IL SITO DEL MISTERO



Tratto da "Il Sole 24Ore" di domenica 28 settembre 2003

I due arcangeli custodi

di Alfredo Cattabiani

Michele, con Gabriele e Raffaele, appartiene al gruppo dei tre arcangeli il cui culto fu riconosciuto nel 476 dal concilio Lateranense, che escluse invece Uriel, Raguel, Sarel e Remiel. Fino all’ultima riforma del calendario liturgico Michele era festeggiato da solo il 29 settembre; ora gli sono associati Gabriele e Raffaele che un tempo venivano ricordati rispettivamente il 24 marzo e il 24 ottobre. Sicché il 29 settembre è diventato la festa dei tre angeli nominati dalla Sacra Scrittura, sebbene gli scritti apocrifi ne elenchino sette riferendosi a Raffaele che, nel Libro di Tobia,

afferma:"Io sono Raffaele, uno dei sette angeli che sono sempre pronti a entrare alla presenza della maestà del Signore"; e a Giovanni che dice nell’Apocalisse:"Vidi che ai sette angeli ritti davanti a Dio furono date sette trombe".

Nonostante il concilio Lateranense, quattro fra questi – i tre nominati nelle Scritture più un quarto, il cui nome varia – furono considerati i majores e invocati nel Canon universalis degli Etiopi, nei calendari orientali, in molte litanie medievali. Su una laminetta d’oro, conservata nella rotonda di Santa Petronilla in Vaticano sulla tomba di Maria, sposa dell’imperatore Onorio e figlia di Silicone, è scritto:"Michael, Gabriel, Raphael, Uriel".

I quattro angeli hanno importanti funzioni davanti al trono di Dio e anche sulla terra e presiedono alle quattro schiere angeliche disposte ai 4 punti cardinali: ma del quarto, come si è spiegato, non vi è traccia nel calendario liturgico.

Il secondo, Gabriele, è l’angelo ovvero il messaggero per eccellenza come annunciatore Dell’Incarnazione alla Vergine. Per questo motivo la data della sua festa è stata sempre collegata, fino alla recente riforma liturgica, a quella dell’Annunciazione: nella Chiesa greca, come nella siromaronita, cadeva il 26 marzo perché i Greci solevano far seguire la memoria dei santi al mistero celebrato di cui essi erano partecipi; in Spagna e in molte Chiese occidentali il 18 marzo, prima di San Giuseppe, per sottolineare la filiazione divina del Cristo; e il 24 marzo per tutta la Chiesa a partire dal 1921: data che sarà infine soppressa nel 1969 con una decisione discutibile. Gabriele compare già nell’Antico Testamento quando spiega al profeta Daniele la visione dell’ariete

e poi quella delle settanta settimane. Ricompare nel Nuovo preannunziando la nascita del Battista al sacerdote Zaccaria, che fino ad allora non aveva avuto figli perché la moglie Elisabetta era anziana. Mentre Zaccaria stava officiando nel tempio narra Luca, gli apparve un angelo dicendogli: "Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio che chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita poiché egli sarà grande davanti al Signore: non berrà vino né bevande inebrianti, sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia per ricondurre i cuori dei padri verso i figli verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti, e preparare al Signore un popolo ben disposto". E Zaccaria chiese all’angelo: "Come posso conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni". Al che l’angelo gli rispose: "Io sono Gabriele, che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato a portarti questo lieto annunzio. Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a loro tempo". Per questo motivo nell’iconografia cristiana Zaccaria tiene un dito sulle labbra a simboleggiare la perdita della parola.

Si è anche sostenuto che Gabriele sia l’angelo che appare sfolgorante di luce ai pastori la notte di Natale, annunziando loro la nascita del Messia e cantando insieme con una schiera di angeli: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama". Infine un inno del Breviario domenicano serba la credenza che sia sceso dal cielo per confortare il Cristo durante l’agonia. L’arcangelo annunciatore ha una funzione importantissima anche nell’Islam: il Corano, ovvero il discorso di Dio registrato in un archetipo celeste (Umm al-kitâb, la Madre della Scrittura) e iscritto nella Tavola Custodita, viene comunicato a Maometto da Gabriele, detto anche Spirito della Santità o Spirito Fedele. Il suo nome deriva dall’ebraico Gabrī’ẽl, composto da gabar, “essere forte” e da Ē, abbreviazione di Elōim, Dio, e significa tradizionalmente "Dio è la mia forza".

Egli divide con Michele la funzione di guardiano delle porte delle chiese impedendo l’ingresso al demonio: così i due arcangeli appaiono sui mosaici nel presbiterio di San Vitale e nel duomo di Torcello, armati di lancia e rivestiti dei ricchi abiti dei dignitari imperiali.

Ma la funzione principale di Gabriele, secondo la Sacra Scrittura, è di annunciatore del Verbo, simboleggiata da una lanterna illuminata e da uno specchio sul quale sono scritti gli ordini di Dio, dal bastone del messaggero, dallo scettro o dal giglio, l’emblema di regalità e di purezza che gli offre alla Vergine. Talvolta, nella pittura senese appare come un ramo di palma o di olivo, simbolo di vittoria e di resurrezione il primo, e di pace il secondo: adottati dai senesi per evitare il giglio, simbolo della rivale Firenze.



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