Vorrei con questo contributo ricordare, per completezza storica d'informazione, che il più incisivo fattore italiano di lotta al nazismo furono le nostre forze armate regolari. Sopravvissute all'8 settembre, esse contrastarono i nazifascisti rifiutando la resa e combattendoli al fianco delle forze alleate. Il ricostituito esercito italiano nacque nel Sud del Paese e fu interamente composto da volontari, buona parte dei quali aveva rifiutato di aderire alla Repubblica Sociale, anche dopo aver conosciuto la prigionia nei campi di concentramento tedeschi.

Situazione politica dopo l'8 settembre 1943

8 settembre: l'Italia si dichiara vinta. La resa agli angloamericani è "incondizionata".
Inizi di ottobre: dichiarazione di guerra alla Germania. Viene escogitata la formula della "cobelligeranza", necessaria per legittimare il paese sul piano giuridico internazionale, ma anche obbligata perché:
1) Gli angloamericani non sono disposti a mettere l'Italia sullo stesso piano degli altri alleati;
2) la Germania non riconosce il governo di Salerno.
4 giugno 1944: liberazione di Roma. Termina la prima fase della Campagna d'Italia.
Con l'arrivo degli Alleati nella capitale storica del Paese il re rinuncia ai suoi poteri e incarica il principe Umberto di assumere la funzione di Luogotenente generale del Regno. Il 15 luglio il governo da Salerno ritorna a Roma.
Il 9 ottobre 1944 U.S.A., Gran Bretagna e Stalin si incontrano a Mosca e decidono di spartirsi l'Europa in due zone d'influenza, una sovietica e l'altra occidentale. Non si parla espressamente dell'Italia perché la sua collocazione geografica e gli eventi bellici verificatisi sul suo territorio hanno già delineato il suo destino. Però comincia ad apparire cruciale la questione del confine orientale, quello con la Jugoslavia, a mano a mano che si rafforza la posizione del maresciallo Tito. Apparirà decisiva la scelta degli alleati di non avanzare al di là della "linea gotica" per tutto l'inverno 1944-45, lasciando quindi mano libera alle armate di Tito in Istria.

Corpo Italiano di Liberazione - I reparti

Il Corpo Italiano di Liberazione (CIL) venne costituito nel marzo 1944 su due insiemi di forze, organizzate in divisioni. La prima divisione venne creata ex novo da due brigate di fanteria con i relativi supporti; l'altra fu la Divisione Paracadutisti "Nembo" (184ª), di stanza in Sardegna e riportata sul territorio nazionale.
Digressione: ma non c'erano battaglioni sulla terraferma? Risposta: dopo la disfatta dell'8 settembre le uniche unità pronte erano presenti in Sardegna, Corsica e Puglia. I loro nomi erano: in Sardegna: "Nembo"; in Corsica: "Friuli" e "Cremona"; in Puglia: "Legnano", "Piceno" e raggruppamento motorizzato. "Friuli" e "Cremona" sono le due sole unità dell'esercito italiano rimaste imbattute rispetto alla situazione esistente prima dell'8 settembre.
Dai primi di giugno il CIL consta di due brigate, della divisione "Nembo" e del battaglione di marinai "Bafile" (poi inquadrati nel Gruppo Folgore). Può contare su 14 mila unità, il massimo consentito dagli alleati. Per l'amministrazione interna facevano capo allo Stato Maggiore italiano; nelle operazioni di guerra, invece, erano poste sotto il comando britannico. A settembre fu effettuata una riorganizzazione: il Corpo fu sciolto; i reparti vennero riorganizzati nei "Gruppi di Combattimento", vere e proprie Divisioni di fanteria del ricostituito esercito nazionale.
Gli alleati, da vincitori, accettarono l'apporto esterno del CIL solo come subordinato. Inizialmente la gerarchia tra vincitori e vinti era evidente, poi gradualmente viene meno e all'inizio del 1945 gli italiani saranno considerati alla pari con gli Alleati.

Esercito/Corpo d'armata/Divisione/Brigata/Reggimento o Battaglione.

