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Il dinamismo cromogeometrico
di Mauro Marrucci
Di fronte ad un’opera della produzione artistica più
recente del Maestro Mauro Marrucci, il fruitore più attento potrà percepire una
sensazione di moto, avvertirà un fluire non immediatamente individuabile nella sua
origine, ma avente l’effetto di spostare lo sguardo dell’osservatore da una
sezione all’altra del dipinto, quasi a voler seguire l’esatto sentiero di questo
indecifrabile movimento. Eppure le sue figurazioni, nella loro raffinata stilizzazione,
frutto di un lungo percorso di sperimentazione alla ricerca di un linguaggio espressivo
che fosse, nel contempo, personale ed universale, non presentano quelle sinuosità delle
linee, né si sviluppano in quegli evidenti esiti plastici utilizzati di sovente quale
opportuna soluzione tecnica per imprimere il necessario dinamismo alle opere stesse. Cosa
può essere, allora, a creare quel particolare effetto per il quale un dipinto di Mauro
Marrucci desta sempre la forte impressione di nutrirsi di un’insita e misteriosa
energia capace di aspirare il fruitore in un vortice spaziale senza soluzione di
continuità? L’arcano potrebbe annidarsi in un sapiente uso delle discromie che,
attraverso accostamenti azzardati, spesso in totale disarmonia, riesce a creare una
tensione interna alla raffigurazione, alimentata da quella naturale ritrosia tonale che si
realizza nel preciso istante in cui si abbinano colori caldi con colori freddi, in un
ritmico alternarsi che è, insieme, cromatico e geometrico. L’artista riesce in tal
guisa ad imprimere ai suoi dipinti un moto dinamico che sembra muoversi dalle tonalità
solari per trasfonderne l’energia alle tonalità più cupe compensandone
l’iniziale divario in un gioco che coinvolge anche gli spazi geometrici.
Nell’indagare in maniera più approfondita un dipinto di Mauro Marrucci, si ha la
netta sensazione che l’autore, prima ancora di imprimervi il colore, progetti sulla
tela una sequenza di figure simmetricamente asimmetriche con funzione di supporto al suo
artificio cromatico. I contrasti risultano così rafforzati, marcati nella binaria
risoluzione cromatico-geometrica che, per effetto di quella tensione espressiva derivante
da una siffatta combinazione, dal piano figurativo si eleva al piano contenutistico
riconducendosi, nello specifico della mostra in oggetto, in maniera delicata, ma evidente,
ad alcuni concetti fondamentali del Movimento dell’Esasperatismo. In passato,
nella sua fase più propriamente figurativa, l’artista toscano aveva già affrontato
il tema del tragico con un approccio filosofico volto a cogliere il dato fenomenico
minimale, espressione di quell’umana inquietudine che diventa tanto più ossessiva
quanto più l’uomo prende consapevolezza della propria condizione esistenziale. Nella
sua produzione artistica più recente il Maestro Mauro Marrucci sembra piuttosto aver
trasferito la sua analisi dal piano filosofico al piano civile e relazionale, forse per
cogliere, con più maturo pragmatismo, le responsabilità dell’uomo stesso nel
disagio della sua condizione. E allora quei neri caratterizzanti l’intera serie, e
che dominano incontrastati lo scenario pittorico dell’artista grossetano, rivestono
inequivocabilmente un carattere simbolico di disincanto, quasi di pessimismo nel
rappresentare alcuni soggetti che indurrebbero a pensare, in maniera del tutto naturale,
alla gioia, al progresso, alla vita, ma che, in mancanza di un controllo responsabile,
possono facilmente degenerare in dolore, regresso e morte.
Domenico Raio |



CENTRO D'ARTE E CULTURA
«IL BIDONE»
Via Salvator Rosa 159
Orario: 16.30 - 19.30
sabato e domenica chiuso
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