IL SITO DEL MISTERO

tratto da "Hiram" - giugno 1983 - Ed. Erasmo

Le tre Lastre del Santo Graal

di A.A.I.C.

La tradizione vuole che il Santo Graal sia stato retto da tre lastre .

Il Charpentier individua queste lastre con tre possibili vie di mutazione dell'individuo: quella dell'intuizione, quella dell'intelligenza e quella della mistica.

Sono le tre lastre che nella navata centrale della Cattedrale di Chartres si susseguono, dal portale di ingresso all'abside, da quella circolare a quella quadrata, a quella rettangolare. Esse rappresentano per il fedele la via verso la conoscenza del Santo Graal.

Il Santo Graal è la coppa che servì all'ultima Cena, è il vassoio dove Gesù e i Discepoli mangiarono l'agnello il giorno di Pasqua, è il vaso in cui Giuseppe di Arimatea, dopo la crocifissione, raccolse il sangue del Cristo.

Esso è dunque un contenitore che allo stesso tempo è anche pietra; sia esso il vaso di pietra o il vaso che contiene la pietra (GAR - AL), oppure la pietra di Dio (GAR - EL).

Fu intagliato dagli angeli in uno smeraldo caduto dalla fronte di Lucifero durante la sua caduta, occupa il posto del terzo occhio di Siva e rappresenta quindi ciò che si può chiamare il senso dell'eternità.

Senso posseduto da Adamo nel Paradiso Terrestre che ha dovuto lasciare a causa della sua caduta.

Seth ottenne di ritornare nel Paradiso terrestre per ripossedere il Santo Vaso che rappresenta il raggiungimento di uno stato adamitico, la restaurazione, cioè, di quell'ordine iniziale la cui esistenza è venuta meno con la caduta dell'uomo.

Il possesso del Graal è perciò da considerarsi intimamente connesso con la coscienza di quel "senso dell'eternità" che costituisce l'elemento base per il raggiungimento di uno stato reale di iniziazione.

Esso è la condizione indispensabile per raggiungere quelli che Guenon chiama stati sovra-umani.

Il Santo Graal è quindi una coppa di resurrezione a nuova vita spirituale e non già recipiente materiale dove viene raccolto il sangue di Cristo.

Prova ne è la grande considerazione in cui presso i Catari era tenuto il Vangelo di Nicodemo che altro non può essere se non un preciso simbolismo per il raggiungimento di un particolare stato di realizzazione dell'individuo.

Infatti, non poteva esistere nella dottrina Catara alcuna possibilità di venerazione verso una reliquia che aveva contenuto il sangue di Cristo essendo, per essi, la morte stessa del Cristo una manifestazione satanica.

Essi negavano la possibilità di una morte ignominiosa sulla croce del Dio incarnato e quindi, se i Catari hanno parlato del Santo Graal questo non può che avere avuto un significato simbolico e quindi non può essere stato una coppa, ricettacolo del sangue del Figlio di Dio, ma una coppa di resurrezione e di vita spirituale.

E' proprio questo termine, "resurrezione", che è forse il più adatto a definirlo, sottolineando esso un preciso momento di rinascita spirituale e quindi di una morte della materialità dell'individuo. Se vogliamo dare credito alle molte leggende che vogliono vedere nel Santo Graal il tesoro che i "Perfetti" lasciarono in custodia ai Catari prima di essere arsi vivi sui roghi di Montségur, non possiamo assolutamente considerarlo come un qualche cosa di materiale.

Esso deve perciò essere cercato e trovato nella propria anima; è un tesoro divino, una completa coscienza della propria spiritualità. E questa completa rinascita dello spirito che ha permesso ai perfetti di affrontare i roghi della crociata cattolica romana ed è essa stessa il vero tesoro lasciato ai Catari.

Il possesso del Graal comporta l'esistenza di un centro spirituale dove è conservata la tradizione primordiale.

Questo si identifica con il Paradiso Terrestre, dove l'individuo si estrania dalla temporalità e può contemplare tutte le cose in relazione all'eternità.

Il possesso della tradizione primordiale è dunque intimamente connesso con quel senso dell'eternità di cui abbiamo parlato in precedenza, e sono queste le due qualità peculiari che derivano dal possesso del Santo Graal.

Dell'essere, cioè, nel punto dove è possibile la comunicazione diretta e continua fra la Terra e i Cieli.

La tradizione, proprio grazie a questa continuità, non può mai essere smarrita, potrà essere solo nascosta.