Cresciuto nel numero di unità dipendenti, il primo complesso di forze del ricostituito esercito italiano contava circa 16.000 uomini, cui si affiancava la Divisione "Nembo" (184ª) con poco più di seimila effettivi.
Nel giugno del 1944 il numero delle truppe combattenti è di 21 mila soldati del CIL, mentre altri 130 mila uomini sono alle dirette dipendenze degli Alleati come manovalanza (addetti ai trasporti, servizi, portuali). La maggiore cifra di 7 mila uomini, rispetto ai 14 mila stabiliti dagli angloamericani riguarda la divisione Nembo.
Infine, dieci divisioni sono addette alla sicurezza interna e alle linee di comunicazione (per un totale di 110 mila effettivi), e saranno così dislocate: due a nord della linea Napoli-Foggia, tre (proveniendo dalla Sardegna) a nord della linea Pisa-Rimini ("Linea gotica"), due in Sicilia e tre in Sardegna.
L'azione patriottica e propagandistica svolta dal Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) nelle regioni liberate porta all'arruolamento volontario di 11.000 uomini, i quali, a partire dal gennaio 1945, verranno inquadrati nei Gruppi di combattimento.

I nomi dei capi

Alleati

Franklin D. Roosevelt - Presidente degli Stati Uniti dal 1933 al 1945
Winston Churchill - Primo ministro della Corona britannica fino al 1946
Gen. Eisenhower - comandante delle forze alleate nel Mediterraneo fino al febbraio del 1944 (poi andrà a dirigere lo sbarco in Normandia)
Gen. Wilson - comandante delle forze alleate nel Mediterraneo 1944-45.
Gen. Montgomery - comandante dell'Armata britannica fino al 1944. Dopo la partenza di Eisenhower, capo di tutte le forze alleate in Italia.
Harold Macmillan - plenipotenziario del governo britannico presso il quartier generale alleato
Gen. Alexander - comandante in capo del XV° gruppo di Armate (= tutte le unità di terra di stanza in Italia)
I Gen.li Leese (fino al 30 settembre 1944) e poi McCreery (dal 1° ottobre 1944) - comandanti dell'VIII Armata (Gran Bretagna). Si componeva di: il V° Corpo d'Armata britannico (2 divisioni inglesi, 1 indiana, 1 neozelandese, il gruppo "Cremona" e una brigata paracadutisti), 2 divisioni polacche e 2 divisioni canadesi.
Gen. Hawkesworth - comandante della 10ª Armata (Gran Bretagna). Era formata da una divisione indiana.
Gen. Clark - comandante della V Armata (Stati Uniti), si componeva di 6 divisioni (con il gruppo "Legnano" e il gruppo "Folgore").

Mi manca il nome del Capo di Stato maggiore americano.

Italiani

Mar. Badoglio - Capo del governo dall'8 settembre 1943 fino al 1944.
Gen. Ambrosio - Capo di Stato maggiore generale fino al novembre 1943
Mar. Messe - Maresciallo d'Italia e Capo di stato maggiore generale dal novembre 1943
Gen. Roatta - Capo di Stato maggiore dell'esercito fino al novembre 1943
Gen. Berardi - Capo di Stato maggiore dell'esercito dal novembre 1943

Gen. Dapino - il primo comandante del 1º raggruppamento Motorizzato (settembre 1943)
Gen. Primieri - comandante del Gruppo Cremona
Gen. Scattini - comandante del Gruppo Friuli
Gen. Morigi - comandante del Gruppo Folgore
Gen. Utili - comandante del Gruppo Legnano

I Gruppi di Combattimento in Emilia-Romagna

Il nostro Stato Maggiore Generale venne autorizzato, il 23 luglio 1944, a costituire due Gruppi di Combattimento, con gli uomini delle Divisioni "Cremona" e "Friuli", da trasferire dalla Sardegna sul continente e da vestire, equipaggiare, armare e addestrare da parte dell'Esercito britannico. L'organizzazione dei gruppi venne affidata al gen. Urbani.
Le Unità, ognuna con una forza complessiva di circa 10.000 uomini, erano ordinate su due reggimenti di fanteria, uno di artiglieria e unità minori, corrispondenti alle nostre Divisioni di fanteria binarie. Cremona, Friuli e Folgore andarono sotto il comando britannico, mentre la Legnano venne inquadrata sotto il comando americano (Vª Armata). Ora ogni gruppo è di seguito descritto nel dettaglio.

