più antico tra gli dèi di cui si riferisca che abbiano avuto le chiavi dei cancelli del paradiso.

Dati appena questi pochi esempi del significato religioso del colle Vaticano e del suo circondario, dobbiamo forse sorprenderci se qualcuno riuscì a convincere Costantino che San Pietro si trovava lì? Per almeno un secolo dopo Costantino, "guide turistiche" approfittarono della credulità cristiana "indicando" (per utilizzare una frase dell'ecclesiastico del secondo-terzo secolo Origene) i luoghi sacri dove avrebbe avuto luogo ogni miracolo narrato nella Bibbia. È ben difficile dubitare che la madre di Costantino, Sant'Elena (una ex cameriera che smise di intrattenere i soldati quando si legò a Costanzo, il futuro Cesare), fu abbindolata da questi artisti della truffa quando "scoprì" il sito di Betlemme dove Gesù era nato, ed il luogo, sul Monte degli Ulivi, dal quale Egli fu assunto in cielo. Possiamo solo supporre che il tipo che la condusse alla "vera Croce" sulla quale Gesù fu crocifisso, sia stato riccamente ricompensato da quella credulona di imperatrice. Benché non abbiamo alcuna prova documentata che ci indichi che Sant'Elena sia stata coinvolta nella decisione del sito della Basilica vaticana costruita dal suo delittuoso figlio, ciò è comunque possibile. Ma anche se non è stata lei a guidare Costantino al sito di costruzione, di sicuro non mancavano gli impresari che, se si fosse loro chiesto di un uomo che portava le chiavi del paradiso, avrebbero potuto "indicare" lo stesso posto, od un altro parimenti adeguato.


Conclusione

Quando papa Pio XII disse ai suoi radioascoltatori natalizi che la tomba di San Pietro era stata trovata, si sbagliava. Quando papa Paolo VI annunciò nel Giugno 1968 che le ossa dell'apostolo erano state identificate, si sbagliava anche lui. Un'aura di sofismi amplificata dall'incompetenza circonda queste reliquie moderne, così come avvolge tutte le altre reliquie della Cristianità cattolica. Abbiamo le stesse ragioni per credere che il teschio di Pietro dell'undicesimo secolo conservato in Laterano sia autentico, o che tutti i denti dei quali si afferma che provengano da Giovanni il Battista siano autentici (un numero di denti sufficienti a fare una dentiera per un coccodrillo). Il che, ovviamente, vuol dire: nessuna ragione.

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Note:

(i) Luigi Cardini, che identificò le numerose ossa di maiale prese dalla presunta tomba di Pietro, notò che la combinazione delle specie era tipica di "quelle che normalmente si trovano in qualunque area rurale prossima a fattorie, aie e stalle", aggiungendo che "si è indotti a pensare che questa località fosse specialmente dedicata all'allevamento dei maiali". Il posto perfetto per costruire la più famosa chiesa della Cristianità! [indietro]

(ii) Nel 1968, Paolo VI descrisse questo set di ossa come "membra di Cristo un tempo viventi, tempio dello Spirito Santo, destinato alla gloriosa resurrezione". [indietro]

(iii) Già nel 1910, uno studioso tedesco, Arthur Drews, in un libro intitolato Die Petruslegende ("La leggenda di Pietro") sosteneva che San Pietro era un personaggio mitico, in parte evolutosi dal dio romano Giano, famoso per avere due facce. Forse Drews è stato persino cautelativo, dicendo che Pietro aveva due facce quando in realtà le reliquie ci mostrano che aveva due teste! (Un'edizione inglese del libro, annotata dall'autore di questo articolo, è pubblicata con il titolo The Legend Of Saint Peter da American Atheist Press.) [indietro]

(iv) Papa Paolo autorizzò Correnti ad esaminare anche la reliquia del Laterano. In segreto, Correnti studiò i frammenti ed espresse l'opinione che "non esisteva alcun conflitto tra il teschio in Laterano e le ossa del muro dei graffiti". Non ci sorprende che non sia mai stata pubblicata alcuna relazione ufficiale o scientifica, né che non sia mai stata fornita alcuna spiegazione dell'esistenza di due teschi di San Pietro. 

(v) Sappiamo che, nei tempi antichi, Mitra era venerato in un raggio di pochi metri dall'altar maggiore vaticano, e ci si potrebbero aspettare graffiti mitraici. Mitra, che aveva anche l'epiteto di Pietra (Petros in greco), era un custode delle chiavi dei cancelli del paradiso, ed i molti graffiti a forma di chiave trovati dalla Guarducci potrebbero riferirsi altrettanto bene tanto a Mitra quanto a San Pietro. Inoltre, le presunte croci "chi/ro" (XP) interpretate come prova positiva di una presenza cristiana nel sito potrebbero anch'esse essere mitraiche. Il simbolo era utilizzato come abbreviazione di Chronos ("tempo") così come abbreviazione di Christos ("unto"). Chronos, dio del tempo, era un'incarnazione popolare di Mitra. [indietro]

(vi) Le fotografie riportate nello stesso libro mostrano chiaramente il contrasto tra le ossa di topo, bianche, e le ossa umane ed animali, scure. [indietro]

(vii) Il New York Times riferì che lo staff del Vaticano aveva trovato le ossa in un'urna di terracotta, non in una cavità rivestita di marmo. Forse la storia dell'urna fu inventata da qualche portavoce del Vaticano? Oppure è una parte importante delle prove che viene ancora tenuta nascosta? [indietro]


Riferimenti bibliografici

1 "Text of Announcement by Pope Paul VI Concerning the Relics," The New York Times, 27 Giugno 1968. [indietro]