I centri spirituali secondari perdono la capacità di comunicare con il centro spirituale primo che diventa, in quel momento, inaccessibile ma non per questo inesistente e non raggiungibile in futuro come lo fu per Seth.

Il Guenon considerando i due aspetti peculiari del Graal, e cioè quelli già nominati dello stato primordiale e della tradizione primordiale, fa notare che questi si riferiscono al duplice senso della parola Graal.

Essa significa, al tempo stesso, vaso (grasale) e libro (gradale).

Il primo di questi aspetti, esprime esplicitamente l'idea dello stato, mentre il secondo è intimamente connesso con il concetto di tradizione.

Qui viene da pensare ad altri simbolismi dove la pietra ed il libro si fondono in uno stesso simbolo.

Il libro diventa allora una scrittura tracciata dal Cristo stesso sulla coppa, oppure le Tavole della Legge di Mosè, o l'enorme pietra preziosa con scolpite alcune figure rappresentanti i simboli del dualismo Cataro.

Quest'ultimo, per inciso, è, secondo Fernand Lequeme, il Tesoro che i Perfetti lasciarono ai Catari.

0 ancora, la Tavola di Smeraldo di Ermete Trismegisto che contiene il simbolismo della tradizione e dello stato e indica le tre vie per il suo raggiungimento.

La Tavola di smeraldo, dice Papus, comincia con una Trinità, ed il suo autore precisa, in questo modo, fin dall'inizio, la legge che regge tutta la natura.

Se il ternario si riduce ad una precisa gerarchia che va sotto il nome dei "tre mondi", quella della Tavola smeraldina è la verità nella sua triplice manifestazione nei tre mondi stessi.

E' vero: "verità sensibile corrispondente al mondo fisico".

La verità della tavola rotonda.

Senza menzogna: "Opposizione dell'aspetto precedente - Verità filosofica, certezza, corrispondente al mondo metafisico o morale".

La verità della Tavola quadrata.

Molto vero: "Unione dei due aspetti precedenti, la Tesi e l'Antitesi per costruire la Sintesi-Verità intellegibile, corrispondente al mondo divino.

La verità della Tavola rettangolare.

Visto che siamo ritornati alle nostre tre lastre, esaminiamo ora, una per una, quelle della Cattedrale di Chartres.

La prima, dopo l'ingresso nella Chiesa, è la lastra rotonda. Essa conferisce una iniziazione intuitiva ed è per questo che acquista molta importanza il movimento sottolineato dal labirinto, dal percorso obbligato che dalla periferia porta successivamente l'Uomo al centro, ponendolo in uno stato particolare di equilibrio con ciò che lo circonda.

Egli ha così raggiunto, non una conoscenza delle leggi armoniche della natura, ma una esatta posizione all'interno di esse; il suo è quindi uno stato e non una coscienza.

E' questo un rito che tende alla purificazione istintiva dell'essere; i neofiti, mano a mano che si avvicinano al centro, si liberano del peso di una personalità legata al quotidiano, per rinascere, una volta arrivati alla fine del loro percorso, completamente immersi nei ritmi naturali.

Charpentier critica quelli che hanno visto in queste lastre la rappresentazione del movimento degli astri, essendo questa, a suo avviso, una spiegazione troppo intellettuale per quella che è essenzialmente una attività fisica.

Ma è una attività fisica di tipo tutto particolare, ed egli stesso, poco più avanti, parlando del risultato di questa attività, la definisce come una condizione che si avvicina allo stato medianico e che permette una incorporazione dei "ritmi naturali".

E che cos'è questa incorporazione nel ritmi naturali, se non partecipare armonicamente al movimento del cosmo?

E' porsi al centro della ruota dello zodiaco non più soggetti alle influenze degli astri ma partecipi delle loro influenze in un centro equilibrato.

A questo punto non si può non parlare della Tavola rotonda istituita da Merlino, prima condizione per poter partecipare alla cerca. Merlino è un Mago e quindi certamente adatto ad instaurare un rapporto armonico fra l'uomo e il cosmo.

L'essere cavaliere della Tavola rotonda non costituisce quindi il risultato di una prova, ma è un fatto magico che diventa l'elemento indispensabile per partecipare a prove future.

