Necropoli ipogeica di

Anghelu Ruju

Il sito è ubicato nella strada che conduce da Alghero verso Porto Torres, sulla sinistra per chi proviene da Alghero, a circa 10 Km di distanza, è facilmente individuabile grazie alla segnaletica.

 

La più vasta concentrazione di tombe preistoriche (ipogei) della Sardegna, fu scoperta casualmente nel 1903 nel corso dei lavori in una cava per materiale da costruzione; i primi scavi risalgono al 1904 e la conclusione si ha, dopo alterne vicende, nel 1967. Negli scavi sono state trovate delle ossa umane, dei vasi e tantissimi reperti che sono attualmente conservati nel Museo Nazionale di Cagliari e in quello Archeologico di Sassari. Tali ritrovamenti sono stati fondamentali per confermare dei collegamenti fra la Sardegna prenuragica ed altre culture mediterranee.

Gli scavi hanno portato alla luce complessivamente 38 domus de janas. La roccia presente nel sito è tenera e compatta arenaria calcarea, infatti, per scavare le domus sono stati sufficienti dei picchi di pietra, trovati in gran numero negli scavi.

La morfologia del terreno ha influito notevolmente sulla forma delle domus, infatti queste sono state scavate ad una profondità massima di due metri a causa dello strato di dura roccia presente sotto l’arenaria calcarea.

Dall’osservazione della planimetria del sito si nota subito che le tombe sono distribuite casualmente nel terreno e rispecchia l’orientamento dei villaggio dei vivi, si suppone che non lontano dal sito ne esistesse uno.

Varia è la tipologia architettonica delle domus, forse perché scavate in tempi diversi, e poche sono le costanti, fra queste possiamo citare gli schemi a pianta complessa, i soffitti tabulati, e la cura per i particolari (pareti ben lisciate e spigoli smussati). Le decorazioni presenti nelle varie tombe ne accentuano il carattere sacro, si può vedere la pittura rossa, i protomi taurini(teste di toro stilizzate scolpite nelle pareti) e le false porte.

Tutte le decorazioni dette avevano dei forti significati, ad esempio le false porte rappresentavano l’ingresso al mondo dei morti che non poteva essere attraversato dai vivi; le corna taurine, eseguite secondo diversi moduli stilistici e spesso sottolineate di rosso, colore del sangue e della rigenerazione, consacravano gli ipogei alle antiche divinità prenuragiche che in questo modo proteggevano il sonno dei defunti e dei vivi che frequentavano le tombe per effettuare i riti funebri.

Gli accessi alle varie tombe sono di tre tipi: a pozzetto verticale o obliquo, a dromos (a corridoio scoperto) discendente, munito di gradini all’imboccatura e poi una sola tomba, la numeroXXVI, è a fossa,. Le tombe maggiori sono quelle più articolate e sono costituite da una anticella che conduce alla cella maggiore dalla quale si dipartono le celle minori. Nell’anticella e nella cella maggiore si tenevano i riti magico-religiosi in onore dei morti e nelle celle minori si tumulavano i corpi dei defunti. In alcune tombe si trovano delle coppelle (cavità), in genere emisferiche, scavate nella roccia e nelle quali si ponevano le offerte ai morti.

La distribuzione planimetrica a "T" delle tombe è caratteristica di quasi tutte le domus del sassarese. Ogni tomba fu riutilizzata più volte per diverse tumulazioni, infatti, sono stati trovati resti di tumulazioni primarie e secondarie, intendendo per primarie quelle nel quale il corpo era di nuova sepoltura e per secondarie quelle nel quale si tumulavano solamente i resti ossei dei morti più vecchi, proprio come si fa nei cimiteri contemporanei. Di deposizione secondaria sono noti casi di "scarnificazione" e di "semicremazione".

La necropoli fu utilizzata per almeno 1500 anni, dal neolitico recente alla prima età del bronzo, fasi cui corrispondono cinque momenti culturali diversi: le culture di Ozieri, Albeazu-Filigosa, Monte Claro, del Vaso Campaniforme e Bonnanaro.

Queste informazioni sono tratte da "La necropoli di ANGHELU RUJU" di Giovanni Maria Demartis.