2 Luigi Cardini: "Risultato dell'esame osteologico dei resti scheletrici di animali," in: Le Reliquie di Pietro Sotto La Confessione della Basilica Vaticana, di Margherita Guarducci, Libreria Editrice Vaticana, 1965, pp. 161-168. [indietro]

3 Luigi Cardini, ibid., p. 168. [indietro]

4 New York Times, op. cit. [indietro]

5 Camille M. Cianfarra, The New York Times, 22 Agosto 1949, p. 1. [indietro]

6 John Evangelist Walsh, The Bones of Saint Peter, Collins Fount Paperbacks, Bungay, Suffolk, 1982, p. 59. [indietro]

7 Venerando Correnti, "Relazione dello studio compiuto su tre gruppi di resti scheletrici umani gia rinvenuti sotto la Confessione della basilica vaticana," in Le Reliquie di Pietro Sotto La Confessione della Basilica Vaticana, di Margherita Guarducci, Libreria Editrice Vaticana, Roma, 1965, pp. 83-160. [indietro]

8 Walsh, Op. cit., p. 103. [indietro]

9Engelbert Kirschbaum, The Tombs of St Peter & St Paul, traduzione inglese di John Murray, St. Martin's Press, N.Y., 1959, pp. 51, 219 n. 3. [indietro]

10"Text of Announcement by Pope Paul VI Concerning the Relics," The New York Times, June 27, 1968. [corsivo di Frank R. Zindler] [indietro]

11Hugo Gressmann, Eusebius Werke, Dritter Bank, Zweiter Teil, Die Theophanie. Die Griechischen Bruchstucke und Ubersetzung der Syrischen Uberlieferung, seconda edizione di Adolf Laminski, Die Griechischen Christlichen Schrifsteller Der ersten Jahrhunderte, Akademie Verlag, Berlin, 1992, p. 175. [indietro]

12 B.M. Apollonj Ghetti, A. Ferrua, E. Josi, E. Kirschbaum: Esplorazioni Sotto La Confessione Di San Pietro In Vaticano Eseguite Negli Anni 1940-1949 due voll., Tipografia Poliglotta Vaticana, Città del Vaticano, 1951 (le citazioni qui riportate sono traduzioni dalla versione inglese riportata dall'autore, eseguite da Luca Bergamasco - NdT). [indietro]

13 Esplorazioni, Vol I, p. 120. [indietro]

14 Kirschbaum, op. cit., pp. 91, 223. [indietro]

15 Esplorazioni, Vol I, p. 162. [indietro]

16 Kirschbaum, op. cit., pp. 91, 223. [indietro]

17 Kirschbaum, op. cit., pp. 195 segg. [indietro]

18 Walsh, op. cit., p. 166. [indietro]

19 Jocelyn Toynbee e John Ward Perkins: The Shrine of St. Peter and the Vatican Excavations, Longmans, Green and Co., London, 1956, p. 53. [indietro]

20 Walsh, op. cit., p. 75. [indietro]

21 Walsh, op. cit., p. 160. [indietro]

22 Margherita Guarducci, I Graffiti Sotto La Confessione Di San Pietro In Vaticano, Vol. II, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 1958, p. 396. [indietro]

23 Walsh, op. cit., pp. 87 segg. [indietro]

24 Esplorazioni, Vol. I, pp. VII-XI. [indietro]

25 Walsh, op. cit., pp. 78 segg. [indietro]

26 Walsh, op. cit., pp. 168-169. [indietro]

27 Cardini, op. cit., p. 168. [indietro]

28 Carlo Lauro e Gian Carlo Negretti: "Risultato dell'analisi spettrografica dei campioni di terra" in: Le Reliquie di Pietro Sotto la Confessione della Basilica Vaticana, di Margherita Guarducci, Libreria Editrice Vaticana, 1965, pp. 169-179. [indietro]

29 Daniel Wm. O'Conner, Peter in Rome: The literary, Liturgical, and Archaeological Evidence, Columbia University Press, New Yor, 1969, pp. 95-96. [indietro]

30 Esplorazioni, Vol. I, p. 15. [indietro]


Note del traduttore

[a] Questo errore è tipico delle opere di Frank R. Zindler, che spesso confonde Mitra con i numerosi dèi cui egli era associato nel Mitraismo romano. In effetti, Mitra non era nato da una vergine, ma da una roccia - da cui l'epiteto; né era nato il 25 Dicembre, data in cui era invece nato il Sol Invictus, dio romano il cui culto era appunto associato con quello di Mitra, insieme al culto di Attis. Il culto mitraico romano era un culto di ispirazione neoplatonica (in questo simile al primitivo Cristianesimo romano), che non richiedeva l'"esclusiva" ai suoi aderenti: pertanto, molti sacerdoti di altri culti pagani partecipavano al culto di Mitra. In effetti, Mitra era una componente di quella variegata religione che potremmo definire "paganesimo romano". [indietro]

[b] In effetti, il Mitraismo romano, pur avendo inizio verso gli anni 60-70 del I secolo EV, non ebbe il suo grande boom fino al 130-140 EV, grazie alla sua "rifondazione" neoplatonica, avvenuta verso gli inizi del II secolo EV. [indietro]

[g] Il mio calendario riferisce che il 18 Gennaio è S. Mario, e che il giorno dei Santi Pietro e Paolo è il 29 Giugno. Non so dove l'autore abbia preso questa informazione. [indietro]



L'autore

Ex professore di biologia e geologia, Frank R. Zindler è oggi un giornalista scientifico. È membro dell'Associazione Americana per l'Avanzamento della Scienza, dell'Accademia delle Scienze di New York, della Società per la Letteratura Biblica, e della Scuola Americana per le Ricerche Orientali. È l'editore di American Atheist.

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