Lo stato di passività che è caratteristico della Tavola rotonda è messo in assoluta evidenza nel racconti della Cerca del Santo Graal. Anche se il cavaliere fallisce, non gli è per questo interdetto il ritorno a Camaalot, e questo gli succede per non essersi comportato conformemente a quei principi che gli devono essere propri in quanto cavaliere; della sua appartenenza alla Tavola rotonda nulla viene menzionato né, ancor meno, messo in dubbio.

Quanto detto definisce ulteriormente la lastra rotonda come tavola di iniziazione passiva, nella quale l'uomo è guidato, e ad un tempo ci fa intravedere il significato della seconda Tavola. La seconda è la Tavola quadrata, ed è una lastra di iniziazione di carattere squisitamente intellettuale.

Essa ha permesso il passaggio dallo stato di conoscenza intuitiva, proprio della Tavola rotonda, ad una precisa coscienza di quelle stesse conoscenze.

Essa è, insomma, la quadratura del cerchio.

Con il Guenon possiamo dire che la quadratura del cerchio altro non è che la manifestazione di quelle qualità che erano contenute nello stato circolare.

li cerchio rappresenta lo stato radiale, e il quadrato la sua fissazione quando, cioè, il movimento cessa per permettere la concretizzazione del ciclo stesso.

Cioè, analogamente la sfera, che è la rappresentazione dell'espansione del punto centrale primordiale, si trasforma in cubo quando lo sviluppo di questa espansione è compiuto ed è così raggiunto l'equilibrio, che è quello finale del ciclo considerato.

La rappresentazione di questa Tavola è una scacchiera, una scacchiera di lavoro che il gioco ci insegna a leggere con maggiore acutezza.

L'unico pezzo della scacchiera che può muoversi in ogni direzione e senza ostacoli è il cavallo.

E' quella cavalla, "cabala", conoscenza della tradizione, che montata dal cavaliere lo fa muovere nella scacchiera quadrata utilizzando il cerchio.

L' importante, ora, porre in evidenza che questa, che è una tavola intellettuale, non può per questo fare a meno della precedente iniziazione per non cadere nell'aridità di quel numeri che si possono usare con la sola facoltà del cervello ma che nulla significano se non si è stati istruiti alla loro lettura.

"Disgraziato colui che prende il vestito per la legge stessa, dice lo Zohar".

Il cavaliere è quindi l'iniziato alla tavola quadrata, è colui che entra nella Cattedrale montando il cavallo.

Ogni operazione che si compie sulla Tavola quadrata è essenzialmente razionale, al limite, di organizzazione, ma, contemporaneamente, le leggi che presiedono a queste operazioni non sono assolutamente il frutto del puro intelletto umano.

Sempre, ogni operazione dell'uomo deve essere guidata da Dio. t questa, più delle altre, la Tavola delle incertezze e perciò molto difficile; simile alla prima strada che si presenta di fronte a Christian Rosenkreuz nelle sue Nozze Chimiche:

"La prima è breve ma pericolosa e passa attraverso vari scogli che tu potresti superare solo a grande fatica".

Sono questi gli scogli del materialismo, generatori dell'inganno che fanno si che quel ricercatore spirituale che vuole percorrerla senza pericolo e incertezze debba essere molto maturo.

Cabala, o meglio, Quabala che significa tradizione; quelle tradizioni ebraiche che si vogliono risalenti ai primi uomini.

A quei primi uomini che non avendo ancora commesso il peccato d'orgoglio, ed essendo quindi in uno stato di contatto diretto con Dio, possedevano la conoscenza di quella dottrina che è esposta nei Sacri Libri.

La rivelazione della chiave per l'esatta comprensione delle Sacre Scritture è stata fatta, perciò, all'Adamo Terrestre: l'uomo e gli uomini ad un tempo.

Questa è perciò una tavola di illuminazione, che tende a recuperáfd la Parola, la conoscenza globale del mondo.

Tramite essa si ha il raggiungimento di quello stato adamitico verso il quale tende Christian Rosenkreuz dopo la prova dei pesi. Dopo aver dimostrato di possedere la conoscenza delle sette arti liberali gli vengono date dal re le insegne del Toson d'Oro e del leone rampante.

Il primo rappresenta la trasfigurazione della vita nel sentimento ed il secondo che questo sentimento si innalza verso lo spirito. Charpentier dice che è il luogo dove la Cattedrale parla al cervello delle misure e dei paragoni e tre sono le vie che conducono a questo luogo.

La prima è la via normale, quella della Tavola circolare; l'uomo, dopo averla percorsa ed essersi così inserito nell'equilibrio universale, può ora intravederne le leggi e comprenderle.