Il "Cremona" si costituì ad Altavilla Irpina, agli ordini del Generale Clemente Primieri, con i reggimenti 21º e 22º fanteria e 7º artiglieria, per un totale di 9.500 uomini. L'unità fu inserita nell'VIII° Armata britannica (Generale MacCreek) e divenne operativa nel tratto compreso tra la ferrovia Ravenna-Alfonsine e il mare. La linea del fronte usciva dal tracciato della strada ferrata per seguire il corso del Po di Primaro, creando una pericolosa sporgenza verso Sud.

Nel gennaio 1945 il “Cremona”, primo Gruppo di Combattimento ad entrare in linea, fu schierato al fianco dei canadesi. Il programma prevedeva che nei mesi di gennaio e febbraio il “Cremona” avrebbe appreso tutte le procedure operative dai nordamericani, che in marzo sarebbero stati sostituiti dal V° Corpo d'Armata inglese, che al suo interno avrebbe inquadrato il “Cremona”. Il nemico tedesco cercò fin dai primi giorni di indurre alla diserzione i soldati italiani. La propaganda fu respinta senza mezzi termini.
Il 2 marzo ebbe luogo la prima operazione del gruppo “Cremona”, mirante a recidere il pericoloso saliente tedesco in corrispondenza di Torre Primaro. I combattimenti furono durissimi e si protrassero fino al pomeriggio del giorno seguente, quando la zona costiera a sud del Primaro fu conquistata di forza (3 marzo). Le perdite furono di 13 morti e 78 feriti. A fine mese il Gruppo venne schierato sul lato ovest del fronte (tra Alfonsine e Fusignano). Si era alla vigilia della grande offensiva alleata.

L'offensiva finale scattò all'alba del 10 aprile. Forzato il fiume Senio a nord-est di Fusignano dopo due ore di dura lotta, il Gruppo conquistò Fusignano ed Alfonsine (10 aprile), superò il Santerno e progredì velocemente verso nord, raggiungendo la Strada statale “Reale” (Ravenna-Ferrara). Il 14 aprile i reparti avanzati raggiunsero il ponte di Bastia. Qui i reparti osservarono un periodo di meritato riposo, per la prima volta dopo tre mesi di combattimenti continuati.

L'offensiva riprese il 23 aprile. Vennero liberate, in successione, Portomaggiore, Codigoro, Ariano Polesine (24 aprile), Adria (26), Cavarzere, Chioggia, Mestre e Venezia. Il 29 aprile il Tricolore fu issato sui pennoni di Piazza San Marco il 2 maggio tra l'entusiasmo della popolazione. Le perdite subite nell'intera campagna, durata quattro mesi, ammontarono a 178 morti, 605 feriti e 80 dispersi.

Il "Friuli" nasce dalla Divisione fanteria Friuli (20ª) trasferita dalla Sardegna nel Sannio, agli ordini del generale Arturo Scattini, con i reggimenti 87º e 88º fanteria e 35º artiglieria. 9.500 uomini. L'unità venne inserita nel X° Corpo d'Armata britannico.

Il "Friuli" si schierò sulle colline dell'appennino romagnolo, nella Valle del Senio, svolgendo attività di pattugliamento e conquistando importanti posizioni nelle linee degli avamposti nemici. Il 10 aprile 1945 varcò il Senio, costituendo sulla sponda settentrionale una robusta testa di ponte, dopo aver respinto violenti contrattacchi. Secondo il disegno degli Alleati, fu il primo atto della campagna che doveva portare alla completa liberazione dell'Italia. L'11 viene occupata Riolo Terme. Nel corso della rapida avanzata verso il fondovalle vengono liberate Castel Bolognese e Imola. Superato il Santerno - come più a valle aveva fatto il Cremona - avanzò verso ovest e dopo aspri combattimenti attorno all'Idice, alle ore 8,00 del 21 aprile entrò in Bologna, tra il tripudio della popolazione della città felsinea. Successivamente vennero liberate Casalecchio di Reno e Castel San Pietro. Le perdite per questa operazione furono di 84 morti, 159 feriti, 15 dispersi.
Le perdite subite nel corso dell'intera campagna furono notervoli: 242 morti, 657 feriti e 61 dispersi.

