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 Libro del mese   

Anno 2013


Revisione storiografica AGOSTO 2013 Prime edizioni,
1999



L'Autore

Massimo Viglione insegna attualmente all'Università Europea di Roma.

Massimo Viglione

Le insorgenze

Rivoluzione & controrivoluzione in Italia (1792-1815)

Rivolte dimenticate

Le insorgenze degli italiani dalle origini al 1815


Editori

Roma, Editrice Ares, 1999.
Collana «Faretra»

ISBN 88-8155-173-X

Roma, Città Nuova, 1999
Collana «I volti della storia»

ISBN 88-311-0325-3

Viglione Insorgenze

Viglione Rivolte

A differenza del libro che ho recensito il mese scorso, che tratta del solo "Triennio giacobino" (1796-1799), le due opere di Viglione, apparse nel 1999, coprono tutto l'arco temporale delle insorgenze (1796-1814). Inoltre, in calce al primo libro c'¸ una mappa delle insorgenze. é l'unica che abbia mai trovato. Presento i due libri indicando cosa c'¸ da "prendere" da ognuno di essi.

Dal primo libro (edizioni Ares): Viglione espone la visione "revisionista" (le virgolette sono sue): «l'Insorgenza fu un fenomeno unitario negli intenti degli ispiratori [ É] [e lo fu] per il suo carattere eminentemente religioso e ideologico. Fu cio¸ una reazione generale armata delle popolazioni italiane all'imposizione del giacobinismo rivoluzionario e del democraticismo repubblicano, attuata in difesa della societˆ tradizionale». (p. 127) Le insorgenze divamparono anzitutto in difesa della civiltˆ e della societˆ tradizionali. Che furono una reazione alla Rivoluzione francese lo dimostra l'arco temporale nel quale si svilupp˜ il fenomeno: dal 1796 al 1814, proprio il periodo del predominio degli eserciti francesi sulla penisola. (p. 142)

Nel capitolo III (Gli insorgenti) viene spiegato che furono i giacobini a definire "briganti" i vari Fra Diavolo, Rodio ecc., imponendo su di loro un marchio d'infamia. In realtˆ questi personaggi furono "capi massa", cio¸, capi di masse di insorgenti. é stata la storiografia posteriore ad imporre su di loro la damnatio memoriae. Bravo Viglione ad aver rivelato questa infelice operazione ideologica (che non fa onore alla storiografia nazionale). Non sono stati patrioti anche i capi massa e i soldati che combattevano con loro? Nel capitolo IV l'Autore discute proprio "Il significato delle insorgenze": ¸ una vera e propria critica della storiografia italiana.

Il secondo libro ¸ quello dalla copertina nera; la collana "I volti della storia" ¸ co-diretta da Franco Cardini. é pi¯ corposo (343 pagine contro 236) ed ¸ composto diversamente dall'altro: ci sono meno riflessioni e pi¯ descrizioni di fatti: tutti i nove capitoli sono dedicati al racconto delle insorgenze nelle diverse regioni italiane. Praticamente l'editore ha voluto inserire nella collana un libro sulle insorgenze e l'ha commissionato a Viglione (interessante: vuol dire che ¸ il numero uno!). Viglione ha attinto dalla sua opera precedente "La Vandea italiana" (1995), da essa ha prelevato molto materiale (e ha fatto bene perchˇ l'opera del 1995 ¸ molto difficile da trovare).

Il secondo libro contiene anche:

  • una breve biografia del generale Giuseppe Lahoz. Interessante la sua parabola: ottenne i suoi primi onori militari combattendo contro gli insorgenti, poi passò dalla loro parte, convinto che combattere con loro significava combattere per la patria;
  • L'Appendice A, dove l'autore spiega che il concetto di "brigante" non vada applicato agli insorgenti;
  • L'Appendice B, che riporta l'enorme ammontare di denaro portato via dai francesi, assieme ad un numero altrettanto enorme di opere d'arte trafugate. Alcune opere parlano delle "cosiddette spoliazioni"? Viglione non ha tentennamenti: li chiama semplicemente "furti".
Insomma, per capire le insorgenze ¸ necessario cambiare radicalmente la nostra concezione di "patriota" e di "brigante": Viglione ci mostra che i veri patrioti non furono i giacobini, che aiutarono i francesi nelle spoliazioni e nelle contribuzioni forzate, ma i popolani, che difesero la loro terra e le loro tradizioni.

"Il problema principale rimane quello del suo pressochˇ totale oscuramento dalla memoria storica del popolo italiano (e dalla storia europea in genere), il che contrasta in maniera anomala tanto da un punto di vista quantitativo (vastitˆ, partecipazione popolare, durata del fenomeno), quanto da un punto di vista qualitativo (momento storico, posta in gioco, scontro ideologico e religioso, ecc.) con quella che invece fu la realtˆ dei fatti. (dalla Prefazione del primo libro)

La guerra tra Rivoluzione e Controrivoluzione ha sempre come causa fondante la motivawione ideologica: si tratta di due concezioni opposte della vita, dell'uomo e della societˆ. Cos“ ¸ stato anche in Italia due secoli or sono: fu una guerra di scontro ideologico tra due antitetiche concezioni del mondo e della societˆ, in cui l'aspetto sociale svolse un ruolo - quando lo svolse - del tutto secondario. Ed ¸ proprio questa la motivazione essenziale del silenzio forzato e dell'occultamento di cui ¸ stata vittima tutta questa storia: ¸ difficile accettare che negli anni della Rivoluzione francese e del primo Risorgimento, gran parte del popolo italiano si sia opposta per anni, armi in pugno, a quegli ideali con una sollevazione popolare di massa a carattere nazionale, proprio l'elemento che manc˜ quasi completamente al Risorgimento. Questo elemento, naturalmente, ¸ il consenso popolare, la radice di ogni rivoluzione.(dalle Riflessioni conclusive del primo libro)

Viglione, nel secondo libro, esemplifica con un efficace sillogismo l'atteggiamento di chiusura mentale, e quindi di rifiuto, della storiografia dominante (p. 333):

  • I Premessa: la Rivoluzione francese e il Risorgimento italiano sono il progresso, e quindi sono il bene;
  • II Premessa: i giacobini italiani, essendo con la Rivoluzione francese e, in quanto tali, padri del Risorgimento, sono cosa buona in sˇ;
  • Conclusione: Siccome gli insorgenti erano contro la Rivoluzione francese e contro i giacobini, sono il male.