E' questa la strada più lunga ma più sicura per la partecipazione all'ultima tavola, quella rettangolare.

E' la strada che Christian Rosenkreuz sceglie per giungere al palazzo dove verranno celebrate le Nozze Chimiche.

La scelta di questa piuttosto che di un'altra via risulta essere pressoché inconscia, condizionata da fatti esterni quali il corvo e la colomba, come lo è il percorso della tavola circolare; seguito dal neofita, senza una precisa coscienza di ciò che sta per accadergli, ma non per questo meno soggetto a quegli influssi che alla fine del suo percorso lo avranno profondamente mutato.

La seconda via è quella rappresentata dal portale del transetto di Sud-Est.

Esso è custodito da due cavalieri protetti dallo scudo del Carbonchio ed è quindi simbolicamente riservato a quelli che conoscono la Cabala.

A quelli, cioè, che sono già istruiti alla comprensione delle leggi della armonia del cosmo.

E' dunque una conoscenza vera del mondo fisico quella che dà la Cabala ed è la stessa che, sotto un altro simbolismo, possiedono gli Alchimisti.

Infatti, la terza via alla Tavola quadrata è costituita dal portale dei transetto di Nord-Ovest, detto degli "Iniziati".

Gli adepti, quindi, iniziati alla Grande Opera, hanno accesso alla comprensione della Tavola quadrata ma non a quella rettangolare poiché per arrivare ad essa bisogna che, come per Christian Rosenkreuz, l'Alchimia lasci il posto alla Teologia.

La prima è infatti rivolta alla penetrazione dei segreti della terra mentre la seconda è rivolta verso i segreti dei Cielo.

"Lancillotto, se non state attento nell'astenervi dal commettere peccato mortale e non abbandonerete i pensieri terreni e le delizie del mondo, invano andrete in questa Cerca. Sappiate che la vostra cavalleria non vi sarà di nessun aiuto se lo Spirito Santo non vi mostrerà la via da seguire in tutte le avventure che incontrerete". Questo disse l'eremita a Lancillotto e questo è l'ammonimento che deve sempre tener presente ogni iniziato alla Tavola quadrata. Ma non basta, l'eremita prosegue ancora dicendo che chiunque avesse una fede cosi misera e debole da credere che il proprio coraggio possa servire più della Grazia di Nostro Signore, allora per costoro non esisterebbe altro che vergogna e non potrebbe ottenere assolutamente alcun risultato.

In tutta la Cerca è costantemente ribadito questo concetto della pericolosità della cavalleria, che dà forza e potenza a chi vi appartiene e che quindi dà la possibilità, a questo, di fare, ad un tempo, molto bene ma anche molto male.

L'Eremita dice a Lancillotto che entrò a far parte del grande ordine della cavalleria provvisto di tutte le bontà e virtù terrene ma, quando rinnegò il Cristo per diventare il servo del Diavolo, in lui "entrarono tante virtù del nemico quante prima erano state quelle di Nostro Signore".

"Appena i tuoi occhi furono riscaldati dall'ardore della lussuria, cacciasti l'umiltà per accogliere l'orgoglio, cominciasti ad andare a testa alta, fiero come un leone: segretamente pensasti che non avresti più badato a nulla finché non fosti riuscito ad ottenere ciò che volevi da colei che ti sembrava così bella".

E questo ci mostra come gli strumenti di lavoro per l'edificazione dell'uomo possono diventare strumenti di offesa e di morte quando l'orgoglio prende il posto dell'umiltà.

La cavalleria diventa solo cavalleria terrena e ai suoi appartenenti viene interdetta ogni possibilità di elevazione intenti, come sono, alla ricerca di gioie mondane.

"Infatti la Cerca non è di cose terrene ma Celesti" e perciò la vista del Santo Graal sarà preclusa a tutti coloro che non si lasceranno guidare da Dio nell'arida razionalità di questa Tavola. ~ necessario perciò lasciare la cavalleria terrena per appartenere a quella celeste.

Solo così si potrà passare dalla Tavola quadrata a quella rettangolare; dalla scacchiera alla Tavola dell'Ultima Cena.

Fino ad ora abbiamo parlato di purificazione, per la prima Tavola, e di illuminazione, per la seconda, ora, giunti alla terza, parliamo di reintegrazione, di comprensione totale e quindi non solo intellettuale di ogni tradizione.

L'individuo muore una seconda volta, per poter rinascere ad un nuovo stato.