Il "Folgore" si costituì con il concorso del battaglione "Nembo" che, sciogliendosi, fornì la struttura portante del Gruppo, nel quale trovò posto il Reggimento Marina "San Marco", già della IIª Brigata del CIL, e il reggimento d'artiglieria "Folgore". Alla testa del Gruppo venne posto il generale Morigi, già comandante del battaglione Nembo. L'unità venne inserita nel XIII° Corpo d'Armata britannico, poi passerà al X°, lo stesso del Friuli.

Il Gruppo venne schierato nel settore Senio-Santerno in sostituzione della 6ª Divisione corazzata britannica, settore che costituiva la cerniera tra la zona appenninica e la Valle Padana. I tedeschi erano a difesa della rocca di Tossignano ed erano appostati sulle alture della Vena del Gesso. A partire dal 10 aprile 1945 la divisione partecipò all'offensiva di primavera; Tossignano venne raggiunta il 12 aprile, poi si scese lungo le valli di Santerno e Sellustra in direzione della pianura.
L'attacco venne scatenato dal battaglione "Nembo": i paracadutisti, combattendo all'arma bianca e a colpi di bombe a mano, riuscirono a espugnare Case Grizzano (presso Ozzano), il perno della difesa tedesca, al costo di 32 morti e 52 feriti. Nella notte del 20 aprile il nemico abbandonò la posizione, per cui il "Folgore" ricevette l'ordine di spostarsi nella zona Faenza-Brisighella: la presa di Bologna si poteva ormai considerare cosa fatta. Complessivamente le perdite furono di 164 morti, 244 feriti e 14 dispersi.

Al Gruppo apparteneva anche una centuria di paracadutisti impegnati nella famosa "Operazione Herring", consistente nel lancio oltre le linee nemiche lungo la strada Modena-Mirandola-Poggio Rusco-Ferrara, per operazioni di disturbo e sabotaggio. In seguito sarà soprannominata "Centuria Nembo".

Il Gruppo di Combattimento "Legnano" si costituì ad Airola, agli ordini del Generale Umberto Utili, con i reggimenti di fanteria 68º, "Speciale" (battaglioni alpini "Piemonte" e "Abruzzi" e bersaglieri "Goito") e 11º artiglieria.

Il "Legnano" fu la sola grande unità italiana che operò alle dirette dipendenze di un'Armata statunitense (la Vª), con il compito di presidiare il settore comprendente le valli dei torrenti Idice e Savena a sud di Bologna.
Il 10 aprile scattò l'offensiva e, dopo aver travolto le posizioni nemiche antistanti, anche con violenti combattimenti corpo a corpo, il Gruppo riprese l'avanzata che lo portò il 21 aprile a Bologna, contemporaneamente all'ingresso in città del "Friuli".
Di qui avanzò ulteriormente fino ai laghi di Como e di Garda e ai passi alpini, al confine nazionale. Bolzano viene raggiunta il 30 aprile. Nel corso dell'intera campagna subì 55 morti e 279 feriti.

Molti dei 242 soldati del "Friuli" caduti sul fronte italiano sono onorati nel cimitero di Zattaglia (frazione di Brisighella), mentre ai 208 caduti del "Cremona" è stato dedicato il cimitero di Camerlona (frazione del comune di Ravenna, sulla statale Adriatica) dove nel 1981 è stato tumulato, per esaudire una sua richiesta, anche il generale Primieri.
Il corpo italiano di Liberazione ebbe 21 mila caduti.

