IL SITO DEL MISTERO



Tratto da "Il Sole 24 Ore" del 6 giugno 2004

Che soltanto dopo Colombo si sappia che il nostro pianeta è sferico è una credenza diffusa quanto erronea

La terra di Dante: piatta come una bufala

DI MAURIZIO FERRARIS

"Nella rappresentazione del cosmo dantesco riportata in questa pagina (...) il centro della Terra è nascosto da Lucifero, e l'Inferno sembra concludersi sulla sua testa, mentre, più o meno, coinciderebbe con i suoi genitali. Ed è così che agli antipodi, con il materiale di scavo che Lucifero. piombando come un meteorite dal cielo, ha fatto fuoriuscire dopo aver aperto la voragine infernale, si può costruire un Purgatorio non troppo smisurato, come invece dovrebbe essere se corrispondesse esattamente a metà del diametro della Terra". Cosi scrivevo nell'articolo incriminato. Ora. "centro", "antipodi" e soprattutto "diametro" sono le proprietà di una cosa sferica. E anche l'illustrazione antica della Commedia, che commentavo, rappresenta una forma sferica. Non c'è dubbio dunque che la terra è tonda, per Dante, come scrivevo nell'articolo, e come ho sempre creduto, visto che altrimenti il marchingegno dell'inferno, da me appreso nella primissima infanzia grazie ai Classici di Topolino, non potrebbe funzionare.

Tuttavia, per me e per Husserl, cosi come per Dante e per l'amico Paolo Rossi (che ringrazio sinceramente della stima), la terra è piatta e non si muove, ma da un punto di vista diverso, non quello delle mie (o di Dante, o di Husserl, o di Paolo Rossi) cognizioni astronomiche. Come

scrivevo nell'articolo, "Quello di Dante è un universo ecologico dove — come ripeterà

nel Novecento Husserl — la terra è piatta e non si muove", non nel senso che Husserl creda che per Dante la terra è piatta, ma in quello che Husserl e Dante, pur sapendo che è tonda, riconoscono una prospettiva in cui è piatta. È la prospettiva della vita ordinaria, in cui non si organizzano convegni per sapere chi sia a testa in giù, se noi o i neozelandesi, visto che, da un punto di vista astronomico, la questione è irrilevante, e da un punto di vista ecologico, inerente cioè all'ambiente in cui viviamo, sia noi sia i neozelandesi ci comportiamo, a ragione, come se fossimo su una terra piatta e non fossimo affatto a testa in giù. La mia tesi era che questo dato ecologico viene a toccare persino la letteratura, perché i nostri sentimenti ed emozioni sono legati piuttosto a questa taglia che non a

quella microscopica o macroscopica. Il solo effetto letterario possibile del micro e del macro è il sublime, lo sperdimento di Pascal e Leopardi di fronte all'infinito, che però non nasce dalla scoperta

che la terra è tonda (sai che sperdimento), ma dal saperlo in un mondo tra mondi, in un buio e in mi freddo senza fine.

Chiarito questo punto, che serve a tutelare la mia reputazione di insegnante, fa bene Rossi ad insistere sul fatto che è dal tempo che Berta filava e Atlante si reggeva sulle spalle il globo terraqueo ed Eratosten misurava il diametro della terra, e si vedevano le navi scomparire dolce all'orizzonte per poi tornare indietro che si sa che la terra è tonda. Perché la superstizione che Colomho abbia scoperto non solo l'Ameri ca (avviso ai lettori: so che ci sono arrivati prima i vichinghi), ma anche che la terra è tonda, è realmente attestata.

Ricordo anch'io che uno dei meriti di Colombo che mi venivano insegnati in certe filmine proiettate alle elementari era di aver capito, lui, magari con la soffiata di qualche arabo, che la terra è rotonda, e che andando a occidente si poteva finire in India. Non mi tornava neanche allora, visto che confliggeva proprio con quello che avevo imparato sui Classici di Topolino. A parte

che se il motivo era quello, allora Colombo avrebbe potuto benissimo concludere che la terra era cilindrica, o forse ovale (il famoso "uovo di Colombo", che in tutta quella mitologia gioca un ruolo non marginale: come se Colombo, mostrando che con un piccolo accorgimento si riesce a far stare in piedi un uovo su un tavolo, avesse prevenuto l'obiezione, di Ferdinando o di Isabella o di entrambi, secondo cui se la terra non è piatta, allora non sta in piedi).

Sono mitologie nate dal Positivismo estremo, come ci insegna Paolo Rossi. E sopravvissute nel guazzabuglio dell'insegnamento primario, in quel mondo fiabesco e incantalo in cui "penso dunque sono" può essere attribuito a Socrate e a Rousseau va il merito di voler liberare i negri dalla schiavitù. Quella candida e degnissima signora che era la mia maestra, dopo aver condiviso inconsapevolmente il pregiudizio positivistico su Colombo, esprimeva tuttavia dubbi su Darwin (discendere dalle scimmie! Che schifo! Figuriamoci!), all'epoca però senza appoggi ministeriali.

Comunque è meglio ribadirlo: erano i Galli, compatiti da Giulio Cesare, che temevano che il ciclo gli cascasse sulla testa (il che lascia supporre che credessero che la terra è piatta), ma davvero non ci vuoi molto a capire che la terra è tonda: basta alzare gli occhi, in giorni o notti in cui il cielo non è così basso che sembra caderci addosso, e vedere che tutto in ciclo è rotondo, dalla luna al sole a Venere, come constateremo dopodomani mattina.

 

 

 

Origini di una favola anticlericale

 

DI PAOLO ROSSI

In molte scuole elementari europee, americane, giapponesi si insegna una leggenda come se fosse una verità. Che la Terra sia stata prima pensata come piatta e sia diventata rotonda solo per i posteri di Cristoforo Colombo è una di quelle bufale, costruita in funzione anticlericale da estremisti del Positivismo, che hanno attraversato tutta la cultura europea dopo gli anni Sessanta dell'Ottocento. È invece vero (come risulta con chiarezza da tutte le storie dell’astronomia) che, con pochissime eccezioni, in Occidente, tutte le persone colte hanno pensato la Terra come rotonda. A cominciare di Pitagora (nel sesto secolo a.C.) proseguendo poi con Aristotele, Euclide, Aristarco, Strabone, Tolomeo (qui siamo al I secolo d.C) fino ai Padri della Chiesa (con l'eccezione di Lattanzio e altri cinque o sei), per arrivare ad Agostino, Alberto Magno, Tommaso, Copernico, Galilei, Keplero eccetera. Anche che Dante pensava, come tutti i suoi contemporanei colti, che la terra fosse rotonda e nel suo viaggio procedendo sempre all'ingiù, si arriva a riveder le stelle. Nel Domenicale del 30 maggio, alla pagina 24, ho trovato un pezzo di Maurizio Ferraris sul tema "Dante e la filosofia che è stato intitolato "Come si scende all'inferno se la Terra e piatta". Nel pezzo c'è effettivamente scritto che, per Dante, la Terra è piana. Dato che a questa favola credette anche Edmund Husserl, il mio amico Maurizio Ferraris (del quale sono un sincero estimatore e che considero uno dei più interessanti filosofi italiani) è in ottima compagnia. Sulla storia del mito del Terra piatta pubblicò un bel libro, nel 1991 (intitolato Inventing the Flat Earth), Jeffrey Burton Russell, ora professore emerito alla UCBS, che insegnò storia delle religioni a Berkeley, Harvard e Notre Dame.



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