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» cos'è il sesso


ll sesso è qualcosa che distingue due individui appartenenti alla stessa specie ma che hanno caratteristiche fisiche diverse.
- serve a riprodurre una specie.
- è qualcosa che gli organismi evoluti utilizzano per garantire la variabilità dei geni all’interno di una specie.

Queste definizioni sono tutte "vere":
- è
quello che i biologi evoluzionisti hanno potuto osservare da quando esiste la biologia evoluzionista.
- è vero che le ‘femmine’ e i ‘maschi’ delle diverse specie animali, sono differenti tra di loro.
- è vero che non è, possibile, fare figli senza accoppiamento sessuale.
- è vero che i codici genetici di due individui della stessa specie si rimescolano in seguito all’accoppiamento sessuale.

Nel percorso evolutivo della specie umana, il sesso ha costituito l’elemento che ne ha permesso la riproduzione e l’adattamento genetico ai vari ambienti che l’uomo ha conquistato nel suo percorso. Ogni volta che l’uomo si accoppia e si riproduce dà la vita ad un nuovo individuo che porta un’eredità genetica risultante da un miscuglio dei diversi caratteri dei suoi genitori.

In tutte le specie in cui il periodo che intercorre tra la nascita e il raggiungimento della maturità è piuttosto lungo, la funzione dei genitori non si limita all’atto sessuale, bensì deve servire a creare un’organizzazione che protegga il piccolo sino alla sua maturazione. Nella specie umana questa organizzazione sociale è rappresentata, innanzitutto dalla famiglia, formata inizialmente da una coppia adulta che può creare attorno a sé un’organizzazione ramificata che comprenda nonni, zii, ecc.. Nelle società moderne, le funzioni del clan familiare sono assunte da entità esterne (asili, baby sitters, scuole, ecc.), ma il ruolo della coppia è insostituibile, soprattutto nella prima parte dell’infanzia.

Per poter mantenere in maniera ottimale il legame tra i due adulti che formano una coppia, le scelte che portano due elementi di sesso opposto a scegliersi reciprocamente sono basate su elementi complessi: ciò che chiamiamo amore è la consapevolezza che la persona che ci troviamo di fronte possa stabilire una relazione duratura e piacevole con noi stessi. Naturalmente non sempre i segnali che riceviamo sono "veritieri", e quindi, in molti casi, ci accorgiamo di esserci sbagliati, o perché non avevamo le idee chiare oppure perché ingannati, ed allora sperimentiamo una viva sofferenza che ci sembra inspiegabile. In realtà il fallimento amoroso e le sofferenze che lo accompagnano rappresentano per noi una grave frustrazione delle parti più profonde della nostra identità di esseri umani, così come la perdita di un figlio rappresenta il lutto più grave che possiamo provare.

C’è una buona ragione di credere che il dolore che sperimentiamo in tali occasioni sia il frutto di un lungo e complesso processo evolutivo atto a garantire che l’accoppiamento e la riproduzione siano il meno rischiosi possibile e che si debba prestare molta attenzione sia al partner sia alla prole che viene generata. C’è comunque da dire che la specie umana, soprattutto nell’ultimo secolo, con il processo sociale e culturale ha saputo, almeno in parte, liberarsi dagli eccessivi vincoli del rapporto riproduttivo. Il divorzio consente di riparare agli errori di un fallimento coniugale, gli anticoncezionali ci permettono una riproduzione più consapevole, i servizi sociali aiutano i genitori nel loro compito di allevatori ed educatori. Oggi, nelle società più moderne, molte persone decidono di vivere da single e conducono un’esistenza soddisfacente sotto il profilo affettivo e sessuale.