I cimiteri americani in Italia sono due: il primo si trova fra Anzio e Nettuno, mentre il secondo è a La Certosa, presso Firenze.



Linea gotica
La linea gotica costituiva l'ultima forte linea difensiva tedesca prima della pianura padana. Fu predisposta dopo la perdita di Roma (giugno 1944) con lo scopo di creare un muro invalicabile per le forze alleate. Il punto centrale del fronte era poco a nord di Bologna, a cavallo del torrente Idice. Gli Alleati si disposero come segue: gli americani sul versante emiliano; i britannici sul versante romagnolo. Furono questi ultimi a conseguire gli unici risultati positivi nell'estate-autunno 1944: spostarono il fronte di 90km a nord, giungendo dal Rubicone al Senio. Gli americani, invece, durante l'autunno 1944 si spinsero fino a soli 16 km dal capoluogo emiliano, ma di qui non riuscirono a passare oltre.
A fine dicembre '44 i tedeschi si assestarono sulla sinistra del Senio, da Casola Valsenio (sopra Castel Bolognese) ad Alfonsine, e sulla sponda sinistra del Reno fino al Po di Primaro.

Le armate tedesche
La Xª era schierata dall'Adriatico fino a Bologna e si componeva di un corpo corazzato e un corpo paracadutisti.
La XIVª era schierata dal torrente Idice al mar Tirreno, con un corpo corazzato e un corpo da montagna (con una divisione italiana). Al momento dello scontro finale gli Alleati schierano sulla prima linea 606.000 uomini, di cui 60.000 italiani. I nazifascisti 599.000, di cui 108.000 italiani. La supriorità degli Alleati sugli italotedeschi è di 2 a 1 in truppe e artiglieria, 3 a 1 in mezzi corazzati, assoluta in mezzi aerei. Fu assicurata parità di trattamento tra gli italiani combattenti al di qua e al di là della frontiera: un italiano, sia che fosse catturato catturato dagli Alleati, sia che fosse preso dai nazifascisti, fu considerato prigioniero di guerra.

Le operazioni militari nell'estate-autunno 1944

25 agosto 1944
L'VIIIª Armata britannica attacca la Linea Gotica e sfonda sull'Adriatico.

Le truppe tedesche constrastano l'avanzata degli Alleati dietro ogni corso d'acqua. Per liberare una città bisogna prima attraversare un fiume, che diventa come un ostacolo.
Il 21 settembre 1944 l'VIIIª Armata entra a Rimini. Superato il Marecchia, il 25 raggiunge Santarcangelo; superato l'Uso il 27 entra a Savignano sul Rubicone.

Si pensava che di lì a poco tutto il resto dell'Emilia-Romagna sarebbe stato liberato, invece il successo dell'estate 1944 rimase parziale, episodico. Infatti sul crinale appenninico il tentativo di sfondamento non riuscì. I tedeschi avevano concentrato tutte le loro truppe su Bologna: qui il fronte rimase fermo da ottobre '44 ad aprile '45. Gli americani della Vª Armata furono bloccati per tutto l'autunno e l'inverno a 16 km dal capoluogo emiliano. Le truppe britanniche dell'VIIIª Armata, invece, riuscirono ad avanzare progressivamente in Romagna, spostando il fronte dal Rubicone al Senio. 

Ottobre 1944
Superato il Rubicone, vengono liberate Cesena (19 ott.), Cesenatico (20 ott.) e Cervia (23 ottobre).

9 novembre 1944
Dopo aver attraversato il Savio e il Ronco, gli alleati entrano a Forlì.

2-4 dicembre 1944
Dopo aver passato il Montone e i Fiumi Uniti gli alleati liberano Ravenna.
Il 16 dicembre liberazione di Faenza, dopo il passaggio del Lamone. Faenza viene liberata da truppe neozelandesi.

Il 30 dicembre il comando alleato ordina la sospensione delle iniziative offensive e ingiunge alle armate di attestarsi nei punti raggiunti. L'avanzata riprenderà nella primavera del 1945.

