AVVENTURE E STORIE FERROVIARIE

 

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IL 2317 - IL MIO PRIMO TRENO A VAPORE !   -  di Valerio Varriale
 

 

Incontro con il 2317

 

… “Locale proveniente da Viterbo per Roma Termini è in arrivo sul primo binario”…

L’annuncio fatto con voce strascicata dal DM di Roma Trastevere, in quel pigro pomeriggio di marzo del 1970, non era per me nuovo: tra poco, pensavo, vedrò spuntare dalla curva oltre il MM  il muso familiare di una 668 beige e verde.

Quel giorno ero capitato a Roma Trastevere in un orario per me insolito, verso le quattro: negli anni precedenti c’ero infatti stato qualche volta  con mio padre, ma sempre più tardi, nel tardo pomeriggio, quando passavamo un’oretta a “guardare i treni”: le “micette” della Roma – Viterbo (e del primitivo servizio urbano), i diretti per Civitavecchia-Pisa  con le E 428, i navetta per Fiumicino  con le ronzanti E 626, sperando sempre che i pennacchi di fumo che vedevamo alzarsi dal DL ahimè irraggiungibile si avvicinassero: come qualche volta accadeva, quando una 880 o 835 giungeva in manovra fino in stazione.

Sorpresa! Dalla curva uscì la sagoma imponente di una 740, che fumando appena, ma con schiocchi di bielle e valvole, mi sfilò davanti per fermarsi di fronte al Movimento, con la pompa del freno che batteva rapida; al seguito c’erano due bagagliai, un carro chiuso e due centoporte. Approfittando della fermata piuttosto lunga per lo scarico del collettame diedi una sbirciata in cabina, dove macchinista e fuochista armeggiavano col fuoco. Fui preso da una tentazione irresistibile: salii sulla seconda “centoporte” e sfidando la fortuna (ero senza biglietto!) partii per il mio primo viaggio su un treno a vapore ….

Viaggio breve, ma interessante, con le fermate e le partenze (per la verità piuttosto fiacche) a Ostiense e Tuscolana e un po’ di lavoro della macchina sulla salita verso Termini, dove fummo ricevuti nel fascio delle “laziali” (per chi non conosce la stazione, sono alcuni binari in fondo al piazzale principale, usati per i servizi locali).

Eccitato per l’ ”avventura” (e per aver scampato il controllore) restai a guardare mentre un automotore portava via il treno, fino a quando la 740, avuta via libera, lasciò il paraurti e si allontanò piano a ritroso, perdendosi nel piazzale.

Anche il ritorno (ma questa volta con biglietto) fu abbastanza divertente: lo feci su  una buffa Aln 56 che, agganciata in coda a un locale per Viterbo composto di Aln 668, sarebbe stata sganciata a Capranica per raggiungere Orte …

Inutile dire che, previo studio degli orari,  qualche giorno dopo organizzai bene la gita: da Trastevere con una “micetta” del servizio urbano andai  incontro al 2317 fino a La Storta, per poi godermi il viaggio fino a Termini.

L’apoteosi la raggiunsi quell’estate, quando riuscii a convincere mia madre a lasciarmi uscire di casa alle quattro del mattino: andai a prendere il 2302, che passava a Trastevere alle quattro e mezza per arrivare  a Viterbo alle otto, per poi ritornare nel pomeriggio con il 2317 … del tutto affumicato!

 

una 740 alla trazione del 2317 a Roma Trastevere,

in attesa della via libera per Ostiense e Termini, nel 1972

 

Qualche nota sul servizio viaggiatori a vapore sulla Roma-Viterbo nei primi anni ‘70

Il 2317 (ed il suo corrispondente mattutino 2302) erano gli ultimi treni viaggiatori a materiale ordinario della Roma – Viterbo (gli altri erano tutti effettuati da doppiette di Aln 668, qualche volta con Ln 664 o con in coda Aln 56 da e per Orte via Capranica); la componente “viaggiatori” era però in qualche modo secondaria rispetto alla funzione principale di trasporto del collettame, che allora era ancora rilevante nella zona.

Le tracce orarie erano dedicate agli studenti e pendolari della Tuscia, con arrivo a Viterbo verso le otto del mattino e partenza all’una e mezza del pomeriggio: il traffico da e per Roma era quasi inesistente, la mattina per l’ora antelucana di partenza ed il pomeriggio per la presenza di un treno   più veloce  di Aln 668 con traccia oraria vicina. Da Roma a Capranica e viceversa era quindi un treno perfetto per i railfans, con le sue due “centoporte” praticamente vuote,  dove ci si poteva affacciare da entrambi i lati e tenere i finestrini aperti senza incorrere nelle ire di altri viaggiatori “comuni” disturbati e non estasiati dal fumo (quanto costerebbe, oggi, un treno così …)

Molto caratteristiche erano le lunghe fermate in tranquille stazioncine per carico e scarico del collettame dai bagagliai e dai carri (anche quattro o cinque), in cui si scopriva tutto un mondo (che dopo qualche anno sarebbe scomparso): sulla banchina attendevano piante, damigiane, biciclette, cassette di pigolanti pulcini vivi; altrettanta varia mercanzia veniva pazientemente estratta e  accatastata su vecchi carrelli di legno.

La coppia 2302 - 2317  era affidata alle 740 del DL Roma Trastevere (ricordo bene la 063 e la 308), con un turno interessante. Il primo giorno la locomotiva partita da Roma al mattino con il 2302 stazionava a Viterbo Porta Fiorentina fino all’ora di pranzo, quando prelevava del materiale vuoto che portava – a ritroso – a  Viterbo Porta Romana; con quel materiale la macchina effettuava un locale da Viterbo Porta Romana a Orte (via Attigliano), sempre dedicato agli studenti (principalmente di Montefiascone). A Orte  la locomotiva veniva accudita, rifornita e girata e la mattina del secondo giorno tornava a Viterbo Porta Romana (via Attigliano) con il corrispondente locale degli studenti: dopo il rientro con i  vuoti a Viterbo Porta Fiorentina, nel primo pomeriggio del secondo giorno la macchina rientrava a Roma con il 2317. Questo “giro” era talvolta utilizzato anche per l’avvicendamento della 740 del DL di Roma Trastevere che era tenuta distaccata come riserva ad Orte.

Il declino di questi treni cominciò nel 1972: vennero limitati a Roma Trastevere (così che Roma Termini perse le ultime presenze regolari di locomotive a vapore) e il 2317 rinumerato 2305.

Nel 1974-75, completata la revisione dell’armamento e di alcuni ponti, vennero autorizzate a circolare sulla Roma-Viterbo le D 343, che sostituirono così le 740, mentre il traffico di collettame scompariva del tutto e venivano quindi eliminati bagagliai e carri chiusi.

L’ultima coppia di treni a materiale ordinario – sia pure a trazione diesel – è sopravvissuta fino al 1984, quando per la realizzazione della linea di cintura il tratto Roma Trastevere – San Pietro venne chiuso “temporaneamente” (in realtà per sei anni). Da allora e fino alla recente elettrificazione tutti i treni Roma-Viterbo sono stati effettuati con Aln 668.

 

 

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