Le lastre sono tre e tre quindi sono le iniziazioni, ma solo due comportano un cambiamento di stato mentre una, quella quadrata, è solo, come abbiamo già notato, una acquisizione di coscienza.

Nella Tavola circolare il neofita entra dal portale della Cattedrale e si immette in quel percorso che lo porterà ad uno stato nuovo lasciando dietro di se quello che, con parole tanto sintetiche quanto approssimate, è d'uso chiamare il mondo profano.

Esso muore per quest'ultimo e rinasce ad uno stato dove è elemento equilibrato partecipe di un tutto armonico.

Nel passaggio dalla prima alla seconda Tavola non vi è cambiamento, non vi è né morte né rinascita, vi è soltanto maturazione.

E per questo che il lavoro che si compie in essa è solo intellettuale; è una lenta maturazione dell'individuo che era iniziata dal rifiuto dei conflitti del mondo alla soglia della Tavola rettangolare.

Ora, per questo passaggio, vi è vera morte e vera rinascita.

Lo stato di armonia con il tutto, la conoscenza più completa della tradizione, lasciano il posto alla rivelazione.

Charpentier dice che la Tavola mistica, inclusa nel coro, era chiusa. Le vie di accesso erano due, una riservata ai cappellani, mentre l'altra, "porta stretta, conduceva nell'arcata centrale della tribuna e si situava alla punta della Tavola quadrata nello incrocio dei transetti".

Una via angusta, che sottolinea la difficoltà dell'attraversamento, passaggio quasi traumatico come fu in passato quello dal grembo materno alla vita del mondo.

Ora, il passaggio avviene dal mondo della intelligenza a quello della fede mistica.

Il contatto continuo fra il cielo e la terra, nella Tavola rettangolare, è ripristinato.

In essa, ogni cerimoniale diventa segreto agli estranei, il suo perimetro è rigorosamente delimitato dal resto della chiesa e neppure lo sguardo, in origine, era libero di spaziare al suo interno.

Il "Signore disse a Mosè: "Scendi e avverti il popolo che non irrompano verso il Signore per guardare e non cadano molti di loro. Anche i sacerdoti che sogliono avvicinarsi al Signore si santifichino, affinché il Signore non si avventi contro di loro". Mosè rispose al Signore: "Il popolo non può salire sul Monte Sinai, perché tu stesso ci hai avvertiti dicendo: Poni dei limiti attorno al monte e dichiaralo Santo". Allora il Signore disse: "Va, scendi, poi salirai, tu ed Aronne con te, ma i sacerdoti e il popolo non irrompano per salire verso il Signore, perché egli non si avventi contro di loro". Mosè scese verso il popolo e lo disse loro".

Il Sinai è dunque una Tavola rettangolare, è la ricostituzione del Paradiso Terrestre, è decisamente il punto nel quale è possibile la comunicazione fra il cielo e la terra e l'essere in questo punto palesa il possesso del Santo Graal.

Se fino ad ora, per comprendere il significato della Tavola quadrata nella Cerca, ci siamo soffermati sulle avventure di Lancillotto ora, per avvicinarci a quella rettangolare, non possiamo che riferirci a quelle di Galaad.

E lui che assieme ad altri veri Cavalieri partecipa, come un tempo i dodici Apostoli, alla Mensa dei Santo Graal.

"Coloro che non devono sedersi alla Mensa di Gesù Cristo se ne vadano, perché è arrivato il tempo in cui i veri cavalieri saranno nutriti con il cibo celeste".

E' estremamente importante quanto dice questa voce nel castello di Corbenje perché essa ribadisce due precisi concetti.

Il primo è che per partecipare alla mensa di Cristo è necessario essere cavalieri.

Per poter entrare nella Tavola rettangolare bisogna cioè essere passati per la Tavola quadrata.

La lastra rettangolare è una Tavola mistica, ma non ammette l'ignoranza, e proprio per questo, nella Cattedrale di Chartres, anche all'ingresso al presbiterio riservato ai chierici e sacerdoti, sul pavimento vi è una Tavola quadrata; certo più piccola di quella della navata centrale ma non per questo svuotata dei suoi significati.

Il secondo è che la partecipazione a questa mensa è un qualche cosa di segreto, di non visibile ad occhi profani.

La comunicazione diretta fra il cielo e la terra non è un qualche cosa che cade sotto i sensi, essa è interiore, come il possesso stesso del Santo Graal.