Le operazioni militari nell'aprile 1945
Dietro gli argini di destra del Reno e del Senio e al riparo di essi, venne preparata la grande offensiva che si scatenò a partire dal 9 aprile 1945.

1 aprile 1945
La LXXVIª divisione britannica inizia l'attacco nella zona di Comacchio. Partecipano alle operazioni i partigiani delle brigate Garibaldi.

9 aprile 1945
La Vª Armata americana (su Bologna) e l'VIIIª Armata britannica (nella Bassa Romagna) iniziano l'offensiva finale.

10 aprile 1945
La 2ª Divisione (della Nuova Zelanda) del V° Corpo britannico libera Cotignola.
L'8ª Divisione indiana libera Lugo.
Il Gruppo di Comb. "Cremona" libera Alfonsine e Fusignano.

11 aprile 1945
Il Gruppo di Comb. "Folgore" occupa Tossignano.
La 43ª Divisione Gurka (indiani) e la 3ª Divisione del II Corpo d'Armata polacco liberano Solarolo.

12 aprile 1945
Il "Folgore" libera Casalfiumanese e Codrignano.
La 3ª Divisione del II Corpo d'Armata polacco libera Castel Bolognese.
L'8ª Divisione indiana libera Sant'Agata sul Santerno.

13 aprile 1945
La 2ª Divisione (della Nuova Zelanda) del V° Corpo britannico libera Massa Lombarda.

14 aprile 1945
Le truppe polacche dalla via Emilia, i Gruppi Folgore e Friuli da Est avanzano verso Bologna liberando Imola.
La 46ª Divisione britannica libera Conselice e Lavezzola.
La 56ª Divisione britannica libera Filo.

16 aprile 1945
La Bastia viene liberata dalla 56ª Divisione britannica.

17 aprile 1945
Il II Corpo d'Armata polacco libera Castel San Pietro e Medicina.

18 aprile 1945
Argenta è liberata dalla 78ª Divisione britannica.

20 aprile 1945
La 2ª Divisione (della Nuova Zelanda) del V° Corpo britannico libera Budrio.

21 aprile 1945
Il II Corpo d'Armata polacco entra a Bologna nella prima mattinata; successivamente viene raggiunto dai Gruppi Friuli e Legnano e da elementi della Vª Armata americana. Nei primi giorni il Gruppo Legnano rimarrà a presidiare la città.
La 28ª Brigata Garibaldi libera Comacchio.

22 aprile 1945
La 167ª Brigata britannica libera Bondeno, Cento e Mirabello.

23 aprile 1945
Un giorno cruciale per la Liberazione: a Finale Emilia l'Armata britannica si congiunge a quella americana, chiudendo in una sacca intere divisioni tedesche.

23-24 aprile 1945
Gli americani liberano Reggio Emilia. I britannici liberano Ferrara.

24 aprile 1945
Reparti britannici e neozelandesi attraversano il Po.

25 aprile 1945
Gli alleati entrano a Mantova, Parma e Verona.

26 aprile 1945
Il Cln Alta Italia proclama pubblicamente l'assunzione dei poteri di governo.
Entra in Milano l'autocolonna partigiana proveniente dall'Oltrepò.

27 aprile 1945
Gli alleati entrano a Genova.

29 aprile 1945
Le avanguardie americane entrano a Milano.
Truppe inglesi raggiungono Venezia.

1 maggio 1945
Reparti nippo-americani della Vª Armata entrano a Torino.

2 maggio 1945
Alle ore 14:00 entra in vigore la resa incondizionata delle truppe tedesche in Italia e in Austria. Al passo del Brennero gli alleati si congiungono con la VII Armata americana proveniente dal Nord.

6 maggio 1945
A Milano sfilano i componenti del Comando Generale del CVL (Corpo Volontari della Libertà) con la bandiera tricolore decorata di medaglia d'oro.

8 maggio 1945
Annuncio dell'Armistizio.

Nella fase finale della «Campagna d'italia», dal 9 aprile al 2 maggio 1945, le perdite dei tedeschi e dei fascisti, tra morti, feriti e dispersi, furono di 70.000 uomini, quelle alleate di 16.700 uomini.