Il sesso, per gli individui, non viene praticato con la consapevolezza di svolgere una funzione biologica riproduttiva, bensì per la soddisfazione di bisogni fisici, emotivi e psicologici. Infatti non sempre la riproduzione di una specie coincide con il suo benessere: una delle cause di maggior mortalità delle popolazioni animali dipende proprio dalla sovrappopolazione che priva gli individui delle risorse necessarie alla sopravvivenza. L’esperienza storica dimostra che alcune culture praticavano (e forse lo praticano ancora) l’infanticidio come ‘male minore’ per evitare lo sterminio di intere popolazioni. Quindi, pur nella consapevolezza che non c’erano risorse sufficienti a mantenere la prole, gli individui di tali popolazioni non si astenevano dal compiere gli atti sessuali che la generavano.

E’ importante quindi capire che le funzioni biologiche riproduttive della sessualità, pure essendo connesse al nostro spazio individuale emotivo e psicologico, mantengono tuttavia un elevato grado di indipendenza .

Questo ci permette di vivere la nostra vita sessuale secondo scelte personali che ci garantiscano la felicità , felicità che non necessariamente si realizza all’interno di una coppia che alleva figli.

Spiegazioni teoriche a parte, quello che ci interessa conoscere è perché passiamo la vita a innamorarci, a fidanzarci, a sposarci, a separarci, ecc. e perché viviamo queste esperienze in maniera così emotivamente coinvolgente.

  • Cominciamo col dire che nella specie umana, generalmente le persone si mettono in coppia per soddisfare una o più delle seguenti condizioni:
  • Provare piacere fisico (tenerezza eccitazione, rilassamento)
  • Sentire che c’è qualcuno che pensa ed agisce in maniera sincronizzata con la parte più profonda di noi stessi (sentirsi ‘internamente’ meno ‘soli’ rispetto agli altri)
  • Costruire un’alleanza rivolta verso l’esterno (sentirsi meno ‘deboli’ rispetto alle difficoltà del mondo esterno)
  • Ma in base a quali criteri scegliamo, tra gli altri esseri umani, l’individuo che ci attrae di più?

Le preferenze sessuali fanno parte di un bagaglio personale di esperienza che cominciamo a costruire sin dalla primissima infanzia. Se passiamo il primo periodo della nostra vita in una famiglia dove le interazioni fisiche sono spontanee e aperte, abbiamo buone aspettative di condurre una vita sessuale soddisfacente rivolta alla ricerca di partner di sesso opposto al nostro. Quando invece non sono presenti tutti gli elementi necessari (ad es. se uno dei due genitori è inaccessibile o se si cresce in ambienti tipo orfanotrofi, ecc.), possiamo sviluppare le nostre preferenze sessuali non necessariamente verso individui del sesso opposto e stabilire, ad esempio, preferenze omosessuali. L’essere omosessuali, però, non deve essere considerato una ‘devianza’ o una ‘malattia’, bensì un adattamento della nostra personalità a preferire un certo tipo di figura sessuale, anziché un’altra.

I nostri orientamenti sessuali, infatti, sono determinati da quanto giudichiamo una determinata persona più o meno in grado di soddisfare alcune preferenze profonde che si sono fissate attraverso le esperienze della nostra prima infanzia. Questo tipo di esperienza, andando avanti negli anni, ci fa orientare sulle altre caratteristiche che deve avere il nostro partner. Alcune sono non-verbali (le ‘sentiamo’ ma non riusciamo sempre ad esprimerle). Altre le esprimiamo con aggettivi del tipo robusto - esile, autoritario - permissivo, tranquillo - irrequieto, ecc.

Alcuni di noi si accoppiano per tutta la vita con individui che hanno la stessa caratteristica; altri sono più elastici; altri ancora passano con facilità da un tipo all’altro.

Naturalmente le caratteristiche del partner che cerchiamo cambiano in maniera sincronizzata con i cambiamenti della nostra personalità che avvengono durante la crescita. Ad esempio è piuttosto raro che le coppie che si formano durante gli anni della scuola reggano bene durante l’età adulta. In questo caso il passaggio dall’adolescenza all’età adulta fa si che uno o entrambi i membri della coppia modifichino il loro modo di osservare il mondo e che, quindi, il partner non sia più sintonizzato con le nuove prospettive.


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