I sacerdoti stessi debbono santificarsi prima di entrare nel luogo dichiarato Santo che è, come il Monte Sinai, ben limitato e nascosto agli sguardi di chi non può salirlo.

Questo stato di inviolabilità del luogo sacro non può che fare pensare alla città di Luz, nella quale è interdetto l'accesso all'angolo della morte.

Essa è, ad un tempo, la città sotterranea e la città celeste; è situata nel "cavo", sia essa considerata come caverna o cielo.

Non a caso Dante, per raggiungere il Purgatorio e salire infine sulla vetta del monte dove è situato il Paradiso Terrestre, deve compiere un lungo viaggio sotterraneo.

Ad un altro livello, la parola ebraica Luz, come dice il Guenon, assume il significato di mandorla o nocciolo.

Essa rappresenta dunque un qualche cosa di nascosto, interamente chiuso all'esterno, evidenziando in questo modo l'idea dell'inviolabilità.

Conseguentemente, Luz è il nome di una particella indistruttibile del corpo, alla quale l'anima rimane legata dopo la morte, fino al giorno della resurrezione.

Allora Luz, che contiene gli elementi necessari alla totale restaurazione, quando sarà giunto il momento, sotto l'azione della rugiada celeste, porterà l'essere alla sua rinascita gloriosa.

Ed è questa rugiada celeste che troviamo, sotto altro simbolo, nella Cerca del Santo Graal.

Le gocce di sangue, che Galaad raccoglie dalla lancia posta sopra il Santo Vasello e che ridanno vita ed energia alle membra di Re Vulnerato, sono questa rugiada, che agendo sulla potenzialità restauratrice dell'essere, "il Luz", le porta alla salute.

E questa è certamente specchio di una salute interiore, non già fisica.

Le simbologie dell'albero e della lancia sono dunque da ritenersi simili, sottendendo entrambe medesimi significati che vanno ben oltre quello appena menzionato.

Infatti, sia l'albero che la lancia rappresentano l'asse del mondo, e sono perciò da mettere in stretta relazione alla montagna polare. Conseguentemente, la loro presenza rende possibile la identificazione del centro spirituale, del Paradiso Terrestre, ed è perciò non a caso che nella Cerca la lancia fa la sua apparizione assieme al Santo Vaso.

E' in questa situazione che si ha lo stadio massimo di elevazione spirituale, la mondanità dell'individuo lascia il posto al rapporto diretto con Dio ed è il raggiungimento di questo stato sovraumano che fa si che Galaad possa dire: "L'altro giorno quando vedemmo una parte delle meraviglie del Santo Graal che Nostro Signore ci mostrò per compassione, io contemplavo le cose segrete che non sono svelate a tutti ma soltanto ai ministri di Gesù Cristo; e, mentre vedevo ciò che nessun cuore di uomo terreno potrebbe immaginare, né lingua descrivere, il mio cuore fu colmato da una tale gioia e soavità che, se fossi morto in quell'istante, sono certo che nessun mortale avrebbe conosciuto un trapasso migliore del mio". Analogamente in Matteo si legge : "Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte sopra un alto monte.

E si trasfigurò alla loro presenza e il suo volto risplendette come il sole, e le sue vesti divennero bianche come la luce.

Ed ecco che apparvero loro Mosè ed Elia a colloquio con lui.

Pietro allora, prendendo a parlare, disse a Gesù: "Signore è bello per noi stare qui, se vuoi farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia."

Concludendo il suo parlare intorno alle tre lastre di iniziazione Charpentier dice che non è affatto strano che si presentino nell'ordine in cui le abbiamo situate a partire dal portale reale, quello che custodisce re e regine che non hanno più nome.

"La loro nascita corrisponde proprio alle nascite realizzate nella navata coperta."

Ogni volta che un individuo percorre con pieno profitto la via iniziatica delle tre lastre, persi i "pensieri e i sentimenti personali", egli genera il proprio lo superiore.

Quell'io superiore che nelle Nozze Chimiche è rappresentato dal Re e dalla Regina generati dalla iniziazione.

E per questo che il Re dice a Christian Rosenkreuz che egli è suo padre.

Essi sono senza nome, in quanto esistenti allo stato di potenzialità; chi dà loro il nome e, ad un tempo, li genera (in questo caso possiamo considerare le due cose coincidenti) è l'oggetto di ogni iniziazione: chi porta a termine la conoscenza di tutte e tre le lastre.

 

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